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Sinergia generazionale

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Con Federico Capeci, CEO di Kantar e autore del libro “Generazioni”, parliamo di chi siamo, cosa vogliamo diventare e come possiamo affrontare i cambiamenti della società

GENERAZIONI: UN GIOCO DI SQUADRA

di Lorenzo Simeoni COSA HANNO IN COMUNE NONNA TINA, 82 ANNI, ACCOGLIENTE E PAZIENTE, E SUO NIPOTE TOMMASO, 20 ANNI, SEMPRE IN MOVIMENTO SU TIKTOK?Perché Andrea, 61 anni, non perde occasione per fare la predica a Riccardo, 37 anni, con cui condivide l’ufficio ormai da 6 anni, ma gli affida i progetti più importanti perché sa che può fidarsi delle sue scelte? Non è strano che Mario, 72 anni, e Fabiana, 45 anni, padre e figlia, condividano la stessa passione per il bio? Ieri a cena il mio piccolo Matteo mi ha chiesto: Ogni 20 anni una rivoluzione «Papà, risolveremo le malattie degli In ogni generazione coesiste una sotto-generazione che vive altri?». È normale, a 4 anni, farsi il momento della preparazione e una che vive la reazione. queste domande? Pensiamo ai Baby Boomer: quanto sono diversi i giovani Nel nostro Paese convivono e si condel boom economico degli Anni ’60 da quelli degli anni di frontano cinque generazioni: la Silent piombo e delle battaglie sociali degli Anni ’70? Generation degli over 75, i Baby Boo-

mer sopra i 55 anni, la Generazione X degli Anni ’80 e ’90, i Post Millennial (Millennial e Generazione Z) nati nei primi Anni 2000, la Generazione Alpha dei più piccoli. Ad analizzarle Federico Capeci (nella pagina precedente, foto in alto a sinistra), CEO della divisione Insights per Italia, Grecia e Israele di Kantar, network di ricerche di mercato leader nel mondo, che da anni segue i nuovi trend sociali e digitali. Per FrancoAngeli ha scritto

IL PASSAGGIO GENERAZIONALE È UN ERRORE. INVECE È LA SINERGIA FRA LE RISORSE DEGLI ADULTI E LA CAPACITÀ DI VISIONE DEI GIOVANI CHE COSTRUISCE IL FUTURO

Generazioni. Dottor Capeci, le generazioni non sono solo questione di età, ma di rivoluzioni. Perché? Perché una generazione nasce nel momento in cui un gruppo di ragazzi in adolescenza, quindi nel momento di massima crescita personale e sociale, viene attraversato da una serie di eventi culturali, sociali, tecnologici, economici che, vissuti in quell’età particolare, finiscono per creare una nuova mentalità. Sono gli stessi eventi che noi tutti viviamo, come oggi la pandemia, ma che hanno un effetto diverso sugli adolescenti perché loro sono alla ricerca di indipendenza. Quindi, attraverso l’emancipazione dalle scelte dei propri genitori, vivono questi eventi come un’occasione per acquisire una nuova visione del mondo. Questo è il concetto di generazione. Siamo dunque destinati a crescere seguendo la strada dei nonni, ribellandoci ai genitori, confrontandoci con i coetanei, educando i figli a valori che poi, a loro volta, vorranno cambiare? Ogni generazione crea la successiva con l’obiettivo inconscio di “distruggersi” e di passare il testimone. Gene- »

Fra storia, valori, parole

La Silent Generation è la generazione della ricostruzione italiana, dalla metà degli Anni ’40 alla nascita della Repubblica. Per descriverla con una parola chiave, Federico Capeci sceglie “sistemare”. La seconda in ordine cronologico è la generazione dei Baby Boomer, quelli del miracolo italiano, del Sessantotto e dei grandi ideali. Parola chiave: “miglioramento”. C’è poi la Generazione X degli Anni ’80 e ’90, quindi delle grandi opposizioni fra Usa e Russia, dei muri ma anche di tangentopoli: è una generazione cresciuta in un momento in cui era chiaro che cosa non sarebbe più stata la nostra società, quindi la prima Repubblica, ma che non ha potuto maturare una certezza su quello che invece poi sarebbe diventata. È la generazione del desiderio, dell’ambizione. I Post Millennial dei decenni 2000 e 2010, composta dai Millennial e dalla Generazione Z di cui oggi si parla moltissimo, sono i giovani dai 15 ai 35 anni. La generazione del digitale e dei social media, del mondo collaborativo ma anche del mondo della grande crisi economica partita con il crack di Lehman Brothers e oggi purtroppo ritrovata con la crisi sociale e sanitaria della pandemia. Parola chiave: “visione”. E i più piccoli? Tecnicamente non sono ancora una generazione, ma possiamo già dar loro un nome: saranno la Generazione Alpha. È già in costruzione, sotto l’impatto della pandemia. La parola chiave per questi ragazzi sarà “benessere”.

LE CIFRE

Le generazioni in numeri

riamo ed educhiamo i nostri figli nella logica di en-

Sono poco più di 7 milioni le persone nella Silent Generation, quasi tutti pensionati, con fatizzare quello che non abbiamo un’età media di 82 anni, per il 60% donne. avuto e che abbia-

Quindici milioni i Baby Boomer: sono un quar- mo sempre voluto to della popolazione italiana, hanno in media avere, perché ci 64 anni e per metà sono in pensione. sembrano la più

Hanno mediamente 45 anni, per un terzo sono naturale evolusingle e sono il gruppo più numeroso al mo- zione del nostro mento, 18 milioni: ecco la Generazione X. mondo. Ma, nello

I Post Millennial sono complessivamente 13 stesso tempo, li milioni e cresceranno nei prossimi decenni grazie agli immigrati. Sono più istruiti ma anche più disoccupati: secondo Eurostat, i giovani NEET fra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano sono il 24%. viviamo con un certo antagonismoperché sono loro che, costruen-

Fra i primi componenti della Generazione Alpha, do una nuova vigli 8,5 milioni di bambini nati dopo il 2006. sione del mondo, distruggeranno il nostro. Siamo de+ IL LIBRO “GENERAZIONI. CHI SIAMO, CHE COSA VOGLIAMO, stinati quindi sicuramente a questo tipo di collisione, ma se comprendiamo nel profondo come sia una COME POSSIAMO DIALOGARE” dinamica naturale della no(FRANCOANGELI) stra società, ciascuno di noi sarà pronto a mettere a disposizione i propri valori per costruire il futuro. Il dialogo fra piccoli, giovani, adulti, anziani è quindi la strada della crescita socio-economica. Ma è sempre percorribile? Si, se non si traduce in “passaggio” ma in “sinergia” generazionale. Il passaggio generazionale è infatti un gravissimo errore: porta la relazione fra generazioni ad essere non un conflitto - che a mio avviso è non solo utile, ma auspicabile - ma una collisione che diventa distruzione. Invece, ogni generazione può collaborare a creare qualcosa di diverso, perché le generazioni più adulte oggi hanno potere, denaro, know-how, però le generazioni più giovani hanno la capacità di vedere il cambiamento. Dunque, gli adulti e gli anziani possono generare il contesto affinché il nuovo pensiero dei giovani si possa attuare. La generazione è sempre un gioco di squadra. Uno sguardo al futuro. La pandemia sarà una nuova rivoluzione per le generazioni? Sicuramente si acuirà in maniera importante il rischio di collisione fra le generazioni, perché la pandemia purtroppo ci è stata raccontata anche in senso anagrafico, a mio avviso in modo sbagliato, quasi come fosse colpa dei ragazzi la circolazione del virus o fosse colpa degli anziani il fatto di dover stare attenti. Un grave problema, perché si continua a riproporre uno schema di opposizione che invece non è indicativo delle cose che si possono fare insieme. Con quali effetti sulla prossima generazione? Il decennio 2020-2030 è quello in cui siformerà la nuova Generazione Alpha. Dipende da tutti noi quello che vogliamo comunicare. Kantar ha già rilevato che la famiglia è diventata il valore principale degli adolescenti di oggi ed è una cosa bellissima, manon se questo primato si accompagna ad un senso di chiusura e di paura verso l’altro o la comunità. Si rischia così di frustrare quello spirito che questa generazione può avere nella ricostruzione sociale prima ancora che economica del nostro Paese. Nel momento in cui ci troviamo molto a nostro agio nella nostra famiglia, nella nostra casa, nel nostro quartiere, non pensiamo che ci sono invece dei grandi progetti che possiamo realizzare per tutti. Invece, i giovani devono essere spinti a pensare a questi grandi progetti, e proprio le altre generazioni che in questo momento sono genitori e nonni hanno un ruolo chiave in questa spinta propulsiva.

FOCUS LIBERI DI PARTIRE PER RICOMINCIARE

LE INCHIESTE DI 50&PIÙ

di Anna Maria Melloni USCIAMO DA UN LUNGO PERIODO CHE quelle forme di turismo adottate nel secondo CI HA IMPOSTO LA MASSIMA LIMITA- dopoguerra, quando viaggiare per molti signi-

Dopo oltre un anno ZIONE DI MOVIMENTI E CONTATTI. ficava allontanarsi di appena qualche decina di difficoltà la voglia I viaggi dovuti ad attività lavorative nel 2020 si sono drasticamente ridotti rispetto aldi chilometri dall’abitazione principale per godere di un clima migliore. di andare in vacanza l’anno precedente e lo stesso vale per gli Mete che fino a poco meno di due anni fa poè tanta. Il concetto spostamenti legati al turismo. Oggi, grazie alla campagna vaccinale, possiamo tevano sembrare scelte di ripiego, magari in assenza di adeguate risorse economiche per stesso di viaggio pensare di ricominciare a muoverci. La voglia raggiungere destinazioni più esotiche, oggi risubirà notevoli di ripartire è tanta, ma un anno e più di pandemia ha modificato la percezione del viaggio: sultano attraenti perché offrono maggiori garanzie per la nostra salute. cambiamenti rispetto sono cambiati gli aspetti di cui tenere conto Il 2021 si preannuncia quindi l’anno in cui al passato ma, nella progettazione, gli accorgimenti da adottare per la propria sicurezza, i vincoli negli molti sceglieranno di godere delle inestimabili ricchezze paesaggistiche e culturali del nostro grazie alla spostamenti, i confini valicabili. Paese senza rimpianti, scoprendo un turismo campagna vaccinale, Un nuovo vocabolario accompagna il cambio di scenario, e sentiamo quindi parlare di green lento e sostenibile. Tutti coloro che avranno la fortuna di poter viaggiare lo faranno con una sarà finalmente pass, turismo di prossimità, smartrekking… consapevolezza in più, perché oggi sappiamo possibile tornare La pandemia ha inevitabilmente inciso sulla nostra percezione delle distanze, reduci dalla che non è né ovvio, né scontato poterlo fare. Questa estate ci riscopriremo finalmente liberi, a muoverci forzata clausura riscopriamo come opportunità liberi di partire per ricominciare.

TORNARE A VIAGGIARE, DESIDERIO O REALTÀ?

Ad oltre un anno dall’inizio della pandemia torna la voglia di mettersi in viaggio. Per recuperare le partenze mancate del 2020, e con una maggiore fiducia riposta nei vaccini. Meglio una vacanza che un nuovo amore o una promozione sul lavoro, dicono gli intervistati di un’azienda del settore, ma attenzione ad ansie e aspettative a breve termine

di Ilaria Romano

CON L’ARRIVO DELL’ESTATE E IL PIANO VACCINALE ORMAI AVVIATO DA QUALCHE MESE, LA SPERANZA DI RICOMINCIARE A VIAGGIARE È COMUNE A MOLTI, appassionati di mete lontane ma anche entusiasti delle gite fuori porta e di località nostrane. Certo, le restrizioni ancora in vigore e una situazione che continua ad essere fluida non solo in Italia, ma a livello globale, limitano le opzioni di viaggio e anche la crisi economica conseguente alla pandemia è un fattore con il quale fare i conti. Il distanziamento, la paura del contagio, le frontiere chiuse e la sospensione dei collegamenti con molti Paesi hanno caratterizzato l’ultimo anno, e il turismo è sicuramente uno dei settori che ha risentito di più della situazione di emergenza. Adesso, però, le prenotazioni stanno ricominciando a crescere e riprendere a viaggiare sembra essere in cima alla lista dei desideri. Un’indagine condotta da Booking, l’agenzia olandese per le prenotazioni online di alloggi per turismo, rivela che tra i 28mila viaggiatori di altrettanti Paesi, interpellati sulla voglia di partire, il 71% degli intervistati in questo 2021 preferirebbe andare in vacanza piuttosto che trovare l’amore, il 66% preferirebbe un viaggio ad una promozione sul posto di lavoro, e per il 64% viaggiare è ora diventato più importante rispetto a prima della diffusione del Covid. Due terzi degli intervistati (66%) nutrono maggiori speranze di partire grazie alla diffusione dei vaccini, e il 59% di loro sostiene che non andrà all’estero finché non sarà vaccinato. Ma sei persone su dieci sperano comunque di andare in spiaggia nel corso dell’estate. Guardando ai soli intervistati italiani, sono sette su dieci quelli che pensano di avere più possibilità di spostarsi grazie alla campagna vaccinale e il 70% di loro spera di recuperare quest’anno tutti gli spostamenti negati nell’estate 2020, e spesso ha trascorso il tempo in casa a pianificare la prossima meta. In tutto il mondo, i viaggiatori riconoscono di aver avuto un impatto negativo sul proprio benessere psicofisico a causa della mancanza di viaggi dall’inizio della pandemia, e per il 47% ammettono di essersi sentiti “prigionieri” in casa a causa delle restrizioni. «Tutti sentono l’esigenza di uscire, di essere un po’ più liberi; quando si pensa alla libertà la mente va subito al viaggio, fosse pure la gita fuori porta - spiega a 50&PiùChiara Di Nuzzo, psicologa del viaggio e psicoterapeuta -. Ormai è un desiderio sempre più presente, dopo le restrizioni, la fatica mentale e fisica di sottostare alle regole per l’ incolumità propria e altrui». Da cosa nasce il desiderio del viaggio? La percezione dell’incertezza, di

Secondo i dati del “Travel Trend Report 2021” di Vrbo - operatore di case vacanza -, i viaggi in auto supereranno per numero quelli in aereo, per il 56% degli intervistati, un campione di 8mila famiglie provenienti da 8 Paesi, Italia compresa

qualcosa di cui ancora non si riesce a vedere chiaramente la fine, porta all’emersione di un desiderio sempre più forte di vedersi fisicamente altrove, anche se con qualche preoccupazione in più, come è normale che sia. L’esigenza di evadere, di visitare posti nuovi, si scontra con la sensazione che il viaggio si sia trasformato, che non abbia più la spensieratezza che lo caratterizzava prima della pandemia. Spesso le persone percepiscono un conflitto tra cosa vorrebbero fare e cosa sono in grado di sostenere emotivamente, perché la preoccupazione ci mette in difficoltà. Sarebbe importante, prima di fare una scelta di viaggio in questo momento, chiedersi che cosa si riesce a reggere a livello emotivo. La fase di concretizzazione del viaggio si scontra oggi con quello che è realmente possibile fare, ma anche con una serie di cose alle quali non avevamo mai pensato prima. Ad esempio, molti finora hanno scelto e continuano a scegliere le Canarie, si fanno tante domande sulle tempistiche dei tamponi, sulla possibilità di tenersi aggiornati con le normative per entrare in un paese straniero ma anche per rientrare nel proprio, su come comportarsi una volta arrivati sul posto, quando ci si troverà lontani da casa. E questo vale per l’estero ma anche per spostamenti più brevi, da una regione all’altra. C’è il rischio che emergano nuove ansie rispetto all’organizzazione di un viaggio? Ci sono persone che si trovano a vivere delle ansie che nemmeno sapevano di avere, o che erano “sotto soglia” e sono emerse o si sono amplificate con la pandemia, rispetto al viaggiare. Poi c’è anche chi riesce a sostenere meglio l’incertezza, è più flessibile in fatto di tempi e gestisce meglio eventuali preoccupazioni legate a una possibile quarantena, ad un ritardo o alla cancellazione di un volo. Cosa consiglierebbe ai viaggiatori per gestire eventuali ansie? La prima cosa che consiglio alle persone che mi chiedono un aiuto è di trovare un compromesso fra quello che desiderano fare e ciò che si sentono di riuscire a fare, ossia cercare di sfruttare la loro flessibilità, in termini di opzioni alternative, per non sentirsi eccessivamente vincolati. È importante mettersi nella condizione di fare quello che si desidera, senza forzarsi ad esempio a prendere un aereo, un treno, a condividere l’auto con altre persone. Anche nell’incertezza del momento si può gestire il breve termine: le cose su cui possiamo avere il controllo non sono tantissime ma ci sono, dobbiamo concentrarci su quelle, altrimenti subentra la frustrazione, con la sensazione di aver fatto un viaggio poco piacevole. E rispetto a una delusione, è meglio cercare un compromesso gratificante senza eccedere, perché più avanti si potranno realizzare tanti altri desideri di viaggio. In questo particolare momento bisogna entrare nell’ottica che molte cose vanno fatte in modo diverso, e non legarsi trop- »

po a dei programmi che rischiamo di dover cambiare in corso d’opera fra chiusure e riaperture, orari e restrizioni che possono variare. Lei ha deciso di specializzarsi in Psicologia del viaggio e ha anche realizzato un progetto sul tema, che condivide in un blog (travelpsych.it): da dove è nata l’idea, oltre che dalla passione personale per il viaggio? Da appassionata di viaggi mi sono accorta che nel mio modo di viaggiare avevo sempre lo sguardo da psicologa; il progetto è nato perché quando raccontavo delle mie esperienze, e mi chiedevano consigli sul tema, le spiegazioni che davo erano d’aiuto. Nella pratica clinica mi sono ritrovata frequentemente a parlare del viaggio con molti pazienti, perché si tratta di un’attività che ha a che fare con la libertà e la crescita; il ritrovarsi in situazioni che avvengono al di fuori dell’ambito familiare è un’opportunità di cambiamento. Molte delle persone che ho incontrato e seguito erano frenate, magari volevano viaggiare ma non ci riuscivano, così ho deciso di creare un supporto più specifico che si è rivelato molto utile. Prima della pandemia abbiamo fatto diversi progetti, anche attraverso la realtà virtuale, su come si sentiva la persona, sulla sua consapevolezza, per arrivare a un viaggio gratificante, attraverso scelte in linea con i propri desideri e attitudini. Speriamo di riprendere presto da dove abbiamo interrotto.

IL PARERE

di Ilaria Romano

IL SOCIOLOGO DE NARDIS: «RITORNA IL SOGNO DEL VIAGGIO COME FUGA»

«È VERO CHE È PASSATO POCO PIÙ DI UN ANNO DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA, MA SEMBRANO DECENNI, E OGGI RITROVO UNA SORTA DI NOSTALGIA DEL VIAGGIO COSÌ COME L’AVEVANO I VIAGGIATORI DI DUE SECOLI FA». Così il sociologo Paolo De Nardis, docente presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università La Sapienza di Roma, paragona l’attuale voglia di riprendere a viaggiare a quella di un tempo ormai lontano: «Tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, gli intellettuali di famiglia aristocratica europea destinavano ai figli promettenti negli studi il famoso grand tour, e all’epoca l’Italia era una delle mete preferite. Oggi questa parentesi forzatamente domestica ha instillato la scintilla di fame e sete di qualcosa di diverso, che possa rientrare più nel mondo dei sogni che della realtà, dato che la realtà è in qualche modo una sorta di cattività casalinga e soprattutto distanza fisica». Professor De Nardis, possiamo dunque parlare di una visione di viaggio romantica, oggi? Chi se lo può permettere, perché non dimentichiamo che il Covid non ha fatto altro che esasperare le disuguaglianze sociali, ha recuperato una nostalgia romantica del viaggio, che oggi assume i connotati di rigenerazione e possibilità, come un nuovo rito di iniziazione ad una vita adulta, visto che in questi mesi siamo stati tutti come minori sotto tutela, condizionati da una normativa pedissequa che abbiamo sopportato peggio che in altri Paesi. Pensiamo a Wuhan: lì il problema è stato risolto più drasticamente e con un forte intervento dello Stato, ma all’interno di un contesto che non aveva la libertà che possiamo avere noi. Il sogno del viaggio, per chi riesce a realizzarlo come per chi può solo immaginarlo, è voglia di scoprire altro da noi o piuttosto desiderio di fuga? Ne I fiori del male di Charles Baudelaire c’è una poesia intitolata Invito al viaggio, dove

è presente il sogno del viaggio, seppure in una persona che, come l’autore, non aveva mai viaggiato e che voleva sempre tornare nella sua Parigi, pur detestandola. Si trattava però di un sogno artificiale, di un viaggio dettato da una situazione di obnubilamento della coscienza, perché Baudelaire faceva uso di sostanze e quindi il suo era il viaggio attraverso la droga. «Là non c’è nulla che non sia beltà, ordine e lusso, calma e voluttà», questi versi li ripete in ogni strofa quasi in modo ossessivo, in una situazione fortemente condizionata dall’assunzione di sostanze. Ecco, indubbiamente pensare oggi al viaggio ricorda questa poesia: il viaggio come evasione, andare a vedere qualcos’altro, non più il viaggio come interesse, indagine. Pensiamo al viaggio per lavoro, fino a un anno fa si viaggiava per lavoro e poi si trovava il tempo per vedere anche qualcosa di nuovo. Adesso quello che si vede mediamente è il viaggio come fuga, da una situazione che ormai è diventata pesante. Si cerca una meta che sia altra da noi, ma un altro mondo non c’è, perché purtroppo le isole felici, bonificate, ho paura che resteranno per ora un’utopia, perché il virus non conosce confini. Quindi non esiste l’evasione se non nel sogno proibito. Quali sono le conseguenze di questa nuova/antica accezione del viaggio? Prima della pandemia, studiando il viaggio dal punto di vista sociologico, abbiamo individuato quattro fasi fondamentali: la prima è la progettazione, decidere dove andare e cosa vedere, che è già parte del viaggio; dopo c’è tutta la preparazione concreta che non è solo il bagaglio; poi il viaggio vero e proprio, ossia la permanenza, che consiste nel trovare un modus vivendi in una quotidianità altra. Esiste poi un altro aspetto fondamentale che di solito non viene mai sottolineato, che è quello dell’ansia del ritorno: a un certo punto si vuole tornare alle proprie cose quotidiane, tanto amate e odiate allo stesso tempo, e quest’ansia è prelude al ritorno stesso. Di ansia del ritorno parla Cesare Zavattini, sceneggiatore del neorealismo italiano, nel libro Parliamo tanto di me del 1931, nel quale immagina di fare un viaggio nell’aldilà, come una specie di Dante del Novecento in chiave umoristica. Ad un certo punto cita proprio l’ansia del ritorno, la voglia di riprendere ciò che aveva lasciato sulla terra, la propria compagna, il figlio, persino il lavoro impiegatizio. Credo che se oggi il viaggio debba essere rapportato a queste precauzioni, seppure sacrosante, incoraggerà l’attitudine all’ansia del ritorno molto prima e in maniera molto più feroce, già dalla fase di progettazione. Inoltre, dal punto di vista della psicologia sociale, non possiamo trascurare la possibilità che in situazioni non chiuse ma perimetrate, dove ci presentano i confini in modo concluso e ben delineati all’esterno, non si possano creare situazioni di panico. Insomma: potremmo riprovare le sensazioni che dà il viaggio in una sorta di recinto? Il rischio è quello di fuggire da una “bolla” per ritrovarsi in un’altra, e speriamo di poterlo trascendere presto, con la campagna di vaccinazioni che, ricordiamo, è fondamentale che arrivi ovunque, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, anch’essi mete di viaggio.

VIAGGIARESÌ, MACONIL“GREEN PASS”

Il passaporto vaccinale italiano è arrivato in anticipo rispetto a quello europeo. I due documenti, ancora soggetti ad aggiustamenti, grossomodo si somigliano di Adelaide Vallardi

STESSA SPIAGGIA, STESSO MARE? LA DESTINAZIONE DELLE VACANZE ESTIVE COMINCIA A ESSERE UN ARGOMENTO DI CUI SI PUÒ DISCUTERE.È ufficiale: la possibilità di viaggiare, almeno verso alcune mete, non è più un tabù. Non lo è già dallo scorso marzo, quando la Commissione Europea aveva presentato il progetto di un “certificato verde digitale” che avrebbe consentito la ripartenza del turismo estivo. Quel documento è stato poi approvato a fine aprile dal Parlamento Europeo con il titolo istituzionale di “Certificato Eu Covid-19”, ma è stato subito ribattezzato “green pass”. Il progetto è ancora in fase di preparazione e alcuni dettagli dell’iniziativa sono ancora da definire. Ecco quanto si sa finora.

COS’È IL GREEN PASS È un certificato digitale o cartaceo gratuito e dotato di un QR code, che si ottiene attraverso un’app da scaricare sullo smartphone. Il documento viene rilasciato dai singoli Stati a tre categorie di persone: a chi è stato somministrato un vaccino approvato dall’Ema (attualmente Pfizer, Moitaliano) e sarà tecnicamente attivo dal 1° giugno; dopo una prima fase di sperimentazione dovrebbe entrare definitivamente in vigore alla fine di giugno.

derna, AstraZeneca, Johnson&Johnson), a chi ha ottenuto un risultato negativo al test eseguito 4872 ore prima del viaggio, a chi è in possesso di un certificato di guarigione da Covid-19 nei sei mesi precedenti alla partenza. Il certificato europeo avrà la durata di 12 mesi e non sarà richiesto come precondizione per poter viaggiare tra i Paesi europei, ma servirà per facilitare gli spostamenti. Il documento si aggiungerà a qualunque altra iniziativa che potrebbe essere adottata dagli Stati membri (compreso il lasciapassare

NON È UN DOCUMENTO VINCOLANTE Spetta ad ogni Stato membro, poi, stabilire i requisiti di ingresso dei viaggiatori nel proprio territorio. L’Unione Europea non può imporre nulla in questo campo, ma solo dare raccomandazioni. In linea teorica, quindi, i singoli Stati potrebbero decidere di imporre comunque la quarantena a chi è in possesso del

green pass, ma ci sono negoziati in corso per evitare che ciò accada.

LE FASI DEL “LANCIO” Un gruppo di Paesi ha dato il via ai primi test dal 10 maggio. Si tratta di Francia, Malta, Olanda, Lussemburgo, Estonia, Svezia, Croazia, Bulgaria, Spagna, Italia, Lituania, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Islanda e Grecia. Un secondo gruppo (Lettonia, Romania, Cipro, Irlanda, Portogallo, Polonia, Danimarca e Slovenia) ha avviato la sperimentazione a fine maggio, mentre altri cinque (Ungheria, Belgio, Norvegia, Liechtenstein e Slovacchia) hanno deciso di non partecipare ai test e di passare direttamente alla fase di attuazione quando verrà dato il via.

È DISCRIMINATORIO? Per evitare discriminazioni il Parlamento Europeo ha chiesto agli Stati membri di “garantire test universali, accessibili, tempestivi e gratuiti” a tutte le persone che ne hanno bisogno per potersi mettere in viaggio.

E LA PRIVACY? Nessuna informazione contenuta dal certificato dovrà essere archiviata dai Paesi di destinazione e non sarà nemmeno istituita una banca dati centrale a livello europeo.

L’ITALIA GIOCA D’ANTICIPO In attesa del green pass europeo, l’Italia ha adottato un regolamento per gli spostamenti degli italiani tra Regioni e per l’ingresso degli stranieri nel nostro Paese. In base alle nuove disposizioni, gli spostamenti per turismo sono liberamente consentiti tra Regioni in “zona gialla”. Mentre un certificato nazionale comparabile a quello europeo permette alle persone di muoversi liberamente anche tra territori in “fascia rossa o arancione”. Chi ha completato la vaccinazione con i vaccini autorizzati dall’Ema, chi ha un certificato di guarigione dal Covid o un tampone (molecolare o antigenico) con esito negativo effettuato nelle 48 ore precedenti, può muoversi liberamente. Gli attestati di vaccinazione e di guarigione hanno una validità di sei mesi e possono essere richiesti alle autorità sanitarie regionali. Il certificato per avvenuta guarigione - in formato digitale o cartaceo - ha una validità di sei mesi ed è rilasciato, su richiesta dell’interessato, dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero o, per i pazienti non ricoverati, dai medici di medicina generale. Entrambe le certificazioni risulteranno nella Tessera Sanitaria Elettronica. La certificazione per tampone negativo ha una validità di 48 ore dall’esecuzione del test e viene rilasciata dalle strutture in cui è stato effettuato l’esame.

IL BELPAESE SI APRE AI TURISTI «È arrivato il momento di prenotare le vostre vacanze in Italia, e naturalmente non vediamo l’ora di riaccogliervi di nuovo», ha detto il premier Mario Draghi in una conferenza stampa rivolgendosi ai turisti stranieri. I requisiti per entrare nel nostro Paese saranno gli stessi previsti per gli italiani che intendono spostarsi in Regioni “gialle o arancioni”: vaccinazione, guarigione da Covid o tampone negativo.

OLTRE I CONFINI EUROPEI Coloro che questa estate volessero oltrepassare i confini europei, dovranno documentarsi sulle regole specifiche del Paese di destinazione. I requisiti richiesti potrebbero essere gli stessi del “pass europeo” (vaccinazione, guarigione da Covid o tampone negativo), ma potrebbe anche essere prevista una quarantena con un successivo test sul territorio. È bene informarsi.

CERTIFICATO DI VACCINAZIONE

VACCINATO

PUNTI CRITICI E INCOGNITE Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’adozione dei cosiddetti patentini vaccinali potrebbe discriminare i cittadini dei Paesi che non hanno la possibilità di vaccinare alla stessa velocità degli Stati occidentali. C’è poi il grande tema della privacy: in tutto questo scambio di informazioni tra Paesi verrà garantita la tutela dei dati sensibili? Infine, non si può escludere la circolazione di falsi certificati. Il sistema di controllo dell’autenticità dei documenti è a prova di contraffazione?

UN NUOVO MODO DI FARE TURISMO

Il Covid-19 ha portato ad un cambio radicale nelle abitudini dei turisti: viaggiare meno e scegliere mete più vicine, magari all’interno dei confini nazionali. È il turismo di prossimità, un trend in continua crescita di Romina Vinci

L’ESPERIENZA DEL CORONAVIRUS CI HA CAMBIATI NEL PROFONDO: CI HA FATTO RIVALUTARE LE COSE IMPORTANTI, CI HA FATTO RISCRIVERE LA PRIORITÀ DEI NOSTRI VALORI, INVITANDOCI AD ADOTTARE NUOVI STILI DI VITA. Ci ha obbligato anche a ripensare al nostro modo di fare turismo e al concetto di globalizzazione. Perché se è vero che, quest’ultima, ci ha dato la possibilità di raggiungere destinazioni lontane grazie alla disponibilità di frequenti scambi tra i paesi, allo stesso tempo, però, ci ha allontanato dalla scoperta di quello che è vicino a casa. Alzi la mano chi, malgrado possa vantare un passaporto colmo di timbri di ingresso e di uscita in paesi lontani e mete spesso sconosciute, deve però confessare di conoscere ben poco il Belpaese. Ecco, è arrivato il momento di colmare questo gap. E lo si può fare grazie a quello che, nell’ultimo periodo, è diventato molto in voga: il turismo di prossimità.

IL TURISMO DI PROSSIMITÀ È un nuovo modo di pensare al viaggio, che porta i turisti sempre più verso mete vicine e, se possibile, non affollate. Viaggiare tra i propri confini, nazionali o regionali, dunque, per scoprire ciò che di meraviglioso ci circonda. Questo modo di concepire il turiÈstato il turismo più di moda nel 2020 ed è destinato a crescere ulteriormente in questa stagione. Ripartire si può, e ripartire dalle bellezze italiane sarà una scoperta ancora più emozionante

smo sta assistendo a una grande ripresa per fronteggiare la crisi post pandemia: sono molti gli italiani che hanno optato per questa scelta già nel corso dell’estate 2020, e ancor di più lo saranno quest’anno. Campagne, colline, montagne, natura, borghi sparsi su tutto il territorio italiano: ecco le mete più gettonate della stagione estiva che sta per partire. Una formula che non rappresenta affatto una novità: già negli anni Cinquanta e Sessanta, infatti, aveva reso possibile per molte famiglie viaggiare, cosa che fino ad allora era riservata ai ceti più abbienti.

LE “REGOLE” NON SCRITTE DEL BUON VIAGGIATORE Sono molteplici i fattori che oggi contribuiscono alla rinascita del turismo di prossimità, soprattutto la crisi economica e la paura di viaggiare, che portano ad allontanarsi dalle proprie abitudini. Ma quali sono le regole da seguire per riuscire a vivere questo tipo di vacanza? La prima potrebbe essere quella di partire in periodi non convenzionali, perché facilita soggiorni poco affollati e favorisce il contatto con la popolazione locale. In questo modo si riesce ad ottenere la reale conoscenza del territorio, delle sue usanze e tradizioni: e quanto abbiamo bisogno di riscoprire questi valori dopo i lunghi mesi di isolamento che abbiamo vissuto? Un’altra caratteristica di questo modo di concepire il turismo è quella della distanza: la meta della vacanza è, infatti, quanto più possibile vicina al proprio

domicilio. In questo modo anche i mezzi di trasporto diventano alternativi: addio aereo o traghetto, ci si accontenta delle due ruote, del treno o, perché no, soltanto dei propri piedi.

IL TURISMO SOSTENIBILE Scegliere mete non troppo lontane rappresenta un vantaggio in primo luogo economico, ma ha anche il merito di diminuire lo stress, i consumi e, soprattutto, di far bene all’ambiente. Il futuro del settore, infatti, è sempre più orientato verso un turismo sostenibile e responsabile. Dimentichiamo di attuare le stesse tipologie delle vacanze pre-pandemia. Adesso i viaggi devono essere ancora più intelligenti e orientati allo “slow travel”, il turismo lento. L’ecosostenibilità, infatti, deve essere al centro delle scelte dei viaggiatori di tutto il mondo. E la natura offre, da questo punto di vista, tutto ciò che un turismo a misura d’uomo e post pandemia dovrebbe offrire: aria buona, distanze ampie, possibilità di camminare ed esplorare territori poco affollati.

IL TURISMO LENTO «Cammina, cammina, che a Roma si arriva. Ma piano piano»: questa frase l’ha sentita spesso pronunciare Magdalena, mentre percorreva la Via Francigena. È partita dal Gran San Bernardo, al confine con la Svizzera, e in un mese e mezzo è arrivata a Roma, percorrendo mille chilometri a piedi. «È stato un viaggio fisico, ma anche interiore - racconta -, ho riflettuto molto sulla mia vita, sono usciti fuori tutti gli scheletri nell’armadio, e piano piano li ho affrontati». Aveva trent’anni quando ha compiuto questo cammino, un’esperienza che, afferma, le ha cambiato la vita. Perché il turismo lento è una forma di viaggio che, come regola base, ci dà la possibilità di prendere il L’ultima frontiera del turismo è lo smartrekking: unisce la passione per le escursioni con la necessità di lavorare in remoto. Camminare nel weekend e fare smart working durante la settimana, potendo contare sulla banda larga offerta dai rifugi

nostro tempo personale. E che ci fa scoprire il territorio, le relazioni umane e anche un po’ noi stessi.

LO SMARTREKKING In Lombardia è nata anche un’idea per unire la passione per le escursioni con la necessità di lavorare via remoto. Si chiama “smartrekking”, è stato pensato da Nicola Cortesi ed è un nuovo stile di vita che unisce lo smart working al trekking. Grazie alla diffusione del telelavoro e della banda larga, permette di lavorare anche da rifugi, alpeggi e borghi sperduti. A differenza di un cammino normale, infatti, i cammini di smartrekking sono stati ideati per essere percorribili lavorando da remoto da lunedì a venerdì, all’interno di strutture ricettive dotate di Wi-Fi poste vicino alla partenza di sentieri, e camminando poi di sabato e domenica.

I CAMMINI D’ITALIA

Le restrizioni causate dalla pandemia non hanno spento il desiderio di viaggiare. Quella del 2021 sarà un’estate “open air”, immersi nella natura

di Rita Nicosanti

DA PERCORRERE DA SOLI O IN COMPAGNIA, BASTA UNO ZAINO IN SPALLA E LA VOGLIA DI METTERSI IN GIOCO.Il Belpaese offre tantissimi itinerari a piedi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ne proponiamo alcuni.

ALTA VIA DEL SALE Una spettacolare strada bianca, ex militare, che si dirama dalle Alpi fino al mare. Lunga 30 km, si snoda tra i 1.800 e i 2.100 metri di quota e collega le Alpi Piemontesi e Francesi al mare Ligure. Un tracciato interamente sterrato che parte da Limone Piemonte, in provincia di Cuneo, per arrivare a Monesi di Triora, in provincia di Imperia, sulle pendici del monte Saccarello. Il percorso attraversa località incantevoli come l’area delle Carsenne, il Parco del Marguareis, il Parco delle Alpi Liguri e il Bosco delle Navette. Nel tragitto si possono anche ammirare alcune fortificazioni militari risalenti a fine Ottocento.

SENTIERO DEL VIANDANTE Un percorso di 45 km che si snoda lungo la costa orientale del Lago di Como, tra il blu delle acque del lago e il verde della natura. Il cammino parte da Abbadia Lariana, alle porte di Lecco, attraversa piccoli centri di case rurali e vecchi mulini, fino ad arrivare a Piantedo, in provincia di Sondrio.

LA VIA DEGLI DEI Pare che fosse percorsa già nel VII secolo a.C. per colnel centro storico di Firenze. Un cammino indicato per chi adora il mix tra storia e natura. Lungo il percorso infatti, oltre alle grandi città, si percorrono tratti immersi nella natura incontaminata, si scoprono borghi poco conosciuti, pievi romaniche e castelli medievali.

legare Fiesole e Felsina (l’attuale Bologna). È lunga circa 130 km e ripercorre l’antica strada transappenninica usata, in epoca romana, per unire il capoluogo emiliano a Firenze. Lungo il tragitto si possono ammirare dei gioielli archeologici di indubbio valore: l’acquedotto romano di Sasso Marconi, l’area protetta del Contrafforte Pliocenico, Madonna dei Fornelli, il teatro romano e l’acropoli di Fiesole. Ma anche le incantevoli ed enormi faggete, le dolci colline del Mugello e le torri in pietra del Monte Adone. Il dislivello è di 1.460 metri di altezza.

CAMMINO DI DANTE È un viaggio lento che si snoda tra l’Emilia Romagna e la Toscana, alla scoperta dei luoghi appartenuti a Dante Alighieri. Lonely Planet lo ha definito il più bel cammino per il 2021. Si tratta di un percorso ad anello lungo circa 400 km e composto da 21 tappe, che portano a scoprire la tomba del Sommo Poeta a Ravenna e la sua casa natale,

KALABRIA COAST TO COAST Da Soverato a Pizzo, dal Mar Ionio al Tirreno: un cammino di 55 km, che attraversa dieci comuni e due province. Un viaggio a piedi tra natura incontaminata e luoghi dove il tempo sembra essersi fermato. Si parte dall’incantevole Costa degli Aranci, nel borgo di Soverato e, attraversando cittadine e suggestivi borghi si arriva nella pittoresca Pizzo, arroccata su uno sperone di tufo a picco sulle dorate spiagge della Costa degli Dei. Un viaggio emozionale tra ulivi secolari, filari di vite, campi di grano, boschi di castagni e faggi. Un modo per riscoprire la cultura e i valori più antichi della punta d’Italia.

A BORDO DEI TRENI STORICI

Percorrere tratte storiche a bordo di locomotive a vapore e carrozze d’epoca: un viaggio fisico, ma anche temporale di Giovanna Favale

SCOPRIRE L’ITALIA, DAL NORD AL SUD, A BORDO DEI TRENI STORICI. Ecco alcuni dei convogli che non possono mancare nell’itinerario di questa estate 2021.

SEBINO EXPRESS È un convoglio trainato da una locomotiva a vapore che porta alla scoperta del Lago d’Iseo. Parte dalla stazione centrale di Milano, attraversa le incantevoli città lacustri, la Franciacorta, passando da Treviglio a Bergamo. Termina la sua corsa all’ex stazione ferroviaria di Paratico, da qui si può raggiungere il vicino borgo di Sarnico e scegliere tra relax e sport acquatici in questa cittadina affacciata sul Lago.

TRENO DEL MONFERRATO Un convoglio ferroviario d’epoca con carrozze risalenti agli Anni ‘30: parte dalla stazione di Torino Porta Nuova Un turismo sostenibile scoprendo le tratte storiche delle ferrovie, ammirando paesaggi magnifici e toccando località incantevoli. Percorsi che attraversano parchi nazionali, aree protette e territori densi di storia e cultura

alla scoperta delle colline del Monferrato, terra di grandi vini e prodotti pregiati, su tutti il tartufo bianco. Tra le tappe più raccomandate Asti e Nizza Monferrato. Per non parlare di Canelli, stazione di arrivo. Per gli amanti dell’enogastronomia è un itinerario imperdibile: a Canelli, infatti, sorgono le “cattedrali sotterranee”, una rete di venti chilometri di antiche cantine storiche scavate nel tufo, che si snodano sotto la città.

LA TRANSIBERIANA D’ITALIA Questo nome venne utilizzato per la prima volta nel 1980 dal giornalista Luciano Zeppegno che, percorrendo questo itinerario, vide una stretta somiglianza con la Transiberiana russa, soprattutto per le forti nevicate in questa area. Ci troviamo tra l’Abruzzo e il Molise e, questa ferrovia, offre soste in piccoli borghi arroccati sulle montagne. Si parte da Sulmona e si arriva ad Isernia, le stazioni sono 21. Una ferrovia storica: per realizzarla ci son volute ben 58 gallerie, ponti e viadotti, oltre ad opere secondarie come cavalcavia e ponticelli. Il paesaggio è quello della Majella, una bellezza quasi incantata che non può deludere.

L’ARCHEOTRENO CAMPANIA Un itinerario che permette di visitare Pompei e Paestum, dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco, ma anche Ercolano e Portici. L’Archeotreno parte da Napoli Centrale e termina la sua corsa sul mare del Cilento, a Sapri. Un viaggio su convogli storici, tra i paesaggi campani e la storia.

IN SARDEGNA CON IL TRENINO VERDE È la linea turistica più lunga in Europa: percorre 438 km e permette di scoprire la Sardegna più autentica, l’entroterra. Offre 5 itinerari ferroviari diversi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Particolarmente indicato per chi vuole scoprire l’Isola attraverso un’esperienza autentica.

BOOM DEL CICLOTURISMO: L’ANNO DELLA BICI

Sempre più turisti scelgono la bicicletta per le vacanze: dopo l’exploit del 2020, con una spesa di quattro miliardi di euro per le due ruote, anche questa estate sembra confermare il successo del cicloturismo, alla scoperta della natura. E non solo a causa della pandemia

di Winda Casula

PER LA STAGIONE ESTIVA IL CICLOTURISMO SI CONFERMA UNA DELLE TENDENZE DI VIAGGIO, di grande successo già lo scorso anno, anche a causa degli spostamenti limitati e della voglia di riscoprire la natura e trascorrere del tempo all’aria aperta. Secondo i dati raccolti nell’ultimo Rapporto sul cicloturismo di Isnart-Unioncamere e Legambiente, nel 2020 sono state vendute due milioni di biciclette, con un incremento del 17% rispetto al 2019; e circa cinque milioni di italiani hanno fatto uso delle due ruote durante le vacanze, per una spesa di 4 miliardi di euro sul totale di 23 miliardi investiti dai turisti. Di certo la pandemia ha giocato un ruolo in questo boom, ma anche la crescita dell’interesse per le mete di prossimità e l’ampliamento del mercato delle bici elettriche hanno fatto la loro parte. D’altronde, nel periodo 20132018, il settore già aveva registrato una crescita esponenziale, pari al 41% in cinque anni. I dati sono stati diffusi in occasione della presentazione delle candidature alla sesta edizione dell’Italian Green Road Award 2021, che si terrà il 19 giugno in Abruzzo, regione vincitrice nel 2020 con la sua Bike to Coast, una pista ciclabile di 134 km che attraversa 19 Comuni con vista sull’Adriatico, cambia aspetto a metà percorso e consente in più punti di raggiungere Sul territorio si stanno diffondendo i “bike hotel”, specializzati nell’accoglienza dei ciclisti che solitamente si trovano in località con ottimi percorsi naturali e che offrono servizi di supporto, dalle mappe all’alimentazione più adatta

l’entroterra, oltre a condurre ai famosi trabocchi, le palafitte disseminate lungo il litorale, un tempo usate come macchine da pesca. Prima della ciclovia abruzzese, si erano aggiudicate l’Oscar delle ciclabili italiane la Assisi-Spoleto-Norcia in Umbria (2016), l’Alpe Adria in Friuli Venezia Giulia (2017), la Ciclovia dell’amicizia in Veneto (2018) e quella del fiume Oglio in Lombardia (2019). Al contrario di quanto si possa pensare, la vacanza in bicicletta non è per pochi allenati, ma può essere alla portata di tutti, scegliendo con cura il percorso più adatto, che potrà essere semplice e con pochi dislivelli oppure più impegnativo per gli esperti. Esistono inoltre agenzie che si occupano del trasporto dei bagagli fra una tappa e l’altra e che risparmiano la fatica di portarli con sé durante le pedalate. Sul territorio si stanno anche diffondendo i “bike hotel”, strutture specializzate nell’accoglienza dei ciclisti che solitamente si trovano in località con ottimi percorsi naturali e che offrono servizi di supporto, dalle mappe all’alimentazione più adatta, dal deposito all’officina per la manutenzione della propria bici. Per saperne di più, si possono consultare i seguenti siti specializzati, che offrono consigli, itinerari e notizie sul mondo delle due ruote: www.cicloturismo360.it www.viaggiareinbici.it www.viagginbici.com

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