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Lorenzo Simeoni
from Giugno 2022
by pay50epiu
IL 12 GIUGNO SI VOTA SULLA GIUSTIZIA di Lorenzo Simeoni
Avete mai letto una domanda lunga 1.078 parole? Potreste doverlo fare in cabina elettorale il prossimo 12 giugno, quando saremo chiamati a votare su cinque referendum popolari. Si tratta di referendum abrogativi. Dunque, se voteremo “sì”, daremo il nostro consenso ad eliminare in parte o in tutto alcune norme attualmente in vigore. Se, invece, metteremo la nostra crocetta sul “no”, allora non cambierà nul occorre che alla votazione partecipi almeno la maggioranza degli aventi diritto, cioè i cittadini maggiorenni anche se temporaneamente residenti all’estero. Solo in questo caso si procederà allo spoglio delle schede e vincerà la scelta che avrà ottenuto la maggioranza dei voti validi. Fin qui, sembra tutto facile. Il problema è che, come spesso accade quando vengono indetti i referendum, la volontà popolare deve cimentarsi nella corretta interpretazione del linguaggio “referendese”. Ma non solo. I cinque referendum riguardano infatti temi fra i più “scottanti” del sistema giudiziario italiano. Alcuni dei quali sono oggetto anche della riforma della Giustizia di cui si discute da tempo. Cerchiamo dunque di fare chiarezza sui cinque quesiti a cui dovremo rispondere per non trovarci imprepa commi e lettere di legge che troveremo riportati sulle schede elettorali. Il primo quesito riguarda l’incandidabilità e la corruzione dei politici. Ci verrà chiesto se vogliamo abolire l’intero Testo Unico delle disposizioni su incandidabilità e divieto di ricoprire cariche elettive e di governo
ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2022: CHI SI ELEGGE E COME
a seguito di condanne penali in via del 2012). Noto alle cronache come “decreto Severino”, il Testo Unico dispone in particolare che non possono essere candidati o in carica alla Camera, al Senato e al Parlamento governo italiano, coloro che hanno ne superiori a due anni di reclusione per delitti penali di grave entità, come terrorismo, tratta di persone e riduzione in schiavitù, associazione sostanze stupefacenti. Così come in na per reati contro la Pubblica Amministrazione (peculato, concussione, corruzione, rivelazione di segreti Disposizioni analoghe valgono per i candidati alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali e per incarichi di vertice nelle amministrazioni locali. Se votiamo sì: scegliamo di abolire tutte le disposizioni anti-corruzione contenute nel Testo Unico. Se votiamo no: il decreto Severino resta in vigore. Il secondo quesito riguarda la custodia cautelare, ovvero quelle misure che privano della libertà l’individuo sospettato di aver commesso un tiva. Queste misure possono essere adottate solo in particolari circostanze, disciplinate dal codice di procedura penale: ad esempio, in caso di rischio concreto e attuale di inquinamento delle prove nel corso delle indagini; pericolo di fuga o di ulteriori gravi delitti con l’uso di armi. Proprio su queste circostanze interviene il referendum. Il 12 giugno ci verrà chiesto se vogliamo introdurre ulteriori limiti, eliminando la norma che consente la custodia cautelare anche quando sussiste il concreto e attuale pericolo che l’indagato possa commettere nuovamente il delitto di cui è sospettato; ipotesi già limitata ai casi in cui tali delitti prevedano pene detentive non inferiori nel massimo a quattro anni o cinque in caso di cu ai partiti (art. 274, comma 1, lettera c) del codice di procedura penale). Se votiamo sì: la custodia cautelare non sarà più possibile in caso di pericolo concreto e attuale di reiterazione del delitto nelle ipotesi già disciplinate dal codice. Se votiamo no: la custodia cautelare potrà essere disposta secondo le modalità e i limiti attualmente vigenti. Veniamo ora al terzo quesito, la famosa domanda da 1.078 parole. Argomento: la separazione delle carriere dei magistrati in base alle funzioni svolte, ovvero la distinzione fra i giudici che decidono (funzione “giudicante”) e i pubblici ministeri che rappresentano l’interesse pubblico nei procedimenti giudiziari (funzione “requirente”). Il referendum chiede di eliminare una serie di parti
o singole frasi di diversi testi di legge in cui si contempla il passaggio dall’una all’altra funzione; passaggio che, nel tempo, è stato già oggetto di diverse restrizioni e divieti, da ultimo con la delega al governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario. Il taglio più corposo chiesto dal re
che regola proprio l’attribuzione delle funzioni ai magistrati e i casi in cui è consentito il passaggio dalle giudicanti alle requirenti e viceversa. Ma nel “taglia e cuci” ci sono anche analoghe disposizioni contenute in norme che riguardano la richiesta di spostamento di sede; la promozione per merito; la formazione e l’aggiornamento professionale; la valutazione quadriennale della professionalità; Se votiamo sì: il passaggio dalla funzione di giudice a quella di pubblico ministero e viceversa non sarà consentito. Se votiamo no: il passaggio di funzioni nel corso della vita professionale del magistrato sarà permesso - o vietato - secondo le disposizioni in vigore.
Nel quarto quesito si interviene sul rapporto fra i membri dei Consigli direttivi della Corte di Cassazione e dei Consigli Giudiziari delle Corti d’Appello. Questi organi si occupano di assegnazione e designazione dei magistrati, valutazione delle professionalità, formazione e aggiornamen ci. In entrambi gli organi siedono, al presidente e il procuratore generale della Corte), magistrati eletti e membri “laici”, termine con cui si indica chi non appartiene all’ordinamento giudiziario: professori universitari e avvocati. Attualmente, i membri laici si occupano essenzialmente solo la vigilanza. Al referendum ci verrà chiesto se vogliamo eliminare questi limiti. Intanto, la riforma della Giustizia già prevede di estendere ai laici la possibilità di partecipare a discussioni e deliberazioni sulla valutazione professionale dei magistrati. Se votiamo sì: i membri laici potranno partecipare alla discussione e alle deliberazioni su tutti i temi di competenza degli organi direttivi al pari dei membri di diritto e dei magistrati eletti. Se votiamo no: i membri laici continueranno ad occuparsi solo di alcune materie. ultimo quesito riguarda le elezioni dei magistrati componenti del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), l’organo di auto-governo della magistratura. Ci sarà chiesto di eliminare le norme che obbligano il magistrato candidato a presentare una lista di colleghi “presentatori” non inferiori a venticinque e non superiori a cinquanta. I quali non possono questa direzione interviene anche la riforma. Se votiamo sì: il magistrato che vuole candidarsi dovrà presentare solo un’apposita dichiarazione autenticata. Se votiamo no: il magistrato candidato dovrà continuare a presentare anche la lista di magistrati che lo sostengono.
di Ersilia Rozza
GIANRICO CAROFIGLIO
«Non prendersi sul serio rende più lucidi»
Drossa è un’utilitaria. Oltre ad aver venduto più di sei milioni di copie dei suoi 18 romanzi e quattro raccolte di racconti, è saggista una legislatura ed è cintura nera - sesto Dan, uno dei più alti - di karate. Inoltre...
Lei tiene sulla nostra rivista 50&Più la rubrica La forma delle nuvole, che scrive con sua un rapporto diretto, un viaggiare gomito a mature? È veramente un vantaggio oppure
Una delle cose che trovo più patetiche delle per glio è nato a Bari nel 1961, ndr) è una lettura del mondo nei termini di un universo che va sempre chiamo, ma la maggior parte di noi over pensa che, poiché invecchiamo, il mondo è senza speranza. Basterebbe questo per dire che è indispensabile mantenere vivo il punto di vista di una perso leggere il mondo diversamente, per avere un’idea sana di speranza, di comunità, di solidarietà, di non pensare solamente a se stessi. cura la rubrica è di nuovo con il suo
Il dissenso su temi sociali, dell’etica, della cultura e della politica è da sempre all’ordine del giorno. Viviamo però oggi l’incapacità di gestirli senza che
Sono il segno di una società saSo na, capace di evolvere. Sottona porli a dibattiti civili, come abpo biamo fatto ad esempio con la bia trasmissione Dilemmitra , in onda su RaiTre, dovrebbe essere nasu turale; purtroppo l’esperienza tu quotidiana ci insegna che naqu turale non è. Dissensi a volte tu neanche tanto accesi si tramune tano in risse verbali, in aggresta
sioni personali, in ondate di rancore sui social. Questa trasmissione ha in qualche modo dimostrato che l’enunciazione esplicita di alcune regole semplici riduce in maniera radicale le scorrettezze cui siamo abituati, anche in televisione. Il dibattito civile dovrebbe essere regolato dal divieto di attacco alla persona: bisogna attenersi agli argomenti di merito. Poi non bisogna manipolare quello che dice l’interlocutore, attribuirgli far fronte all’onere della prova, so va contro le acquisizioni del sentire comune e della scienza. È un metodo del dibattito che dovrebbe appartenere a tutta quanta la politica per consentire di sostenere tesi legittimamente molto diverse.
Ne Il bordo vertiginoso delle cose Enrico Vallesi è uno scrittore che entra in crisi dopo il primo e unico romanzo, un personaggio dere nel “blocco dello scrittore”?
Su questo sono un grandissimo esperto, perché ho il blocco dello scrittore ogni due o tre giorni. Sono come quelli che sono bravissimi a smettere di fumare, perché lo fanno spessissimo. L’unico trucco è scrivere: sembra una sciocchezza, mente. Non ti viene da scrivere per il romanzo che stai elaborando, scrivi delle parole di seguito, le frasi che ti vengono in mente, fai muovere le dita sulla tastiera o la penna sul quaderno. A poco a poco il blocco si scioglie, e uno inizia a pescare qualche idea che ha senso. Non ho mai avuto facilità di scrittura. So che può sembrare strano, ma Thomas Mann diceva: «Lo scrittore è la persona per che per tutti gli altri». Per quel che mi riguarda è vero. La modalità migliore per evitare qualsiasi tipo di paralisi in ogni attività è muoversi, non restare fermi. Se si resta fermi è più facile essere colti dal panico, e se si è colti dal panico la paralisi si autoalimenta e questo può diventare molto pericoloso.
In questo senso in ciascuno dei suoi personaggi seriali c’è un po’ di lei che cerca di risolvere qualcosa?
Senza dubbio. In qualsiasi personaggio di un romanzo, un ciclo, singolo, doppio, uno scrittore o una scrittrice che scriva onestamente, ovvero che cerchi di scavare nella sua interiorità per raccontare qualcosa che meriti di essere raccontato, metta qualcosa di sé, un pezzo della sua verità, anche se non c’è nulla di autenticamente vissuto da chi scrive. I personaggi dei romanzi - per me, per altri può essere diverso - sono compagni di strada per cercare di capire qualcosa che non ho capito.
Perché solo ultimamente ha scelto di narrare di un suo alter ego donna, l’ex-magistrato Penelope Spada, protagonista dei suoi ultimi due romanzi?
È una donna in cui mi ritrovo molto, molto più che in certi personaggi maschili. Già in passato, e con questi due romanzi ancora di più, ho avuto curiosità per talune particolarità femminili di leggere il mondo, di condividere l’esperienza. Quando mi è successo di raccontare delle storie dal punto di una donna, raccontate in prima persona, questo fenomeno, questo senso di immedesi-
mazione che è un po’ bizzarro, personaggio è abbastanza autobio non sono uscito dalla magistratura per un trauma, ma per una mia decisione. Però, ad esempio, condivido con Penelope la nostalgia per quel lavoro, che mi è molto piaciuto, ed è una parte di me che rimarrà sempre.
Nel romanzo sembra arrivare per Penelope, ormai solo “una investigatrice che viene messa in imbarazzo dalla gentilezza”, un nuovo amore. Come dobbiamo fare per aprirci a questa nuova disponibilità a incontrare l’altro - non solo il nuovo amore -, cosa dobbiamo dimenticare o accantonare e che canali dobbiamo aprire?
vorrei dare una risposta generale. Bisogna dimenticare se stessi, dimenticare il proprio ego. Mettersi in ascolto. Che peraltro è molto più interessante che rimanere concentrati su noi stessi, sulla nostra vanità, sul nostro narcisismo, sul nostro bisogno di imporre la nostra presenza. È ovvio che non è una cosa facile, richiede esercizio, lo insegnano le arti marziali, richiede alcune discipline inusuali. Per esempio, un buon modo per entrare in rapporto con gli altri è scoprire il ridicolo di noi stessi, è il vedere come tutti quanti siamo ridicoli, ci sono proprio delle tec per distruggere la sua gabbia. Tendenzialmente noi siamo molto bravi nel vedere il ridicolo negli altri, gli altri ci fanno ridere parecchio, mentre solitamente ci prendiamo molto, molto sul serio. Quando invece uno diventa bravo o brava a non prendersi sul serio, si accorge di vedere il mondo con più lucidità, se stesso con più obiettività, ed è più capace di ascoltare gli altri.
RANCORE
(Einaudi)
«Sono tre romanzi insieme. Se ne comprano tre al prezzo di uno, è conveniente», scherza di un barone universitario ricco, potente e chiacchierato. Sembra deceduto per morte natu parola che si interseca con la nelope su se stessa, sul trauma della sua vita e sulla necessità che si intreccia con quella al maschile con cui lei si è in pas - fondamentalmente - sulla sua capacità di perdonarsi».