Società
IL 12 GIUGNO SI VOTA SULLA GIUSTIZIA
di Lorenzo Simeoni
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vete mai letto una domanda lunga 1.078 parole? Potreste doverlo fare in cabina elettorale il prossimo 12 giugno, quando saremo chiamati a votare su cinque referendum popolari. Si tratta di referendum abrogativi. Dunque, se voteremo “sì”, daremo il nostro consenso ad eliminare in parte o in tutto alcune norme attualmente in vigore. Se, invece, metteremo la nostra crocetta sul “no”, allora non cambierà nulOD $̇QFKp LO UHIHUHQGXP VLD YDOLGR occorre che alla votazione partecipi 32
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almeno la maggioranza degli aventi diritto, cioè i cittadini maggiorenni anche se temporaneamente residenti all’estero. Solo in questo caso si procederà allo spoglio delle schede e vincerà la scelta che avrà ottenuto la maggioranza dei voti validi. Fin qui, sembra tutto facile. Il problema è che, come spesso accade quando vengono indetti i referendum, la volontà popolare deve cimentarsi nella corretta interpretazione del linguaggio “referendese”. Ma non solo. I cinque referendum riguardano infatti temi fra i più “scottanti” del sistema
giudiziario italiano. Alcuni dei quali sono oggetto anche della riforma della Giustizia di cui si discute da tempo. Cerchiamo dunque di fare chiarezza sui cinque quesiti a cui dovremo rispondere per non trovarci imprepaUDWL H VSHUGXWL QHOOD V¿O]D GL SDUWL commi e lettere di legge che troveremo riportati sulle schede elettorali. Il primo quesito riguarda l’incandidabilità e la corruzione dei politici. Ci verrà chiesto se vogliamo abolire l’intero Testo Unico delle disposizioni su incandidabilità e divieto di ricoprire cariche elettive e di governo