3 minute read

Effetto Terra Francesca Santolini

VIVERE TRA I RIFIUTI. L’EMERGENZA È DI TUTTI

di Francesca Santolini

Il degrado ambientale come nuova frontiera della questione sociale. Diversi studi dimostrano come l’aumento delle disuguaglianze sociali rafforzi gli squilibri ambientali, i quali a loro volta incrementano le disuguaglianze stesse in un perverso circuito a spirale. Al contrario, politiche di inclusione e di lotta alle disuguaglianze sono una parte fondamentale della sfida per una economia verde. Le condizioni ambientali hanno un peso notevole nei destini sociali: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), fattori ambientali “modificabili” spiegano il 24% della morbilità totale (ovvero la frequenza con cui una data

malattia si manifesta nella popolazione) e un terzo di quella dei bambini in tutto il mondo. Queste disuguaglianze “ambientali” sono legate a variabili socio-economiche e molto spesso la causa è da ricercare nell’assenza di una “giustizia distributiva”: i rischi ambientali non sono suddivisi in modo equo. L’ambiente condiziona buona parte della salute degli individui e, di conseguenza - come sostiene il premio Nobel per l’economia, Amartya Sen -, le opportunità sociali di cui possono godere. Perché le condizioni ambientali determinano in particolare il futuro dei bambini. A dimostrarlo è stato lo studio dell’economista dell’Università di Princeton, Janet Currie, pubblicato nel Canadian Journal of Economics. Currie per dieci anni ha esaminato i registri di nascita del New Jersey e i dati sulla qualità dell’acqua potabile, dimostrando come una spirale socio-ambientale viziosa potrebbe ridurre le opportunità sociali dei nascituri, a causa dell’inquinamento ambientale cui sono state esposte le madri durante la gravidanza. dell’acqua contaminata, che causano numerosi disturbi cognitivi e dello svi tivi nei bambini nati da madri con un livello di istruzione inferiore e appartenenti a fasce sociali più deboli. I registri di nascita esaminati contenevano informazioni riguardanti la data di nascita, le caratteristiche materne come educazione, stato civile e nazionalità. Secondo lo studio, “i bambini esposti alla contaminazione di inquinanti nell’utero tendono ad avere madri più giovani, meno istruite e di nazionalità afroamericana o ispanica”. Del resto il concetto di “razzismo ambientale” è stato utilizzato per la prima volta dal leader dei diritti civili afroamericano Benjamin Chavis nel 1982. Si tratta di una forma di razzismo sistemico per cui le comunità etniche minoritarie sono enormemente soggette a rischi per la salute, poiché vi tossici come impianti di depurazione, miniere, discariche, centrali elettriche, strade principali. Di conseguenza, di salute legati agli inquinanti pericolosi: che stiano respirando i fumi delle fabbriche e gli scarichi dei camion nei centri urbani, oppure la polvere delle strade di campagna delle fattorie, le persone di colore sono più esposte a fonti di inquinamento atmosferico, rispetto ai bianchi. Molti di questi problemi riguardano le comunità a basso reddito nel loro insieme, ma secondo l’accademico Ro giustizia ambientale” -, l’appartenenza a una minoranza è spesso un indicatoEsiste una forma di razzismo legata alle condizioni ambientali in cui vivono alcune comunità, in particolare afroamericane ed ispaniche. L’esposizione ad alcuni la salute soprattutto dei nuovi nati

quinamento. Bullard ha dimostrato, ad esempio che i bambini afroamericani hanno cinque volte più probabilità di avere un avvelenamento da piombo to ai bambini caucasici. questa sistematica ingiustizia sociale vengono pagati dalle popolazioni del Sud del mondo, obbligate ad accoglie ogni giorno e colpite in maniera più to climatico e dell’innalzamento delle temperature. Il razzismo ambientale dimostra ancora una volta il nesso inscindibile tra questioni ambientali e sociali e l’ur nazione razziale nell’esposizione all’inquinamento atmosferico.

PARLIAMONE...

Chi volesse scrivere a Francesca Santolini può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - redazione@50epiu.it

This article is from: