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La pasta, un amore senza confini Anna Costalunga

LA PASTA UN AMORE SENZA CONFINI

La prima Giornata dedicata al cibo che, più di ogni altro, rappresenta il nostro Paese all’estero, si è svolta a Napoli nel 1998, con l’obiettivo di celebrarne le tante virtù universalmente riconosciute. Bisogna infatti considerare che l’apprezzamento planetario di questo alimento non è solo una questione di gusto, ma nasce anche dagli innumerevoli pregi che ne fanno un saldo pilastro della Dieta Mediterranea. La pasta è nutriente, sana, gustosa, sostenibile e accessibile a tutti. E persino antichissima, come testimonia la sua storia.

UN SALTO ALLE ORIGINI

Secoli prima che Marco Polo tornasse dalla Cina, qualcosa di molto simile alla pasta odierna veniva già consumata sulle tavole dell’antica Grecia (ne parla già Aristofane nel V secolo a.C.) e a Roma. Non dobbiamo immaginare Nerone in estasi davanti ad una carbonara o Cesare che conquista Cleopatra con due spaghetti “ajo e ojo”, ma sappiamo che nelle case si faceva un gran consumo della puls, una pappa di cereali mescolati ad acqua, considerata l’antesignana della nostra pasta. Il primo gastronomo

di Anna Costalunga

della storia, Apicio (I secolo d.C.), nel De re coquinaria descrive un foglio grande, piatto, tagliato a strisce e farcito con carne, in uso in Grecia, chiamato laganon, da cui deriverebbero le lasagne, tanto famose nel Medio Evo da essere citate nei versi di Jacopone da Todi e Cecco Angiolieri. Insomma, il racconto suggestivo del grande viaggiatore genovese che, nel 1295, tornò dal Catai portando con sé un’invenzione cinese, indica solo che la pasta la faceva da padrona anche nell’Impero del Gran Khan, ma le sue origini mediterranee non sono in discussione.

TOTÒ E GLI SPAGHETTI AL POMODORO

no abbienti bisogna però attendere XVII secolo infatti che, con l’invenzione del torchio meccanico, la produzione divenne più abbondante, i costi diminuirono e nell’area napo passaggio della coltivazione del pomodoro, da pianta puramente ornamentale ad alimento, diede vita, in abbinamento con la pasta, al piatto base delle popolazioni più umili, che lo consumavano con le mani, acquistandolo dai carretti agli angoli delle strade. Proprio come il grande Totò, che in una celebre scena di Miseria e Nobiltà si riempiva la bocca e le tasche di vermicelli al sugo, in previsione della fame futura.

ITALIANI, MANGIATORI DI PASTA La tradizione pastaia è tipicamente biato il nomignolo di “mangiatori di pasta”, mentre più di recente l’epiteto - meno glorioso - di “macaroni” (termine generico con cui negli Stati Uniti si indicava qualsiasi tipo di pasta),

packaging

LA PASTA COMBATTE L’INSONNIA E NON FA INGRASSARE The Lancet Public

italiani nel mondo. Ma saranno proprio gli americani, negli Anni ’70, a legati al consumo della pasta unita a frutta e verdure, facendo della dieta mediterranea un modello universale di corretta alimentazione.

UN ALIMENTO CHE NON CONOSCE CRISI

unisce i più grandi produttori di pasta del mercato, l’industria pastaia italiana non ha risentito della crisi dei consumi legata al Covid. Al contrario, nel 2020, gli italiani (e i consumatori di tutto il mondo) hanno riscoperto il piacere di un prodotto buono e sano. Da un’indagine Doxa, infatti, risulta che durante il lockdown i consumi globali di pasta sono cresciuti del 24%, specie in Italia, che precede con oltre 23 kg di utilizzo pro-capite annuo la Tunisia (17 kg) e il Venezuela (12 kg).

PASTA E LINEA NON SONO NEMICHE

A lungo demonizzata dalle diete anti- vamente assolta dall’accusa di essere responsabile dell’aumento di peso. Il problema, semmai, è nei condimenti e nella quantità. Secondo la Sinu (Società Italiana Nutrizione Umana), la giusta dose di pasta deve aggirarsi intorno agli 80 grammi giornalieri e deve essere consumata al dente per evitare il rischio di picchi glicemici legati alla presenza di zuccheri. Per condimento meglio evitare grassi animali a favore di verdure e olio evo, con l’aggiunta, al più, di una spolverata di parmigiano doc, un altro grande classico della cucina italiana.

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