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Investire, per un futuro sostenibile Romina Vinci

ANCHE LA FINANZA PUÒ ESSERE SOSTENIBILE

di Romina Vinci

Sostenibilità, ambiente, futuro “green”… sono parole che catalizzano il dibattito quotidiano odierno, e continueranno ad avere un peso sempre maggiore nel nostro futuro. Ma è possibile applicare questi concetti clinarli all’interno di un settore che, Sì, perché le cose stanno cambiando e, oltre agli utili e ai ricavi, anche chi investe mostra sempre più attenzione al tema della sostenibilità. stenibile”, ovvero quell’attività economica che tiene in considerazione fattori di tipo ambientale (Environmental), sociale (Social) e di governo societario (Governance). Si tratta dei cosiddetti fattori ESG, i quali, all’interno del processo decisionale di investimento, indirizzano i capitali verso attività e progetti sostenibili a più lungo termine. binare ogni investimento economico ad obiettivi di sostenibilità. Nel 2021 si è aggirato attorno ai 4 miliardi di dollari, il doppio del PIL italiano. E continua a crescere.

LE ORIGINI

Il termine viene coniato per la prima volta nel 2018, anno in cui la Commissione europea ha reso noto il suo “Piano di Azione per la Finanza Sostenibile”. L’obiettivo è quello di sviluppare strategie e misure per grado di promuovere uno sviluppo che sia sostenibile economicamente e dal punto di vista sociale e ambienta devono esserci dei capitali investiti e delle risorse da usare per scopi legati alla sostenibilità ma, allo stesso tempo, che i risultati prodotti dalle azioni per l’ambiente e per la società. Si punta il dito anche sulla governance, per far sì che si arrivi ad una stesso tempo snella e dinamica,

in linea con i cambiamenti in atto in questi anni. Sono tutti tipi di strumenti, questi adottati, che rientrano nelle strategie per attuare l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (12 dicembre 2015) e anche dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.

I GREEN BONDS

Il tema della finanza sostenibile è strettamente connesso ai cosiddetti “green bonds”, ovvero delle obbligazioni emesse da governi e imprese per finanziare progetti relativi al clima o all’ambiente. Possono fare riferimento all’efficienza energetica, alla produzione di energia da fonti pulite, all’uso sostenibile dei terreni. Si possono usare “green bonds” per accedere a programmi per produrre energia elettrica a basso impatto ambientale, per dare vita a nuovi trasporti “green”, azioni di edilizia eco-compatibile e così via. Ma da quanto tempo sono in circolazione? E come vengono applicati? Il primo “green bond” risale al 2007 ed è stato emesso dalla World Bank su richiesta di un fondo di investimento svedese. Proprio quell’anno, infatti, l’Intergovernmental Panel for Climate Change, ovvero un’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce dati scientifici sul cambiamento climatico e i suoi impatti politici ed economici, aveva pubblicato un rapporto che collegava, senza ombra di dubbio, l’azione umana al riscaldamento globale. La consapevolezza di quei dati, aggiunta al numero crescente di disastri naturali che si iniziavano a segnalare in varie parti del mondo, aveva spinto il gruppo di fondi pensione svedese ad interrogarsi e capire come poter utilizzare i propri fondi per trovare una soluzione a questo problema ambientale. All’inizio queste nuove obbligazioni provenivano principalmente da istituzioni finanziare sovranazionali, come la Banca Mondiale o la Banca Europea per gli investimenti. Poi sul mercato hanno fatto irruzione anche titoli emessi dalle singole aziende private. E questo cambio di paradigma ha fatto sì che, oggi, gli investimenti sostenibili siano ormai accessibili a tutti.

GLI USA E L’UE

Secondo la società di servizi statunitense Morningstar, ad oggi i “green bonds” valgono circa 300 miliardi di dollari, tutte risorse impiegate direttamente per la realizzazione di obiettivi sostenibili. E in Europa? L’Unione europea, nell’ambito del programma Next Generation EU, ha previsto l’emissione di 250 miliardi di euro di “green bonds”. Anche in Italia ci sono sempre più possibilità per investire in modo sostenibile. Il primo “green bond” nel Belpaese è stato lanciato nel 2014 dalla multiutility emiliana Hera. Il 3 marzo del 2021, l’Italia ha emesso il primo “green bond” sovrano del Paese. Il BTP “green” è dedicato a finanziare spese sostenute dallo Stato per progetti che hanno un impatto ambientale positivo: le richieste di sottoscrizione hanno superato di dieci volte l’offerta.

UN’OPPORTUNITÀ DA COGLIERE

Ci troviamo davanti ad uno snodo cruciale: per la prima volta nella storia, infatti, la sostenibilità ha un ruolo di primo piano nella definizione di obiettivi economici e di investimento. Attraverso la finanza sostenibile le risorse messe in campo vengono indirizzate verso progetti a impatto ambientale positivo e, oltre a portare ad una crescita economica, producono un impatto sociale tangibile e concreto sul pianeta.

di Raffaello Carabini

FRANCESCO

CAROFIGLIO:

«BISOGNA ESSERE CATTIVI CON LA PROPRIA SCRITTURA»

Ha lavorato per molti anni come attore e autore teatrale, è architetto, regista e illustratore, scrive soggetti e sceneggiature per il cinema e la televisione, ma Francesco Carofiglio è soprattutto un romanziere. Il suo esito più celebre è L’estate del cane nero (quattro edizioni, a partire dal 2008) e, altrettanto significativi, La casa nel bosco del 2014, Una specie di felicità del 2017 e L’estate dell’incanto del 2019. Il suo ultimo romanzo è Le nostre vite.

Lei è architetto, fra l’altro si è occupato del recupero della città vecchia di Bari; attore, ha lavorato anche con Giorgio Albertazzi; illustratore e artista di fama, e scrittore con vari romanzi all’attivo. Di questi, Francesco

È una domanda che mi porto dietro quasi dall’infanzia, alla quale però non ho una risposta. Posso dire che, qualsiasi tra queste discipline io percorra, racconto delle storie. Si possono narrare storie scrivendo, dipingendo, mettendo in scena uno spettacolo, e anche progettando uno spazio. Le architetture sono contenitori di storie che il progettista consegna a chi quelle storie continuerà a raccontarle attraverso l’uso degli spazi.

se attività che svolge? Una supporta l’altra, come per gli atleti, cui viene spesso suggerito di im ti dalla loro per qualche tempo perché permette di migliorare le loro performance in quella in cui sono specialisti?

Questo è molto vero. Anche l’analogia con lo sport mi pare calzante. Gli sportivi per migliorarsi devono praticare anche altre discipline, che completano non solo l’ossatura, la muscolatura, ma anche la visione. Accade anche per quanto riguarda la scrittura. Si diventa scrittori migliori se si guarda il mon l’occhio dell’artista, del progettista, anche dell’attore, analizzano le cose rientrano nell’unico calderone in cui si cuoce la materia narrativa. E vale anche per quando svolgo altre discipline. Ad esempio, quando progetto uno spazio mi nutro di quello che sono riuscito ad acquisire scrivendo. O leggendo. Non dimentichiamo che, per una buona scrittura o per svolgere tutte le attività legate alla relazione, biLa creatività si alimenta espandendo i propri interessi, così come la scrittura, che per essere convincente ha bisogno di nutrirsi di altre esperienze. Parola di Francesco Carofiglio, diventato scrittore… “per caso”.

sogna essere capaci di essere curiosi del mondo. E una delle migliori possibilità per esserlo è leggere. Leggere moltissimo.

Al protagonista de Le nostre vite un romanzo di Truman Capote instilla il desiderio di scrivere. Cosa o chi ha indotto lei a prendere in mano la penna?

Non volevo fare lo scrittore. Non ci pensavo. Per ultimo ho iniziato a scrivere. Ho iniziato a disegnare a un anno e non ho mai smesso. Ho iniziato a recitare a 16 anni e l’ho fatto professionalmente per almeno tre lustri; nel frattempo studiavo, mi laureavo, iniziavo altre esperienze. La scrittura è arrivata attorno ai trent’anni, tardi rispetto a chi coltiva questa passione, questa ambizione sin da bambino. Ed è arrivata in maniera del tutto incidentale. Nella mia famiglia c’era una scrittrice, che io ritenevo straordinaria, e lo era. Rimangono i suoi libri a testimoniarlo. Enza Buono, mia madre, fu io che mio fratello Gianrico abbiamo intrapreso il percorso verso la scrittura venendo da esperienze profonda l’esserci arrivati avendo già maturato esperienze molto lontane, che hanno concorso a farci avere una visione differente, anche nella scrittura

Quali sono stati i suoi riferimen che sono gli scrittori che non ci piacciono quelli che più ci in

La mia formazione è policentrica. Da ragazzino leggevo moltissimo teatro. Questo ha contribuito alla mia particolare attenzione al dialogo nel processo narrativo. Alcuni dei miei romanzi sono molto dialogati e si ha un po’ la percezione di una rappresentazio-

a volte, quando ci imbattiamo - magari con grandi aspettative - in un romanzo che non ci piace, forse sviluppiamo un senso critico e un’attenzione che ci rendono più capaci di essere critici nei confronti della nostra stessa scrittura. È fondamentale essere capaci di analizzare quello che si è fatto anche in maniera spietata. Non bisogna innamorarsi troppo della storia che si è inventata o anche di un singolo pas narrazione quel passaggio risulterà da eliminare per migliorare il processo narrativo. Bisogna essere capaci di agire nei confronti della propria scrittura con cattiveria, una sana cattiveria.

Le nostre vite è sostanzialmen articolata, complessa, per certi versi anche debitrice con il destino. C’è ancora spazio oggi, con tutto quello che succede attorno a noi, per le storie d’amore? Non si tratta di vicende minime a fronte di guerre, pandemie, morte del pianeta?

Se l’occhio della telecamera è un occhio che guarda il mondo, siamo tutti formiche. Però siamo formiche vive, che si muovono. Magari si uniscono per seguire un percorso, oppure siamo formiche solitarie e anche formiche complesso come quello che stiamo attraversando, in cui siamo passati da un come la pandemia, per poi essere colpiti da un evento quasi incomprensibile come la guerra, gli strumenti per stare nel mondo senza venirne travolti sono quelli che rinsaldano i rapporti di prossimità, le relazioni con il proprio vicino o vicina. Quindi magari anche innamorarsi. Paradossalmente i periodi più terribili sono quelli in cui ci si innamora veramente perché si arriva alla ricerca dell’essenza. I grandi amori nati durante la guerra, quelli dei no-

«Le nostre vite è fondamentalmente la storia di Stefano Sartor, un quasi 50enne che insegna alla Sorbona di Parigi e che ha successo con al centro un evento che ha segnato la sua vita. A 19 anni gli è capitato un terribile la casa e anche il passato perché, da quando si è risvegliato dal coma, non ricorda nulla del precedente vissuto. Questo in bile percorso che ha seguito per ricostruire la sua vita. Accanto ci sono altre storie che si muovono parallele in forma diacronica, su altri registri temporali e di locazione. C’è quella di una ragazzina che negli Anni ’70 sta per vivere za, quella in cui ci si innamora. Poi c’è Anna, una fotografa con cui nel presente Stefano incrocia spesso si ritrovano a dover fare il salto nel vuoto, come avviene durante questa storia». stri genitori o dei nostri nonni, quando sembrava non ci fosse una speranza del domani. Forse la formula magica è cominciare a pensare realmente che esiste l’oggi piuttosto che il domani e viverlo completamente, integralmente, appassionatamente.

Noi “sottoponiamo i ricordi, veri o presunti, a un processo di ricostruzione culturale, colmiamo le lacune, siamo noi i creatori del nostro copione”, come dice Barbara, la psicologa del suo protagonista. Il rapporto che abbiamo con i ricordi è qualcosa di fondamentale nel nostro vivere quotidiano. Come pensa dovremmo impostarlo?

Le rispondo in maniera un po’ pro i ricordi. Prima di me lo diceva Italo che ricordiamo sia realmente accaduto, l’importante è ricordalo”. In questo sta la matrice attiva del nostro cervello, nella capacità di inventare. Che in tutti è presente, indipendentemente dal fatto che facciamo gli scrittori, gli architetti, i giornalisti, gli idraulici, persino i politici. Il rapporto con il ricordo a volte è sicuramente di tenerezza, quando si pensa all’infanzia; a volte è per qualcosa che ha segnato la nostra esistenza, che ha procurato una ferita di cui portiamo traccia. Ragionare sulle nostre cicatrici è qualcosa di positivo. Accostarci con interesse a chi siamo stati, interrogarci su questo, è un modo per fare breccia in una barriera temporale. È la possibilità di riposizionarci di fronte a quel ragazzo che eravamo quando avevamo, ad esempio, 15 anni e chiedergli qualcosa. È un modo per conoscerci oggi, a distanza È anche un modo, non dico per non invecchiare, ma per non considerare Anche attraverso il ricordo.

LAVORO, CAMBIAMENTI IN ATTO di Ilaria Romano I l mondo del lavoro sta cambiando, come pure gli equilibri certo la pandemia ha messo in luce nuove esigenze che vanno oltre l’aspetto economico, perché ha cambiato le nostre vite e anche il modo di lavorare di tanti: molti professionisti, su ciò che fanno e sulla soddisfazione che ne traggono, e spesso decidono di rinegoziare la propria posizione in cambio di maggiori opportunità recenti, gli obiettivi lavorativi non sono necessariamente monetari: un sondaggio dell’azienda di consulen-

I DATI

Nel 2021 in Italia lavoravano in media 4 milioni e 588mila persone fra i 55 e i 64 anni, con un incremento di un milione stat sull’occupazione europea, secondo i quali l’occupazione nella fascia più adulta è cresciuta in ambito Ue di oltre 11 mi me che hanno aumentato l’età di accesso al pensionamento e anni) sono ancora al lavoro con un aumento del 15,9% nell’ul solo le donne, la crescita è stata Se nel 2001 lavoravano circa un over 55, nel 2021 i numeri quasi si equivalgono, con 4 mi za aziendale PwC ha rilevato che un terzo dei dipendenti rinuncerebbe a potenziali aumenti di stipendio in cambio di ferie retribuite e orari più soft Work Trend Index, il rapporto annuale sull’andamento del lavoro, un numero sempre maggiore di persone sta pensando di lasciare il proprio impiego, perché a seguito della pandemia ha cambiato prospettiva di vita, anche in virtù del fatto che sempre più aziende sono passate al Infine, una ricerca pubblicata da LinkedIn, il social più professionale, sulla base delle ricerche degli utenti, ha evidenziato che il 49% dei dipendenti impiegati nelle vendite e nelle risorse umane è disposto a cambiare mansioni, e la percentuale sale al 56% se si considerano i lavoratori del gli annunci di lavoro da remoto sono pronte ad assumere in tutto il mon di carriera anche a distanza, e anche Eppure ci sono settori come la ristorazione e il turismo che lamentano la tà a reperirlo, e spesso le misure di sostegno al reddito come il Reddito di cittadinanza sono imputate come causa primaria di quella che viene La situazione però è più complessa: innanzitutto l’Italia ha la crescita dei salari più bassa fra i Paesi che fanno Un lavoro precario richiederebbe livelli di garanzia maggiori rispetto a un impiego stabile per poter bilanciare la rinuncia a una fonte di reddito certa con un introito superiore, ma questo non avviene a causa dell’at progressivo spostamento della forza lavoro dalla stabilità alla precarietà, che non viene compensato dalla qua questo entra in gioco la possibile sovrapposizione tra lavoro e Reddito di cittadinanza, che non ci sarebbe in presenza di contratti e stipendi ac «Bisogna analizzare il mercato del lavoro da entrambe le prospettive, quella delle imprese e quella dei lavoratori - spiega a 50&Più presidente della Fondazione Adapt, associazione che promuove studi e ri più alto numero di occupati temporanei in Italia a causa di questa fase di incertezza, nella quale le imprese hanno un certo timore ad assumere direttamente a tempo indeterminato e piuttosto preferiscono partire con un a una crescita nell’utilizzo delle agenzie di somministrazione come prima fase di conoscenza dei lavoratori, per poi valutare una stabilizzazione suc come ci siano lavoratori, soprattutto giovani, che oggi tendono sempre di più a non accettare lavori che prima invece avrebbero accolto, ossia quelli ritenuti non desiderabili dal punto di vista sociale e personale, che magari implicano il lavoro serale, o nei week end, e che richiedono maggiore sa

La pandemia può aver accresciuto la consapevolezza dei propri diritti?

La consapevolezza dei diritti contrattuali dei lavoratori è certamente cre ne non accettano più certe condizioni che non sono pienamente riconosciu menti, che fanno sempre parte della contrattazione fra il datore di lavo-

ro e il lavoratore, che sono i tempi e gli spazi: pensiamo allo smart working prima si applicavano poco e andavano bene solo per pochi settori, mentre oggi sono diventate quasi le domande base che in tanti settori si pongo “fase Covid” ha penalizzato in modo particolare donne e giovani, ma oggi siamo davanti a una ripresa com bene se questa ripresa riguarda solo l’aumento delle persone impiegate o anche il numero di ore lavorate che, stando agli ultimi dati Istat, sono ancora basse, perché in questo caso vuol dire che si parla di impieghi part time o comunque con un numero di ore

Come si inseriscono gli over 50 in questo panorama?

Gli ultracinquantenni sono cresciuti particolarmente dopo il 2016 con la riforma Fornero, perché molti di loro sono rimasti al lavoro più del previsto e l’età pensionabile si è spostata sta dinamica si è stabilizzata, quindi direi che la percentuale di over 50 è cresciuta e si è allineata al livello europeo, però, una volta assorbito l’effetto Fornero, non ha continuato ad

Incentivi al reddito come il Reddito di cittadinanza possono essere un valido strumento nel panorama attuale o invece risultano controproducenti per il mercato del lavoro?

Torino, Bologna e come una persona possa viverci solo con il Rdc senza lavorare, perché sappiamo quale sia il la somma media percepita col Reddito è di circa 550 euro, è evidente che imputare tutto al Rdc è una spiega tema degli incentivi, se ben costruito, può avere una sua funzione, tenendo conto dell’elemento di incertezza che oggi è molto importante, per cui non è detto che le imprese non assumano a tempo indetermi

non sia più tale da qui a un anno, non saranno gli incentivi che convinceranno ad assumere una persona che poi dovrà restare al lavoro anche nel discutere maggiormente del coinvolgimento dei lavoratori con incentivi anche non monetari, con smart working, percorsi chiari di forma comprendere che oggi c’è anche chi dà più importanza a elementi diver che si risolva tutto pagando di più, anche se ovviamente la base deve essere uno stipendio dignitoso e in

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