Alik CAVALIERE

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A L I K C AVA L I E R E

Galleria Peccolo I - 57123 livorno/italia piazza della repubblica, 12 tel./fax 0586 888509 e-mail: galleriapeccolo@libero.it (orario 10-13 / 16-20, festivi e lunedĂŹ chiuso)



aprile 2013

A L I K C AVA L I E R E Metamorfosi 1958-1961

testo di Flaminio Gualdoni


ALIK CAVALIERE Catalogo edito in occasione della mostra n. 358 dal 6 aprile al 20 maggio 2013 alla Galleria Peccolo Piazza della Repubblica, 12 57123 Livorno Photo credit: Uliano Lucas, Milano, pag. 22 Marirosa Toscani Ballo, Milano, pag. 21 Enrico Cattaneo, Milano, pag. 5 Un particolare ringraziamento per l’aiuto nell’organizzazione della mostra e del catalogo: Adriana Cavaliere Centro Artistico Alik Cavaliere, Milano © Copyright degli Autori Realizzazione e stampa: Debatte Otello srl - Livorno


Flaminio Gualdoni

Alik Cavaliere. Fogli di Metamorfosi Alla metà degli anni ’50 Alik Cavaliere inizia a deviare in modo sempre più netto dalle istanze formali del realismo e ad affinare alcuni tratti, peraltro evidenti sin dagli inizi, della sua vocazione espressiva.

particolare rilegge Soutine su Picasso, Marino e Manzù su Germaine Richier, affronta la potenza di Giacometti non in chiave d’esistenziale, ma in quanto maestro di situazioni sceniche estranee e crudeli.

Il valore della narratività, la tensione interna della forma che ne renda il grado di vitalità piuttosto che gli assetti referenziali, l’etica dell’umano come scavo scarnificante entro il suo accecato stare al mondo: dunque, una scultura che non pronunci assetti schiariti, ma viva del dramma del formarsi e della deformazione come nucleo essenziale del fatto vitale.

Il momento di svolta è la serie Giochi proibiti, in cui lo schema antropomorfo, l’originario stesso della scultura, si fa, anziché ostensione, situazione e snodo drammatico. La deformazione violenta, l’esplosione nervosa del codice formale, l’irrompere senza grazie di queste figure nello spazio d’esistenza sposta, di fatto, l’idea stessa della scultura come corpo altro. Lo spettatore non vi contempla la bellezza possibile, l’“un peu plus nature que nature” sulla cui inanità riflette Paul Valéry, ma vi avverte il gorgo oscuro che sta sotto la pelle dell’apparenza, quel punto di discrepanza in cui i valori di umano, di naturale, di esistenza perdono ogni salvaguardia di vagheggiamento estetico.

È un modo d’intendere causidico, interrogativo, il suo. La scultura diviene, in questo momento finale della stagione di maturazione, lo snodo di una sorta d’intima ferocia stilistica, che da subito fa di Cavaliere uno degli esponenti più lucidi della vicenda artistica nuova. Egli, come molti della sua generazione (penso a un Peverelli, a un Baj), si nutre in quegli anni di umori surrealisti e d’un espressionismo non mediato dai provincialismi di Corrente. In

Cavaliere disegna molto, da sempre, e più che mai in questo momento la consuetudine del foglio gli diventa essenziale. La nuova 3


Nervenkunst intuita presuppone un alto tasso di automatismo, pur retto da una concentrazione acuminata e da un vaglio disciplinare ridotto all’essenziale. È un fare in cui l’artista tralascia i saputi confidenti della disciplina e assume su se stesso la responsabilità d’una diversa mediatezza, fatta di approssimazioni progressive, di intuizioni decisive, di un’oltranza grafica senza reti convenzionali di protezione. Il segno è linea di forza che costituisce l’apparenza stessa dell’immagine, che fissa il punto limite della sua disfatta e della sua rinascita urgente e straniata. È una sorta di combustione di cui emerge solo il pulsare brutale, in contiguità con il magma energetico oscuro e indicibile che chiamiamo vita. Il surrealismo dice di metamorfosi, e in una chiave che nulla più ha a che fare con la fabula meravigliosa, con il tramutarsi da realtà a realtà diversa. Conta, piuttosto, la perdita di senso, l’emergere prepotente d’un grado di verità della figura che risiede nel suo commercio con l’invisibile e l’indicibile: conta la clausola del paradossale, del grottesco, del difforme: conta il brutto e il suo trascendersi nell’orrido. Conta non in quanto blague estetica (la riflessione di Cavaliere è sempre eticamente inflessibile, è un “nihil humani” impietoso e senza consolazioni), 4

ma perché rimonta a una sorta di essenzialità sorgiva del naturale, alla sua violenza e insensatezza, al punto in cui l’umano e il bestiale, l’umano e il vegetale, l’umano e il minerale, non solo si rivelano frutti dello stesso formarsi forse assurdo, ma mostrano contaminazioni che mai dismettono d’affiorare, continuamente riportando ogni ragione fuori da se stessa. Foglio dopo foglio, a fianco dei Giochi proibiti matura la serie Metamorfosi, che occupa il tempo finale del decennio e da cui scaturisce la serie straordinaria delle Storie di Gustavo B. Cavaliere trova corpi, ma in apparenza di presentificazioni grottesche d’un organico che non si conosce più, di filiazioni da accoppiamenti non giudiziosi tra esseri e figure straniere della mente. Slogati gli assetti formali, squilibrata ogni simmetria e violata ogni proporzione, contano solo le tensioni lineari fratte e distoniche, quel marcarsi nello spazio – è il foglio; è, in scultura, il luogo – come aggredendolo nella sua identità di effettivo monstrum, apparizione eccentrica alla natura, ma che pure sta nel reale. Non c’è colore, qui. Non nei termini canonici, almeno: esso insiste nella serie grafica come accentuazione clangorosa, come sovratono che accelera l’effetto di eccesso visivo, come scarto drammatico ulteriore.


Questi sono, come annuncia il titolo di alcune opere fondamentali, davvero I predecessori di G.B., che nel 1961 s’insediano in un vero e proprio spazio scenico dando vita a una delle sequenze narrative piÚ alte della scultura del secondo dopoguerra. marzo 2013

Alik Cavaliere 1970-71

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Metamorfosi 546 1958 tecnica mista su carta cm. 101 x 75,5

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Metamorfosi 548 1958 tecnica mista su carta cm. 115 x 77,5

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Metamorfosi 193 10-10-59 1959 tecnica mista su carta cm. 70 x 52

8


Metamorfosi 559 4-59 1959 tecnica mista su carta cm. 114,5 x 77

9


Metamorfosi 566 1959 tecnica mista su carta cm. 116 x 77

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Metamorfosi 553 senza data tecnica mista su carta cm. 122 x 77,5

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Metamorfosi 6-P 29-10-59 1959 tecnica mista su carta cm. 50 x 35

Metamorfosi 1-P 21-1-60 1960 tecnica mista su carta cm. 35 x 25

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Metamorfosi 541 10-1959 tecnica mista su carta cm. 121 x 77,8

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Metamorfosi 9-P 15-5-60 1960 tecnica mista su carta cm. 50 x 35

Metamorfosi 10-P 2-2-60 1960 tecnica mista su carta cm. 50 x 35

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Metamorfosi 2-P 19-8-60 1960 tecnica mista su carta cm. 35 x 25

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Metamorfosi 5-P 27-1-60 1960 tecnica mista su carta cm. 35 x 25

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Metamorfosi 552 6-12-60 1960 tecnica mista su carta cm. 122 x 78

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Metamorfosi 11-P 13-4-61 1961 tecnica mista su carta cm. 50 x 35

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Metamorfosi 7-P 3-5-61 1961 tecnica mista su carta cm. 66 x 48

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Metamorfosi 593 1961 tecnica mista su carta cm. 121 x 77,5

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La natura riprende possesso del suo spazio 1996-97 (bozzetto dell’ultima opera incompiuta) materiali vari cm. 45 x 45 x 45

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Milano 1963-64 Alik davanti a una sua scultura della serie Metamorfosi

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Biografia Alik Cavaliere (Roma 1926-Milano 1998). Compie gli studi a Milano presso l’Accademia di Brera, sotto la guida di Manzù, Funi e di Marino Marini, di cui diviene assistente. Svolge la sua attività didattica per oltre un trentennio, fino al 1987, presso l’Accademia di Brera, succedendo a Marino Marini nella cattedra di Scultura. Inizia la sua attività espositiva con una collettiva nel 1945, la sua prima personale si tiene alla Galleria Colonna di Milano nel 1951. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta nascono i cicli dei Giochi proibiti, delle Metamorfosi, delle Avventure di Gustavo B., degli Arbres. Ha la prima sala personale alla Biennale di Venezia nel 1964. Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta continua a esplorare il tema delle “vegetazioni” (ispirato dal De Rerum Natura di Lucrezio) e dei miti, soprattutto quello di Dafne: grovigli di rami, foglie e frutti ingigantiti vicino a figure imprigionate nella materia della Scultura, in reticolati e gabbie. Nella seconda personale alla Biennale di Venezia, 1972, espone I processi dalle storie inglesi di W. Shakespeare, lavoro che rielabora e ripropone a Parma nel 1975: I processi – teatro nel teatro –, nel ridotto del Teatro Regio e I processi – sculture in piazza – nella piazza del Duomo. Realizza quindi, negli anni Ottanta, i Percorsi ambientazioni, che sono vere e proprie “stanze nelle stanze”, nelle quali lo spettatore è invitato ad addentrarsi e a “perdersi” (La stanza di Pigmalione, 1986-87). Nella Riflessione di Narciso, 1988, il labirinto non è più uno spazio fisico praticabile: il coinvolgimento passa attraverso infiniti rimandi di immagini riflesse. Conduce inoltre una riflessione sul tema del Museo o della contrapposizione tra “vero” e “falso” (operazione denominata Surrondings n. 7) inserendo nel suo lavoro la dimensione del tempo e della memoria (La Traccia, 1986; La Memoria, 1987; Il Tempo, 1987). Artista originalissimo e refrattario a qualsiasi limitazione e definizione, ha perseguito nel suo lavoro la ricerca di sempre nuove forme di espressività con un uso abilissimo e tecnicamente innovativo dei materiali più eterogenei, come lui stesso scriveva: “Ho sempre usato i materiali come un regista, come un “trovarobe” teatrale, come un narratore di storie e racconti; lavorando sulla memoria, cercando di creare dei percorsi, dei labirinti dove potermi incontrare con l’eventuale visitatore/spettatore per poi perderci entrambi all’interno dell’opera stessa”.

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Elenco delle opere esposte Metamorfosi 548 1958 tecnica mista su carta cm. 115 x 77,5

Metamorfosi 1-P 21-1-60 1960 tecnica mista su carta cm. 35 x 25

Metamorfosi 552 6-12-60 1960 tecnica mista su carta cm. 122 x 78

Metamorfosi 2-P 19-8-60 1960 tecnica mista su carta cm. 35 x 25

(data 58 in basso a destra)

(data in basso al centro)

Metamorfosi 566 1959 tecnica mista su carta cm. 116 x 77

(data 21-1-60 in basso a sinistra)

(data 19-8-60 in basso a destra e scritta: studio per il monumento all’eroe “l’eroe ferito”)

(firma e data ‘59 in basso a destra)

Metamorfosi 3-P 3-2-60 1960 tecnica mista su carta cm. 35 x 25

Metamorfosi 559 4-59 1959 tecnica mista su carta cm. 114,5 x 77

Metamorfosi 4-P 14-5-61 1961 tecnica mista su carta cm. 35 x 25

(data in basso a destra e frase in basso a sinistra: Il gesto è staccato dal pensiero. Il gesto è legato all’abitudine)

Metamorfosi 553 tecnica mista su carta cm. 122 x 77,5 Metamorfosi 541 10- 1959 tecnica mista su carta cm. 121 x 77,8 (firma e data 10-59 in basso a destra)

Metamorfosi 546 1958 tecnica mista su carta cm. 101 x 75,5

(data in basso a destra)

Metamorfosi 5 -P 21-1-60 1960 tecnica mista su carta cm. 35 x 25 (data 27-1-60 in basso a destra)

Metamorfosi 6-P 29-10-59 1959 tecnica mista su carta cm. 50 x 35

(data 29-10-59 e firma in basso a destra)

Metamorfosi 7-P 3-5-61 1961 tecnica mista su carta cm. 66 x 48 (data 3-5-61 in basso a destra)

(data 58 in basso a destra)

Metamorfosi 8-P tecnica mista su carta cm. 35 x 25

Metamorfosi 596 tecnica mista su carta cm. 122 x 77,5

Metamorfosi 9-P 15-5-60 1960 tecnica mista su carta cm. 50 x 35

Metamorfosi 544 ott. 1959 tecnica mista su carta cm. 115 x 77 Metamorfosi 593 1961 tecnica mista su carta cm. 121 x 77,5 (firma e data 1961 in basso a destra)

Metamorfosi 193 10-10-59 1959 tecnica mista su carta cm. 70 x 52,5

(data 15-5-60 in basso a destra)

Metamorfosi 10-P 2-2-60 1960 tecnica mista su carta cm. 50 x 35 (data 2-2-60 in basso a destra)

Metamorfosi 11-P 13-4-61 1961 tecnica mista su carta cm. 50 x 35 (firma e data 13-4-61 in basso a destra)

(data 10-10-59 in basso a destra)

La rosa 1964 bronzo e argento cm. 49,5 x 35

Metamorfosi 35 1960 tecnica mista su carta cm. 33,5 x 49,7

La natura riprende possesso del suo spazio 1996-97 (bozzetto dell’ultima opera incompiuta)

(firma e data in basso a sinistra) 24

materiali vari cm. 45 x 45 x 45



A L I K C AVA L I E R E

Galleria Peccolo I - 57123 livorno/italia piazza della repubblica, 12 tel./fax 0586 888509 e-mail: galleriapeccolo@libero.it (orario 10-13 / 16-20, festivi e lunedĂŹ chiuso)


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