Phillip Martin

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edizioni roberto peccolo livorno

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P H I L L I P M A RT I N affiche - collage 1951-1981

Valerio Deho’ - Guglielmo Achille Cavellini


PHILLIP MARTIN edizioni roberto peccolo livorno n. 81 febbraio/ february 2017 catalogo edito in occasione della mostra n. 390 catalogue published for exhibition # 390

photo-credit Furio Pozzi, Livorno Ringraziamenti / Thanks to G. Consonni, Milano A. Gori, Prato Kay Truelove Librarian Edmund & Joanna Capon Research Library, Sydney traduzione / translation Steve Piccolo, Milano

ISBN 978 88 96294 41 3 1979, Kaiserswerth. realizzazione e stampa Winfred e Barbara nel loro giardino Bandecchi e Vivaldi Pontedera Winfred und Barbara im- Garten


Roberto Peccolo Un omaggio al “Ghandi della pittura moderna” Con questa mostra la mia Galleria continua la stagione espositiva 2017/2018 con la serie di personali dedicate ad artisti contemporanei pensati come “Grandi isolati”. Artisti che pur operando in sintonia con l’arte del loro tempo, ad un certo momento hanno deciso di ritirarsi dalla scena artistica, per continuare il proprio lavoro lontano dai clamori e non subire pressioni dal mercato. Il loro era un vano solipsismo oppure l’onesta reazione ad un ambiente artistico che sentivano soffocante ad ogni tentativo di sincera creatività ? Sono sicuro che un giorno non lontano tutto il sistema dell’arte moderna e contemporanea si ritroverà a fare i conti con le opere che questi artisti ci hanno lasciato. Sarà una eredità ingombrante da capire e da gestire ma che riprenderà la sua giusta posizione all’interno delle ricerche artistiche del secondo dopoguerra. In quel momento, per usare una metafora, sarà finalmente restituito a Cesare quello che gli apparteneva. Dopo la recente mostra dedicata al francese Michel Macréau; per questa seconda occasione ho scelto di esporre le opere di Phillip Martin (Cork, Irlanda 1927 – Sydney 2014) che il noto critico francese Alain Jouffroy, in un suo scritto, aveva definito “il Ghandi della pittura moderna”. Un artista giramondo, hippie che dipingeva quadri “spirituali” colmi di simbologie, decorazioni ed effigi a evocare paramenti sacri o addobbi di templi orientali. Dopo la fine degli anni ’40 aveva iniziato con sua moglie irlandese Helen Marshall, anche lei pittrice, a viaggiare e dipingere in tutta l’Europa. Sarà in Austria, a Vienna, dove prenderà corpo per la prima volta la serie di opere sul tema “Affiche-Collage”; tema che lo accompagnerà per tutta la sua vita artistica. Ha soggiornato ed esposto a Parigi, in Irlanda, Italia, Belgio, Spagna ha soggiornato a lungo in India del sud e, a partire dagli anni ‘80, si è stabilito in Australia nei pressi di Sidney. La prima personale italiana è stata a Firenze nel 1951 presso l’eroica Galleria di Fiamma Vigo. Avevo già accennato nel precedente catalogo di Michel Macreau come ero entrato in contatto con le opere di Phillip Martin: tutto era cominciato nel 1983 quando visitando la casa del famoso collezionista, diventato poi artista lui stesso, Guglielmo Achille Cavellini, avevo visto una diecina di opere tra carte e tele di Phillip Martin che mi erano piaciute molto, infatti le avevo prese con me. Ricordo che il Cavellini mi aveva parlato con molto entusiasmo di questo artista del quale stimava il lavoro e ne apprezzava particolarmente la personalità e soprattutto il modo in cui conduceva la propria vita errabonda e hippie, ancora prima che questa diventasse una moda internazionale. Mi parlò a lungo di lui e delle sue poetiche. Ho scoperto solo più tardi, quando mi regalò il suo libro di memorie “GAC, 1946-1976 incontri/scontri nella giungla dell’arte” edito nel 1977, che tutta quella nostra conversazione l’aveva già descritta in quel libretto. Così oggi, ho deciso di riproporre quel testo nel presente catalogo perché trovo che sia una acuta testimonianza utile alla comprensione dell’opera di Phillip Martin per il pubblico odierno e inoltre perché leggendo lo scritto si percepisce un artista che guarda ai quadri e al comportamento di vita di un suo collega con, inconsciamente o meno, una velata punta di invidia per la radicalità con cui l’altro conduce la sua vita. Come ulteriore resoconto sull’uomo e l’artista Phillip Martin ho riprodotto qui una sua lettera, a me indirizzata, nella quale sono, in parte, spiegate le ragioni del suo isolamento australiano. 20/01/2017

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4/1/98

4/1/98

Dear Roberto, many thanks for your card with news of your December show and your letter of greetings. I have spent this last year preparing a Monograph for my wife who died in 1996. I have now finished the two monographs, the story of our 47 years of work together. I have no idea how to have then published –but the important thing is to leave the record because no one else can do it. I am hoping to get back into work soon – I have only made small works these last two years – So, no plans for exhibitions. Riedel wants large new works – I don’t know what I will do in the future. I have no plans for Europe. It’s a long hard trip, the cost of living is very high and it is costly to make a show- So, we’ll see. I would like to see photos of the works you bought in Milano recently. With all good wishes for 1998. Auguri

Caro Roberto, molte grazie per la tua cartolina con le notizie della tua mostra di Dicembre e la tua lettera di saluti. Io ho passato l’ultimo anno a preparare una Monografia per mia moglie che è morta nel 1996. Adesso ho finito le due monografie, la storia dei nostri 47 anni di lavoro insieme. Non ho idea di quando sarà pubblicata – ma la cosa importante è lasciarla preparata perché nessun’altro poteva farlo. Spero di tornare presto al lavoro – in questi ultimi due anni ho fatto solo piccoli lavori – Così, non ho progetti per esposizioni. Riedel vorrebbe nuovi grandi lavori – e io non so cosa farò nel futuro. Non ho progetti per l’Europa. E’ un così lungo e faticoso viaggio, il costo della vita è molto alto e fare una mostra è costoso. Così vedremo. Mi piacerebbe vedere le foto dei miei lavori che hai comprato a Milano recentemente. Con i migliori auguri per il 1998. Auguri

Phillip Martin

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Phillip Martin


Valerio Deho’

Valerio Deho’

L’arte rende liberi

Art will make you free

Philip Martin è stato uno degli artisti che mi ha maggiormente colpito quando iniziavo a scrivere d’arte e a guardarmi attorno. Amico di Guy Harloff, un altro irregolare dell’arte, aveva il dono di una pittura fluida, straordinaria, tesa, carica di energia positiva. Basta guardare le sue carte per capire cosa aveva dentro questo inglese che girava il mondo come un hippie, cercando soprattutto di vivere come voleva lui, senza condizionamenti. Un vecchio gallerista milanese Pino Gastaldelli mi disse a metà degli anni ottanta, che quando Tancredi vide i quadri del coetaneo Philip Martin, rimase senza parole perché lo vedeva come un pittore che faceva quadri simili ai suoi, che lo aveva in qualche modo preceduto. Questo per dire che artista è stato Martin il quale dopo per vagabondato per mezzo mondo, è andato nel 1979 in Australia dopo a consumato i suoi giorni. E tutta l’arte di Philip Martin conserva la forza di un ininterrotto inno alla vita. La sua pittura è sempre annuncio di qualcosa che nasce, di un amore per l’esistenza che Martin aveva dentro di sé anche prima di diventare artista, quando frequentava le comunità francescane e cercava una sua strada nel mondo. Lui e la moglie vivevano di poco, se non di pochissimo. Avevano dentro quel pauperismo che il movimento hippie possedeva come proprio DNA e che nell’universo consumistico esplodeva

Philip Martin was one of the artists I found most striking when I began to write about art and take a look around me. A friend of Guy Harloff, another artistic irregular, he had a gift for fluid, extraordinary painting, taut, charged with positive energy. Just look through his papers and you will see what was inside this Englishman who roamed the world like a hippie, trying above all to live as he wanted, without constraints. In the mid-Eighties an old Milanese dealer, Pino Gastaldelli, told me that when Tancredi saw the paintings of his contemporary Philip Martin he was dumbstruck, because he saw him as a painter who made works similar to his own, and had somehow done it sooner than he had. This anecdote tells us what kind of an artist Martin was, who after wandering all over the world went to Australia in 1979, where he remained for the rest of his days. All of Philip Martin’s art conserves the force of an uninterrupted ode to life. His painting always seems to announce something that is being born, a love for existence that Martin had inside himself even before he became an artist, when he frequented Franciscan communities and sought his own path in the world. He and his wife lived on little, even very little. They carried inside them that pauperism that was the DNA of the hippie movement, and that in a universe of consumption exploded as a radical critique of contemporary society. This is why it is 5


come una critica radicale alla società contemporanea. Per questo definire Martin come un artista Pop è riduttivo. Certo è che la sua pittura ha scollinato le vette dell’informale per una pittura gestuale, totemica, magica. Ci sono dei riferimenti anche al mondo degli oggetti, ai viaggi, a qualcosa che ha a che vedere con la civiltà consumistica che gli scorreva accanto. Ma la sua resta l’utopia più pura che ci dice che l’arte è sufficiente a giustificare la vita, a riscattarla dalla miseria e dalla violenza. Le sue opere sono sempre di una potenza dolcissima. Le sue “affiches” annunciano un mondo nuovo, liberato da catene, aperto ai sentimenti e all’amore. La freddezza tassonomica della Pop americana è lontanissima. Philip Martin ha sempre guardato a come la Natura e la Bellezza potessero entrare in sintonia con gli individui. Solo questo gli interessava. Ogni sua opera è un viaggio iniziatico nella “Terra del Sì”, un frammento di un discorso amoroso sulla vita. L’arte è uno dei nomi che possiamo dare alla felicità. Diventa anche relativo il fatto di attribuire l’opera di un artista ad un periodo piuttosto che un altro, Philip Martin dipingeva per una umanità futura, libera da pregiudizi e da paure. Un anarchico utopista che ha capito che il dono che aveva doveva metterlo a disposizione degli altri. Del resto la sua creatività e la forza dei suoi gesti e dei suoi segni, sorgono da una scelta che non aveva bisogno di spiegazioni. Riguardare le sue opere a distanza di anni non cancella lo stupore e l’ammirazione per un pittore che la storia non può dimenticare, almeno quella fatta dagli uomini liberi di giudicare senza preconcetti o tabelle di valori catastali. Gli artisti di questo genere sono sempre dei protagonisti, con o senza il permesso del sistema dell’arte. 6

too limiting to define Martin as a Pop artist. Certainly his painting rose above the heights of the Informal towards a totemic, magical, gestural painting. There are also references to the world of objects, to travels, to something that has to do with the consumer civilization that flowed by his side. But his utopia remains a pure one, telling us that art can suffice to justify life, to redeem it from misery and violence. His works are always a very gentle form of power. His “affiches” announce a new world, freed of its chains, open to emotions and love. The taxonomic coldness of American Pop is very far away. Philip Martin always looked at how Nature and Beauty could be put into tune with individuals. He was interested only in this. Every work is a voyage of initiation in the “Land of Yes,” a fragment of a lover’s discourse on life. Art is one of the names we can give to happiness. The matter of attributing the work of an artist to one period or another also loses its some of its importance. Philip Martin painted for a mankind of the future, free of prejudices and fears. A utopian anarchist who understood that he had to make his gifts available to others. His creativity and the force of his gestures and signs came from a choice that required no explanations. Looking back on his works many years later alters nothing of the awe and admiration for a painter history cannot afford to forget, at least not the history written by men who are free to judge without preconceived notions or tables of property values. Artists of this ilk are always stars, with or without the permission of the art system.


Guglielmo Achille Cavellini

Guglielmo Achille Cavellini

Un ricordo di Phillip Martin

Phillip Martin: a memoir

(Estratto da: “GAC, 1946-1976 incontri/scontri nella giungla dell’arte”. Shakespeare & Company Editore 1977)

(Excerpt from: GAC, 1946-1976 incontri/scontri nella giungla dell’arte, Shakespeare & Company Editore 1977)

… a Venezia nei giorni della Biennale durante gli incontri iniziavano nuove amicizie fu Scanavino a farmi conoscere il pittore Phillip Martin e sua moglie forse i personaggi più spettacolari apparsi a quella vernice Martin è un tipo molto alto secco allampanato con una folta barba la moglie invece piccola e grassa una coppia fisicamente discordante che si fa notare Martin mi avrebbe mostrato i suoi lavori il giorno seguente nell’albergo dove alloggiava ma anche l’abbigliamento del pittore olandese Karel Appel attirava l’attenzione di tutti con i suoi pantaloni di color carota chiari una leggera e aderente maglietta a mezze maniche un ciuffo biondo che gli cadeva sulla fronte e un paio di enormi baffi taglienti sul suo viso rubicondo e contadinesco….il giorno seguente non mancai all’appuntamento con Martin alloggiava in un alberghetto nei pressi dell’Accademia da una grande sacca levò qualche tela arrotolata e dei dipinti su carta che distribuì sul pavimento per mostrarmeli ma non ero ben disposto ad acquistare quadri invece mi incuriosì la sua singolare persona e anche la sua pittura che lo fanno sembrare un apologeta della speranza un missionario della redenzione poi la singolare coppia Martin sarebbe partita per la Spagna promisi una visita in occasione di un mio prossimo viaggio a Parigi e questo avvenne l’anno seguente ma non conoscevo il loro indirizzo inutilmente cercai il suo numero di telefono ed il mercante che mi diede le informazioni necessarie per rintracciarlo si

…new friendships began from encounters in Venice during the Biennale it was Scanavino who introduced me to the painter Phillip Martin and his wife perhaps the most spectacular characters at that opening Martin is very tall lanky with a thick beard while his wife is short and chubby a physically discordant couple that gets noticed Martin would show me his works the next day at the hotel where they were staying but the apparel of the Dutch painter Karel Appel also attracted everyone’s attention with his pale carrot-color trousers a light clinging shortsleeved jersey a blond tuft dangling on his brow and an enormous moustache cutting across his ruddy peasant-like countenance… the next day I took Martin up on his offer he was staying in a little hotel near the Accademia he pulled some rolled-up canvases and paintings on paper out of a big sack and spread them out on the floor to show me but I was not in the mood to buy paintings instead I was curious about his singular personality and his painting that made him seem like an apologist of hope a missionary of redemption and then that odd couple departed for Spain I promised a visit on my next trip to Paris which happened the following year but I didn’t know their address I tried in vain to find a phone number and the dealer who gave me the necessary information to track him down started laughing because Martin could not have a telephone and explained the type 7


mise a ridere perché Martin non poteva avere il telefono e mi spiegò quale genere di vita conducesse questo pittore irlandese la cui esistenza è una delle più romanzesche tra quelle che conosco andai a casa sua trovai la porta aperta ma nell’appartamento non c’era anima viva quasi senza mobili e dappertutto un gran disordine lasciai un biglietto annunciando il mio ritorno e l’ora dell’appuntamento mi ripresentai il giorno seguente trovai la porta ancora aperta l’intera famiglia Martin era in casa ma ancora a letto attesi che si alzassero poi assistetti alla loro colazione del mattino alla fine iniziai a parlare con Martin si esprimeva con difficoltà quasi balbettava inseguiva le parole e non sempre riusciva a raggiungerle allora sorrideva con quei suoi occhi azzurri e miti da vero irlandese a quel tempo Martin aveva trentaquattro anni molto alto magro e capelli incolti una gran barba che lo faceva assomigliare ad un messia o ad un asceta mi disse che era stato un terziario francescano dell’ordina anglicano poi aveva fatto parte del “Fellow Exiles” il tono del suo parlare era intenso con accenti mistici con tante ingenuità anche la signora Martin partecipò al nostro colloquio mi disse che non uscivano mai che non incontravano mai nessuno e che suo marito dipingeva moltissimo anche ventiquattro ore consecutive qualche rara volta vedevano Matta e Appel i soli loro amici tra i pittori soprattutto Matta era molto vicino a Martin il pittore cileno sosteneva che Martin fosse un pittore di grandi possibilità gli prevedeva un ottimo avvenire Martin mi confidò che Parigi è una città capricciosa e che il momento vero della sua fortuna non era ancora venuto bisognava avere una grande e serena pazienza e parlando del successo di certi pittori si giustificò dicendo che Appel era a Parigi da più di dieci anni e lui soltanto da 8

of life led by the Irish painter whose existence is one of the most fantastic known to me I went to his house and found the door open but there was not a living soul in the apartment almost without furniture and in great disorder everywhere I left a message saying I would return and setting a time then the next day I arrived there and found the door still open the entire Martin family was at home but still in bed I waited for them to get up and then sat with them during their breakfast in the end I began to converse with Martin who spoke with difficulty almost stuttering chasing down the words and not always catching them then he smiled with those meek blue eyes of a true Irishman at the time Martin was thirtyfour very tall skinny with unkempt hair a big beard that made him look like a messiah or an ascetic he told me he had been in the Anglican Third Order of St. Francis and then was part of the “Fellow Exiles” the tone of his speech was intense with mystical accents and many naive aspects Mrs. Martin also took part in our conversation she told me they never went out never met anyone and that her husband painted a great deal even for twenty-four hours at a time on rare occasions they saw Matta and Appel their only friends amongst the painters especially Matta was very close to Martin the Chilean artist believed Martin was a painter with great possibilities and foresaw a great future for him Martin confided that Paris is a city of whims and that the true moment of his success had yet to come it was necessary to have great serene patience and speaking of the acclaim achieved by certain painters he justified himself saying that Appel had been in Paris for more than ten years and he had only been there for three Martin’s wife also painted but never showed her work to anyone then Martin told me they had traveled in the world


tre anche la moglie di Martin dipingeva ma non mostrava mai a nessuno i suoi lavori poi Martin mi raccontò che hanno girato il mondo e che si considerano dei pittori ambulanti nel ’51 egli fece una mostra a Firenze il giorno dopo l’inaugurazione arrivò un telegramma da Londra dove gli comunicavano la distruzione completa del suo barcone dove alloggiavano sul Tamigi a causa di un incendio in quell’occasione gli amici di Firenze si dimostrarono molto solidali e li aiutarono ogni tanto qualcuno vedendo Phillip così magro e malconcio per le strade di Firenze gli metteva nelle mani qualche soldo poi per quattro anni si fermarono in Italia quasi sempre a Venezia si spostarono quindi sulla Costa Azzurra pensando fosse facile vivere da quelle parti eseguendo ritratti alle vecchie contesse ma per vivere dovettero raccogliere olive a un tanto al giorno dormivano in una stanza senza vetri saltarono molti pasti così Phillip si ammalò e venne ricoverato in ospedale la moglie rimase sola senza conoscere una parola di francese e mi confessò di non averlo mai imparato parlava ancora soltanto l’inglese così era costretta a rimanere a casa e l’incarico per la spesa toccava a Martin o al figlio più grande invece i bambini parlavano il francese e frequentavano le scuole a Parigi alla fine Martin mi mostrò i suoi quadri e gli chiesi spiegazioni sui simboli che sempre ricorrono nelle sue opere mi spiegò che la foglia è la rinascita della natura le candele sono il rituale il legno è la vita il sole la potenza Martin affermava che la sua pittura è nata nelle strade di Londra di Parigi e nei villaggi italiani del sud a contatto con la miseria umana le sue opere non mi lasciarono indifferente sprigionavano una intensa carica di misticismo avevano una loro autonomia di linguaggio gli acquistai due tele e una decina di tempere su

and considered themselves itinerant painters in 1951 he had an exhibition in Florence the day after the opening a telegram arrived from London to inform him of the complete destruction of the boat where they lived on the Thames due to a fire in that circumstance the friends in Florence were very supportive and helped him every so often seeing Phillip so skinny and raggedy on the streets of Florence they gave him some money then for four years the couple stayed in Italy nearly always in Venice after which they went to the French Riviera thinking it would be easy to live there making portraits of old countesses but to live they had to harvest olives for a daily wage they slept in a room with no glass in the windows and missed many meals so Phillip fell ill and was put in the hospital his wife was left on her own knowing not a word of French she confessed she had never learned and spoke only English so she was forced to stay at home and the shopping had to be done by Martin or the elder son instead the children spoke French and went to school in Paris and in the end Martin showed me his paintings and I asked him to explain the symbols that always recur in his works he explained that the leaf is the rebirth of nature the candles are ritual and wood is life the sun is power Martin said his painting was born in the streets of London of Paris and in villages of southern Italy in contact with human suffering his works did not leave me cold they unleashed an intense sensation of mysticism they had their own linguistic autonomy I bought two canvases and about ten temperas on paper because it seemed to me that his symbols in smaller size displayed even more charisma and mystery in the end I took my leave of the “Gandhi of modern painting” as Alain Jouffroy called him I promised another visit but I did not keep my 9


carta perché mi sembrò che i suoi simboli in misura ridotta manifestassero ancor più fascino e mistero alla fine mi congedai dal “Gandhi della pittura moderna” come lo ha ben definito Alain Jouffroy gli promisi un’altra visita ma non mantenni la promessa invece alcuni anni dopo venne lui a trovarmi con una voluminosa cartella contenente delle tempere su carta come quelle che gli avevo già acquistato credo che avesse avuto bisogno di soldi per intraprendere il viaggio con tutta la famiglia alla volta dell’ Australia dove intendeva stabilirsi forse vi andava per ricercare stimoli per la sua arte già sapevo di un suo lungo soggiorno in India certo che Martin a giusta ragione può definirsi un pittore ambulante ma anche il viennese Fritz Hundertwasser è un tipo che ha molte cose in comune con Phillip Martin la magrezza la lunga barba la stravaganza nel vestire i cambiamenti di residenza una volta mi fece visita e sul tetto della sua automobile c’era un grande quadro che non mi volle mostrare perché ancora in lavorazione mi disse lo avrebbe ripreso durante il viaggio in qualsiasi posto si fosse trovato era quella ormai una sua abitudine comune con molti altri artisti…..

anni ‘60 the 60ies

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promise instead after a few years he came to see me with a large folder containing temperas on paper like the ones I had already purchased I think he needed money for a journey with the whole family to Australia where he intended to settle maybe he wanted to go there to seek stimuli for his art I already knew of a long stay in India certainly Martin can justifiably consider himself an itinerant painter but the Viennese artist Fritz Hundertwasser is also a fellow who has many things in common with Phillip Martin the slim build the long beard the outlandish clothing the changes of residence one time he came to see me and on the roof of his car there was a large painting he did not want to show me because it was still not finished he said he would continue making it during his travels anywhere he ended up by then this was his habit and one shared by many other artists…


Emblemi 1951

cm. 26 x 78 olio su carta su tela / oil on paper laid on canvas

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Masque Affiche 1956 Aix 8/1956

cm. 34 x 28 olio su tela / oil on canvas (Coll. Privata, Livorno)

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Interior Sun 1957 Aix 1/57

cm. 63,5 x 54 olio su masonite / oil on masonite (Coll. Privata, Livorno)

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Affiche pour Mallorca 1957 Mallorca 3/12/57

cm. 91,5 x 74 tempera-gouache su carta / gouache and tempera on paper (Coll. privata Milano)

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Composizione 1959 1-6-59

cm. 100 x 93 vernici su tela / varnish-colour on canvas

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Affiche Elementale 1959 Paris 11/59

cm. 38,5 x 38,5 tempera su carta su tavola / tempera on paper laid on board (Coll.privata, Milano)

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Ascension (Formation avec esprits) 1960 F 8/60 cm. 73 x 91 tempera su tela / tempera on canvas

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Sign-Diamond 1960 Paris 1-60

cm. 27 x 39,5 tempera su carta / tempera on paper

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Dupliante Ascete 1961 Paris 1/61

cm. 50 x 60 tempera su carta su tela / tempera on paper laid on canvas

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12) Composition 1961 Paris 25-2-61

cm. 35 x 50 olio su carta su tela / oil on paper laid on canvas (Coll. Privata, Livorno)

Crown Guardian 1961 Paris 3/61

cm. 20,5 x 27 tempera su carta / tempera on canvas (Coll. Privata, Livorno)

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Guardian Formation Paris 1961 P. 29-5-61

cm. 30 x 40 collage di carte su carta / papers collage on paper

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19) Emblem 1961 F. 7/61

cm. 32,5 x 44 tempera su carta uso mano / tempera on special paper (Coll. Gori, Prato)

I will lift up mine eyes the hills 1961 F 22/7/61

cm. 32 x 44 tempera su carta / tempera on canvas (Coll. Gori, Prato)

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Stars Festival for Twins 1961 F 7-8-61

cm. 32 x 44 tempera su carta / tempera on canvas (Coll. Gori, Prato)

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Formation in Ascent 1961 Paris 12/61

cm. 115 x 195 collage e vernice su tela / collage and varnish-colour on canvas

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The Secret 1961 R. 9/61

cm. 34,5 x 50,5 olio e collage su carta / collage and oil on paper

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Shrine in Flower 1959-61 Paris 29/3/1959-61

cm. 73 x 50 tempera-gouache + grafite su carta / tempera and gouache + crayon on paper (Coll. privata Milano)

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Composition 1962

cm. 39 x 52 olio su carta su tela / oil on paper laid on canvas

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Contruction for Guardians 1961 22/12/61

cm. 89 x 145 collage e vernici su tela /collage and varnish on canvas

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Resurrection of the TAU 1963 Pdy. 11/1963

cm. 80 x 91 collage e tecnica mista su tavola / collage and mixed media on board

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Voyage Paris 1965 Paris 10/65

cm. 28,5 x 41 tempera e collage su carta / tempera and collage on paper (Coll.privata, Milano)

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Affiche 1968 Pondicherry 10/68

cm. 15 x 19 tempera e collage su carta / tempera and collage on paper (Coll. privata Milano)

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Affiche 1973 Milano 1973/Melbourne 1973

cm. 77 x 60 tempera e collage su Masonite / tempera and collage on masonite

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Facciata – Finistère 1974 Roscoff 9-74

cm. 30 x 40 gouache e collage su carta / gouache and collage on paper (Coll. privata Milano)

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Affiche 1981

cm. 30 x 37 tempera-gouache su carta / tempera and gouache on paper (Coll. privata Milano)

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Phillip Martin, (Cork, Irlanda 1927 - Glebe, Sydney, 2014)

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BIOGRAFIA

BIOGRAPHY

Phillip Martin era nato nel 1927 da una famiglia irlandese proveniente da Cork, ha vissuto e lavorato in molti paesi del mondo. Nel 1948, dopo tre anni di servizio militare nella marina, ha cominciato a dipingere seguendo i corsi alla Abbey Art Centre di Londra, incoraggiato da Alan Davie e dove ha assorbito le influenze dei lavori di Arp, Schwitters e Jackson Pollock. Nei suoi viaggi ha incontrato e strinto amicizia con Matisse e Chagall. A Parigi negli anni ’50 ha spesso esposto le sue opere con i Tachistes tra i quali c’erano artisti come Jean Dubuffet e Henri Micheaux. Negli anni cinquanta, con sua moglie, la pittrice Helen Marshall, ha viaggiato continuamente, soggiornando e lavorando, in Austria (dove inizia il suo tema “Affiche”), Spagna e in Italia, esponendo a Parigi, Firenze, Venezia, Milano e New York. Nel 1951 ha la prima personale a Firenze nella Galleria di Fiamma Vigo. Nel 1962 la coppia soggiorna e lavora in India e nel 1969 arrivano a Sydney in Australia ritornando poi a lavorare sul lago di Como per passarci il resto dell’anno. Dopo lunghi anni di viaggi nel 1979 si stabiliscono a Sydney. Suoi lavori sono presenti in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo e sono stati esposti in oltre 40 personali e in molte mostre di gruppo nelle più importanti gallerie internazionali di Europa e Australia (come si può vedere nella dettagliata lista inclusa in catalogo). Phillip Martin spiegava come aveva iniziato a fare i suoi collage nel 1950 “ Questi provengono dal mio modo di vivere in strada, affascinato dall’usare le cose che gli altri gettano….Collage per me è la storia che ognuno vive giorno per giorno. Vivendo vicino a questi materiali in strada ho cominciato a sentire il loro linguaggio e a vederne la loro formazione…Come la sovrapposizione tra elementi pagani e cristiani che si vedono nei festival di tutta Europa. Il collage è sovrapposizione”. Phillip Martin è deceduto nella sua casa a Glebe nei pressi di Sydney il 23 novembre del 2014 all’età di 87 anni.

Phillip Martin was born in 1927 to an Irish family from Cork, and has lived and worked in many parts of the world. In 1948, after three years of naval service, he started to paint at the Abbey Art Centre in London, where he was encouraged by Alan Davie, and also absorbed influences from Arp, Schwitters and Jackson Pollock. In Europe he became friends with Matisse and Chagall. In the 50’s he exhibited in Paris with the Tachistes, among whom were artists such as Jean Dibuffet and Henri Micheaux. Also in the 50’s he and his artist wife, Helen Marshall, travelled extensively in Austria, Austria (where he began his theme “Affiche”), Spain and Italy, and exhibited in Paris, Florence, Venice, Milan and New York. 1951 his first oneman show in Florence, Galleria Fiamma Vigo. In 1962 the couple worked in India, and in 1969 came to Sydney, returning to Lake Como in Italy the following year. After more years of travel, in 1979 they finally settled in Sydney. His work is represented in public and private collections throughout the world, and he has had over 40 solo exhibitions and as many group exhibitions in some of the most important international galleries in Europe and Australia (for details, see detailed list enclosed). Phillip Martin tells how he began making his collages in 1950: “ It came about from my living on the street, being compelled to use things that other people rejected…. Collage for me is the story of one’s day-to-day living. Living so close to this material in the street, I began to listen to its language and watch its formations… Also, the juxtaposition of pagan and Christian elements in festivals we saw all over Europe. Collage is juxtaposition.” He passed away in Sydney on 23 November 2014 at the age of 87.

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Mostre Personali Solo Exhibitions

Selezione di Mostre Collettive Selected group Exhibitions

1951 Galleria Numero, Firenze 1952 Galerie les Mages, Venezia 1953 Kunsthalle, Bern 1954 Galleria del Cavallino, Venezia 1955 Pierre Matisse Gallery, New York Galleria del Naviglio, Milano 1958 Galerie du Dragon, Paris 1960 Galerie Le Gendre, Paris Galleria del Naviglio, Milano Galleria La Bussola, Torino 1961 Galleria del Naviglio, Milano Galerie Le Gendre, Paris Galerie Feigen, Chicago 1963 Galerie Le Gendre, Paris Galleria del Naviglio, Milano 1966 Palais des Beaux-Arts, Bruxelles 1967 Kunsthalle, Basel (retrospettiva) 1968 Jehangir Gallery, Bombay 1969 Holdsworth Gallery, Sydney 1970 Tolarno Gallery, Melbourne 1971 Galleria del Naviglio, Milano 1972 Galleria Gissi, Torino 1976 Galerie du Dragon, Paris Galleria San Luca, Bologna 1977 Galleria Gastaldelli, Milano 1978 Graphica Club, Milano 1980 Art of Man Gallery, Sydney Galerie Gammel Strand, Copenhagen 1981 Galleria Borgogna, Milano 1985 Irving Sculpture Gallery, Sydney 1987 Richard King Gallery, Sydney Galerie J.C. Riedel, Paris 1988 Coventry Gallery, Sydney 1989 Galerie J.C. Riedel, Paris Cibeal Arts Festival, Kenmare, Ireland 1990 Coventry Gallery, Sydney 1991 Galerie J.C. Riedel, Paris 1992 Galerie J.C. Riedel, Paris 1994 Coventry Gallery, Sydney ………… 2017 Galleria Peccolo, Livorno

1951 Gimpel Fils, London / Redfern Gallery, London 1952 Studio Facchetti, Paris (Michael Tapié Group) 1955 Kunsthalle, Bern Calligraphy East and West / John Herron Art Museum, Indianapolis Contemporary American and European Painting 1959 Anti-process Group, Paris, Milano, Venezia 1960 Salon Comparisons, Paris 1961 Galerie Birch, Copenhagen / Salon de Mai, Paris 1962 Ėcole de Paris Galerie Charpentier, Paris 1963 Salon Réalités Nouvelles, Paris 1964 Pittori della Collezione Cavellini, Pinacoteca Martinengo, Brescia 1966 Boxes, Galerie Maya, Bruxelles 1967 Galerie Cogiérne, Bruxelles 1969 Collezione Cavellini, Brescia 1971 Aspetti dell’Informale, Palazzo Reale, Milano 1973 Surrealismo ancora e sempre, mostra itinerante presentata da Patrick Waldberg, Milano, Torino, Bologna, Roma, Bolzano 1977 Grands et Jeunes d’Aujourd’hui, Grand Palais, Paris 1988 Black and White, Coventry, Sydney 1989 Works on paper 1939-1989, Charles Nodrum Gallery, Melbourne ……….

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Musei e Collezioni Pubbliche / Museum and Public Collections

Bibliografia selezionata Selected Bibliographie

Centre Beaubourg, Paris / C.N.A.C. , Paris / Contemporary Art Society, London / Detroit Musem / Dimona Museum, Israel / Guggenheim Foundation, Venezia / Kunsthalle Basel / Kunstmuseum Basel / Municipal Museum of Modern Art, Dublin / Musée des Beaux-Arts, Liège / San Francisco Museum of Modern Art / The Art Institute of Chicago / The Museum of Modern Art, New York /……………….

1953 Michel Tapié, Un art autre / 1959 Luce Hoctin, Cahiers du Musée de Poche / 1961 Alain Jouffroy, Combat / Pierre Restany, Cimaise, mai / 1962 Michel Ragon, Jardin des Arts / 1964 Dictionnaire des Arts Contemporains / Alain Jouffroy 20ème Siècle / 1966 The Internationale Avant-Garde in Paris, Dumont / Alain Jouffroy, Quadrum n.20 / Alain Jouffroy, Le Arti, Milano / 1967 ………

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Finito di stampare nel mese di febbraio 2017 presso la Tipografia Bandecchi e Vivaldi Pontedera


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