Itinerari erboristici - Le erbe dell’etna, l’officina del Carso

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Saverio Pepe

ITINERARI ERBORISTICI

LE ERBE DELL’ETNA, L’OFFICINA DEL CARSO


Note 1. Gli itinerari si intendono solo a fini naturalisti e ti turismo verde in quanto la raccolta e l’utilizzo delle erbe officinali, ha bisogno di competenze specifiche. 2. Ad ogni itinerario è possibile associare escursioni sportive o culturali essendo i territori particolarmente interessanti dal punto di vista dell’offerta turistica e ricettiva 3. Come per ogni itinerario nella natura è necessario avere abbigliamento adatto adatto alla stagione e alla propria condizione fisica

A caccia di erbe Quando si fanno escursioni nella natura, sia essa la campagna vicina o la montagna da raggiungere con cautela, ci immergiamo inconsapevolmente in un vero e proprio laboratorio farmaceutico. Le piante, gli alberi, le erbe infestanti e quelle autoctone sono sempre dei concentrati di sostanze vive e attive sia sull’organismo che sull’ambiente circostante. Principi attivi che 1

possono essere pericolosi o terapeutici a secondo delle piante. L’aspetto più interessante è senza dubbio il riconoscimento delle varie piante officinali per scoprire la natura anche dal punto di vista erboristico e botanico. Si noterà come suggerisce la floriterapia che le condizioni di crescita e di sviluppo della pianta, corrispondono spesso alla specifica azione terapeutica.


• LE ERBE DEL VULCANO •

A CACCIA DI ERBE SULLE PENDICI DELL’ETNA

Oltre ad essere un grande vulcano attivo, è anche un'alta montagna, svettante al centro del Mediterraneo che supera in altezza gli altri rilievi siciliani (la seconda vetta sicula dopo l'Etna è Pizzo Carbonara sulle Madonie, con 1979 m di quota). Il suo clima è quindi piuttosto vario in relazione all'altitudine ed all'esposizione, tuttavia è sempre di tipo mediterraneo, anche alle quote più alte, dove si segnalano scarse precipitazioni estive.


Il versante orientale, direttamente interessato dalle

Presenze erboristiche fascia pedemontana

perturbazioni provenienti dallo Ionio, è invece decisamente più umido. Il territorio etneo è un

L’ambiente costiero ionico, al pari dell'intera fascia

ambiente di grande interesse erboristico. La presenza

litorale siciliana, ha subito un forte degrado a causa

dell'uomo ha notevolmente alterato i precari equilibri

della persistente azione antropica. Quello etneo,

originari, soprattutto nel piano basale, a discapito di

prevalentemente roccioso, nonostante risulti fortemente

ambienti naturali, come le estese foreste pedemontane,

degradato, conserva ancora tratti di grande interesse

le zone umide e le zone costiere: con essi è scomparsa

naturalistico. Le nere scogliere laviche costituiscono un

una flora assai particolare e significativa, oggi non più

cordone ininterrotto da Riposto sino al Porto di Catania.

presente. Da un punto di vista dell'itinerario erboristico,

Le formazioni vegetali che sono presenti, si

la zona etnea va divisa in due fasce, la pedemontana e

differenziano in maniera molto netta, in relazione alla

quella collinare-montagnosa.

distanza dal mare.

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La vegetazione ad esso più vicino è costituita da alofite,

Il Ginestrino delle scogliere (Lotus cytisoides)

piante che amano vivere in ambienti ricchi di sale e

bellissima presenza erboristica da usare con cautela

terreni aridi, di importante valore erboristico. In questi

come stimolante della funzione renale.

ambienti difficili l'azione turbolenta delle mareggiate e le alte concentrazioni di cloruro di sodio nel suolo selezionano una vegetazione molto specializzata. Le alofite che si rinvengono più di frequente sono: Il Finocchino di mare (Crithmum maritimum) che ha proprietà diuretiche, depurative e digestive, ricco di vitamine e minerali. L’aroma ricorda quello del finocchio comune ma ha una sfumatura fresca e agrumata. Lo Statice virgato (Limonium virgatum), pianta officinale rara e per questo poco utilizzato a livello erboristico ma dalle grandi proprietà depurative e diuretiche. La Caccialepre (Reichardia picroidesvar. maritima), pianta amara dalle proprietà purificatrici del sangue

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Nella fascia più interna e distante dall'aerosol marino e

per circa 6 Km lungo la costa) dove trova condizioni

in ambienti litorali rupestri, ma anche in zone distanti

ottimali per il suo sviluppo. Questa vegetazione talvolta

dalla costa con clima caldo-secco, si insedia una

tende a ricolonizzare vecchi terrazzamenti in seguito

vegetazione arbustiva termofila a tratti piuttosto densa,

all'abbandono delle pratiche colturali. In questo caso

dominata dall'Euforbia arborescente (Euphorbia

essa rappresenta uno stadio intermedio che precede

dendroides), rimedio erboristico da usare solo per via

aspetti vegetazionali più maturi, quali i boschi a querce

esterna nella cura di piaghe, dermatiti, psoriasi.

caducifoglie (Quercus virgiliana e Quercus amplifolia). Nei tratti più degradati la macchia ad Euphorbia dendroides è invece sostituita da aspetti steppici perenni dominati da Asfodelo, Ferula communis dallo sgradevolissimo odore ma davvero potente digestivo e Thapsia garganica.

Tale formazione è ben rappresentata sul suolo roccioso della Timpa (spettacolare scarpata lavica che si estende 5


La vegetazione ad Euphorbia dendroides nella fascia

Adesso soltanto modesti lembi di bosco in parte

collinare e submontana lascia il posto ad una

degradato sopravvivono soprattutto sui versanti

formazione boschiva caratterizzata dalla presenza di

orientale e meridionale, un esempio è il modesto lembo

due querce caducifoglie: Quercus virgiliana e Quercus

di bosco presso contrada Campanarazzu, nei pressi

amplifolia). Questi aspetti, che si rinvengono dal livello

dell'abitato di Misterbianco (si tratta di un lembo di

del mare sino a 1000 metri di quota, non sono

querceto scampato all'eruzione del 1669, ed adesso

particolarmente esigenti nei confronti del substrato. I

minacciato dall'antropizzazione.

boschi a Quercus virgiliana, localizzati nelle aree soggette alla maggiore espansione urbana, hanno subito un pesante degrado sino a scomparire del tutto in estesi territori del vulcano.

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Sul versante sud-occidentale del vulcano, a quote

Vegetazione della fascia collinare e montana

comprese tra 700 e 900 metri, soprattutto nel territorio di Ragalna, si rinviene una vegetazione particolare in

Sul versante orientale dell'Etna, tra Zafferana e Milo, a

cui a Quercia virgiliana (Quercus virgiliana) si

quote superiori a 500 m, su suolo profondo e ricco di

accompagna al Bagolaro dell'Etna (Celtis aetnensis) con

humus, troviamo un interessante bosco misto a

i suoi frutti dolciastri, leggermente astringenti e un

caducifoglie mesofile. Esso si riscontra anche sul fondo

tempo utilizzati per la cura delle emorroidi. La boscaglia

di valloni umidi e freschi. Questo tipo di formazioni non

discontinua si insedia dunque su suoli profondi in cui

sono frequenti sull'Etna e meritebbero un'attenta

sono frequenti Quercus amplifolia, Terebinto (Pistacia

salvaguardia.

terebinthus), coltivata come porta innesto del pistacchio e oggi diffusa nei vivai a scopo ornamentale e forestale. Ci sono poi splendidi Lecci, diversi zone ad Alaterno (Rhamnus alaternus), comune componente della macchia mediterranea, usata e coltivata a scopo ornamentale, da diffondere per rimboschimenti e Ogliastro (Olea europea ssp. oleaster), le cui foglie sono molto interessanti dal punto di vista erboristico per la cura dell’ipertensione. Molto interessante la presenza di Celtis aetnensis è un interessante endemismo siculo, presente sull'Etna soltanto su questo versante. Una specie affine e più frequente è il Bagolaro comune, in dialetto minicucco, (Celtis australis), elegante albero che può raggiungere anche notevoli dimensioni 7


I boschi sempreverdi di Leccio (Quercus ilex) sono

albero dotato di capacità magiche e curative, contro le

formazioni submontane o montane legate a suoli

ferite e i sanguinamenti di ogni tipo. Talvolta il Pioppo

profondi e maturi. Sull'Etna sono alquanto rari. Si

forma densi popolamenti quasi puri all'interno di altri

rinvengono in zone abbastanza circoscritte del versante

boschi submontani o montani come i castagneti nella

orientale e meridionale, ma soprattutto sul versante

zona di Tarderia, le leccete presso Monte Minardo o le

sud-occidentale nella zona di Monte Minardo e Monte

faggete dei Dammusi.

Peloso a quote superiori a 1000 metri. Più in basso forma boschi misti assieme a diverse essenze caducifoglie. Tra le specie più significative che vi si rinvengono, oltre all'acero (Acer obtusatum) e al carpino nero (Ostrya carpinifolia), citiamo il frassino (Fraxinus ornus) e due interessanti querce (Quercus dalechampii e Quercus congesta). Il frassino è senza dubbio tra queste bellissime presenze botaniche, quella più interessante dal punto di vista erboristico. Su tutti i versanti dell'Etna, oltre 900 m di quota, si rinvengono formazioni boschive mai particolarmente estese a Pioppo tremulo (Populus tremula). Su questo

Sul versante orientale dell'Etna, a quote comprese tra

tipo di pioppo, sono in atto importanti ricerche nel

1200 e 1500 metri, su suoli evoluti e profondi si rinviene

campo della floriterapia (rimedio Aspen). Secondo le

bosco misto mesofilo in cui domina il Cerro (Quercus

antiche tradizioni erboristiche siciliane, questo era un 8


cerris). In questa formazione forestale osservabile

ascendente sul popolo siciliano che creò una leggenda

presso la Contrada Giarrita, si rinvengono

per nobilitare le grandi dimensioni di un castagno e per

frequentemente Quercus congesta, Quercus

questo chiamato "Castagno dei Cento Cavalli". E',

dalechampii, Fraxinus ornus, Acer obtusatum, Castanea

infatti, leggenda che la regina Giovanna (che, in verità,

sativa (Castagno), Pinus nigra ssp. calabrica (Pino

non fu mai in Sicilia) durante una battuta di caccia sul

laricio), Betula aetnensis (Betulla dell'Etna). Il miele di

monte Etna, a quel tempo ricco di daini, cinghiali e

castagno prodotto su questi versanti dell’Etna è insieme

cervi, in seguito a un furioso temporale avrebbe trovato

a quello toscano uno dei più pregiati in Europa, per le

riparo sotto il gigantesco castagno, assieme al suo

particolari condizioni botaniche dei castagneti. Anche la

seguito, formato da un centinaio di cavalli e di dame.

Betulla dell’Etna, ha una sua importanza nella tradizione erboristica, per la cura della gotta. Sull'Etna, al di sopra di 800-900 metri di quota, sono presenti estesi castagneti soprattutto nella zona di Tarderia, Milia e di Zafferana. Questi boschi, in passato, sono stati notevolmente favoriti o impiantati dall'uomo allo scopo di ricavarne legname da costruzioni, combustibile o alimento. In questa zona il nostro itinerario erboristico diventa itinerario storico, troviamo meravigliosi esemplari vecchi e maestosi come il Castagno dei Cento Cavalli. Il nome trae origine dalla

Guardandosi ancora intorno e salendo vediamo che il

leggenda della regina Giovanna di Napoli. Giovanna I

paesaggio etneo montano è caratterizzato dalla presenza

d'Angiò, che regnò dal 1343 al 1381, ebbe grande

di estese pinete nelle quali spicca la presenza di Pino

notorietà nell'Isola. Questa figura ebbe un grande 9


Laricio. Si tratta di una conifera ad elevato interesse

talvolta hanno risparmiato lembi all'interno di

forestale, usato nelle opere di rimboschimento, il cui

numerose e suggestive dagale. Le faggete risultano

legname è stato ampiamente sfruttato nel passato per

distribuite in massima parte fra 1400 e 2000 m di

ricavarne legna da ardere o per costruzioni. Il pino

quota, anche se in alcuni valloni profondi ed umidi del

laricio, oltre a boschi naturali, forma anche estese

versante orientale si rinvengono intorno a 800 m (Valle

pinete artificiali, caratterizzando, talora, la fisionomia

S. Giacomo). Sui versanti orientale ed occidentale, il

del paesaggio vegetale. Un altro esempio di

paesaggio altomontano oltre 1400 m è di nuovo

rimboschimento è rappresentato dalle estese pinete a

caratterizzato da estesi betulleti Betula aetnensis,

Pinus pinea del Boschetto della Plaja e quello dei Monti

interessante endemismo etneo dalla caratteristica

Rossi presso Nicolosi. Tutte queste varietà di pino

corteccia chiara e dal portamento cespitoso.

hanno grande importanza anche in gemmoterapia e in fitoterapia. Diverse esperienze si stanno facendo in tutta la zona etnea per promuovere lo sfruttamento erboristico di queste importanti presenze. Troviamo poi, boschi di Faggio (Fagus sylvatica) anche questi molto importanti dal punto di vista erboristico, su tutti i versanti del vulcano (particolarmente interessanti sono quelle di Monte Maletto, Monte Spagnolo, Monte Santa Maria, Dammusi e Piano Provenzana), ad eccezione di quello meridionale in cui si rinviene soltanto la piccola ma bella faggeta di Monte Vetore. La copertura boschiva di queste formazioni risulta qua e là interrotta dalle colate laviche che 10


La Betulla dell'Etna si spinge sino a 2000 m; man mano che aumenta l'altitudine il bosco si dirada sempre più per lasciare il posto all'astragaleto. I betulleti più estesi

Su tutti i versanti

si possono ammirare percorrendo il tratto della strada

dell'Etna, dagli

Mareneve che va dal Piano delle Donne sino al Rifugio

ambienti costieri

Citelli ed inoltre presso il Monte Baracca. Degna di nota

sino a

è la presenza di Cephalanthera maravignae, graziosa

1700-1800 m, gli

orchidea che spesso (soprattutto nei betulleti a quota

ambienti aperti e

più alta) si accompagna a diverse piante dell'astragaleto.

soleggiati, caratterizzati da un substrato sabbioso o roccioso, con suolo immaturo o degradato, sono colonizzati da una vegetazione pioniera ad appariscenti arbusti genistoidi quali la comune Ginestra (Spartium junceum), il Citiso trifloro (Cytisus villosus) e la Ginestra dell'Etna (Genista aetnensis). Queste specie in primavera ed estate ravvivano le nere colate laviche con splendide fioriture gialle: in particolare Spartium junceum rientra in una formazione più termofila che si insedia su suoli immaturi alle quote più basse. Tutte queste ginestre rientrano nell’ambito dell’interesse erboristico. Dunque il tour erboristico etneo è anche un tour antropologico, botanico e storico ma soprattutto una festa per gli occhi e per il naso. 11


• IL CARSO MEDITERRANEO •

LE ERBE OFFICINALI TRA FRIULI E SLOVENIA

L'Altipiano Carsico si estende dal Golfo di Trieste fino alle zone montane della Slovenia, dunque si ha la presenza di due tipi di clima. Due zone differenti di presenza di piante officinali e vegetazione ma strettamente collegate l'un l'altra, non solo dal punto di vista geografico. La parte prettamente mediterranea dell'Altipiano Carsico si trova a ridosso della stretta fascia costiera mentre la zona continentale nelle zone interne, non avverte gli influssi termoregolatori del mare.


Si può riscontrare la massiccia presenza di grotte e

Molto interessante dal punto di vista naturalistico ed

cavità naturali dovute alla struttura calcarea delle rocce

erboristico è la zona costiera che va da Duino al

che formano l'Altipiano. Anticamente il Carso si

promontorio di Miramare. Questa parte di territorio si

presentava come una zona brulla e pressoché priva di

presenta come una fascia di costa alta e frastagliata, in

vegetazione arborea, il rimboschimento (per lo più a

cui le falesie ricadono quasi verticalmente sul mare e

pino nero, pinus nigra) è opera dell'austriaco Ressel alla

con una fitta boscaglia mediterranea. Fra le rocce è

fine dell'Ottocento. Su questo albero sono in corso

possibile la vita vegetale, dove il terreno si presenta

moltissime ricerche in campo erboristico, specialmente

meno ripido e scosceso, trova posto la tipica macchia

nella vicina Germania. Infatti, questa varietà di pino,

mediterranea presente come "ostrio lecceta",

presente nell'Altipiano Carsico ed in particolare le sue

formazione che è tipica della fascia costiera del Carso

gemme, sembrano avere maggiore attività

triestino e delle coste calcaree della Dalmazia, in cui si

farmacologica del gemmoterapico derivato dal Pinus

riscontrano specie di grande importanza erboristica

Montana.

quali il leccio, il carpino nero, l'orniello, la carpinella, il terebinto, la filarea e l'acero minore, specie che raramente superano i 4-5 m di altezza. Lo strato arbustivo inferiore è molto fitto e vi abbondano Smilax aspera, Rubia peregrina e Asparagus acutifolius. Queste piante sono molto interessanti dal punto di vista erboristico. In particolare desta molto interesse, per la specificità dell'habitat botanico di questa zona carsica, l'ottima qualità erboristica della Smilax Aspera, la salsapariglia, rimedio officinale di grande importanza come depurativo e disintossicante. Lo "Stracciabrache" 13


sulle nervature. Le foglie sono di colore verde lucente, hanno un picciolo di 2-3 cm ed una lamina coriacea, cuoriforme e sagittata (4-5 per 8-10 cm). Dalla base del picciolo si dipartono due lunghi viticci. I fiori, di colore bianco e riuniti in piccole ombrelle ascellari o terminali, sono molto odorosi. I frutti maturano in autunno: sono delle bacche di colore rosso e di forma sferica (8-10 mm). Questa pianta entra nelle formazioni della macchia mediterranea e della lecceta: è comune in Italia e nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Altra presenza erboristica importante è il leccio in questa zona, studiato da diversi anni, sempre in ambito gemmoterapico, per le proprietà antiasteniche e tonificanti, della parte embrionale dell'albero. Il leccio è una quercia sempreverde che vive spontanea sulle terre dell'Europa e dell'Africa settentrionale. Il più grande lecceto del nord Adriatico si trova nel bosco della Cernizza tra Duino e il Villaggio del Pescatore. Un altro così viene chiamato in maniera popolare, è una liana

esemplare degno di essere citato è quello che si trova nel

sempreverde con fusti legnosi ma flessuosi. Numerose

Parco del castello di Miramare, siamo appunto in zona

sono le spine, disposte sui fusti, sul bordo delle foglie e

carsica, che ha una circonferenza alla base di 4,50 m, un'altezza di oltre 16 m ed un'età presunta di 140 anni. 14


L'itinerario erboristico di questa zona è dunque davvero

Il Carso continentale

molto interessante. All'estremo limite nord-occidentale di questa zona, spartiacque tra la zona a costa alta e

Al di là dei bastioni che si affacciano sul mare, il clima

rocciosa e quella bassa e sabbiosa si trovano le "Bocche

muta bruscamente da mediterraneo a continentale. Qui

del Timavo" un luogo davvero ricco di suggestione e di

gli inverni si fanno rigidi, più che in altre zone del Paese

presenze botaniche.

pur altimetricamente simili, per l'insistere di correnti orientali, con periodi di gelo piuttosto lunghi. La neve non è molto frequente poiché le precipitazioni sono più spesso dovute a correnti umide meridionali che portano la temperatura su valori superiori allo zero, e quando questa cade è generalmente accompagnata da forte vento di Bora (E-NE), ciò impedisce che la coltre superi i 10-20 centimetri. In questi eccezionali boschi predominano rovere e cerro consociati a carpinella e frassino minore. Vi sono vaste pinete di rimboschimento con alternanza di lande aperte sul terreno collinare. Queste zone di prateria con rocce affioranti prendono il caratteristico nome di landa carsica. E' il frassino, in questa zona ad essere molto importante da un punto di vista erboristico. Le foglie di frassino hanno una notevole effetto sull'acido urico e sono un potente diuretico. Per questo il frassino della zona carsica è considerato di elevata qualità erboristica, così come le sue gemme, dalle quali si ricava un potente 15


rimedio gemmoterapico usato contro i reumatismi. In

qui troviamo il pino nero inserito nel corso del grande

questa zona, tra frassini, cerri e carpinelle si possono

rimboschimento operato dagli austriaci. Per quel che

trovare anche delle abitazioni tipicamente carsoline, che

riguarda il sottobosco si possono trovare piante tipiche

rendono il nostro itinerario, ancora più dolce e

dell'arco alpino e piante tipiche della regione balcanica

suggestivo. In questa parte continentale dell'Altipiano

e illirica.

Carsico, molto bella è la Val Rosandra dove troviamo flora costituita da piante ad alto fusto, come quercia e

Pianta tipica della Val Rosandra è la Pulsatilla montana,

rovere che sono specie endemiche e sempreverdi. Anche

molto utilizzata in ambito omeopatico. La peculiarità di questa pianta sono le setole che proteggono la pianta dall'eccessiva traspirazione. Sempre in questa zona dell'Altipiano Carsico troviamo il Lilium carniolicum tipico delle zone montuose della Slovenia. Per le erbe naturalmente e per fortuna non esistono confini. Questo giglio è secondo molti botanici il più bello in assoluto. Sempre nei boschi del Carso troviamo la Paeonia officinalis. È una pianta erbacea perenne, alta fino a 60 cm. Predilige i pendii montani rocciosi, dove si presenta in piccoli gruppi. Numerose sono le coltivazioni ornamentali di questa pianta, selezionate per la varietà dei colori e per la ricchezza della fioritura. Il nome deriva dal medico greco Paeon, che la impiegò per guarire una ferita di Plutone. Nella Cina imperiale era simbolo di gloria e in tempi più vicini a noi faceva parte dell’arsenale magico di maghi e stregoni. È 16


caratterizzata da un robusto e profondo rizoma

nigra, presente solo nella porzione sudorientale del

fusiforme, fusti lisci ed eretti con un unico grande fiore

Carso, sempre in Val Rosandra. Si sta studiando come

alla sommità, di colore rosso-cremisi nella varietà

rimedio farmacologico ma al momento le notizie sono

spontanea, di gradevole odore e a comparsa tra maggio

poche. Dunque un itinerario erboristico che attraversa

e giugno.

un confine non solo geografico ma anche botanico.

Per quanto riguarda la Paeonia officinale del Carso, sappiamo che un tempo era usata per la produzione di sciroppi contro l’asma e la tosse ma sappiamo anche che è una pianta velenosa se parti di essa sono ingerite. Una piccola pianta bulbosa, molto caratteristica per la curiosa maculatura a scacchiera dei suoi fiori bruno porporini che ricordano quelli dei tulipani è la Fritillaria 17


L'Orto Botanico di Sgonico

per le grandi istituzioni, mentre oggi si rende sempre più necessario rivolgersi ad un pubblico più vasto con la

Molto interessante e da vedere l'Orto Botanico nel

presentazione di ambienti facilmente riconoscibili. In

comune di Sgonico, in provincia di Trieste. Fu avviato

questo interessante orto ci si è preoccupati pertanto di

nel 1964 ad opera di un gruppo di studiosi e amanti

mantenere e potenziare gli aspetti più significativi del

della flora carsica. Fu scelto il nome di Carsiana, sia

paesaggio carsico quali la landa, la boscaglia e il

perché l'intenzione era di conservare e raccogliere le

sottobosco, la dolina, la vegetazione rupestre e dei

specie più significative del Carso, sia perché si voleva

ghiaioni.

stabilire un ideale collegamento con l'orto botanico Juliana della Val Trenta che illustra gli aspetti della flora delle Alpi Giulie. Fin dall'inizio era nell'auspicio dei promotori, di poter affidare ad un Ente pubblico quanto era stato da loro realizzato per garantirne la continuità. Dal 1972 l'Amministrazione Provinciale di Trieste si è assunta l'onere di sostenere l'iniziativa, allo scopo di metterla a disposizione del pubblico. Nell'allestimento e nell'organizzazione di Carsiana si è rinunciato al criterio tradizionale di ordinare le collezioni di specie viventi in Il visitatore verrà a contatto con due tipi di

base alla sistematica botanica.

segnalazione: uno descrive di volta in volta gli aspetti Questa impostazione, che è la norma di quasi tutti gli

del paesaggio carsico, l'altro si rifà all'etichettatura delle

orti botanici, continua ad avere la sua funzione didattica

singole specie e ne riporta il binomio scientifico, ove 18


possibile volgare, la famiglia di appartenenza, la distribuzione geografica e il periodo di fioritura. Per i particolari criteri di allestimento adottati, Carsiana è uno strumento di interpretazione dei principali ambienti vegetali del Carso e occasione per esibire le loro specie piÚ caratteristiche.. Dunque un itinerario che partendo dal Carso mediterraneo, arriva al Carso continentale, dove gli appassionati di erbe officinali e di turismo botanico, potranno avere grandi soddisfazioni.

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Saverio Pepe Racconto luoghi e sapori, racconto tradizioni e nuove frontiere forse non più nuove. Spiego e imparo di turismo “minore”: per gli Uffizi hanno già scritto in tanti, io vi parlo delle piccole Isole Frisone o della strade delle ciliegie e del vino in Friuli. Mi interessa il cibo come arte, il viaggio che ha il sapore della storia, la natura che si sente a suo agio nella contemporaneità, un pò come me. Ho una formazione di operatore della comunicazione multimediale, guida turistica, operatore erboristico e di terapie naturali. Le mie parole chiave sono turismo naturalistico, enologico, gastronomico, museale e termale, alimentazione naturale, tradizioni culinarie, eccellenze locali, terapie dolci, medicine alternative, agricoltura biologica, trasporti, ambiente, cosmesi naturale, animali, treni. Ho database tematici, contatti diffusi, un potente Mac, una scrivania di 3 metri, un versatile Lumia 1520, un Ipad della prima generazione, una eccellente Reflex, un appetito irrefrenabile non solo per il cibo ma anche per tutto quello che non conosco o che mi emoziona.

www.saveriopepe.eu

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