La tavola d'estate

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Saverio Pepe

La tavola d’estate


Acqua, sali minerali e vitamine Le alte temperature ma anche lo stile di vita più intenso, richiedono alla tavola di stagione alimenti freschi e vitali che offrano sostanze nutritive altamente biodisponibili. Ovvero immediatamente utili per l’organismo. La natura offre nei giorni dell’estate tanta frutta golosa ricca d’acqua ma soprattutto tanta verdura, campione di protezione della salute e miniera del megli che possiamo a trovare a tavola. Una tavola saporita, luminosa, dissetante che non richiede grandi preparazioni o lunghe ore in cucina. L’occasione per riscoprire anche il biologico che nell’estate ha il suo top di qualità. Parliamo di tavola e di campagna italiana di stagione e dunque pomodori, albicocche, ciliegie, angurie, zucchine, cetrioli, peperoni, melanzane e tanta altra frutta e verdura in sinergia con le più salutari erbe aromatiche come la menta e il basilico. Senza dimenticare il peperoncino, ancora più utile proprio in estate.


Albicocche del buonumore Un saporito concentrato di magnesio, rapidamente assorbito grazie alla presenza del sorbitolo, uno zucchero semplice. Questo l’identikit delle albicocche, così da essere un frutto che contrasta i disturbi neuro vegetativi dovuti all’ansia e alla depressione. La ricchezza in magnesio è associata anche alle grandi quantità di provitamina A, che fornisce energia e vitalità. Le albicocche sono dunque indicate nei casi di tensione nervosa, emicrania, sindrome pre mestruale. Sono la merenda ideale per i bambini agitatati ed iperattivi. Contengono anche serotonina, sostanza essenziale per l’equilibrio sonno veglia. Le albicocche consumate di sera, favoriscono il rilassamento muscolare ed un buon sonno ristoratore. Il magnesio inoltre contribuisce a normalizzare le situazioni d’ansia, specie se si manifestano con disturbi gastrici come la colite o nausea. Gli zuccheri semplici delle albicocche, sono assorbiti in maniera lenta grazie alla presenza di acido malico e potassio. Questo fornisce energia ed equilibrio alle persone che si sentono esaurite mentalmente e fisicamente. L’albicocca è il rimedio principale, nelle terapie naturali alimentari, nella stanchezza cronica con ansia. Un maggior consumo di frutta è la base da cui parte qualsiasi strategia alimentare per la prevenzione di malattie e che vuole essere anche anti age. L’albicocca contiene in sé tutte le proprietà che deve avere un frutto salutare. Fonte eccellente di provitamina A e di antiossidanti, mantiene in salute la pelle, gli occhi, il cuore, abbassando i livelli di colesterolo. Secondo una recente ricerca pubblicata in Usa 2


dagli Archives of Opthamology, il consumo di una-due albicocche al giorno è una efficace arma contro la maculopatia della retina. Ricche di zuccheri semplici e fibre delicate, proteggono l’apparato digerente, stimolando le naturali difese contro le tossine. Le albicocche sono considerate un frutto che protegge la salute, agendo a 360 ° su tutto l’organismo con la vitamina C, il potassio, lo zinco e il rame di cui sono ricche. L’arma in più che hanno le albicocche si chiama luteina un antiossidante già famoso per la protezione della vista ma che ulteriori e recenti ricerche, mostrano essere potente stimolo nell’eliminazione dei grassi cattivi nel circolo sanguigno. L’azione sulla pelle non si limita a favorire il tono e l’idratazione ma anche a proteggere dalla malattie degenerative, causate dalla lunga esposizione al sole. Non sempre estate significa buonumore e spensieratezza. Chi soffre di insonnia e ansia, vede peggiorare la situazione per il caldo e l’umidità. L’albicocca è un valido aiuto per aiutare il sistema neurovegetativo, grazie alle elevate dosi di carotene e magnesio. Entrambi i nutrienti sono molto importanti per le persone che soffrono di esaurimento psicofisico, in quanto aumentano l’energia fisica, favorendo contemporaneamente un efficace rilassamento. Sono ideali per chi soffre di sindromi pre mestruali. Grazie anche al tantissimo potassio e vitamina PP, sono un frutto ideale per i bambini iperattivi, agitati, in quanto le albicocche, permettono di recuperare tutto quello che si perde con la sudorazione, regalando un salutare effetto anti nervosismo. La proprietà anti ansia è accentuata dalle grandi dosi di sorbitolo, zucchero semplice che agisce in maniera naturale sul colon irritabile, sulla digestione difficile, favorendo un sonno regolare. Le albicocche sono il frutto ideale

per le persone che soffrono di nevrastenia, con problemi di stitichezza nervosa e difficoltà ad addormentarsi.

L’albicocca è originaria ed è il simbolo stesso dell’Armenia dove viene festeggiata come se fosse una reliquia. Il nome botanico è infatti Prunus armeniaca. Proprio dall’Armenia arriva la leggenda che racconta come l'albicocco era considerato in antichità una pianta ornamentale dalla folta chioma, dal fogliame verde e dai fiori bianchi. Quando l'Armenia fu invasa da un esercito nemico, si dovettero abbattere gli alberi improduttivi per il legname. La figlia del re, essendo molto affezionata ad un albicocco del giardino di 3


corte, trascorse la notte precedente alla guerra piangendovi vicino. Il mattino seguente si risvegliò e vide che sull'albero erano cresciuti frutti dorati, le albicocche. La pianta arrivò a Roma, grazie agli Arabi, nel I secolo D.C e fu successivamente diffusa anche in Andalusia, Sicilia ed Africa del nord. Tra le varietà più apprezzate, soprattutto nel biologico, è la Monaco Bello dal frutto grosso, di forma rotonda e di colore giallo intenso, con la polpa molto zuccherina e succosa. Adatta per il consumo fresco ma anche per l’essiccazione e la cottura è la Precoce Cremonini, tipica dell'Emilia Romagna, grande e dalla polpa soda e arancione. Sia biologica che convenzionale è molto apprezzata per il sapore dolce è la Bulida, dalle dimensione medio-piccole, di colore arancio chiaro puntinato e che si riconosce dal fortissimo profumo. Ancora più dolce ma molto meno profumata, la Baracca è un frutto medio di colore giallo scuro, molto apprezzata per fare marmellate. Nell’ultimo decennio è passata da varietà locale a protagonista internazionale la Reale di Imola, l’unica ad avere il nocciolo dolce, dalle grosse dimensioni ovali, con buccia di colore giallo a sfumature rossastre. La polpa, di colore giallo limone, è molto profumata ma meno zuccherina ed ha conquistato i mercati europei soprattutto per il consumo fresco. Molto venduta nei negozi bio è anche la Luizet, varietà antica dall'aspetto ovoidale e molto grande, dal colore tra il giallo e l’arancio e dal sapore agrodolce.

gname e questo sarebbe stato anche il destino dell’albicocco, se una principessa non avesse pianto sotto la sua chioma per tutta la notte. Al mattino sull’albero erano cresciuti dei frutti dorati, le albicocche appunto. Nella tradizione popolare inglese sognare l’albicocca fresca porta fortuna mentre se la si sogna secca preannuncia perdite e danni. In Italia ci sono due presidi Slow Food per la valorizzazione di due varietà di nicchia, l’albicocca di Valleggia nel Savonese e quella di Galatone, nel leccese jonico. La produzione di albicocca di Valleggia è concentrata oggi nella fascia costiera fino a 300 metri sul livello del mare, da Albissola a Vado Ligure. I produttori sono piccole aziende che raccolgono e selezionano i frutti migliori ancora a mano che si caratterizzano per essere molto piccoli e molto dolci. L’albicocca di Galatone, produzione biologica d’eccellenza, è presente in molti negozi di alimentazione naturale ed è caratterizzata dall’intenso profumo e dalle piccole

Secondo una antica leggenda, in origine era la pianta ornamentale sacra al Dio del cielo che gli donava fiori bianchi come nuvole. Quando l’Armenia venne invasa dai Persiani, fu ordinato di abbatter tutti gli alberi che non producevano frutto per ottenerne le4


Pomodori anti age e per la dieta dimagrante Sempre presente sulle tavole italiane, i pomodori sono un ortaggio dalle proprietà anti invecchiamento e con efficaci capacità di protezione della salute. La sinergia tra vitamina C, antiossidanti e provitamina A, stimola il sistema immunitario, favorendo sia il ricambio cellulare che l’eliminazione delle tossine. I pomodori stimolano con delicatezza gli organi dell’apparato digerente, grazie anche a sostanze ampiamente studiate come il licopene, che fa dà spazzino in particolare per l’acido urico, i trigliceridi e il colesterolo. L’equilibrio di fibre e zuccheri semplici favorisce l’equilibrio insulinico, così da completare le capacità protettive. I pomodori, in particolare se maturi e crudi, sono molto indicati durante i processi di disintossicazione, per contrastare i segni del tempo anche sulla pelle. Le persone in sovrappeso che vogliono dare una sferzata di energia, salute e bellezza al proprio organismo, trovano nei pomodori un saporito rimedio. Contengono inoltre acido aspartico ed acido malico in notevoli quantità, che grazie alla sinergia con il fruttosio, vengono ottimamente assorbiti, accelerando i processi naturali di depurazione, così da sentirsi velocemente più in forma e in salute. Fibre delicate ma subito attive nella prima parte dell’apparato digerente, poche calorie e tanto selenio che dà energia psicofisica. 5


Così si presentano i pomodori sulle tavole di chi inizia o prosegue una dieta dimagrante. I pomodori crudi sono ricchi di acido malico, dalla naturale azione disintossicante nonché di potassio che favorisce il ricambio cellulare e dona energia muscolare. Oltre a rafforzare le strategie contro il peso in eccesso, un consumo di pomodori maturi è particolarmente utile per diminuire l’acido urico, il colesterolo, i trigliceridi. Sono una delle verdure più ricche in zolfo, dall’azione depurativa e stimolante della tiroide, così da accelerare il metabolismo dei grassi. Nei pomodori sono presenti in grandi quantità il betacarotene e le vitamine del gruppo B. Una saporita sinergia che contrasta la ritenzione idrica. I pomodori sono particolarmente indicati quando le diete dimagranti sono particolarmente rigide o quando oltre al peso si vuole tenere sotto controllo i primi sintomi del diabete. L

naco benedettino Vincenzo Corrado, esperto erborista, diventato cuoco alla corte di Ferdinando IV di Borbone, dove proponeva ricette seguendo un calendario liturgico-botanico. Spetta a lui l’invenzione della salsa di pomodoro, ma non l’accostamento alla pasta, che continuava ad essere mangiata in bianco con il formaggio caprino e olio o in nero col pepe. Solo nel 1839 l’aristocratico napoletano Don Ippolito Cavalcanti, raccontando quella che era già diventata usanza dei poveri oppressi dalla fame, illustrò la prima ricetta di pasta col pomodoro, “vermicelli co’ le pommadore”. Alla fine del secolo XIX, il distretto agricolo di Parma si lanciò nella coltivazione e trasformazione intensiva dei pomodori, sino ad allora poco conosciuti nel nord Italia, creando così l’industria conserviera italiana.

’azione antigrasso è potenziata dalla presenza di cloro oligoelemento e del ricco corredo di antiossidanti, che insieme favoriscono lo smaltimento delle tossine e mantengono alto il metabolismo. Arrivato dal Perù in Europa nel XVI secolo, il pomodoro continuò ad essere utilizzato come pianta ornamentale, con la quale si abbellivano le chiese nel periodo dopo la Resurrezione, in quanto gli stessi indigeni non la mangiavano. Coltivato nelle serre reali francesi, trovò nella piana tra Napoli e Salerno, ricca di ceneri laviche, il luogo adatto per lo sviluppo della coltivazione. L’impiego del pomodoro a tavola è dovuto al mo6


Pur essendo originari del sud America, gli antichi pomi d’oro, così chiamati in quanto di color arancione brillante, si diffusero in tutti i continenti, variando in diverse gradazioni il loro colore. In Africa la coltivazione dei pomodori è strettamente legata alle culture animiste. Tra i Bambara, popolazione africana stanziata nell’alto Niger, il succo del pomodoro è paragonato al sangue, è ritenuto principio di esistenza primordiale poiché i suoi grani sono sette e sette erano i pianeti conosciuti nell’antichità. Secondo il loro credo, Faro il Demiurgo, signore delle acque e del verbo, nel corso della riorganizzazione del mondo fecondò le donne con i pomodori e queste sono tenute periodicamente a sacrificarne il frutto alla divinità. Il succo è raccolto dalla rondine, messaggero del dio, che lo porta in cielo per farlo ritornare sotto forma di pioggia. Le coppie di questa tribù hanno l’abitudine di consumare pomodori a conclusione delle celebrazioni dei riti del matrimonio.

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Zucchine diuretiche per la dieta Tanta acqua, fibre subito attive e sali minerali ben assorbiti. Le zucchine con questo tris di capacità salutari, sono un alimento ideale durante la dieta, in particolare quando il sovrappeso è associato e ritenzione idrica ed ipertensione. In particolare le fibre delle zucchine agiscono nella parte alta dello stomaco, favorendo rapidamente il senso di sazietà. Per la loro particolare composizione botanica, continuano ad attirare acqua nel lume intestinale, durante la digestione, contrastando la stitichezza e agendo come potente diuretico. Ricche di provitamina A e potassio, agiscono direttamente sui reni, favorendo l’eliminazione delle tossine e migliorando la circolazione. Il potassio, contenuto in grandi quantità e ben assorbito, rinforza il sistema muscolare, fornendo energia salutare, di cui spesso si è carenti durante le diete dimagranti. Contengono inoltre buone quantità di zeaxantina, un antiossidante attivo sulla tiroide e sul metabolismo in generale, così da favorire la perdita di peso. Le zucchine sono dunque un valido alleato su più fronti quando si intraprende un regime dietetico e sono particolarmente utili, quando al sovrappeso è associata astenia e fame incontrollabile. Arrivati come la zucca, i pomodori ed altre verdure dal Sud America, i zucchini si diffusero soprattutto in Italia, grazie alle coltivazioni intensive in Toscana, tanto che in tutta Europa, zucchini è 8


il nome con cui sono commercializzati. In Scandinavia e nei paesi baltici, vengono venduti nei negozi con il nome di Italian zucchini o tuscany squash, a ricordare lo stretto legame storico e botanico di questo ortaggio con l’Italia che è anche il più importante produttore biologico al mondo. Sul corretto uso del nome di questo ortaggio, chiamato al maschile o al femminile zucchina, è intervenuta anche l’Accademia della Crusca, che ha stabilito il termine corretto è il maschile zucchino, essendo il primo termine cronologicamente attestato nel 1875. Nei paesi anglosassoni e nelle colonie britanniche sono conosciuti anche come baby marrow.

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Ciliegie: disintossicano, calmano e aiutano lo stomaco Golose, saporite ma anche rapidamente salutari, le ciliegie sono un concentrato di vitamina K, elemento basilare nei meccanismi della coagulazione del sangue. La vitamina K delle ciliegie agisce direttamente nel fegato, così da innescare un processo di depurazione di questo importante organo. La presenza del sorbitolo, uno zucchero semplice, il basso indice glicemico e la ricchezza in antiossidanti, permette all’organismo una profonda disintossicazione che coinvolge anche stomaco, reni ed intestino. Il consumo di ciliegie è utile quando vi sono eccessi di acido urico. All’azione di pulizia direttamente sugli organi, le ciliegie associano anche una azione protettiva sulle mucose gastriche e sulle pareti intestinali. Questo grazie alla presenza di una sostanza chiamata alcol périllile, che riequilibra il ph gastrico, favorisce delicatamente lo svuotamento gastrico, lenisce i villi intestinali infiammati. Una cura a base di ciliegie, inserite come spuntino e merenda è molto utile in chi ha maltrattato l’apparato digerente con cibi pesanti, alcool ed alimenti di scarsa qualità. Le ciliegie sono inoltre particolarmente indicati nei casi di infiammazioni gastriche ed esofagee, in quanto favoriscono la normalizzazione delle mucose e contrastano l’azione irritante di cibi e succhi digestivi. Le ciliegie sono un concentrato di manganese ed antiossidanti a veloce assorbimento. Una sinergia che ha uno specifica azione sul relax e sull’ansia, in quanto si manifesta favorendo il rilassamento muscolare. Ricche di antociani che migliorano il metabolismo 10


della melatonina, favoriscono il sonno e sono dunque un rimedio naturale per chi ha problemi di insonnia. Le ciliegie agiscono contrastando le infiammazioni delle articolazioni con una naturale azione antidolore, tanto da essere considerate la principale arma a tavola, contro il dolore cronico. Sono inoltre ricche di zeaxantina, una sostanza responsabile della colorazione che favorisce l’eliminazione della adrenalina in eccesso. Le ciliegie sono dunque un alimento eccellente per chi soffre di tensioni muscolari, ansia, agitazione che si manifesta con cefalea e tensione. Un goloso rimedio contro l’iperattività infantile, grazie anche alla presenza di rame e potassio, sostanze che favoriscono la concentrazione ed aiutano l’organismo a riequilibrarsi e rilassarsi. Gli zuccheri delle ciliegie si assorbono molto lentamente grazie alla presenza di provitamina A e alle delicate fibre. L’azione energetica si manifesta senza eccessi, favorendo così il senso di benessere e rilassamento.

la disintossicazione e la perdita di peso. Le particolari fibre delle ciliegie, si comportano come delle piccole spugne vegetali, che distendendosi nello stomaco e nell’intestino, saziando e favorendo l’eliminazione delle tossine. Non meno importante la presenza di potassio, che fortifica il cuore e la circolazione sanguigna, azione molto valida quando è presente una intossicazione generale con ipertensione e problemi vascolari.

Le ciliegie sono il frutto disintossicante per eccellenza, in quanto agiscono sia sul sistema circolatorio che su quello linfatico, favorendo l’eliminazione delle tossine e il rinforzo dei capillari, del cuore e delle funzioni annesse. Questo grazie a un mix salutare di acidi organici e melatonina, che aiutano i reni ad eliminare l’acido urico in primis ma anche altre tossine. Sono dunque ideali per chi soffre di gotta e ritenzione idrica. Oltre a dare poche calorie, le ciliegie forniscono un’alta quantità di acqua che rende questi frutti degli ottimi reidratanti, diuretici e depurativi, ideali per facilitare l’eliminazione delle scorie prodotte dall’organismo. Le ciliegie sono, inoltre, ricche di fibre altamente solubili, che contribuiscono a stimolare efficacemente il senso di sazietà nello stomaco e riducono l’assorbimento dei grassi, facilitando ulteriormente 11


Plinio narra che le ciliegie furono portate in Italia da Lucullo, dalla regione del Ponto, quando tornò a Roma dopo la vittoriosa campagna contro Mitridate. Fu grazie ai Romani se la coltivazione del ciliegio si diffuse in tutto l’impero, fino alla Gran Bretagna. Con le ciliegie si preparano famosi liquori: il cherry Brandy, il Kirsch, il Maraschino di Zara e famosi vini liquorosi come il Kische-wein danese. Per gli antichi Sassoni i vecchi alberi di ciliegio ospitavano divinità campestri capaci di proteggere i campi. Per i finlandesi le rosse ciliegie sono il simbolo del peccato, secondo le vecchie tradizioni luterane. Per i giapponesi il ciliegio rappresenta invece l’educazione, l’amabilità, le buone maniere. San Gerardo Tintore, patrono di Monza, viene chiamato il santo delle ciliegie, raffigurato nell’affresco di Bernardino Luini nel duomo di Monza, con i rossi frutti in mano. Secondo la leggenda in una fredda sera poco prima di Natale, Gerardo, che si recava spesso in Duomo a pregare, voleva restarvi per tutta la notte ma i custodi non glielo permettevano. Per convincerli promise un cestello di ciliegie nonostante che fosse inverno e nevicasse. La mattina seguente il santo donò a ciascuno di loro un cestello di ciliegie mature. La tradizione vuole che le ciliegie vengano consumate entro il 24 giugno, giorno di San Giovanni. Per questa ragione, in alcune zone d’Italia, si chiamano “giovannini” i minuscoli vermetti bianchi che si possono trovare dentro i frutti quando le ciliegie diventano troppo mature per le temperature calde. In Giappone la ciliegia è simbolo di purezza e di felicità. L’albero fiorisce in primavera e nella tradizione scintoista dà il via alle feste che favoriscono e proteggono i raccolti e un infuso di fiori di ciliegio sostituisce il tè nelle cerimonie nuziali. Nella mitologia baltica esiste

il dio dei ciliegi, Kirnis, al quale si facevano offerte di uova e di ceri accesi, per placare i venti provenienti dalla steppe.

Il nome dialettale cerasa, così come quello portoghese, francese, spagnolo e inglese deriva dal greco κέρασος, che era il nome della città del Ponto (l'attuale Turchia) da cui, secondo Plinio il Vecchio, furono importati a Roma nel 72 d.c. i primi alberi di ciliegie. Questo trasporto, di cui restano traccia in antiche leggende che raccontano il passaggio dalla Puglia, attraverso il Sannio verso Roma, si concluse, dopo i riti propiziatori alla dea Cerere, nella zona di Anzio, dove vennero piantati. Nella cultura greca era chiamato ”primo frutto del paradiso”. Anche il detto “una cilie12


gia tira l’altra” ci arriva dall’antichità a simboleggiare una tentazione irresistibile. Secondo la leggenda fu Lucullo a descrivere con questo detto, le ciliegie ai Romani, da cui l’appellativo di “luculliane” a quelle feste dove il cibo era molto apprezzato dai commensali e dove le portate, una tirava l’altra come le ciliegie. Anche il Re Sole amava moltissimo le ciliegie, tanto da realizzare le prime coltivazioni in serra di frutti dell’età moderna, nella stessa Versailles. In Giappone, nella tradizione scintoista è considerato il frutto sacro per eccellenza e l’albero è considerata la trasfigurazione.

www.prolocolanusei.it). Le ciliegie sono l’eccellenza della produzione biologica pugliese in particolare nel territorio di Turi (Ba). Tra le diverse qualità coltivate su un'area pari a quasi la metà dell'intero territorio comunale spicca la cosiddetta "Ferrovia", una ciliegia polposa e profumata, apprezzata ed esportata in tutto il mondo. Nel secondo week end di giugno si tiene la "Sagra della ciliegia Ferrovia", una mostra-mercato con stand per le degustazioni e venditori diretti. (Info 080 4517511; www.comune.turi.ba.it)

Per tutto il mese di giugno sono numerose le sagre dedicate alle diverse varietà di ciliegie. Tra queste molto seguita è quella che si tiene il secondo week end a Villanova d’Arba (Pc) famosa per le ciliegie chiare e molto profumate. Nel corso della sagra, oltre a degustare ciliegie mature e prodotti a base di ciliegie, sarà possibile vedere l'esibizione degli sbandieratori di Isola Dovarese e visitare Villa Verdi e Isola Giarola. all’interno del parco inserito nel territorio golenale del fiume Pò. (Info 0523837215; www.comune.villanova.pc.it). Altra sagra di antica tradizione è quella che si tiene a Lanusei (Og), territorio famoso per le ciliegie piccole, rosse e di grande sapore. Quest’anno per l’occasione del 150° anniversario d’Italia sarà un’edizione speciale della 28^ sagra delle ciliegie. Si potrà andare a spasso per il tipico centro storico sardo, attraverso piccole viuzze visitando le antiche cantine che per questi 3 giorni spalancheranno i loro vecchi portoni. Accolti dai cittadini, si potranno assaggiare le ciliegie mature, i prodotti locali, nonché seguire concerti ed esibizioni di danze e canti della tradizione popolare dell’Ogliastra. (Info 078240217; 13


Menta l’energia verde per l’estate Con l’aumento delle temperature e quando lo stress psicofisico si fa sentire, la bella stagione può portare uno stato di mancanza di energia. La menta è un ottimo tonico, dall’azione rapida che agisce sia a livello fisico che della digestione. Grazie al mentolo, contenuto in particolare nella menta fresca, il metabolismo viene stimolato in maniera rapida. Questa sostanza è studiata anche per le capacità antidolorifiche, in particolare nella cefalea da stress e accompagnata da ansia. Le capacità antidolorifiche si manifestano anche a livello gastrico in caso di difficoltà digestive e spasmi intestinali. Contiene anche acido fenolico, una sostanza ampiamente studiata per contrastare la stanchezza post prandiale e la debolezza fisica. Particolarmente utile per gli sportivi, la menta, inserita nelle pietanze quotidiana è un eccellente rimedio naturale per l’astenia, durante i periodi di surmenage fisico ed intellettuale. E’ inoltre ricca di manganese, una sostanza che stimola le funzioni neurologiche, potenzia il sistema immunitario, migliora il metabolismo muscolare. Il manganese presente nella menta è assorbito in maniera ottimale, grazie anche alla presenza di provitamina A, che contribuisce ancora di più, al profilo energizzante della menta. Nella mitologia greca si trattò di una creatura di bellezza straordinaria, la ninfa Myntha. Plutone, il fratello di Zeus e Poseidon, il 14


Dio del regno dei morti, amava follemente Myntha. Sua moglie Proserpina, la dea dell'agricoltura e della fertilità, disperata per la gelosia, decise di calpestare Myntha fino alla morte e completa distruzione. Come ultimo gesto d'amore Plutone fece crescere un'erbacea eterna con un caratteristico profumo indimenticabile e le diede il nome di Mynthe. I Romani credevano che la menta fosse in grado di aumentare la memoria, da cui la parola latina mens e quindi mente. Secondo un altra leggenda che arriva dalla Sicilia, quando la Sacra Famiglia era in fuga verso l’Egitto, la Madonna stremata dal caldo del deserto vide un cespuglio di menta. Il profumo bastò per rinfrescarla, facendole desiderare di poter dissetarsi e miracolosamente dalle foglioline della pianticella cominciarono a cadere gocce d’acqua profumate che diedero ristoro anche al Bambin Gesù. Ancora oggi in molte zone rurali del sud Italia, la menta è chiamata erba di Santa Maria.

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Cetrioli energetici, disintossicanti, buoni per la pressione alta Quando l’alimentazione è troppo ricca di grassi, sia animali che vegetali, l’organismo reagisce con quella che viene chiamata sindrome metabolica. Sovrappeso, ipersensibilità agli zuccheri, eccessi di trigliceridi e colesterolo cattivo. I cetrioli sono una potente e veloce risposta a questo tipo di problematica grazie all’acido tartarico, di cui sono la migliore fonte vegetale a livello alimentare. Questo acido, grazie alla particolare composizione vegetale dei cetrioli viene rapidamente messo in attività dal metabolismo e agisce come un potente disintossicante. L’azione è mirata sui grassi, per cui il consumo di cetrioli è particolarmente indicata nel sovrappeso e quando si ha bisogno di normalizzare il proprio stato di salute. Contengono anche la prolina, un aminoacido vegetale che grazie alla sinergia con le vitamine del gruppo B, stimola il metabolismo delle sostanze grasse in eccesso, agendo sia a livello ematico che epatico. I cetrioli, inseriti anche quotidianamente come contorno o come antipasto, aiutano la perdita di peso durante le diete ed abbassano trigliceridi e colesterolo cattivo. Ricchi in acqua e contenenti piccole quantità di zolfo e di uno zucchero semplice, il destrosio, mantengono in equilibrio il livello glicemico, così da essere la verdura ideale per chi tende al diabete ed è in sovrappeso. Chi soffre di ipertensione, con i primi caldi ha bisogno di alimenti ricchi di acqua, sali minerali ma anche capaci di controllare gli sbalzi pressori. I cetrioli sono ideali a questo scopo con le grandi 16


quantità di vitamina K che agiscono con microscopiche ma preziose quantità di molibdeno, un prezioso oligoelemento che abbassa la pressione. Ricco d’acqua sono naturalmente diuretici senza sforzare i reni. Per questo possono essere usati anche in gravidanza, durante la menopausa, le diete dimagranti, per contrastare la ritenzione idrica. Contengono un altra sostanza preziosa la cucurbitacina, che stimola l’eliminazione delle tossine attraverso le vie urinarie.

basso ma regolare il tasso di glucosio. Il risultato è quello di evitare i cosiddetti cali di zucchero, la mancanza di energia che colpisce molte persone quando la temperatura si alza, insieme al tasso di umidità. I cetrioli contengono inoltre grandi quantità di acido tartarico, sostanza in grado di ostacolare la conversione dei carboidrati in grassi, in modo da rendere evitare l’accumulo di tossine. I cetrioli sono dunque potenti depurati- vi che agiscono donando energia.

Un consumo di cetrioli è particolarmente indicato in caso di eccesso di acido urico. A rendere questo ortaggio davvero potente ed efficace contro la pressione alta, anche di origine nervosa è il triptofano, sostanza che agisce sul sistema nervoso, in concomitanza con antiossidanti, magnesio e manganese, tutte sostanze benefiche per la circolazione. L’effetto diuretico, disintossicante, antipertensivo dei cetrioli è veloce nella sua comparsa, per cui può essere usato come pronto soccorso alimentare, dopo una sequenza di eccessi alimentari. Con i primi caldi, la stanchezza si accentua, in particolare per quelle persone che sono sottoposte a stress fisico e psicologico. Un fresco energizzante estivo sono i cetrioli, che sono l’oggetto di importanti ricerche per alleviare i sintomi della sindrome da stanchezza cronica. Il cetriolo contiene infatti silicio, che è un elemento strutturale del tessuto connettivo. Grazie anche alla vitamina C contenuta, il silicio, migliora le performance muscolari e il tono generale dell’organismo. Pochissime calorie e tanto potassio: i cetrioli depurando l’organismo forniscono ulteriore nuova energia. Le particolari fibre dei cetrioli, garantiscono la corretta funzione intestinale aiutando il metabolismo a mantenere più

Il cetriolo, originario dell’India, in Egitto era uno degli ortaggi più graditi sulla tavola dei Faraoni. La Bibbia riporta che gli Ebrei, arrivati nella Terra Promessa, ne fecero il loro pasto preferito. Il cetriolo si conquistò presso Greci e Romani fama di stimolatore dell’intelligenza e grazie all’altissima percentuale di acqua 17


contenuta, venne apprezzato come dissetante e rinfrescante. L'imperatore Tiberio per degustare tutto l’anno i cetrioli, andò addirittura contro i suoi principi di parsimonioso e rude guerriero, facendosi costruire delle costose serre montate su ruote, perché ordino che “le preziose piantine possano così essere trasportate al sole di giorno e protette in luogo chiuso di notte”. Già nel ‘500, al cetriolo si riconoscevano, oltre a qualità gastronomiche, anche proprietà di rimedio estetico, utilizzandolo nella composizione di pomate e lozioni. Anche se l'India ha dato al mondo un gran numero di alimenti importanti e di altre piante coltivate, quella che ha avuto maggiore diffusione nel mondo sono i cetrioli, diventati pietanza tipica nelle cucine di ogni latitudine del pianeta. Originari del grande distretto agricolo indiano che si stende tra la parte settentrionale del Golfo del Bengala e dell’Himalaya, rimangono avvolti nel mistero per quanto riguarda la storia della loro coltivazione, in quanto non sono mai stati trovati allo stato selvatico. Ortaggio da sempre coltivato, sin dagli albori dell’agricoltura stanziale, erano conosciuti in tutto il mondo romano grazie a Tiberio che li faceva coltivare in ogni angolo dei territori conquistati per averne sempre a disposizione. L’Italia è il maggior produttore di cetrioli piccoli ma è uno dei minori consumatori in Europa. La produzione viene esportata quasi del tutto verso Germania e paesi dell’Est. Anche per le produzioni biologiche, soprattutto dalla Puglia, l’Italia è prima in Europa. Originario dell'India, il cetriolo, parente stretto dell’anguria, era già conosciuto e coltivato all'epoca dei Romani. Lo scrittore Pli-

nio ne parla nelle sue opere, ricordando che l'imperatore Tiberio era un grande consumatore di questo ortaggio, tanto da avere un suo personale orto di cetrioli sul lago Miseno. Tiberio per degustare tutto l’anno i cetrioli, andò addirittura contro i suoi principi di parsimonioso e rude guerriero, facendosi costruire delle costose serre montate su ruote, affinché le preziose piante potessero essere trasportate al sole di giorno e protette in luogo chiuso di notte. I cetrioli hanno avuto il loro spazio anche nell’arte italiana, grazie al pittore Vittore Crivelli del XV secolo, principale esponente della scuola squarcionesca, attivo nelle Marche. Nei sui fregi che arricchivano i dipinti di Madonne, al posto delle usuali mele cotogne e grappoli d’uva, appaiono cetrioli che a quei tempi erano considerati un ortaggio simbolo di sacrificio religioso. Famoso il dipinto Madonna adorante il Bambino, oggi conservato nella Chiesa di San Fortunato a Falerone vicino Fermo. 18


Fagiolini amici dello stomaco e della dieta Acido folico, zinco e fibre delicatissime. Con questo tris salutare i fagiolini sono un alimento ideale per contrastare le più importanti disfunzioni dell’apparato digerente. Digeribili e delicati sullo stomaco, sono indicati nelle gastriti, nel reflusso esofageo, nei problemi di meteorismo, in quanto sono a bassissimo indice di fermentazione e smuovono con delicatezza stomaco e prima parte dell’intestino. Con il loro indice glicemico basso e le fibre attive sino alla fine della digestione, sono un fresco e salutare rimedio per le stitichezze più ostinate specialmente se causate da abuso di lassativi. Ricchi di antiossidanti e vitamine del gruppo B, sono protettivi della mucosa gastrica, regolarizzando il ph gastrico. La digestione è facilitata, lo stomaco messo a riposo, l’intestino rimesso in funzione, senza alterare le funzioni degli organi. I fagiolini sono inoltre una eccellente fonte di ferro vegetale per cui sono particolarmente utile nelle diete vegane e vegetariane. La carenza di ferro è spesso associata a disturbi gastroenterici. I fagiolini riequilibrano le funzioni digestive, fornendo nel contempo ferro, che così diventa facilmente disponibile e ben assorbito. Poche calorie e ricchi di fibre attive sull’intestino. Con questo identikit i fagiolini si presentano come un alimento estivo ideale per supportare i regimi alimentari ipocalorici. Le loro fibre favoriscono la risoluzione delle stitichezze più ostinate. Un intestino ben funzionate è fondamentale durante la dieta dimagrante. Sono ricchissimi di vitamina B6, permettendo un migliore assorbi19


mento degli aminoacidi. Così oltre ad essere sazianti, sostengono l’energia psicofisica. Ricchi anche di provitamina A, regolano naturalmente il processo di assorbimento degli zuccheri, così da essere particolarmente indicati quando il sovrappeso è associato al diabete. Consumati come salutare antipasto, sono una fonte di potassio e calcio, minerali essenziali in qualunque regime dimagrante. Infatti queste due sostanze agendo in sinergia tra di loro, aumentano la capacità di eliminazione delle tossine, donando energia. Il consumo di fagiolini è particolarmente indicato nelle persone che debbono sottoporsi a diete rigide o importanti, in modo da non far mancare preziosi elementi all’organismo.

L’Emilia Romagna è la regione dalla quale proviene la gran parte della produzione italiana di fagiolini sia biologica che convenzionale. Ed è da Bologna che arriva il personaggio Fagiolino, maschera e burattino, che secondo la tradizione si muove soltanto nel casotto dello spettacolo e non conosce vita sul palcoscenico, parlando direttamente con il pubblico. Fagiolino è un povero, ma ricco di appetito, generoso coi deboli e severo con i cattivi. Si fa giustizia da solo usando il suo inseparabile bastone. Tipica è anche la cuffia bianca in testa, da "monello" bolognese che ricorda nella sua forma allungata e con punta finale, un fagiolino.

Volo diretto Ouagadougou-Pisa, per i fagiolini TerraEqua che arrivano freschi nei supermercati italiani. I fagiolini atterrano due volte alla settimana all'aeroporto di Pisa, il primo scalo aperto in Italia per l'interscambio commerciale con il paese africano. In precedenza si era costretti ad una "triangolazione" con Parigi: ora, grazie all'intervento della Regione Toscana, l'aeroporto di Pisa è diventato uno snodo strategico per i prodotti del mercato equo e solidale. Dal commercio equo e solidale di fagiolini verso l’Italia deriva lavoro per 4000 persone che vivono in 24 villaggi nella zona settentrionale situata a 100 km da Ouagadougou. Uno dei problemi da superare, per garantire la massima qualità delle forniture, era la situazione estremamente complessa del paese dal punto di vista della logistica e dei trasporti interni. In Burkina l'operazione è stata resa possibile grazie anche alla Ong Adapa, che fornisce in affitto congelatori, trattori, camion per il trasporto, insomma tutta l'attrezzatura necessaria per una coltivazione e un'organizzazione logistica efficiente. 20


Nespole digestive e anticolesterolo Le nespole negli anni scorsi erano consumate sempre meno. Ultimamente sono di nuovo in grande ascesa sulle tavole italiane, grazie alla riscoperta delle proprietà salutari e delle eccellenti produzioni biologiche. Le nespole sono attive in maniera salutare, su tutto l’apparato digerente, dallo stomaco, al fegato, sino all’intestino. Contengono sostanze peptiche che favoriscono la digestione, senza irritare le mucose dello stomaco e sono dunque adatte, ben mature, a chi soffre di reflusso e acidità. Sono anche tra le migliori fonti vegetali di acido acetico e formico, sostanze che stimolano il fegato nelle sue funzioni depurative, rendendo la bile più fluida. L’effetto sull’apparato digerente è quello di favorire l’eliminazione delle tossine, evitare gli accumuli di colesterolo e trigliceridi, contrastare la stanchezza post prandiale. Sull’intestino la loro azione può essere diversa in base al grado di maturazione. Infatti nelle nespole convivono tannini astringenti e zuccheri semplici molto attivi sull’intestino. Per cui nel caso di diarrea nervosa e meteorismo si preferiranno nespole meno mature, mentre in caso di stitichezza, nespole molto mature possono risolvere le stipsi più ostinate, specie se causate da farmaci o abuso di lassativi. 21


Il nome botanico Mespilus Germanica, deriva dal greco “Kratos” = forza, in riferimento alla robustezza della pianta e in particolare del legno. Inoltre vista la sua enorme diffusione in Germania, favorita dai romani, al momento della classificazione, Linneo, individuò la sua origine, in quest'area. Le nespole erano già conosciute in epoca romana, trovando la massima diffusione nel Medio Evo, quando entrarono a far parte della farmacopea ufficiale come principale rimedio contro la febbre. La leggenda vuole che questa pianta fosse sacra a Saturno e che proteggesse dagli stregoni.

te, alcol e zucchero integrale. Si procede quindi pestando le nespole mature e i noccioli in un mortaio e lasciandoli macerare per due giorni ricoperti di alcol in un terrina. A parte si prepara uno sciroppo con 350 gr di zucchero integrale sciolti in 160 gr d’acqua fredda, si mescola poi alle nespole macerate e già filtrate e si lascia riposare il composto per una giornata. Il liquore prima di essere imbottigliato va filtrato e poi conservato in luogo fresco e buio.

Secondo una tradizione della Vandea, un solo frutto di nespolo era sufficiente per metterli in fuga. Gli stregoni però, se l'albero non era stato benedetto, potevano nuocere a queste piante, durante una cavalcata notturna, rendendole sterili in modo che non potesse più dare frutti. Il ramo di nespolo, con i frutti già maturi, ha una sua precisa collocazione nel linguaggio internazionale dei fiori e delle piante, essendo dedicato per un regalo ad una donna matura e virtuosa. E’ tradizionalmente, per questo linguaggio, il dono da fare alla nonna. Capita spesso di trovare nespole non ancora mature e bisogna prestare molta attenzione alla maturazione che deve avvenire in luogo molto asciutto. Un tempo venivano poste sulla paglia in stanze arieggiate e non umide finché assumevano il tipico sapore vinoso dolce e venivano offerte agli ospiti con miele e acquavite. Da questo frutto si può ricavare anche un prelibato liquore, il Nespolino. Gli ingredienti base sono sei noccioli freschi di nespole, sei nespole mature pela22


Basilico contre le infezioni e contro il dolore Nel suo profumo forte, dolce, fresco sta il segreto dei suoi effetti salutari sul sistema immunitario e su quello osteoarticolare. Sono gli oli essenziali contenuti, in particolare eugenolo, a rendere il basilico un saporito disinfettante per l’organismo. Secondo recenti il basilico fresco è in grado di bloccare un enzima chiamato cicloossigneasi, responsabile delle infiammazioni sia delle mucose che delle articolazioni. Il basilico funziona dunque, grazie anche al potassio e alla vitamina C, come un antinfiammatorio naturale, una sorta di verde paracetamolo naturale. Efficace ed utile contro le febbri, le infezioni intestinali, i dolori cronici, la cefalea, il basilico rinforza il sistema immunitario. Un consumo di basilico fresco anche quotidiano è particolarmente indicato per chi si ammala facilmente, per le persone anziane, per gli sportivi impegnati in discipline che comportano una notevole usura delle articolazioni. E’ una ottima fonte di magnesio che associato ai carotenoidi presenti, permette una salutare energia sempre a difesa del sistema immunitario. Il basilico si può dunque considerare un aromatico scudo verde contro le malattie virali, anche per i bambini. Le prime tracce scritte sull’uso del basilico, risalgono ad oltre 4000 anni fa in Egitto ma la parola deriva dal greco e significa regale. Il riferimento reale deriva dal fatto che era considerato una pianta sacra in India, terra di origine del basilico. Il basilico veni23


va posto come corona ai morti, prima di essere posti sulle pire. Il legame con il sacro e con l’aldilà è testimoniato anche dall’uso di piantarlo sulle tombe in Iran, Malesia ed Egitto, come pegno d’amore eterno. Nella Grecia antica e Roma, il basilico non godeva di una reputazione positiva ed era associato alla povertà, l'odio e la sfortuna a causa della convinzione che il basilico, riuscisse a crescere dove nessuna altra erba poteva. Essendo gli uccelli molto golosi dei semi di basilico, si usava piantarli, gridando e spaventando i volatili. Da qui l’espressione tipica in Francia “seminare il basilico” che è il corrispettivo del nostro “seminare zizzania”. Nelle isole greche, ancora oggi è collocato sulle finestre, come amuleto contro il diavolo e la sua influenza.

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Pesche super energetiche e per la salute dello stomaco La frutta è un alimento di primaria importanza per la salute in tutte le stagioni ma spesso controversa per la questione della digestione. Le pesche invece sono un frutto che aiutano tutte le funzioni dell’apparato digerente, proteggendo e stimolando gli organi interni. L’azione salutare inizia dalla bocca con gli acidi malico e tartarico che creano un ambiente sfavorevole alle infezioni, proteggendo lingua, mucose e denti. La particolare cellulosa delle pesche, favorisce la digestione, accelerando i processi digestivi. Le pesche possono dunque accompagnare anche i pasti, in particolare quando sono ricchi di zuccheri e grassi. La ricchezza in magnesio protegge la mucosa gastrica e riequilibra il ph dello stomaco, così da proteggerlo ed evitare acidità e reflusso. Provitamina A, vitamina E e quelle del gruppo B, svolgono una azione sia stimolante ma anche protettiva su fegato, pancreas e reni. Infine l’intestino grazie alla sinergia tra acqua, acidi organici, potassio e la morbida cellulosa, favoriscono l’evacuazione e leniscono le irritazioni del colon e del retto. Le pesche sono un frutto utile per chi ha problemi di lentezza digestiva, stitichezza cronica, meteorismo, in particolare quando sono provocati da stress o da alimentazione sregolata con troppi grassi e calorie. Zuccheri semplici e tanto potassio. Con questo semplice e salutare identikit si presentano le pesche frutto energetico sia dal punto di vista fisico che mentale. Ricche in vitamine del gruppo B, sempre in sinergia con gli zuccheri lentamente assorbiti, combattono l’agitazione da 25


troppo caldo e favoriscono il riposo. Contemporaneamente grazie a ferro e provitamina A, tengono alto il metabolismo basale, fornendo all’organismo assediato dal caldo, ulteriore energia fisica. Oltre ad una azione direttamente stimolante, le pesche sono velocemente dissetanti, in quanto il potassio viene rapidamente immesso in circolo. Acido citrico, malico e tartarico contribuiscono a mantenere alto il livello di idratazione, agendo sulla circolazione. Un mix di sostanze nutrizionali, un’alta digeribilità, una velocità considerevole nel manifestare l’azione benefica e riequilibrante. Così le pesche diventano il frutto migliore per chi soffre d’ansia, acuita dal caldo ed associata a senso di spossatezza psicofisica. Adatta ai bambini iperattivi, per fornire calma e vigore allo stesso tempo. Fondamentale sulle tavole vegane o strettamente vegetariane, per non far calare d’estate il livello di energia musco-

lare. Stanchezza, spossatezza psicofisica, disturbi dell’umore. Sono tante le persone che accusano questi disturbi a causa del calore e dell’afa estiva. Un ottimo rimedio sono le pesche, frutti dalle proprietà rinfrescanti e disintossicanti, grazie alla presenza di calcio e potassio e l'abbondanza di zuccheri semplici. Le pesche sono mineralizzanti, tonificanti e ricostituenti, grazie anche alla presenza di vitamina C e provitamina A. Sono inoltre una fonte eccellente di potassio, il minerale più efficace per contrastare il caldo e gli effetti negativi dell’afa. Questo insieme di sostanze nutrizionali sono molto utili anche per il sistema nervoso, reintegrando in maniera leggera e veloce la perdita di sali minerali dovuta all'eccessiva sudorazione tipica del periodo estivo. Gli zuccheri delle pesche sono facilmente assimilabili, grazie anche alla sinergia di numerosi acidi organici responsabili del suo sapore, come

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l’acido tartarico e quello malico. Questa sinergia, permette un veloce recupero di forze psicofisiche, quando la stanchezza estiva, diventa un problema, soprattutto per bambini, anziani e donne in gravidanza. Persag in dialetto romagnolo, pèrsi in piemontese, peach in inglese e Prunus persica per i botanici. La pesca, appartiene alla categoria delle drupe come l’albicocca e la ciliegia. Le prime testimonianze ci giungono dalla Cina, dove circa 3000 anni fa cominciò ad essere rappresentata nelle pitture e nelle decorazioni, oltre che citata in poesie e canzoni. Le pesche erano associate al concetto di immortalità, tanto che in moltissime tombe cinesi si sono scoperte ciotole piene di pesche poste accanto al cadavere, come gesto di buon auspicio. Attraverso le carovane, il frutto giunse poi Persia. Scoperte dai Romani, che lo chiamarono persica, considerandolo originario di quel paese. Nell’antica Roma era elogiata, con scritti e discorsi da personaggi come Virgilio e Plinio.Il pesco è un albero originario della Cina meridionale, dove era considerato il simbolo dell’immortalità dell’anima. Dalla Cina, attraverso l’India, il pesco arrivò al seguito delle carovane di mercanti di spezie sino in Persia da dove giunse in Europa. Dalla Persia deriva il nome della specie, "persica" , inteso come mela o pomo persico. Ancora oggi le pesche vengono definite perseche in molte regioni del sud Italia. Nella tradizione mistica egiziana, la pesca era il frutto sacro di Arpocrate, dio del silenzio e dei bambini appena nati che venivano sfiorati dal Dio, quando iniziavano ad attaccarsi al seno materno. Nei primi secoli d. C le pesche arrivarono come frutti selvatici in Europa ma fu Alessandro Magno, affascinato dal legame di questo frutto con la mitologia egiziana, a far diffondere la coltivazione in tutto il bacino mediterraneo. In Italia le pesche di Romagna hanno un pregiato ed ap-

prezzato marchio Igp, conosciuto in tutta Europa. Le pesche Igp di Romagna vengono celebrate in una apposita sagra dal a metà luglio a Cesenatico (FC) dove saranno distribuite le tradizionali pesche in insalata. (Info 800556900; www.cesenatico.it). In Cina si credeva che nutrendosi del frutto di questo albero, si preservi il corpo dalla corruzione. La tradizione è così diffusa che si vuole che gli Immortali taoisti, figure mitologiche, si nutrissero di pesche e di fiori di pesco. Shou Xing è il Dio della longevità e della salute nella cultura rurale cinese ed originariamente era un saggio che, mangiando delle pesche magiche, ottenne l’immortalità. Viene raffigurato come un vecchio, con la testa a forma di pesca, calvo e con una lunga barba, con in mano una pesca. La credenza non tralasciano nemmeno il legno della pianta di pesco. Lavorato in forma di spada, è usato dai monaci per effettuare gli esorcismi e gli oggetti d’arredo scolpiti in legno di pesco, oltre alla funzione decorativa, assumono una azione di protezione della famiglia, della casa, dai pericoli della vita e dai fantasmi.

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Fiori di zucca, la potenza in giallo dell’energia vegetale I fiori di zucca, sono una delle migliori fonti vegetali di provitamina A e contengono anche piccole ma importanti dosi di ferro. Questi due minerali migliorano la salute della pelle, rinforzando le difese e la microcircolazione. Consumati, senza eccessi di condimento e preparazione, sono un vero e proprio integratore cosmetico, molto utile per affrontare con sapore lo stress del sole estivo. La provitamina A dei fiori di zucca, favorisce l’idratazione profonda della pelle, ne aumenta le difese contro i raggi Uva, accelera il metabolismo epidermico. La pelle appare più soda, nutrita ed idratata. Sono anche molto diuretici e forniscono all’organismo elementi ossidanti che proteggono il corpo dall’invecchiamento, favorendo l’eliminazione delle tossine. Sono inoltre una fonte di potassio, facilmente assorbito, caratteristica che ne accentua le proprietà disintossicanti, che si manifestano attraverso la pelle. La provitamina A in sinergia con il potassio sono efficaci anche per la pelle grassa e acneica, agendo sull’idratazione e sulla normalizzazione delle secrezioni sebacee. Delicati, decorativi ma anche validi energetici per il corredo di sostanze nutritive che sono ben assorbite. I fiori di zucca sono un efficace integratore per affrontare i disagi psicofisici del caldo grazie al beta-carotene e alla vitamina B2, che aiutano pelle, muscoli e sistema nervoso ad affrontare l’afa e la stanchezza estiva. Sono una eccellente fonte vegetale di ferro e questo li rendono necessari sulle tavole vegetariane e vegane. Sono anche ricchi in 28


potassio che in sinergia con le vitamine presenti, aiutano la muscolatura a mantenersi in tono e salute. Per queste caratteristiche e componenti salutistiche sono indicati quando durante le giornate calde, vi sono crampi, stanchezza generale, affaticamento mentale. I fiori di zucca contengono inoltre sostanze antiossidanti e fitormoni vegetale, sostanze salutari che entrano nella chimica del metabolismo corporeo, favorendo la salute degli organi e la produzione di energia vitale. Queste sostanze svolgono anche funzione protettiva sulla salute, così da fare dei fiori di zucca, un alimento da non farsi mancare sulla tavola, proprio durante l’estate, sia per l’aspetto energetico che di protezione dai danni della prolungata esposizione al sole. Delicati ma energetici, ricchi di tiamina, la preziosa vitamina B1 che durante l’estate aiuta l’organismo a sopportare il caldo e a non far diminuire i livelli di energia psicofisica. Contengono molti antiossidanti, che favoriscono le naturali funzioni depurative dei reni, eliminando le tossine in eccesso. Disintossicanti dunque senza, senza però essere diuretici. Sono oggetto di ampi studi in ambito alimentare per la presenza dei cosiddetti fitormoni, sostanze vegetali che oltre ad essere toniche, favoriscono l’assorbimento delle proteine e dunque il senso di benessere soprattutto a livello fisico. Piccole ma preziose quantità di luteina, sempre in sinergia con la vitamina B1, proteggono anche gli occhi dalla secchezza oculare e della irritazioni dovute alle alte temperature. Da non sottovalutare la presenza di potassio che permette ai muscoli di lavorare al

meglio. Un fiore saporito che è anche un ottimo integratore energetico. Particolarmente utili nelle diete vegetariane e vegane, per gli sportivi, per chi soffre di bassa pressione e mal sopporta il caldo estivo. I fiori di zucca erano utilizzati come decorazioni e come una sorta di “gioielli vegetali” dalle comunità Navajos in New Mexico. Queste popolazioni, utilizzavano sempre per le celebrazioni e le ricorrenze tribali, monili realizzati con turchese e conchiglie, intrecciate a fiori e vegetali. I fiori di zucca venivano utilizzati per decorare le redini con il quale si addobbavano i cavalli che venivano assegnati ai maschi della tribù nel rito del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Corone di fiori di zucca venivano realizzate 29


per decorare la capigliatura delle giovani ragazze, sempre nel passaggio da bambine a donne. I fiori di zucca per queste comunità rappresentavano la bellezza ma anche la brevità di questo periodo della vita.

le varie feste di giugno in Umbria, dedicate alla Madonna della Pietà, invocata contro le siccità estive, si mangiavano fiori di zucca, come simbolo dei raggi solari che sfamavano senza seccare la terra.

Utilizzati in quasi tutte le cucine tradizionali regionali italiane, vengono celebrati in diverse sagre e mercatini. Una delle sagre dei fiori di zucca più seguite è quella che si tiene a Nera Montoro borgo del comune di Narni, nelle colline ternane.

Sempre in Umbria e sempre tra fine giugno e inizio luglio, si tiene a Nera Montoro (Tr) la più grande sagra dei fiori di zucca in Italia, con mercatini, stand, incontri sulla coltivazione, pubblicazioni e menù proposti dai ristoranti del territorio.

La sagra si tine tra fine giugno e inizio luglio presso il parco piscina, con stand degustativi, mercato e coinvolgimento dei ristoranti della zona, per festeggiare un prodotto considerato una eccellenza, la cui coltivazione è nata con la nascita del borgo. L'abitato di Nera Montoro nacque agli inizi degli anni 30 come villaggio aziendale per i dipendenti dello stabilimento elettrochimico della Terni Industrie. La logica era quella di creare una unità lontana dalla città, in cui gli operai che erano tutti ex contadini, avessero a disposizione un orto per integrare i propri redditi e vivere in un ambiente salubre. Ne nacque una esperienza di città-giardino, rimasta sostanzialmente intatta, in cui i fiori di zucca ed altri ortaggi sono diventati coltivazioni di qualità biologica. (Info: 0744794024) Il consumo di fiori di zucca è diffuso in tutta Italia ma è soprattutto in Umbria e in Lazio che troviamo le più antiche ricette e tradizioni. Nella cucina medievale erano consumati soprattutto crudi o stufati con altre verdure ed erano considerati, in particolare nelle zone dell’Umbria, un piatto devozionale. Infatti durante 30


Peperoni, la bellezza d’estate Le verdure ricche di vitamine e con cellulosa che permettano il loro assorbimento, sono quelle che servono alla pelle per mantenere la sua salute e bellezza nei giorni caldi dell’anno. I peperoni sono una delle armi migliori per difendere l’epidermide durante l’estate. Ricchi di vitamina C perfettamente assorbita e molta provitamina A, stimolano in profondità i meccanismi di idratazione, favoriscono la produzione di collagene e difendono la pelle dall’azione dei raggi del sole e della salsedine. La vitamina C in sinergia con il rame contenuto, stimola la circolazione periferica, che aiuta la pelle a mantenere alto il tono e contrastare l’azione ossidante del sole. Il consumo di peperoni è particolarmente indicato per chi sta molto tempo al sole, anche d’alta quota e vuole conservare a lungo abbronzatura, idratazione ed elasticità cutanea. Composti per oltre il 90 % di acqua e con piccole ma preziose quantità di fruttosio, i peperoni soprattutto consumati crudi, sono una sorta di integratore di bellezza per ogni tipo di pelle, in particolare per quelle mature ed ipersensibili. I peperoni rossi sono quelli più ricchi di provitamina A e carotene e dunque i più efficaci per difendere la pelle. Consumati tradizionalmente cotti è però da crudi che esprimono il meglio delle proprietà terapeutiche, soprattutto nell’ambito di diete dimagranti e disintossicanti. Sono la migliore fonte di vitamina C che troviamo in estate, sostanza preziosa durante i regimi dimagranti. La vitamina C dei peperoni, stimola il metabolismo, 31


fornisce con molta rapidità energia, favorisce la circolazione sanguigna e dunque il senso di benessere. I peperoni hanno la qualità di fornire vitamina C, assorbita al massimo grazie alla presenza di zinco. Questo minerale in sinergia con buone quantità di rame, stimola la tiroide in maniera naturale e favorisce dunque la perdita di peso. Inoltre contengono fibre vegetali molto spesse e che si attivano già nella prima fase digestiva dello stomaco. Questa caratteristica botanica li rende molto sazianti e permette una azione stimolante, molto delicata, sulle funzioni intestinali. Contengono inoltre piccole ma preziose quantità di magnesio che in sinergia sempre con la vitamina C, aiuta a sopportare meglio le diete ipocaloriche, agendo sia sull’umore che sul tono fisico. Un consumo di peperoni, che correttamente masticati o tagliati finemente, sono più digeribili da crudi che da cotti, è consigliabile come sostegno alimentare nelle diete dimagranti. Particolarmente efficaci quando il sovrappeso è associato a senso di stanchezza e problemi circolatori.

quelle persone che debbono migliorare la propria circolazione, come le persone in sovrappeso, gli sportivi e gli anziani. I peperoni sono giustamente considerati un alimento antiage, proprio per questa capacità di stimolo del microcircolo sia a livello superficiale che profondo, che si manifesta velocemente, anche grazie alla tanta vitamina B9 contenuta. Il risultato è quello di un miglioramento dell’energia psicofisica e di quei disturbi circolatori, come la fragilità capillare e la ritenzione idrica alle estremità.

Sono una delle migliori fonti di vitamina C presente in natura, sia per la quantità contenuta, sia per la facilità con cui viene assorbita dall’organismo. I peperoni, sono dunque ideali durante l’estate, in particolare se consumati crudi, per avere la preziosa vitamina C, che durante l’estate è richiesta dall’organismo che deve sopportare il caldo. Contengono inoltre grandi quantità di carotenoidi, che rinforzano i capillari e migliorano la circolazione, stimolando la vitalità dei tessuti e attivando il circolo venoso. Sono inoltre una delle migliori fonti di manganese e zolfo, oligoelementi che fluidificano il sangue e stimolano il metabolismo cellulare. Il consumo di peperoni è dunque particolarmente indicato per 32


di un pascià turco, dove si coltivavano i peperoni, ad insegnare ai contadini del suo villaggio come coltivarli, cucinarli e conservarli. La storia non solo alimentare dei peperoni viene festeggiata negli ultimi due week end di agosto ad Acquarica di Lecce, borgo agricolo del Salento, dove questi ortaggi raccontano la storia della trasformazione di un terreno arido e poco fertile, in una ricchezza per i contadini del posto. Oltre ai consueti stand gastronomici, viene raccontata con seminari e mostre, la storia di come questo lembo di Puglia, tra i primi in Italia a coltivare in maniera intensiva i peperoni, abbia radicalmente cambiato aspetto ed economia, grazie alle pregiate coltivazioni di peperoni del Salento. Gialli e rossi e anche biologici, vengono servirti soprattutto imbottiti di mollica di pane e olive, preparazione tipica della tradizione dei pesi che si affacciano sull’Adriatico e sullo Jonio. (Info 0833726071; www.acquarica.it ) I peperoni sono storicamente una pianta tropicale originaria del Messico, già conosciuta in Asia e Africa, ma che si diffuse in Europa solo nel Cinquecento, dopo la scoperta delle Americhe. L’Italia, pur avendo due eccellenze riconosciute con vari marchi europei, il peperone di Carmagnola in Piemonte e quello di Senise in Basilicata, è tra i minori consumatore di peperoni freschi in Europa. Tra i maggiori consumatori troviamo invece l’Ungheria, dove secondo le credenze popolari il suo utilizzo anche come rimedio medico, contro la malaria, risalirebbe al tempo della dominazione turca. Secondo una tradizionale leggenda ungherese, sarebbe stata una giovane contadina ungherese scappata dall'harem

Secondo alcuni studiosi il centro di partenza della diffusione dei peperoni è il Brasile, secondo altri la Giamaica, comunque numerosi archeologi hanno reperito semi di peperone in tombe preistoriche ad Arricon, nella regione di Lima. Notizie storiche danno il peperone come alimento principale per l’alimentazione degli Almechi, la cui civiltà si sviluppò fra il V e I secolo a. C. nelle zone costiere del Golfo del Messico. Una precisa testimonianza la troviamo nella biografia di Montezuma, ultimo signore degli Aztechi, che mentre era prigioniero di Cortez, passava il tempo scherzando con le sue concubine mangiando peperoni. A causa del sapore più o meno piccante non ebbe molto successo in Europa, fin quando i botanici spagnoli non riuscirono a realizzare le varietà dolci e colorate di giallo e verde che oggi consumiamo. L’appel33


lativo “peperone” deriva proprio dalla scoperta fatta ad opera di Cristoforo Colombo, il quale era convinto di essere arrivato in India ed era alla ricerca di spezie pregiate per l’esportazione in Europa. Colpito dal particolare sapore dolce e piccante lo scambiò per una nuova varietà di pepe rosso.

no assaggiare le specialità in cui il peperone sarà il re del ricco menù, preparato dallo staff di cuochi e volontari. Durante tutto l’arco della manifestazione è possibile anche l’acquisto dei vari tipi di peperoni, nella mostra ortofrutticola, dal quadrato d’Asti, al lungo peperoncino verde piccante, fino al piccolo peperone-pomodoro dal colore rosso vivo, dalla polpa spessa e dolce da mettere sott’olio. (Info allo 0422485455; www.comunezerobranco.it). A festeggiare il “Peperone di Senise” unici ad avere la denominazione IGP ci sarà la manifestazione “Il vicolo del Peperone” manifestazione culturale che si svolge la prima settimana di agosto a Senise (PZ), con l’intento di promuovere contemporaneamente il prodotto tipico del luogo “il peperone” ed il centro storico lucano. La manifestazione fa rivivere le usanze del passato, con i vicoli addobbati con le “serte” collane di peperoni appese ai balconi, mentre le piazzette vengono allestite con tutti i prodotti tipici della zona. (Info allo 3398726848; www.assa-onlus.it)

Le Sagre peperoni, il sapore in festa Durante l’estate ai peperoni sono dedicate sagre e manifestazioni in tutta Italia. A fine agosto e dura una settimana, c’è la Sagra del peperone di Carmagnola (TO), con le quattro varietà, il quadrato, il corno di bue, la trottola e il tumaticot, che verrano proposte negli stand della sagra, sia freschi, sia trasformati, in conserve, salse, primi piatti e contorni. (Info allo 0119724111; www.comune.carmagnola.to.it. A Zero Branco (TV), sempre a fine agosto ci sarà la tradizionale sagra del peperone e si potran34


Melanzane per la circolazione Il consumo di ortaggi è un vantaggio per il sistema circolatorio e per la protezione del cuore. Alcuni riescono meglio in questa azione di protezione, come nel caso delle melanzane. L’azione stimolante e depurativa insieme è dovuta agli alti livelli di acido clorogenico, un potente antiossidante, oggetto di approfondite ricerche in cardiologia. Questa sostanza, favorendo l’assorbimento dei sali minerali, agisce come potente spazzino di trigliceridi, acido urico e colesterolo, tonificando contemporaneamente vene ed arterie. Una azione potenziata da un altro antiossidante contenuto nelle melanzane che è la nasunin, oggetto di ricerche mediche che ne hanno ampiamente dimostrato l’azione di prevenzione sull’arteriosclerosi, sui disturbi cardiocircolatori e sulla pressione alta. Un consumo di stagione e con cotture delicate come il vapore e la griglia, fanno delle melanzane un valido aiuto per chi ha problemi di intossicazione, affaticamento dovuto a cattiva alimentazione e vuole proteggere il cuore dall’invecchiamento. Per la ricchezza in boro e zinco sono particolarmente adatte a chi sottopone il cuore e la circolazione a grandi sforzi come gli sportivi. Se cucinate in leggerezza le melanzane sono uno dei più potenti disintossicanti che la natura estiva offre alle tavole. Contiene un lungo elenco di aminoacidi vegetali tra cui acido aspartico, acido glutammico, valina, alanina, arginina e prolina. Queste sostanze stimolano reni, pancreas, intestino e soprattutto fegato nelle normali funzioni di filtro delle tossine. In sinergia con le grandi quan35


tità di potassio, questo esercito di aminoacidi, favorisce l’eliminazione in particolare dell’acido urico, del colesterolo e dei trigliceridi. L’azione è particolarmente attiva sul sistema epatico e dunque un consumo di melanzane preparate e condite in maniera delicata, aiuta quando si sono fatti eccessi con gli zuccheri e l’alcool. Sono inoltre molto ricche della cosiddetta vitamina J, ovvero la colina che normalmente nei vegetali è mal assorbita. Non è il caso delle melanzane, dove questa vitamina è protagonista di una azione diuretica e disintossicante che coinvolge ancora una volta il fegato. Da non sottovalutare l’azione delle fibre vegetali, associate ad una elevata quantità di ceneri, che hanno una funzione assorbente delle tossine a livello intestinale, favorendo così l’evacuazione e un miglior assorbimento delle sostanze nutritive. Alimento controverso, in quanto spesso cucinato in maniera pesante, se preparato in maniera leggera è un potente strumento depurativo e disintossicante per l’organismo. Grazie al suo alto contenuto di acqua e sostanze amare, stimola i processi di eliminazione dell’acido urico, favorendo i naturali processi di disintossicazione. Sono proprio le sostanze amare in sinergia con il tanto potassio, a stimolare la bile, abbassando il tasso di colesterolo cattivo nel sangue. Contengono anche elevate quantità di magnesio e zinco, che favoriscono la salute dell’apparato digerente in toto, in modo da contrastare le tossine accumulate, con un alimentazione ricca di grassi e zuccheri. L’azione disintossicante è potenziata anche dall’acido aspartico, che favorendo la diuresi, rende le melanzane una verdura particolarmente indicata, quando sono presenti gonfiori, ritenzione idrica, ipertensione. L’azione diuretica è bilanciata da un ricco corredo di vitamine del gruppo B, che danno

energia all’organismo provato dal caldo estivo. Le melanzane contengono anche molte fibre, che vanno a contrastare l’assorbimento dei grassi introdotti con l’alimentazione. Un’azione dunque depurativa, completa ed efficace, utile in particolare durante la bella stagione.

Secondo un'antica leggenda, il consumo delle melanzane portava alla pazzia, da cui l’origine del nome “mela-insana”. La leggenda si diffuse in tutta Europa grazie a Pierandrea Mattioli, famoso medico del XVI secolo, che nei suoi Commentari al Dioscoride le associò all’azione velenosa e stupefacente della mandragola. La leggenda arrivò sino in Inghilterra, tanto che John Tradescant, 36


giardiniere della Corona Inglese, nel suo catalogo delle piante, scritto nel XVII secolo la definisce il frutto purpureo dell’insanità mentale. Lo stesso Linneo ne fu influenzato dato che il primo nome che gli aveva attribuito era Solarium insanum, prima di cambiare insanum in un più prudente melongena (che produce mele o pomi). Sino al XIX secolo le melanzane erano rotonde e di colore chiaro e rosso-violaceo. Solo dopo l’ibridazione tra diverse varietà, soprattutto nella Sicilia Orientale e in Toscana, si diffusero in tutta Italia e in Europa, le melanzane lunghe e di colore viola scuro. Le melanzane sono originarie dell'India ma già durante la preistoria erano coltivate in Cina e in altri paesi dell'Asia centrale. In Europa non erano conosciute fino al V secolo e la prima regione che le ha conosciute è stata l'Andalusia, nel sud della Spagna, portate dagli arabi. Il nome melanzana, veniva interpretato anche come “mela non sana” per ricordare che è necessaria la cottura per essere commestibile. Nel 1550 fu citata come ortaggio “controverso” nel “Trattato della coltura degli orti e giardini” scritto dal naturalista italiano Sederini. Per molto tempo questa solanacea non riscosse alcun successo, in quanto circondata dalla sinistra fama di provocare la pazzia, in quanto diversi monaci Carmelitani, che la coltivano intensamente nei loro orti e ne diffusero le ricette in Europa, furono accusati di pratiche magiche, durante il periodo dell’Inquisizione. Le melanzane biologiche sono oggi una delle eccellenze italiane maggiormente apprezzate, per la riscoperta del sapore autentico di questo ortaggio che le coltivazioni intensive, stentano a dare. Tra le varietà più commercializzate si trovano la Violetta lunga

palermitana, dal colore viola scuro e dal sapore particolarmente intensa, la violetta nana precoce dal retrogusto speziato e piccante, la melanzana di Murcia, dolce, tenera e molto acquosa, la mostruosa di New York, enorme, profumata e ricca d’acqua e la tonda comune di Firenze, dal colore violetto pallido con pochi semi, molto tenera e saporita. Una curiosità è la melanzana rossa di Rotonda in provincia di Potenza, con una forma simile ad un pomodoro, colore rosso-arancione, polpa fruttata e un sapore leggermente piccante. Questa particolarissima melanzana ha conquistato il marchio Dop ed è considerata una prelibatezza per sapore e profumo. 37


Il colore viola cupo della melanzana, se un tempo era presagio di sventura, oggi mostra un’aspetto salutare di questo ortaggio. Il colore viola quasi nero della melanzana è una forma di difesa geneticamente selezionata dalla pianta per proteggersi dall'aggressione dei raggi ultravioletti del sole. Il viola sviluppato dalla melanzana nel corso della sua maturazione è un meccanismo di protezione non molto diverso da quello messo in atto dalla nostra pelle che, quando viene esposta al sole, produce melanina, e si abbronza, per porre uno schermo all'aggressione dei raggi solari. La melanina della melanzana sono gli antociani, pigmenti di cui è ricchissima la buccia. Gli antociani sono tra le sostanze a più alto potere antiossidante, che servono per neutralizzare i radicali liberi, che si formano nell’organismo diventando un fattore di rischio per la salute delle cellule. Di antociani è ricca tutta la frutta e la verdura dalle tinte blu e rosso fino al violaceo che sconfina al nero: dai mirtilli alle more, dall'uva al fico nero, dalle cipolle di Tropea allo scalogno di Romagna, sino a certe varietà di rape.

dia. Al palato è leggermente piccante con un gradevole finale amarognolo e si consuma sott’olio e sott’aceto ma anche stufata appena colta. Sono consumate anche le tenere e gustose foglie che si differenziano nettamente da quelle della melanzana comune per forma e dimensioni.

A Rotonda, comune montano in provincia di Potenza ai confini con la Calabria e facente parte del Parco del Pollino, cresce una melanzana particolare, dalle dimensioni di una mela e dalla forma di un pomodoro, la melanzana rossa di Rotonda. Grazie all’azione del locale presidio Slow Food è stata salvata dall’estinzione e da alcuni anni è protagonista dell’estate nei negozi di alimentazione naturale. La melanzana di Rotonda presenta un colore arancio con leggere sfumature verdognole, all’inizio della maturazione, e rossastre di maggiore intensità, a ciclo completato. La polpa molto carnosa, non annerisce nemmeno dopo parecchie ore dal taglio ed ha un profumo intenso e fruttato che ricorda il fico d’In38


Melone, salute, bellezza e sapore a tutto tondo Depurarsi, disintossicarsi, dimagrire. Il melone può aiutare in queste tre azioni grazie alle sue capacità sazianti ma anche fortemente diuretiche. Ricco di betacarotene e provitamina A, fornisce anche energia psicofisica, grazie alla sinergia con l’elevata quantità di fruttosio. Questa caratteristica, permette al melone di essere un valido aiuto per sopportare le diete ipocaloriche ed eliminare le tossine, in particolare attraverso i reni e la diuresi. Le grandi quantità di potassio e magnesio hanno una duplice azione benefica. Rinforzano il sistema muscolare, donando una sensazione di benessere fisica, tenendo ben regolato il livello insulinico, così da non far mancare energia e di evitare gli attacchi di fame. Il melone è dunque un ottimo spuntino o merenda quando si intraprende un regime dimagrante o disintossicante. Il melone ha un Ph naturalmente oltre il livello 6 e dunque favorisce l’eliminazione delle tossine, contrastando l’acidosi e stimolando il metabolismo, così da migliorare il risultato della perdita di peso. Questo frutto è particolarmente utile quando il sovrappeso è associato a colesterolo alto, trigliceridi in eccesso e acido urico. Il melone è uno dei frutti a maggior contenuto di calcio e fosforo. Queste due sostanze, seppur non presenti nella quantità riscontrabile nei cibi animali, viene velocemente assorbita, grazie alla attiva sinergia di antiossidanti di cui è ricco il melone. Fondamentale nelle tavole vegane, per le persone che soffrono di osteoporosi o fragilità osteoarticolare, il melone è anche molto ricco 39


di vitamina B3 e potassio, sostanze che aiutano il sistema muscolare e scheletrico a funzionare meglio. Il melone per la particolare composizione fatta di antiossidanti, prezioso betacarotene e sali minerali tra cui ferro, è considerato uno dei migliori alleati per mantenere in equilibrio il livello acido-alcalinico dell’organismo. Questo equilibrio è fondamentale per la salute delle ossa, per rinforzare i muscoli, nutrire le articolazioni. Il consumo di melone è dunque particolarmente utile nelle convalescenze post traumatiche, negli sportivi, nelle persone che faticano ad assorbire il calcio. La ricchezza in vitamine del gruppo B, provitamina A e degli zuccheri di rapido assorbimento ne fanno un alimento naturalmente antidolorifico, utile come supporto alimentare per chi soffre di artrosi. Pur essendo l’estate il periodo più difficile per intraprendere una dieta dimagrante, alimenti come il melone, sono un efficace e salutare supporto. Il melone è un alimento ricco di provitamina A, potente antiossidante, che stimola il metabolismo, ritardando l’invecchiamento cellulare. L’azione di supporto alla dieta è dovuto alla sinergia tra provitamina A e vitamina B6, che stimolano l’utilizzazione dei carboidrati, dei grassi e delle proteine, favorendo il senso di energia e l’eliminazione delle tossine. Il melone dunque mantiene alto il livello psicofisico, anche se si riducono le calorie, favorendo l’eliminazione delle tossine prodotte anche dal processo di dimagrimento. Contiene anche alti dosi di vitamina B3 che mantiene bassi i livelli di colesterolo nel sangue e regola la pressione. Utile dunque quando al sovrappeso è associata una generale intossicazione. Altra caratteristica che rende utile il melone durante le diete dimagranti, è la ricchezza in manganese, oligoelemento che aiuta i naturali processi di dimagrimento, innescati dall’introduzione di minori calorie

o dall’aumento del dispendio fisico. Il melone, nelle sue diverse varietà anche biologiche, è diffuso in tutta Italia. E’ però a Mantova che il melone diventa storia. Documenti risalenti al XVI secolo testimoniano la presenza di un oratorio dedicato a “Santa Maria del melone”, nella centralissima via Cavour, che si trova a pochi passi dalla centrale piazza Sordello. Il donatore dell’oratorio fu San Carlo Borromeo, che lo trasmise alla Confraternita di Santa Croce, a testimonianza di una coltura diffusa nel territorio, tanto che Mantova veniva chiamata la città del melone. Inoltre, sempre a Mantova, negli anni 70, sono state realizzate le tecniche di innesto erbaceo che hanno permesso la diffusione della coltivazione del melone in tutta Europa. Oggi Mantova oltre ad essere la principale produttrice di meloni in Italia, ne è anche capitale della produzione biologica.

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sce per la forma tonda con buccia liscia di colore verde chiaro, che a maturazione diventa color giallo-crema e la polpa dal colore arancio scuro. Gran parte di questo pregiato melone biologico proviene da Mantova, considerata la capitale del melone italiano che recentemente ha visto ottenere il marchio Igp, per le produzioni locali. Il melone di Mantova ha ottenuto questa certificazione, dopo aver superato la cosiddetta “analisi sensoriale” per certificarne l’unicità per sapore, equilibrio degli odori, colore e consistenza. Il melone, diffuso in tutto il Mediterraneo e Medio Oriente è originario delle terre egiziane, dove era il simbolo della fecondità, a causa dei numerosissimi semi, tanto che veniva fatto mangiare durante i riti del passaggio dei bambini dall’adolescenza all’età adulta. Durante l'impero romano il melone si diffuse rapidamente ma come verdura, che veniva utilizzata come contorno e come ingrediente delle insalate che accompagnavano la cacciagione.

I meloni sono originari delle pianure fertili tra Uzbekistan, Turkmenistan e Tagikistan dove secondo le ricerche archeologiche venivano coltivati solo per i semi, ritenuti potenti medicinali per la cura delle infezioni. Gli Egiziani, selezionarono i meloni provenienti dall’Asia Centrale rendendoli sempre più dolci e dissetanti. Questi erano così famosi da essere citati nella Bibbia, nella descrizione degli ebrei in fuga dall’Egitto che rimpiangevano, in mezzo al deserto del Sinai, i meloni del Nilo. Oggi il melone definito egiziano è una eccellenza del mercato biologico italiano, conosciuta ed esportata in tutta Europa. Si ricono-

L’uso divenne così diffuso nella cucina di allora che l'imperatore Diocleziano emise un editto per tassare quegli esemplari di melone che superavano la grandezza di una mano adulta. Alexandre Dumas era noto per amare moltissimo i meloni, tanto da scrivere che bisognava mangiarlo con pepe e sale accompagnato da mezzo bicchiere di Marsala. Dumas apprezzava così tanto i meloni che fece una richiesta alla biblioteca della sua città di uno scambio tra le sue opere (circa 400 volumi) ed una rendita vitalizia di 12 meloni l'anno. Questo accadde fino alla sua morte, nel 1870 e in suo onore venne istituita la confraternita dei Cavalieri del melone di Cavaillon. 41


Capperi e peperoncino, più sapore e salute all’estate I capperi sono un concentrato di sostanze ad alto potere energizzante. Il consumo è particolarmente indicato in estate in quanto aiutano l’organismo a resistere alle alte temperature, grazie alla ricchezza in manganese, magnesio e rame. Queste tre sostanze in sinergia con la vitamina K, rinforzano il sistema immunitario. Contengono inoltre un glucoside amaro detto capparirutina che oltre a dare l’inconfondibile sapore ha proprietà antidolorifiche e stimolanti del metabolismo. Un consumo di capperi è particolarmente utile per chi soffre di pressione bassa, si ammala facilmente, per le persone ipersensibili al caldo. Essendo conservati sotto sale, possono essere utilizzati per condire insalate estive, evitando ulteriori condimenti che non siano l’olio, in modo da aggiungere proteine vegetali e pro vitamina A, rendendo completo ed energetico il pasto. Sono inoltre ricchi in vitamina B1 e B2 che stimolano il metabolismo dei carboidrati, fornendo ulteriore energia. Una accoppiata dunque fortificante, utile durante le giornate più calde estive, quella tra gli amidi semplici della pasta e le proteine e le vitamine del gruppo B dei capperi. Di origine tropicale il cappero è presente nelle regioni mediterranee ed in particolare in Sicilia, sin dall’antichità. Nelle isole Eo42


lie, era coltivato a scopo medicinale e le preparazioni macerate nel vino, erano utilizzate come antidolorifico nella primitiva chirurgia. Le prime notizie storiche si apprendono dalla letteratura greca e ancor prima dalla Bibbia. Aristotele ne celebrò le doti cosmetiche tanto da consigliare ad ogni donna di averne sempre a disposizione, mentre Plinio il Vecchio li distingueva secondo la terra d’origine, sostenendo che i migliori erano quelli siciliani e che invece quelli africani arrecavano danni alle gengive, mentre quelli pugliesi erano lassativi. Oggi i capperi di Pantelleria sono i più conosciuti ed apprezzati, avendo avuto anche la certificazione Igp. La produzione locale è esportata in tutto il mondo, in particolare in Australia e Stati Uniti. L’energia psicofisica che forniscono i peperoncini è tutta nel loro sapore piccante. Responsabile di questa piccantezza è la capsicina, sostanza che stimola tutto l’apparato digerente ad iniziare dalla lingua. In piccole quantità aiuta la digestione, fortifica il sistema immunitario, eccita il sistema nervoso in maniera delicata e naturale, favorendo il recupero delle energie. E’ particolarmente indicato nell’alimentazione delle persone che soffrono il caldo e che hanno sbalzi della pressione verso l’alto o verso il basso. La capsicina, secondo recenti ricerche ha la capacità di modulare al meglio la produzione di serotonina, in modo da favorire il buon umore durante il giorno ed un riposo profondo durante la notte. Il peperoncino svolge un’importante funzione nel mantenere sotto controllo i lipidi plasmatici (grassi e colesterolo) stimolando la creazione di acidi biliari che ne favoriscono l’eliminazione. 43


veniente dalle campagne calabre che pur avendo meno capsicina è particolarmente ricco di sali minerali e fruttosio. Meno piccante delle altre varietà extra europee è considerato il migliore dagli chef internazionali, per l’armonia del sapore dal retrogusto dolce ed aromatico. Altra varietà biologica particolarmente diffusa in Italia è la paprica, polvere ottenuta a partire da una particolare qualità di peperone dolce dal lievissimo retrogusto piccante, fatto seccare e quindi ridotto in polvere. Originaria del Messico è stata introdotta in Ungheria dove è diventata un ingrediente simbolo della cucina di questo paese. Durante l’estate arriva dal Messico l’Ancho, il peperoncino più popolare in Messico. Di colore rosso-arancio ha un sapore dolce e fruttato. E' ottimo per farcire i ripieni e per aromatizzare le salse. Dalla Thailandia arriva, anche dal mercato equosolidale, il Prik Chee, peperoncino che ha la dimensione di un dito ed è moderatamente piccante.

Il consumo moderato ma costante è in grado di ridurre il deposito dei grassi circolanti ossidandoli, accrescendo il dispendio energetico a carico dei grassi. Questa complessa azione metabolica stimolata dai peperoncini si tramuta in energia muscolare e mentale, con una piacevole sensazione di depurazione. Tra le diverse varietà di peperoncino biologico presenti nei negozi di alimentazione naturale, troviamo il peperoncino Jonico, pro-

Può essere verde, giallo o rosso a seconda del grado di maturazione. Negli ultimi anni sulle tavole italiane è arrivato anche il Poblano, peperoncino messicano di colore verde scuro lungo circa 10 centimetri. Lo si consuma cotto ed è eccellente grigliato al forno. Protagonista più piccante del mercato biologico delle spezie è il famoso peperoncino di Cayenna, uno dei più piccanti al mondo, dal colore rosso-arancio o verde, ricco di essenze e profumi particolari che restano ben presenti, durante le preparazioni e la cottura. 44


Fagioli freschi, l’arma a tavola contro il diabete Le malattie cardiovascolari e il diabete, sono i principali problemi salutari causati dall’alimentazione troppa ricca di grassi e zuccheri. Uno dei migliori alimenti per contrastare questi disturbi sono i fagioli freschi che contengono alti dose di lecitina, sostanza che facilita l’emulsione dei grassi, in modo tale da evitarne l’accumulo nel sangue, ridurre i livelli di colesterolo e prevenire disturbi cardiovascolari. I fagioli freschi sono inoltre sono particolarmente indicati per i soggetti diabetici perché sono caratterizzati da un basso indice glicemico. Questi legumi favoriscono un assorbimento graduale dei carboidrati da parte dell’organismo. In questo modo, gli zuccheri derivanti dai processi digestivi dei carboidrati non si riversano nel sangue con eccessiva rapidità e non provocano impennate nei livelli di glicemia subito dopo i pasti. Dal momento che i fagioli freschi favoriscono la stabilità della glicemia, essi contribuiscono a prevenire anche le crisi ipoglicemiche, cioè gli eccessivi abbassamenti dei livelli di glucosio che possono verificarsi tra un pasto e l’altro. Sono dunque particolarmente indicati in chi ha una tendenza al diabete e vuole fare prevenzione a tavola. Per questa capacità di regolare la glicemia, sono inoltre molto efficaci per chi soffre molto il caldo e l’umidità.

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In Europa, il consumo di fagioli freschi si estese con l’arrivo delle varietà esotiche americane portate dalle Americhe dagli Spagnoli nel XVI secolo. È di questo periodo il dipinto di Annibale Caracci “Il mangiafagioli”, nel quale l’artista rappresenta l’uomo nell’atto di portare alla bocca con appetito una cucchiaiata di fagioli mentre sul tavolo, fra poche suppellettili spicca sovrana una ciotola bella e piena. Si trattava allora di cibo per poveri essendo i legumi molto poco frequenti alla tavola dei ricchi. È solo con la Rivoluzione Francese che i legumi salirono di rango e dignità nella gastronomia. In un articolo di Umberto Eco, sul Corriere della Sera “per il loro alto valore nutritivo e l’elevato contenuto in proteine”, considera i fagioli “l’invenzione più importante del 2° millennio e se siamo ancora qui, questo è dovuto ai fagioli, senza fagioli la popolazione europea non sarebbe raddoppiata in pochi secoli”.

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Anguria, tanta acqua, tanta dolcezza, tanta salute La grande presenza d’acqua, ha sempre posto l’anguria, come frutto diuretico per eccellenza. Questa proprietà si manifesta in maniera profonda, agendo anche sui reni e sulla circolazione in generale, grazie alla presenza di magnesio e potassio che insieme, vanno a stimolare i processi della diuresi. L’anguria contiene inoltre moltissimo fruttosio, zucchero che stimola in maniera naturale i processi metabolici, favorendo l’eliminazione delle tossine, proprio attraverso le urine. L’azione diuretica dell’anguria è dunque sia fisica, per la introduzione di acqua, attraverso il consumo, sia metabolica, per la stimolazione degli organi escretori. L’anguria contiene inoltre la citrullina, una sostanza vasodilatatrice, che in sinergia con la vitamina B6, contrasta l’ipertensione. Il consumo d’anguria è dunque consigliato a tutte le persone che soffrono di ritenzione idrica, con problemi circolatori, gonfiori alle estremità, cellulite. L’azione diuretica dell’anguria si manifesta anche attraverso la pelle, organo escretore per eccellenza, che ritrova la sua lucentezza e idratazione, grazie anche alla presenza di licopene, sostanza ancora una volta diuretica ma anche antiossidante.

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L’anguria detta anche cocomero, deriva dal nome di un medico ateniese Angourion e secondo la mitologia greca, per la sua forma di palla, è stato uno dei primi strumenti di gioco degli dei. Originario dell’Africa tropicale, viene segnalato nei geroglifici dell’Antico Egitto di cinquemila anni fa. Secondo la religione egizia il cocomero, nascendo dal seme del dio Seth, divinità del deserto e dei morti, veniva spesso deposto nelle tombe dei faraoni come forma di sostentamento per l’aldilà. I nobili l'offrivano agli ospiti in visita quale ristoro dalle fatiche e dalla sete. Dell'anguria si legge nella Bibbia, quando si narra che gli Ebrei nel deserto del Sinai rimpiangevano i cocomeri mangiati in Egitto. L’anguria venne introdotta in Europa, ad opera degli Arabi, dopo il XII sec, soprattutto nella Sicilia meridionale, in particolare nella piana di Gela, interamente dedicata ai tempi della dominazione araba, alla coltivazione dell’anguria. 48


Saverio Pepe Racconto luoghi e sapori, racconto tradizioni e nuove frontiere forse non più nuove. Spiego e imparo di turismo “minore”: per gli Uffizi hanno già scritto in tanti, io vi parlo delle piccole Isole Frisone o della strade delle ciliegie e del vino in Friuli. Mi interessa il cibo come arte, il viaggio che ha il sapore della storia, la natura che si sente a suo agio nella contemporaneità, un pò come me. Ho una formazione di operatore della comunicazione multimediale, guida turistica, operatore erboristico e di terapie naturali. Le mie parole chiave sono turismo naturalistico, enologico, gastronomico, museale e termale, alimentazione naturale, tradizioni culinarie, eccellenze locali, terapie dolci, medicine alternative, agricoltura biologica, trasporti, ambiente, cosmesi naturale, animali, treni. Ho database tematici, contatti diffusi, un potente Mac, una scrivania di 3 metri, un versatile Lumia 1520, un Ipad della prima generazione, una eccellente Reflex, un appetito irrefrenabile non solo per il cibo ma anche per tutto quello che non conosco o che mi emoziona.

www.saveriopepe.eu

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