DOVE C’È VENTO. VIAGGI PORTATILI. SAVERIO PEPE
ESCURSIONI IN EUROPA
Questi sono alcuni racconti di alcuni dei miei viaggi. Amo l’Europa, quando è confine. Tra un clima e una geografia, tra una cultura e una geologia, tra nazione e paese. Sono andato alla ricerca di luoghi poco affollati e molto evocativi, con un particolare amore per le isole, che ho sempre vissuto come approdo, rifugio, traguardo, scoperta. Da Schiermonnikoog isola di torba, vento e fango tra Olanda e Germania, a Bruxelles capitale d’Europa, dalle Isole Faroe, uniche come un amore unico, a Galway e alla sua baia, dal vento musicato dell’isola di Jura a Malles in Val Venosta, dove Svizzera, Tirolo e Italia si incontrano al profumo di mela, dal vento salmastro dell’isola di Ouessant nella Finisterre Bretone al trenino rosso che porta al ghiacciaio svizzero del Morteratsch. Una Europa nel mio cuore, protesa a nord e distesa a occidente.
DA GRONINGEN A SCHIERMONNIKOOG Google Maps può essere uno strumento eccellente per le scelte delle destinazioni turistiche, in particolare se il vostro travel style è naturalistico. Cercando intorno a Groningen, capitale mondiale delle biciclette pro capite, nord dell’Olanda che vuole essere Frisia, una manciata di isole appare come nella sabbia quando si gioca a biglie. Si parte con il bus 163 dalla stazione di Groningen verso il porto di Lauwersoog. Il cosiddetto mare di fango con le isole Frisoni (www.dutch-frisian-islands.com) vi appare dopo un oretta, tra case, mulini, lande verdi e rilassanti. Il Waddenzee è stato inserito nella lista dei beni Unesco per la sua unicità e varietà. Le isole che si contendono il confine tedesco-olandese hanno diversi tipi di habitat popolati da piante ed animali che si adattano a condizioni che cambiano continuamente in un’area dove acqua dolce e acqua salata si incontrano. Alta e bassa marea si alternano ogni 6 ore portando cambiamenti stupefacenti al paesaggio quasi ogni minuto del giorno. Dal porto bisogna fare una scelta. La mia scelta è stata l’isola di Schiermonnikoog, parco nazionale, anche se tutte le altre meritano un tour, una visita, un pacchetto viaggio. Schiermonnikoog, l'ultima isola dell'Olanda, prima che diventi Germania, a pochi km dalla costa, appare piccola ma sembra lunga come un taglio tra il ventoso mare del Nord e l'Europa. Se viaggiate con il cuore oltre che con il beauty case, due banali cose via spettano nella loro preziosità: il vento e la pace. A Schier2
monnikoog, tutto è strappato alla natura ma la natura è ovunque. Qui si trova la spiaggia più larga d'Europa,dove i colori del bianco, del grigio, dell'azzurro hanno tonalità indefinite e indefinibili. Dove tra biciclette, mucche, gabbiani, pecore, pulcinelle di mare, foche, cavalli, dune e case del villaggio, ci si confonde, ci si perde con naturalezza, come se il tempo del perdersi fosse finalmente arrivato. Le facce gentili, la lingua davvero aspra e ridente, i sapori grassi e invitanti, i silenzi e le parole ad alta voce degli abitanti a fare da guida, in un pezzo di campagna nel mare del Nord, come un palloncino di terra e di torba appeso alla mano ospitale delle terre di Frisia. E’ imperativo affittare una bicicletta o nelle rare officine o direttamente al vostro albergo, pensione o altra sistemazione. Dopo essere stati travolti dalla poesia di questa piccola isola difesa dai polder, è subito Olanda. Bici, cappello e impermeabile e via alla scoperta. I sentieri sono perfettamente indicati, alcuni asfaltati, altri piacevolmente condivisi con le pecore, i cavalli e le enormi mucche frisoni. Il borgo è accogliente con un supermarket, qualche bar e ristorante, dall’osteria a quello di lusso, un paio di negozi di souvenir, tante case di inizio secolo dal tipico sapore nord europeo. La parte più moderna è gentile, aggraziata tra le dune, protesa verso il porto. Due grandi fari, uno bianco e uno rosso, danno all’asciutto panorama un aspetto giocoso. Lungo le strada che va verso il porto si fanno quotidianamente due conoscenze: sulla pista ciclabile i poliziotti in bici, in acqua numerose foche vengono a gridare il loro disappunto per la vostra presenza di estranei. All’ufficio del turismo e alla sede del parco nazionale di Schiermonnikoog, con la tradizionale efficenza olandese, è possibile organizza-
re escursioni mattutine per osservare le maree, visite alle fattorie, visite storico-naturalistiche. Restare per ore sulle spiagge grigie e bianche dell’isola è una esperienza indimenticabile. Non è possibile nuotare per via delle fortissime correnti ma vi consolerete con lo 3
spettacolo degli aquiloni, che i fanatici del genere portano a volteggiare in questa terra di vento perenne. A proposito di fanatici, questo è uno spazio accogliente anche per chi fa birdwatching e per chi è corredato da schede di memoria gigantesche per le proprie fotografie. Un pò difficile da raggiungere, l’isola di Schiermonnikoog vi premia con un relax ordinato e dominato dall’uomo, dove il selvatico fa capolino e appare molto spesso, tra una pedalata e l’altra. Info : www.schiermonnikoog.nl - www.nationaalpark.nl Video : http://www.youtube.com/watch?v=HdGbZ0XSsnM Schiermonnikoog su Google Maps : http://g.co/maps/2pta8
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BRUXELLES REGINA D’INVERNO Bruxelles, cavolini, Parlamento e Museo del disegno animato. Riduttivo concentrare una città cosmopolita per forza e vocazione a soli tre aspetti. Fiamminga per territorio ma francese nelle abitudini e nella parlata è l’essenza del Belgio, nazione densamente abitata ma che raramente dona sensazioni di claustrofobia. Bruxelles è una città e una capitale da comprendere attraversi i numeri: 1 milione di abitanti, 4 milioni di uomini d’affari che la visitano, 2 milioni di turisti che la amano. Raffinata, elegante con tratti caotici, moderna, accogliente, golosa.
Visitare Bruxelles è sempre una buona scelta in qualsiasi periodo dell’anno ma è durante l’inverno che questa capitale offre meglio quel lato malinconico e austero, temperato dalla dolcezza della bellezza che si coglie nei musei, nelle architetture moderne, nella gente. Il periodo natalizio offre con la ricchezza dei mercatini e degli eventi, un aspetto magico che risulta piacevole sia al turista consumista che al turista consapevole. Bruxelles è proprio una città per tutti moderatamente ma convintamente eccentrica.
Divisa in Città bassa e Città alta, Bruxelles turistica ha una serie di mete e di luoghi da vedere per entrare dentro lo spirito di questa accogliente anomalia europea. Easy da girare con la sua effi5
ciente rete di trasporti, permette di incolonnare a piacimento le proprie mete cittadine. La Grand Place, l’Hotel de la Ville, il Museo del Costume, la statua birichina del Manneken Pis, la galleria St-Hubert, lo splendido Giardino Botanico, solo alcune delle perle della Città Bassa. In ogni città c’è qualcosa da non perdere: qui il Museo del Disegno animato e Les Marolles, quartiere operaio vecchio stile con i suoi caffè. meritano una lunga visita. Notre-Dame de la Chapelle, la Chiesa di San Nicola e quella di Santa Caterina, saranno l’itinerario
religioso che ben si conclude alla St-Jean Baptiste au Béguinage, luogo dove è nato il movimento delle Beghine, suore laiche, vedove di crociati. Da vedere anche il maestoso Palazzo della Borsa, circondato da caffè e locali alla moda. La Città alta che un tempo ospitava l’aristocrazia e i reali francesi è un allegro e duro mix di chiese gotiche, musei interessanti, parchi che possono accettare solo l’aggettivo meravigliosi, architetture ardi-
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te dove la modernità è arte dell’ingegneria. Una eleganza di fine ottocento passa lenta e piacevole dal Parco di Bruxelles, alla Place Royale, sino al Parc du Cinquantenarie. Tutti questi luoghi vanno visti. Bisogna sostare anche a lungo nel Quartiere Reale per godere delle sue mete turistiche che sono davvero tante. Musei preziosi sia quello delle Belle Arti che delle Arti moderne, dove potrete osservare che c’è del genio anche nella scienza della esposizione museale, attraverso itinerari contrassegnati da uno specifico colore che simboleggia un percorso temporale o artistico. Il quartiere Europeo con l’impressionante insieme di edifici del Parlamento colpisce per l’impossibilità di una definizione stilistica. Moderno, contemporaneo, mal riuscito, capolavoro ? A ognuno la sua emozione. Pedagogica e non noiosa la visita al Parlamento Europeo. Tra altre chiese, musei minori, ristoranti, caffè, la vostra Bruxelles vi renderà felici di averla scelta come meta.
Non dimenticate però l’aspetto ludico, ben rappresentato dalle tavole tradizionali di Bruxelles. Frités, ovvero le patatine fritte due volte, le cialde di pasta dolce vendute in ogni dove, ovvero le Gaufres tostate e cosparse di glassa, cioccolato, crema, frutta, gli speculos, biscotti allo zenzero cotti al forno, i pistolets panini duri dall’interno bianco e soffice e soprattutto le smoutebollen, le ciambelle zuccherate. E cioccolata anzi cioccolatini ovviamente, considerati dagli esperti i migliori al mondo. Bruxelles è dolce ed è una eccellenza gastronomica meta obbligata per gli amanti dei frutti di mare: cozze, aringhe, ostriche sono specialità servite in ricette dove l’Art Nouveau incontra i fornelli. I vegetariani dovranno avere tolleranza e sono molti i ristoranti a loro dedicati ma la carne domina sovrana nei ristoranti. Pensavate solo ai cavoletti di Bruxelles? Questa è una capitale del gusto. La Birra? Le Birre forse. Per ogni palato, esigenza, occasione, sapore.
Una visita al cuore di Bruxelles deve avere come contrappasso una visita negli immediati dintorni, senza dimenticare la visita all’Atomium, struttura costruita per l’Expo universale del 1958, simbolo dell’energia e del Belgio contemporaneo. Nei cento metri di altezza dell’edificio che rappresenta un atomo di ferro ingrandito 165 miliardi di volte, si può visitare l’esposizione di conquiste scientifiche e spaziali nelle nove sfere di 18 metri di diametro, collegate da scale mobili e ascensori. Ci si arriva con la stupefacente metropolitana, dove ogni stazione è una celebrazione di arte moderna, fermandosi alla stazione Heysel, che ricorda la terribile strage di tifosi del 1985. Sempre da questa stazione, per gioco e per finta, una vista al Bruparck e alla Mini Europe, una raccolta di oltre 300 ricostruzioni in miniatura dei monumenti e panorami europei.
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Potete scegliere a piacere il vostro itinerario, partendo dalle Chiese, dai ristoranti, dai musei, dalle piazze, dal Parlamento Europeo ma vi suggerisco di terminare con il Museo Horta, dedicato al padre dell’Art Nouveau, che vi dà finalmente il senso di questa città che non si svela subito. E se vi resta del tempo e dei giorni, Bruges, Gand e Anversa vi faranno amare questa nazione.
Info www.visitbrussels.be www.atomium.be
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ISOLE FAROE, PARADISO PORTATILE Isole Faroe: incontaminate, inesplorate, incredibili. Un viaggio incantevole che lascia senza fiato. Tanti viaggi in un viaggio solo, come un puzzle fatto di vento, verde, pioggia, oceano, uccelli, cavalli, pecore, case con il tetto verde, barche, cascate, paesi silenziosi, luce, buio. Saksun, profondo verde Un lago, diverse cascate, una chiesa col tetto erboso, ed un malinconico cimitero affacciato verso l'orizzonte. Queste, assieme ad un museo della vita contadina, sono le attrazioni che troverete a Saksun, antico villaggio nel Nordest dell'isola di Streymoy. Per arrivarci, abbiamo percorso una straordinaria stradina panoramica di 7 km da Hvalvik e Streymnes, attraversa una solitaria vallata. Sarà stato l'alternarsi rapidissimo di pioggia, sole e nebbia, la giornata poco ventosa, la vista su quel fiordo nascosto, quasi segreto, dominato dalla montagna di Høvdin di 635 metri, forse i cavalli che si tuffavano nell'erba, fino quasi a scomparire. Da Bøur a Gásadalur- 87 abitanti in 7 km di incanto Bøur è un villaggio di 75 abitanti, nella parte nord del Sørvágsfjørður, Isole Faroe. La magnifica vista sul mare e l'isolotto roccioso Tindhólmur con i suoi numerosi picchi e l’altro isolotto Gáshólmur, da sola vale la pena di tutto questo viaggio. Questo 9
panorama è famoso in molti dipinti e fotografie. Le vecchie case del villaggio sono ravvicinati con vicoli stretti, con la chiesa che fa da guardia a un romantico cimitero direttamente sull’oceano. Dopo 3 km di soste continue, che continuamente fanno restare a bocca aperta per la bellezza drammatica del paesaggio arriviamo a Gásadalur.
Scogliere e grotte di Vestmanna Da Vagar siamo arrivati sino al villaggio di Vestmanna. Dal villaggio si prosegue in battello sino alle scogliere e le grotte abitate dagli uccelli. Per circa 2 ore si naviga vicino alla scogliera per godere di panorami visibili solo via mare. Un vero paradiso per i birdwatchers e una emozione indimenticabile per chi ama la natura.
Il villaggio si trova ai margini del Mykinesfjørður, circondato dalle montagne più alte dell’isola di Vágar: l’Árnafjall con i suoi 722 metri e l’Eysturtindur 715 metri. Anche qui, la vista a sud di Tindhólmur e Gáshólmur lascia senza fiato. Nel 1940, durante l'occupazione britannica, una scalinata fu costruita dalla spiaggia fino al villaggio, che oggi è abitato da 12 persone.
Gjògv la punta nord dell'isola di Eysturoy nelle Fær Øer Gjògv si trova in un’isola che nessuno conosce: Eysturoy. Quest’isola a sua volta si trova in un arcipelago che magari qualcuno – memore di un'epica partita di calcio! – conosce. L'arcipelago delle Fær Øer. Se siete fra i più che non sapete dove sono posizionate, tracciate un triangolo tra Norvegia, Islanda e Scozia e buttate una piccola goccia di colore di verde che scivola, dal pennello di Dio che dise10
gna il mondo, nella tavolozza blu dell'Oceano Atlantico, come narra la leggenda, e siete in un tanto aspro severo, quanto incantevole ed emozionante arcipelago di 18 isole di cui 17 abitate. Passato il paesino di Eilðy la strada diventa ad una sola corsia e a picco sul mare per un breve tratto. Da un lato lo scenario che si apre sulle scogliere è mozzafiato. Dall'altro la strada, sempre più stretta, che si inerpica poi sulle montagne. Il paesino è composto da circa quaranta, case accorpate più alcune sparse. La nostra casa è la guesthouse Gjààrgardur. Lo spettacolo è veramente mozzafiato. La costruzione è in alto rispetto al paesino che dà sul mare. A questo scenario già di per sé notevole, le nubi, che si rincorrono col sole, le case faroesi, i bambini che giocano sotto la pioggia e un silenzio riempito solo dal vento, creano giochi di luce indescrivibili.
Múli il verde borgo fantasma Múli è un borgo contadino sull'isola di Borðoy in Isole Faroe, isolata ma romantica,affacciato sull'oceano e sull'isola di Vidoy. Si raggiunge dopo una serie di gallerie a senso unico da Klaksvik e 7 km di straordinaria strada panoramica da Norðepil. Il borgo si raggiunge a piedi dopo un breve sterrato a picco sull'oceano. L'insediamento abbandonato ha la particolarità di essere l'ultima città in tutto l'arcipelago ad avere l'energia elettrica nel 1970. Nonostante quattro residenti registrati che vivono qui, Múli è stata considerata abbandonata dal 2002. Oggi è un incantato borgo, dove i contadini con le loro famiglie vengono a raccogliere il fieno. Le montagne intorno sono spettacolari e non offrono facili arrampicate. Il territorio è considerato un prezioso scrigno di Salix artica. L'odore del fieno si mescolava a quello dell'erba bagnata e dell'oceano, infilandosi tra le poche case.
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Tórshavn la capitale più piccola del mondo Tórshavn significa "porto di Thor", in onore del dio norvegese del tuono e del fulmine. Fondata nel X secolo, è considerata la capitale più vecchia del nord Europa. Tinganes, la parte vecchia della città, è ancora costituita da piccole case di legno. La più antica risale a 500 anni fa. Qui si trovano anche gli uffici del governo Faroese ed è possibile farsi ricevere dal primo ministro. Con i suoi 20.000 abitanti, Tórshavn è una piccola summa dell’arcipelago, dovunque si trovano sculture, installazioni, atelier e gallerie. Oltre a quadri e sculture, i faroesi amano la musica, la ascoltano, la compongono e la suonano: i locali di Tórshavn, come Sirkus, ospitano ogni sera gruppi e solisti che si esibiscono nei generi più diversi, dal jazz all’hip hop, passando dal faroese sound. Altra sosta musicale è da Tutl dove sono in vendita centinaia di cd prodotti sulle isole, dalla world music ai canti folcloristici, alle incisioni viking metal dei Týr, band dal look vichingo
che propone ballate della tradizione trasformate in travolgenti inni metallici. Nolsoy Con venti minuti di comodo battello dal porto di Tórshavn arriviamo alla romantica e suggestiva isola di Nolsoy. Il minuscolo villaggio, uno dei pochissimi in cui la popolazione è in aumento, offre un punto di vista ancora diverso sulla vita in questo arcipelago. La piccola baia che ospita il porto di Nolsoy offre una caletta di sabbia bianca. Nelle giornate estive assolate (e non) questo piccolo litorale si popola di bagnanti conferendo a tutto il villaggio una sorprendente atmosfera mediterranea. L'accesso al villaggio dalla spiaggia è marcato da un arco ricavato dalla contrapposizione di due enormi costole di balena. Nolsoy è la patria di Ove Joensen, eroe nazionale, che nel 1986 ha remato in solitaria da Nolsoy a Copenhagen, 900 miglia nautiche in 41 giorni. Abbiamo mangiato al piccolo caffè dell'isola delle ottime waffel al cardamomo, con la marmellata di rabarbaro preparate al momento
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Viðareiði, il silenzio, il nord, 364 abitanti A Viðareiði, il centro abitato più a nord nelle isole Faroe, si arriva lungo la costa occidentale della Viðoy, con il suo corredo di fattorie disabitate e immancabili cascate. A dominare il panorama di Viðareiði il Monte Villingdalsfjall che con i suoi 844 metri è la montagna più alta delle isole del Nord e la terza in tutto l'arcipelago faroese. La costa settentrionale è caratterizzata da Capo Enniberg, la seconda più alta scogliera d'Europa a 754 metri. Guardando verso ovest da Viðareiði, si ha una vista sulle cime del nord possenti di Borðoy e Kunoy. Voltandosi, si può vedere attraverso la rupe dell'istmo l'isola orientale di Fugloy. Viðareiði è un silenzioso centro, punto di partenza per tantissime escursioni. Noi abbiamo dormito dalla signora Elisabeth con la sua Matstovan hjá Elisabeth, un ristorantino con camere delizioso, dove praticamente condividi camere, bagno e anche armadi con la famiglia. Sono presenti una chiesa e una canonica, entrambi
edifici del 1892, donati dal governo inglese in segno di gratitudine per il salvataggio dell'equipaggio del brigantino Marwood, affondato al largo della costa di Vidoy nel 1847. Tra Sørvágur e Miðvágur nell’isola di Vagar L'isola di Vagar è quella su cui si atterra, nel piccolo, moderno, accogliente aeroporto, dove sembra di stare al bar dell’Ikea ! Tra questi due centri abitati, è possibile trovare qualche negozio, locali dove mangiare un dolce, stazioni di servizio dove fare rifornimento e mangiare e tre piccoli supermercati, aperti sino alle 22. Insomma una buona base di appoggio per non sentirsi troppo fuori dal mondo. Da Sørvágur, dove abbiamo dormito nella deliziosa guesthouse Hugo, direttamente sull’oceano, partono le navi per Mykenes, mentre a Miðvágur, potete trovare, se ne sentite la mancanza, un pò di vita, nel senso europeo del termine.
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Dal lago di Sørvágsvatn alla cascata di Trælanípa Da Miðvagur nell'isola di Vagar, non lontano dall'aeroporto, parte un sentiero panoramico dove abbiamo fatto trekking sino alla cascata di Trælanípa. Ovviamente io sono scivolato diverse volte e una volta anche caduto...ma questo è ovvio...Mi sono tenuto a distanza di sicurezza della cascata, per evitare di finire tra le leggende locali del turista manfano scomparso. Comunque bellissimo itinerario:-)
colline di un verde smeraldo sono tagliate da ruscelli e cascate. Noi abbiamo fatto questo giro in una giornata di pioggia leggera, alternata a violenti lampi di luce. Si arriva alla baia di Tjørnuvík, amata dai surfisti estremi in un odore di fieno steso al sole. Le colline scendono a picco sull’Oceano, come a creare una sorta di verde anfiteatro. Intorno i resti della storia vichinga. Nel piccolo paese ci aspettano i cani che vogliono giocare sulla riva e un signore del posto che mette due tavoli davanti casa, prepara due caraffe di caffè e si mette a cucinare in una griglia casalinga elettrica delle waffel che vende ripiene di marmellata e panna. Insomma per dirla in breve una favola.
Tjørnuvík, i vichinghi e il mare di verde davati all’Oceano A Tjørnuvík bisogna venirci apposta e così abbiamo fatto. Quando dall’isola di Stremoy, si passa a quella di Eysturoy, prima dell’Atlantic bridge, una strada a sinistra indica Tjørnuvík. La stretta strada panoramica per 13 km si infila nel fiordo di Sundini. Si incontrano Langasandur e Haldorsvik, due piccoli paesi dominati dalle colline di Rossafelli e Langafjall, con una splendida vista sulla riva opposta. Le
La Baia di Gjògv, la forma ventosa del silenzio Il paese di Gjògv si raggiunge dopo 7 km di straordinaria strada panoramica. Questa è la baia su cui si affaccia il paese, a nord dell'isola di Eysturoy. A sinistra la collina di Satan. A destra quella di Mulin, 14
di fronte l'isola di Kalsoy, quasi sempre decorata da un ricco cappello di nuvole e nebbia. In mezzo ad un taglio vivo nella roccia, il piccolo approdo per le barche.
Da Norðskali a Eiði Superato l'Atlantic Bridge, arrivando all'isola di Eysturoy, il nostro viaggio prosegue verso Eiði. Dopo 11 km la spettacolare vista sulle rocce "the Giant and the Witch", che segnano il confine nord di Eysturoy. Lungo la strada tanti cavalli, le solite pecore, il solito mare di verde segnato da cascate e torrenti. Lungo l'Oyandarfjørður a caccia di leggende Nella parte più orientale di Eysturoy siamo andati alla scoperta dell'Oyandarfjørður. Una piccola insenatura dominata dalla collina di Tindur. Di fronte l'allungata e come sempre verdissima isola di Kalsoy. Una breve visita al borgo di Hellurnar e poi siamo andati a Oyandarfjørður dove abbiamo visto le "Rolling Stones" (Rinkusteinar), le pietre dove secondo la leggenda una strega fece un sortilegio contro due navi pirata, trasformandole in rocce galleggianti.
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Da Fuglafjørður a Norðragøta la fattoria museo Blasastova
la guida nervosa, eccoci arrivare a Árnafjørður, villaggio, appartenente alla municipalità di Klaksvík. Le case si trovano in fondo a una profonda insenatura.
Questo è un itinerario breve, di solo 7 km da di grande interesse naturalistico, antropologico e culturale. Siamo partiti da Fuglafjørður, vivace e riparata cittadina nella parte orientale di Eysturoy, con le statue di ferro al porto. Molto famosa e seguita la locale squadra di calcio. Da lì siamo partiti verso Norðragøta con i suoi 500 abitanti, la vecchia chiesa in legno e la fattoria Blásastova, costruita nel 1835. La fattoria conserva al suo interno, gli ambienti di una tipica famiglia faroese di fine XIX secolo.
Vagar aiport
Árnafjørður nell'isola di Bordoy, dirigendosi verso Klaksvik Venendo dall'isola di Vodoy siamo arrivati all'isola di Bordoy. Dopo aver preso la lunga galleria a senso unico, spavento per i turisti dal-
Quando inizia la fase di atterraggio verso l'isola di Vagar, iniziano subito delle potenti emozioni. La pista corre in mezzo ad un oceano verde e l'aeroporto picoclo e moderno sembra più un picoclo centro commerciale. Una volta arrivati, sorprende per quanto è accogliente, familiare, facile, piacevole. E' anche un eccellente ritrovo per i turisti nei giorni più piovosi quando si vuole mangiare un panino o bere qualcosa di caldo nel piccolo bar. Per chi arriva ci si sente subito abbracciati dalla gentilezza e dall timidezza tipica delle persone. Con 4- 5 voli al giorno, questo piccolo aeroporto è un bel posto. Lo sanno anche le pecore che lo assediano brulicando l'erba, indifferenti o quasi, alle persone e alle poche auto. 16
Cascate e ruscelli alle Far Oer Oltre allo sconfinato verde e alle pecore la cosa che si nota di più su queste isole è l'acqua. Non quella cupa dell'oceano ma quella chiara, rumorosa e ipnotica che scende dalle cime. Cascate, ruscelli, piccoli torrenti, lame d'acqua, scorrono lungo i fianchi delle colline, praticamente senza sosta su tutto il territorio. Uno spettacolo emozionante che si ripete da isola a isola, da collina a collina, da paese a paese.
Lungo lo Skálafjørður verso gli impianti eolici di Nes e Æðuvík Nell'isola di Eysturoy, abbiamo esplorato l'istmo sud orientale per guardare il panorama dall'alto della collina che sovrasta Nes. Il villaggio , poco più di 200 abitanti, ci accoglie come sempre placido e silenzioso ma gli impianti eolici sono avvolti nella nebbia. Lungo la strada scopriamo le testimonianze della seconda guerra mondiale e i villaggi che vivono di pesca. La passione per il calcio alle Far Oer Traditional and not traditional food from the Faroe Islands Cibi tradizionali faroesi serviti elegantemente ma anche spuntini alla stazione di servizio, dolci e merende in sempre piacevoli ed accoglienti locali. La tavola delle Far Oer è un paradiso per chi ama il pesce ma anche i vegetariani come me sopravvivono senza problemi. Alcuni di questi cibi potrebbero far inorridire qualcuno ma il cibo è cultura e la cultura che si può conoscere senza per forza aderirivi.
Alcuni conoscono queste isole per una storica partita della nazionale in queste terre. La cosa sorprendente è la passione per il calcio di questo popolo timido e ben educato. Ogni isola, ogni piccolo borgo, ogni città grande e piccola ha il suo campo di calcio. Le partite di calcio locali pur essendo tra squadre di posti molto piccoli sono seguite in maniera super professionale dai media e dalla gente. Incredibile e divertente.
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Giocando con i cani sulla spiaggia di Tjørnuvík Siamo a Tjørnuvík dove le colline di un verde smeraldo sono tagliate da ruscelli e cascate. Noi abbiamo fatto questo giro in una giornata di pioggia leggera, alternata a violenti lampi di luce. Si arriva alla baia di Tjørnuvík, amata dai surfisti estremi in un odore di fieno steso al sole. Le colline scendono a picco sull’Oceano, come a creare una sorta di verde anfiteatro. Intorno i resti della storia vichinga. Nel piccolo paese ci aspettano i cani che vogliono giocare sulla riva.
Cani, gatti cavalli, anatre, uccelli, montoni e ovviamente pecore Appena si arriva a Vagar la prima cosa che si nota sono le pecore che pascolano tranquille intorno all'aeroporto. pecore che poi si ritrovano su tutte le strade e sentieri. Dopo tutto Fær Øer significa isola delle Pecore. La scena che più ci ha divertito è stata quella al picco18
lo borgo di Tjournuvik, dove un gruppo di cani ci ha accolto con una spada di legno e i bastoni in bocca per chiederci di giocare. La spiaggia sull'Atlantico era tutta per noi, anzi per loro. Bellissimi i cavalli che si godevano placidi il vento.
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GALWAY LA BAIA COLORATA DELL’OVEST Galway la celebrata, occidentale, atlantica, città irlandese è sinonimo di allegria, genuino spirito gaelico, turismo giovanile, natura e prezzi abbordabili. Meta tra le più apprezzate per i soggiorni linguistici, con i suoi 75.000 abitanti è un mix che diventa meticciato sia dal punto di vista urbanistico che naturalistico. Il suo centro storico delimitato verso il porto dal cosiddetto “Arco spagnolo” è vibrante di storia ma anche di musica, locali, negozi di artigianato. L’imbarazzo dei turisti è cosa fotografare prima: il pittoresco Lynch's Castle o una delle tante colorate insegne di pub? Una grande pennellata di colore, birra, storia medievale, religione, incorniciata da un porto che si affaccia sulla baia che contiene questo capolavoro turistico. Nulla ricorda lo struggente ricordo di Gretta, protagonista del racconto di James Joyce “I morti”. Nel centro è da visitare la St. Nicholas' Collegiate Church, la più grande chiesa medievale d’Irlanda, dedicata a San Nicola, attualmente luogo di culto protestante. Per una forma di turismo ecumenico è da visitare anche la cattolica Cathedral of Our Lady Assumed, un edifico moderno che preannuncia l’altro aspetto di Galway, l’essere avanguardia. L’enorme chiesa è costruita in pietra calcarea grigia, spezzata da tante vetrate, ispirata alle chiese rinascimentali, con una cupola verde e torri campanarie. Sembra una copia atlantica della Cattedrale Nuova di Santa Maria dell'Assedio nella città spagnola di Salamanca. Galway, infatti ha qualcosa di spagnolo, nella sua indole pigra, colorata e divertita. 20
Vicino alla Cattedrale è situato il suggestivo edificio quadrangolare dell'Università Nazionale dell'Irlanda a Galway, frequentata da 14.500 studenti circa e costruita durante la grande carestia irlandese che a suo tempo, insieme alle sedi di Cork e Belfast, formava la Queen's University of Ireland. All'interno dell'edificio è conservato un archivio dell’Unesco sulle lingue celtiche. Una visita è d’obbligo per immergersi nel cuore ancora vivo di questa cultura, che riaffiora diversamente sia nel carattere della città, che nei suoi edifici e nella sua cucina.
ore. Lungo il fiume scorre come in un piacevole film, la campagna, le residenze, una natura che riempie lo sguardo di quel verde irlandese dalle mille tonalità. L’Happy end è nella baia di Galway, l’ultima lacrima dell’Atlantico, decantata da poeti e musicisti. Rocce perennemente battute dal vento coperte da una scialle di alghe. L’Irlanda delle cartoline, dei calendari da scrivania, dei desktop a tema, è proprio qui. La crociera lungo il fiume Corrib e la baia di Galway è accompagnata da uccelli e barche, quasi a ricordare che questo piccolo paradiso medievale è un paradiso anche marino e naturale. Info : www.galwaytourism.ie Video Europatour
È attraversata dal fiume Corrib (in gaelico irlandese Gaillimh), piccolissimo ma potente fiume ramo del grande Lough Corrib, situato a nord di Galway e che dà il nome alla città. Ed è proprio lungo questo fiume che è possibile conoscere l’aspetto naturalistico che sorprende il turista, attirato solo dalla fama della città accogliente e divertente. Dal porto partono più volte crociere della durata di poche 21
L'ISOLA DI JURA PURA SCOZIA La Scozia ha subito negli ultimi 20 anni, un impatto turistico notevole, alimentato sia dal fenomeno low cost che ha coinvolto con un uragano di investimenti gli aeroporti di Glasgow ed Edimburgo, sia dalla crescita esponenziale dei corsi di inglese verso queste terre, anche fuori stagione. Sono però ancora molte le zone ancora incontaminate, se cercate il vero cuore scozzese, quelle fatto di vento, rocce, oceano, panorami drammatici nella loro solitaria bellezza. Una meta che vi farà immergere in questa ancestrale selvaticità della Scozia è l’isola di Jura: 200 persone, 5000 cervi, un numero variabile ma imponente di specie di uccelli. Si raggiunge Glasgow e poi il porto di Port Askaig in bus. Un comodo ferry vi porta all’isola. Un viaggio lento e pittoresco che inizia appena usciti dall’aeroporto che non è consigliabile a tutti ma solo per gli amanti del genuino, del difficile, del rapporto autentico con una natura non domata ma solo attraversata. Per chi ama il vento, per chi lo insegue in giro per il mondo, per chi si sente in armonia con questo elemento sa perché venire in questa isola. Per vedere le tre cime del Paps of Jura, un paradiso per escursionisti ad esempio. Descrizione banale ma perfettamente calzante per questi luoghi. Salendo verso le cime e guardandosi intorno si ha la sensazione di essere soli al mondo. Qui la parola panorama si trasfigura diventa qualcosa che si tocca, che si sente fisicamente. Gli elementi, fisici, geologici, naturalistici, si mescolano lasciando come tramortiti. Una sensazione così selvaggia che a lasciarla prende la malinconia. Una malinconia rassicurante perché a poche ora di cammino c’è ad aspettare una tipica sala da tè in immutato stile scottish e le accoglienti case dell’isola. 22
Oltre alle escursioni, alla caccia fotografica, alle passeggiate che diventano meditazione negli infiniti sentieri, l’isola di Jura offre anche emozioni in stile archeologico. Necropoli e resti di antichi insediamenti, raccontano meglio di un libro di storia l’età del ferro e l’antica civiltà Norrena. Questa isola non è però solo emozione naturalistica è anche cultura del whisky. E’ visitabile una delle più pregiate e grandi distillerie di single malt scotch whisky, dove tra degustazioni e visite guidate, renderete completa la vostra full immersion nella Scozia più Scozia che c’è. Poche cornamuse, rarissimi kilt ma tantissimi animali ed uccelli da vedere. Tra le felci e le eriche perennemente battute dal vento si riposano topi e rane, lontre e foche. In cielo sfrecciano possenti i Northern Gannet, dalle ali neri e lucenti, le beccacce e le cosiddette aquile d’oro. La sera è invece il regno delle civette, quando non arrivano più barche dalla terraferma.
L’isola è divisa a metà con l’est che sembra protendersi e afferrare la Scozia continentale e l'Ovest selvaggio, virtualmente disabitato, accessibile solamente ai camminatori e canoisti più esperti. Vale la pena della lunga e faticosa escursione per vedere il fenomeno del gorgo di Corryvreckan, uno dei più grandi al mondo, il cui eco fa tremare la pancia. Classificato come non navigabile è diventato negli anni, un cimitero di barche che hanno tentato l’attraversamento. Anche lo scrittore George Orwell che qui scrisse il suo romanzo 1984, tentò di attraversare questo gorgo, distruggendo la barca e quasi annegando. Una visita al Barnhill Cottage, una antica e tradizionale fattoria, vi farà conoscere i luoghi dove lo scrittore trovò ispirazione, immergendosi nel silenzio e poi andando a caccia del fragore delle correnti. La forza del mare è qui non solo poesia violenta ed ispirazione letteraria ma anche tecnologia all’avanguardia.
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E’ in costruzione la più grande centrale ad energia rinnovabile del mondo, che andrà a sfruttare le imponenti maree tra lo stretto di Islay e Jura. Un progetto che porterà la Scozia ad essere la più grande potenza mondiale per il green power. Un progetto a basso impatto ambientale che preserva in pieno il carattere selvatico di questo lembo di terra. Una eccellente idea naturalistica, può essere noleggiare la bici ed attraversare l’isola seguendo i diversi itinerari, studiati apposti per gli amanti della solitudine e della natura. Il di più che offre questa isola è che a fronte di una
esperienza naturalistica che poco si può definire turismo, si può godere di una eccellente rete di bed and breakfast, ferry, visite guidate, ristoranti tradizionali. Insomma selvaggia ma molto ospitale. Quando siete stanchi di escursioni, del forte vento, della bellezza feroce delle maree, di guardare a bocca aperta i cieli affollati di rapaci, potete anche riposarvi al Jura House Walled Garden, un grande giardino spettacolare che ostinatamente vuole mostrare una natura ordinata. Una sorta di cameo dell’architettura del paesaggio, circondata dalla selvaggia Scozia.
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MALLES LA VAL VENOSTA ITALIANASVIZZERA-TIROLESE A Malles si arriva tagliando fino in fondo la Val Venosta, partendo da Merano, concentrato di liberty e alpine style. Terra di confine dove sentori italiani, energie tirolesi, miraggi di Svizzera anzi di Grigioni, si concretizzano in un luogo. Malles è appunto un luogo, uno di quei posti con l’anima che diventa difficile collocare in un immaginario turistico, perché a Malles si arriva ma si parte soprattutto. Infatti ai piedi di questo gioiello di pietra, meleti, chiese e grandi panorami di luce, si parte verso la Svizzera, verso l’Austria o si torna verso la poco amata Italia. Il fascino di questo luogo è il mescolarsi di tradizioni, lingue, aspetti storici, geografici e naturalistici. La stazione di Malles-Venosta è l’ultima di un elenco di stazioni che si incontrano lungo il tragitto che da Merano si incurva verso le montagne. Un percorso straordinario e totalizzante fatto di archeologia industriale e di soluzioni all’avanguardia sia per stile che per impatto ambientale. Impossibile farlo una volta sola, uno spreco non fermarsi alle varie fermate, dove l’efficientissimo sistema turistico altoatesino, ha dato il meglio di se. Ad ogni stazione corrisponde un itinerario naturalistico, ciclabile, storico, gastronomico, culturale, panoramico. Ci si può affidare a piene mani agli itinerari proposti andando da Merano a Malles in 25
treno. Uno dei più suggestivi è quello che dalla stazione di Tel Ponte, porta alle cascate di Parcines, un miracolo naturale impressionante a 90 minuti a piedi tra profumi di mela ed architetture di campagna tirolese. Il percorso verso Malles è dunque obbligatorio per i maniaci ed i fanatici del turismo eco in tutte le sue declinazioni. Il treno che porta a Malles consente anche di scoprire una eccellenza altoatesina, che fa scuola in Europa, quella del turismo ciclabile. I
moderni treni di questa tratta, sono dotati di spazi ampi e dedicati alla bici, che è possibile affittare in moltissime stazioni e con diverse soluzioni. La bici è il mezzo ideale per scoprire l'Alto Adige e dal 2011 ci sono anche a disposizione di turisti e abitanti le bici elettriche. Inoltre con la bikemobil Card si possono usare tutti i mezzi pubblici più una bici a noleggio in tutto il territorio provinciale.
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Arrivati a Malles, bisogna dedicare a questa città solo politicamente in Italia ma che si sente serenamente estranea al tricolore, una escursione tra stradine, chiese, musei locali, ristoranti. E’ una meta ottima per le escursioni, sia per essere il crocevia tra diverse nazioni e anime climatiche, sia per il rapporto qualità prezzo delle sue strutture ricettive. Malles è la lezione vivente di turismo sostenibile ad alta qualità, portata ad esempio da tutti gli esperti di turismo e mobilità. E’ un paese di quasi montagna Malles, commovente da fare a piedi con il legno e la pietra bianca che caratterizzano le architetture pubbliche e private. Il borgo è dominato dalle torre romanica Frohlichl, 33 metri che fanno da guardia alle linde, ordinate e rilassanti stradine da oltre 800 anni.
de di un museo che racconta della vita monastica secondo il principio “ora et labora”. Da questo posto favoloso nel senso della favola che ti estranea dalla realtà quotidiana si parte verso la Svizzera, con i bus gialli dell’Autopostale elvetico che dalla stazione a valle vi portano verso i Grigioni. Prima di entrare in Svizzera, fermatevi a Glorenza, paese circondato da mura, raggiungibile anche in bici. Fa bene all’anima e al vostro stomaco. Proseguendo verso la Svizzera sempre con il bus fermatevi a Monastero o Mustair come viene chiamato e godetevi un gioiello marchiato Unesco: il Monastero di San Giovanni Battista, con gli affreschi di epoca carolingia del XI secolo, meglio conservati al mondo.
La chiesetta romanica di San Benedetto è il gioiello di Malles. Il suo ciclo pittorico costituisce un mirabile esempio dell’espressione artistica nel periodo carolingio. Sulla parete orientale sono raffigurati un Cristo benedicente e il ritratto di un dignitario carolingio in tenuta da guerra del IX secolo. Poco più di venti minuti a piedi o in bici si arriva alla collina di Tarces con una vista panoramica sulla valle sottostante che imprigiona lo sguardo in ogni stagione. Un oretta sempre a piedi ma anche con i puntuali e comodi citybus si arriva a Burgusio dove troneggia l’Abbazia Benedettina più alta d’Europa. Nella solitudine delle montagne da più di 800 anni dei monaci conducono una vita secondo le regole di San Benedetto. L’edificio è se-
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Se ne avete abbastanza di storia e natura, anche il costume sociale grigionese può essere interessante per cui non vi stupite se trovate nei cimiteri persone a fare pic nic. Qui è normale, come è normale ed anche divertente passare a piedi il confine tra Italia e Svizzera. Da Malles si può puntare anche verso l’alto, verso l’Austria, verso il Passo Resia, verso Nauders, sempre in bus. Arrivati a Passo Resia non mancate di toccare con i vostri piedi l’Austria, affittare in paese la vostra bici e puntare verso Malles. Il percorso è quasi tutto in discesa e punta verso il lago di Curon, dove svetta il campanile sommerso dal lago. Un paese fantasma, simbolo del progresso idroelettrico o della dominazione italiana sul territorio, a voi la scelta.
Il percorso fa battere il cuore e non per la fatica, ci si ferma continuamente, in qualunque stagione ad ammirare paesaggi montani, urbani, rurali di grande bellezza. E’ un paradiso per fotografi. Grande è l’unico aggettivo possibile per contenere l’emozione che dà questa ciclabile che vi riporta a Malles. Lungo la strada, borghi, ancora meleti e impianti di risalita. Una vacanza a tutto tondo: treno, bici, panorami, sapori, colori, tradizioni, comodità, escursioni, storia, cultura. Associazione turistica comuni di Malles, Sluderno e Glorenza Treno in Val Venosta
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DA PLOUGONVELIN AI FARI DI POINTE SAINT MATHIEU Quando si parla di Bretagna, si pensa subito a Mont Saint-Michel, a giornate ventose e piovose. In realtà questa ampia regione, proiettata ad ovest verso la Gran Bretagna e il cupo oceano Atlantico ha tante caratteristiche inaspettate, che ne fanno una meta coinvolgente tutto l’anno. La Finisterre, il territorio più occidentale di questa regione, abbraccia il turista curioso, in particolare quello attento all’aspetto naturalistico, con i suoi panorami blu e grigio ardesia, con i suoi fari imponenti e poetici, con i paesi lietamente disposti sulla costiera frastagliata, disintegrata, modellata, dal vento e dal sale. Un itinerario emozionante è quella che va dalla cittadina di Plougonvelin ai fari di Pointe Saint Mathieu, che si può fare in bici o a piedi. Plougonvelin, si raggiunge in bus da Brest grande città militare e marittima, vivace e senza grandi pretese ma ideale come base, attrezzata di tutto (stazione, supermercati, alberghi, locali) per le molteplici escursioni via terra e via mare. In bici da Plougonvelin, dopo aver fatto scorta di pane scuro e dolci semplici e golosi in uno dei piccoli forni-empori, si arriva dopo 4 km direttamente a Pointe San Mathieu, attraversando un panorama di luce, torba e campi. In testa, perennemente nuvole che vanno via veloci, lasciando di tanto in tanto un pò di pioggia, protetti da una comoda e sicura pista ciclabile.
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A piedi, è possibile percorrere il sentiero natura che dalla periferia del paese, si snoda sottile e sicuro, a picco sull’oceano. Immersi in uno scenario dove i colori restano nettamente separati, cosi come i profumi, le tante presenze botaniche ed officinali e gli uccelli che tagliano veloci il cielo sopra di noi, mutevole come tutte le terre che sanno di ovest. Separazione e gioia. Queste le emozioni che dà questo percorso: tutto resta separato nel panorama, nulla si fonde, ma tutto è accogliente. Di lato l’oceano vira verso un blu cupo, una notte fatta di mare che vi ripaga dei 3 km di sterrato da percorrere.
Lungo il percorso, abbandonati e misteriosi, manufatti militari in grezzo cemento armato, ricordano le guerre che qui si sono svolte. L’arrivo a Pointe Saint Mathieu è un colpo al cuore, una lingua di terra brulla, una larga vertigine, due fari imponenti, l'Abbazia SaintMathieu de Fine-Terre, i resti di un monastero benedettino, un verticale memoriale dedicato ai marinai francesi morti in guerra. Il faro principale è visitabile, dopo una lunga ma non faticosa salita, fatta di scalini, finestre-feritoie, ringhiere disposte in improbabile diagonale, sino ad arrivare alla cima . Da qui è possibile godere di un panorama dolce e selvatico, dove l’oceano predomina, il cielo vi offre tutte le sfumature del grigio e del celeste a fare da cornice e discretamente si scorgono in silenzio, le terre abitate da francesi che si sentono orgogliosamente bretoni.
Si capisce perchè per Druidi e latini, qui finiva appunto la terra conosciuta, guardandosi intorno, l’emozione è forte e sprecherete molto, moltissimo tempo con il vostro cannocchiale, videocamera e macchina fotografica. 30
Una piacevole esposizione è disposta nei locali dell’Abbazia a lato del faro, dove si racconta la storia di questi fari, di questa terra e di come i monaci benedettini, tutte le notti, accendevano un fuoco sulla cima del campanile per rischiarare le buie traversate dei marinai. Stanchi e con le vostre attrezzature digitali, sature di immagini, è tempo di riposare, mangiare, guardare ancora. Se decidete che l’estate è il periodo migliore per conoscere questo territorio non dimenticate un salto al Fort de Bertheaume, dove è anche possiblie praticare il flying-fox. Info : www.finisteretourisme.com - www.plougonvelin-fr.com Foto tour - www.saveriopepe.eu/ouessant/ Video tour su Yotube - Europatour
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CON IL TRENINO ROSSO AL GHIACCIAIO DEL MORTERATSCH I treni più belli del mondo ? Svizzeri. Le montagne più belle d’Europa? In Svizzera per molti. Sicuramente viaggiare in treno nella confederazione elvetica, oltre ad essere sinonimo di puntualità è anche possibilità di panorami imperdibili, servizi di altissimo valore turistico, organizzazione appunto svizzera. Qui il turista si sente coccolato e si perde tra le tante linee dedicate, alla scoperta degli angoli più preziosi di questa nazione. Una delle più gettonate dai turisti è la ferrovia del Bernina, chiamata affettuosamente trenino rosso, che da Tirano, graziosa città liberty, ultima italiana prima del confine, sale sino a Saint Moritz. La nostra destinazione è il Ghiacciaio del Morteratsch, nel cuore delle Alpi Retiche che da oltre 3000 metri, scende sino a 2000, cambiando di colore dal bianco all’azzurro al grigio, sciogliendosi nel fiume Eno. Una favola geologica ed ambientale che è possibile raggiungere con una escursione a piedi, che vorreste durasse molto di più dell’ora che ci vuole. Si parte dalla stazione di Morteratsch, che è situata a metà del tracciato panoramico della ferrovia del Bernina, in mezzo a un bosco fitto. Dalla piccolissima stazione, dove potete fare rifornimento di acqua e cibo al bar ristorante accanto, parte appunto il sentiero per il ghiacciaio, che scorre in senso contrario al fiume Eno. Il viaggio in treno vi consumerà gli occhi e le espressioni di sorpresa e meraviglia le sentire32
te da voi e da altri, esclamate in tutte le lingue del mondo, con una certa prevalenza di tedesco, giapponese e italiano. Lasciata la bella Tirano, si arriva di stazione in stazione al Lago di Poschiavo, alla cittadina omonima, famosa per i saporiti ed energetici pizzoccheri, proseguendo per il Lago Bianco, passando per l’incredibile Alp Grum, salendo ancora, con delle spaventose contorsioni ingegneristiche sino al Piz Bernina, fermandosi alla stazione di Morteratsch. A ogni singola stazione potete fermarvi e fare una escursione, una sosta, proseguire per un itinerario a piedi. La ferrovia del Bernina è stata inserita nel 2008 nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, come esempio tecnicamente avanzato di gestione del paesaggio di alta montagna e come ferrovia a scartamento ridotto, tra le più spettacolari del mondo. Costruita fra il 1907 e il 1910 a
scopo turistico, la linea raggiunge con ardite opere di ingegneria ferroviaria un'altitudine massima di 2.253 m. E’ dunque la più alta ferrovia ad aderenza naturale delle Alpi, oltre che una delle più ripide al mondo, raggiungendo una pendenza massima del 7%. Se non fa troppo freddo, potete anche salire sulle carrozze scoperte per godere a pieni polmoni e occhi spalancati del panorama. Tra una stazione e l'altra sentieri, locande in legno addobbate sempre di fiori anche in inverno, rare case, le consuete mucche, immagini che attraversano l'anima.
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Dalla stazione di Morteratsch si prende il sentiero, tra ciottoli e pietre di fiume, fermandosi a fotografare la più classica delle flore alpine di stagione. Il sentiero è sterrato ma aperto allo sguardo, memoria a valle di quanto era grande migliaia di anni fa questo ghiacciaio. A sinistra il fiume che diventa sempre più grigio di minerali, salendo verso il ghiacciaio, a destra le montagne Retiche con i cocuzzoli color rame. Appena iniziate a scorgere la base del ghiacciaio si va come in ipnosi, dimenticando ogni fatica e desiderando sopra ogni cosa di poterlo toccare ed avvicinarsi più possibile.
Ed è un desiderio che si può soddisfare seguendo le indicazioni di sicurezza. Lo spettacolo è ardito, poetico, angosciante allo stesso tempo. Impossibile non fare una riflessione tra il capolavoro di ingegneria della linea ferroviaria e il capolavoro della natura nel quale sarete immersi. Soddisfatti e felici perché l’escursione è stata facile da fare, grazie al trenino rosso, grazie ai vostri piedi. Con la voglia di scoprire l’altra linea gioiello: il Glacier Express. Info : www.rhb.ch Video Europatour
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Saverio Pepe Racconto luoghi e sapori, racconto tradizioni e nuove frontiere forse non più nuove. Spiego e imparo di turismo “minore”: per gli Uffizi hanno già scritto in tanti, io vi parlo delle piccole Isole Frisone o della strade delle ciliegie e del vino in Friuli. Mi interessa il cibo come arte, il viaggio che ha il sapore della storia, la natura che si sente a suo agio nella contemporaneità, un pò come me. Ho una formazione di operatore della comunicazione multimediale, guida turistica, operatore erboristico e di terapie naturali. Le mie parole chiave sono turismo naturalistico, enologico, gastronomico, museale e termale, alimentazione naturale, tradizioni culinarie, eccellenze locali, terapie dolci, medicine alternative, agricoltura biologica, trasporti, ambiente, cosmesi naturale, animali, treni. Ho database tematici, contatti diffusi, un potente Mac, una scrivania di 3 metri, un versatile Lumia 1520, un Ipad della prima generazione, una eccellente Reflex, un appetito irrefrenabile non solo per il cibo ma anche per tutto quello che non conosco o che mi emoziona.
www.saveriopepe.eu
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