Andrea Borgnino Radio pirata.

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ANDREA BORGNINO

RADIO PIRATA Rock, libertĂ , trasgressione e nuovi linguaggi radiofonici

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Radio Pirata

Rock, libertà, trasgressione e nuovi linguaggi radiofonici di Andrea Borgnino Paolo Emilio Persiani Editore piazza San Martino 9/C 40126 Bologna Tel: (+39) 051/9913920 Fax: (+39) 051/19901229 e-mail: info@persianieditore.com

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Voci Pirata «Gestire un’emittente pirata è una delle imprese più soddisfacenti e meno remunerative che abbia mai intrapreso. Non sai mai se qualcuno ti ascolta, non hai un riscontro diretto dei tuoi sforzi, non ci sono “pupe ai tuoi piedi”, non diventi automaticamente una star, non hai fan adoranti, niente. Ma hai la soddisfazione di fare un lavoro che le “vere” emittenti radio sono troppo vigliacche per fare. Perché lo faccio? Semplicemente perché le emittenti pirata da queste parti hanno troppa paura della Fcc (Federal Comunication Committee, l’organo di controllo sulle radiotrasmissioni negli Usa) per trasmettere la musica che mi piace ascoltare. Anzi, per essere più precisi, non trasmettono neanche la musica che piace ascoltare agli altri. È bello potersi sintonizzare su una radio che non evita di trasmettere canzoni che contengono parolacce e specialmente che non censura con un bip le parole che la Fcc (e solo la Fcc) trova offensive. Non lo faccio per ragioni politiche, non ho nulla di importante da dire. Quello che mi importa è la verità e l’apertura mentale, poter dire quello che viene dal cuore spontaneamente, senza suggerimenti e scalette. Io parlo dal microfono come parlo alla mia anima, mi apro al mondo e lascio che il mondo entri in me. Parlo delle mie paure, delle mie sofferenze, del mio senso di vuoto, e se riesco a raggiungere una sola persona che capisce e dice “Sì, anch’io mi sento così, non sono solo”, allora ho fatto il mio lavoro. Non sentirete mai questo tipo di dialoghi su un’emittente commerciale. Può fare intristire la gente, può farla arrabbiare, però la costringe a pensare.

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Pensare non fa bene a un’emittente commerciale, la robotica irrazionale e l’acquisto spontaneo del prodotto pubblicizzato sì. Non ho nulla da pubblicizzare, niente da guadagnare, non ho ragione di fingere di essere “su di giri” o felice. Posso essere me stesso, parlare con la mente, essere onesto una volta nella vita».

Il brano che avete appena letto è stato catturato sul newsgroup internet alt.radio.pirate che si occupa del mondo delle radio libere e rappresenta benissimo le motivazioni e l’attitudine di chi pratica il pericoloso hobby delle radio pirata. Nelle prossime pagine voglio farvi conoscere questo mondo sconosciuto e pulsante, voglio farvi pensare in maniera diversa a quello stupendo mezzo di comunicazione che è la radio. Viaggeremo per diverse bande di frequenza, tutte occupate da emittenti ufficiali che vendono pezzi di etere per un tipo di detersivo o per un pensiero politico, scopriremo che in queste bande esistono anche emittenti che non hanno nulla da vendere ma solo una voglia pazza di comunicare, e lo vogliono fare in maniera completamente libera con la musica o con le parole. Queste emittenti appaiono e scompaiono in pochi minuti, hanno misteriosi indirizzi in giro per il mondo per permettere di comunicare con loro, i loro dj usano nomi sempre diversi, l’unica cosa sicura è la loro irrefrenabile voglia di trasmettere in maniera completamente libera. Danno spesso voce a comunità che non riescono a farsi sentire in nessun modo o trasmettono la musica che i mezzi di comunicazione ufficiali ignorano completamente. Era il 1997 quando usciva la prima edizione di questo libro e oggi, dodici anni dopo, la maggior parte delle stazioni pirata citate nei prossimi capitoli sono ancora attive nonostante l’enorme diffusione di internet abbia dato quasi a tutti un 6


potente strumento di comunicazione bidirezionale. Chi scrive ha scoperto il mondo delle radio pirata grazie all’ascolto di una stazione olandese che trasmetteva musica folk in onde corte in un pomeriggio del 1990. Anche se la musica non era decisamente di mio gradimento la scoperta di qualcosa di completamente libero e controcorrente, come le emittenti pirata in onde corte, mi ha spinto a mettermi a indagare sulla storia e i personaggi che stavano dietro i microfoni di queste particolari stazioni radio. Questo libro è il risultato di una ricerca appassionata ed è stato scritto con l’intenzione di trasmettere l’energia e la voglia di comunicare che è presente in tutte le stazioni pirata, dalle storie delle emittenti che operavano sulle navi nel mare del Nord alle radio “condominio” che ingaggiano una lotta impari con i grandi networks per accaparrarsi una frequenza libera per farsi sentire.

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Un hobby rischioso: la radio e la legge Dalla “Gazzetta Ufficiale” del 9 agosto 1990: «Legge 223 “Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato” del 6/8/1990 Art. 195 (Installazione ed esercizio di impianti di telecomunicazione senza concessione od autorizzazione – Sanzioni) 1) Chiunque installa od esercita un impianto di telecomunicazione senza aver ottenuto la relativa concessione o autorizzazione è punito, se il fatto non costituisce reato, con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 250 a euro 10.000. 2) Se il fatto riguarda impianti radioelettrici, si applica la pena dell’arresto da tre a sei mesi». Arduo compito di questo capitolo è quello di informare il lettore sui rischi che si corrono a trasgredire l’Articolo 195 della Legge Mammì (la prima legge che ha tentato di riportare alla legalità l’etere radiofonico e televisivo del nostro Paese) riportata, in parte, all’inizio di questo paragrafo. È necessario fare una panoramica sulla legislazione riguardante le radiotrasmissioni in Italia e all’estero. In ogni paese i legislatori hanno dovuto, in modi sempre diversi, fare i conti con una numerosa schiera di liberi pirati dell’etere che non volevano, e non vogliono tuttora, sentire parlare di concessioni, tasse e autorizzazioni per poter trasmettere le loro idee via radio. Per spiegare meglio il difficile rapporto tra le radio pirata e la legge in Italia bisogna comunque rifarsi agli anni Settanta, 99


quando iniziarono a nascere le prime radio “libere”. Il primo caso clamoroso di pirateria radiofonica in Italia è stato quello di Radio Sicilia Libera che iniziò le sue trasmissioni in onde medie il 24 marzo 1970 tentando per sole ventiquattro ore (i Carabinieri furono i responsabili di un palinsesto così breve) di sconfiggere il monopolio Rai, almeno per quanto riguardava la zona terremotata del Belice. Come avrete capito stiamo parlando delle prime stazioni radio private italiane che, a causa di una completa mancanza di legislazione, si trovarono di colpo tutte quante etichettate con il termine “pirata”. Bisogna aspettare il 26 aprile 1975 perché il Pretore di Milano, dottor Cassala, ponesse fine a questo regime di pirateria emettendo questa sentenza riguardante il caso di Radio Milano International1: «È pienamente legittima l’attività di trasmissioni radiofoniche come quella di Radio Milano International fino a quando non si determinano interferenze che possono nuocere o disturbare la ricezione delle normali emittenti di Stato». Dall’emissione di questa sentenza, il significato del termine “radio pirata”, almeno per quanto riguarda l’Italia, è decisamente cambiato: si è passati da un periodo in cui tutte le radio che non fossero l’azienda radiofonica di stato (la Rai) erano considerate pirata, a un altro in cui il termine pirata veniva usato solo per quelle emittenti radiofoniche prive di qualsiasi autorizzazione che operavano al di fuori della legislazione. La legge sulla radiodiffusione in Italia ha avuto una vita piuttosto tormentata fino all’agosto 1990, quando il 1

Radio Milano International nasce il 10 marzo 1975 per iniziativa di tre ragazzi ventenni, Rino Borra, Piero e Nino Cozzi. Trasmette tutt’ora come network nazionale con il nome di One o One Network – R101.

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ministro Mammì emanò la famosa Legge 223 che poneva dei limiti nel numero delle concessioni radiofoniche locali o nazionali regolamentando una situazione da anni caratterizzata dall’autogestione più selvaggia. Dopo la legge Mammì i legislatori italiani non si sono più interessati alla radio, infatti le ultime leggi sulla radiodiffusione (la Legge Gasparri 112 del 3 maggio 2004 e il Codice delle Comunicazioni Elettroniche del 1 agosto 2003) si sono focalizzate sulla televisione analogica e digitale. Nulla è cambiato quindi per quanto riguarda la concessione di nuove licenze o frequenze e sempre più piccoli o addirittura inesistenti sono gli spazi di etere per chi voglia iniziare l’attività radiofonica in maniera libera e non legata a situazioni di mercato: sempre più forti sono le spinte per l’attivazione di libere stazioni pirata. La mancanza di frequenze, diventata nel corso di pochi anni cronica, è dovuta sopratutto al numero altissimo di emittenti attive rispetto al territorio, l’Italia detiene infatti il record europeo di radio commerciali attive, 2200 nel 2008. Voglio citare adesso un caso molto famoso di trasgressione della legge sulla radiodiffusione in Italia: il caso di Radio Onda Diretta che ha trasmesso in banda Fm per un anno e mezzo dal Centro Sociale Leoncavallo a Milano senza nessuna autorizzazione e con un impianto di antenne e una potenza da radio commerciale, portando una vera e propria rivoluzione nell’etere meneghino. È importante specificare che Radio Onda Diretta non è mai stata una radio pirata bensì una stazione illegale in quanto non ha mai nascosto la sua sede di trasmissione, il Centro Sociale Leoncavallo, e ha sempre fatto molta pubblicità alle sue emissioni. Ecco quindi due brani di 101


un comunicato di Radio Onda Diretta che spiega chiaramente la scelta illegale di questa emittente.2 Radio Onda Diretta inizia le sue trasmissioni il 4 luglio 1992 dall’interno del Centro Sociale Leoncavallo, emittente illegale, ma non pirata perché non nasconde la sua identità e la sua sede, anzi le rivendica. Radio Onda Diretta sottrae concretamente spazi di comunicazione al mercato, coprendo per alcuni periodi altre frequenze con le proprie e creando così una caduta nei prezzi delle frequenze coperte e di quelle disturbate, arrecando danni al mercato dell’etere nell’ordine di alcune centinaia di milioni. Alimentata da un generatore di corrente, trasmette tutti i giorni dalle 15:00 alle 24:00. Inizialmente totalmente in balia di sé stessa, nel giro di poco tempo la radio acquista il suo ritmo, diversi compagni si turnano durante il giorno garantendo la realizzazione degli spazi di informazione, l’acquisizione e la diffusione di informazioni e notizie ed il supporto per le altre trasmissioni. Nessuno aveva mai fatto radio e la velocità di realizzazione del progetto fece sì che la radio venisse pensata e progettata facendola. Si trattava, fra le altre cose, di fare della radio un laboratorio di riflessione su forma ed uso del linguaggio. Ed inoltre la presenza della radio all’interno di un centro sociale ha fatto sì che essa divenisse anche una sorta di sportello sempre aperto e fruibile, uno strumento pensato, nelle sue stesse modalità di utilizzo, come luogo di sperimentazione per un libero accesso all’utilizzo dei un mezzi di comunicazione di massa. Radio Onda Diretta contesta la sostanza liberticida della Legge Mammì, che consegna l’ etere alle imprese, e impedisce l’accesso a soggetti collettivi, aggregazioni sociali e realtà locali. Radio Onda Diretta viene chiusa per la prima volta il 2 2

Il comunicato che riporta la storia di Radio Onda Diretta è stato tratto da Percorsi di comunicazione radio, l’ esperienza di Milano 1992-1995, documento presente in rete sul sito internet di Radio Onda Rossa (http://www.nexus.it/tmcrew).

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luglio del 1993 con un intervento della magistratura che mette sotto sequestro gli impianti, otto compagni vengono rinviati a giudizio per violazione della Legge Mammì e turbata libertà dell’industria e del commercio e saranno processati il 26 gennaio 1996. Due giorni dopo il sequestro degli impianti, un corteo di 5000 persone sfila per le strade di Milano per ribadire che gli spazi di comunicazione sono spazi sociali e Radio Onda Diretta ne è la giusta riappropriazione. Dopo pochi giorni la radio riprende con nuovi e potenziati impianti.

Le trasmissioni continueranno fino a pochi giorni prima dello sgombero del Centro Sociale Leoncavallo avvenuto il 20 gennaio 1994. Questo non segnò certo la fine del progetto radio. Questo caso, naturalmente, non è applicabile a tutte le radio pirata in quanto il Centro Sociale Leoncavallo stesso si trovava in quel periodo in uno stato di illegalità dichiarata e questo ha fatto sì che la chiusura di Radio Onda Diretta fosse ritardata e, soprattutto, che i criteri utilizzati dall’Escoposte per intervenire fossero stati a lungo concordati con le forze dell’ordine. Diverso quindi è il caso di una piccola stazione Fm che trasmette illegalmente in una qualsiasi città italiana cercando di fare capolino in una banda di frequenza di solito completamente occupata da stazioni commerciali. Il termine “commerciali” ci permette di capire un altro problema che affligge i liberi pirati dell’etere: attivando illegalmente una stazione radio, non solo si infrangono una decina di leggi del Codice Civile, ma si possono creare anche disturbi ad altre emittenti. Nel caso di un network commerciale, pochi minuti di trasmissione possono valere decine di migliaia di euro a causa dell’altissimo numero di messaggi pubblicitari e di 103


sponsorizzazioni indirette contenute all’interno dei programmi. Questi “disturbi” sono il motivo per cui il nostro diritto alla libera comunicazione viene portato davanti a un giudice. Non appena le stazioni commerciali si accorgono che qualcuno disturba le loro emissioni turbando la corretta ricezione dei loro spot, iniziano una caccia al disturbatore sicuramente più efficace e tempestiva di quella dei tecnici dell’Escoposte. Inoltre i potenti network italiani dispongono di reti di ascolto per controllare quotidianamente la qualità del loro segnale sul territorio italiano: quindi ogni eventuale disturbo viene identificato in poche ore utilizzando precise radiolocalizzazioni. Come potete capire, la vita del pirata radiofonico italiano in modulazione di frequenza è alquanto dura ma non per questo questo stupendo hobby viene esercitato con meno passione. Il discorso cambia notevolmente se le nostre trasmissioni avvengono in onde corte o in onde medie, dove la presenza di stazioni commerciali, fortunatamente, è quasi nulla. Le onde corte sono il regno delle stazioni di radiodiffusione nazionali che utilizzano grandissime potenze, svariate frequenze e programmazioni multilingue per poter coprire tutto il globo con le loro trasmissioni. I pirati in onde corte hanno imparato a non dare fastidio a queste stazioni e si sono cercati delle fette di frequenze libere o quasi, dove minima è la possibilità di interferire con qualcuno. Questo fa sì che rari siano i casi di stazioni pirata chiuse dopo furiosi raid dell’Escoposte e, anzi, di solito, il problema maggiore di queste stazioni sono le interferenze che le trasmissioni in onde corte causano alla ricezione televisiva e alle reti telefoniche. Può capitare che le televisioni e i telefoni dei vicini di casa inizino a sintonizzarsi 104


magicamente sulle nostre emissioni pirata sovrapponendosi a programmi precedenti o conversazioni private, il tutto con un aumento vertiginoso della nostra impopolarità verso di loro. Il pirata delle onde corte deve quindi controllare soprattutto gli effetti locali delle sue trasmissioni e ascoltare con molta attenzione le frequenze da cui intende lanciare i suoi segnali in modo da diminuire i rischi di interferenza. In Italia, negli ultimi anni, sono attive una decina di stazioni pirata in onde corte, di solito vicine a club di appassionati di radioascolto, che offrono all’ascoltatore una gran varietà di programmi: dalla musica leggera alle informazioni sull’ascolto dx a livello mondiale. È difficile fornire invece dati sull’attività pirata italiana in Fm in quanto ogni stazione vive immersa nel suo mondo locale ed è molto rischioso pubblicizzare fuori dalle mura della propria città questo tipo di emissioni. Con la nascita del fenomeno delle telestreet nel 2002 (piccole emittenti televisive di quartiere o di condominio), è da segnalare comunque un ritorno di interesse verso l’attività radiofonica pirata in Fm nelle nostre città. Nei forum dedicati alla telestreet si possono rintracciare notizie riguardanti piccole stazioni Fm attive, con pochissime potenze, nei coni d’ombra lasciati dalle emittenti “ufficiali” in Fm. Alcune, come Radio Condominio di Milano, hanno anche un sito web (http://utenti.lycos.it/tredicipunti/psicotopia.html), dove raccontano la loro esperienza tecnica e relativa ai contenuti. Rispetto al fenomeno telestreet che ha avuto una grande visibilità sui media tradizionali e che ha permesso la nascita di decine di stazioni in tutta Italia, il fenomeno delle stazioni pirata Fm continua ad essere sotterraneo ed è praticamente invisibile. 105


Negli altri paesi europei la situazione è decisamente diversa dalla nostra a causa di un numero ristretto di stazioni Fm che operano localmente senza creare grossi network nazionali in concorrenza alla radiofonia statale. In Inghilterra, per esempio, operano solo qualche centinaio di radio commerciali in banda Fm e sono quindi molte le stazioni pirata che possono operare su frequenze libere senza procurare disturbi ad altre stazioni. Questa situazione ha reso possibile la nascita di un grosso movimento di micro-stazioni Fm all’interno delle città, di cui le stazioni jungle di Londra e le stazioni pirata di Amsterdam sono gli esempi più famosi. Queste stazioni, naturalmente, operano nell’anonimato poiché le sanzioni governative sono di solito molto rigide. Esse sono diventate la principale forma di diffusione di molti generi musicali che non hanno mai trovato spazio nella programmazione delle radio commerciali. A Londra operano ogni giorno più di cinquanta stazioni illegali che trasmettono soprattutto musica jungle o drum’n’bass dal momento che nessuna stazione ufficiale vuole occupare i propri palinsesti con questa musica ripetitiva e narcotica. Questo tipo di stazioni vengono attivate anche per poche ore nei luoghi più vari: la sommità dei grattacieli londinesi, squat o altre situazioni di illegalità, rave o addirittura sui furgoni di qualche carovana di traveller. Contemporaneamente, in tutto il Nord Europa, si sono diffuse molte stazioni che operano in onde corte, soprattutto durante il week-end, e che riescono così a diffondere in tutto il continente i propri segnali liberi. Soprattutto in Germania vi è una lunga tradizione di stazioni pirata in onde corte e medie: ogni week-end si possono ascoltare lunghi radio show in tedesco con telefonate in diretta e dediche che ci fanno 106


perfettamente capire come questo tipo di emissioni illegali non siano perseguite in modo ossessivo dalle autorità. Un caso veramente interessante da citare a proposito del rapporto tra la radio e la legge è quello di Israele. In questo Paese sono almeno duecento le stazioni pirata che trasmettono ogni giorno, coprendo quasi tutto il territorio nazionale (la fonte di questo dato è un articolo del quotidiano israeliano “Haaretz” del 21 giugno 2007). Questa situazione è causata dalle parziali lacune legislative, caso unico in tutto il mondo, riguardante le stazioni pirata. Le stazioni illegali vengono multate con una sanzione di qualche centinaio di dollari americani, il che fa sì che le loro trasmissioni ricomincino qualche giorno dopo la chiusura. L’emittenza commerciale è stata autorizzata in Israele solo nel 1995, nonostante ciò, oggi è ancora molto difficile riuscire a farsi assegnare una concessione per trasmettere con il risultato del moltiplicarsi delle stazioni pirata. Nel 2006 sono stati ben 14 i casi di disturbo alle comunicazioni aeronautiche causati dalle stazioni pirata in Fm e nel giugno 2007 l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv è stato chiuso al traffico aereo per un giorno intero a causa dei disturbi ricevuti da ben tre emittenti illegali. Israele è tutt’ora l’unico Paese europeo a non aver firmato l’International Convention Against Radio Piracy che ha messo fine al fenomeno delle stazioni pirata off-shore operanti nei mari europei.

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Bibliografia K. Skues, Pop Went to Pirates, Lambs Meadow Pubblications, London 1994. R. Barberio, L’antenna promessa, l’emittenza radiofonica locale in Gran Bretagna, Eri edizioni Rai, Torino 1984. S. Dark, Libere! L’epopea delle radio italiane degli anni ’70, Nuovi Equilibri, Milano 2009. Bifo e Gomma, Alice è il diavolo. Storia di una radio sovversiva, Shake, Milano 2007. B. Bill e B. Frank, Last night a dj saved my life. La storia del disc jockey, Arcana Editore 2005. R.C. Humphries, Radio Caroline: The Pirate Years, The OakWood Press, Uk 2003. F. Magrone e M. Vinassa de Regny, Top Secret Radio, i misteri dell’etere, Edizioni CD, Bologna 1985. AA.VV, Radio Fm 1976-2006. Trent’anni di libertà d’antenna, Minerva Editori 2006. S. Dunifer, Seizing the Airwaves: A Free Radio Handbook, Ak Press, Usa 1998. A. Yoder, Pirate Radio Stations: Tuning into Underground Broadcasts in the Air and Online, McGraw Hill, Usa 2002. F. Clemente e M. Vinassa de Regny, Vademecum della Radio, Faenza Editrice, Faenza 1987. 117


C. Jannacone, La Radio un medium vincente, Lupetti Editori, Milano 1996. R. Grandi, Il pensiero e la radio, Lupetti Editori, Milano 1995. Strano Network, no copyright et (-:, Bertiolo, AAA Edizioni, 1996. E. Menduni, Il mondo della radio. Dal transistor a Internet, Il Mulino, Bologna 2001. E. Menduni, La radio nell’era della Tv, Il Mulino, Bologna 1994. P. Harris, When Pirates Ruled the Waves, Kennedy & Boyd, UK 2001. “Off-Shore Echo’s 104”, Off-shore Radio News and Nostalgia, London 1996. “Frs Goes Dx 104”, Dx bullettin of Free Radio Service Holland , Herten 1996. “Wired Magazine”, Wired Ventures Ltd., California 1996. “MixMag, The World’s Leading Dance Music & Club Culture Magazine”, London 1996.

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SOMMARIO 1. Voci pirata........................................................................5 2. Stazioni pirata off-shore...................................................8 3. Radio Caroline: quarant’anni di libere trasmissioni......26 4. Piccole schegge impazzite: radio pirata in Fm..............46 5. Free Radio Berkeley......................................................55 6. Radio pirata ad Amsterdam............................................61 7. Londra, radio pirata nella giungla..................................73 8. Short Wave Week-End...................................................79 9. Fight_For_Free_Radio: una comunità virtuale per un etere libero......................91 10. Un hobby rischioso: la radio e la legge..........................99 11. Alt.Radio.Pirate FAQ...................................................108 12. Bibliografia..................................................................117

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Manuale dell’attore Recitazione, dizione, interpretazione.

La diffusione del Rock’n’Roll in Europa inizia nei primi anni Sessanta a bordo della nave che ospitò Radio Caroline, storica emittente pirata che per prima affrontò le gelide acque del Nord per trasmettere musica libera e messaggi di pace.

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In queste pagine si racconta di quei valorosi dj e di quegli uomini che finanziarono e inventarono il mondo delle emittenti pirata rivoluzionando per sempre l’universo della radio in Europa. Oggi sono ancora attive centinaia di stazioni illegali che sfidano le leggi dell’etere. Dietro ogni radio, la storia di conduttori che costruiscono antenne e trasmettitori per lanciare segnali di libertà via radio, una pratica che unisce musica e comunicazione permettendo la nascita di nuovi linguaggi.

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Ha iniziato la sua carriera davanti ai microfoni delle radio libere torinesi, tra cui Radio Blackout, per giungere nel 1997 alla redazione di “Golem”, il programma di Rai RadioUno che ha rivoluzionato il modo di intendere il rapporto tra radio e tv. Nel 2005 ha seguito la nascita di “Auroville Radio”, emittente comunitaria che trasmette in Tamil Nadu, India del Sud. Nello stesso anno ha scritto e condotto per RadioTre Rai il programma “Radio di Confine” dedicato all’emittenza alternativa e nel 2006, sempre su RadioTre, “Geografie dell’Ascolto”, dieci puntate di approfondimento sui paesaggi sonori. Radioamatore da sempre, collabora con diverse testate tecniche e di approfondimento sul mondo della radio.

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Rock, libertà, trasgressione e nuovi linguaggi radiofonici

Andrea Borgnino, nato a Torino il 20 gennaio 1972, è giornalista, autore e conduttore radiofonico.

Dall’ottobre 2008 lavora per l’European Broadcasting Union di Ginevra come manager di progetti radiofonici europei.

www.persianieditore.com info@persianieditore.com 20/05/2009 16.53.32


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