Il Minotauro 2 2017

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Il Minotauro Problemi e ricerche di psicologia del profondo

ISSN 2037-4216 Anno XLIV - n.2 Dicembre 2017



Anno XLIV – Vol. n. 2 DICEMBRE 2017

IL MINOTAURO PROBLEMI E RICERCHE DI PSICOLOGIA DEL PROFONDO

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IL MINOTAURO Rivista fondata in Roma nel 1973 da Francesco Paolo Ranzato

www.rivistailminotauro.it ORGANO UFFICIALE DELLA SCUOLA DI PSICOTERAPIA ANALITICA AIÓN Via Palestro, 6, 40123, Bologna Tel: 348.2683688

GRUPPO PERSIANI EDITORE Piazza San Martino, 9/C - 40126 Bologna - Italy Tel. (+39) 051 99.13.920 - Fax (+39) 051 19.90.12.29 info@persianieditore.com

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Iscrizione Registro Operatori Comunicazione n. 24236 Testata registrata al Tribunale di Bologna, aut. n. 8034 del 28 Gennaio 2010 DIRETTORE RESPONSABILE LUCA VALERIO FABJ COMITATO SCIENTIFICO Luca Valerio Fabj, Angelo Gabriele Aiello, Elena Acquarini, Antonio Grassi, Francisco Javier Fiz Pérez, Roberto Filippini REDAZIONE Gemma Candotti, Loris Di Bella, Lea Garofalo, M. Cristina Mercuri STAMPA: Atena.Net Srl, Grisignano (VI) SERVIZIO ARRETRATI E ABBONAMENTI TEL. 051-99.13.920 - FAX 051-19.90.12.29 Martedì, Mercoledì, Giovedì dalle 10:00 alle13:30 e dalle 15:00 alle 18:30 Abbonamento Annuale - 2 numeri: € 15 Abbonamento Biennale - 4 numeri: € 28 Modalità di pagamento: Con carta di credito seguendo la procedura su www.rivistailminotauro.it Oppure con Bonifico su c/c bancario IBAN: IT 11 Y 05387 02419 000002119149 intestato a Gruppo Persiani Editore Srls, specificando nella causale nome, cognome, e “abbonamento alla rivista Il Minotauro”. Poste Italiane S.p.a. – Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/BO.

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Sommario Articoli: Editoriale di Luca Valerio Fabj ...............................................................................................5 Progetto ETTFD: Embrace Tango Terapy focused on Eating Disorder di Alberto Barozzi ................................................................................................11 Fosca: il volto terrificante del femminile di Allieva Aion, Eleonora Berretti .......................................................................29 Stress oggi: come prevenirlo e curarlo di Catia Goretti ....................................................................................................43 Segni e simboli: interrogativi sulle immagini generatrici di Carlo Pancera ................................................................................................... 63 Costrutti, dimensioni, modelli e processi della psicologia positiva di Marta Laurin, Javier Fiz Pérez .........................................................................78 L'impatto dell'Ottimismo nei diversi contesti della vita di Javier Fiz Pérez, Giorgio Vanutelli ..................................................................92 La psicologia positiva alla ricerca del benessere e della qualità della vita di Javier Fiz Pérez, Giorgio Vanutelli ................................................................116 Radici, nascita e diffusione della psicologia positiva di Marta Laurin, Javier Fiz Pérez .......................................................................132 Complessità e sopravvivenza dell'impresa verso il capitalismo cognitivo di G. Crea, A. Minorenti, J. F. Pérez .................................................................157 Technostress e lavoro: un'analisi del fenomeno e della sua struttura di Javier Fiz Pérez, Eleonora Ruotolo ...............................................................180 Cause ed effetti del Technostress: un'analisi sugli aspetti individuali e lavorativi di Javier Fiz Pérez, Eleonora Ruotolo ...............................................................206 Recensioni ...........................................................................................................227

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LA SCUOLA DI PSICOTERAPIA ANALITICA AION DI BOLOGNA

Editoriale di Luca Valerio Fabj

La presente rivista è l'organo ufficiale della Scuola di Psicoterapia Analitica Aiòn di Bologna (autorizzione MIUR numero 172). Per tale motivo ho deciso di allegare al mio articolo di fondo la brochure di presentazione della Scuola per evidenziarne i caratteri di specificità che la caratterizzano. Come si potrà osservare la attuale impostazione scientifica della Scuola da me diretta è nell'ambito delle psicoterapie psicodinamiche fenomenologiche in cui l'aspetto junghiano è unicamente di orientamento. Essa infatti non si pone in alcun modo nell'ambito di qualsivoglia ortodossia del pensiero di Jung, essendo questa una posizione assolutamente al di fuori del moderno mondo della scienza della psicologia medica. Difatti essendo soprattutto un lavoro didattico quello di formare psicoterapeuti ritengo che fornire agli allievi una panoramica dei vari orientamenti psicodinamici non può che essere di grande utilità nel migliorare l’approccio clinico dello specialista nella cura del disagio psichico del paziente che si troverà ad affrontare. Questo è infatti il moderno, scientifico e corretto approccio di qualsiasi Scuola psicodinamica attuale che non voglia restare su obsolete, perdenti e superate posizioni ortodosse del proprio paradigma come se si vivesse ancora nel lontanissimo 1912 quando Jung si separò da Freud. Ciò viene magistralmente espresso dai professori Concato e Innocenti nel loro ottimo Manuale di Psicologia Dinamica, ove scrivono: «Di fatto, nella pratica della psicoterapia, capita sempre più di rado che uno psicoanalista lavori utilizzando un solo modello teorico e ignorando gli altri. Anche se le scuole comunicano e dibattono sempre meno tra loro, la distanza istituzionale viene di fatto colmata nella pratica clinica, per l’esercizio della quale sarebbe necessaria una formazione che, pur privilegiando un particolare modello non trascurasse la conoscenza di tutti gli altri. Se si considera che questi modelli sono sostanzialmente costituiti attraverso ipotesi che riguardano meccanismi in gran parte “inconsci”, i quali per lo più non sono esplorabili con gli strumenti della scienza

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empirica; che le ipotesi, in quanto tali, non servono a spiegare scientificamente al paziente la causa del suo male (d’altra parte è stato ampiamente dimostrato che in psicoterapia la conoscenza delle cause non produce la guarigione); che le ipotesi e le spiegazioni che su esse si fondano servono piuttosto a permettere al paziente un percorso di ricostruzione del senso della propria esistenza (della quale anche la sua sofferenza psichica è parte) attraverso il rapporto con il terapeuta, di accettazione dei propri limiti e di rivalutazione delle proprie potenzialità; se si considerano questi aspetti essenziali della pratica della psicoterapia, che si basa sulla tradizione psicoanalitica, la molteplicità dei modelli di comprensione della vita psichica e della sofferenza psichica risulta essere una ricchezza di opportunità ai fini di una maggiore efficacia degli interventi». (Concato/Innocenti, 2010, pp.9-10).

Tale impostazione dei Professori del Dipartimento di Psicologia Dinamica della Università di Firenze, è quella che viene seguita dalla nostra Scuola, ed essa costituisce una vera e propria scelta di campo indiscutibile da parte di chi scrive. Infatti, la mia formazione e l’orientamento junghiano della Scuola/Istituto che dirigo, non giustificano più, in alcun modo, posizioni, oggi, ridicolmente di chiusura verso le altre teorie psicodinamiche. Pertanto il pensiero di Jung che viene insegnato nell'Istituto Aiòn serve ad integrare e non a sostituire, né tanto meno a negare, le altre teorie psicoanalitiche. Cosa questa, fra l'altro, sostenuta anche dallo stesso Jung. Naturalmente ciò non significa che non si darà ampia evidenza di ciò che è solo ed unicamente di Jung, ma lo si farà in modo che esso possa non solo dialogare con altri sistemi, ma anche con l'importante scopo di mostrare come Jung sia stato un vero precursore di moltissime teorie che la psicoanalisi post freudiane ha “scoperto” e che erano in assoluto contrasto con la teoria originale così come ideata da Freud. Rimando ad una attenta lettura della brochure per approfondire attentamente i vari punti programmatici della Scuola. Colgo anche l'occasione per porgere ai lettori del Minotauro i miei migliori auguri di un sereno Natale e di un felice anno nuovo. Luca Valerio Fabj

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PROGETTO ETTFED EMBRACE TANGO TERAPY FOCUSED ON EATING DISORDER Alberto Barozzi In questo articolo si vuole riportare l'esperienza del progetto ETTFED, svolto in ambito clinico, presso Villa Miralago (VA). L'idea nasce per utilizzare un mezzo non convenzionale come il Tango, per patologie alimentari gravi (DCA) e con possibilità (attualmente in studio e sperimentazione) di sviluppo su altre patologie. Si cercherà oltretutto di fornire una interpretazione Junghiana al fenomeno utilizzando amplificazioni circolari e si cercherà di dimostrare come ciò che avviene tra paziente e terapeuta, si può comparare ad una immaginazione attiva. Il Tango Argentino, come danza, si presta ad essere esaminato come un sistema che consente di esplorare le relazioni oggettuali dei pazienti, in più, a carattere generale, è una evidente manifestazione dell'inconscio collettivo, infatti, in questo periodo storico, l'archetipo appare attivato e in tutto il mondo, gente dalle storie e dai costumi più diversi, si scioglie in un abbraccio al ritmo del Tango. Da più di venti anni, in Italia come nel resto del mondo occidentale e orientale si è assistito al ritorno di qualcosa che ormai esisteva solo in un lontano sentire collettivo, il Tango Argentino. Nel 2009 poi, l'UNESCO ha iscritto il Tango nella lista rappresentativa del patrimonio mondiale. Il Tango, non appartenendo alle danze definite “standard”, ha avuto una vita ed uno sviluppo totalmente differenziato e trasversale, si è quindi sviluppato come fenomeno culturale complesso a sé stante. Infatti, oltre alla particolare danza di coppia, esso si fonda su un musicalità unica, un mondo musicale composto da quasi 41.000 incisioni registrate presso la SADAIC e la AGADU (Muraca, p.2). La peculiarità dell'abbraccio e dei ruoli nella danza lo rendono potenzialmente particolarmente efficace per integrare parti dell'individuo e consentirne una potenziale evoluzione, una spinta verso una individuazione. Dal punto di vista tecnico, esistono due ruoli, guida e seguitore; il rapporto tra essi avviene con il corpo, gli affetti, le emozioni e le sensazioni nell'esercizio del ballo. Una delle caratteristiche peculiari di questa danza, sta nel vivere appunto la relazione con l'altro attraverso il corpo, “l'altro” non inteso come estensione narcisistica ma come altro individuo attraverso il quale condividere una esperienza. Dal punto di vista della guida, ideare e vivere sulla musica, proteggere chi segue e non vede, sentire attraverso il suo corpo il feedback, percepire dove una azione di guida ha portato il passo a chi segue. In definitiva, chi guida, sperimenta un mondo di retroazioni attraverso l'altro, come se una sua azione sulla musica, arrivasse al piede di chi segue, ed attraverso il corpo di quest'ultimo, ne avesse una sensazione di feedback, come se avesse mosso una parte del suo corpo. Chi guida, e deve

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FOSCA: IL VOLTO TERRIFICANTE DEL FEMMINILE Allieva Aion, Eleonora Berretti La coscienza è codarda, essa si atterrisce spesso di mali che non commise, o che non potea non commettere. Una cieca fatalità dirige le azioni di tutti gli uomini; non date loro maggiore responsabilità di quella che vi assegnano i limiti ristrettissimi del vostro arbitrio. (Igino Ugo Tarchetti, Fosca)

L’anno 1869, in cui venne pubblicato il romanzo Fosca, ad opera di Tarchetti, è di poco antecedente al periodo in cui Freud, Jung ed altri illustri fondatori della psicologia del profondo cominciarono a divulgare il loro pensiero pubblicando le proprie opere. Nonostante ciò, nel romanzo vi sono almeno due elementi che possono essere di interesse in psicologia analitica: il carattere duale del femminile e l’isteria come manifestazione di un conflitto intrapsichico. Tale antecedenza temporale può essere indicativa della realtà e persistenza di tali elementi che quindi non sarebbero una “invenzione” della psicologia analitica, ma elementi e dinamiche di per sé esistenti che sono stati, almeno in parte, osservati, studiati e resi comprensibili. Se ne può perciò dedurre che essi non cessino certo di esistere semplicemente perché se ne ignora o se ne nega l’esistenza. IL CARATTERE DUALE DEL FEMMINILE

Il carattere duale del femminile è interpretato da due personaggi sostanzialmente antitetici, come si evince dai loro nomi: Clara e Fosca. Con entrambe il protagonista, Giorgio, intrattiene un legame sentimentale. La loro sostanziale antitesi viene rimarcata dalle loro caratteristiche fisiche: bionda, florida e bellissima Clara; bruna, eccessivamente magra e di aspetto decisamente sgradevole Fosca. D’altra parte si può intuire che il nome stesso di Fosca rimandi al concetto junghiano di Ombra, significando letteralmente: di colore scuro, buio, tenebroso. È peraltro noto come il personaggio di Fosca, descritto come cupo, inesorabilmente malato e oscenamente brutto, si possa identificare con la malattia e il pensiero della morte che tormentavano Tarchetti, affetto da Tisi e deceduto non ancora trentenne a causa di un concomitante attacco di Tifo, lasciando il romanzo incompiuto; d’altra parte il romanzo reca certamente una forte impronta autobiografica, e Tarchetti, nel descrivere le due donne, avrebbe preso spunto da relazioni sentimentali realmente avute in precedenza nel corso della sua breve esistenza. Nel caso di Fosca, si tratta di un’immagine permeata di sensazioni corporee intense, quali il senso di soffocamento e di nausea che Giorgio prova quando le è vicino, per

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STRESS OGGI: COME PREVENIRLO E CURARLO Prima parte Catia Goretti INTRODUZIONE

«Per "stress" si intende la pressione che percepiamo nel fronteggiare situazioni difficili, pericoli, emozioni anche positive, opportunità inaspettate, ma anche semplicemente mutamenti nel fluire della vita e degli eventi fisiologici.» (Bianchi, 2011, p.7) La risposta allo stress nell’uomo come negli animali e piante è un elemento fondamentale per la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Lo stress rappresenta l’epidemia mondiale del XX secolo; è questo l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e questo è valido anche nella nostra società attuale. (Farnè, 1999, p.10) I fattori di rischio dello stress possono essere di vario tipo: fisici, psichici e psicosociali. L’alto numero di stressori è la maggior causa di stress. (Farnè, 1999, p.33) Fino all’inizio del XX secolo i cambiamenti sociali erano molto lenti. Oggi le cose sono diverse: la velocità dei cambiamenti sta aumentando sempre di più. La vita frenetica attuale rappresenta una fonte di stress: il lavoro, cellulari sempre più tecnologici, internet, i social network, i cambiamenti personali, le svolte e passaggi dell’esistenza, i trasferimenti in altre città, le emergenze sociali che minacciano l’integrità e la qualità di vita della persona, l’ansia legata alla crisi economica, la disoccupazione, l’imprevedibilità del futuro. Lo stress è un meccanismo fondamentale per la vita , non possiamo evitare lo stress. La salute è determinata dalla capacità dell’individuo di adeguarsi a una vasta gamma di stimoli provenienti dall’esterno o dall’interno: lo stress patologico rappresenta la perdita di questo equilibrio. Come scrive Farnè: è importante considerare la salute come «armonia tra psiche, corpo e mondo esterno.» (Farnè, 1999, p.10) È utile per mantenere la salute conoscere i fattori dello stress per poi intervenire in modo efficace, poiché lo stress cronico è implicato in patologie molto frequenti ai giorni nostri come l’infarto cardiaco, l’ipertensione, le patologie autoimmuni, la depressione, l’infertilità. (Bianchi, 2011, p.11) La ricerca sullo stress mette in relazione fattori sociali, psicologia e biologia, il che rende la comprensione del problema dello stress forse il più importante della psicologia della salute. Secondo Friedman (1992), eminente psicologo della salute, il “concetto centrale della psicologia della salute” è quello di stress. (Cassidy, 2002, p.10) Il concetto di stress ha dato un contributo importante alla integrazione delle due

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SEGNI E SIMBOLI INTERROGATIVI SULLE IMMAGINI GENERATRICI Carlo Pancera Che cosa è un simbolo? Forse potremmo dire che è una modalità per approcciare qualcosa di tanto complesso da non apparire mai del tutto comprensibile. È qualcosa che può fornire agganci, può stimolare associazioni di idee inedite, e che può essere utilizzato per inquadrare il mondo dell’esperienza di vita, e per orientarsi tra gli infiniti input che ci provengono dalla realtà in cui siamo immersi, di cui siamo parte. Parlando di immagini simboliche, dotatrici di senso (Sinnbild) o di significato, ovvero di immagini primordiali (Urbild), è spontaneo ripensare alle matrici iperuraniche, le Forme ideali, Eide (dalla radice Fid-, in sanscrito Vedah = conoscenza) di Platone, oppure a Freud con le sue pionieristiche ricerche sui contenuti dell’inconscio e sulla loro interpretazione, e certamente anche a Jung, che pure nella conferenza del '36 dedicata al concetto di simboli archetipici dell’inconscio collettivo, richiamava anche locuzioni di altri autori. In effetti tra le molte proposte sui fondamenti della cultura umana, per esempio si potrebbero ora ricordare quelle di Lévy-Bruhl (che postulava "rappresentazioni collettive"), e di Hubert, e di M.Mauss (che parlavano di "categorie dell' immaginazione"), di E. Fromm con lo studio della sintassi del linguaggio primigenio “dimenticato”, o di Bastian (che riteneva vi fossero idee primarie, elementargedanken), e gli stessi studiosi di mitologie che identificano alcuni "motivi" ricorrenti o permanenti, cui poi aggiungerei J. Campbell con le “figure del mito”, J.Hillman, e Jolles (con le sue Einfache Formen, "forme semplici"). O anche grandi studiosi come Cassirer, o Durkheim, o Propp, ecc. E similmente B. Baczko (con i suoi "immaginari sociali"), ma pure I. Meyerson, F. Jesi, R. Caillois, G.Bachelard, G. Durand (nel suo lavoro sulle "stutture antropologiche dell’immaginario"), L. Benoist (con l’alfabeto dei simboli nel “pensiero artigianale” delle prime culture orali), F. Bagley (con le immagini "parlanti", “the telling images”), ecc. ognuno con le sue definizioni o/e formulazioni, coerenti con la propria impostazione ermeneutica. Per quanto riguarda per es. Joseph Campbell, egli aveva pronunciato un suo intervento ad un convegno "Eranos" nel 1957, su Il simbolo senza significato, una riflessione relativa a quando un simbolo esaurisce la sua capacità espressiva; e poi un saggio su L’interpretazione delle forme simboliche, nel 1974 (uscì in un volume di autori vari: L’afferrare Proteo). In effetti essendo la comparazione tra miti la sua principale attività, J. Campbell ha trattato in molti altri suoi scritti l'importanza della comprensione simbolica, e nel corso della sua vita ne discusse con molti protagonisti del Novecento.

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COSTRUTTI, DIMENSIONI, MODELLI E PROCESSI DELLA PSICOLOGIA POSITIVA Marta Laurin, Javier Fiz Pérez PRESUPPOSTI E OBIETTIVI DELLA PSICOLOGIA POSITIVA: IL COSTRUTTO DEL BENESSERE

La psicologia positiva nasce con il presupposto di occuparsi delle potenzialità dell’essere umano così come delle sue debolezze: essa vuole quindi impegnarsi a sostenere le potenzialità così come a riparare i danni, per poter offrire una migliore qualità della vita; la sua volontà inoltre è quella di migliorare la vita delle persone normali, rendendola, in questo modo, degna di essere vissuta. Partendo da queste premesse essa si pone come obiettivo quello di studiare da un punto di vista scientifico le funzioni umane ottimali, scoprendo, comprendendo e promuovendo le potenzialità umane in grado di migliorare la qualità della vita delle persone e delle comunità; la sua ricerca si concentra dunque sulle emozioni positive, sui tratti positivi e sulle virtù, per poter giungere ad elaborare un sistema di classificazione delle potenzialità umane simile a quello del DSM per le malattie mentali. Infine, essa indaga le istituzioni positive per individuare quelle strutture che, trascendendo l’individuo, siano in grado di supportarne il carattere positivo. In breve, la psicologia positiva si pone l’obiettivo di «correggere lo squilibrio esistente in letteratura, di focus quasi esclusivo sulle emozioni negative, integrando anche con conoscenze e dati su emozioni positive» (Laudadio e Mancuso, 2015). Secondo Seligman, il movimento della psicologia positiva ha tre pilastri: lo studio delle emozioni positive, lo studio delle caratteristiche positive, e in particolare delle virtù personali e dei punti di forza, ed infine lo studio di istituzioni positive, come la democrazia, le famiglie forti, e così via (Seligman, 2002). A livello di individuo, la psicologia positiva promuove lo sviluppo delle caratteristiche individuali connesse con la capacità di provare gioia, come, ad esempio, la saggezza, il coraggio, il perdono, l’ottimismo, la perseveranza o la speranza; ad un livello sociale, invece, essa si interessa alle virtù civiche e al miglioramento del senso di cittadinanza e di appartenenza, attraverso, ad esempio, la tolleranza, la responsabilità, la moderazione, la civiltà etica e l’altruismo. I primi studi della psicologia positiva che si concentrarono sull’emotività positiva tentavano di dare risposta alle seguenti questioni: per quale motivo l’evoluzione ha dotato gli uomini delle sensazioni positive? Quali sono le conseguenze e le funzioni di tali emozioni, oltre al fatto di farci stare bene? Che cosa favorisce queste emozioni e che cosa, invece, le impedisce? In che modo si possono inserire nella propria vita emozioni più positive e più durature? Un contributo significativo in questo campo è stato fornito dalla Broaden-and-Build Theory elaborata dalla

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L’IMPATTO DELL' OTTIMISMO NEI DIVERSI CONTESTI DELLA VITA Javier Fiz Pérez, Giorgio Vanutelli

INTRODUZIONE

Nella ricerca psicologica, già da alcuni anni è unanimamente riconosciuta la validità dell’ottimismo come costrutto. Tra i primi ricercatori che affrontarono questo tema sono da citare Sheier e Carver (1985) i quali, durante una ricerca sui processi collegati all’autoregolazione del comportamento, affermarono in merito che le azioni intraprese dagli individui sono condizionate dalle aspettative che rivolgono nei confronti dei possibili risultati attesi. L’ipotesi da loro sostenuta è che l’individuo persevera nel suo compito fino a quando non considera vani i suoi sforzi (Sheier & Carver, 1993): se le condizioni risultano avverse l’individuo parteciperà al compito meno attivamente o addirittura lo abbandonerà percependo la sua impotenza, pertanto, l’ottimismo può essere considerato come una tendenza ad avere aspettative positive nei confronti degli eventi che ci circondano, (Sheier & Carver, 1993, 1988). L’ottimismo è da considerarsi “generalizzato”, non emerge cioè solo in particolari ambiti, ma compare costantemente nella attribuzione e previsione degli esiti di un individuo; così inteso, esso viene definito ottimismo “disposizionale”, proprio perché è da considerarsi come disposizione globale dell’individuo; al contrario l’ottimismo “situazionale” è succube di influenze ambientali e non è perciò da considerarsi una disposizione stabile dell’individuo. L’immagine favorevole che ha di sé un ottimista risulta coerente nel tempo (Anolli, 2005), ciò permette di avere a lungo termine vantaggi concreti nell’ambito del benessere, valutati attraverso più indici di salute psicofisica; infatti l’individuo dotato di ottimismo disposizionale, proverà meno sintomi depressivi, metterà in atto migliori strategie di coping e subirà minori effetti fisici (Sheier e Carver, 1993). Parallelamente agli studi di Sheier e Carver, è stato precedentemente illustrato come Seligman sottolinei che ottimismo e pessimismo siano stili di attribuzione delle cause degli eventi che avvengono e che si riflettono su di noi (Abramson, Seligman & Teasdale, 1978), e che la spiegazione degli eventi positivi da parte di un individuò ottimista sarà caratterizzata da stabilità, permanenza ed internalità. È stato così ipotizzato un parallelismo tra l’ottimismo disposizionale di Sheier e Carver e lo stile esplicativo ottimistico sostenuto da Seligman da parte di Peterson (1991), il quale fa notare che entrambe le teorie vertono sul rapporto (passivo o energico) che si ha con le richieste ambientali e che le aspettative che si hanno a riguardo degli eventi sono dipendenti da quanto siamo ottimisti o pessimisti. Principalmente nella teoria disposizionale, ma spesso anche nella teoria dello stile

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LA PSICOLOGIA POSITIVA ALLA RICERCA DEL BENESSERE E DELLA QUALITÀ DELLA VITA Javier Fiz Pérez, Giorgio Vanutelli

SPUNTI SULLA STORIA DELLA PSICOLOGIA POSITIVA

L’ambito delle scienze psicologiche ha cominciato a trattare la tematica del benessere soggettivo nello sfaccettato ambito della psicologia positiva (Seligman & Csikszentmihalyi, 2000). La sua nascita è da collocarsi formalmente nel gennaio del 2000, con la pubblicazione di un numero monografico sulla rivista scientifica “American Psychologist”; le tappe della sua affermazione meritevoli di menzione sono: la fondazione dell’European Network of Positive Psychology (ENPP) nel 2002, e nel 2004 la nascita della delegazione italiana, la Società Italiana di Psicologia Positiva (SIPP) (Delle Fave, 2007). Precedentemente, chi si occupava della salute mentale poneva maggiormente l’attenzione su cosa “andava male”, su cosa intervenire, e come farlo per andare a correggere questo malessere (Cowen, 1999). Questa particolare attenzione alle malattie della mente ha fatto sì che la qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari migliorasse nettamente ma, secondo Seligman (1994), questa strada intrapresa dalla psicologia ha portato a considerarla come una semplice branca delle professioni sanitarie, allontanandola dalle due prospettive di base proprie della psicologia positiva cioè: il miglioramento della vita degli individui, prospettiva detta “edonica” atta a evidenziare ed analizzare le dimensioni personali del piacere legato alle sensazioni positive (kahneman, Diener & Schwarz, 1999), e lo sviluppo e il miglioramento del talento, prospettiva detta “eudaimonica” (Ryan & Deci, 2001) comprendente anche (in ottica aristotelica) il raggiungimento della soddisfazione personale e l’integrazione col mondo circostante (Nassbaum & Sen, 1993). L’avvento della psicologia positiva ha sancito lo spostamento del focus dalla “patologia” (dal greco pàthos, che significa sofferenza e si riferisce allo studio delle malattie nel mondo animale e vegetale) alla “apitologia” (un neologismo che deriva dal latino ăpex, ossia apice; metafora “dell’apice della vita” (varey, 2008)). Negli ultimi vent’anni, come precedentemente accennato, si è verificato un progressivo aumento dell’interesse nei confronti del benessere (Cicchetti et al., 2000), implemento delle competenze individuali (Masten, 2001) e delle potenzialità umane (Tedeschi, Park e Callhoun, 1998). Questi obiettivi di sviluppo individuale sono perseguiti grazie ad un processo trattato da Hollister (1965) molto tempo prima dell’avvento della psicologia positiva; il processo di cui si parla è stato da lui denominato “Strens”, e fa riferimento alle esperienze con il risultato di rafforzare e migliorare le persone. Per concludere è importante soffermarci sull’aspetto maggiormente rivoluzionario

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RADICI, NASCITA E DIFFUSIONE DELLA PSICOLOGIA POSITIVA Marta Laurin, Javier Fiz Pérez

IL PANORAMA DELLA PSICOLOGIA NEGLI ANNI CINQUANTA DEL XX SECOLO: LE RADICI DELLA PSICOLOGIA POSITIVA

A metà del secolo scorso, il panorama della Psicologia era dominato principalmente da due correnti di pensiero, opposte tra loro, ma entrambe caratterizzate da una visione deterministica della natura umana: da un lato, il determinismo freudiano reputava l’intera esistenza umana condizionata dalle forze mentali inconsce e incontrollabili, che agiscono sotto l’influenza dei conflitti irrisolti dell’infanzia, mentre, dall’altro lato, il determinismo comportamentista considerava le azioni e le scelte dell’uomo come unicamente dipendenti dagli stimoli esterni forniti dall’ambiente circostante. Un’alternativa a queste due visioni iniziava a farsi spazio proprio agli inizi degli anni Cinquanta del XX secolo, con quella che venne chiamata la “Terza Forza” della psicologia: ci riferiamo al movimento del potenziale umano, conosciuto anche come psicologia umanistica. Essa raccoglieva importanti autori, come Carl Rogers (1902-1987) e Abraham Maslow (1908-1970), che, per la prima volta nella storia della psicologia, si interrogavano non solo sul funzionamento patologico della mente e sulla dimensione del disagio psicologico nell’essere umano, ma anche sulle potenzialità di sviluppo di quest’ultimo e sulle sue capacità di “autorealizzazione”, termine coniato per la prima volta da K. Goldstein (Goldstein, 1939): «non possiamo pensare più alla persona come “totalmente determinata” quando tale locuzione implichi “determinata soltanto da forze esterne alla persona”. La persona, in quanto è una persona reale, è il massimo determinante di se stessa. Ogni persona è, in parte, il “progetto di se stessa”, e costruisce se stessa» (Maslow, 1962). Cinquant’anni dopo, vedremo, gli scritti degli psicologi del XXI secolo aderenti al movimento della psicologia positiva, anche definito movimento delle forze umane, riecheggeranno questi stessi temi, e da essi trarranno ispirazione per le proprie ricerche. La psicologia umanistica o movimento del potenziale umano Diversamente da Freud, gli esponenti della psicologia umanistica riconoscono che il funzionamento della persona implica qualcosa in più della mera ripetizione delle motivazioni e dei conflitti dell’infanzia e del passato. Come afferma Kurt Goldstein, la teoria freudiana, nonostante i suoi meriti, «fallisce nel rendere giustizia agli aspetti più positivi della vita » (Goldstein, 1939). Gli psicologi

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COMPLESSITÀ E SOPRAVVIVENZA DELL' IMPRESA. VERSO IL CAPITALISMO COGNITIVO G. Crea, A. Minorenti, J. Fiz Pérez

INTRODUZIONE

La ricerca delle metodologie e degli strumenti, dei criteri e delle norme di riferimento funzionali alla creazione di un valore orienta in modo deciso e continuo l'impresa, estrapolando l'aspetto saliente e fondamentale della sua attività. Nel delineare tale aspetto, Fumagalli (2007) asserisce che in un un'economia capitalistica, l'attività di produzione è finalizzata al perseguimento di un profitto, il quale può assumere la forma monetaria o della proprietà di nuovi mezzi di produzione. Il valore economico assicura il mantenimento della presenza di un'azienda nel mercato. Pertanto, l'attività economica viene istituita in modo tale e al fine di generare un utile; la pianificazione, la strategia e la gestione aziendale rispondono alla necessità di sopravvivenza dell'impresa. Vale a dire, che la struttura e i processi organizzativi cercano tutti, indistintamente e ognuno col proprio contributo, di apportare valore al valore complessivo finale. Ogni attività dell'organizzazione si allinea, con i propri singoli scopi, allo scopo economico ultimo. Tutta la gestione del lavoro all'interno dell'impresa avviene in modo tale da assolvere funzioni strumentali al valore. L'azienda, nello svolgimento della sua attività economica, persegue con continuità lo scopo di creazione del valore. Il profitto dischiude per l'organizzazione la possibilità di continuare ad esistere, di realizzare costantemente un lavoro e un output efficienti ed efficaci, di disporre di tutte le risorse che consentano di iniziare nuovi cicli produttivi e quindi di mantenersi. A questo proposito, Vicari (2011) spiega che l'impresa è continuamente impegnata nella riproduzione delle contingenze che ne rendono possibile l'esistenza. Poiché il suo scopo è quello di creare valore, per sopravvivere essa adotterà una serie di strategie che gli consentono di dargli origine nuovamente nelle circostanze attuali. «La creazione di valore economico è il mezzo attraverso cui vengono generate nuove possibilità di esistenza.» (Vicari, 2011, p. 63 ). La sopravvivenza dell’azienda implica un equilibrio economico che possa perdurare nel tempo; gli scopi di sopravvivenza richiedono all’azienda il perseguimento di un obiettivo di redditività che non sia fine a se stesso. Tra l'altro, l'azienda che si mostra impegnata nel cercare di raggiungere risultati immediati, tipici di un orientamento al breve termine, probabilmente danneggerebbe la sua immagine agli occhi di eventuali altri finanziatori. Realizzare un profitto non funzionale alla

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TECHNOSTRESS E LAVORO: UN’ANALISI DEL FENOMENO E DELLA SUA STRUTTURA di Javier Fiz Pérez, Eleonora Ruotolo

«La differenza tra la Tecnologia e la Schiavitù è che gli schiavi sono pienamente consapevoli del fatto di non essere liberi.» (Nassim Nicholas Taleb)

INTRODUZIONE L’avanzamento tecnologico che l’uomo è riuscito a raggiungere nell’ultimo secolo non ha eguali in nessun altro periodo storico. Si basti pensare all’evoluzione del personal computer. I primi modelli basati sulle teorie di Turing, risalenti agli anni '40 del secolo scorso, non erano che enormi macchinari occupanti stanze intere, progettati molto spesso per la decodifica di messaggi criptati provenienti dalle fila nemiche durante la seconda guerra mondiale. Solo negli anni ’50 fu concepita l’idea dell’interfaccia di schermo ed è negli anni ’70 che si iniziarono ad ideare i primi modelli per la commercializzazione su ampia scala. Da quel momento in poi, lo sviluppo dei personal computer non ha conosciuto più limiti, entrando nelle nostre case e riuscendo ad unire dimensioni sempre più compatte a prestazioni sempre più elevate. Il progresso tecnologico ha superato spesso le previsioni dei suoi stessi fautori. Il computer è solo uno dei tanti strumenti che hanno rivoluzionato la vita dell’uomo, modificandone le dinamiche quotidiane. Internet stesso è uno dei prodotti relativamente recenti della tecnologia; infatti è solo nel 1991 che nasce l’ormai noto a tutti “World Wide Web”, che trasforma la rete da una risorsa elitaria, utile solamente ad accademici ed associazioni governative, ad un prodotto aperto all’uso da parte dei privati su ampia scala. Infine arriviamo ai nostri giorni, in cui tablet e smartphone di ultima generazione sono sempre più simili a dei veri e propri mini computer tascabili, i quali grazie alle loro dimensioni possono essere trasportati da noi ovunque ed in ogni momento. In meno di trent’anni la tecnologia è riuscita a permeare, con la sua praticità ed i suoi vantaggi, ogni aspetto della nostra vita sia privata che lavorativa, rendendoci in grado di risparmiare tempo, portare a termine compiti - anche gravosi - con poco sforzo e offrendoci la possibilità di rimanere sempre costantemente in contatto anche con persone molto lontane da noi.

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CAUSE ED EFFETTI DEL TECHNOSTRESS: UN’ANALISI SUGLI ASPETTI INDIVIDUALI E LAVORATIVI di Javier Fiz Perèz, Eleonora Ruotolo

CARATTERISTICHE INDIVIDUALI

Variabili indipendenti dell'individuo Per capire i meccanismi del technostress non possiamo non prendere in analisi alcune variabili fondamentali come le caratteristiche individuali. Nel modello di R. Nathan viene illustrato come i technostressori vengano fortemente influenzati da quattro fattori fondamentali e, di conseguenza, di come cambi la capacità di ciascuno di far fronte allo stress lavoro correlato, nello specifico del technostress. Le quattro caratteristiche analizzate sono l’istruzione, l’età, il genere e la confidenza con la tecnologia. Nella loro ricerca viene sottolineato come un buon livello d’istruzione influenzi positivamente la percezione d’efficacia nell’uso delle ICT; le persone con una buona formazione, infatti, sono meno predisposte a sviluppare stati d’ansia nel momento in cui si trovano nella situazione di dover apprendere l’utilizzo di nuove tecnologie; chi ha un livello inferiore di preparazione, invece, non solo è più soggetto allo stress, ma impara anche ad una velocità minore. Per quanto riguarda l’influenza dell'età nell’insorgenza dei sintomi del technostress, i risultati variano da ricerca a ricerca a seconda delle diverse prospettive da cui vengono studiati. In una ricerca di Burton-Jones e Hubona del 2005 è stato riscontrato come l’età sia inversamente proporzionale alla facilità percepita nell’utilizzo della tecnologia. D’altro canto però è stato rilevato anche che non c’è differenza tra giovani ed anziani su stati di fobia informatica né di stress legato all’utilizzo di ICT; quindi, in questo ambito, l’età non è influente. Una spiegazione probabile potrebbe essere che le persone anziane riescano a gestire maggiormente gli episodi di stress grazie alla loro maggiore maturità. In alcuni studi è stato dimostrato come le persone con più anni di esperienza nell’utilizzo di tecnologie siano talmente abituate al loro utilizzo prolungato da non risentirne degli effetti sulle loro persone. Questa resilienza rispetto alle conseguenze del technostress, non si ritrova però nei colleghi di lavoro con minore propensione all’utilizzo e alla comprensione degli strumenti tecnologici. Tale differenza comportamentale si rispecchia anche nella differente capacità di adattamento in relazione all’evoluzione delle suddette tecnologie, mostrando infatti una maggiore accettazione di queste da parte dei lavoratori più anziani e dunque più esperti.

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RECENSIONI

CI N Z I A G A T T I , R O S S E L L A R I C C I , LA U R A S T R A D E L L A (a cura di)

Miti utopie e crudeli catastrofi Persiani Editore, Bologna 2017 ISBN: 978-88-98874-83-5 pp: 270 € 16,90

Viviamo in un tempo disanimato e pervaso da una crisi radicale del senso. La società di massa sembra non lasciare spazio alla ricerca individuativa, proponendo modelli di comportamento e stili di vita omologati e omologanti. Ai miti e alle utopie si sostituiscono i simulacri e le immagini, interscambiabili tra di loro, che diventano merce, rendendo difficile l’accesso al piano simbolico. Alla tensione verso il dialogo con l’altro si sostituisce l’illusione dell’individualismo. La clinica si confronta sempre più con una tipologia di pazienti per i quali il problema prioritario appare legato a tematiche narcisistiche e identitarie, piuttosto che al conflitto intrapsichico o relazionale. I sogni, spesso, mostrano immagini catastrofiche: terremoti, inondazioni e maremoti, segnalando il rischio di un possibile collasso della psiche individuale e sociale. La pervasività di tale fenomeno prefigura, a una prima occhiata, il rischio di una perdita di orientamento collettivo, ma, a un’analisi più attenta, tali sogni evidenziano anche possibili soluzioni.«La catastrofe è preludio ad un rinnovamento profondo? Quali sono le nostre utopie, le speranze e le risorse con le quali ci prepariamo ad affrontarla?.» È sull’onda di

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questa esplorazione dell’attuale, che APRAGIPsicodramma Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica, LI.S.T.A Libera Scuola di Terapia Analitica e il gruppo listorino hanno deciso di allargare il confronto su quanto emerge nella clinica individuale e di gruppo, nei servizi così come nell’attività privata e su come si siano trasformate nel tempo.

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F. DE LUCA COMAND I NI, M. GAY, M. G A R Z O N I O , R . M . M E R C U R I O , M. O L D A N I , A . R O M A N O , D . R I B O L A , M. S T E I N , C . S T R O P P A , G . V A L E R I O , A. VITOLO, C. WIDMAN (interviste a)

Attualità del pensiero di Carl Gustav Jung

Sguardi, pensieri, riflessioni Persiani Editore, Bologna 2017 ISBN: 978-88-96013-82-3 pp: 226 € 17,90

È probabile che lo spirito di Carl Gustav Jung non sia mai stato così vivo. La sua natura caleidoscopica e la prospettiva epistemologica complessa che anima la psicologia analitica offrono di continuo preziosi sguardi e straordinarie chiavi di lettura al ricercatore interessato alla comprensione dell’attuale nei suoi risvolti antropologici, sociologici e psicologici. Le convergenze tra le ricerche più aggiornate e il pensiero junghiano sono molte, così come stanno crescendo le persone interessate ad approfondire la sua teoria e il suo approccio clinico: psichiatri, psicologi e counselor di tutto il pianeta, ricercatori interessati ad una maggiore conoscenza di se stessi e del mondo in cui viviamo, ma anche persone abitate dal disagio e dalla sofferenza, attraversate dall’esperienza della fragilità e portatori spesso di una impellente e necessaria domanda di senso. Un pensiero che non ha mai trovato grande spazio nelle accademie, spesso saccheggiato anche se talvolta in buona fede, il quale si sta rivelando tuttavia uno straordinario specchio per osservare i riverberi e le mutazioni di un mondo i cui cambiamenti e le trasformazioni in atto sono difficilmente prevedibili. E l’opera di Jung per quanto enciclopedica, rimane ancora in parte non pubblicata. La straordinaria capacità della psiche di reggere “momenti di tensione” e di costruire il nuovo, di tendere a significati sempre ulteriori attraverso la funzione simbolica, rimane uno degli aspetti di maggior interesse, novità e speranza sia per il futuro della psicologia che per la crescita dell’umanità intera.

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A più di 50 anni dalla morte di C. G. Jung sono in molti a riflettere sull’attualità della psicologia analitica. Per questo motivo Temenos è andata ad intervistare alcuni tra i più attivi analisti junghiani.

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MARLIS BORDATO, IRENE GAMBINA

Caos apparente

Jung nell'attualità Persiani Editore, Bologna 2015 ISBN: 978-88-98874-35-4 Pp: 226 € 16,90

Un progetto, una trama, una vicenda, una prassi si è bruscamente interrotta a causa di una serie di eventi che cambiano il senso della storia, di una narrazione condivisa, di un’esistenza, di un paradigma, di una civiltà.Tutto cambia, si trasforma, muta. Il senso si interrompe e non si riconosce più il mondo e il tempo in cui si vive. Non ci si riconosce. Per analizzare e comprendere i sintomi di tale discontinuità, per individuare una cornice teorica che sia utile alla prassi analitica del XXI secolo, un gruppo di analisti junghiani si confronta sul tema del caos, intrecciando casi clinici, immagini, miti, pensieri, suggestioni letterarie… Essi portano la testimonianza dei loro pazienti che – oltre l’evidente rottura rispetto alle grandi ideologie, l’evidente frammentazione delle tracce psichiche tradizionali, al di là degli arcaismi regressivi – continuano a sognare, ad associare, a cercare nuovi modi di essere: la rottura della crisi non provoca quindi soltanto ristagni ma è anche motivo di nuove prese di coscienza, di nuove responsabilizzazioni, di nuovi percorsi della singolarità che, gettata nel disordine del mondano, non si contenta di nicchie regressive, ma tenta di battersi in nuovi processi individuativi. Nulla vi potrà salvare dal disordine e dalla mancanza di senso, perché essi costituiscono l’altra metà del mondo. […] Sposate il caos con ciò che è ordinato e darete vita al bambino divino, al senso superiore che è al di là di senso e controsenso. (dal libro Rosso di C. G. Jung)

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Progetto ETTFD: Embrace Tango Terapy focused on Eating Disorder di Alberto Barozzi Fosca: il volto terrificante del femminile di Eleonora Berretti Stress oggi: come prevenirlo e curarlo di Catia Goretti Segni e simboli: interrogativi sulle immagini generatrici di Carlo Pancera Costrutti, dimensioni, modelli e processi della psicologia positiva di Marta Laurin, Javier Fiz Pérez L’impatto dell’Ottimismo nei diversi contesti della vita di Javier Fiz Pérez, Giorgio Vanutelli La psicologia positiva alla ricerca del benessere e della qualità della vita di Javier Fiz Pérez, Giorgio Vanutelli Radici, nascita e diffusione della psicologia positiva di Marta Laurin, Javier Fiz Pérez Complessità e sopravvivenza dell’impresa verso il capitalismo cognitivo di G. Crea, A. Minorenti, J. Fiz Pérez Technostress e lavoro: un’analisi del fenomeno e della sua struttura di Javier Fiz Pérez, Eleonora Ruotolo Cause ed effetti del Technostress: un’analisi sugli aspetti individuali e lavorativi di Javier Fiz Pérez, Eleonora Ruotolo

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