Il Minotauro Problemi e ricerche di psicologia del profondo
In questo numero: Atti del Convegno L’Eros e il Viaggio Inaugurazione del Centro Culturale Junghiano Temenos
ISSN 2037-4216 Editore
Anno XXXVII - n.2 Dicembre 2010
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Anno XXXVII – Vol. n. 2
DICEMBRE 2010
IL MINOTAURO PROBLEMI E RICERCHE DI PSICOLOGIA DEL PROFONDO
Organo ufficiale della Scuola di Psicoterapia Analitica Aión
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IL MINOTAURO Rivista fondata in Roma nel 1973 da Francesco Paolo Ranzato
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ORGANO UFFICIALE DELLA SCUOLA DI PSICOTERAPIA ANALITICA AIÓN SEDE: Via Palestro, 6, 40123, Bologna Tel: 348.2683688
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Iscrizione Registro Operatori Comunicazione n. 12050 Testata registrata al Tribunale di Bologna, aut. n. 8034 del 28 Gennaio 2010 DIRETTORE RESPONSABILE LUCA VALERIO FABJ COMITATO SCIENTIFICO Luca Valerio Fabj Angelo Gabriele Aiello Elena Acquarini Antonio Grassi Roberto Filippini REDAZIONE Enea Conti, Marianna Pinto, Perla Premoto, Valentina Trebbi SERVIZIO ARRETRATI E ABBONAMENTI TEL. 051-99.13.920 - FAX 051-19.90.12.29 Martedì, Mercoledì, Giovedì dalle 10:00 alle13:30 e dalle 15:00 alle 18:30 Abbonamento Annuale - 2 numeri: € 15,00 Abbonamento Biennale - 4 numeri: € 28,00 Modalità di pagamento: Versamento su C/C postale n. 90288440 o C/C bancario IBAN IT23A0538702419000001269134 intestati a Paolo Emilio Persiani Editore, specificando nome e cognome, nella causale “abbonamento alla rivista Il Minotauro”
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Sommario Articoli ..................................................................................................................4 Il Viaggio di Luca Valerio Fabj ................................................................................4 Lectio Magistralis di apertura dei corsi di psicoterapia analitica della scuola Aión di Bologna di Renzo Canestrari ..............................................................................9 La desertificazione emotiva del trauma di Elena Acquarini .................................14 Jung e la psicologia dello sviluppo di Maurizio Renzi ..........................................27 Recensioni ............................................................................................................41 Attività Associative .............................................................................................47 Gli allegati de “Il Minotauro”: Atti del convegno “L’Eros e il Viaggio”..............................................................55 Saluto del Presidente del Centro Culturale Junghiano Temenos di Laura Briozzo...................................................................................................................57 Apertura dei lavori di Alfredo López......................................................................59 Conoscenza, tempo, trasformazione di Maria Cristina De Francesco...................61 Viaggio nel paese degli altri di Daniele Ribola.......................................................65 In territorio altro. Viaggio attraverso l‘incontro con l‘Altro di Roberta Rossi.....72 Il viaggio a Oriente. Itinerari simbolici del percorso di individuazione di Claudio Widmann..............................................................................................89
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IL VIAGGIO Editoriale di Luca Valerio Fabj “Il viandante:… l’ombra è necessaria quanto la luce. Esse non sono avversarie: anzi si tengono amorevolmente per mano, e quando la luce scompare, l’ombra le scivola dietro. L’Ombra: E io odio quello che odi tu, la notte; amo gli uomini perché sono seguaci della luce, e mi allieta lo splendore che è nel loro occhio quando conoscono e scoprono, loro, gli infaticabili conoscitori e scopritori. Quell’ombra che tutte le cose mostrano quando su di esse cade il sole della conoscenza – io sono anche quell’ombra.” Nietzsche: Il viandante e la sua ombra (in “Umano, troppo umano”)
Cari lettrici e lettori del Minotauro, questo terzo numero da me diretto, essendo il numero che indica la fine di un anno editoriale, segna una piccola “tappa” del cammino che il Minotauro ha intrapreso nella sua nuova veste editoriale. Una tappa che è ben poca cosa quando si pensa che questa testata di psicologia del profondo ha già svolto un percorso lungo 37 anni con questo ultimo numero. In ogni caso quando si giunge al termine di un anno e si guarda l’anno venturo è indispensabile trarre dei bilanci, nonché fare dei progetti. Questo anno e sei mesi della mia Direzione non sono certo stati né semplici, né privi di ostacoli. Alcuni, solamente e inevitabilmente oggettivi e dettati dalle comuni difficoltà contingenti che vi sono nel dirigere qualsiasi rivista scientifica, ma, altri, sono state invece solo di carattere “psicologico” dettate dai soliti “personalismi” tanto italiani quanto visibilmente inutili ed infantili. Talmente risibili, inutili ed infantili che non vale neppure la pena parlarne e dargli così maggiore importanza di ciò che posseggono, anche perché è mia ferma intenzione, da questo momento in avanti, difendere quanto acquisito per merito
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e sudore della fronte con tutti i mezzi opportuni e nella sede opportuna. Non vi nascondo, tuttavia, che dirigere una rivista non è un’opera facile, non foss’altro perché costa molta fatica non retribuita economicamente, sottrae tempo a svaghi, affetti e professione ed espone a continue “critiche” fuori luogo e a “invidie” professionali ancora più fuori luogo. Per cui, a fronte di ciò, è ineludibile valutare gli scopi e i risultati e domandarsi, anche in previsione del futuro, «ma… ne vale la pena?». Se guardiamo i risultati di solo un anno e le copie vendute non si può che rispondere affermativamente alla domanda. Tuttavia, ciò che duole è che le copie vendute siano molto, ma molto di più degli abbonamenti venduti. Il che, senza bisogno di scomodare chissà quale esperto di marketing, significa una cosa sola, un pensiero solo da parte di chi ha acquistato le copie anziché gli abbonamenti, ovvero: «Se c’è il mio articolo o quello del mio gruppo o associazione lo compro, altrimenti no. Perché di cosa dicono gli altri o della rivista in sé non me ne può fregare di meno». Purtroppo di questo personalismo individualista tutto italico non posso fare a meno di parlare, perché è un vero danno alla libertà di espressione scientifica e non solo. Le riviste scientifiche come la nostra, quelle serie, quelle che desiderano informare, consentire a tutti anche se con i dovuti modi previsti dalla logica e dalla legge di esprimersi, esistono e vivono di abbonamenti, e non di periodiche butàde di vendita di copie. Abbonarsi significa aderire al “progetto” che la rivista porta avanti e riconoscersi la possibilità di poter vedere di nuovo scritto un proprio articolo su di essa. Comprarla solo se quella volta interessa perché su quel numero specifico vi si è scritto sopra significa far naufragare il progetto che la rivista porta avanti e precludersi, in questo modo, la possibilità di veder di nuovo pubblicato il proprio nome su un numero successivo. Tutto ciò di certo non perché il Direttore non lo vorrebbe pubblicare di nuovo, ma perché senza gli abbonamenti la rivista non potrà mai avere la diffusione che è necessario che abbia e, conseguentemente, il progetto che porta avanti non potrà fare altro che naufragare. Purtroppo molte persone credono che il Minotauro sia una sorta di “atto dovuto” che si fabbrica da sé senza dover avere “costo” alcuno. E invece la rivista richiede moltissimo lavoro editoriale e possiede un costo vivo di stampa che deve essere necessariamente ammortizzata. Queste considerazioni sono talmente ovvie che non necessiterebbero di alcuna spiegazione ma, purtroppo, viviamo in un contesto tale nel quale tutti credono che tutto gli spetti per il solo fatto che esistono nella loro “splendida grandiosità”, e non capiscono che questo atteggiamento in realtà è distruttivo proprio nei confronti di ciò che si pretende di acquisire.
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In ogni caso non faccio questi ragionamenti a scopo catastrofico o giudicante. L’esperienza del Minotauro è attualmente positiva e foriera di nuovi e ampi sviluppi altrettanto e ancor più positivi. Ciò non di meno, era necessario specificare questo aspetto che potrebbe divenire veramente dannoso per il buon andamento della testata. Detto questo, ritengo possa essere di utilità ripetere quale è il precipuo scopo del Minotauro, quale il suo “progetto”, la meta del suo “viaggio”, il suo tèlos come direbbe il Meier, la sua vera Volontà. L’idea che anima questa testata è l’ambizioso compito, iniziato da Carl Gustav Jung, di occuparsi di psicologia del profondo unendo l’ottica scientifica con quella spirituale. Ovvero, se si preferisce, di occuparsi dello Spirito dell’uomo in tutti i suoi aspetti: scientifici, neurologici, biologici, filosofici, mitologici, simbolici e religiosi senza escludere né dare la priorità a nulla dei vari “saperi” che si sono qui elencati. E questo vale anche per l’accogliere i vari paradigmi della psicologia del profondo diversi dalla psicologia analitica. Tale fatto, piaccia o non piaccia, è per chi dirige oggi il Minotauro ineludibile. E questo non per una qualche strana idea personale, ma perché vorrei ricordare che lo stesso Jung definiva la psicologia analitica come qualcosa che include (e non esclude) la psicoanalisi di Freud e la psicologia individuale di Adler: […] io preferisco dare alle mie teorie il nome di “psicologia analitica”, intendendo con quest’espressione un concetto generale che comprende “psicoanalisi”, “psicologia individuale” e altre tendenze nell’ambito della “psicologia dei complessi” (Jung, 1929). Pertanto nessun paradigma viene escluso dagli orientamenti teorici della rivista, né tanto meno saranno tollerati articoli critici verso vari paradigmi che, nella loro criticità, non presentino argomentazioni valide, sostenute unicamente per un dialogo costruttivo fra le varie forme di pratiche terapeutiche basate sulla psicologia del profondo. Chi non è d’accordo con ciò deve avere ben chiaro che non potrà mai usare questa testata per sfogare le sue difficoltà rabbiose interiori verso altri colleghi o altre concezioni di pensiero, compreso tutto ciò che in termini generali viene definito “filosofia”, “scienza” o “scienze umane” e non solo per quanto riguarda la psicologia del profondo. E’ bene che ci si renda conto che i tempi dei giudizi, delle pagelle a libri, colleghi, idee e costrutti teorici, con me Direttore e comproprietario della rivista, sono assolutamente finiti per chiunque. Difatti lo scopo non è certo quello di dividere la già fin troppo divisa psicologia del profondo cercando di dare priorità di qualsivoglia orientamento su di un
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altro, ma, all’opposto, si vuole cercare di unire e di trovare, per quanto possibile, un linguaggio comune fra le varie scuole che, spesso, non dialogano solo per il fatto di aver coniato un lessico proprio comprensibile solo agli “adepti” della singola scuola, anziché per una reale differenza di concezioni teoriche. Ricordo, inoltre, che questa rivista vuole anche essere una tribuna libera su cui chiunque voglia scrivere di scienze umane potrà farlo purché argomenti le sue opinioni. Nessun articolo privo di scientificità, ovvero, di riassunto in italiano ed inglese, di “parole chiave” e soprattutto di bibliografia sarà tollerato. Perché, in tal caso si passerebbe dalla libertà di espressione alla licenza, e la licenza non interessa questa testata: di “lo dico io” nel campo della psicologia del profondo ce ne sono sin troppi senza necessità di aggiungerne altri al panorama letterario italiano. Sempre nell’ambito della libertà e si spera della collaborazione non univoca si dà spazio ad atti, conferenze e pubblicità culturali di altri gruppi associativi diversi rispetto a quello ove la rivista ha il suo alveo di sostegno e di ufficialità. Nel precedente numero si sono pubblicati gli atti della Università Europea, nel presente quelli della conferenza inaugurale del centro culturale bolognese Temenòs che per l’appunto si è svolta sul “Viaggio dell’Eros”. Si spera che queste collaborazioni possano servire da utile dialogo fra gruppi diversi al fine di essere in qualche modo utili alla formazione di un movimento di opinione scientifico sulla psicologia del profondo che sia veramente libero da dazi, o censure, originate da gruppi di potere vari che impongono solo le proprie pubblicazioni e solo la propria versione della “verità” analitica. In ultimo, ma non per ultimo, ricordo che questa rivista è l’organo ufficiale della Scuola Aión di Bologna e come tale è una rivista di psicoterapia analitica prima di qualsiasi altra cosa. Una Scuola che ha avuto la sua origine come idea in nuce quando io ero ancora un ragazzo nel salotto culturale di una grande analista e pittrice di Bologna: l’Oria Fellini, l’unica persona che io possa riconoscere e chiamare con il nome di “Maestra” ci ha insegnato l’importanza della vera libertà dello Spirito da qualsiasi orpello che non sia non solo la ricerca della verità, ma anche il coraggio di comunicarla la Verità una volta trovata. E in psicoanalisi una sola è la verità che si cerca. Una verità che non è certo né oggettiva, né tanto meno posseduta dall’analista come se esso fosse una sorta di “guru” da setting, e neppure codificata da qualche gruppo di persone accademicamente “accreditate”. Una Verità che è scomoda, che non piace, che non produce vantaggi economici né dona poteri paranormali, e che una volta scoperta non può più essere disattesa. È la Verità di conoscer se stessi e scoprirsi unici, irripetibili e soltanto, unicamente, ma anche straordinariamente umani: perfetti nella propria totale imperfezione! Quella Verità che si trasforma, poi, nel difficile compito di dover essere se stessi e
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seguire le proprie profonde “voci” interiori anche se non conviene, anche se fa male, anche se ci si rimetterà tempo, denaro, salute e talora affetti, anche se va contro il così detto “buon senso”, anche se costa solitudine e talora disprezzo. Ma questa Verità, una volta trovata in se stessi, è quella Verità che alla domanda terribile che chiunque sia sano di mente si pone, ovvero, “ma ne vale davvero la pena?” sostiene, con la stessa forza granitica ed immutabile con cui le pietre millenarie sostengono il basamento delle piramidi d’Egitto, una risposta che ha lo stesso suono del leone che ruggisce al sole che sorge e che dice: “Sì, comunque sia andata, comunque sia finita, per quanto sia costata, ne è valsa la pena!”.
Luca Valerio Fabj
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LECTIO MAGISTRALIS DI APERTURA DEI CORSI DI PSICOTERAPIA ANALITICA DELLA SCUOLA AION DI BOLOGNA Renzo Canestrari*
Ringrazio gli organizzatori di questo corso di psicoterapia analitica che hanno il merito di portare su un grande psichiatra e grande psicologo come Jung un’attenzione precisa e rigorosa. E’ vero che Jung cominciò come psichiatra, infatti, frequentò la clinica psichiatrica di Zurigo e poi, come facevano tutti i giovani esploratori della psiche, si trasferì alla Salpetrière a Parigi da Charcot; fu attratto soprattutto da Freud e, naturalmente, questi fu molto orgoglioso della scelta di Jung perché fu il primo allievo ariano che accolse e col quale instaurò un rapporto molto intenso. Dopo un paio d’anni, Jung si staccò da Freud. Il distacco fu seguito, secondo alcuni autori, da una grande burrasca emotiva. Sembra che Freud ne soffrì moltissimo; si dice che il grande dolore per la separazione dal suo prezioso allievo gli procurò uno svenimento. Perché Jung si staccò da Freud? Egli riteneva che Freud fosse un po’ troppo riduzionista, un po’ troppo scientifico, meccanicista, vale a dire dava importanza, come radice dell’esistenza e dei valori umani, alla sola sessualità. Questo per Jung era un riduzionismo ingiustificato. Per il giovane allievo, infatti, il mistero dell’origine dei valori dell’esistenza risiedeva in qualcosa di più globale. Qualcuno ha fatto anche un accostamento filosofico con Bergson, sullo “slancio vitale” in quanto secondo Jung l’inconscio è un’entità ontologica. Che cosa vuol dire? Che è trascendente rispetto all’individuo ed ha una sua intelligenza ed un suo finalismo che lo chiama, appunto, per questa sua trascendenza sull’individuo, inconscio collettivo. Questo inconscio collettivo possiede dentro di sé degli archetipi, vale a dire dei modelli di vita che si manifestano nei sogni, nelle fantasie, e anche nella vita quotidiana. Questi archetipi, questi modelli, sono un punto di riferimento per lo sviluppo dell’individuo, perché secondo Jung gli individui devono conformarsi a questi archetipi. Naturalmente ognuno, dice Jung, lo farà secondo la sua caratterologia che può essere fondamentalmente di due tipi: una modalità di tipo estroverso, ovvero che
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Psicopatologia fenomenologica LA DESERTIFICAZIONE EMOTIVA DEL TRAUMA Elena Acquarini* Il mondo dell’uomo non è stabile e può trasformarsi catastroficamente in eventi che irrompono improvvisamente e l’adattamento è necessario per mantenere la propria esistenza […]. La capacità dell’uomo di adattarsi psichicamente è quasi illimitata. (Jaspers K., 1913) Esiste un paradosso nelle Scienze della Terra che possiamo tranquillamente mutuare nella psicopatologia delle emozioni. La pioggia, essenziale per la vita così come l’affettività, può accelerare i processi di desertificazione: i nubifragi lavano terreno fertile, scavando la terra fino a trovare roccia inerte. Così cresce il deserto. E le sostanze organiche rimosse, necessarie alla vita, trovano posto solo a livelli stratigrafici inferiori dell’individuo nell’attesa di essere riattivate in superficie. Questa desertificazione traumatica tende a collocarsi nell’area della mente dove la conversazione tra linguaggi è sospesa e la condivisione delle esperienze diventa difettosa,1 un reale che non può essere pensato e rimane esterno nella sua rigidità.2 Il trauma è definito in psicoanalisi come l’intensità di un evento al quale il soggetto non è in grado di rispondere in modo adeguato, 3 una ferita che ha prodotto uno strappo nella continuità e nella coerenza del Sé 4 accompagnato da ansia di annichilimento5 insieme ad altre emozioni negative. Esso viene delimitato narrativamente da un prima ed un dopo come lembi della lacerazione nelle difese, normalmente attive nel respingere efficacemente gli stimoli dannosi, che permettono di circoscrivere l’evento anche se in modo approssimativo ed unicamente nei termini della temporalità. La disorganizzazione indotta dall’evento traumatico porta con sé una cristallizzazione dell’esperienza in un 1
Correale A., 2010 Benvenuto S., 1998 3 Freud S., 1915-17 4 Bromberg P.M., 1998 5 Coates, Moore, 1997 2
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Psicologia analitica; psicologia dello sviluppo JUNG E LA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO Maurizio Renzi* 1) IL CONFLITTO ATTUALE Tra le tante differenze che si possono rilevare tra la psicoanalisi freudiana e la psicoanalisi junghiana sicuramente possiamo inserire la centralità del problema dell’infanzia e della psicologia dello sviluppo ad essa collegata. Nella visione di Freud il cosiddetto “romanzo familiare” è il tema di base per indagare le problematiche attuali del paziente. Un’analisi accurata dell’infanzia e dello sviluppo della psicologia dell’individuo restano, secondo Freud, gli strumenti idonei per capire il “conflitto attuale”. Soffriamo oggi per la conseguenza di quello che nel corso dell’infanzia prima, e dello sviluppo della personalità dopo, non ha avuto il suo giusto cammino. Guarire, appare secondo Freud, il risultato dell’analisi del nostro passato; il passato diventa così lo strumento idoneo per capire il presente, l’alveo naturale dove rintracciare i nodi (i complessi) che stanno impedendo, ora, lo sviluppo della personalità. Completamente diversa è la posizione di Jung nei confronti del “conflitto attuale”. Jung non pone la sua indagine sulle cause che hanno generato il conflitto, ma, almeno nella sua formulazione iniziale, si pone il problema opposto e cioè capire quale sia lo scopo del conflitto attuale. Vede insomma nel “conflitto attuale”, non (solo) il risultato di dinamiche passate che non si sono risolte, ma (soprattutto) un modo “sui generis” della natura per “compensare” il mancato sviluppo della personalità. Jung non si chiede (solamente) da che cosa derivi il problema attuale, ma si chiede a che cosa mira la psiche di un dato individuo nel suo sviluppo, manifestandosi con quel determinato conflitto. Non è il passato che chiarisce il presente, come nella formulazione di Freud ma, paradossalmente, appare il futuro come la soluzione del problema presente. Sia il passato che il futuro sono sconosciuti, al paziente e all’analista; di conseguenza sia l’approccio freudiano che quello junghiano hanno in ultima analisi lo stesso problema: il confronto con una realtà sconosciuta (l’inconscio). Il guardare alla fine piuttosto che all’inizio del processo vitale, è una delle tante caratteristiche che differenziano l’analisi junghiana da quella freudiana. Non a caso l’ultimo volume del trattato di Psicologia Analitica di C.A. Meier, porta il
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RECENSIONI di Francesca Perone* e Antonio Grassi* Legami dolenti-Storie vere di tossicodipendenza Massimo Canu Koinè Nuove Edizioni, Roma, 2010 Quasi tutti conoscono il fenomeno “tossicodipendenza” e ne parlano. I mass-media essudano storie inerenti le tre “D”: disagio, devianza e delinquenza, connessi con la tossicomania. Massimo Canu però fa di più: permette al lettore di “vivere” storie vere di tossicodipendenza, conducendolo per mano attraverso oscuri quartieri ove si origina il problema, dal dipanarsi di eventi che vedono in primo piano le famiglie di origine dei protagonisti nella Roma popolare degli anni ’70, allo squallore culminante che caratterizza il modus vivendi tossicomanico. L’innovatività del libro di Canu consiste proprio in questo: nel legare il lettore alla verità nuda e cruda del fenomeno rendendolo partecipe della storia tramite l’immediatezza dell’immagine che veicola la pura emozione. Lo spazio riflessivo è rimandato a dopo; a quando il lettore, stordito e perplesso di fronte ad un quadro tanto sconfortante, si chiede necessariamente come mai tutto ciò possa accadere. Ma anche le risposte sono lì tra le righe, a disposizione di chi ne possa o ne voglia fruire. Infatti traspare, sotto la lente d’ingrandimento dell’emozione suscitata, la profonda e meditata esperienza di psicoterapeuta kohutiano dell’autore. Ed ecco che anche il lettore profano, al termine della lettura, sarà edotto circa le dinamiche relazionali che producono voragini affettive in un bambino, il quale, se non avrà in tempo esperienze correttive, diventerà un uomo incapace di rendere consci e gestire i propri sentimenti facendo del proprio mondo relazionale uno sconfinato campo ove reiterare meri giochi di potere. L’infanzia di questi futuri tossicodipendenti non è mai vissuta come tale, poiché all’amore materno è sovrapposta prepotentemente qualche necessità di stampo materialistico e la figura paterna, come modello emulativo, offre continue offese alla sensibilità ed alle propensioni caratteriali soggettive in favore di ambizioni
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competitive vissute e poi proiettate sui figli. A questo punto l’incontro con la droga come realizzazione affettiva lontanamente intravista e mai esperita, come paradossale auto-terapia, sarà per il soggetto come il canto delle sirene e lui l’amerà morendo per lei. Nell’ultimo capitolo del libro l’autore ci illustra l’unico, vero antidoto alla dipendenza da sostanze stupefacenti: le relazioni; non quelle posticce e convenzionali i cui esiti nefasti sono efficacemente illustrati dall’inizio della storia, ma quelle autentiche, profonde e sentite; quei legami che, a dispetto del paradosso semantico del termine, aiutano ad essere liberi. Canu ci lascia con un importante interrogativo. I personaggi da lui descritti sono i pionieri della tossicomania; oggi vediamo in azione i figli dei figli di costoro. Come mai il fenomeno, lungi dall’essersi attenuato, ha acquisito un aspetto multiforme di spaventosa gravità nonostante tutta l’informazione costantemente e generosamente distribuita dai media? Forse è necessaria la testimonianza di un testo come questo che, dotato della stessa immediatezza dell’immagine sullo schermo, ci permette di tuffarci nel fenomeno e di compatirlo (cum-passio= sentire con) con l’autore.
*La Dott.ssa Francesca Perone, è psicologa, già Cotrad, attualmente dipendente del Ministero di Grazia e Giustizia *Il Professor Antonio Grassi, è psichiatra e Direttore UOCI - Servizio per le Dipendenze ASL RMD
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Collana “Sviluppo integrale” Diretta da Francisco Javier Fiz Pérez Francisco Javier Fiz Pérez, Catia Ciancio Lo sviluppo della personalità nell’arco della vita. Concetti teorici e applicativi Presentazione di Giovanni Bollea
ISBN: 978-88-96013-11-3
Pag: 234
15,90 €
Il libro, finalizzato a far emergere in senso maieutico nell’aspirante psicologo non la semplice acquisizione di nozioni ma la scoperta di possibili nuovi approcci, segue una linea specifica nella trattazione di argomenti teorici ormai noti e trattati da più autori: si ruota attorno al concetto di sviluppo, visto come passaggio, transizione, naturale avvicendarsi delle varie fasi dell’esistenza. Ciò lega i tre blocchi tematici che costituiscono la struttura del testo: l’arco di vita, i processi cognitivi dinamici basilari, l’evoluzione della personalità. Le sezioni applicative a ogni capitolo non sono solo corollari aggiuntivi agli aspetti contenutistici, ma mezzi d’ausilio formativi all’operatività, al passaggio dalla teoria alla pratica, dall’astratto al concreto, un filo d’Arianna per efficaci azioni d’intervento dello psicologo nei diversi ambiti (psicologia del lavoro, psicologia dell’età evolutiva e psicologia clinica). Francisco Javier Fiz Pérez, Corrado Falasco Psicologia della comunicazione. Concetti teorici e pratici Presentazione di Ettore Bernabei ISBN: 978-88-96013-17-5
Pag: 250
16,90 €
Il libro mira ad indagare le varie sfaccettature della psicologia della comunicazione, branca dai mille aspetti, di cui si è proposta una selezione finalizzata a far emergere l’approccio multiforme che spazia in diversi ambiti, specificatamente analizzati, ma convergenti all’idea basilare: l’inestricabile interrelazione fra processi psicologici e comunicativi. Scambi, interazioni, dinamiche di gruppo sono i principi sui quali
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è stata realizzata la struttura dell’opera. Gli strumenti di riflessione, presenti alla fine di ogni capitolo, sono finalizzati ad estendere la visuale dell’aspirante psicologo ad un approccio pratico che ha l’obiettivo di stimolare la conoscenza sia attraverso un arricchimento di determinati contenuti, dall’apprendimento cooperativo alla comunicazione “sul corpo”, sia focalizzando l’attenzione su fenomeni, dal mobbing al burn out, strettamente legati agli argomenti trattati.
Francisco Javier Fiz Pérez, Anita d’Aiello La depressione nell’adolescenza. Aspetti teorici, diagnostici ed eziopatogenetici Presentazione di Luigi Palma ISBN: 978-88-96013-18-2
Pag: 144
16,90 €
Questo libro raccoglie i principali approcci teorici sviluppati in campo specifico e si propone di fornire un’analisi completa dell’eziopatogenesi, degli effetti e dei diversi modelli di trattamento, sia farmacologici che psicoterapeutici, funzionali alla cura del disturbo depressivo. In particolare viene trattato il modo in cui la patologia depressiva si manifesta in età adolescenziale, i vari fattori di rischio ed i tipi di intervento ad essa associati. Inoltre vengono riportati i diversi strumenti di misurazione di cui si avvale il clinico al fine di poter acquisire elementi di conferma o meno nel suo processo di chiarimento dei dubbi diagnostici e di comprensione del disturbo. Il testo rappresenta un efficace strumento di conoscenza della patologia depressiva ed offre profondi spunti di riflessione, al fine di aiutare lo psicologo e l’aspirante psicologo, a valutare i pro ed i contro di ogni teorizzazione consentendo di andare oltre il semplice post hoc ego propter hoc. Permette quindi di cogliere la complessità degli elementi che concorrono alla costruzione del complesso quadro depressivo. COMITATO SCIENTIFICO: Membri Nazionali: Dott. Fausto Capalbo: Presidente dell’Istituto per la cooperazione economica internazionale e i problemi dello sviluppo (United Nations) Dott. Tullio Chiminazzo. Fondatore del Movimento Mondiale di Economia ed Etica. Prof Guido Cimino. Ordinario di Storia della Scienza e della Psicologia presso
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l’Università di Roma "La Sapienza" Prof. Valerio De Luca. London School of Economics- Presidente dell’A.I.S.E.S. Prof. Paola Di Blasio. Ordinario di Psicologia Evolutiva presso l’Università Cattolica di Milano. Prof. Giuseppe Di Taranto, Ordinario di Storia Economica, presso l’Unviersità LUISS Guido Carli Prof. Paola Grammatico: Presidente del Comitato etico del Ospedale San CamiloForlanini Prof. Antonio Grassi. Direttore Scuola di Psicoterapia TELOS e Centro ASL (Dipendenze) Dott. Francesco La Spesa. Vice Direttore del Ospedale Bambino Gesù Dott. Andrea Laudadio: Università Europea di Roma. E-Lavorando. Prof. Arrigo Pedon. Preside della Facoltà di Scienze della Formazione LUMSA di Roma Dott. Roberto Piciucchi: Segretario Generale Fondazione Economia ed Etica Prof Carla Poderico. Ordinario di Psicologia Evolutiva presso la Seconda Università degli Studi di Napoli Prof. Francesca Romana Lenzi. Docente Storia. Università Europea di Roma Prof. Paolo Russo. Ordinario di Pedagogia presso l’Università di Casino Prof. Vincenzo Saracino. Ordinario di Pedagogia Generale presso la Seconda Università degli studi di Napoli Membri Internazionali: Prof. Vivian Boland. Blackfriars Oxford University Prof. Fernando Canal. Responsabile dei rapporti internazionali dell’Università Francisco Vitoria-Madrid. Prof. Alberto Garcia. Direttore della Cattedra Unesco – Bioetica e Diritti Umani. APRA, Roma. Prof. Teresa Gutiérrez-Haces. Universidad Nacional Autonoma de México. Economia política internacional Prof. Jose Maria Lopez Landiribar, Dean of the Psychology School, Universidad Anahuac; Messico D.F. Dott. Elizabeth Messina: Presidente dell’I.A.P.A. (USA) Dott. Christopher Poll. Chairman Future-Route. London. UK. Prof. Gladys M. Sweeney, Academic Dean IPS, Washington D.C. Prof. Craig Steven Titus, Research Professor S.T.D., University of Fribourg (Switzerland) COMITATO D’ONORE: Prof. Giovanni Bollea
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FRANCESCA VIOLI Lilith Risveglio di un’ombra Presentazione di Giorgio Cavallari
ISBN: 978-88-96013-16-8
Pag:130
11,90 €
Lilith è un libro, misto di trattazione saggistica e narrazione, in cui Francesca Violi descrive in un modo affascinante e originale il demone creato con Adamo. «Non sarà il demone a scegliere voi, ma sceglierete voi il vostro demone», scrive Platone nella Repubblica. Qual è il proprio demone? Dove incontrarlo e vederlo? Come riconoscerlo? Lilith, in questo libro, è l’immagine archetipica che è stata scelta a rappresentare la parte Ombra, i contenuti inconsci e inconsapevoli che vivono in ognuno di noi. Lilith è il demone relegato e rinnegato in tutte le epoche e in tutte le culture su cui sono stati proiettati molti “mali” dell’uomo. Il libro si apre con la storia di Lilith, ma poi sarà Lilith stessa a raccontarsi. Il libro, costruito volutamente utilizzando diversi generi letterari, dal saggio alla poesia, alla prosa, al dialogo, ricrea la frammentazione e la ripetizione tipiche del “demoniaco”. Sarà la dialettica del dialogo finale e la presa di coscienza del vissuto del demone che aprirà alla possibilità di una reintegrazione del demone stesso, non considerandolo più come una minaccia esterna da cui separarsi, ma come un riconoscersi, punto di partenza su cui riflettere e da cui ricominciare. Francesca Violi, nata a Parma nel 1979, è Psicologa, laureata all’Università degli Studi di Parma ed esperta di Psicosomatica a indirizzo Ecobiopsicologico (Istituto di Psicoterapia Ecobiopsicologica ANEB di Milano). Ha pubblicato in collaborazione col Dott. Gian Luca Barbieri dell’Università di Parma: Bion e la sfida alla narrabilità, in Tra testo e inconscio. Strategie della parola nella costruzione dell’identità, edito da Franco Angeli nel 2007. Il suo amore per la ricerca è il motore che le ha permesso di ampliare i suoi interessi che non si sono fermati alla sola Psicologia. È l’incontro con le Opere di Carl Gustav Jung che le apre le porte al mondo del Simbolo, conducendola ad approfondire la ricerca del simbolico nell’Alchimia, nella Magia, nei Miti, nei Riti e nell’Astrologia. Dal 2008 scrive nella rivista “Minima Astrologica”.
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AttivitĂ associative
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SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA ANALITICA AIÓN Corso quadriennale riconosciuto dal MIUR con Decreto pubblicato in G.U. n. 180 del 03/08/04 Pag. 39
Chi siamo La Scuola, riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (autorizzazione n° 172-G:U n 180 del 3/8/2004), si rivolge a psicologi e medici, ma le lezioni possono essere frequentate anche da uditori; si offre una formazione professionale psicoterapeutica di orientamento psicanalitico junghiano. Il diploma conseguito da psicologi e medici al termine dei quattro anni abilita gli allievi allo svolgimento della professione di psicoterapeuta, come richiesto dalla legge, dando accesso agli elenchi degli psicoterapeuti degli ordini professionali di appartenenza. La frequenza esonera gli allievi dalla produzione di punteggio E.C.M. in ambito diverso dalla scuola, per tutta la durata del corso. La formazione impartita da Aión prevede, oltre alla frequenza delle lezioni, un training psicanalitico personale e supervisione dei casi; mentre per il tirocinio, richiesto dal Ministero presso strutture pubbliche o private accreditate, si ottengono le convenzioni con le Aziende Sanitarie di residenza degli allievi. La Scuola Aión è promossa dalla Associazione di Ricerca in Psicologia Analitica ALBA, fondata da medici e psicologi psicoterapeuti che operano, come psicanalisti junghiani, in diverse città italiane da oltre vent’anni. ALBA lavora in stretta collaborazione con altre Associazioni Psicoanalitiche e possiede sia una Collana editoriale di libri dal titolo “Immagini dall’Inconscio”, sia un organo ufficiale di stampa scientifica dato dalla rivista “Il Minotauro”problemi e ricerche di psicologia del profondo - diretta dal Dott. Luca Valerio Fabj (docente presso la nostra scuola), entrambe edite dalla Paolo Emilio Persiani di Bologna. Aión, che si avvale anche della collaborazione di docenti universitari, insegna le
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più evolute tecniche di psicoterapia e forma all’abilità terapeutica. Con le discipline di base, psicologiche e mediche, e quelle specifiche della psicologia analitica junghiana, la Scuola presenta anche insegnamenti fondati su prospettive interdisciplinari, attualizzate ai rapporti tra arte, cinema, religione e psicologia. L’ammissione alla Scuola prevede un colloquio preliminare che, oltre alla valutazione dei titoli e del curriculum, intende verificare l’attitudine e la motivazione dei candidati. Il numero massimo degli allievi per anno di corso è di 20.
Associazione di Ricerca in Psicologia Analitica ALBA Via Turati, 30 – 40134 Bologna – Tel. +39 348 268.3688 C.F.02347061208 - web: www.assoalba.it e-mail: info@assoalba.it
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Associazione “Psicologia Umanistica e delle Narrazioni. Psicoanalisi – Arte – Scienze Umane” Paidèia L’Associazione “Psicologia Umanistica e delle Narrazioni Psicoanalisi. Arte. Scienze Umane” APUN si interessa della cura e della formazione in relazione ai nuovi sintomi (anoressia, bulimia, panico, nuove dipendenze, depressioni) attraverso l’utilizzo delle narrazioni, dal testo letterario a quello filmico, e dell’attuale condizione del soggetto umano attraverso lo sguardo della psicoanalisi e delle scienze umane. SEDE: via Riva di Reno 11 – 40122 Bologna tel. 051522510 email: balsamobeatrice@gmail.com Presidente: Dottoressa Beatrice Balsamo
Paidèia Formazione Umanistica 2011 Ciclo di incontri: • Il coraggio del femminile relatore: Dott. F. Torrente, Psicoterapeuta Analitico Sabato 12 FEBBRAIO • Il desiderio dell’Altro relatore: Dott. M. Mazzotti, Psichiatra, Psicoanalista Sabato 19 MARZO • Accoglienza relatore: Prof. S. Petrosino, Docente di Semiotica e Filosofia Teoretica Università Cattolica di Milano Sabato 9 APRILE • Desiderio e godimento relatore: Dott.ssa P. Francesconi, Psichiatra, Psicoanalista Sabato 16 APRILE • La vita come metafora... ripensando Ricoeur relatore: Prof. D. Iannotta, Docente di Filosofia Morale Università Roma3 di Roma Sabato 7 MAGGIO
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• “La sorella che salva” come possibilità all’amore relatore: Dott.ssa B. Balsamo, Psicoanalista Sabato 21 MAGGIO Presso: Orario:
Aula A - Studio Teologico Via Jacopo della Lana, 4 - Bologna 15:30 – 17:30
E’ possibile anche aderire a singoli incontri. E’ richiesta l’adesione via email. Per informazioni e iscrizioni: 051 522510 / 339 5991149 / 348 0368346 Email: balsamobeatrice@gmail.com
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RICONOSCIUTA DAL M.I.U.R. CON DD 31 LUGLIO 2006 (GU N.184 DEL 9-8-2006)
Corso di Specializzazione quadriennale per psicologi e medici Sono aperte le iscrizioni per l’anno accademico 2010/2011
Il modello La Psicoterapia Comunicativa è stata scoperta e fondata dallo psicoanalista Robert Langs negli anni settanta. Essa rappresenta il punto di sintesi di un percorso di ricerca che, partendo dalla teoria freudiana, studiata nei suoi ambiti clinici come nessuno aveva mai fatto, ha via via elaborato un modello teorico e clinico che, riconoscendo nell’inconscio una funzione cognitiva esercitata dalla sua intelligenza emotiva ed espressa con il linguaggio simbolico, rappresenta una delle punte più avanzate nell’attuale panorama della psicologia dinamica. Essendo i didatti interni dell’Associazione tutti Psicologi Analisti membri anche dell’Associazione di Psicologia Analitica Internazionale (IAAP), fondata sul Pensiero di C.G. Jung, e soci fondatori del Laboratorio Italiano di Ricerche in Psicologia Analitica Junghiana (LIRPA), tutti i corsi teorici, i tirocini clinici presso strutture convenzionate e la formazione analitica personale individuale e di gruppo, effettuati con i didatti interni della Scuola, saranno riconosciuti anche per una eventuale iscrizione al training integrativo di un ulteriore anno presso il LIRPA di coloro che abbiano già conseguito il Diploma in Psicoterapia ad Orientamento Comunicativo, che comporterà anche il riconoscimento come Psicologo Analista ad Orientamento Comunicativo. La TELOS – Associazione Italiana di Psicoterapia Comunicativa La Scuola Telos rappresenta in Italia il punto di riferimento di chi vuole conoscere la psicologia comunicativa e diventare psicoterapeuta ad orientamento comunicativo. La formazione Il corso, aperto a medici e psicologi, prevede moduli di Psicologia Generale e dello Sviluppo, Psicologia Dinamica, Psicopatologia, Psicodiagnosi, oltre ad un’approfondita conoscenza della Psicoterapia Analitica ad orientamento Comunicativo nei suoi aspetti teorici e clinici. Corsi e tirocinio La Scuola prevede per ogni anno di corso 260 ore teoriche e 240 ore di tirocinio presso strutture o servizi pubblici o privati accreditati;
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➢ Per i primi 2 anni l’allievo dovrà intraprendere una formazione psicoterapeutica personale per approfondire la propria motivazione a diventare psicoterapeuta comunicativo (ore 80 per annualità); ➢ Durante il 3° e 4° anno la formazione clinica individuale prosegue attraverso un’attività di Supervisione clinica individuale di almeno 200 ore totali con un didatta della TELOS; ➢ Nel 3° e nel 4° anno di corso è prevista la formazione clinica di gruppo attraverso la partecipazione ad un “Gruppo clinico-formativo” (60 ore per annualità). Sede ed orari Gli insegnamenti teorici verranno svolti a Roma nella sede della TELOS. Le attività didattiche saranno organizzate nell’anno accademico 2010/11, un weekend al mese su due giornate consecutive (sabato: ore 08.00 – 13.30; 14.00 – 19.30; domenica: ore 08.00 – 13.30). Informazioni Per ottenere maggiori dettagli sui programmi, sui costi, sulle modalità d’iscrizione, sui requisiti richiesti per accedere ai corsi e per ogni altra delucidazione, si può telefonare al numero: 06/64560389 (è sempre attiva una segreteria telefonica) oppure è possibile contattare il sito web www.telos-aipc.com oppure ancora, inviare una e-mail telos.italia@libero.it
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Gli allegati de
IL MINOTAURO PROBLEMI E RICERCHE DI PSICOLOGIA DEL PROFONDO
Atti del Convegno “L’Eros del Viaggio” Inaugurazione del Centro Culturale Junghiano Temenos
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CONVEGNO SULL’EROS DEL VIAGGIO Bologna, 15 maggio 2010 Saluti SALUTO DEL PRESIDENTE DEL CENTRO CULTURALE JUNGHIANO TEMENOS Con vero piacere mi faccio interprete del pensiero del Consiglio Direttivo nel manifestare la nostra gratitudine a quanti hanno collaborato per il positivo svolgimento della conferenza di inaugurazione del Centro Culturale Junghiano Temenos. Patrocinato dal Comune di Bologna, che ha ospitato l’evento nella splendida Cappella Farnese di Palazzo D’Accursio, l’incontro ha riscosso grande interesse, testimoniato da una forte partecipazione di pubblico. Il Centro Culturale Junghiano Temenos è nato un anno fa per iniziativa di un gruppo di appassionati della psicologia del profondo desiderosi di diffondere e studiare il pensiero di Carl Gustav Jung e soprattutto di ampliare la propria consapevolezza. La consapevolezza rappresenta la capacità di assaporare il gusto dell’esperienza che ognuno di noi sta vivendo nell’ambito di rapporti condivisi, nell’ambito della rispettiva realtà, nell’ambito del proprio percorso evolutivo. Per far questo abbiamo chiesto la collaborazione di esperti della materia che potranno accompagnarci in questo percorso. Alcuni tra questi sono i relatori di questa conferenza: Claudio Widmann, Daniele Ribola, Roberta Rossi e Maria Cristina De Francesco. Il tema conduttore di questa conferenza e di questo primo anno di attività del Centro è il Viaggio. Perché questa scelta? Il fascino di questo tema va ricercato nella sua capacità di rappresentare il cammino dell’uomo alla scoperta del mondo e in particolare del proprio mondo interiore, se stesso, con tutte le complessità di esperienze e relative emozioni. Il viaggio, per chi lo intraprende, è un gesto eroico, è la volontà di osare, di soffrire per conoscere. La vicenda eroica altro non è che una proiezione inconscia, la narrazione di ciò che l’uomo sente accadere dentro di sé come se fosse una disposizione che nasce da un centro collettivo. Una disposizione a sentire una chiamata e a rispondervi, a leggere le insoddisfazioni, le mancanze
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Saluti APERTURA DEI LAVORI Nel meditare su come aprire i lavori di questa nostra conferenza e nell’imbarazzo di dover introdurre temi di così vasta portata mi sono ritrovato a fare, tra le tante cose, la più scontata: ho cercato conforto nello spirito e sostegno nelle idee. Li ho trovati in due personaggi della psicologia analitica e della filosofia greca a me cari: Jung e Platone. Mi sono trovato a rileggere alcuni passi dell’autobiografia di Jung e, in particolare, i suoi ultimi pensieri sull’Amore; Jung scrive che non è mai stato capace dire cosa sia l’amore, perché «[...] il dominio dell’Eros è un campo nel quale la comprensione razionale può ben poco».61 Forse anche per questo, per affrontare un tema di così vasta portata, abbiamo scelto di transitare per metafora, utilizzandone una tra le più diffuse: il viaggio. Una di quelle esperienze attraverso le quali è concesso all’Io di trasformarsi da spettatore a centro problematico di indagine e che rimanda quasi sempre alla stessa esortazione iscritta a Delfi: «Conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli Dèi». I greci sapevano bene dell’importanza del viaggio e della forza simbolica di cui è portatore e Platone, per primo, ne ha fatto il cardine attraverso il quale sviluppare la sua dottrina dell’Eros. Per Platone ci sono due soli viaggi veramente importanti: uno che non richiede alcuno sforzo cosciente da parte nostra e l’altro che ci impegna invece col massimo delle nostre forze. Il primo viaggio è quello dell’anima, un viaggio che si sviluppa, fuor di metafora, nell’extracorporeo, nell’iperuranio, la metempsicosi Pitagorica, la trasmigrazione delle anime: l’unico viaggio attraverso il quale si acquisisce la vera conoscenza dell’anima, la visione delle idee; il secondo, quello che richiede ogni nostro sforzo per arrivare alla meta, è il viaggio dell’Eros, un viaggio tutto “terreno”. Platone ce ne parla nel Simposio: riunisce letterati, commediografi, medici e poeti e fa dire loro quanto di meglio essi siano in grado di dire sull’Amore; essi saranno gli strumenti attraverso i quali Platone renderà nota quella dottrina misterica dell’Eros, tanto cara alla psicologia analitica, come struttura bipolare (né Dio né mortale, né buono né cattivo, né bello né brutto), come armonia degli opposti, come creatura intermedia62 e mediatore tra l’umano e il divino. 61
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C.G. Jung, Ultimi pensieri, in Ricordi, Sogni, Riflessioni. Daimon
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Relazione CONOSCENZA, TEMPO, TRASFORMAZIONE di Maria Cristina De Francesco Ho intitolato la mia comunicazione sull’Eros nel Viaggio: Tempo, conoscenza, trasformazione. Penso che sia necessaria una riflessione su come oggi l’essere umano, specialmente nella parte nord e occidentale del mondo, abbia artificiosamente contratto il tempo e, pur avendo a disposizione una enorme quantità di informazioni, non abbia consapevolezza e coscienza adeguate. Questo non permette la trasformazione individuale e collettiva. Uno degli archetipi, dei miti più offesi oggi è il Tempo, distorto dall’eccessiva velocità, dalla continua urgenza, dalla negazione. L’unico vero Viaggio che compiamo è la nostra vita che comprende tutte le esperienze che giorno dopo giorno scorrono con noi. La fase del nostro viaggio che più temiamo è la vecchiaia, che vogliamo lunghissima per rimandare il più possibile la morte di cui abbiamo terrore. La morte, quando avviene nella vecchiaia, sopraggiunge quando l’amore non è più percepito, i sensi sentono l’assenza dell’amore, l’Eros ci consegna a Thanatos. La vecchiaia, per essere ben vissuta, ha bisogno di lentezza, di ascolto, di accudimento, di compagnia, di rispetto. È il senex, l’archetipo della vecchiaia, ma lo neghiamo, lo nascondiamo, lo isoliamo: gli anziani vengono affidati alle badanti, non c’è tempo di accompagnarli nel tratto finale del loro viaggio. La negazione del tempo produce l’offesa ad un altro grande mito, Afrodite, la dea della bellezza dell’amore, alla quale non permettiamo il viaggio attraverso la vecchiaia. Molte donne negano al proprio volto di trasformarsi, di segnarsi, di solcarsi, di rivelare la propria storia; con il bisturi deformano i propri lineamenti fino a diventare inquietanti maschere, tutte uguali e senza tempo. Il tempo e lo spazio sono stati tanto riempiti da non averne più a sufficienza, l’ansia e l’angoscia sono spesso le nostre compagne di viaggio. Nel viaggio della vita, quando il tempo viene rispettato, se si ha il coraggio di attraversare gli spazi sconosciuti, di sentirsi sconfitti e disorientati, se si accetta di dover rallentare, di doversi fermare, è possibile scoprire cose mai viste e pensate di noi stessi; s’incontrano fatica e paura, ma si inizia la parte più importante della vita: la trasformazione. La farina, l’acqua e il lievito miscelati, devono aspettare il tempo della lievitazione, il calore e il tempo della cottura per trasformarsi in pane. C’è voluto il tempo necessario per raggiungere la trasformazione degli elementi
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Relazione VIAGGIO NEL PAESE DEGLI ALTRI di Daniele Ribola Esistono situazioni che tutti conosciamo, per averle sperimentate quotidianamente, per averle viste negli altri e in noi stessi, che passano sotto una coltre di silenzio, non vengono raccolte e rimangono immutate e prevalentemente inconsce dentro di noi. È un po’ come quando si fa un sogno e ci si rende conto di averlo già fatto molte altre volte. È un sogno ricorrente di cui non ci si ricorda mai. Ma quando lo si sogna si sa perfettamente che è come un compagno di viaggio, così presente che non lo si vede più. Perché dimentichiamo proprio quel sogno? Perché dimentichiamo proprio quell’ambiente onirico che ci appartiene intimamente, che fa parte di noi e del nostro quotidiano? E non c’è neppure la scusa dell’angoscia prodotta dal sogno. Si tratta spesso di sogni gradevoli che ritroviamo con piacere. Un certo luogo che esploro con curiosità, oppure una situazione che si ripete regolarmente. Una possibile risposta è che noi abbiamo la tendenza a non soffermarci su quelle situazioni che toccano e coinvolgono la nostra struttura psichica, la nostra Prima Materia. È probabile che la resistenza ad analizzare questi aspetti strutturali dipenda, almeno in parte, dal grado di identità inconscia che abbiamo con essi. Ma forse ci sono altri motivi, ben più interessanti. Noi abbiamo la tendenza a concepire la nostra esistenza come una storia, con un inizio e una fine altamente probabile. Ecco, noi ci soffermiamo più volentieri su ciò che crediamo abbia costituito questa storia e che rientri in un tempo organizzato e distribuito in modo lineare. E questo è ovvio, è naturale. Nelle supervisioni di casi clinici, ad esempio, nella quasi totalità dei casi, il paziente viene presentato in modo diacronico. È nato il, viene da, papà e mamma così, lavoro cosà, sposato, figli, da bambino gli è successo questo, da adolescente quest’altro, etc. Questa narrazione diacronica soddisfa largamente il paradigma psicologico dominante, nel quale più o meno tutti siamo immersi, che apprendiamo
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Relazione IN TERRITORIO ALTRO Viaggio attraverso l’incontro con l’Altro di Roberta Rossi
Liberando il sentimento l’Altro imprigiona l’Uno... ...vivendo questa prigione Entrambi divengono liberi
Una visione del mondo costruita anche, ma non solo, attraverso l’esperienza clinica delle frequenti difficoltà relazionali portate dai pazienti in terapia, è ciò che ha determinato un passaggio teorico da uno studio dell’individuazione del singolo indipendente dal mondo esterno, ad una concezione dell’individuazione nel dialogo, fino ad una individuazione della relazione. Due gli assunti imprescindibili che costituiranno le istanze organizzatrici di questa comunicazione: la naturale relazione dell’uomo e la concezione evolutiva dell’individuo. A chi si fa sostenitore di un essere umano dominato da istinti egoistici e necessità di pura auto-realizzazione viene chiesto lo sforzo di abbandonare momentaneamente la propria visione ontologica al fine di abbracciare l’idea di un individuo relazionale la cui l’esistenza individuale ed autoriferita è un’illusione, una finzione a servizio di un Io patologico. Non si parlerà, né di un uomo costretto all’amore per l’oggetto al fine d’appagare i propri bisogni primari, né di alcun faticoso superamento di quel freudiano “odio primario” per gli oggetti dovuto al non soddisfacimento immediato dei desideri. Si farà invece riferimento al rischio, per l’Io, che ogni investimento oggettuale comporta. Il rischio sarà inversamente proporzionale alla maturità dell’Io. L’altro punto cardine è costituito dalla visione evolutiva della crescita individuale. Si parlerà dunque di un Uomo che per raggiungere la piena maturazione di Sé passa attraverso fasi successive, individuabili anche nella qualità dei rapporti sentimentali che stabilisce con l’Oggetto d’Amore. Se da una parte, dunque, la qualità relazionale diviene specchio, indice diagnostico del
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Relazione IL VIAGGIO A ORIENTE ITINERARI SIMBOLICI DEL PERCORSO DI INDIVIDUAZIONE di Claudio Widmann Autori diversi hanno argomentato in passato che il viaggio è una diffusa ed efficace metafora dell’esistenza. Hanno anche evidenziato che non è solo una generica metafora del tragitto temporale della vita, ma è un preciso simbolo del percorso individuativo: è «immagine completa e complessa dell’intera sequenza di esperienze attraverso cui la personalità acquisisce progressivamente configurazione, matura la propria fisionomia soggettiva, realizza la propria individuazione». La letteratura viatoria, soprattutto quella fantastica, racconta per immagini il percorso di individuazione, che più precisamente è il percorso della coscienza nelle sue interazioni con l’inconscio. Tra i mille esempi possibili, mi limito a richiamare la Tokaido, mitico e celebrato viaggio da Edo, antica capitale del Giappone, nell’attuale periferia di Tokyo, fino a Kyoto, la città dalle guglie dorate. In questa prospettiva, i vettori direzionali del viaggio non costituiscono solo un riferimento topografico, ma sono precisi indicatori simbolici. La caduta di Lucifero è esempio di vettore discendente, mentre l’ascesa del Profeta trasportato dall’arcangelo Michele è volo ascendente; Durand scrisse pagine di grande limpidezza in cui dice che i simboli ascensionali e la loro inversione discensionale rappresentano l’elevarsi della coscienza al disopra dell’inconscio e il suo rifluire nella profonda inconscietà. Se la luce è il più universale, audace, archetipico rappresentante della coscienza, l’occaso o l’aurora sono luoghi estremi della parabola della coscienza. Propongo di leggere in questa prospettiva i viaggi verso Oriente e verso Occidente, ovvero come rappresentazioni della coscienza che inclina all’alba oppure all’occaso; scenari in cui la coscienza si offusca oppure si rischiara. A Occidente sono le regioni del tramonto, della notte e della morte, a Oriente le regioni dell’alba, della vita e della (ri-)nascita. I viaggi a Oriente puntano verso l’origine della luce, verso il luogo in cui nasce e rinasce la consapevolezza, verso il mistero da cui origina la coscienza. I pellegrinaggi a Occidente sono un’esplorazione del tramonto, un’esperienza ravvicinata con i paesaggi dell’estinzione e della dissoluzione, dell’indifferenziato. Sono caratteristici i pellegrinaggi a Mont Saint Michel, baluardo della civiltà occidentale, presidiato da S. Michele che è il
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“La curva della vita è come la traiettoria di un proiettile. Tolto dal suo stato iniziale di quiete, il proiettile sale, per ritornare scendendo allo stato di quiete. La curva della vita psicologica non vuole tuttavia adattarsi a questa legge naturale. Le discordanze possono cominciare ben presto, anche durante l’ascesa […]. E se (un soggetto) alla fine è giunto con un qualche ritardo alla cima, torna a fermarsi anche lì, psicologicamente; e quantunque sia evidente che sta già scivolando dall’altra parte, si aggrappa – non fosse altro che con lo sguardo che persiste a volgersi indietro – all’altezza già raggiunta. Come la paura lo tratteneva prima di fronte alla vita, così essa lo trattiene ora di fronte alla morte [...]. Nella seconda metà dell’esistenza rimane vivo soltanto chi, con la vita, vuole morire. Perché ciò che accade nell’ora segreta del mezzogiorno della vita è l’inversione della parabola, è la nascita della morte. La vita dopo quell’ora non significa più ascesa, sviluppo, aumento, esaltazione vitale, ma morte dato che il suo scopo è la fine. Disconoscere la propria età - significa - ribellarsi alla propria fine. Entrambi sono un non voler vivere; giacché non voler vivere e non voler morire sono la stessa cosa. Divenire e passare appartengono alla medesima curva”. Carl Gustav Jung, Anima e morte, 1934 (Opere, volume VIII).
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Il Minotauro Problemi e ricerche di psicologia del profondo
In questo numero: Atti del Convegno L’Eros e il Viaggio Inaugurazione del Centro Culturale Junghiano Temenos
ISSN 2037-4216 Editore
Anno XXXVII - n.2 Dicembre 2010
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