Il Minotauro - Giugno 2011

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Problemi e ricerche di psicologia del profondo

N. 1

I l M in o t a u r o

Anno XXXVIII

Il Minotauro

Giugno 2011

In questo numero:

Introduzione alla lettura del Libro Rosso di Carl Gustav Jung ISSN 2037-4216

â‚Ź 15.90 Editore

Anno XXXVIII - n.1 Giugno 2011



Anno XXXVIII – Vol. n. 1

GIUGNO 2011

IL MINOTAURO PROBLEMI E RICERCHE DI PSICOLOGIA DEL PROFONDO

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IL MINOTAURO Rivista fondata in Roma nel 1973 da Francesco Paolo Ranzato

www.rivistailminotauro.it ORGANO UFFICIALE DELLA SCUOLA DI PSICOTERAPIA ANALITICA AIÓN SEDE: Via Palestro, 6, 40123, Bologna Tel: 348.2683688

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Sommario

Articoli: Prefazione, Editoriale di Luca ValerioFabj.............................................................4 Il distacco di Jung da Freud di Angelo Gabriele Aiello..........................................11 Il Liber Novus come archetipo del “processo di individuazione” dell’opus alchemico di Luca Valerio Fabj.............................................................................14 Jung e la scienza del sacro di Luca Valerio Fabj....................................................44 L’immaginazione attiva: concetti generali teorico/pratici di Luca Valerio Fabj.......................................................................................................................73 L’interesse di Jung per i fenomeni paranormali di Loris Solmi..........................102 Libro Rosso di Jung: un grande interrogativo sul rapporto tra psicologia analitica e trascendenza di Antonio Grassi........................................................................108 L’apporto del sacro allo sviluppo psicologico del femminile nel Libro Rosso di C.G. Jung di Sandra Berivi.................................................................................146 Lo psicoide di Maria Pusceddu............................................................................166 Appendice: Recensioni..................................................................................................................174 Poesie: Riscatto di Elisabetta Polatti...................................................................176

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PREFAZIONE Editoriale di Luca Valerio Fabj La sua dottrina (di Jung) non è secondo noi, una psicologia scientifica, come non è nemmeno una psicologia delle scienze mentali. Non “spiega” la natura e non “capisce” la vita psichica. […] La dottrina di Jung pone l’accento sulla esperienza vissuta, per non dire sulla esperienza occulta dell’Anima, e riteniamo perciò, che vada intesa piuttosto come un tentativo isolato di parapsicologia. Se la corrente spirituale da lui suscitata dovesse un giorno rientrare nell’ambito della psicologia generale (evoluzione indubitabile secondo i suoi allievi), giungerebbe a conseguenze oggi imprevedibili.1

Noi, analisti junghiani, non abbiamo un grande gusto per l’ortodossia, per l’obbedienza, la reverenza, la sudditanza e il bell’ordine ideologico. Questo, fra gli altri evidenti svantaggi, complica in misura considerevole l’insegnamento del pensiero di Jung e dei nostri pensieri […]. Questo non ci facilita il compito in occasione degli incontri e degli scambi con i nostri cugini freudiani, lancaniani o di altri orientamenti psicoanalitici; per non dire poi dei nostri rapporti con le autorità pubbliche che, verso di noi, si mostrano talvolta piuttosto perplesse. Questo grave svantaggio si manifesta in modo evidente nel pensiero comune e nella comunicazione, ancor più aggravato dal fatto che nessuno, fra noi junghiani, penserebbe un solo istante — e questo fin da quando esistiamo come orientamento psicoanalitico — che ogni scoperta, ogni avanzamento, ogni verità si ritrovasse già detta da Jung, implicita nel suo pensiero o racchiusa nella sua persona. Di sicuro noi conosciamo i frutti che ci potranno venire dall’opera e dalla vita del padre — o ora del nonno o del bisnonno — della psicologia analitica. Senza dubbio ci sono stati degli agiografi fra le nostre file e sappiamo, pure, che fra noi esiste qualche devoto. Ma a differenza di tanti nostri colleghi di altre tradizioni psicoanalitiche, la devozione non è stata mai per il passato il nostro forte né lo è ai nostri giorni.2 1 2

A. Farau e H. Schaffer, La psychologie des profondeurs des origines a nos jours, Payot, Paris 1960. K.R. Papadopoulos (a cura di), introduzione di Christian Gaillard, Manuale di psicologia

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IL LIBER NOVUS COME ARCHETIPO DEL “PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE” DELL’OPUS ALCHEMICO Luca Valerio Fabj

Il Liber Novus6 denominato, a mio avviso, impropriamente Libro Rosso, è il frutto di un lungo lavoro di sperimentazione compiuto da Jung su se stesso. Un lavoro che ebbe inizio nel 1916 e terminò nel 1930 che Jung definì nella sua autobiografia «confronto con l’inconscio».7 Da questo confronto con se stesso Jung trasse il suo specifico metodo di esplorazione dell’inconscio che egli denominò “immaginazione attiva”. Tale metodo gli consentiva di «andare alla base dei propri processi interiori, [...] tradurre le emozioni in immagini [...] e le fantasie che lo sollecitavano dal sottosuolo».8 Il Liber Novus è proprio la raccolta in copertina rossa (da cui il nome) di queste sue “immagini” interiori e “fantasie” precedentemente annotate in quelli che egli chiamava “libri neri”9 corredate d’illustrazioni e riflessioni trascritte nella propria calligrafia. Senza entrare nel merito della polemica da più parti sollevata sull’opportunità o meno di pubblicare questi scritti inediti di Jung, di certo si può dire che, per sua stessa volontà, il Liber Novus, che è un libro incompiuto, non ha mai fatto parte dell’opera scientifica del suo autore.10 Gli stessi curatori dell’attuale pubblicazione del Libro Rosso ammettono che esso ha unicamente valore come opera autobiografica.11 Ciò non di meno, secondo i curatori dell’opera, questo libro avrebbe un’importanza cardinale nello sviluppo della successiva opera scientifica di Jung:

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10 11

Novus nel senso di “straordinario”, “insolito”, “incognito”. C.G. Jung (1961), Ricordi, Sogni e Riflessioni, RCS Rizzoli Libri, Milano 1978. C.G. Jung, Ibidem. Passi assenti nella versione italiana. Per cui ritengo sia improprio chiamare il Liber Novus, Libro Rosso basandosi solo sulla copertina, né si comprende perché il titolo originario non debba essere rispettato se non per motivi commerciali di maggiore attrattiva ed orecchiabilità del nome Libro Rosso. Come Ricordi, Sogni e Riflessioni e Septem sermones ad mortuos. C.G. Jung, prefazione di U. Hoerni, Libro Rosso, Bollati Boringhieri, Torino 2009.

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JUNG E LA SCIENZA DEL SACRO

PSICOLOGIA ANALITICA ED ESOTERISMO, PUNTI DI CONTATTO E DIVERGENZE

Luca Valerio Fabj

Come abbiamo già precedentemente mostrato il Liber Novus è il frutto di un esperimento “cruciale” che Jung compie su se stesso 88 dal quale scaturirà oltre che questo libro, anche il metodo della “immaginazione attiva”, nonché i fondamenti concettuali principali della psicologia analitica. È indubbio che sia la metodica della “immaginazione attiva” che i contenuti del Libro Rosso possano apparire come un qualche cosa di estremamente simile, se non sovrapponibile, a quel fenomeno culturale variegato che viene raggruppato 88

Che in Ricordi, Sogni e Riflessioni chiamerà «confronto con l’inconscio».

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L’“IMMAGINAZIONE ATTIVA”: CONCETTI GENERALI TEORICO/PRATICI Luca Valerio Fabj* … descrivo fatti e non espongo metodi di cura.133

Come abbiamo già più che ampiamente visto negli articoli precedenti, il Liber Novus è il frutto di un lungo lavoro di sperimentazione compiuto da Jung su se stesso. Un lavoro definito da Jung nella sua autobiografia Confronto con l’inconscio.134 Da questo confronto con se stesso, come già asserito, Jung ha tratto il suo specifico metodo di esplorazione dell’inconscio che egli ha denominato: “immaginazione attiva”. Ritengo quindi molto importante, ai fini di una corretta comprensione del Libro Rosso, descrivere, anche se per sommi capi, i concetti generali sia teorici che pratici di tale metodologia. Sintetizzando all’estremo, il metodo della “immaginazione attiva” è una tecnica che implica la concentrazione e l’attenzione, «priva di brama di risultato», sul mondo delle proprie immagini interiori che includono non solo le impronte visive, ma anche le immagini acustiche, motorie e somatosensitive. 135 Tale procedimento porta alla creazione di immagini oggettive con le quali appunto l’individuo interagisce attivamente e prende coscienza sia della loro obiettività come della loro autonomia nell’economia della sua psiche. Da questa “tecnica” discendono tutti i più importanti concetti cardine della psicologia analitica: «Le mie opinioni e i miei concetti più importanti sono derivati da queste esperienze».136 Tutti i principi teorici fondamentali della psicologia analitica come l’Ombra, la Sigizia Anima/Animus, il Sé, ecc. sono, sì, dei concetti, ma sono anche contemporaneamente e, soprattutto, delle immagini presenti nella psiche dotate di attività autonoma. Sono cioè delle personificazioni in forma antropomorfa di 133

134 135

136

“La tecnica della differenziazione tra l’Io e le figure dell’inconscio”; C.G. Jung (1928), L’Io e l’inconscio, Bollati Boringhieri, Torino 1967. C.G. Jung, Ricordi, Sogni e Riflessioni, cit. Jung per immagini non intende solo le immagini visive o figurate che si possono vedere con gli occhi della mente, ma tutta la gamma delle possibili impressioni sensorie. Vedi successivamente. C.G. Jung (1916/58), La funzione trascendente, in Opere, vol. VIII, Bollati Boringhieri, Torino 1976.

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L’INTERESSE DI JUNG PER I FENOMENI PARANORMALI Loris Solmi* Mi sento in dovere di cominciare facendo una precisazione non a quanto ha detto Luca Valerio Fabj, ma a quanto ha riportato citando le parole di Antoine Faivre, il quale include anche la New Age fra le correnti esoteriche. Mi spiace dover contraddire l’illustre professore della Sorbona ma questa è una cosa insostenibile, si potrebbe anzi dire che esse siano l’esatto contrario l’una dell’altra, perché la New Age è per antonomasia il regno della fantasia dove ognuno può dire tutto quello che vuole, come vuole, quando vuole e va sempre bene, mentre l’esoterismo è esperienza sì, ma supportata da una tradizione più volte millenaria. Inoltre, quasi sempre la New Age ha come fine il benessere, lo stare bene, l’esoterismo invece ha delle pretese infinitamente superiori che giungono fino alla “liberazione”. Attenzione: non la salvezza, che è ciò che predicano le grandi religioni, bensì la liberazione ontologica dalla prigionia che la materia esercita sullo Spirito e dall’ignoranza od oscuramento spirituale che ne consegue. Da qui l’immagine adottata da tutte le vie esoteriche della liberazione vuoi come uscita dal ciclo delle rinascite, vuoi come illuminazione suprema o realizzazione dello stato ultimo. Si vede bene come New Age ed esoterismo viaggino su due binari completamente diversi, perché non c’è meditazione New Age al mondo che possa portare chicchessia alla liberazione spirituale di cui parlavano ad esempio i pitagorici e gli orfici, e dopo di loro tutta la catena della tradizione iniziatica che è giunta sino ai giorni nostri. Questa precisazione è doverosa soprattutto in questo contesto, visto che stiamo presentando uno scritto di Jung, e se c’è stato uno studioso che parlando delle tecniche utili a realizzare il “processo di individuazione” ci ha tenuto a puntualizzare la differenza sostanziale che c’è fra l’immaginazione gnosticamente intesa e la fantasia, quello è stato proprio Jung. Fatta questa doverosa precisazione, è secondo me opportuno puntualizzare che, in quanto medico dedito allo studio della psiche, che deve procedere fin dove possibile seguendo i metodi della scienza, Jung non ha nulla a che fare né con la New Age né con l’esoterismo, dal momento che l’esoterismo, se vogliamo utilizzare la definizione che ne ha dato René Guénon — certamente più corretta di quella di Faivre anche se più problematica da gestire in ambito accademico — 102


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LIBRO ROSSO DI JUNG: UN GRANDE INTERROGATIVO SUL RAPPORTO TRA PSICOLOGIA ANALITICA E TRASCENDENZA Antonio Grassi* Introduzione Il titolo di questo lavoro scaturisce proprio dalle domande che da tempo ci stiamo ponendo sullo sviluppo teorico del pensiero di Jung, questioni che nel Libro Rosso, così come in Ricordi, Sogni e Riflessioni, diventano più rilevanti che in altri momenti delle ricerche psicologiche di Jung. Jung pone al centro della sofferenza psichica il problema religioso che attanaglia il soggetto nevrotico ed è all’origine dei suoi sintomi psichici e/o psicosomatici. Come ho già scritto in un altro mio lavoro, 222 egli condivide questo assunto di base con Robert Langs223 ideatore della psicoterapia comunicativa, e con W. Bion224, tra l’altro suo grande ammiratore ed estimatore. Ad una prima lettura del Libro Rosso potrebbe sembrare che in esso emerga una risposta valida al problema religioso dell’essere umano, identificata nel “processo di individuazione” quale percorso “iniziatico” che ciascuno di noi è chiamato a seguire per realizzare il senso della propria esistenza terrena. Jung riesce addirittura a trasmetterci il significato profondo del “suo” “processo di individuazione”, cioè lo sviluppo scientifico della psicologia analitica a partire dalla sue matrici storiche: l’alchimia e ancor prima la gnosi. Come psicologi analisti ad orientamento comunicativo, sovente nostro malgrado, siamo ormai avvezzi a ricercare le origini delle teorizzazioni intellettuali, dei modelli relazionali e dei comportamenti umani in motivazioni profonde inconsce, spesso piuttosto sgradevoli per la coscienza. Dobbiamo dire che da un po’ di tempo anche lo sviluppo del pensiero di Jung è sotto il focus di questa nostra attenzione. Ne stiamo conducendo un’analisi nel pieno rispetto della verità fondamentale dall’autore medesimo formulata, secondo la quale nessun analista potrà mai condurre il proprio paziente al di là del proprio limite di sviluppo psicologico. Credo che evidenziare i valori del suo lavoro e coglierne i limiti, laddove essi appaiano in tutta la loro chiarezza, sia da parte nostra una doverosa testimonianza della stima verso l’autore. Ciò proprio nell’intento di 222

A. Grassi (2010a), Le Radici giudaico–Cristiane della Psicologia Analitica ad Orientamento Comunicativo, ne “Il Minotauro” Anno XXXVII, vol. n. 1, Persiani Editore, Bologna 2010 223 R. Langs (1988a), A Primer of Psychotherapy, Gardner Press, New York 1988. 224 W. Bion (1970), Attenzione e interpretazione, Armando Editore, Roma 1973.

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L’APPORTO DEL SACRO ALLO SVILUPPO PSICOLOGICO DEL FEMMINILE NEL LIBRO ROSSO DI C. G. JUNG Sandra Berivi* Chi poi è buono, ha piacere di sentire le colpe passate di quelli che ne sono ora liberi; non perché si dilettino delle colpe, ma perché furono tali e non lo sono più.287 Il nostro arduo compito, nell’eccezionale ricorrenza della pubblicazione del Libro Rosso di Jung sul panorama mondiale della cultura junghiana, è trovare il giusto approccio e l’appropriata disposizione d’animo con cui affrontarla, considerando che esso è, in fondo, un diario privato, una sorta di Zibaldone dell’anima. Dunque un viaggio personale nei meandri dell’inconscio personale e collettivo che lo psicologo analista zurighese ha oggettivato e rappresentato in disegni, in personaggi e in dialoghi poiché, come egli stesso spiega nella sua autobiografia, «la mia scienza era il solo mezzo che avessi di districarmi dal caos».288 Com’è noto Jung non avrebbe voluto che il libro venisse pubblicato, poiché tutto quello che aveva capito in quel periodo della sua vita ce lo ha tramandato nelle sue innumerevoli e complesse opere. Ciò che noi oggi possiamo scorgere in quelle pagine è precisamente l’uomo Jung, il suo mondo interiore e, sicuramente, la sua genialità. Scrive ancora Jung: Quando oggi guardo al passato, e considero il senso di ciò che mi accadde durante il mio lavoro alle visioni, mi sembra quasi di aver avuto un messaggio con una forza irresistibile. Quelle immagini concernevano non solo me, ma anche molti altri. Quello fu il principio e da allora cessai di appartenere solo a me stesso, ne persi il diritto; da quel momento la mia vita appartenne a tutti.289

Ed è in questo senso che abbiamo scelto di impostare la nostra riflessione di questo breve lavoro. Ciò che colpisce al primo sguardo del Libro Rosso è la potenza dei sentimenti che Jung stava vivendo in quel periodo della sua vita, manifestata indubbiamente 287 288

289

Agostino (2000), Le Confessioni, libro X, Einaudi, Torino 2002. C.G. Jung, Ricordi, Sogni e Riflessioni, cit. C.G. Jung, Ibidem, cit., pp. 220

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LO PSICOIDE Maria Pusceddu*

Lo spirito del profondo ha soggiogato tutto l’orgoglio e l’arroganza al potere del giudizio. Esso ha portato via la mia fede nella scienza, mi ha rubato la gioia di spiegare e ordinare le cose, ha fatto morire in me la devozione agli ideali di questo tempo. Esso mi ha costretto giù verso le ultime e più semplici cose. Lo spirito del profondo ha preso la mia capacità di comprendere e il mio sapere e li ha messi al servizio dell’inesplicabile e del paradossale. Mi ha derubato della capacità di parlare e scrivere di qualsiasi cosa non fosse al suo servizio, soprattutto la miscela di senso e non senso che produce il supremo significato. Ma il supremo significato è il sentiero, la via, il ponte verso ciò che sta per arrivare. È il Dio che arriva. Non è proprio l’arrivo del Dio stesso, ma la sua immagine che appare nel supremo significato. Dio è un’immagine e chi lo adora deve adorarlo nell’immagine del supremo significato. […] Ma lo spirito del profondo mi disse: «Tu sei un’immagine del mondo infinito, tutti gli ultimi misteri del divenire e del trascorrere vivono in te. Se non possiedi tutto questo, cosa vuoi sapere?!».331

Jung, con il concetto d’“inconscio collettivo”, ha aperto la psicologia dinamica a una dimensione transpersonale. La sua grande ricerca ha portato ad identificare gli archetipi, quei simboli fondamentali proprio perché condivisi da tutti gli uomini. Egli, nella sua lungimiranza, pose alla base della piramide psichica (costituita dall’Io, dall’inconscio personale e dall’“inconscio collettivo”) un livello ancor più profondo in cui bios e psiche sono ancora uroboricamente con–fuse: lo psicoide. Questo è il punto da cui, ancora senza saperlo, già molti anni fa, prese le mosse il mio lavoro. Come biologa, sono sempre stata particolarmente interessata alla filogenesi degli esseri viventi, all’anatomia comparata, alla ricerca dell’“antico” che vive in noi, cioè alla nostra “storia” evolutiva. Ho potuto così rendermi conto che in campo biologico non sono gli organi che producono le funzioni, ma sono le funzioni che strutturano gli organi. Un organismo unicellulare non ha, per esempio, apparato digerente o riproduttore, eppure si nutre e si riproduce. Gli organi compariranno più tardi in organismi pluricellulari via via più evoluti per rendere possibili quelle funzioni ad un livello di complessità maggiore. La funzione 331

C.G. Jung, The Red Book, W.W. Norton & Co., New York 2009.

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RECENSIONI Collana “Sviluppo integrale” Diretta da Francisco Javier Fiz Pérez Giuseppe Berti Ceroni Confini, muri e bordi Continuità e discontinuità all’interno della mente e fra mente e corpo ISBN: 978-88-96013-30-4

Pagg: 224

16,90 €

Questo è un libro sui generis: non è un libro di psicoanalisi, anche se la psicoanalisi è presente in ogni sua pagina. Non è un libro di politica, ma la politica è il brodo di tutte queste pagine, che non sono per niente maturate in una torre eburnea, ma nei vettori e nei problemi di questo cinquantennio, fra gli anni Sessanta e oggi. È un libro che guarda attorno a tutte le altre discipline, ma dai bordi della psicoanalisi, cogliendo, salvo che per la neurologia e la psichiatria cliniche, solo bocconi delle altre discipline, probabilmente anche fraintesi. È zibaldone, congerie, poutpourri, ma ha l’estrema continuità di vivere in diversi aloni di tempo, da Freud e Bion a Berlinguer e Moro, da Jackson e Foucault a Kapuschinski e Schama. Diviso in tre parti — confini, muri e bordi — è frutto di pensieri, pratiche e ricerche che prendono spunto da tutta la vita professionale dell'autore. Francisco Javier Fiz Pérez,Catia Ciancio Psicologia e Bioetica Verso una prospettiva Psico–Bio–Etica Presentazione di Francesco Rocca ISBN: 978-88-96013-27-4

Pagg: 152

16,90 €

Il libro fornisce le fondamenta del pensiero “Etico” e “Bioetico”, come valore aggiunto alla psicologia clinica, alla medicina e alle scienze biologiche. Il testo è suddiviso in due parti: da un lato permette di definire l'approccio psicologico e di differenziarlo da quello psichiatrico; dall'altro di delineare il ruolo che esso può

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rivestire nelle aziende sanitarie per garantire e controllare la qualità etica. L’obiettivo è mettere in luce la complementarietà di concetti quali “comunicazione”, “lavoro di rete”, “équipe”, “salute/malattia”, “alleanza terapeutica” e “compliance”, nelle organizzazioni deputate alla cura secondo una prospettiva bioetica. La comprensione e la divulgazione dei concetti trattati in questo volume possono favorire l'analisi delle relazioni fra la scienza, la vita e le scelte morali e contribuire alla sensibilizzazione “coscienziosa” di chi si accinge a svolgere attività professionali finalizzate alla “cura” e al miglioramento della qualità della vita delle persone. Rossella Sofia Bonfiglioli Il Femminile Traumatizzato Un’analisi medico-antropologica nella cultura patriarcale in Occidente Presentazione di Francisco Javier Fiz Pérez ISBN: 978-88-96013-26-7

Pagg: 172

16,90 €

L’autrice racconta una storia, o meglio “differenti” storie ricche di rappresentazioni e sensazioni, di affermazioni e negazioni, di respiri e silenzi, di separazioni e lutti, di incontri e ritrovamenti, di memorie e dimenticanze, di presenze ed assenze, attorno al corpo, o “corpus di conoscenza”, del genere femminile situate all’interno del modello storico, culturale, sociale e politico di segno patriarcale in Occidente. L’intento è quello di proporre una riflessione medico−antropologica attorno al concetto di trauma, riferito al genere e alle soggettività femminili, ripreso da vari campi disciplinari, dalla medicina−psichiatria, alla psicologia−psicoanalisi, all’antropologia−etnologia. Quest’idea funge efficacemente da ponte di collegamento per esplorare e problematizzare le molteplici “sintomatologie” femminili che hanno contrassegnato il Novecento: un percorso che si focalizza sul cosiddetto “fenomeno isterico”, che ha dato avvio alla psicoanalisi freudiana e alle nuove “psicopatologie” della contemporaneità. Il trauma viene usato come strumento dall’autrice per dare “differente” senso e significanza alle metafore incorporate della sofferenza psichica del genere femminile e per sottolineare l’intreccio ineludibile fra individuale e collettivo.

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Riscatto

S’affollano intorno uomini soli. S’afferrano forti a cocci vaganti. Ansimando corrono e vanno in corsi e ricorsi e più in là deviano il corso. Schiavi di una mela rubata si gravano i fianchi di macigni crescenti. Espiano colpe uccidendo colpevoli non ancora scoperti. Sfidano il tempo, si stracciano il volto imprecano il cielo che hanno oscurato. E nel vuoto che sale nella sera che depone il dolore odo il silenzio che invoca parola che dica chi siamo che gridi che siamo caduti ma ancora possiamo volare. E dilegui di nuovo quel freddo che gela la fiamma nel cuore.

Elisabetta Polatti

©2011 Gruppo Editoriale srl Acireale–Roma

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