"Ben ti voglio Lucia" – Matteo Freddi

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Matteo Freddi

Ben ti voglio Lucia Il re a Bologna



Narrativa

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MATTEO FREDDI

BEN TI VOGLIO LUCIA IL RE A BOLOGNA

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piazza San Martino 9/C 40126 Bologna Tel. (+39) 051/9913920 Fax (+39) 051/19901229

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Copertina e illustrazioni: Valeria Azzolini Redazione: Carlo D’Alonzo, Francesca Emili, Carolina Pavanello, Liliana Ponzio

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Ai nostri avi. Ai nostri padri e ai loro alleati che hanno sacrificato la vita perchĂŠ potessimo vivere in un mondo migliore.

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INDICE

Premessa.................................................................................................9 Palazzo Nuovo.....................................................................................11 Amore..................................................................................................43 Separazione...........................................................................................59 I bagni pubblici.....................................................................................75 Unione e scontro................................................................................107 Sofferenza e letizia..............................................................................151 Specchio dell’anima.............................................................................165 Ben ti voglio.......................................................................................189 Nota dell’autore..................................................................................215

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Premessa

“A tanto nome, nessun elogio adeguato” Epitaffio a Niccolò Machiavelli

Caro lettore, stai per intraprendere un viaggio tra i suoni e gli odori di una Bologna del passato a tratti irriconoscibile agli occhi di oggi. Una Bologna medievale che all’epoca era una delle città più popolate dell’intera Europa. Una città che come quasi tutto il resto del Nord Italia, era governata a livello “teorico” dagli imperatori germanici del Sacro Romano Impero che volevano ricostruire i fasti dell’antico Impero Romano. Un Nord Italia chiamato in quegli anni Lombardia. Diviso e lacerato dallo scontro tra guelfi e ghibellini. Una diatriba che presto conoscerai se non sai di cosa sto parlando. Inoltre farai conoscenza di fieri bolognesi sempre pronti a difendere il loro prezioso tesoro: lo Studio. La prima università nata al mondo per com’è considerata tale istituzione ai giorni nostri. Infatti, le due università nate secoli prima in Egitto e Marocco comprendevano studi teologici e, oltre a essere dei centri educativi, erano dei centri spirituali. Buon viaggio…

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BOLOGNA, XIII SECOLO

Palazzo Nuovo

I Nell’ampia sala ben illuminata dalle numerose finestre sostenute da delle bifore, il ragazzo con i folti capelli biondi che si appoggiavano delicatamente sulle spalle, era assorto nei suoi pensieri. Seduto al solido tavolo nel bel mezzo del colonnato, all’ombra di varie pile di libri con la copertina di pelle, si strofinò la barba, intinse la penna d’oca nel calamaio e cominciò a scrivere sulla pergamena. A un tratto, l’odore pungente di carne in cottura lo distolse dalla sua attività. Alzò gli occhi verso il soffitto, sospirò, e riprese a scrivere. Ma per poco. Urla fragorose provenienti dall’esterno lo fecero sobbalzare sulla sedia. Si chiese cosa stesse succedendo e senza alzarsi, si sforzò nel distinguere qualche parola tra le grida che si sovrapponevano. CLOP CLOP. Rumore di zoccoli in lontananza. “Forse un palio” pensò “Non sapevo che Bologna organizzasse questo genere di eventi”. Si tappò un orecchio con una mano e riprese a scrivere. TOC TOC. O perlomeno ci provò. Una bussata vigorosa gli interruppe la concentrazione. «Sì? Avanti!» Un miliziano con una mano sull’elsa del pugnale e una balestra appesa a un fianco aprì la porta lasciando entrare un uomo vestito con una sgargiante tunica. A un cenno del nobile, il soldato chiuse la porta lasciando agli altri due uomini la possibilità di poter parlare liberamente. «Signore, non volete venire a vedere i festeggiamenti per San Bartolomeo? Da quest’anno il popolo l’ha rinominata la Festa della Porchetta». Il giovane grugnì: «Guido Geremei… Sono un sovrano. Chiamatemi con l’appellativo 11


che mi spetta. Con l’appellativo riconosciutomi da Nostro Signore. Chiamatemi Re Enzo di Sardegna». Il nuovo arrivato cercò di nascondere un sorriso sarcastico e rispose: «Scusatemi maestà. Siete nostro ospite. La dotta Bologna non vuole offendervi. Per questo vi facciamo risiedere qui, nel Palazzo Nuovo. Perché non venite a festeggiare con noi?» Il tono del ragazzo si fece pacato: «Con tutto il rispetto per San Bartolomeo, i festeggiamenti mi sembrano eccessivamente dispendiosi».. Geremei sogghignò. Senza nascondersi. «Proprio non riuscite a capire?» Enzo sospirò. Distolse lo sguardo dal suo interlocutore dando un’occhiata al libro che stava scrivendo. E subito, strinse i pugni rabbiosamente. Corse a una finestra, la aprì, e cercò di allungarsi il più possibile per scrutare uno scorcio dell’ampia Piazza alla sua sinistra. «Attento sire! Non vorrete cadere dal secondo piano!» esclamò divertito Guido. «Non vogliamo che vi facciate del…» Un perentorio gesto della mano zittì il bolognese: «Andate via! Non m’infastidite!» L’uomo s’inchinò solennemente e si accomiatò. Re Enzo tornò a guardare la Piazza festante. Notò che il percorso dei cavalli era delimitato da un’impalcatura di legno ovale che fungeva da tribuna per i cittadini. In un angolo, vide il vincitore accanto al suo cavallo ricevere il mantello della vittoria e una fumante porchetta intera ancora infilzata nello spiedo. Dal vicino Palazzo del Podestà, collegato al Palazzo Nuovo tramite due portici costruiti uno sopra all’altro che facevano ombra al pozzo del cortile sottostante, partì un abbondante gettito di quaglie arrostite. Il sovrano s’innervosì vedendo le persone accalcarsi e spingere per impossessarsi della carne generosamente offerta. Un coro festante di voci infantili si alzò nel momento in cui il vincitore piantò un coltello nella porchetta. Re Enzo si fece indietro. Furioso, sbatté la finestra gridando: «Bigotti!».

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BOLOGNA 220



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ossalta, 26 maggio 1249. L’esercito bolognese, guidato dalla fazione guelfa dei Geremei, attacca il vicino Comune di Modena, fedele alleato dell’imperatore Federico ii, per difendere la propria autonomia. Ma il desiderio di libertà e indipendenza porta con sé sangue e morte per entrambi gli schieramenti: sarà la battaglia più nota e cruenta di tutto il medioevo italiano. Nel frattempo, l’eroico ma non troppo re Enzo, figlio dell’Imperatore, si trova ospite del Comune di Bologna. Tra la noia e la malinconia per la sua patria, il giovane re cerca una piacevole distrazione nelle donne, di cui Bologna offre generosa scelta. Fra tutte rimane folgorato dalla bella e formosa Lucia, che si troverà così in bilico fra la povertà, le lusinghe del regale ospite e l’amore incondizionato per il giovane beccaio Rossano.

Matteo Freddi giovane autore bolognese, appassionato di cinema e storia medievale, ha scritto due sceneggiature per cortometraggi: Palle al volo!, realizzato in collaborazione con la Fortitudo Baseball Bologna e Quale sarà la mia sentenza. Con il racconto breve Stazione della vita ha ricevuto una menzione speciale dalla giuria del concorso “Atlantidee”. Il suo primo romanzo di genere storico Finché morte non ci riunirà che narra il Grande Assedio di Malta del 1565 è giunto tra i finalisti della vi edizione del concorso internazionale “Gaetano Cingari”.

Prezzo al pubblico € 14,90 - Iva inclusa


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