Il Minotauro Problemi e ricerche di psicologia del profondo
In questo numero: Atti del convegno “Modernità della ricerca junghiana: dallo sviluppo psicologico allo sviluppo sociale della donna”
ISSN 2037-4216 Anno xliI - n.1 Giugno 2015
Anno XLII – Vol. n. 1 GIUGNO 2015
IL MINOTAURO PROBLEMI E RICERCHE DI PSICOLOGIA DEL PROFONDO
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IL MINOTAURO Rivista fondata in Roma nel 1973 da Francesco Paolo Ranzato
www.rivistailminotauro.it ORGANO UFFICIALE DELLA SCUOLA DI PSICOTERAPIA ANALITICA AIÓN Via Palestro, 6, 40123, Bologna Tel: 348.2683688
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Sommario Articoli: Editoriale di Luca Valerio Fabj.................................................................................................5 La villa dei coralli e dell’oro dei savi:percorsi alchemici e immaginali di un’infanzia archetipica di Diego Pignatelli....................................................................................................8 Quale modello per le neuroscienze - Prima parte di Claudio Messori..................................................................................................25 Carl Gustav Jung e Wilhelm Reich: interpretazione archetipica ed energetica del fenomeno dei dischi volanti di Riccardo Gramantieri........................................................................................46 Materialismo del segno, psicologia della forma (da Cezanne a Malevic) di Mauro Lanchi.....................................................................................................57 Maturato e tentato suicidio dei giovani: autodistruzione che spesso sottende un silente grido d’aiuto di Federica Pratelli.................................................................................................72 Sincronicità dell’Assoluto – Prima parte di Gilgiola Panzacchi.............................................................................................76 Lettera al Direttore Cattaneo di Alessandro Raggi.............................................................................................129 Il viaggio folle del folle in viaggio come il peregrinare dell’anima nel “Libro di Thot”. Tarocchi: simbologia e teoresi II di Giuseppe M.S. Ierace.......................................................................................135 “The Tale of tales” – “Il racconto dei racconti”. Analisi e approfondimento di Paola Santunione.............................................................................................154 Archetipi e simboli nelle fiabe delle donne di Giancarla Tisselli.............................................................................................158 Recensioni............................................................................................................163 Gli allegati de “Il Minotauro” Convegno sul femminile scuola Aion/Sismer di bologna..................................181 Storie di donne, sogni di donne: cercando i percorsi dell’individuazione femminile di ValeriaTrapani.................................................................................................183
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CRISI DELLA PSICOANALISI “Fluctuat nec mergitur” Editoriale di Luca Valerio Fabj
È praticamente fuori dubbio che oggi le psicoterapie, ma anche ogni forma di psicologia che si basi sul profondo si trova ad attraversare un grave periodo di crisi, al punto che non possiamo ancora dire come già diceva Freud nel 1914, citando un motto della città di Parigi che ci troviamo in uno stato di “Fluctuat nec mergitur” (“Ondeggia, ma non affonda”), perché, che ce lo si voglia ammettere o meno, la barca psicoanalitica sta imbarcando già acqua attraverso molte falle. Le ragioni di ciò sono molteplici, e occorrerebbero fiumi di inchiostro per elencarle tutte, ma alcune spiccano più di altre e penso che, anche se fin troppo sinteticamente, si possano riassumere nella mancanza di umiltà e di umanità che i maggiori esponenti delle varie scuole di psicologia del profondo hanno mostrato sia verso i paradigmi teorici diverso dal proprio, sia dalla invidia fino al vero e proprio odio dei colleghi fra di loro nell’ambito dello stesso paradigma. Presunzione, soggettivismo, intolleranza, autoritarismo tirannico, narcisismo, “pressapochismo”, invidia, maldicenza sono solo alcune delle belle “qualità” che i depositari del sapere psicoanalitico secondo le varie scuole hanno mostrato al mondo nei poco più di cento anni da quando la concezione della possibilità di esplorazione, e con ciò di “cura”, della attività psichica inconscia è divenuta una scoperta scientifica. Da quando sono iniziate le prime formulazioni di Freud sui contenuti dell’inconscio e sulla sua azione nelle nevrosi, i paradigmi, le scuole, le opinioni personali su tali concetti si sono moltiplicati come funghi in un bosco poco illuminato durante un autunno caldo e piovoso. E tutta questa moltiplicazione di pareri psicoanalitici che avrebbero potuto essere benissimo una vera ricchezza per la psicologia del profondo, è divenuta, invece, la maggiore e peggiore causa della sua povertà. E ciò è avvenuto per il dispiegarsi nella storia della psicoanalisi di tutta una serie di “maestri” che anziché cercare di ampliare le conoscenze scientifiche possibili sull’inconscio si sono prodigati a distribuire “verità” dogmatiche quasi profetiche senza alcuna base reale, e si sono altresì impegnati con una tenacia ed
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LA VILLA DEI CORALLI E DELL’ORO DEI SAVI: PERCORSI ALCHEMICI E IMMAGINALI DI UN’INFANZIA ARCHETIPICA
Diego Pignatelli Quel verderame intriso nella scogliera che fluttuava schiuma come aqua pontica e mineralia. Nello sfondo un’oscura farmacopea, un rimedium spagiricum che apriva le porte di un arcanus, dove il Rex sol si rispecchiava nella natura viridans, l’antico transitus dell’acqua filosofica, ponte tra gli abissi delle creature marine, il corallo, il blu ceruleo e mercuriale e le alte armonie dove vagheggiavan Melusine e pescatori di tritoni. Scendendo nelle croste della roccia, l’ossidiana, un ceruleo copriva il manto di alghe fino a divenire tenebra della notte per mirabolici artifici dove Apollo, Zeus, Mercurio scendevano su conche d’oro per sprofondare poi nel manto violetto che ricopriva la stanza creativa delle confabulanti immagini. Sulle scogliere si infittiva l’aqua permanens fino a rivestire il ceruleo manto della Regina Austri, patrona e “praeclara” virgo mater Coelestis. Ma ivi fu Nettuno e la nettuniana sorte a diriger il daimon di quel corallo di quell’invisibile lapis, pietra contesa tra le acque e splendente nel lumen thesaurus quale “in stercore invenitur”, invisibile come la spada del cherubino e come corallo assorto nelle profondità. Torre Annunziata, Villa Filangieri, Napoli, 1978: quel viale con la tubatura dell’acquedotto che soffiava come vento strascicante sulle pareti e sul porticciolo imbevuto di nafta e collocato sulla scogliera mineralia et filius-macrocosmica, laddove stelle marine e alghe diventavano corpus macrocosmico nella visione unicellulare. Osservavo la breccia tra tuoni e fulmini e “nonno cucco che usciva dalla carrozza” simile a Saturno, il coppiere di Diana. Ma il verderame di ruggine vecchia rivestiva un’umida camera tra ragni e oggetti antichi, mirabilia di un antico verde peschereccio e di una natura viridans che collimava con la pineta infestata di divinità, una fra tutte Helios, l’eliotropismo che muoveva l’infanzia di Diego bambino (infans solaris). E poi Mercurio dal rosso ciuffo, infante che tra frutta e motorette scendeva nel volto del giovane figlio del custode, portatore della viriditas che cingeva la villetta. Rovesciai una collana di corallo strappandola dal collo di mia madre (L’emblema XXXII dell’Atalanta Fugiens di M. Maier: “Come il corallo cresce sott’acqua e indurisce all’aria, così, è per la pietra”). L’antico tritone che emerse dai flutti d’acqua nelle cui chele un’antica stella marina. Melusina, Astarte, Venere gioconda tra le alghe che nella spugna marina formava l’antico vestibolo per le sette sfere. Un ineludibile intreccio alchemico mi si aprì dinanzi all’età di quattro anni. E fu una genesi infantile che costituì un vero e proprio principio di entelechia o di psicogenesi del Sé, laddove la psicoanalisi junghiana intenda per Sé quel centro, quell’occhio del sole su cui vi ruotano i pianeti in una visione tolemaica. Un planetarium innanzi allo sguardo cristallino d’infanzia muoveva indicibili
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QUALE MODELLO PER LE NEUROSCIENZE: PRIMA PARTE
Claudio Messori 1. Il fenomeno biologico terrestre: premesse cosmologiche e geologiche L’Uomo moderno non si rende conto che la realtà è anche per lui una creazione della sua psiche, una proiezione dei suoi impulsi profondi che, essendo una ben misera cosa, determinano la formazione di una ben misera realtà: quella del mercante. Luca Valerio Fabj1
Il reperto fossile più antico in assoluto risale a 13 miliardi e 5oo milioni di anni fa circa, è la radiazione cosmica di fondo (cosmic microwave background radiation) [1]. L’esistenza di una radiazione cosmica di fondo alla temperatura di 3 gradi Kelvin (K), osservata a partire dal 1965, fornisce un indizio sperimentale sul possibile stato dell’Universo intorno ai 14 miliardi di anni fa, uno stato energetico mass-free ad altissima densità e altissima temperatura (calcolabile in 15 miliardi di gradi K) che è andato incontro a un lento e progressivo processo di raffreddamento e forse anche di espansione [2]. Per un tempo durato milioni di anni, l’energia radiante (l’energia associata a un’onda elettromagnetica) ha rappresentato la quasi totalità della realtà fisica. Le particelle elementari dotate di massa come gli elettroni, i neutroni e i protoni si sono potute formare quando la temperatura raggiunse i 5 miliardi di gradi K. A livello di una temperatura di 300 milioni di gradi K si sono potuti formare, per aggregazione delle particelle, i primi nuclei atomici, mentre a livello di 40 milioni di gradi K, si sono potute formare strutture più complesse. Le galassie si formarono successivamente forse per condensazione di nubi composte da energia e particelle. Esse, in seguito a ulteriore condensazione, hanno determinato la formazione delle singole stelle raggruppate in galassie (si stima che nella sola Via Lattea vi siano tra 100 e 300 miliardi di stelle, e che il numero di galassie nell’Universo sia incalcolabile). Le galassie, raffreddandosi progressivamente hanno dato, in qualche caso, origine ai pianeti. Il nostro Sistema Solare e il pianeta che abitiamo si sarebbero formati come conseguenza del processo di aggregazione di un ammasso galattico gassoso, nel corso di un periodo di tempo compreso tra circa 4 miliardi e 600 milioni e 3 miliardi e 1 L. V. Fabj, Fondamenti di Psicopatologia generale come scienza autonoma, Paolo Emilio Persiani Editore, 2013, p. 344.
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MATURATO E TENTATO SUICIDIO DEI GIOVANI: AUTODISTRUZIONE CHE SPESSO SOTTENDE UN SILENTE GRIDO D’AIUTO
Federica Pratelli Premessa Sorpresa, incredulità, rabbia: il suicidio di un figlio rimane quasi sempre un mistero per i genitori. Eppure questi ragazzi ci pensano per mesi, anche per anni e lanciano dei messaggi che purtroppo o non sono ascoltati dagli adulti o sono sottovalutati in quanto loro, i genitori, ritengono di aver dato tutto ai loro figli, dal benessere economico, agli sport, al motorino e ai vestiti ultima moda. Hanno sempre soddisfatto ogni loro desiderio, a volte l’hanno persino anticipato. Eppure è proprio questo che non ha fatto crescere i figli, che li ha privati della piccola lotta quotidiana, di mete da conquistare, ma anche della gioia di costruirsi un gioco o semplicemente di assaporarsi un tramonto o un qualsiasi spettacolo della natura. Inoltre spesso i genitori, come contropartita di ciò che danno ai loro figli chiedono una efficienza quasi “tecnologica” e non accettano sconfitte dei loro figli che devono primeggiare sia negli sport sia a scuola. Manca il dialogo e soprattutto quella forma di rispetto che si dovrebbe tradurre nel saper ascoltare le opinioni dei propri figli, anche se provocatorie e contrarie alle nostre, e nell’accettarli come persone autonome nei confronti delle quali riporre fiducia nel fatto che siano in grado di trovare da soli le soluzioni alle difficoltà del momento. Già Fromm nelle sue ricerche condotte sulla società occidentale dei lontani anni ’50 aveva notato elevati indici di suicidi giovanili in quei Paesi dove si era affermato uno stile di vita caratterizzato da un alto impiego di tecnologia, da scarsa comunicazione tra i soggetti, dall’isolamento, da ciò che egli chiamava in sintesi “American way of life”. Le sue osservazioni sono di straordinaria attualità e, mentre allora l’Italia, ancora scarsamente industrializzata, presentava indici molto bassi, attualmente, secondo i dati presentati nel 2012 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, analogamente a tutti gli altri Paesi ad alto reddito, il tasso dei suicidi tra i ragazzi dai 15 ai 19 anni è la prima causa di morte. Ecco perché genitori, insegnanti, terapeuti non dovrebbero mai sottovalutare qualsiasi segnale, gesto, frase che rappresenti in qualche modo una richiesta di aiuto. Due casi Carla, 20 anni, “svogliata” studentessa universitaria, è arrivata in terapia per generici malesseri fisici e perché grassa (81 kg., h 1,65). Per i diversi disturbi era
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SINCRONICITÀ DELL’ASSOLUTO
Gigliola Panzacchi25 Io Tu Noi Nel Silenzio Della Luce Nera Guardiamo la Speranza Sorridiamo alla Menzogna Invisibili. 2003
Premessa Sono un tipo introverso-sentimento/intuizione, la razionalità per me é un’utopia. Qualche mese fa mi capitò in mano la pubblicazione di Gabriela Barreto Lemos e fui molto colpita dall’immagine del “Gatto”. (fig.1) Un’affascinazione. Intuitivamente, colsi che era qualcosa d’importante per me e sincronicamente quell’emozione mi condusse al Kascmir a cui son molto legata, a un quadro che avevo dipinto recentemente, “Lame di Luce”, আেলার, che si pronuncia Schafts, come uno schiaffo, all’archetipo, alla sincronicità, a Jung e Pauli, all’enigma, allo svelamento, al mistero, al labirinto... Insomma quel “gatto” mi sembrava la rappresentazione di un’esperienza metafisica e comunque ebbe su di me un carattere “numinoso”. Incominciai ad “attivare” l’immagine, a entrarci dentro. In quello stesso periodo tre eventi, per me significativi a cui ho assistito, sono intricati “a questo gatto”: Dyczkowski presentò a Bologna il suo libro “La dottrina della vibrazione”, relatore Loris Solmi, il quale a sua volta contemporaneamente svolgeva una serie di seminari “Sulle orme del filosofo incognito” e altrettanto Luca Valerio Fabj teneva una serie di conferenze sul tema “Psicologia e Psicopatologia del Kundalini Yoga”. Non ultimo, il 2015 è l'anno Internazionale della Luce e a Parigi, in gennaio, è stato appena inaugurato l’International Year of Light and Light Based Tecnology. Amplifico in quella direzione, e ricordi di movimento, luce, apertura, energia, bagliore, faro, ardore, ombra, fulgore, forza, potenza, vitalità, lampo, vibrazione, Śiva-Sakti, splendore, insegnamento, assaporamento, alfabeto, esperienza, archetipi, slancio e il loro contrario buio, ombroso, tenebroso, tremito, eternità, ignoranza, inerzia... 25 Gigliola Panzacchi, psicoterapeuta e pittrice, gigliolapanzacchi@gmail.com, tel. 3332900159.
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LETTERA AL DIRETTORE CATTANEO Preg.mo Direttore Dott. Marco Cattaneo Le Scienze SpA – Mente & Cervello Via Cristoforo Colombo, 90 00147 – ROMA
25 Novembre, 2014
Preg.mo Direttore, abbiamo letto con attenzione il dossier “Disturbi alimentari: Nuove terapie”, a cura di Giovanni Sabato, pubblicato sul numero di Novembre 2014 di “Mente & Cervello”. I DCA (disturbi del comportamento alimentare), che includono anoressie, bulimie e obesità, colpiscono una larga percentuale della popolazione nel nostro Paese, sono in crescita esponenziale nella loro diffusione e possono avere conseguenze devastanti per la salute psicofisica di chi ne è affetto, e per questi motivi siamo convinti dell’importanza e dell’utilità nel trattare questo argomento da parte di riviste come la vostra. Il vostro dossier di novembre però, a dispetto delle attese suscitate dal titolo e dai sottotitoli, piuttosto che sui DCA s’incentra di fatto sul trattamento dei DCA secondo la prospettiva cognitivo-comportamentale, della quale, infatti, sono affermati e competenti clinici gli specialisti da voi intervistati nel servizio: Riccardo Dalle Grave, Giuseppe Romano, Laura Dalla Ragione. Si accenna appena all’esistenza di altri orientamenti, come ad esempio quello psicodinamico, quello familiare e sistemico-relazionale, che possono vantare risultati ed esperienza clinica almeno pari a quella delle CBT o CBT-E nel trattamento dei DCA. Ricordiamo che CBT è l’acronimo che sta per “Cognitive Behavioral Therapy” ovvero “terapia cognitivocomportamentale”, mentre CBT-E (dove la E sta per “enhanced”) è l'abbreviazione di "terapia cognitiva rafforzata”, e si riferisce a un trattamento psicologico individualizzato per i disturbi alimentari di tipo “transdiagnostico” proposto da Fairburn nel 1993 e riattualizzato dallo stesso nel 2003. Trattandosi il vostro di un dossier sui “disturbi alimentari” e non di un “dossier sui trattamenti cognitivo-comportamentali dei DCA”, il lettore si sarebbe legittimamente potuto attendere un’esposizione della problematica maggiormente coerente con le intenzioni esplicitate nel titolo: «Dossier. Piccole ossessioni crescono: i disturbi alimentari stanno raggiungendo le dimensioni di un’epidemia sociale che colpisce a età sempre più precoci e con forme nuove e inaspettate». Nel dossier, in verità, ai problemi posti in prima di copertina (i motivi di questa “epidemia sociale”, le ragioni delle
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IL VIAGGIO FOLLE DEL FOLLE IN VIAGGIO, COME IL PEREGRINARE DELL’ANIMA NEL LIBRO DI THOT TAROCCHI: SIMBOLOGIA E TEORESI II
Giuseppe M. S. Ierace Quando si ha tra le mani un mazzo di Tarocchi e ci si sofferma sulle raffigurazioni dei cosiddetti Arcani maggiori, la domanda più pressante quasi sempre riguarda come possano delle carte preparate per un apparentemente innocuo passatempo di gentiluomini (e non) del tardo Rinascimento italiano soddisfare la moderna fantasia degli smaliziati studiosi odierni di psicologia del profondo. Degli interpreti della simbologia e dell’esoterismo delle carte da gioco, sempre più spesso senza esitare, rispondono che la prima e più originale lama del Matto (Le Mat, The Fool) non venga numerata proprio perché rappresenta, nella sua accezione di “viandante”, vagabondo, girovago, la pedina d’una sorta di “Gioco dell’Oca” che come stazioni prevedrebbe tutti gli altri ventuno trionfi, tappe quindi d’un triplice percorso settenario, tra il mistico e lo psicologico, di cui il “senza numero”, o lo zero, costituisce il protagonista, “Viator”, oppure l’umile pellegrino d’un’interiore enantiodromia evolutiva. La figura ricorre in Hieronimus Bosch, che la dipinse sul retro del trittico del Carro del fieno (Il viandante, 1500-1502, al Museo del Prado di Madrid). Homo errans Inseguito da un animale (cane randagio o grosso felino) che sembra avergli teso un agguato, a volte a piedi nudi, sempre vestito d’abiti laceri, al bastone poggiato sulla spalla ha legato un fagotto. L’immagine del mazzo Visconti-Sforza è chiaramente ispirata alla Stultitia dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni (1305). Lo sguardo rivolto al cielo, o perso verso l’orizzonte, l’accosta al personaggio dell’incantato della stella nel presepe tradizionale napoletano. Nei tarocchi di Marsiglia veste da giullare, dando origine all’odierna rappresentazione del Jolly. Arthur Edward Waite (1857-1942) introduce il simbolo della Rosa e un riferimento a Pieter Bruegel il Vecchio, nell’illustrazione della Parabola dei Ciechi (1468, Museo di Capodimonte, Napoli), che camminano sull’orlo d’un precipizio, contenuta nel Vangelo di Matteo (XV, 14). Edward Alexander Crowley (1875-1947) lo rende un personaggio dionisiaco, i cui piedi non poggiano in terra, in una mano una coppa rovesciata, nell’altra il fuoco creativo. In rotta verso l’evoluzione, il semplice moto nel tragitto può determinare la conquista d’un altro livello di consapevolezza. Il simbolo circolare del numero zero lo identifica (unità del Tutto) con la possibilità di riaffacciarsi alla vita per rigenerarla dal principio (nuovo inizio), anche se con il rischio di girare a vuoto: il
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“THE TALE OF TALES” – “IL RACCONTO DEI RACCONTI” ANALISI E APPROFONDIMENTO
Paola Santunione Film pieno zeppo di significati simbolici, non sempre ben amalgamati tra loro; sembra quasi che l’autore abbia voluto giustapporre diversi elementi collegati con un senso suo, esterno al film; le tre storie non hanno un substrato comune (cosa che non è obbligatorio avere, ma che renderebbe maggiormente organico tutto il film), se si esclude una riunione dei vari personaggi alla fine, per il ritorno della principessa che sognava di andare via. La prima storia è quella di una regina, una regina triste; e fin qui ce ne sono state tante. Ma questa ha una caratteristica in più: vuole un figlio a tutti i costi, anche a prezzo di un’altra vita. Ha pensato il regista alla reazione di tutte quelle donne che non sono madri, ma vorrebbero esserlo? E che, se desiderano tale figlio per amore, sicuramente non è il sacrificio di una vita che vogliono. Questa è una delle prime rappresentazioni estremamente ciniche: l’amore che non è più tale, non è più dono e gratuità, ma diventa possesso e bramosia di unicità. Siamo sicuri? L’indovino che consiglia di mangiare il cuore del drago è un personaggio funereo, più dell’aldilà che dell’aldiqua, e in questo inquietante; si prendono le distanze istintivamente da questo rappresentante della morte. Il drago, poi, è un drago marino: quindi vive nelle profondità dell’inconscio, e simboleggia tutte le scelte compiute sulla base di un’onda emotiva, o meglio di un conflitto rimosso che si va a cercare, forse con l’analisi, forse ingaggiando quelle lotte da cui sicuramente si esce perdenti (infatti il re cattura il drago, ma muore poi anche lui, forse per il patto contratto con l’indovino, che però trova una sua giustificazione concreta nelle probabili ferite riportate). Allora fino a dove bisogna ascoltare l’indovino, soprattutto se chiede un prezzo così alto? Ma è una favola e quindi la scelta è quella dell’impresa impossibile. Nasce un bambino che è quasi albino, bianco come il drago, del quale la regina aveva mangiato il cuore. Il suo sviscerato sentimento di possesso, che non conosce limiti, forse viene anche da questo: dalla commistione con l’animale marino, a cui è stata condotta dalla sua tristezza. Infatti, prima manderà via dal regno il fratello gemello di Elias, Jonas, che era figlio della contadina che aveva cucinato il cuore del drago, poi si trasformerà in un mostro e cercherà di ucciderlo. Qui l’unica cosa apprezzabile a livello di messaggio è il rapporto tra i gemelli, simboleggiato da una fonte ai piedi di un albero secolare: l’acqua, cioè la vita, sono le emozioni che ognuno sente dell’altro (sente se stesso e sente l’Altro in se stesso), e che possono essere più o meno limpide o torbide, a seconda del livello di benessere. I due fratelli recupereranno il loro rapporto quando uccideranno la regina/mostro, madre avviluppante e ragno che tesse la sua tela, (madre buona per l’uno e madre-matrigna per l’altro, con una scissione caratteristica della posizione schizoparanoide, che non aiuta la crescita del figlio). Questo avvenimento sarebbe edipico se il sacrificio fosse
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ARCHETIPI E SIMBOLI NELLE FIABE DELLE DONNE
Giancarla Tisselli
Psicologa Psicoterapeuta Docente Scuola AION Carl Gustav Jung nella prefazione del libro dell’amico O. Schmitz, “La fiaba della lontra”26, nel 1932, scrive: Com’è noto, queste fiabe, anche se scritte da un grande poeta, non uguagliano mai neanche lontanamente la fiaba popolare con la sua magia […] Di solito vi si riconosce facilmente la creazione di una psicologia personale... Eppure il contenuto non sceglie a caso la forma della fiaba: esso veste degli abiti più semplici e più adatti, per trovare l’accesso alla comprensione del cuore. E proprio la psicologia personale e la comprensione del cuore sono lo scopo di queste fiabe prodotte da donne durante laboratori introspettivi che utilizzano la forma della fiaba per acquisire strumenti di decodifica dei Simboli e degli Archetipi che l’inconscio utilizza nel percorso verso la propria crescita personale. I Laboratori Fiabe si svolgono, dal 2013 ad oggi, presso la Casa delle Donne di Ravenna, sono condotti dalla sottoscritta seguendo un metodo originale che si ispira alla struttura interpretativa della psicoanalista Marie Louise von Franz. Un sabato mattina al mese, abbiamo cercato di sviluppare competenze di decodifica del simbolismo di: contesti, personaggi, peripezie e soluzioni; come per l’interpretazione Junghiana dei sogni, abbiamo proceduto alla ricerca di significati personali e di Archetipi collettivi, imparando a utilizzare 2 schede di lavoro, strumenti che in realtà si sono dimostrati non semplici da applicare, scoprendo che a volte c’erano resistenze personali, e necessità di rielaborazione individuale, e anche gruppale. Sicuramente la presenza di un gruppo che non utilizza il giudizio ma solo associazioni e ampliamenti, consente un setting di condivisione, di scambio di esperienze, e di varietà di soluzioni, che rappresentano una grande risorsa per le singole donne. Il lavoro di gruppo è anche oggetto di una ricerca che ha l’intento di sondare l’Immaginario delle donne di oggi, e di esplorare le tematiche attive nell’inconscio delle varie donne. Vedremo se in seguito si potranno trovare criteri di confronto con gli Archetipi delle Fiabe classiche, nell’ipotesi di scoprire eventuali cambiamenti, e in quali direzioni simboliche gli Archetipi si stanno lentamente rinnovando. Una successiva ricerca sonderebbe volentieri anche le fiabe prodotte dagli uomini per esplorare le differenze fra immaginario femminile e immaginario maschile. “Uomini da Fiaba” sarà il prossimo laboratorio che inizierà nel 2016. 26 Opere volume 18, pag.273.
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RECENSIONI DIEGO PIGNATELLI SPINAZZOLA*
Jung e l’alchimia Introduzione all’alchimia junghiana Persiani Editore, Bologna 2014 ISBN: 978-88-98874-24-8 Pp: 308 € 24,90
“Est nanc; sola unitas: omnium mensura. ut non ternarij alia mensura, q quinarij. nec item quinarij alia: q septenarij. ita de alijs primis dixeris: quod in alijs non reperitur numeris” Anicius Manlius Torquatus Severinus Boethius (475-525). Un approccio all’Alchimia junghiana non potrebbe rivelarsi di genere più “cabalistico”, nel senso del superamento “numerologico” del Mandala della Quaternità, allo scopo di accedere alla completezza della “coincidentia ternarii”, ovvero l’Esagramma del vigente Eone acquariano. Preso all’amo, il rappresentante dell’era precedente, il Leviatano, viene attratto dal magnetismo psichico della simbologia quaternaria, ma si redime divenendo esso stesso Messia. Behemoth trascende nella Vergine e l’emersione dall’Oceano dell’indistinzione finisce per compiere un definitivo “consummatum est”. Una rilettura (quasi agostiniana) del cristianesimo quale “de profundo levatus” (per lo gnostico siriaco Bar Dayṣān e per C. G. Jung, salvatore e apportatore di guarigione) viene collegata alla metafora dell’inconscio come “mare pescoso” (e così vale per l’amo, la croce, il magnete…). Schiumosi flutti s’infrangono contro gli scogli della Rupe (scissa), disperdendo in
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STEFANO PISCHIUTTA *
Crescere senza invecchiare: risveglio psicologioco e risveglio spirituale. presentazione di Accursio Gennaro.Persiani Editore, Bologna 2015 ISBN: 978-88-98874-06-4 Pp. 184 € 14,90
Crescere senza Invecchiare, ovvero vivere la propria vita avvicinandosi all’età del declino biologico naturale, avendo intrapreso già la via dell’arco interiore della propria esistenza. La paura della morte, cui è collegata quella di invecchiare, impedisce paradossalmente di vivere pienamente la vita giorno per giorno, bloccando la crescita coscienziale. Chi ha paura di morire ha paura anche di vivere e si costringe a rincorrere miti personali per fermare il tempo, rinunciando a vivere il presente. All’opposto del materialista, la persona spirituale ringiovanisce nello spirito man mano che cresce, anche se invecchia, e può occuparsi di crescere senza preoccuparsi di invecchiare. Il libro contiene alcune idee innovative nel campo della crescita psicologica e spirituale, due percorsi da ritenere ormai imprescindibili e inscindibili per chi aspiri sinceramente a ottenere una liberazione integrale dall’ignoranza e dall’egocentrismo, mali da cui è afflitto l’uomo di oggi, sempre più distante dalla Verità e sempre più chiuso nel suo narcisismo. *Stefano Pischiutta, è psicologo dello sviluppo e dell’educazione e psicoterapeuta a orientamento Gestalt Psicosociale. È membro dell’Associazione Italiana di Psicologia Transpersonale, dove insegna in un corso settimanale di “Meditazione Yoga Vedanta e Psicologia della Coscienza” e in un intensivo estivo di Psicologia Integrale.
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LUCA VALERIO FABJ*
Jung e la fenomenologia: i Vissuti Psicopatologici Fondamentali – Vol. 1: La Patologia della Percezione dell’Oggetto e le Percezioni Extrasensoriali Persiani Editore, Bologna 2014 ISBN: 978-88-98874-13-2 Pp: 282 € 16,90
L’Autore completa dal punto di vista clinico quelli che sono stati i suoi assunti teorici espressi nel precedente trattato Fondamenti di Psicopatologia Generale come Scienza Autonoma. Dopo aver fatto una rassegna della malattia mentale in senso fenomenologico-esistenziale, vengono esaminati i Vissuti Psicopatologici Fondamentali che si incontrano nella pratica clinica, seguendo il solco delle precedenti opere che considerano il numinoso junghiano dell’esperienza vissuta del Sacro il nucleo fondante di ogni vissuto psicologico che si discosti dall’ordinario. In questo primo volume sono studiati i disturbi della senso-percezione, che in senso fenomenologico-esistenziale vengono definiti come “la patologia della coscienza dell’oggetto”. L’ambiziosa meta è quella di inserire “la psicologia analitica junghiana nell’alveo della fenomenologia esistenzialista e darle quel valore scientifico che merita”. Jung, come psichiatra/psicopatologo, era proprio un “fenomenologo empirista”, come lui stesso si definiva, ma la sua voluta mancanza di sistematicità non gli ha permesso di pubblicare un’opera specifica a riguardo. Scopo di questo lavoro, nuovo rispetto alla letteratura psicologica ad orientamento junghiano sinora pubblicata, è proprio quello di colmare questa lacuna. * Luca Valerio Fabj, medico chirurgo specialista in Psicoterapia Analitica, è docente di Psicopatologia e Psicologia e Religione presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Analitica, riconosciuta dal MIUR, Aiòn di Bologna. Studioso degli aspet-
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ti psicologici della simbologia alchemica, per questa stessa collana ha già pubblicato il libro sull’Immaginario Alchemico e il Transfert psicoanalitico: Alchimia dell’Immagine. Saggista, conferenziere, autore di numerosi articoli scientifici, è il direttore della rivista di Psicologia del Profondo “Il Minotauro” e curatore della presente collana “Immagini dall’Inconscio”.
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MATTEO MARINO
Là... dove il tempo e lo spazio ci aspettano Poesie e dipinti tra Ombra e Anima ISBN: 9788891085177 Pp: 164 € 24,00
Accompagnando le sue poesie ai dipinti, l’autore ha messo in luce, in questo libro, il suo percorso interiore ed artistico, individuale ma allo stesso tempo collettivo, dal momento che un’opera non appartiene mai soltanto a chi la crea, ma anche a chi lo circonda e a chi lo ha preceduto, influenzandolo o ispirandolo, stimolandolo o provocandolo. Lo scopo del libro è mostrare come immagine e parola, seppur strumenti diversi di espressione, nascano dalle medesime fonti di emozioni e sentimenti, e percorrano strade che giungono alla solita meta, completandosi e riconciliandosi, sfociando nel solito mare di colori e dando voce ad un’unica opera: l’esperienza di vita dell’artista. Il contributo dell’autore parte facendo luce sul suo percorso evolutivo ed individuativo, che inscindibile dal processo creativo, trae la sua origine ed energia da tre fonti di ispirazione e gratificazione: le passioni, le relazioni affettive e sentimentali, il suo lavoro. Sente il dovere di unire l’amore per l’arte e la pittura, alla professione di psicologo junghiano, cercando connessioni stimolanti e facendo emergere il senso di questo cammino sincronistico di immagine e parola. Fondamentalmente, le immagini, considerate nella loro essenza, non hanno bisogno di parole per essere spiegate, in quanto il loro scopo è fare uscire ed entrare emozioni. Esponendole in pubblico, invece, si possono avvalere della poesia, che essendo in intimo rapporto con esse, sa come tradurle con le giuste parole ed appropriati pensieri. Il dipinto, essendo visivo, si esprime “in silenzio” attraverso i colori, le sensazioni e le emozioni che in sé sono contenute e che all’esterno suscita nel
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pubblico, mentre la poesia parla, narra pensieri, evoca emozioni e risveglia sentimenti. Questo perché sotto la punta dell’iceberg di immagine e parola si cela una fabbrica che produce, proprio grazie all’energia sincretistica di emozioni, pensieri, sentimenti e persino sensazioni ed intuizioni. Ciò che risalta è questo cammino complementare e di mutuo scambio tra pittura e poesia, la cui scia tesse il percorso dell’artista ma soprattutto dell’uomo creativo.
L’artista, per creare... ricerca stimoli che colorino la sua immaginazione, e quella curiosità insaziabile che si spalma sulla tela. Non dorme perché sogna; parla poco perché dipinge Il suo linguaggio è l’arte ed è lo stesso linguaggio dei sogni. Per questo il quadro è un sogno ad occhi aperti! L’artista, per vivere... sperimenta l’intimità della vita: colpi di fulmine, sbandate, fusioni e delusioni affinità estemporanee ma eterne e inaspettatamente.. sente il bisogno d’innamorarsi ma è un eterno infedele perché s’innamora tutti i giorni. L’artista all’improvviso intuisce... il germogliare di una nuova nascita...e l’amore rivela la brama di possedere la sua musa, amica Anima ! Il sentimento fa nascere sensazioni che toccare non può finché non vengono modellate. È qui che gioca il pensiero, per elaborare il prodotto artistico. L’artista, come l’alchimista... dà forma e vita al magma interiore che una volta plasmato, non è mai come se lo aspettava. Solo il tempo lo trasformerà in ciò che voleva Solo il prossimo coglierà il simbolo e il suo valore, sarà più alto dell’oro! M.M.
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GLENDA MANCINI*
Uomini vittime di donne Quando il sesso forte è debole Persiani Editore, Bologna 2014 ISBN: 978-88-98874-14-9 Pp: 186 € 14,90
Il concetto di “violenza di genere” viene troppo spesso tradotto erroneamente dai mass media come “violenza esclusiva dell’uomo sulla donna”, come se l’uomo fosse destinato a ricoprire sempre e solo il ruolo di carnefice e la donna quello di vittima. Invece è possibile affermare che esiste anche una violenza della donna sull’uomo che si manifesta con caratteristiche e tipologie considerate tipicamente maschili. Nella società in cui viviamo appare impensabile che l’uomo possa essere vittima di violenza da parte di una donna, tanto che non solo non viene denunciata, ma il più delle volte gli stessi uomini faticano a riconoscersi nel ruolo di vittima. Ci sono voluti anni di appoggio e supporto per incoraggiare le donne a denunciare la violenza domestica invece per incoraggiare gli uomini non è stato fatto nulla. È opportuno investire in ricerche senza schematismi, essere coscienti dei mutamenti della società, dei ruoli che si uniscono e si ridefiniscono. * Glenda Mancini, nata a Pescara, laureata presso l’Università dell’Aquila in Scienze dell’Investigazione, accresce il proprio interesse riguardo il percorso formativo sul tema della violenza di genere, approfondendo un aspetto poco discusso: l’uomo vittima di una donna violenta. Intorno a questa tematica sviluppa la sua ricerca, decidendo così di approfondire la propria tesi in un libro, visti gli straordinari risultati inattesi ottenuti
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AA. VV.*
Elogio all’ascesa: filosofia, psicoanalisi, architettura, religione e alpinismo di fronte al fascino della verticalità Persiani Editore, Bologna 2014 ISBN: 978-88-98874-26-2 Pp: 88 € 16,90
Discipline diverse si interrogano sullo stesso tema, il fascino della verticalità, in un singolare appuntamento, il 12 luglio 2014, in occasione della tavola rotonda organizzata dal Centro culturale junghiano Temenos di Bazzano (Bo). La suggestiva e appropriata cornice è il forte di Bard, in Val d’Aosta, con il suo museo delle Alpi. La pubblicazione raccoglie gli atti dei vari contributi emersi. Da sempre l’uomo guarda al cielo con sentimenti contrastanti: timore e ambizione segnano il suo sguardo, la percezione di essere infinitamente piccolo e schiacciato sulla terra si rovescia in un’irresistibile tensione alla salita. Salire ci rende più forti, conquistiamo una nuova visione della realtà che l’altezza ci restituisce dimensionata; ciò che era grande diventa piccolo e la stessa vita che scorre lontana nella sua consueta orizzontalità ci appare meno invadente e più comprensibile. * I relatori della tavola rotonda sono diversi esponenti di rilievo delle varie discipline, di fama nazionale e internazionale: Michele Oldani (sociologo e psicoanalista junghiano), Romano Madera (filosofo e psicoanalista junghiano), Nives Meroi (alpinista, una delle poche donne al mondo ad aver scalato le vette più alte del pianeta), Maurizio Zanolla più conosciuto come Manolo (altro notissimo alpinista free climbing), Luciano Manicardi (monaco biblista), Angela Volpini (mistica cristiana) e Daniel Baumann (architetto, pronipote di C. G. Jung).
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IVAN PATERLINI* E DANIELE RIBOLA*
Tipologia e cinema Persiani Editore, Bologna 2015 ISBN: 978-88-98874-32-3 Pp: 154 € 16,90
Gli autori attraversano con profondità e originalità una delle opere fondamentali e complesse di C.G. Jung, Tipi psicologici, portando in evidenza la straordinaria importanza e l’attualità del modello, da intendere come riferimento teorico e clinico, ma anche come guida e orientamento consapevole del nostro agire quotidiano. L’interdipendenza feconda tra saperi e sguardi diversi sulla vita (poesia, musica, arti figurative, letteratura...), fonda il metodo, indispensabile e imprescendibile per l’opera che si sta trattando, esposto nella prima parte del testo. Nella seconda parte le esemplificazioni sono animate e amplificate dall’arte cinematografica, processo creativo prezioso, portando chiarezza emotiva e riflessione puntuale e diventano una guida per seguire l’opera e le proposte inedite degli autori. * Ivan Paterlini psicologo clinico, psicoterapeuta e psicoanalista junghiano, analista biografico a indirizzo filosofico (SABOF), svolge attività clinica a Parma e a Casalmaggiore (CR). Le attività di ricerca prevalenti si sono indirizzate negli ultimi anni verso le psicodinamiche della creazione artistica approfondendo i rapporti tra psicologia analitica e psicoanalisi; la Sand Play Therapy nelle sue diverse applicazioni; la tipologia junghiana applicata e comparata. Svolge attività di formazione e tiene regolarmente seminari e conferenze. Tra le sue pubblicazioni: Sguardo sulle psicodinamiche del gesto creativo. Giacometti la distanza incolmabile, con Daniele Ribola, Persiani, Bologna 2013. * Daniele Ribola psicoanalista junghiano svolge attività clinica a Lugano, Svizzera, membro dell’associazione internazionale di psicologia analitica e dell’associazione
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svizzera di psicologia analitica. È analista didatta presso lo Jung Institut di Zurigo, cofondatore e co-responsabile della scuola di formazione in psicoterapia junghiana di Milano Li.S.T.A presso cui tiene regolarmente seminari e lezioni. Ha collaborato con la radio e la televisione svizzera e con il regista Werner Weick ha prodotto alcuni documentari. Fra le sue pubblicazioni: La stagione degli eroi, con E. Camanni e Piero Spirito, Torino 1994; Prefazione a Tipologia psicologica, di M.- L. von Franz, Como 1998; Edipo in: I nomi propri dell’Ombra, Bergamo 2004; Il valore dell’enantiodromia nel processo di formazione del simbolo in Jung, in: Simbolo o sintomo. Due diverse destinazioni dei contenuti inconsci, Roma 2012; La proiezione da Freud a Jung. Difesa e svelamento, in AA.VV., Quattro saggi sulla proiezione. Riverberi del Sé nella coscienza, Milano 2013; L’orso e i suoi simboli, Roma 2013; Sguardo sulle psicodinamiche del gesto creativo. Giacometti: la distanza incolmabile, con Ivan Paterlini, Persiani, Bologna 2013.
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Gli allegati de
IL MINOTAURO PROBLEMI E RICERCHE DI PSICOLOGIA DEL PROFONDO
Convegno sul femminile Scuola Aion – Sismer di Bologna “Libere di scegliere?” (Seconda Parte) Modernità della ricerca junghiana: dallo sviluppo psicologico allo sviluppo sociale della donna.
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STORIE DI DONNE, SOGNI DI DONNE: CERCANDO I PERCORSI DELL’INDIVIDUAZIONE FEMMINILE
Valeria Trapani Molti gli interrogativi e le angolature possibili di analisi del tema proposto: la maggiore (supposta) emancipazione della donna come si intreccia con lo sviluppo individuativo femminile? Sono davvero cambiati entrambi? In quale sequenza? Qual è il vero principio motore del cambiamento? Quale il potente perturbatore? E se l’uno influisce sull’altro come si caratterizza il processo individuativo femminile attuale?L’indubbia emancipazione femminile è avvenuta attraverso importanti e riconosciuti cambiamenti storici e sociali. Gli stessi trovano però la loro soggettiva espressione nella dimensione personale individuativa della singola donna; lì possono, ad esempio, essere influenzati da come nella linea matriarcale della singola famiglia le evoluzioni epocali del femminile sono state prima vissute, colte, accettate o rifiutate; e poi trasmesse alla successiva generazione femminile in forma di mandati inconsci o consci. Il processo individuativo femminile, infatti, pare essere più sensibile e condizionabile di quello maschile dai valori e dall’esperienza del gruppo di appartenenza, sia sociale sia familiare; come se vi fosse una maggiore trasmissibilità e permeabilità dell’inconscio femminile a come ave, nonne, bisnonne, madri hanno vissuto e attraversato i propri storici e personali cambiamenti. In altre parole nel processo individuativo femminile il tema archetipico si intreccia strettamente con il tema familiare e sociale. Da queste premesse deriva il nostro interesse a rintracciare il percorso individuativo femminile nei sogni delle donne, possibili contenitori di simboli e archetipi anche storicamente determinati, e nelle storie biografiche delle donne, incarnazioni attualizzate della sintesi tra temi individuativi archetipici, personali e familiari appunto. Nel seguente sogno ci è parso di cogliere la rappresentazione di quanto ipotizzato fin qui. “La paziente sogna di essere l’allenatrice di Federica Pellegrini, la campionessa di nuoto italiana. Il successo dell’atleta inizia a declinare, nel suo insieme agonistico, di immagine, di marketing ed economico. Questo declino attiva gli spiriti legati alla nonna materna della paziente”. Dal sogno e dalla storia familiare della paziente si riconoscono tre generazioni matriarcali: La nonna, donna molto bella e corteggiata, aveva come spinta personale la ricerca e la realizzazione dell’Amore e dell’Eros; ciò trovò nella sua vita però scarsa concretizzazione nella dimensione matrimoniale tipica per le donne nei primi del Novecento. La madre, riceve l’inconscio irrealizzato mandato della propria madre a vivere la vita nella direzione dell’Eros; realizza pertanto un vero buon matrimonio. A
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La Villa dei Coralli e dell’oro dei Savi Percorsi alchemici e immaginali di un’infanzia archetipica di Diego Pignatelli Quale modello per le neuroscienze prima parte di Claudio Messori Carl Gustav Jung e Wilhelm Reich Interpretazione archetipica ed energetica del fenomeno dei dischi volanti di Riccardo Gramantieri Materialismo del segno, psicologia della forma (da Cezanne a Malevic) di Mauro Lanchi Maturato e tentato suicidio dei giovani Autodistruzione che spesso sottende un silente grido d’aiuto di Federica Pratelli Sincronicità dell’assoluto di Gigliola Panzacchi Lettera al direttore Cattaneo del dott. Alessandro Raggi Il viaggio folle del folle in viaggio, come il peregrinare dell’anima nel “Libro di Thot” tarocchi: simbologia e teoresi II di Giuseppe M. S. Ierace “The tale of tales” – “Il racconto dei racconti” Analisi e approfondimento di Paola Santunione Archetipi e simboli nelle fiabe delle donne di Giancarla Tisselli Storie di donne, sogni di donne Cercando i percorsi dell’individuazione femminile di Valeria Trapani
€ 15.90 Editore