Anno XL – Vol. n. 2
DICEMBRE 2013
IL MINOTAURO PROBLEMI E RICERCHE DI PSICOLOGIA DEL PROFONDO
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IL MINOTAURO Rivista fondata in Roma nel 1973 da Francesco Paolo Ranzato
www.rivistailminotauro.it ORGANO UFFICIALE DELLA SCUOLA DI PSICOTERAPIA ANALITICA AIÓN Via Palestro, 6, 40123, Bologna Tel: 348.2683688
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Iscrizione Registro Operatori Comunicazione n. 12050 Testata registrata al Tribunale di Bologna, aut. n. 8034 del 28 Gennaio 2010 DIRETTORE RESPONSABILE LUCA VALERIO FABJ COMITATO SCIENTIFICO Luca Valerio Fabj Angelo Gabriele Aiello Elena Acquarini Antonio Grassi Francisco Javier Fiz Pérez Roberto Filippini REDAZIONE Francesca Emili, Agnese Garota, Chiara Petrucci, Giulia Rubbini STAMPA: Atena.Net Srl, Grisignano (VI) SERVIZIO ARRETRATI E ABBONAMENTI TEL. 051-99.13.920 - FAX 051-19.90.12.29 Martedì, Mercoledì, Giovedì dalle 10:00 alle13:30 e dalle 15:00 alle 18:30 Abbonamento Annuale - 2 numeri: € 15,00 Abbonamento Biennale - 4 numeri: € 28,00 Modalità di pagamento: Versamento su C/C postale n. 90288440 o C/C bancario IBAN IT23A0538702419000001269134 intestati a Paolo Emilio Persiani Editore, specificando nome e cognome, nella causale “abbonamento alla rivista Il Minotauro”
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Sommario
Articoli: Editoriale di Luca Valerio Fabj.................................................................................................4 Near-Death Experience nell’epoca di transizione da homo technologicus a homo artificialis di Claudio Messori....................................................................................................6 Sviluppo integrale e qualità della vita: L’economia tra pensiero e comportamento di Francisco Javier Fiz Pérez....................................................................................57 Risvolti psicologici delle dipendenze: L’alcol di Francisco Javier Fiz Pérez e Catia Ciancio..........................................................70 La configurazione psicologica dei sex offenders (stupratori, pedofili, stalkers) di Francesca Perone.................................................................................................98 Il divenire e la morte: Riflessioni sull’opera di Sabina Spielrein di Massimiliano Scarpelli.......................................................................................120 L’amore è un Dio... anzi un demone! di Giuseppe M. S. Ierace.........................................................................................144 James Hillman e la Psicologia Archetipica di Alessandro Raggi...............................................................................................152 L’arte del disegno nel fanciullo di Simonetta Righini.............................................................................................167
Recensioni............................................................................................................169
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EDITORIALE Luca Valerio Fabj
L’anno che va a concludersi termina con due eventi per me molto importanti. Il primo è dato dalla conclusione e pubblicazione del mio Trattato Fondamenti di Psicopatologia Generale come Scienza Autonoma la cui stesura mi ha richiesto ben quattro anni, ma le cui idee sono state sviluppate in un periodo che inizia almeno quindici anni fa. Il secondo, di gran lunga più importante per chi come me dedica una parte non piccola della sua esistenza professionale all’insegnamento, è la nascita di una nuova Associazione di Promozione Sociale Psicologica, dal nome Kernos, voluta e sostenuta prevalentemente dagli Allievi della Scuola Aiòn ove insegno. Lascio descrivere a loro ciò che, in sintesi, è il significato e gli scopi di tale associazione. Descrizione associazione di promozione sociale “Kernos – Laboratorio di Ricerca Clinica e Terapeutica” L’associazione Kernos nasce dall’idea di creare un luogo (Laboratorio) nel quale far convergere diverse realtà (sociali, accademiche, culturali) in modo che possano dialogare tra loro in modo costruttivo con un obiettivo ultimo comune: il benessere del cittadino (o in altri termini, che diano una nuova dimensione di vita che liberi le potenzialità di ogni individuo). I soci potranno proporre e al contempo usufruire di servizi diversi, che saranno proprio frutto di questa collaborazione. L’associazione ha lo scopo di svolgere attività scientifica e di utilità sociale a favore di associati come pure di terzi, volte a favorire lo sviluppo di iniziative che contribuiscono allo studio, alla ricerca, all’istruzione e alla diffusione della psicoanalisi e in particolare della psicologia analitica. Inoltre, il nostro intento è quello di creare eventi, attività e iniziative che possano richiamare e interessare
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soprattutto individui che non siano conoscitori, né tanto meno esperti, del nostro settore (dico nostro settore in quanto i soci fondatori sono psicologi e/o psicoterapeuti). Gli argomenti affrontati e trattati, infatti, non riguarderanno esclusivamente aspetti inerenti alla psicologia, ma ogni socio potrà proporre argomenti su qualunque ambito di suo interesse. Sarà nostro compito proporre una chiave di lettura psicologica (individuale e collettiva) e sociale, che è l’aspetto che più ci compete, e per avere una visione di insieme più completa ci avvarremo di chiavi di lettura multidisciplinari. Scopo di questa collaborazione multidisciplinare sarà far sviluppare nel gruppo nuovi strumenti da acquisire e condividere, per affrontare più serenamente il quotidiano e il futuro, soprattutto in questo difficile momento storico. Come riporta il nostro statuto «L’attività svolta dall’associazione si fonda principalmente sul volontariato degli associati e di tutti coloro intendano partecipare allo sviluppo delle iniziative proposte dall’associazione», perché la nostra speranza è quella di coinvolgere direttamente i soci nel proporre e partecipare alla realizzazione di tali attività, al fine di poter costituire gruppi di collaborazione nei quali far convogliare le attitudini e competenze personali che possano poi essere messe a disposizione della collettività. Gli incontri divulgativi saranno aperti a tutti i soci (e alcuni anche a terzi), salvo alcune piccole attività più specifiche che saranno aperte esclusivamente ai soli professionisti (anche se ancora in formazione). Per ulteriori informazioni potete contattarci a: kernos.lab@gmail.com o visitare la nostra pagina su Facebook: https://it-it.facebook.com/KernosLab Concludo questo mio articolo di fondo augurando buone Festività a tutti i lettori del Minotauro.
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NEAR-DEATH EXPERIENCE NELL’EPOCA DI TRANSIZIONE DA HOMO TECHNOLOGICUS A HOMO ARTIFICIALIS Claudio Messori* PREMESSE Al discepolo che chiede spiegazioni sul mondo degli spiriti il maestro pragmaticamente risponde: Non sai ancora trattare con gli uomini, come potresti occuparti degli spiriti? E quando il discepolo interroga il maestro a proposito della morte: Non conosci ancora la vita e vuoi conoscere la morte? Confucio, Dialoghi (Lunyù)1 L’epoca delle metamorfosi psicosomatiche indotte dalla desertificazione high-tech dello statuto antropologico umano, sta ossessionando milioni di abitanti del Vecchio e Nuovo Continente, con le gesta di leggendari super-eroi dotati di poteri straordinari, pre-scelti o pre-destinati dal Bene per combattere e sconfiggere orde di esseri selvaggi e malvagi usciti dal cappello degli effetti speciali di una Corte dei Miracoli in versione Guerre Stellari. Zombies,2 redivivi, alieni, extraterrestri, cyborgs, androidi, mutanti, vampiri, licantropi, fantasmi e fameliche creature preistoriche invadono l’immaginario collettivo con il loro bagaglio di morte, turbando il sonno dei tanti terrestri, che sulla rimozione della morte e sulla fuga dall’infelicità (The pursuing of happiness, la ricerca della felicità, è un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione Americana) hanno costruito la loro identità e il loro modus vivendi. Ma per fortuna non tutto è perduto. Uno sparuto drappello di Guerrieri della Luce in tuta mimetica, in abiti spaziali, in abiti civili o in vesti e paramenti sacerdotali è pronto a salvare l’umanità dalla minaccia che viene dalle oscure *
Corresponding author: Claudio Messori - Independent Researcher Address: Str. Villaggio Prinzera 1, Fraz. Boschi di Bardone, Terenzo 43040, Italy Phone: +393282876077 e-mail: messori.claudio@gmail.com 1 Cit. in G. Boschi, Medicina cinese: la radice e i fiori, Erga edizioni, Genova 1998, p. 95. 2 M. Flanagan, Better Living Through the Undead: An Exploration of the Zombie Narrative, 2011: http://galleryofwriting.org/uploads_converted/KEY_3320862/3320862.pdf
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SVILUPPO INTEGRALE E QUALITÀ DELLA VITA: L’ECONOMIA TRA PENSIERO E COMPORTAMENTO Francisco Javier Fiz Pérez* Introduzione Un tema così ampio, dove interagiscono concetti del mondo dell’economia e della psicologia, richiederebbe tanti distinguo e certamente una maggior approfondimento. Il mio tentativo è quello di offrire un “filo d’Arianna” che dia un’unità e chiave di lettura a questi concetti di economia comportamentale. Questo filo conduttore non è altro che la continua riflessione sulla natura umana, con la quale dovremo sempre confrontarci. Cambiano i tempi, i contesti sociali, possiamo percepire dei cambiamenti negli atteggiamenti delle persone ma non sarà mai possibile modificare sostanzialmente la natura umana. È da augurarsi che psicologi, sociologi ed economisti, lavorino insieme per capire le aspirazioni delle persone e il loro vero bene comune, e poter così arrivare a una conoscenza scientificamente fondata dei problemi della società. Soltanto uno studio interdisciplinare, con una sana filosofia di base, ci può permettere di sviluppare al massimo le potenzialità di ogni specifica scienza, per il bene dell’intera umanità. Solo di recente i processi di ragionamento e presa di decisione, in ambito economico, sono divenuti oggetto di analisi da parte della psicologia e delle neuroscienze secondo una prospettiva integrata. Grazie ai nuovi approcci neuroeconomici, psicoeconomici e socioeconomici, è stata evidenziata l’esistenza di elementi di congiunzione inattesi tra comportamento economico, meccanismi cognitivi e funzioni cerebrali, nonché tra processi di scelta, emozioni e motivazione. Da diversi studi emerge come gli individui, di fronte a scelte economiche, adottino atteggiamenti e strategie di ragionamento assai più complesse del semplice calcolo utilitaristico. Parlare di comportamento implica necessariamente una riflessione sull’etica sociale, il che comporta un’infinità di domande le cui risposte dovrebbero presupporre la ricerca del bene comune. Aristotele, ne L’Etica Nicomachea, diceva che «il bene è desiderabile quando interessa a un solo individuo; ma ha un carattere più bello e divino quando interessa ad un intero popolo». In questo modo il bene comune, in conformità con la natura sociale dell’uomo, sviluppa un ruolo fondamentale nell’azione politica, perché diretto alla ricerca dei beni e degli interessi personali e collettivi. L’assunto di partenza è che i fenomeni *
Francisco Javier Fiz Pérez e full professor presso l’Università Europea di Roma.
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RISVOLTI PSICOLOGICI DELLE DIPENDENZE: L’ALCOL Francisco Javier Fiz Pérez e Catia Ciancio* Definizioni ed epidemiologia L’alcolismo è una malattia cronica a cui concorrono importanti fattori genetici, psicologici, sociali e ambientali; è una patologia estremamente complessa dall’eziologia multifattoriale. La varietà dei molteplici quadri clinici che caratterizzano l’alcolismo hanno portato alla necessità di una sua classificazione (Morse e Flavin, 1992). Lo studio dei danni e dei problemi legati all’alcol risale ai primi anni del XIX secolo con motivazioni non sanitarie. In Inghilterra, in piena rivoluzione industriale, la preoccupazione iniziale dell’aumento dei tassi di alcolismo non è per i danni alla salute dei cittadini ma per gli effetti sui livelli della produzione. La diagnosi di alcolismo, nel senso che ha assunto nella medicina moderna, prevede una differenziazione tipologica nel delineare il quadro di una sindrome di dipendenza nelle sue componenti bio-psico-sociali; si succedono la fase prealcolica e prodromica, in cui il ricorso all’alcol è correlato al bisogno di controllare l’ansia e di migliorare i rapporti sociali, cui seguono la fase critica e infine la fase cronica, che costituiscono il fenomeno tossicomanico vero e proprio. Jellinek (1952; 1955) per primo precisa le categorie dell’alcolismo. 1) Alfa, la dipendenza è puramente psicologica, non vi è perdita di controllo nella ricerca del bere né incapacità di continenza, ma l’assunzione di alcol è in rapporto alla necessità di alleviare una sofferenza fisica o psichica. 2) Beta, c’è la comparsa di complicazioni organiche dovute all’alcol in assenza di dipendenza fisica o psichica. 3) Gamma, costituisce il nucleo della tipizzazione, è caratterizzato da dipendenza fisica o psichica con sintomatologia astinenziale quando l’alcolemia scende sotto il livello critico. Centrale in questo caso è la perdita di controllo e la comparsa di un desiderio compulsivo e irrefrenabile per l’alcol. 4) Delta, sono tipiche la dipendenza fisica con la conseguente sintomatologia astinenziale e l’incapacità di astenersi dal bere senza la perdita del controllo. 5) Epsilon, detto anche alcolismo periodico, è caratteristica la perdita del * Francisco Javier Fiz Pérez è Full professor presso l’Università Europea di Roma, Catia Ciancio è Assistant professor e Responsabile del Centro clinico e di formazione “ProContinuum”.
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LA CONFIGURAZIONE PSICOLOGICA DEI SEX OFFENDERS (STUPRATORI, PEDOFILI, STALKERS) Francesca Perone* Introduzione La categoria sex offenders viene utilizzata sia dalla psicologia, sia dalla giustizia per definire un comportamento patologico e insieme legalmente perseguibile. Molte forme di patologia psichiatrica o psicologica spingono l’individuo a compiere atti che vanno al di là di ciò che è legalmente consentito, ma mentre la maggior parte suscitano, in chi ha a che fare con il soggetto sentimenti o atteggiamenti mentali di bonaria cautela, la categoria sex offenders genera sempre, invariabilmente, un moto di disgusto. Da ciò scaturisce la difficoltà di trattare questo genere di pazienti/utenti, sia per lo psicologo, sia per l’operatore penitenziario. Si tratta di un fenomeno in lenta evoluzione e difficile da scoprire, intorno al quale di recente si sono uniti gli sforzi di enti e associazioni (in Italia, ad esempio, “Save the Children”, il “Centro per il Contrasto della Pedopornografia su Internet” CNCPO, l’“Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile”, la “Presidenza del Consiglio dei Ministri” — Dipartimento per le Pari Opportunità — e il “Coordinamento dei Centri contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia” CISMAI) con psicologi esperti nel settore, e Polizia Postale, soprattutto per quanto concerne il fenomeno della pedofilia. Un ragguardevole carico di energie e mezzi orientati a scoprire e sgominare il fenomeno. Gli abusi sessuali sui minori, infatti, sono spesso coperti da omertà e segreto, la maggioranza dei bambini e degli adolescenti che subiscono violenza, anche una volta divenuti adulti, mantengono il silenzio sugli abusi subiti. Le tecniche coercitive usate dai sex offenders e la difficoltà dei sistemi di tutela, sia nel proteggere le vittime che nell’incoraggiare e favorire la denuncia, non fanno che esasperare la situazione. La violenza si rinnova quando la documentazione fotografica e i video degli abusi entrano in circolazione tramite le nuove tecnologie e gli organi preposti a difendere la popolazione dal fenomeno non riescono ad agire in maniera coordinata per identificare e proteggere le vittime. L’avvento di Internet e delle nuove tecnologie in generale ha cambiato radicalmente lo scenario di un fenomeno non nuovo. In rete circolano immagini e video pedopornografici spesso facilmente accessibili; il materiale può essere prodotto con altrettanta facilità utilizzando cellulari o videocamere e con rapidità caricato in rete, o può essere prodotto direttamente on-line tramite *
Francesca Perone è Funzionario della professione giuridicopedagogica – Dipartimento amministrazione penitenziara – Ministero della Giustizia a Roma.
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IL DIVENIRE E LA MORTE: RIFLESSIONI SULL’OPERA DI SABINA SPIELREIN Massimiliano Scarpelli* Ripercorrere l’opera di Sabina Spielrein appare di grande utilità per la ricerca in quanto penso che essa sviluppi un’originale prospettiva che potrebbe ancora ingenerare riflessioni sulla teoria e sulla prassi della psicologia del profondo. Sappiamo che dopo il libro di Carotenuto (Carotenuto, 1980) che presenta un commento ai diari della Spielrein e ad alcune sue lettere, ulteriore documentazione è stata a disposizione degli studiosi grazie a ulteriori ritrovamenti.83 I nuovi documenti hanno permesso di avere una prospettiva ancora più ampia sulla vicenda di quella che fu dapprima una giovane paziente di Jung presso l’ospedale Burghölzli, e poi una ricercatrice capace di elaborare la sua sofferenza sino a poter produrre ipotesi scientifiche di notevole rilevanza. Penso che approfondire il tema del contributo scientifico dell’opera possa contribuire a rendere più realista, nell’immaginario collettivo, la figura di Spielrein; al momento accade abbastanza di frequente che anche presso un pubblico specializzato, appaia molto attraente il tema della relazione che presumibilmente ebbe con Jung; vicenda ovviamente illecita e in quanto tale densa, agli occhi dei più, di attrazione e mistero. Giustamente sottolinea Kerr introducendo il suo libro sulla vicenda: * Massimiliano Scarpelli, Napoli, è Psicologo Junghiano. 83 Ricordiamo che la vicenda della Spielrein fu riproposta da Aldo Carotenuto grazie al ritrovamento presso l’Istituto Claparede di Ginevra di diari e lettere. Lo psicoanalista romano ne Il Diario di una segreta simmetria ripercorre le fasi dell’avventura della Spielrein, che inizia con un ricovero presso l’ospedale Burghölzli nel 1905; in quel luogo Jung userà con lei per la prima volta una tecnica che aveva appreso leggendo le prime opere di Freud; fu il primo caso con il quale egli provò ad applicare il metodo psicoanalitico. Ne dibatterà poi con il Maestro nella corrispondenza che iniziava a essere sempre più intensa. Com’è noto la Spielrein compì un percorso che la condusse a divenire a sua volta una terapeuta, ricercatrice nel campo delle psicosi. La maggior parte dei suoi scritti è compresa nel testo Comprensione della schizofrenia edito da Liguori nel 1986. La scoperta di Carotenuto e il suo commento relativo al materiale storico, hanno stimolato altre ricerche: un secondo gruppo di documenti venne infatti rinvenuto negli archivi dei discendenti della famiglia Claparede, ancora altri furono scoperti negli archivi personali di George de Morsier, analista svizzero. Fu successivamente resa possibilie anche la pubblicazione delle lettere di Jung alla Spielrein.
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L’AMORE È UN DIO... ANZI UN DEMONE! Giuseppe M. S. Ierace* Alla fine degli anni ‘30, nel pieno dei suoi studi sull’alchimia, in particolare sull’Anima Christi, Jung ebbe la visione notturna, ai piedi del suo letto, di un crocefisso avvolto interamente da una luce dorata, ma con sfumature verdognole; visione che in seguito avrebbe spiegato grazie all’analogia di Cristo con l’aurum non vulgi e con la viriditas. Aurea viriditas L’oro verde (aurea viriditas) è infatti una qualità vivente della natura, che si manifesta esplicitamente con il colore verde, tipico della vegetazione, evidenziandone la vitalità, la freschezza, il vigore, l’energia, lo splendore; espressione, quindi, dello spirito vitale, filius macrocosmi, anima mundi… quella forza che si manifesta in ogni materia, anche inorganica, come nelle pietre, nei metalli… o nei defunti. La mia visione era così una fusione dell’immagine di Cristo con il suo analogo nella materia […] L’evidenza con cui era indicato il metallo mi mostrava la manifesta concezione di Cristo nell’alchimia come una fusione di materia spiritualmente viva e fisicamente morta.100
Unus mundus Quattordici anni dopo, in seguito a un attacco cardiaco, l’assopimento immerge Jung in qualcosa di simile al «mondo del primo giorno della creazione», in un «tutto iridescente, contenente allo stesso tempo l’attesa ed il cominciamento, sorpresa per ciò che accade al momento, e soddisfazione o delusione per ciò che è *
Giuseppe M. S. Ierace, neurologo, psichiatra, psicoterapeuta: da primario psichiatra ha diretto uno dei Centri di Salute Mentale della provincia di Reggio Calabria; da professore a contratto presso l’Università di Messina ha insegnato nelle Scuole di specializzazione in Geriatria, Psicologia Clinica e Igiene Mentale. Giovane redattore del mensile “Gli Arcani” (1972-1980), ha collaborato con numerose riviste di psicologia del profondo, simbolismo, iconologia, ermetismo, esoterismo, mitologia, misteriosofia, rituali magico-iniziatici, tra cui “L’Età dell’Acquario” di Bernardino Del Boca, “Conoscenza” di Loris Carlesi, “Rivista italiana di Teosofia” di Edoardo Bratina, “Kemi-Hathor” (fondata nel 1982 da Angelo Angelini). 100 C.G. Jung, Interpretation of Visions: Notes on the Seminar in Analytical psychology, 1930-1934.
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JAMES HILLMAN E LA PSICOLOGIA ARCHETIPICA Alessandro Raggi* Note biografiche James Hillman (Atlantic City, USA 1926 – Thompson, Connecticut, USA 2011) è il fondatore della Psicologia Archetipica, che si è preposta il compito di portare la riflessione psicologica e in particolare psicoanalitica al di là della psicopatologia e della clinica psicoterapeutica per trovare una più ampia «collocazione nella cultura dell’immaginazione occidentale».115 Ha conseguito il Ph. D. all’Università di Zurigo (1949) e successivamente il titolo di psicoanalista junghiano al C.G. Jung Institute, dove è stato allievo di Jung. Ha guidato lo stesso istituto per circa 10 anni, ove fu nominato direttore fin da poco prima della morte di Jung, sino al 1969, quando decise di abbandonare il suo incarico per un’intensa crisi interiore, personale e professionale. Hillman uscirà da questa crisi con una profonda riflessione sul modo di intendere e attuare la psicoterapia, che nel suo pensiero sarà interamente rivista. Ha diretto le edizioni Spring Publications di Zurigo dal 1970, la cui sede fu per sua scelta trasferita negli USA al suo rientro nel 1978. Sempre negli USA fonda il Dallas Institute of Humanities and Culture (Dallas, Texas). Le fonti e lo stile Hillman riconosce da subito nel suo maestro Carl Gustav Jung il primo «padre»116 della Psicologia archetipica ma Hillman, a differenza di Jung, considera l’archetipico in modo sempre fenomenico. Il secondo padre della Psicologia Archetipica è, a detta dello stesso Hillman, Henry Corbin, studioso francese del pensiero islamico. Dal lavoro di Corbin deriva l’idea che il mundus archetypalis (‘alam al-mithal) coincida con il mundus imaginalis. Le intuizioni e gli studi di Hillman l’hanno portato a concepire un modo differente da quello dei suoi predecessori, inclusi Freud e Jung, d’intendere e attuare la psicoterapia e l’analisi, che chiarisce egli stesso con queste parole: *
Alessandro Raggi, Napoli, è psicoterapeuta e psicoanalista specialista in analisi junghiana. È socio dell’Associazione per la ricerca in Psicologia analitica ALBA e didatta presso la Scuola di Formazione in Psicoterapia Analitica Junghiana AION di Bologna. www.psicheanima.it 115 J. Hillman, Psicologia Archetipica – Enciclopedia del Novecento, Treccani ed. 116 Ibidem.
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L’ARTE DEL DISEGNO NEL FANCIULLO Simonetta Righini* Uno dei più grandi pittori mai esistiti, Pablo Picasso, affermava: «Ho impiegato ben dieci anni per disegnare come i bambini». Ci sono voluti secoli per riconoscere e capire l’importanza del disegno infantile. Solo 100 anni fa lo studio dell’attività grafica dei bambini è iniziato con il lavoro L’arte dei bambini (1887) di Corrado Ricci, che ha rappresentato uno dei primi tentativi di studiare il modo in cui i bambini disegnano. Nessuno prima di lui aveva affrontato il problema, troppo spesso liquidato in maniera frettolosa senza considerare che un disegno infantile è in realtà un vero specchio dell’anima del fanciullo e sottende a interessanti problemi di estetica e psicologia. Dai primi del ‘900 il disegno viene quindi considerato come manifestazione dell’espressione artistica del bambino. Egli sarebbe spinto a disegnare per la soddisfazione che questa attività comporta: il piacere sarebbe di tipo sensoriale nei primi tempi, in seguito, con il perfezionamento delle abilità artistiche, il gradimento sarebbe anche di tipo estetico. Molti studi mettono in evidenza che i bambini hanno preferenze stilistiche personali già in età precoce, mentre i canoni di giudizio estetico sarebbero influenzati dal contesto sociale, come confermano ricerche sulla valutazione della bellezza di un disegno in differenti culture. Ogni bambino esprime nel disegno le sue percezioni delle persone e delle cose che lo circondano, esprime il suo mondo interno e le emozioni che egli prova. La scoperta di poter creare qualcosa che prima non c’era costituisce una scoperta emozionante. Ma cos’è il disegno per il bambino? È meraviglia per il segno: lasciare traccia di sé. Bisogna saper leggere l’arte ingenua dei più piccoli, che risulta un materiale spontaneo e non viziato da estetismi. Molti grandi artisti hanno imparato dai bambini che sono stati. Picasso dopo tutta una vita di ricerca era tornato a dipingere come faceva da piccolo. Chagall disegnava i sogni: se dovessimo valutarlo criticamente secondo i canoni dell’arte classica non riusciremmo ad apprezzarlo, e come lui Mirò, Kandinskji, tutta l’arte moderna, che è una rottura degli schemi dell’arte classica. Il bambino questi schemi li ignora perché non li conosce. Herman Hesse diceva che dentro di noi c’è una strada che porta all’uomo e un’altra che porta al fanciullo.
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Articolo pubblicato nel periodico “Il cappello di Padre Marella”, settembre 2004.
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BOLOGNA
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