Il Minotauro – Dicembre 2015

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Il Minotauro Problemi e ricerche di psicologia del profondo

ISSN 2037-4216 Anno XLII - n.2 Dicembre 2015


Anno XLII – Vol. n. 2 DICEMBRE 2015

IL MINOTAURO PROBLEMI E RICERCHE DI PSICOLOGIA DEL PROFONDO

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IL MINOTAURO Rivista fondata in Roma nel 1973 da Francesco Paolo Ranzato

www.rivistailminotauro.it ORGANO UFFICIALE DELLA SCUOLA DI PSICOTERAPIA ANALITICA AIÓN Via Palestro, 6, 40123, Bologna Tel: 348.2683688

GRUPPO PERSIANI EDITORE Piazza San Martino, 9/C - 40126 Bologna - Italy Tel. (+39) 051 99.13.920 - Fax (+39) 051 19.90.12.29 info@persianieditore.com

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Sommario Articoli: Editoriale di Luca Valerio Fabj.................................................................................................5 Proiezione, transfert e relazione interpersonale in psicologia di Carl Alfred Meier.................................................................................................8 L'adozione: il punto di vista dei protagonisti. Componenti psicologiche negli adulti e nel minore di Javier Fiz Pérez e Elena Malinconico..................................................................23 Vita mentale e primitiva e prospettive di funzionamento di Rossana Dalla Stella...........................................................................................72 Quale modello per le neuroscienze - Seconda parte di Claudio Messori..................................................................................................80 Dall'ego psychology alla psicologia analitica: per una teoria emergente del Sé di Diego Pignatelli Spinazzola...............................................................................118 Counselling: gli esordi di Lucia Orso Giacone..........................................................................................122 DCA e nuove dipendenze. Note preliminari alla clinica psicodinamica delle tossicomanie di Alessandro Raggi...............................................................................................125 Inside Out. Tutto si trasforma di Diana Cani.......................................................................................................143 La forza e la saggezza: un esempio dell'Io e del Sé di Paola Palmiotto................................................................................................147 Presa di coscienza del Sé da parte dell'Io di Deborah Saponaro.............................................................................................155 La sentenza del TAR del Lazio riconosce l'unicità della professione di psicologo...............................................176 Recensioni............................................................................................................177

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IL MINOTAURO CRESCE Editoriale di Luca Valerio Fabj

Siamo giunti, anche quest'anno, al suo termine, e come ogni anno è tempo di bilanci. Nel suo insieme non possiamo dire altro che questa valutazione, perlomeno per quanto riguarda la psicologia del profondo, volge l'ago della sua bilancia sul segno positivo. Chi voleva morti i sistemi psicodinamici di psicoterapia si trova a dover fare i conti con studi epidemiologici inconfutabili che ne dimostrano la efficacia e con il recipimento di essi da parte delle Assicurazioni Sanitarie degli Stati Uniti che li erogano, per cilci di sedute, in pratica per tutti i tipi di disturbi psichiatrici; come magistralmente pubblicato da G. O. Gabbard nel suo recente lavoro di Psichiatria Psicodinamica, edito dalla Raffaello Cortina. Mentre, invece, altri sistemi che negano la importanza della dimensione inconscia nella psiche umana stanno mostrando la loro inefficacia, come dimostrato dagli studi del Sistema Sanitario Nazionale del Regno Unito che hanno portato alla cessazione di tale servizio da parte dello Stato Inglese. Oltre a ciò, stiamo osservando come l'interesse nazionale ed internazionale, nella cultura, nell'arte, nel linguaggio, dalla cinematografia alle serie televisive per la psicologia del profondo non solo non si è esaurito, ma anzi si sta sempre più espandendo. Le ragioni di tutto ciò sono molteplici e complesse e il poco spazio che deve occupare un articolo di fondo non consentono di esporle in modo totale ed esaustivo, per cui non mi dilungherò su di esse. Mi limito solo a dire che una operazione commerciale internazionale, per quanto ben orchestrata, fino a che la informazione e la ricerca saranno libere, non riesce ad occultare, nei tempi lunghi, la verità di come stanno le cose perché, per dirla con Freud, «la verità non si può permettere di essere tollerante». E la verità è che la psiche dell'uomo non può essere ridotta né al “secreto” di un ammasso di cellule, né, tanto meno, ad un mero “meccanismo” di stimoli e risposte distorti da una serie di errori cognitivi. Ma, sopratutto, come già diceva Jung nei suoi scritti queste «psicologie senz'anima» non danno risposte alle domande esistenziali profonde che l'uomo, da quando cammina sulla faccia del pianeta, si pone. La psiche umana ha bisogno di poter dare un senso e un valore al mondo interiore ed esteriore ed è proprio questo che lo distingue

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PROIEZIONE, TRANSFERT E RELAZIONE INTERPERSONALE IN PSICOLOGIA

Carl Alfred Meier Aritcolo già pubblicato nel Minotauro: Anno VIII, Vol. 2, Ottobre 1981. Adattamento informatico a cura del dott. Salvo Morabito. Il punto di vista junghiano si basava, come é noto, sulla esperienza clinica. Ben presto il giovane assistente e poi primario dell'Ospedale Burghölzli, attraverso le esperienze con il metodo associativo di Wundt, si formò un suo modo di vedere scientifico (a quei tempi si voleva con tali esperimenti conoscere più a fondo i fenomeni psicologici e psicopatologici). Attraverso tale metodo Jung, con il suo grande intuito scientifico e in contrasto con il predecessore Bleuler, rivolse l'attenzione a quei fenomeni che lo stesso finora aveva considerato solo come evenienze statisticamente irrilevanti, le cosiddette “reazioni disturbate”, per cui scoprì, cosa del resto attendibile, un fenomeno ancor più profondo, che egli stesso chiamò “complesso”. Subito dopo Jung comprese che, attraverso tali ricerche sperimentali, aveva aperto una porta su di un campo che già Freud, poco prima di lui, aveva affrontato dal punto di vista puramente clinico. Da allora quasi tutto lo sforzo di Jung si rivolse alla ricerca di quella «terra incognita» che é l'inconscio. Audace e pionieristica fu la spinta che Freud e Jung, in parte parallelamente e in parte divergendo, apportarono a tale ricerca e in particolare al vasto campo dei sogni. Come pionieri incontrarono una nuova manifestazione della natura per la quale occorreva formulare una nuova concezione. Ambedue ricercatori fecero in modo di esporre tale concezione con definizioni geniali e intuitive. Forniti della stessa creatività, sono oramai cinquant'anni che innumerevoli psicologi di ogni estrazione hanno riunito le loro esperienze e confermato l'esistenza di quei fenomeni e processi per cui furono coniate le nuove definizioni. Si ha quasi l'impressione che da quei primi anni niente di veramente nuovo sia stato scoperto nel campo della psicoanalisi. In realtà Jung ha sempre rinnovato sia i concetti che le teorie psicoanalitiche, rimanendo fedele al suo spirito pionieristico. A tal proposito è da considerare come egli si sia adoperato, una volta formulati i concetti di “libido”, “inconscio”, “archetipo” eccetera, di far sempre nuove ricerche e di trovare continuamente nuove definizioni. Egli ha spiegato tutto in maniera così chiara e scorrevole che il lettore che non riesce a vedere le linee di sviluppo della sua teoria perché si confonde o crede di scorgervi delle contraddizioni, oppure si aspetta una teoria di tipo ermetico, verrà sicuramente smentito dall'evidenza. Il modesto progresso nella conoscenza psicologica odierna a me sembra dipendere dal fatto che concetti apparentemente provati vengano rivisti continuamente, per quanto riguarda la loro applicazione, alla luce delle nuove esperienze. Jung stesso,

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L'ADOZIONE: IL PUNTO DI VISTA DEI PROTAGONISTI. COMPONENTI PSICOLOGHICHE NEGLI ADULTI E NEL MINORE

Javier Fiz Pérez e Elena Malinconico Al giorno d’oggi la tematica dell’adozione è di grande attualità ed è particolarmente sentita e sta a cuore a tutte le coppie che non riescono ad avere un bambino e a tutti coloro che, a vario titolo, seguono la coppia in questo percorso particolare, spesso doloroso, siano essi genitori, parenti o operatori del settore. Sono noti gli accresciuti problemi di infertilità e sterilità, dati anche dallo stile di vita e dal progressivo innalzarsi dell’età in cui si ha il primo figlio. Il presente articolo prende in considerazione il punto di vista dei protagonisti del processo adottivo, i genitori e il bambino o l’adolescente adottato. Saranno illustrati la centralità e l’importanza dei processi e del rapporto affettivo nell’interazione fra il bambino adottato e la coppia. Quanto è importante una valida copertura affettiva per il minore adottato? Si tratta di un elemento dal quale si può prescindere di fronte ad altre emergenze che il bambino adottato spesso presenta, quali il bisogno di cibo e di una casa? La suddivisione dell’articolo in tre parti fa sì che ciascuna parte sia dedicata a un argomento preciso: il vissuto dei due protagonisti, già citati, dell’adozione e un piccolo inquadramento storico e giuridico dell’adozione. Lineamenti della normativa italiana in tema di adozioni Importanza storica dell’adozione L’adozione è un fenomeno antichissimo, presente nella maggior parte degli ordinamenti giuridici dei vari stati. Quando si parla di adozione infatti si pensa a qualcosa che è da sempre esistito, sempre uguale nel tempo.24 Nella storia di Roma antica (Romolo e Remo) o nella Bibbia (Mosè) già si parla di adozione. 25 Ma si trattava di un concetto molto diverso da come intendiamo noi oggi l’adozione. Oggi l’adozione è un istituto volto essenzialmente a dare una famiglia a un bambino che non ce l’ha.26 Predomina l’interesse per il bambino. Un tempo, neanche troppo lontano, non era così: si trattava di un istituto volto a dare una discendenza a una persona adulta che non ne aveva di propria e che la desiderava per ragioni materiali ed economiche (non disperdere il patrimonio di famiglia, assicurare la sopravvivenza del proprio nome o del nome del proprio casato nel caso delle famiglie più ricche).27 Non mancavano le ragioni emotive o psicologiche: 24 L. Fadiga, L’adozione, Il Mulino, Bologna 2003, p.7. 25 Ibidem. 26 Ivi p. 17. 27 Ivi pp. 7-9.

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VITA MENTALE PRIMITIVA E PROSPETTIVE DI FUNZIONAMENTO

Rossana Dalla Stella Con il concetto d’identificazione adesiva si designa sia un meccanismo primitivo di identificazione, che è attivo prima della costituzione di un oggetto interno, sia un meccanismo difensivo patologico, che consiste nell’appiattimento bidimensionale del mondo esterno/interno. Si tratta di una doppia prospettiva (evolutiva e difensiva), che troverà la sua parallela applicazione nell’ambito del secondo meccanismo psichico esaminato, l’ identificazione proiettiva. Aggrapparsi adesivamente serve ad evitare la minaccia inerente a qualunque esperienza di separazione e individuazione. Si crea così un ostacolo allo sviluppo del pensiero dato che “pensare a” vuol dire essere “fuori da”. Il concetto d’identificazione adesiva è stato proposto da E. Bick e Meltzer (1975), per descrivere quindi persone carenti di uno spazio interiore e di oggetti aventi uno spazio che si renda adeguato ad una valida proiezione. Ciò fa sì che quando si mettono in contatto con un oggetto per identificarsi esse rimangono aderenti alla superficie dello stesso, come una specie di “francobollo” o di “pelle”. Ne imitano l’apparenza esteriore e il comportamento, ma senza sviluppare e possedere qualcosa di proprio, così vengono definiti personalità “come se”, di stampo fragile e poco consistente. Grande suggestionabilità, “bontà negativa”, “dolce amabilità” rivelano l’inautenticità che di fatto le caratterizza. H. Deutsch (1942) parla di un atteggiamento passivo nei riguardi dell’ambiente e di propensione elevata a farsene modellare per riempire il vuoto interiore. Quando il bambino nasce le componenti della personalità non dispongono di una forza coesiva che le tiene unite insieme, per cui c’è bisogno di riferirsi ad un’esperienza passiva di contenimento attraverso la pelle, che svolge la funzione di confine. Tutto ciò è reso possibile dall’introiezione di un oggetto esterno, che garantisce un tipo di supporto necessario alla nascita della vita psichica. Poi l’identificazione con esso e con la funzione che veicola dà origine alla formazione di uno spazio interno e contemporaneamente esterno. Allora lo stato di non integrazione viene superato, mentre diventano attive sia la scissione primaria che l’idealizzazione del sé e dell’oggetto. Altrimenti, se lo sviluppo non procede regolarmente, non può costituirsi uno spazio entro cui introiettare l’oggetto contenente. È dunque interessante poter operare una distinzione tra stato di non integrazione, come esperienza passiva di totale impotenza e la disintegrazione, che invece prevede l’azione della scissione e dell’identificazione proiettiva come istanza difensiva. Quindi le angosce che corrispondono ai due stati si differenziano, nel senso che le prime sono catastrofiche, le seconde persecutorie e depressive, sostanzialmente più

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QUALE MODELLO PER LE NEUROSCIENZE: SECONDA PARTE

Claudio Messori 3. Il Mondo deterministico

La scienza naturale non è semplicemente una descrizione e una spiegazione della natura; essa è parte dell’azione reciproca tra noi e la natura. W. Heisenberg

Il mondo visto attraverso il paradigma newtoniano e illuminista è, come si è detto nel paragrafo precedente, un mondo costituito da elementi deterministici di realtà che interagiscono con altri elementi deterministici di realtà. La strutturazione degli oggetti e dei fenomeni che osserviamo dentro e fuori di noi, avrebbe origine dalla diversa combinazione di elementi fondamentali e irriducibili di realtà (come gli atomi di Democrito). Ogni combinazione è predisposta da un codice (algoritmo), ovvero da una sequenza di operazioni che quando applicate a certi dati iniziali portano ad un determinato risultato finale. La strutturazione degli oggetti e dei fenomeni avverrebbe secondo lo schema, riduzionistico e meccanicistico, utilizzato nella ideazione, progettazione e realizzazione di un sistema meccanico: una certa combinazione di building blocks genera una certa struttura, che genera certi processi che grazie all’apporto di energia fanno funzionare la macchina. Se si conosce il codice e si è in possesso del materiale da combinare (building blocks) e degli strumenti per operare,1 è possibile riprodurre artificialmente quella particolare combinazione di elementi. Seguendo questa mappazione della realtà, gli scienziati di ieri e di oggi sono a caccia di building blocks e dei codici per assemblarli, a tutti i livelli della materia, subatomico, atomico e sovra-atomico, inorganico, organico e biologico, cellulare, di organo e di sistema. Nel campo della fisica, ad esempio, il Modello Standard, ovvero la teoria fisica adottata agli inizi del 1970 per spiegare la composizione della materia, viene 1 In questo senso le bio-nano-tecnologie e la bioingegneria hanno fatto passi da gigante. Peccato che in un settore come quello farmaceutico circa il 40% delle sperimentazioni cliniche si dimostrino fallimentari e che continuino a essere utilizzate migliaia di sostanze chimiche i cui effetti sugli esseri umani sono semplicemente sconosciuti. Tanto che in alcuni Centri di ricerca, come il Los Alamos National Laboratory, si sta tentando di correre ai ripari: Surrogate organ system developed for toxicity testing, http://www.lanl.gov/discover/news-release-archive/2014/March/03.26-athena-desktop-human.php.

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DALL’EGO PSYCHOLOGY ALLA PSICOLOGIA ANALITICA: PER UNA TEORIA EMERGENTE DEL SÉ

Diego Pignatelli Spinazzola La triadica sale, mercurio, zolfo eleva una parafrasi arcana in Jung, giacché il concetto trino e tridimensionale si attenua su parametri convenzionali; mentre la quaternità, ovvero l'asse del Sé/quaternio empirico, propone nello schema del tre affine alla prassi convenzionale (vedi schema triadico, monadico, diadico), una quaternità che ovvierà la dinamica di compensazione per quegli stadi e sotto-stadi convenzionalmente riconosciuti nella psicologia dell'ego e nella teoria psicoanalitica in sé. La polarizzazione del quaternio e tetrameria, la sua scissione e composizione riveste a tutta prima un allineamento teorico con la Klein de facto attraverso la sopravvalutazione di quella posizione depressiva/schizoparanoide e il concetto diadico della fusione nel contesto della relazione oggettuale. Così anche l’assioma di Maria prophetissa “dal terzo procede l’uno come quarto” rivelerebbe un inversione di tendenza nella psicoanalisi, ossia quella regressione ed involuzione dalla fase triadica, alla fase diadica (autistico-simbiotica) e monadica (autistica) per contro una progressione dalla fase monadica alla triadica (separazioneindividuazione) nell’asse evolutivo dell’ego psychology. Sebbene Jung fondi il concetto di Trinità sull'analisi alchemica e sul dogma è dall'istanza diadica (binarius) che lo psicologo svizzero muoverà la sua teoria verso una riconnessione del quaternio. Anche se la triadica del Sé, come nella struttura dell'ego (monadico, diadico, triadico), va ricercata nell'individuazione separazione e nel processo di individuazione nei primi stadi e nei primi mesi del bambino (Mahler), Jung sembra collocare su Michael Maier la peregrinatio chymica che porta difatti all'opus circolatorium e quindi da questo al Sè. La quintessentia, l'Africa, l'Ortus, i quattro emisferi e le ostia Nili nel viaggio di Maier verso l'ostium canopicum e quindi verso Saturno e Mercurio, propendono per questa centroversione attraverso il transito dei pianeti, le case planetarie (vedi Mysterium coniunctionis cap. 3 par. 5F). Ciò che l'alchimia chiama circulatio centrerebbe un processo a spirale. L'asse del Sé muoverebbe, quindi, da una fase monadica ad una diadica ad una triadica laddove la psicologia dell'ego farebbe concludere la spirale dell'ego verso un processo di separazione-individuazione (hatching). Seguendo la psicologia analitica questa traiettoria sembra riduttiva, giacché Jung aveva già introdotto l'emergenza della quaternità. Le tre dimensioni della psicologia dell'ego si cospargerebbero di una quarta dimensione intravista nell'ipotesi del quaternio. Potremmo quindi collocare la giuntura del Sé dall'asse ego/Sé non nella fase triadica avanzata dai sostenitori dell'ego psychology, ma in quella successiva (seconda metà della vita) adducendo così l'insorgenza del Sé alla quaternità, a un quarto stadio dell'ego. Questa fase è poi affine al rotundum, giacché l'ego uroborico/pleromatico (Neumann 1949) perviene

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COUNSELLING: GLI ESORDI

Lucia Orso Giacone Il counselling è una relazione d’aiuto basata su fiducia, ascolto, empatia, accettazione e accoglienza. Secondo il counselling, ogni persona ha dentro di sé tutte le risposte ai suoi bisogni, ma le ha in parte dimenticate o sono state sepolte dai condizionamenti sociali e dai vissuti personali. Il counsellor non offre soluzioni né consigli, non esprime interpretazioni o giudizi ma accompagna il cliente a riscoprire le proprie risorse dentro di sé. CnCp in occasione della nascita dell'Associazione

Ho voluto iniziare questo mio primo articolo partendo dalla definizione di counselling che si può trovare consultando il sito del CnCp (Coordinamento Nazionale Counsellor Professionisti), che è una delle associazioni di categoria che riuniscono al suo interno i counsellor italiani che si sono diplomati; la ritengo la più esaustiva per la sua semplicità ed immediatezza. Soprattutto perché dà una caratterizzazione del counselling in maniera positiva, ossia senza accennare a ciò che non si può fare o a ciò che non è. L’obiettivo che vorrei pormi, a partire da questo primo articolo, è quello di creare un vero e proprio contenitore di pareri, riflessioni ed esperienze sul campo legate al mondo del counselling, è quello di far circolare informazioni non solo legate alla lettura e analisi di testi (di cui non nego la fondamentale importanza per qualunque professionista), ma anche in particolare derivanti da esperienze mie e di colleghi, che di volta in volta mi piacerebbe accettassero l’invito a scrivere a quattro mani qualche interessante contributo. Di cosa si occupa il counselling? Partiamo un po’ dall’inizio, con una breve digressione storica solo per cominciare a dare dei confini. Fin dai suoi inizi, tanto per cambiare in America, dietro la spinta di Carl Rogers e Rollo May, ciò che caratterizzava il counselling era la sua opzione filosofica-esistenziale per una visione non causale delle vicende umane, della Persona, la cui situazione problematica non veniva letta come sintomo di un disagio psichico, area da sempre riservata alla psicoanalisi e alla psichiatria, ma come un’inevitabile passaggio esistenziale legato alla propria crescita personale, al rintracciare nuove risorse per affrontare gli inevitabili alti e bassi della Vita. Il counselling si colloca, da sempre, nell’area della prevenzione del ben-essere dell’individuo, nel senso che apre tutta una serie di riflessioni sulla possibilità da parte dell’individuo di accedere ad un percorso di accoglienza e ascolto non giudicante nel momento in cui il disagio si presenta nel suo percorso di vita, prima

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DCA E NUOVE DIPENDENZE Rubrica a cura di Alessandro Raggi Psicoterapeuta psicoanalista Didatta Scuola AION Responsabile nazionale Centri ABA (Associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, la bulimia, l'obesità e i disordini alimentari) La dipendenza si può avere in due modi distinti e apparentemente molto dissimili tra loro. Si può essere dipendenti da qualcuno (genitori, partner, datore di lavoro, ecc.) e assecondarlo in tutto, o si può essere contro-dipendenti e fare sempre esattamente il contrario. Come nella bulimia e nell’anoressia: si è sempre dipendenti, ma in un caso prendo tutto, nell’altro rifiuto tutto. Alessandro Raggi

NOTE PRELIMINARI ALLA CLINICA PSICODINAMICA DELLE TOSSICOMANIE Canto e piango pensando che un uomo si butta via che un drogato è soltanto un malato di nostalgia. Renato Zero, Più su, 1981

Introduzione Ho voluto inaugurare questa Rubrica, dedicata a “DCA e nuove dipendenze” che “Il Minotauro”, nella persona del Direttore Luca Valerio Fabj, ha voluto affidarmi, con alcune considerazioni introduttive alla clinica psicodinamica della tossicomania. Potrà sembrare un controsenso avviare un discorso sulle “nuove dipendenze” partendo dalle “vecchie” tossicodipendenze, ma come avremo modo di vedere poco accomuna le forme di dipendenza patologica del recente passato a quelle attuali, se non alcuni aspetti più manifesti del problema. A questa considerazione si deve aggiungere che ormai i DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) e le cosiddette “nuove dipendenze”, ovvero quelle forme compulsive di addiction che sembrano caratterizzare le dipendenze patologiche dei nostri tempi, sono sempre

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INSIDE OUT. TUTTO SI TRASFORMA

Diana Cani «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma», affermò il padre della chimica, Antoine-Laurent de Lavoisier. E così si sono trasformate anche le forme di trasmissione delle storie: dall’accogliente e ripetitivo “c’era una volta” tramandato verbalmente, che raccoglieva davanti al focolare o accanto al letto grandi e piccini, con l’ausilio o meno di libri illustrati, all’ampia diffusione tramite il grande schermo di cartoni animati, prima disegnati a mano, poi attraverso l’animazione tridimensionale costruita con i computer: per la prima volta nel 1995, con Toy Story, la Pixar crea il primo film di animazione totalmente realizzato con CGI (Computer Generated Imagery). Da allora tante cose sono cambiate, anche le storie stesse: alle spaventose fiabe dei fratelli Grimm e ad altre che arrivavano dalla cultura popolare, Walt Disney aveva già modificato i finali, talvolta tutt’altro che rassicuranti, preferendo offrire un lieto fine al pubblico. Erano storie che facevano paura, che trasportavano in dimensioni oniriche e talvolta in scenari da incubo, storie di matrigne cattive, di padri buoni ma troppo flessibili o assenti, di fanciulle che sognavano un principe salvifico ma che incontravano ranocchi e crudeltà nel mondo, storie spesso cruente e dolorose, che talvolta lasciavano l’amaro in bocca, altre volte davano speranza. Le storie ancora si sono modificate e capita, sorprendentemente, di incontrare spesso giovani genitori che a loro volta cambiano le vicende stesse o richiedono racconti meno spaventosi e dolorosi, racconti che non facciano soffrire o piangere i loro piccoli. Questa situazione non può che interrogare il clinico sul rapporto che oggi si ha con la separazione, con la perdita e con le emozioni più difficili. Sappiamo bene, si pensi ai lavori di Marie-Louise von Franz (1990), allieva di Jung, di Bruno Bettelheim (1977), psicoanalista infantile di origine freudiana e di Donald Winnicott (1993), che questo tipo di storia spaventosa, quasi sempre di origine antica e culturalmente condivisa con alla base gli archetipi dell’inconscio collettivo (Jung, 1997), svolge importanti funzioni terapeutiche per lo sviluppo e l’integrazione del Sé e per il processo di individuazione di ciascuno di noi: trasportandoci in mondi onirici ci offre la possibilità di incontrarci e scontrarci con il nostro Io e con le parti-Ombra, ci permette di integrare parti femminili e maschili dentro di noi, ci consente insomma di trovare un dialogo interno tra Inconscio e Coscienza. Eppure oggi sembra essere molto temuta dai giovani genitori, che chiedono sempre più spesso per i propri piccoli nuove forme di racconto che non li facciano soffrire o piangere. Sempre più spesso arrivano anche giovani pazienti che, nella loro richiesta di aiuto, portano un sempre maggiore timore delle emozioni, come se desiderassero allontanarle da sé, come se non potessero affatto riconoscerle

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LA FORZA E LA SAGGEZZA: UN ESEMPIO DELL'IO E DEL SÉ

Paola Palmiotto

Il Sé per Jung è La totalità della personalità, la parte conscia e quella inconscia, ciò che è oggetto d’esperienza e ciò che ancora non è rientrato nell’esperienza. L’Io è un complesso di rappresentazioni che per me costituisce il centro del campo della mia coscienza e che mi sembra possedere un alto grado di continuità e di identità con sé stesso. Distinguo quindi fra l’Io e il Sé in quanto l’Io è solo il soggetto della mia coscienza, mentre il Sé è il soggetto della mia psiche totale, quindi anche di quella inconscia. In questo senso il Sé sarebbe un entità (ideale) che include l’Io.1

Mentre mi accingevo a scrivere questo articolo ho pensato a lungo a quali verbi potevano rendere meglio l’essere in sintonia con il Sé: “percepire”, “comunicare con”, “contattare”, “essere in sintonia con” e alla fine ho capito che non ci sono verbi adatti, perché è un processo che include anche qualcosa che non conosciamo, qualcosa che non si può descrivere a parole. Lo intuiamo a posteriori, per le immagini o le sensazioni o i ricordi che ci arrivano, ma tentare di descriverlo sarebbe come cercare di dare una forma all’acqua, non è possibile. Per darvi un esempio dell’Io e del Sè vi propongo il film La ragazza delle balene di Niki Caro, 2002, tratto dal libro Whale rider di Witi Ihimaera. Vi propongo alcuni brani del film scelti e ordinati per temi. È la storia di Paikea, una ragazzina maori discendente di una stirpe di capi e di come suo nonno, Koro, non abbia saputo riconoscerla. È la storia di un senex e di una puella.2

1 C. G. Jung, Tipi psicologici, Bollati Boringhieri, Torino 1921, pp. 425-460. 2 J. Hillman, Senex and Puer, “Puer aeternus”, Adelphi, Milano 1999.

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PRESA DI COSCIENZA DEL SÉ DA PARTE DELL'IO Suggerita dalla concentrazione mediativa e dall'analisi della dinamica proiettiva al concetto di sincronicità

Deborah Saponaro Introduzione La Coscienza rimane un mistero non meno insondabile dell’Inconscio, proprio per questo si cercherà di approfondire questo sconfinato argomento seguendo le tracce di un antico testo indiano, il Vijnanabhairava Tantra, uno dei riferimenti principali della pratica dello Yoga Somatico, in quanto il suo contenuto è una costellazione di esercizi e osservazioni pratiche. L’obiettivo non sarà quello di dimostrare una sorta di terapeuticità dello yoga, ma di osservare, con la stessa analiticità che la pratica somatica suggerisce, l’atto stesso della respirazione come ponte e metodo per indagare la dinamicità psichica. L’ispirazione ad utilizzare un antico libro come filo d’Arianna, per un discorso che parla in realtà di dinamiche psichiche, è fortemente influenzata dalla mia formazione in psicologia analitica. C. G. Jung nel 1943 pubblica Psicologia e Alchimia, testo in cui riesce mettere in luce come l’alchimista, interrogandosi sulla natura della materia e cercando di capirne i misteri e i principi trasformatori, una sorta di trisavolo del chimico moderno, si trovò continuamente ad indagare lo sconosciuto. Nulla si sapeva ancora di fisica per come la conosciamo ora e, in modo totalmente inconscio, riuscì sì a ravvisare i retroscena della natura, ma di quella psichica. Questo perché, qui lo accennerò brevemente, citando le parole del Maestro, «tutto ciò che è ignoto e vacuo, viene riempito da proiezioni psicologiche».1 1 RESPIRO E COSCIENZA: LE LORO ORIGINI 1.1 Il primo respiro Il respiro è il meccanismo della vita e la vita è profondamente connessa con il respiro: nasciamo con una prima inspirazione e lasciamo questa vita con un’ultima esalazione e all’interno di questi due momenti prende vita lo scorrere di un’intera esistenza. Il primo respiro corrisponde all’ingresso del bambino nel mondo dell’Aria, lasciando definitivamente il grembo materno: Il parechima polmonare nel feto non effettua scambi respiratori, che avvengono invece attraverso la placenta ed i vasi ombelicali; il feto è un piccolo organismo acquatico che vive nel liquido amniotico e che scambia qualcosa col mondo solo 1 C. G. Jung, Psicologia e Alchimia, Bollati Boringhieri, Torino 1943.

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RE CEN SIO NI

AA.VV.

Caos Apparente Jung nell'attualità Persiani Editore, Bologna 2015 ISBN: 978-88-98874-35-4 Pp: 226 € 16,90

Un progetto, una trama, una vicenda, una prassi si è bruscamente interrotta a causa di una serie di eventi che cambiano il senso della storia, di una narrazione condivisa, di un’esistenza, di un paradigma, di una civiltà. Tutto cambia, si trasforma, muta. Il senso si interrompe e non si riconosce più il mondo e il tempo in cui si vive. Non ci si riconosce. Per analizzare e comprendere i sintomi di tale discontinuità, per individuare una cornice teorica che sia utile alla prassi analitica del xxi secolo, un gruppo di analisti junghiani si confronta sul tema del caos, intrecciando casi clinici, immagini, miti, pensieri, suggestioni letterarie… Essi portano la testimonianza dei loro pazienti che – oltre l’evidente rottura rispetto alle grandi ideologie, l’evidente frammentazione delle tracce psichiche tradizionali, al di là degli arcaismi regressivi – continuano a sognare, ad associare, a cercare nuovi modi di essere: la rottura della crisi non provoca quindi soltanto ristagni ma è anche motivo di nuove prese di coscienza, di nuove responsabilizzazioni, di nuovi percorsi della singolarità che, gettata nel disordine del mondano, non si contenta di nicchie regressive, ma tenta di battersi in nuovi processi individuativi.

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DIEGO PIGNATELLI SPINAZZOLA*

Alchimia Junghiana Riflessioni teoriche di psicoanalisi junghiana e psicologia del profondo: Attraversando l'Opus alchemico di C. G. Jung Persiani Editore, Bologna 2015 ISBN: 978-88-98874-37-8 Pp: 140 € 16,90

Alchimia Junghiana muove il pensiero dell’autore di riflesso a quello di C. G. Jung attraverso costatazioni empiriche e attraverso un fedelissimo approccio al corredo espressivo dello psicologo svizzero. Da un commento psicologico di Psicologia e religione e Saggio d’interpretazione psicologica del dogma della Trinità alla complexio oppositorum e al pensiero antitetico dell’alchimia filosofica. Da una similatio teoretica al pensiero dello scienziato svizzero alle precipue riflessioni teoriche su ciò che l’empiria e i reginae mysteria significavano al novero dell’ermeneutica delle Opere di C. G. Jung. Dalla rivisitazione de La sincronicità come principio di nessi acausali (1952), alla sinottica del Mysterium coniunctionis (1955-56), al rimando teoretico ed epistemologico, alla caratterizzazione del latino in riferimento ai testi alchemici. Alchimia Junghiana è un opus che si delineerebbe affine alla contestualizzazione tematica delle Opere dello psicoanalista zurighese. L’autore propende in questa sede per una spontanea affinità ai temi che proiettarono Jung verso un revisionismo critico della Trinità secondo l’orientamento teorico della psicologia analitica legata quindi di riflesso, nel quadro scientifico dei suoi studi sull’alchimia. *Diego Pignatelli Spinazzola (22 febbraio 1975, Napoli), è autore di scritti e saggi psicologici a orientamento junghiano. Ha pubblicato svariati articoli negli USA per il periodico del “Journal of Humanistic Psychology: AHP Perspective newsletter” e

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per la rivista di psicologia del profondo: “Il Minotauro: Problemi e ricerche di psicologia del profondo” (Persiani Editore Bologna). Il suo Primordial Psyche: a reliving of the soul of ancestors: a Jungian and Transpersonal Worldview (iUniverse 2011) è stato recensito nello “Jung Journal: Culture & Psyche” 6:2 (2012) al C. G. Jung Institute di San Francisco oltre che nel JAP (“Journal of Analytical Psychology” Vol. 60, 3, 2015). Il più recente Psiche Primordiale: Una visione a orientamento junghiano-transpersonale (Persiani 2013) è stato inoltre segnalato nel “Journal of Analytical Psychology” 59, 2014. Per Persiani è uscito il suo Jung e l’alchimia: Introduzione all’alchimia junghiana (Persiani 2014). Diego Pignatelli Spinazzola è membro della International Association for Jungian Studies (IAJS).

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MARCO GAY*

Archeologie junghiane L'attualità del Libro Rosso Persiani Editore, Bologna 2015 ISBN: 978-88-98874-46-0 Pp: 214 € 17,90

Nel 2010 è uscito il Libro Rosso di C. G. Jung, postumo, motivo di scandalo, profanazione della privacy del maestro, oggetto di culto, strenna natalizia e merce mediatica, tra gotiche scritture e disegni ospitati alla Biennale di Venezia come espressione di un sapere enciclopedico visionario. A differenza di altri commenti, questo non è dello storico, del filosofo, ma del clinico. Il clinico non si stupisce, neanche del pandemonio dell’immaginazione di Jung, testimonianza del travaglio di un uomo che si trova alle prese con la più potente crisi della modernità mai vista, tra la prima e la seconda guerra mondiale. L’immaginazione che oscilla tra il sublime e il tremendo fa emergere arcaismi millenari; ecco allora nel Libro Rosso la guerra, la religione, la magia, il sapere del cuore, l’anima mundi, l’umana natura, la saggezza del paganesimo, la morte, la vita verdeggiante. L’autore di questo testo attraversa i percorsi archeologici del Libro Rosso mettendo in evidenza i nessi che lo legano all’opera successiva di Jung. In questa prospettiva Jung partecipa all’avventura delle avanguardie, alle prese con i frammenti della soggettività europea e il suo invisibile sfondo, come Kandinsky, il Surrealismo, Joyce ed altri. *Marco Gay, 1943 Pinerolo (TO), laureato in Filosofia, è psicoterapeuta e analista junghiano. Si è formato a C.G. Jung Institut di Zurigo, dove per sei anni ha lavorato nella Clinica psichiatrica junghiana Zürichberg. È tra i fondatori della rivista “La Pratica Analitica” ed ha diretto “Immediati dintorni”; è cofondatore della Scuola psicoterapeutica Li.sta di Milano. Ha fondato l’onlus Metis Africa,

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nella quale ha messo in opera progetti di cooperazione nell’area Dogon del Mali. È autore de La relazione analitica. Da Asclepio a Don Giovanni (Red, 1998); curatore di Là dove il mito vive (Moretti & Vitali, 2002); curatore con Isolde Schiffermüller de Lo Zarathustra di Nietzsche: C.G. Jung e lo scandalo dell’inconscio (Moretti & Vitali, 2013). Oltre a vari saggi, conferenze, laboratori tra cui l’“immaginazione attivata”, legata alla trance e all’esperienza olotropica di Grof.

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CLAUDIO TOSI*

Il cuore delle donne Guida alla conoscenza e alla difesa della salute del genere femminile Persiani Editore, Bologna 2015 ISBN: 978-88-98874-38-5 Pp: 290 € 17,90

Il cuore delle donne è speciale. Lo dice la scienza. Gli studi più recenti, infatti, hanno messo in discussione la cardiologia uguale per tutti, maschi e femmine. Diversi sono i bisogni, diversi i rischi, diverse le attenzioni necessarie. Questo “organo nobile” ha un profondo legame con il corpo femminile che lo ospita e persino con la sua psiche. Una specificità che, seppure confermata dai ricercatori, ancora oggi è poco conosciuta e, soprattutto, non è tenuta in considerazione quando si tratta di prevenire le malattie cardiovascolari. Eppure queste uccidono ogni anno più donne che uomini. Il numero di infarti femminili è cresciuto infatti del 30% in 4 anni. Nell’immaginario collettivo le questioni di “cuore” al femminile restano però solo quelle d’amore e sentimenti. *Claudio Tosi, medico di famiglia, laureato in medicina e chirurgia presso l'Università di Torino, animatore di formazione e tutor iscritto all'elenco della Regione Piemonte. Dal 1998 compie iniziative di politica sanitaria di tipo culturale finalizzata all'educazione ai corretti comportamenti per la salute. Negli anni i suoi progetti sono stati promossi e patrocinati dalla Direzione dell'ASL TO3, dalla FIAT, dal Comune e dalla Provincia di Torino e dalla Presidenza della Regione Piemonte.

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ANNA MARIA CASADEI*

Dizionario dei simboli infantili Come interpretare i simboli di bambini e ragazzi Persiani Editore, Bologna 2015 ISBN: 978-88-98874-40-8 Pp: 188 € 16,90

L’intento di questo dizionario è di permettere il dialogo tra genitori e figli, genitori che, troppo spesso presi da mille occupazioni, trascurano il rapporto con loro. A volte un semplice disegno indica che il piccolo può trovarsi in un momento particolare, per esempio timido di fronte a dei cambiamenti, e il disegno potrebbe offrire un’indicazione per comprenderlo. Questa comunicazione non verbale permette di sapere, capire, intuire, immaginare chi c’è dietro a colui che ha realizzato il disegno. Il disegnatore ha invece davanti il suo spazio emozionale, il foglio bianco, poi lo direziona nella posizione che ritiene più idonea per occupare l’estensione. E così incomincia la strutturazione dello spazio: è una organizzazione mentale che riguarda la distesa del foglio perché la vita del piccolo scorre al presente, continuamente. E quando il bambino incomincia a disegnare si sente autonomo perché sa che sul foglio si muove facilmente e immagina l’evento futuro e a volte, non ottenendo risposte alle sue domande, interagisce con ciò che disegna. *Anna Maria Casadei (Bologna) si è occupata come docente, di storia dell’arte e creatività. Gli studi di specializzazione le hanno consentito di associare gli interessi artistici con l’esplorazione dell’archeologia, della simbologia e della psicologia dello scarabocchio. Dal 1973 analizza il significato dello scarabocchio, prima espressione non verbale del piccolo autore, perché affascinata dalle sue potenzialità creative ed emotive. Ha pubblicato le dispense Arte Rupestre (1992), Arte Paleocristiana e dintorni (1993) e, con l’editrice La Mandragora, Psicologia del

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tatuaggio (1997), Per tutta la vita – Metodo fisiognomico per indagare se la tua “lei” è per tutta la vita, se il tuo “lui” è per tutta la vita (2001) e …e il foglio si copre di emozioni – Come interpretare gli scarabocchi (2001).

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IVAN PATERLINI E DANIELE RIBOLA

Tipologia e Cinema Persiani Editore, Bologna 2015 ISBN: 978-88-98874-32-3 Pp: 154 € 16,90

Così, nel modo più naturale, nacque in me il proposito di fare la conoscenza del mio mito e considerai ciò come mio compito precipuo, giacché – mi dicevo – come potevo di fronte ai miei pazienti tenere in debito conto il mio fattore personale, la mia equazione personale pur tanto necessaria per la conoscenza degli altri, se io stesso non ne ero consapevole? C. G. Jung, Simboli della trasformazione, in Opere Vol. V, p. 12

Tipologia e cinema è un testo che mira ad evidenziare l'attualità e le potenzialità applicative di una delle opere più complesse di Jung, Tipi psicologici. Gli autori cercano di condurre il lettore verso una visione complessa della psiche e delle possibili modalità per affrontarla. Il tema centrale ruota attorno alla comprensione delle diverse tipologie umane: come riconoscerle, come viverle, perché “rischiare” di attraversarle come necessità imprescindibile alla vita e all'energia connessa. Il “viaggio” tipologico verso se stessi porta con sé l'occasione per conoscere anche e soprattutto l'Altro, nell'accezione intra e interpsichica. L'interdipendenza tra i diversi saperi (scienza, poesia, letteratura, arte, musica, ecc.) rappresenta il metodo che gli autori utilizzano per comprendere ed interpretare l'opera. Il testo suggerisce anche l'importanza della tipologia dal punto di vista psicopedagogico, nel mondo del lavoro e in ambito psicoterapico. Gli esempi clinici

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e sintomatici si intervallano ad amplificazioni, che riconducono i casi soggettivi ad aspetti umani collettivi e generali. L'arte cinematografica diviene, nella seconda parte, attraverso la selezione di alcuni film, il mezzo esplicativo per esperire in modo immediato le diverse proposte tipologiche, sottolineando le importanti affinitĂ tra psicologia analitica e cinema. L'importanza dell'immagine cinematografica dentro la sostanza emotiva riduce la distanza tra opera e lettore, sollecitando movimenti psichici profondi che sanno unirsi alla bellezza estetica di un gesto creativo che, auspicabilmente, dĂ modo, attraverso la tipologia, di rivisitare e trasformare la propria vita.

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Proiezione, transfert e relazione interpersonale in psicologia di Carl Alfred Meier L’adozione: il punto di vista dei protagonisti Componenti psicologiche negli adulti e nel minore di Javier Fiz Pérez e Elena Malinconico Vita mentale e primitiva e prospettive di funzionamento di Rossana Dalla Stella Quale modello per le neuroscienze - seconda parte di Claudio Messori Dall’ego psychology alla psicologia analitica: per una teoria emergente del Sé di Diego Pignatelli Spinazzola Counselling: gli esordi di Lucia Orso Giacone Dca e nuove dipendenze Note preliminari alla clinica psicodinamica delle tossicomanie di Alessandro Raggi Inside Out. Tutto si trasforma di Diana Cani La forza e la saggezza: un esempio dell’Io e del Sé di Paola Palmiotto Presa di coscienza del Sé da parte dell’Io di Deborah Saponaro La sentenza del tar del Lazio riconosce l’unicità della professione di psicologo

€ 15.90 Editore


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