Cassandra Novembre-Dicembre 2014

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EDITORIALE Teh che poi boh, è il secondo editoriale sul secondo Cassandra. E’ fine Novembre. Siamo già tutti, o quasi, a preoccuparci di tirare su le materie, di portarle almeno al “seimenomeno”. Siamo già tutti a pensare al regalo di natale per la morosa, o per la propria mano. Insomma, per un motivo o per l’altro siamo già in para; i più stronzi di noi sono in para anche perché “ragazzi, guardate che quest anno avete gli esami eh”. Però io dico:”fotte sega!”. Sinceramente una ragazza non ce l’ho, i voti non mi interessano (è il trimestre) e gli esami d’estate li faccio da quattro anni, ormai sono allenato. Ecco, questo è quello che vi avrei detto due mesi fa “Massì, l’ultimo anno sciallanza, fai come gli altri e via liscio.”. Stocazzo. L’ultimo anno è uno stress continuo, addirittura più degli altri e quindi devi cercare di sfogarti, di prenderti degli spazi per te, senza correre dietro alla scuola. Se ci vedi bene, come IL PIETRO, ti sdrai in terrazza a guardare gli aeroplani; se sei miope e alla terrazza non riusciresti ad arrivare senza sbattere contro tre banchi, una sedia, la porta, l’angolo del corridoio e una macchinetta te ne stai in classe a fare finta di prendere appunti e invece scrivi per Cassandra. Scrivi un editoriale, una recensione, un racconto che avevi iniziato a quattro mani col tuo amico che è uscito da questa gabbia di Saponari due anni fa. Cassandra ti libera dal tran-tran della vita moderna, ti dà qualcosa da leggere a casa durante la pausetta che ti sei preso dopo aver finalmente deciso di aprire il libro, ti offre una possibilità di svago durante le lezioni sull’arte Ravennate e dell’alto Medioevo. Morale, Cassandra non mettetelo soltanto in cartella, ma leggetelo e divertitevi, che non se ne esce vivi altrimenti. Andrea Sabetta IIIC


INDICE SARPI

-ASSOCIAZIONISMO SARPINO - LE DIECI COSE CHE OGNI QUARTINO DEVE SAPERE - MALEDETTO GRECO - SERVUS PATRIAE

ATTUALITA

- EUROPA EUROPA - IL MURO - IO SONO TU SEI EGLI è - LESBICA NON è UN INSULTO

CULTURA

- IL CONSUMISMO LETTERARIO - THE BREAKFAST CLUB - TOLKIEN - IL TRONO DI SPADE

NARRATIVA

- ASPIRANTE MORTE - GIOVANI - HO FREDDO - LO SPECCHIO DELL’ANIMA - RIMASE SENZA FIATO - VORREI CHE FOSSI TU

SPORT

- CITIUS, ALTIUS, FORTIUS - INTERVISTA NUOTO PAROLIMPICO

TERZA PAGINA

-INCIDENTE IN OCCIDENTE - GIUGLIO2 LA VENDETTA DEL CAMPO GRAVITAZIONALE - WESEN - DANTE’S HOSPITAL


SARPI ASSOCIAZIONISMO SARPINO pt.2 Circa un anno fa, la sottoscritta intraprendeva la nuova avventura di presidenza dell’Associazione Studenti Sarpi, insieme ad un direttivo che le è sempre stato accanto, ricco di brava gente che credeva in quest’organo studentesco. Ora la stessa persona, da (quasi) ex presidente, torna a scrivere, forse per condividere un po’ di delusione, forse per dare speranza. Delusione, perché l’ASS ha bisogno di gente che la mandi avanti – voi sarpini che, associandovi, garantite delle entrate sul vostro conto corrente – e invece sono sempre quei 10 o 15 che si interessano delle dinamiche dell’associazione. I dati sono, e sono sempre stati, abbastanza allarmanti: su una scuola di 600 studenti, già dal primo anno si contavano solo una cinquantina di associati. Cosa non funziona? Ad oggi, ancora non lo so. Vorrei riportare le parole che avevo speso un anno fa, sempre su Cassandra, all’inizio del mio mandato: “[…] alla domanda, “perché dovrei associarmi?”, dovrei innanzitutto ricordare che più associati ci sono, più l’ASS può pensare in grande. Però, in questo articolo, posso solo rispondere che se credi in questa idea, se credi nella collaborazione degli organi studenteschi, se credi nell’autogestione di una parte della vita scolastica, se credi nelle attività studentesche fuori dalla scuola, associati. Per-

ché questa associazione non è solo un fondo alternativo al P8 (per chi non lo sa, il fondo –teoricamente- destinato alle attività studentesche scolastiche), ma un modo per spendersi attivamente, insieme, per la nostra scuola. La nostra scuola non è solo lezione, annuario, Cassandra, visite d’istruzione: la nostra scuola siamo noi che ci prendiamo cura di quello che abbiamo. E lo condividiamo.” Ora, parliamoci chiaro: i soldi non fanno la felicità, ma quasi. E’ inutile piangere perché non siamo “ricchi come il Mascheroni, dobbiamo sempre affidarci agli sponsor per organizzare le feste” eccetera eccetera. L’anno scorso la festa al Lazzaretto è stata pagata interamente con i soldi di voi studenti, grazie al cielo. Ma sicuramente la vita studentesca non si basa solo sulle feste: l’ASS ha curato alcune iniziative culturali fino ad ora ed ha in programma di curarne altre. Inoltre, abbiamo intrecciato una “convenzione” con un professore di ripetizioni private di greco e latino, garantendo agli associati uno sconto sulle sue lezioni – e mi risulta che molti studenti abbiano apprezzato questa iniziativa che, se non altro, va ad esclusivo vostro vantaggio. Relativamente al programma preventivo per l’anno 2014-2015 cedo il passo alla cara Martina Raglio, presidente in entrata, e a Matilde Perotti, segretaria in entrata, perché hanno sicuramente il titolo più adatto per illustrare le future iniziative dell’ASS. Ricordo, a tal proposito, che il piano preventivo dovrebbe venire esposto, modificato e approvato DAI SOCI ADERENTI nella prossima


assemblea. Perché dai soci aderenti? Ovviamente, perché sono i sarpini la linfa di questa scuola e sono i sarpini ad avere bisogno dell’Associazione. L’ASS non è un mero ente di privati: è un conto corrente gestito da privati secondo quanto impone la legge, ma questi 10 o 15 privati, da due anni, vi chiedono di collaborare, partecipando attivamente alle assemblee (che contano sempre quei 20 gatti, e neanche, forse) e rispondendo agli appelli che il direttivo pone, ogni tanto. Per quanto riguarda le speranze che voglio lasciare: fortunatamente, durante lo scorso anno scolastico, grazie alla vendita di magliette abbiamo assicurato una discreta base finanziaria a voi sarpini. Le basi ci sono, ma si esauriscono: spetta a voi mandare avanti la carretta. Non lasciate che questo tesoro scompaia: abbiate cura di voi, gli uni degli altri (mi sento Gesù). Insomma: associatevi, che vi fa bene. Sciao beli!

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Mi appresto quindi a scrivere l’elenco delle dieci cose che ho capito dopo un anno al Sarpi e che se qualcuno mi avesse detto prima sarei stata molto felice:

1.

2.

3.

Giulia Testa, purtroppo o per fortuna, fuori di qui.

Le dieci cose che ogni quartino deve sapere Non scrivo questo articolo per bullismo nei confronti di voi quartini che state leggendo, bensì per illustrarvi quella che secondo me è l’essenza della quotidianeità sarpina.

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Le corse del pullman sono fatte fondamentalmente per farti arrivare in ritardo a scuola stando schiacciato come una sardina, quindi o convinci i tuoi a comprarti la mitica Vespa oppure mettici una pietra sopra Le stramaledette regole degli accenti in greco non ti entreranno mai in testa neanche se te le tatui per cui ti consiglio il caro vecchio metodo del mettere gli accenti ad minchiam, tanto dopo il primo anno non te li chiede più nessuno Almeno una volta nell’arco dell’anno, qualunque sia il tuo orientamento sessuale, ti ritroverai a stalkerizzare il profilo Facebook di Paolo Bontempo che da anni all’open day allieta future sarpine Tutti, studenti e professori, ti sembreranno per i primi due mesi l’incarnazione della sapienza ma già al terzo mese potrai renderti conto che in realtà il Sarpi è una gabbia di matti che parlano in greco Capirai l’importanza di avere in classe un genio della matematica


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che quando ne avrai bisogno sarà in grado di spiegarti per l’ennesima volta che 2+2=4 e non 2+2=5

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9.

Non importa da quanto tempo tu faccia la fila per avere la pizza dal paninaro, quando verrà il tuo turno (ovvero dopo che tutti saranno stati serviti) sarà rimasta solo una noiosissima focaccia liscia Quando penserai di esserti abituato alle basse temperature del Sarpi, la provincia deciderà che è ora di accendere il riscaldamento e tu e i tuoi cinque strati di maglioni rimpiangerete i giorni in cui sbattevi i denti per il freddo Livia sarà l’unica in tutta la scuola ad augurarti una buona giornata alle 8 così come alle 12 ma soprattutto a salvarti da monologhi apparentemente infiniti sulla caduta del “digamma” Di tutte le traduzioni date dal dizionario tu sceglierai sempre quella che secondo il professore è meno adatta, anche se tu nel momento in cui l’avevi trovata ti sentivi Cicerone dei poveri

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tutto il diritto di tirartela dicendo di fare il Sarpi, quella scuola sull’ermo colle che infinite pene addusse agli studenti ma che viviamo, oh Sarpin* mie*, e amiamo.

Beatrice Caniglia

Maledetto greco! Sta notte c’è un sole bellissimo. Il verde del prato è cangiante. Piano piano tu prendi forma, arrivando da lontano. Io ti inondo di parole, pensieri accavallati e confusi; era da troppo tempo che non lo facevo. Mi sei mancato, sai? Ma… ora devo proprio andare, questa mattina ho la versione di greco. Il tuo sorriso si sbiadisce lentamente nei raggi del sole. La mia voce è come un rimbombo: ‘’Tu non te ne vai, vero? Ti troverò sempre qui?’’. E dolcemente riemergo dalle acque di questo sogno. Le interrogazioni di greco mi ricordano tanto quei test che da bambina facevo sui giornali della Barbie, o Cioè; ma non quelli a risposta multipla, bensì quelli in cui cui devi scegliere tra due risposte che, a loro volta, conducono, a seconda della risposta che si ha scelto, a domande del tutto diverse, le quali si allontanano di volta in volta dall’argomento centrale. Le domande sono imprevedibili e le risposte non sono scritte da nessuna parte; solo Dio forse le sa (ma, secondo me, anche lui avrebbe qualche tentennamento). A seconda della luna, dei fattori metereologici, di quello che la mattina dicevano alla radio mentre il professore si faceva la barba, delle insegne dei negozi che ha visto in macchina venendo a scuola con sua moglie, durante l’interrogatorio ti può chiedere l’orogenesi, dove si trova il Burki-


nafaso (se sai che è uno stato), oppure se sai la traduzione dal sanscrito al copto di quello che c’è scritto sull’etichetta dell’estintore. A questo punto cosa si può fare? Io non conosco la risposta, scommetto che la troverò solamente l’ultimo giorno dell’ultimo anno di scuola, quando ormai non me ne farò più nulla.

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entro l’ora di pranzo e, per non farti cogliere impreparato dal suono della campanella, quatto quatto infili dei libri nella cartella, pronto a scattare verso la fermata dell’autobus, anche se in un attimo di lucidità ti rendi conto che sono trascorsi solo cinque minuti da quando hai messo piede in aula. E’ dura, lo so. Consolati, asciugati le lacrimucce e non perdere il controllo, devi sapere che Marta Maffeis, II^C per terminare è necessario cominciare. Presto (o mai), tra l’immobilità e la fugacità del tempo, tra periodi estenuanti e ripetitivi e istanti così fulminei da essere impercettibili, guarderai le etichette del tuo quaderno di greco, In questo momento sei seduto, o che riportano la classe a cui appartieni, meglio, sdraiato sul banco. Hai le fauci indolenzite dall’ennesimo sbadiglio, ma riempirsi di cancellature quarta, quinta, prima, seconda, terza, in un battibaleno. stai per farne un altro. Non fai altro che implorare il cielo che la spiegazione Leggerai in ognuna di esse le tracce del tediosa dell’insegnante finisca di colpo, tuo passato e ti stupirai, considerando il punto a cui sei giunto e di come la tua interrotta magari dall’ingresso della prospettiva da sarpino si sia capovolta. bidella, che irrompe in classe come Quando inizi, nello stesso giorno in cui una sbandata per consegnare una di scopri la leggenda della scala maledetta, quelle circolari che speri annuncino pensi che cinque anni siano una palude la tua promozione seduta stante per dalla quale per uscire devi costruirti un la tua intelligenza incompresa. Ogni vascello, disponendo solo di un rametto tanto la tua attenzione viene catturata di ulivo. Quando finisci, ti ritrovi da alcune parole sfuggenti, che fanno inconsapevolmente sulla chioma di un ammarare il tuo viaggio mentale a Bora Bora, e il tuo sguardo inespressivo ulivo, al di fuori della palude. La mia quarta ginnasio è stata fuggente e sono oscilla costantemente tra l’albero ballerino fuori dalla finestra e le lancette sicuro che la quinta sarà un viaggio sul Frecciarossa.. sulla carrozza con il carbone addormentate dell’orologio. Forse, se e i macchinisti. E probabilmente tra il una qualche divinità mesopotamica momento in cui sto scrivendo e quello lo vuole, riuscirai ad arrivare a casa in cui saluterò il Sarpi definitivamente

Pronti a cominciare?


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monologo senza fine. Ma questo era niente rispetto alla terribile ansia che mi ha assalito a partire dal primo settembre, quando ho realizzato che mancavano solamente 12 giorni all’inizio della scuola. Nella mia mente il dibattito aveva raddoppiato l’orario di attività e la lista di quesiti irrisolti era quadruplicata: “Cosa faremo il primo giorno? Non ci sottoporranno già ai test d’ingresso, vero!? E se al posto di essi ci facessero un tema a sorpresa!?! E se non fossi all’altezza dei miei compagni!?” e così via in un tornado di emozioni che spaziavano dalla felicità più assoluta ad una tremenda angoscia. Fortunatamente l’ agonia è finita a mezzogiorno del 12 settembre. Appena uscita da quell’immenso portone, così imponente, così maestoso, ma anche mi è sembrato che tutta Giovanni Testa, V^C rassicurante, la mia agitazione si sollevasse da me per lasciare spazio a una meravigliosa sensazione di pace e serenità. Più ci penso, più mi dimentico del primo “Non ce la farò mai. Non ce la farò mai. giorno, ora che ho accurato che non Non ce la farò mai!” “Ma cosa dici! Tu ce ho niente da temere e ho trovato la puoi fare, ce la devi fare!”: è così che un’armonia in ciò che faccio, sono ho trascorso quest’estate, tormentata tranquilla. Adesso che ho capito che, da queste vocine odiose e contrastanti. impegnandomi, ce la posso fare, quel Da Parigi, all’Isola d’Elba; da Alassio fino fatidico primo giorno mi sembra già così in Normandia, nella mia valigia, non lontano. Sono mancava mai questo “adorabile” brusio. pronta ad affrontare i prossimi cinque Mi continuavo a ripetere: “Goditi a pieno anni in quest’affascinante scuola. quest’estate, sarà l’ultima senza compiti prima della fine del liceo, se tutto va Margherita Briozzo bene, perché devo anche considerare il fattore bocciatura…” e così via in un Niang, IV^E non corre neppure molto tempo. Pensiamo che il futuro sia imprevedibile, ma se questo è conseguente ad azioni contemporanee, non potremmo dedurlo da ciò che avviene dentro e intorno a noi? Ad essere sincero, io mi aspetto che sarà un’epoca alla quale non saprò dare tutta l’importanza che meriterebbe, ma soprattutto quattro anni, millequattrocentosessanta giorni in cui imparerò qualcosa in più sulla vita. Potrei riassumere descrivendo la quarta ginnasio e la terza liceo come estremità di un abisso, la cui unica strada per attraversarlo è un ponte pericolante, e tutti quanti, quartini o liceali, siamo accomunati dal fatto di essere tenuti ad attraversarlo. E tu a quale punto del ponte sei?

QUARTA GINNASIO


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ULTIMO ANNO “Woooo, figata!” “Che ansia, la maturità!” “Ma non hai voglia di andartene?” “Beato te!”. Più o meno questo mi sento dire quando nomino il celebre “ultimo anno” e in realtà trovo che, pur nella loro diversità quasi antitetica, le quattro frasette fatte ripetute quasi a ritornello esprimano meglio di quanto possa sembrare l’insieme di sensazioni di uno studente di terza liceo. Ultimo è sia la fine di qualcosa sia la preparazione ad un nuovo inizio. Da un lato la stanchezza di chi si porta alle spalle quattro anni di intenso lavoro e grande impegno e ha esaurito quasi tutte le riserve, il sentirsi stretti in una realtà che ormai sembra troppo piccola, troppo limitata, l’inerzia di chi si sente in un certo senso già arrivato, dall’altro la maturità raggiunta facendo propri gli insegnamenti di mille esperienze e la voglia di volare un po’ più in alto, di cambiare. Io provo questo, anche se a solo un paio di mesi dall’inizio della scuola. Come trascorrerò quindi i prossimi sette? Cosa mi aspetto? Non mi pongo obiettivi straordinari o utopici: nell’immediato miro a chiudere decorosamente il trimestre, con la consapevolezza che mi sto riscaldando e preparando per il pentamestre nel quale si cerca sempre di dare il meglio(chi, come me, non è un centometrista ma un mezzofondista potrà capire). Di certo

però non intendo per questo sacrificare qualsiasi attività di orientamento e andare avanti con i paraocchi, arrivando agli sgoccioli senza una minima idea di ciò che posso e voglio fare in futuro, ma ragionare sulla mie inclinazioni, cercare riscontro tra esse e le mie effettive capacità in vista di una scelta importante quale è quella dell’università che si sceglierà di intraprendere. Insomma non voglio che concludere al meglio delle mie possibilità il lungo percorso che ho iniziato cinque anni fa, con il supporto e la compagnia di quella ventina di ragazzi con cui, nel bene o nel male, da tempo condivido ogni giorno qualcosa in più della stessa aula, e porre le basi per il nuovo, senza trascurare di ritagliare almeno un angolo per me stessa, per coltivare qualche mia passione e i rapporti con le altre poche (ma buone) persone per me importanti. Sono tante piccole cose, anche mediocri all’apparenza, ma se portate avanti quotidianamente e messe insieme costituiscono un progetto veramente grande. L’esito? Si vedrà, ma chi ben comincia è già a metà dell’opera e iniziare costa davvero poco.

Dania Merla, III^B


ATTUALITà è un confronto diretto con il nostro preside, che ha fatto emergere interessanti elementi la cui conoscenza non andrebbe trascurata e, forse, su cui potrebbero sorgere profonde riflessioni personali.

[Sigle utilizzate T: Testa, G: Gatti, L: Lirathni. Era presente anche Cornelli, ma si è lasciata prendere dai complessi ] T: Com’è stato il suo primo anno al Sarpi?

Servus patriae Per noi studenti una delle migliori esperienze vissute all’interno del Sarpi. La seguente intervista

Mi sono trovato assolutamente bene in questa scuola e anche molto affine ad una serie di relazioni e comunicazioni interne, sempre tenendo presente la mia dimensione di relazione personale, che si basa sull’“ascoltare”. Fin da subito ho instaurato una relazione costruttiva con la comunità professionale, ovvero quella dei docenti; tutti insieme ci siamo posti in particolare tre obbiettivi : • Rivedere l’offerta formativa ricercando


ATTUALITà

l’essenziale. Infatti il nostro POF è complessivamente cambiato (ad esempio le classi quarte hanno avuto un’organizzazione diversa come la proposta della settimana corta e la relazione tra curricolo di base del Sarpi e attività integrative facoltative). • Riuscire ad avere un livello d’iscrizioni conforme alle aspettative di una buona, solida e storica scuola come il Sarpi, obbiettivo che è stato portato a termine con successo : le iscrizioni sono state più consistenti del previsto e da quest’anno abbiamo ben cinque classi in succursale, ovvero Palazzo Suardi. • Rinnovare la proposta didattica con innovazioni e particolare attenzione alla valutazione, poiché essa è un passaggio molto sensibile e allo stesso tempo importante nei confronti della relazione con gli studenti in un’ottica di crescita, orientamento, supporto e valorizzazione delle proprie potenzialità. La valutazione va intesa non solo da un punto di vista formativo e quindi la verifica dell’acquisizione dei contenuti, ma nel momento in cui un insegnante dà una votazione ad uno studente, deve anche dargli la possibilità di inserirsi in un percorso di crescita formativa. Si tratta dunque di un passaggio che comporta la professionalità del docente, ma anche una caratteristica psico-relazionale molto delicata. Stiamo puntando ad ottenere una dimensione di equità e correttezza tra le classi e su questo dobbiamo ancora lavorare un po’.

T: Come intende iniziare il secondo anno?

Dobbiamo consolidare alcuni risultati, come ad esempio mantenere la quantità elevata di iscrizioni, che stabilisce oggettivamente se l’offerta formativa corrisponde alle aspettative esterne, e questo non è un elemento da sottovalutare, poiché dobbiamo tenere presente che in questo periodo le iscrizioni negli altri licei classici sono in diminuzione. Pur mantenendo alcuni elementi che si stanno consolidando, bisogna però qualificarli al meglio. Elementi legati soprattutto al percorso di una persona all’interno della cittadinanza (tramite l’apprendimento delle lingue straniere) e all’informatizzazione e alla digitalizzazione (come la novità dei tablet). Sostanzialmente cercheremo di mantenere una dinamica positiva e introdurre elementi di novità che oggi sono determinanti rispetto ad un’idea di studente che un domani diverrà cittadino di questo mondo.

L: Non crede che l’introduzione del tablet si discosti un po’ dai valori fondanti del Sarpi, come di un qualunque liceo classico, quali il mantenimento dell’antichità e della storia?


SARPI Noi abbiamo dei valori fondamentali che scolastico, del quale spesso i miei studendobbiamo assolutamente mantenere e ti si lamentano. Sicuramente in futuro questi appartengono ad un percorso ti- interverremo sulla struttura, questo è pico del liceo classico, fra cui, cosa non certo, per uno scopo prettamente orgabanale : il piacere che ti dà un libro, e tut- nizzativo, gestionale e laboratoriale, però to ciò che comporta. Non si tratta solo di ciò permette anche di vivere in un certo una dimensione materiale, ma anche di modo all’interno della scuola, cioè che ha un modo di intendere la lettura, la com- una sua dimensione anche nell’impatto prensione, l’interpretazione, che hanno fisico. Nulla toglie che i serramenti vannecessità di un tempo-spazio che il testo no sistemati. (Ha affermato che, durante i giorni autunnali di continui temporali, ci cartaceo facilita al contrario del tablet. Dunque questo è un aspetto che dobbia- sono state infiltrazioni d’acqua) mo assolutamente mantenere. T: Direi anche le celebri Parallelamente dobbiamo confrontarci piastrelle ballerine... con quello che è lo sviluppo della tecnologia, senza elementi di antagonismo; G: E’ vero che Lei andrà a infatti ritengo che la parte tipicamente storica del Sarpi può dialogare tranquil- Roma? lamente con elementi innovativi, quali il tablet. Si tratta di due elementi integrativiAllora, ad oggi la situazione è decisa a questo modo: io mantengo il mio impee complementari. gno con Roma e questo significa che dovrò essere assente per almeno due giorni T: Qual è il problema che alla settimana; ma proprio per questo più coinvolge la nostra avremo la presenza costante del vicepreside, il professor Cubelli che per garantirscuola? la ha ottenuto il distacco dall’insegnamento. Quindi io avrò questa situazione Secondo me il Sarpi ha sicuramente, di, credo, equilibrio che comporterà che come ogni scuola, un’area di miglioramento e di potenziale sviluppo, ma non pur restando al Sarpi io non abbandoni il ha problemi eclatanti o particolarmente mio impegno con il Ministero. destabilizzanti. Mi sembra che ormai la nostra scuola abbia un equilibrio ed G: Vorremmo chiedere se una serenità propria. Ed i problemi che ci può togliere una curioci sono non sono di tipo esorbitante, ma problemi classici e tipici di una scuola, in sità. La prima volte che particolar modo una scuola che secondo Le chiedemmo la sua dime funziona bene. Possiamo, ad esempio, sponibilità per l’intervidiscutere sull’imperfezione dell’edificio


SARPI sta, Lei ci parlò di una sorpresa; si riferisce per caso al fatto che dovrà andare a Roma? T: Proprio così, gira questa voce al Sarpi.

Preside: Gira voce? Quindi c’è una leggenda da metropolitana. Sì in quel periodo, all’inizio di Ottobre, c’era questa situazione che stavo valutando, ma che ho risolto così accordandomi anche con i docenti. Io mantengo il mio impegno con Roma, il che vuole dire, purtroppo o fortunatamente per voi, di essere assente almeno due giorni alla settimana; ma fortunatamente abbiamo avuto una situazione facilitante grazie alla presenza costante del vicepreside Cubelli. In questo momento ho questa situazione che credo possa avere un suo equilibrio, pur continuando a collaborare con il ministero, dovrei riuscire a restare al Sarpi. Per ora la situazione è indirizzata così. Se questa si dovesse sviluppare ulteriormente per impegni e incarichi in ambito ministeriale, probabilmente dovrò rivederla, ma ad oggi no.

G: Quindi per quest’anno…?

Preside: “Per quest’anno”… per adesso.

lastico, che cosa si aspetta di vedere nella nostra scuola. È lungimirante oppure crede che qualche progetto non verrà portato a termine?

Per il 2015 noi avevamo alcuni impegni che in realtà sono già stati compiuti. Ad esempio noi abbiamo iniziato con l’idea di avere una sede come quella della succursale, che avesse un suo valore. Secondo me palazzo Suardi ci aiuta perché è vicino , ha una storia ancora più antica di quella del palazzo del Sarpi. Non è quella sede che ci permetterebbe da un certo punto di vista funzionale di avere altre situazioni, solo fare quelle scale secondo me aiuta in fisicità, però ad esempio questo è un obbiettivo che abbiamo portato a termine e che quindi adesso dobbiamo semplicemente migliorare. E come dicevamo prima rispetto ai problemi non abbiamo niente di grave, quindi secondo me se riusciamo a qualificarci al meglio su alcuni passaggi in un’ottica di continuo miglioramento, non dandosi obbiettivi enormi che poi non si riesce a raggiungere ma cose che si riesca davvero a mantenere e per il mio parere tutto ciò che è stato fatto finora è stato svolto in maniera corretta e pertinente.

L: Quali sono secondo T: Ci piacerebbe sapere, Lei i punti di forza del per il 2015 o almeno per Sarpi? la fine di quest’anno sco- Su questo ho una certezza difficilmente


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non confermabile. La forza del Sarpi sono gli studenti. Tutti e soprattutto i professori che vengono al Sarpi spesso mi raccontano di quale piacere sia insegnare con questi ragazzi. Quindi fra gli elementi di forza del Sarpi molto importante è la qualità degli studenti. Ma anche i professori. Perché comunque è vero il Sarpi ha una comunità professionale particolarmente solida. Tra l’altro, a me piace ricordarlo, lo statuto con cui nasce il Sarpi, che potete vedere lì appeso (indica la parete con orgoglio) ha proprio quest’intenzione di miglioramento continuo e costante. Infatti molte delle cose che ho detto sono già scritte, sono una sorta di contaminazione di ciò che ho letto sullo statuto appunto. Il Sarpi nasceva per fare in modo che i migliori professori in circolazione, elencati lì sopra per nome e cognome, fossero riuniti in un luogo prestigioso, come appunto questa struttura, per mettere a disposizione della città una grande oppurtunità come quella di un percorso formativo per le migliori menti che allora volevano fare questo percorso. Quindi le caratteristiche sono queste, la materia prima sono proprio gli studenti, gli ottimi professori e un percorso di studio che è, a differenza di altre scuole, ancora più o meno con quelle caratteristiche, perché poi il liceo classico è liceo classico da sempre. Fra l’altro il Sarpi nasceva con l’integrazione fra classicità, in merito al discorso dei tablet, e scientificità/modernità, un tempo lo erano le scienze come si può notare dal gabinetto di fisica, e quindi cultura classica, cultura scientifica e integrazione, dove nel classi-

co c’è molto di scientifico e nello stesso tempo un’ apertura verso quelli che sono i temi della modernità e della quotidianità. Gli ingredienti sono tutt’ora quelli.

G: Abbiamo notato che all’openday ha puntato in particolar modo a mostrare il gabinetto di fisica o l’aula di scienze. Ha fatto ciò per sottolineare questi aspetti scientifici, per fare notare quindi che il Sarpi non è solo classico ma anche moderno e scientifico? La classicità ha un suo valore nel momento in cui si interroga con la modernità.Tant’è che un bellissimo testo che prima o poi leggerete anche voi è “I classici eterni” di Pontiggia. Interroga i classici proprio nell’ottica di dare elementi di chiarezza e interpretazione di quello che oggi è la situazione dell’essere nel mondo. (il sig. Preside intanto cerca di trovare il libro per mostrarcelo, ma senza successo) Perché, comunque, fare scuola in un ambiente che ha una dimensione storica e che richiama anche la bellezza, aiuta e qualifica un processo di apprendimento. Recupera quindi una dimensione della bellezza, che non è solo nella dimensione dell’ambiente, ma anche nella dimensione


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della relazione e uno degli aspetti che qualifica maggiormente i processi di costruzione, crescita, promozione, valorizzazione di una persona. Recupera il senso di bellezza.

si mantengono nel tempo, quali la lettura dei classici, oppure queste iniziative che si stanno organizzando, in cui gli studenti stessi diventano i protagonisti della scuola. L’iniziativa di ciò che tu hai definito “bar”, il che è al quanto svilente, è la proposta per alcuni studenti che vorranno provare a fare in modo che lo stesso Istituto diventi opportunità di apertura di dialogo e di interazione con la Città, provando proprio a costruire un impresa con valore sociale. La proposta è per ora abbozzata ed è quella di avere un momento che poteva essere un Bar, con però un indirizzo di tipo culturale, con una visita del Sarpi e con momenti che sono tutti da costruire, ma che gli studenti stessi devono provare a costruire. Quindi quel gruppo di studenti dovrà proprio costituire un percorso che metterà poi in atto.

L: Ci sono state molte iniziative per aprire la scuola al pubblico, come per esempio i Mille gradini oppure il progetto di cui si parla recentemente, che prevede l’apertura di un “bar” in terrazza, con l’aggiunta di una sorta di giro turistico della scuola. Deriviamo che la scuola si sta aprendo molto al pubblico. T: Prima di terminare, Considera ciò una cosa vorrei chiederLe un ultipositiva? ma cosa. Come descriverebbe il rapporto che c’è Questo, tra i vari aspetti, è uno degli obiettivi generali e primari e poi natural- tra la sua figura di Presimente, in parte, ci sono dei processi come de e un qualsiasi studenquesti, delle attività che devono qualificate? Più nel dettaglio, re quegli obiettivi, qualificare l’offerta formativa.E l’aprirsi alla città è un modo come si sente Lei di per farlo. Il Sarpi è un valore, un patrimo- fronte a uno studente? nio con i propri studenti, ma è anche un tesoro per la città, e quindi aprirsi e fare in modo che la città possa entrare nella scuola, o con elementi occasionali, quali i Mille gradini, o con elementi che invece

Mi sento molto a mio agio e assolutamente in una dimensione di ascolto e di disponibilità. Se c’è una parola che forse a volte non viene ben valorizzata che però


ATTUALITà

per me è un punto di riferimento è il servizio. Secondo me il lavoro del Preside è quello di mettere tutti nelle migliori condizioni per poter raggiungere i propri obiettivi, siano i Professori, siano gli Studenti, e quindi, quando uno studente arriva e ha delle richieste, delle sollecitazioni o anche delle questioni sulle quali si vuole interrogare, non tutte le cose sono domanda e risposta ma ci sono anche questioni che vanno un po’ più argomentate, analizzate e riprese insieme. L’idea del Preside è quindi quella di mettersi al servizio, in un ottica di disponibilità al fine di facilitare i percorsi di tutti. Servus, in latino. Intervistatori: Ha soddisfatto pienamente le nostre richieste, La ringraziamo per il tempo che ha dedicatoci e per le interessanti risposte che sono emerse dalla nostra intervista. Le auguriamo buon lavoro. Preside: Grazie mille a voi, e in bocca al lupo per la trascrizione.

Giovanni Testa VC, Leyla Gatti VD, Adriana Lirathni VD e Laura Cornelli VD

Europa Europa Strasburgo, maggio 2014. Le tanto attese elezioni europee finalmente sono trascorse. I rappresentanti di più di quindici partiti che fanno dell’euroscetticismo la propria bandiera siedono ora nel palazzo di vetro, assestando un forte scossone al sistema parlamentare dell’UE. Grande vittoria dello UKIP e del Front National, successi in Austria, nei Paesi Bassi, in Danimarca, Svezia e Finlandia, in Italia 22 deputati tra M5S e Lega Nord. La destra italiana naturalmente assente, pagando il prezzo di prese di posizione coerenti ma fin troppo sfumate. Il popolo di coloro che mal sopportano l’Europa dei mercati, delle banche e delle tassazioni pazze acclama gli euroscettici, plaude al trionfo di questi novelli crociati. Trionfo neppure così grandioso dato che i partiti non sono stati capaci di formare un fronte unito e compatto a Strasburgo a causa di vedute differenti su molti temi ma anche del rifiuto dei confusi pentastellati nostrani di stringere accordi coi fasci del Front National, al quale hanno preferito l’ultraliberista Farage. C’è da aggiungere che l’agglomerato dei partiti euroscettici, comprendendo i membri del gruppo EFDD (cui appartengono,a d esempio, il M5S e l’UKIP) e di quello dei Non Iscritti (Front National, Lega, ecc.), costituisce la terza forza politica del parlamento, preceduto dai popolari e socialdemocratici. Ma cosa c’è dietro il rifiuto del sistema europeo e della moneta unica? Quali


progetti, quali ambizioni coltivano gli eroi euroscettici? L’insofferenza nei confronti delle politiche di Bruxelles è più che legittima, ma si tende a seguire eccessivamente il vessillo dell’euroscetticismo dimenticando i valori e le idee che racchiude il sogno di Europa, oltre che a prestare adito a politiche economiche probabilmente disastrose. A destra, in Italia, c’è chi esalta Marine Le Pen appropriandosi di una vittoria che non ci appartiene, quasi a voler affogare nell’ebbrezza della vittoria francese la sconfitta italiana, senza neppure interrogarsi sugli errori e le ragioni della stessa, fantasticando di importare il modello francese. C’è persino chi esalta fantomatiche alleanze tra Fratelli d’Italia e la Lega per dar vita ad un “Fronte nazionale italiano”. Non si tiene conto dell’evidente anacronismo, del retaggio di un passato che non sarà mai condivisibile. La confusione è grande; causa: la perdita d’identità e di punti di riferimento. Sono trascorsi i giorni in cui i giovani raccolti nelle sedi del FdG e del FUAN sognavano l’Europa. Abbiamo dimenticato le idee che spinsero un grande padre nobile della comunità europea, Richard CoudenhoveKalergi, a gettare le basi di un accordo tra i popoli. Abbiamo scordato le parole del politico cattolico tedesco Franz Josef Strauss, presidente della CSU e avversario della Ostpolitik di Willy Brandt. Egli ammoniva: in questo mondo stretto tra Oriente ed Occidente l’unità europea è l’unica ragione che possa indurre un

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europeo ad essere ottimista. Abbiamo dimenticato che la comunità europea doveva essere un baluardo e un’isola di sovranità tra l’invadente potenza statunitense e il comunismo dilagante ad est. Ora l’Unione Sovietica non è più da molto tempo, ma l’Europa si ritrova sempre più costretta nelle logiche anguste della globalizzazione, quasi una colonia di mercato dell’Occidente americanizzato, snaturata nei suoi principi dagli accordi di Maastricht. Il centralismo e l’impronta economicistica hanno portato alla perdita di ogni sentimento d’appartenenza da parte dei suoi cittadini. Vorrei ricordare le parole di uno dei più lucidi pensatori europei, Alain de Benoist: “sono state decostruite le nazioni senza costruire l’Europa…subiamo gli inconvenienti dell’introduzione di una moneta unica senza raccoglierne i vantaggi, vediamo la sovranità nazionale scomparire senza vedere l’affermazione di una sovranità europea, vediamo l’Europa comportarsi da ausiliaria invece che da avversaria della globalizzazione, legittimare le politiche di austerità, del debito e la dipendenza dai mercati. Colpita da amnesia, dimentica di sé stessa e incapace di trarre dal passato dei motivi per proiettarsi verso il futuro, rifiuta di trasmettere le sue radici e di formulare un grande progetto collettivo.” E’ questo il dramma dell’Europa. Eppure solo una comunità europea potrebbe permettere ai popoli che la compongono di rivestire un ruolo a loro misura nel mondo. Ragionare ancora con la logica delle piccole


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etichettata come ladra. Perché proprio lei? Così, semplicemente perché secondo i suoi compagni non ci si può fidare di lei, è una straniera, e oltre ad essere straniera viene dall’Europa orientale ed è da lì che vengono tutti i ladri, vero? Khalid vive a New York, è afghano e di professione fa lo psicologo. Lavora al 15esimo piano di un palazzo imponente, grigio e freddo. Il suo problema è che da un bel po’ i suoi pazienti stanno diminuendo drasticamente, per la precisione diminuiscono da quando il terrorismo islamico fa sempre più paura. Quasi non specificavo: Khalid è musulmano. Probabilmente i suoi pazienti hanno paura di poter subire una sorta di lavaggio del cervello andando da lui, temono di diventare tutti automi senza facoltà di prendere decisioni. No, non hanno paura di lui, ma della cateNiccolò Nobile, II A goria a cui temono possa appartenere, quindi credono che lui, in quanto musulmano, possa trasformarsi in (o essere già) un terrorista. Tutto sommato però, hanno ragione: non si può essere sicuri di niente e di nessuno che non provenga dal nucleo ristretto di persone che si frequentano quotidianamente. Sono sempre io, sei sempre tu, siamo sempre noi, gli altri esistono, ma questo è relativo. Kristina vive in un condominio alla peFrancesco è milanese, e da quando riferia di Roma con i suoi quattro fratelli, ha nove anni non ha molti amici. Ha sua mamma, suo papà e sua nonna, non interessi diversi dai suoi coetanei ed sono molto ricchi ma neanche poverisè molto bravo a scuola. Infatti è il tisimi. Sono di origine slava. Tutti i giorni pico ”strano” e il “secchione” di turno. andare a scuola è una fatica immensa, Quanto fanno male queste etichette? non perché Kristina non sia intelligenQuanto soffrono le persone che si sente, semplicemente perché da quando a tono sbagliate, colpevoli di qualcosa che scuola spariscono degli oggetti è stata non hanno mai nemmeno pensato di nazioni e “ognuno per conto proprio” come vorrebbe qualcuno, è impensabile. Non dobbiamo distruggere l’idea di una comunità raggiunta con tanti sforzi. Non dobbiamo distruggere ma al contrario tenere fede ad un progetto. Guardare ad un’Europa che sia progetto di civiltà e che non si basi più solo sulla finanza e sulle oligarchie di tecnocrati, ma che riscopra e valorizzi le sue radici, che poggi le sue fondamenta sulla cultura e sulla politica, sulle tradizioni comuni, su una storia condivisa. Un’Europa in cui predominino i valori dello spirito. E invece corriamo incontro ad un’Europa mondializzata e privata della sua identità, omogeneizzata. Oppure volgiamo lo sguardo solo al passato innalzando i vessilli di battaglia. Ma non è questa l’Europa che sogniamo.

Io sono,tu sei,egli è


fare? Chi ha il coraggio di scrollarsele di dosso una volte che le ha ricevute? Sono totalmente inutili, inutili e incoerenti, perché, qualunque aggettivo le si attribuisca, una persona non può essere solo una parola. Ogni uomo e ogni donna racchiude un mondo dentro di sé. Ma questo non importa, è così e basta, tutti giudicano tutti, e dalla selezione accurata che si fa delle persone, quelle degne della nostra stima sono gran poche. Che banalità cosmica che ho scritto, sembra quasi l’introduzione di un libro che uso come sonnifero quando non riesco ad addormentarmi…è preoccupante che lo ammetta, ma io credo che, a parte la giusta componente soporifera, ci sia, mezza sepolta, un’amara verità: amara perché è difficile accettare che non siamo sempre le persone bellissime che immaginiamo di essere, dedite agli altri e che si aggirano per il mondo seguendo l’esempio delle principesse Disney. Detto ciò, mi auguro che in quella scuola romana scoprano che il ladruncolo è x, che la nonnina del dodicesimo piano ricominci a preparare i biscotti a Khalid tutti i giovedì, come faceva prima, e che Francesco riesca a far volare quel bellissimo aquilone rosso che si è costruito ieri…guarda, ce l’ha in mano proprio adesso!

Carmen Musitelli, IV E

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Lesbica non è un insulto

Nel non lontano 2013 faceva il suo ingresso nel mondo della fotografia il progetto autofinanziato di quattro ragazze torinesi “Lesbica non è un insulto”, volto a sfatare gli innumerevoli pregiudizi rivolti al mondo dell’omosessualità femminile. Il progetto è stato presentato per la prima volta al Festival “Plaza del Sexo” del capoluogo piemontese lo stesso anno, poi, sempre nel 2013 e nel 2014, a “Paratissima”, una delle manifestazioni d’arte contemporanea più visitate d’Italia. Martina Marongiu, la fotografa del gruppo, ha scelto per i suoi scatti un’estetica essenziale e pulita,utilizzata principalmente per dirigere l’attenzione del pubblico verso la contrapposizione dei corpi nudi e apparentemente fragili delle modelle con l’intensità e la potenza delle scritte nere sui loro corpi. ”Non cercare chi fa l’uomo”, “Non tutte le lesbiche hanno i capelli corti”, “Amo le donne non odio gli uomini” e “Non ostento, esisto”, sono dei veri e propri slogan che le ragazze portano scritti sui loro corpi, da sempre motivi di giudizio e discriminazione verso le donne sia etero che omosessuali. Ogni qual volta “Lesbica non è un insulto” viene presentato al pubblico, la reazione più comune di fronte alle fotografie è


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il riso. Un riso imbarazzato, quasi isterico, che dimostra come l’umorismo contenuto negli slogan provochi in chi lo coglie Sono passati “solo” 25 anni da quanun divertimento dal retrogusto malinco- do il muro di Berlino è stato abbattunico e amaro. to, e insieme a lui anche quella linea I corpi delle ragazze sono spogli di ogni di confine eretta tra la zona europea d’influenza statunitense e quella maschera, liberi da ogni oppressione; le scritte raccontano la loro storia, una bella sovietica durante la Guerra Fredda. Dopo questoria fatta non tanto di amore, ma, bensì, sto gesto clamoroso, fatto in nome della di trasparenza, di realtà. libertà e dell’uguaglianza, ovviamente si Attraverso questi slogan così diretti e potrebbe pensare che trovarsi di nuovo fotografie che lasciano ben poco all’im- un muro che divide popoli sia impossimaginazione, “Lesbica non è un insulto” bile al giorno d’oggi. Si potrebbe pensare ci pone davanti a riflessioni inevitabili che il mondo, visto un atto così unico nel 2014. È veramente questo il mondo in nel suo genere, abbia un rifiuto nel cocui vogliamo vivere? Un mondo in cui il struire ulteriori muri, ma non è così. In proprio orientamento sessuale, così come realtà ancora oggi ferro, cemento e odio la propria religione, nazionalità ma soprat- erigono nuovi muri. Nuovi sono i luoghi tutto le proprie idee, sono continua causa sbarrati, nuove sono le cause, nuove sono di discriminazione? A Berlino durante le vittime, ma l’unica cosa certa è che sul i festeggiamenti per il venticinquesimo suolo del nostro pianeta sta nascendo un anniversario della caduta del Muro qual- vero e proprio serpente che continua ad cuno ha detto: <<Un giorno festeggeremo allungare la sua coda, inghiottendo terre e la riunificazione del mondo intero, sen- destini. za più far caso a nazionalità, religioni e Diversi sono i muri, e non sempre sono orientamenti sessuali>>. Mi sembra che sia fatti di cemento e ferro, spesso è la natuun buon proposito per gli anni a venire. ra stessa a darci i mezzi per erigere intorno a noi delle barriere, come lo stesso MeBeatrice Caniglia, V A diterraneo che a Sud è un vero e proprio muro d’acqua, nonché tomba per migliaia di clandestini. Diverse sono le motivazioni per l’edificazione di un muro e svariati sono gli scopi, ma c’è un unico obiettivo: separare le persone. Un esempio è il muro che divi-

Il muro


de la Cisgiordania da Gaza, più conosciuta come la Striscia di Gaza: un progetto di 730 km fatto dal governo di Gerusalemme col nome di “fence”, che tradotto vuol dire “siepe”. Ma dalle notizie degli ultimi periodi si capisce che il nome non è in linea con le vere intenzioni degli artefici. Si vede poi la barriera elettrificata sorta in Africa tra Botswana e Zimbabwe: gli animali selvatici sono il pretesto, i profughi in transito dal secondo Paese al primo il vero movente.Ulteriore prova è poi, valicato l’Atlantico, il muro tra Stati Uniti e Messico che corre in Arizona, Texas e California. Avviato nel 1994, è stato poi ampliato fino a diventare l’emblema della divisione tra il sud straccione e il nord ricco. Ma è nei Paesi Brics, dove è più alto il benessere, che i quartieri si dividono lungo la linea povertà-ricchezza. E poi ancora il muro tra Turchia e Grecia, tra Turchia e Bulgaria, tra la parte cattolica e quella protestante in Irlanda, tra India e Bangladesh, e così via. E’ da puntualizzare, poi, quanto è ironico il fatto che l’attraversamento di questi territori diventi una vera e propria corsa a ostacoli spesso invalicabili, quando in realtà la nostra civiltà è da tempo basata sulla velocità delle cominicazioni, dei commerci e del passaggio immediato dei capitali finanziari da un capo all’altro. Nonostante il triste elenco dei muri sparsi in tutto il mondo, voglio sottolineare quanto comunque sia viva la speranza per il futuro. Il fatto di ricordarci ancora

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oggi l’abbattimento del muro di Berlino il 9 novembre 1989 non ci fa dimenticare del nostro passato, anzi, ci fa capire che per ogni muro che verrà eretto nascerà in centinaia di persone il bisogno di distruggerlo. Crescerà nel loro cuore la curiosità di ciò che si nasconde dall’altra parte della barriera e il desiderio di oltrepassarlo. Chiamateli ribelli, chiamateli uomini liberi, chiamateli come volete. Attraverso tutto il mondo oggi corrono più di 8 mila chilometri di barriere: barriere giovani di pochi anni, quelle che hanno visto più vittime, quelle che hanno visto più tentativi di fuga, e le più vecchie. Il muro più longevo è quello tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Ha 61 anni e si sviluppa per 246 Km. Così sorpassato dalla storia che si potrebbe definire un monumento, è ora che vada in pensione. Perchè anche lui, come tutti i suoi nipotini, ha un destino segnato: ogni muro nasce per essere prima o poi abbattuto. Ed è per questo che si deve avere speranza. Ed è per questo che si deve festeggiare con sempre più gioia il 9 novembre.

Alessandro Comi, I C


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non mi ha fatto mai nessuno … (M: immagino…) G.B: Ahah, immagini? Allora, l’idea di fare qualcosa c’era da almeno un anno, praticamente da quando ho saputo che c’erano le Sentinelle ho deciso di fare qualcosa contro di loro. Questa idea due giorni prima, giovedì sera ho bevuto una birra di troppo e lì al bar con gli amici dentro la mia testa si è materializzata quest’immagine, due giorni per tirare insieme il costume e domenica ero in piazza.

Intervista a Giampiero Belotti, il nazista dell’ Illinois

Intervista al giovane bergamasco contestatore delle “Sentinelle in Piedi” che alla Veglia di Bergamo del 5 ottobre è “sceso in piazza” al loro fianco travestito da nazista, parodiando “The Blues Brothers” ed “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin. 1.

Se dovessi presentarti a qualcuno che non sa chi sei e cosa fai, come ti definiresti? G.B.: Mi definirei una persona che ha realizzato di essere nel 2014 e non nel Medioevo e che quindi ha deciso che forse è il caso che l’omofobia.. cioè, ci si dia un taglio, si smetta di propagandare questi ideali di odio e diversificazione per le persone.

2.

Come ti è venuta l’idea del tuo gesto alla Veglia di Piazza Sant’Anna? Da quanto ci pensavi? G.B: Ahah ecco, bella, domanda che

3.

Cosa speri di ottenere, sia a Bergamo sia più in generale, con quello che fai? G.B: Quello che ho detto prima: spero che davvero la gente si renda conto che non è possibile in Italia, nel 2014, pensare di voler assomigliare all’Iran o ad altri paesi del mondo in cui viene perseguitata l’omosessualità. Queste persone credono che gli omosessuali vogliano distruggere la famiglia tradizionale. Sono le stesse persone che cento anni fa circa sarebbero scese in piazza per manifestare contro i matrimoni tra persone di razza diverse, come se il matrimonio tra uomo/donna di colore e di razza bianca fosse una minaccia per il matrimonio monorazziale.


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mente no. Ieri sera sono andato in un locale in cui facevano un po’ di volantinaggio per la manifestazione di oggi, dato che c’era una serata a tematica omosessuale. Mi hanno invitato quelli di Rompiamo il Silenzio Bergamo, mi sono pagato i 19 euro di alcool, non è che lo faccio per il guadagno, anzi, tra quello che ho speso per il costume e benzina sono in netto passivo.

Se potessi mandare un messaggio a tutti coloro contro i quali manifesti, Sentinelle e non, cosa diresti? G.B: Ragazzi, svegliatevi, rendetevi conto di quello che state facendo e rendetevi conto che io sono qui, in piazza, vestito da buffone e voi siete quelli che i buffoni li fate tutti i giorni con quello che credete.

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Qual è il tuo motto da nazista dell’Illinois? G.B: Tolto (o posto) che “ I nazisti dell’Illinois stanno con le Sentinelle”, mi piacerebbe che le Sentinelle “vedano la luce!”

Quali sono le reazioni al tuo gesto della Veglia di Piazza Marianna Tentori, IIIB Sant’Anna che ti han(con l’aiuto della merano colpito di più, sia in positivo che in ne- vigliosa e preziosissima Registratrice Ufficiale gativo? Dotata di Cellulare che G.B: Sicuramente di positivo basta Registra guardarmi attorno, vedere la gente che è qui oggi, il fascista su Marte Chiara Donadoni, IID) qui davanti a me, i fascisti su Marte che sono andati a Lucca, insomma, c’è stata un’eco che non mi sarei mai aspettato a livello addirittura nazionale, visto le cosa che mi stanno scrivendo, mi ha scritto addirittura Zerocalcare: “oh, guarda che qui a Roma sei un mito!”. Di negativo gente che è lì a dire :”no, ma guardate, lo fa per la visibilità, per il suo tornaconto personale!” Cioè, sincera-


CULTURA

Il pressoché totale disinteresse per la cultura e la letteratura che caratterizza all’incirca il 57% della popolazione italiana, e che è in gran parte dovuto all’avvento dell’era digitale, ha portato a una profonda crisi dell’editoria sia dal punto di vista statistico, sia In uno dei miei rari pomeriggi di contenutistico. Gli italiani che comprano dolce far niente, sono incappata in un libri sono sempre di meno, e l’editoria blog letterario, mezzo di informazione per sopravvivere deve ricorrere a che ormai sta diventando sempre più strategie commerciali e “tipizzazioni”. I potente anche se ancora poco diffuso, o lettori dal punto di vista commerciale quantomeno fonte di interesse solo per sono diventati l’ennesima categoria di una ristretta cerchia di utenti. Mi sono consumatori acritici, non più persone particolarmente interessata ad un articolo pensanti innamorate della Letteratura che discuteva di un problema ora come con la L maiuscola. C’è la casalinga ora difficile da ignorare, ossia di come disperata che legge romanzi rosa le serie televisive stiano diventando “la dichiaratamente orrendi, per non parlare nuova letteratura”. poi delle tredicenni innamorate del L’Italia, per il quarto anno consecutivo, genere (pseudo)fantasy. Di conseguenza, ha registrato un elevato tasso di il libro è diventato un oggetto fine “analfabetismo culturale”, campo in a se stesso, l’ennesima vittima del cui ha raggiunto il secondo posto capitalismo; e cosa dire poi delle librerie mondiale. Con questo termine si che stanno progressivamente perdendo indica quel triste fenomeno che ormai la loro identità di negozio particolare sta drasticamente prendendo piede per assomigliare sempre di più a dei nella nostra società. Nell’era dei pc e di supermercati in cui si vende di tutto? internet siamo praticamente obbligati Come reagire davanti ai bigini dei grandi a leggere per questioni di interfaccia, classici venduti a pochi euro? quindi qui non si parla di analfabetismo La verità è che in questa nuova nel senso letterale ed etimologico del letteratura consumistica la parola chiave termine, bensì si intende quella curiosa non è più “arte”, ma “intrattenimento”, e malattia che affligge tutti coloro che diventa sempre più difficile distinguere sopravvivono con un solo libro all’anno, tra letteratura popolare e letteratura tenendo presente che tale libro potrebbe che non è nemmeno degna di essere benissimo essere la biografia degli One definita tale. E la colpa di tutto questo Direction. è ovviamente della televisione e dei

Il consumismo nella lettura: perché gli Italiani non leggono più


CULTURA vari mezzi di comunicazione di massa, che permettono maggiore accessibilità. Ovviamente un libro, anche il più semplice, richiede tempo, concentrazione e (a meno che non siate assidui frequentatori delle biblioteche) denaro. Ma chi ha voglia di leggere “Orgoglio e pregiudizio” quando si può conoscere la storia più rapidamente guardando il film in streaming? Citando l’articolo da cui ho preso spunto, potremmo dire che “la letteratura di consumo offerta dall’editoria ha creato una società indifferente al libro. Trasposta in un canale più immediato, mantenendo quasi le stesse prerogative del romanzo - riflessione su tematiche etiche e sociali, intrattenimento - la letteratura sopravvivrebbe in un’altra forma, una forma che il mercato librario non può più garantire”. Davvero non mi capacito di come certa gente possa vivere di un solo libro all’anno, o addirittura senza libro alcuno, quando io (come credo molti di voi) ne divoro uno a settimana e non riesco a pensare di poter fare diversamente. Per i più curiosi, riporto il link dell’articolo: http:// dustypagesinwonderland.blogspot. it/2014/10/le-serie-tv-sono-la-nuovaletteratura.html?m=1 “Con buona pace dei nostri volumi polverosi, degli e-book, e dello spazio lasciato all’immaginazione.”

Sofia Brizio, II E

The breakfast club "Caro Mr. Vernon, abbiamo accettato il fatto che abbiamo dovuto sacrificare l’intero Sabato in punizione per qualsiasi cosa abbiamo fatto di sbagliato. Quello che abbiamo fatto è sbagliato. Ma pensiamo che sei pazzo a farci fare un saggio che le dica chi siamo. Lei ci vede come vuole vederci.. in poche parole, nelle definizioni più convenienti. Ma quello che abbiamo scoperto è che ognuno di noi è un cervello.. . . e un atleta.. . . e una fuori di testa.. . . una principessa.. . . e un criminale. Questo risponde alla sua domanda?.. cordialmente il Breakfast Club." Questa è la frase con cui comincia la storia di cinque ragazzi, Andrew,John,Allison,Brian e Claire,che apparentemente non hanno niente in comune,ma che si ritrovano un sabato mattina del 24 Marzo 1984 nella biblioteca della loro scuola in punizione. Il preside del liceo assegna loro un tema da svolgere,”Chi sono io?”.Con il passare delle ore i ragazzi cominciano a conoscersi e a parlarsi;inizialmente le conversazioni


CULTURA sono caratterizzate in gran parte da battute e prese in giro,ma dopo aver tentato di fuggire nei corridoi e aver fumato assieme,ormai lontani dallo svolgere il tema,le barriere crollano e i ragazzi raccontano delle loro vite,dei loro segreti e delle loro paure. Ognuno di loro ha una personalità diversa e una vita diversa: Andrew è il capitano della squadra di rugby pieno di sé, Allison è una pazza emarginata, Brian il secchione che nessuno nota camminare per i corridoi, Claire una viziata figlia di papà abituata ad avere tutto nella vita e infine John uno schietto e cinico bullo. Durante le loro conversazioni emergono alcune delle principali tematiche adolescenziali come il fumo,il bullismo e il rapporto con i genitori. Forse è quest’ultimo punto il più importante,il punto che lega le vite dei cinque ragazzi. Tutti loro hanno problemi con i loro genitori,problemi di cui non avevano mai parlato prima,ma che si ritrovano a confessare nel momento in cui aprono il loro cuore: Andrew è costantemente alla ricerca dell’approvazione del padre, Allison viene semplicemente ignorata dai suoi genitori, mentre Brian è sempre sotto il loro controllo, Claire è l’unica cosa che tiene uniti i suoi genitori e John viene picchiato dal padre. Forse fra tutti il più complesso e affascinante è proprio il personaggio di John Bender,il criminale che a scuola tutti temono ed evitano. John ha una vita molto difficile a causa appunto dei suoi genitori: suo padre, un alcolizzato che comanda a bacchetta la moglie,rende un inferno la

sua vita,tanto che a volte padre e figlio si sono ritrovati a fare a botte. Perciò John per allontanare ogni debolezza indossa la sua maschera da duro e si comporta come un teppista; tuttavia,quel 24 marzo,è costretto a togliersi la maschera e a mostrare il suo vero io, rivelando di essere un ragazzo tormentato in grado di ammettere le sue debolezze e di soffrirne. Mentre i ragazzi parlano, riflettono sui motivi per cui si sono ritrovati a dover passare tutto il giorno in punizione e realizzano che il loro comportamento è dovuto proprio al rapporto conflittuale che hanno con i genitori e che con le loro azioni non hanno fatto altro che rispecchiarli. I cinque ragazzi temono di diventare come i loro genitori,ma non si sono ancora accorti che sta già accadendo. In base a questa rivelazione si promettono a vicenda di non diventare come loro. Nell’ insieme questi cinque ragazzi rappresentano le diverse tipologie di studente che spesso ancora adesso si presentano nei licei. Il regista di questo film dunque ha voluto sottolineare le motivazioni di alcuni atteggiamenti e la mentalità degli adolescenti nel creare questi cinque personaggi. Credo che questo film voglia dimostrare, oltre alle problematiche adolescenziali, soprattutto la mancanza di comunicazione tra adolescenti e adulti. Per questo motivo il film va inserito nella categoria di pellicole di crescita, di cui fanno parte altri titoli come:”L’attimo fuggente”,”Gran Torino”,”L’arte di cavarsela”. Inoltre la trama si svolge sulle note di “Don’t you(forget about me)” dei Simple


Minds e altri brani famosi che hanno caratterizzato gli anni 80’. Per tutte queste ragioni consiglio vivamente a chi legge di vedere il film.

ELEONORA VALIETTI IE

Sessant’anni di Signore degli anelli Il 2014, per tutti gli appassionati di letteratura fantastica, è stato un anno da ricordare: sessant’anni dalla prima pubblicazione di The Lord of Rings, la trilogia di J.R.R. Tolkien, un’opera emblematica e fin troppo sottovalutata. Fu concepita non da un improvvisatore qualunque, uno di quegli scribacchini di poco conto i cui volumetti fantasy affollano ormai un po’ tutte le librerie (già, sembra che essere dotati di un pc e di una immaginazione neanche troppo fervida abbia dato il diritto a chicchessia di proclamarsi scrittore), quanto da uno dei maggiori studiosi di letteratura anglosassone e medievale, da un uomo di Oxford. The Lord of Rings non ebbe affatto, come ci aspetteremmo, un successo immediato, men che meno in Italia dove, osteggiato

CULTURA

dalla cosiddetta “cultura dominante” per ragioni alquanto futili, è stato “sdoganato” solo grazie alla notorietà raggiunta presso il pubblico internazionale e alle non sempre fedeli trasposizioni cinematografiche tanto che oggi può essere considerato un “prodotto ad alto consumo” ben inserito nelle logiche commerciali della nostra società. Eppure, nonostante i pregevoli studi di specialisti come Humphrey Carpenter e Tom Shippey, il grande pubblico è rimasto in gran parte all’oscuro del messaggio celato tra le pagine di quello che può essere ormai considerato un classico, così come della riflessione culturale attuata dall’autore, limitandosi a fruirne solo il racconto delle avventure (del resto chi non rimarrebbe affascinato dinnanzi a figure pregnanti di mito o ad un mondo tanto “altro” rispetto al nostro come quello ideato da Tolkien?) e di una magia sapienziale, quasi druidica, ben lontana da quella “sfera-e-bacchette-fai-da-te” alla Harry Potter. Furono tante e varie le interpretazioni al messaggio dell’epopea della Terra di Mezzo date da parte dei lettori più attenti. Per esempio, alla vigilia del ’68 la trilogia di Tolkien nei campus statunitensi diventò “la Bibbia degli hippies”, letta in chiave di ritorno ad un’originaria purezza e libertà in contrapposizione alla civiltà dei consumi. In Italia, al contrario, Il Signore degli Anelli ebbe una storia ben più tormentata. Dopo una prima edizione semiclandestina del tardo 1966, fu riscoperto pochi anni dopo da un giovane editor, Alfredo Cattabiani, il quale ne curò la pubblicazione presso la casa editrice Rusconi con la col-


CULTURA

laborazione di intellettuali controcorrente come Élemire Zolla, cui si deve la pregiata introduzione all’edizione italiana tuttora in commercio, e Gianfranco de Turris. Ad operare nei confronti dell’opera di Tolkien una sorta di ostracismo culturale, bollandola come mera evasione “dalle realtà presenti, impellenti, inesorabili” o, peggio ancora, come “fascista”, fu solo la miopia di una certa intellighenzia progressista che aveva stabilito intorno alla Rusconi, rea di diffondere i libri di autori “reazionari” come de Maistre e Donoso Cortès, ma così pure le opere di Florenskij, di Eliade, di Coomaraswamy e i primi racconti indiani, un “cordone sanitario” (i libri pubblicati non venivano recensiti dai grandi giornali né dalle riviste più importanti e talvolta ne era impedita la diffusione). Sta di fatto che Il Signore degli Anelli, in Italia ed in Francia, venne apprezzato soprattutto da tanti giovani politicamente orientati a destra stanchi dell’ammuffito nostalgismo di facciata e desiderosi di immergersi in un mondo ed in una dimensione eroica che la società contemporanea non poteva più offrire. Alcuni identificarono la Terra di Mordor,“ove l’ombra cupa scende”, con l’Unione Sovietica: interpretazione questa che non solo è chiaramente trascurabile ma che ha anche alimentato la connotazione “fascista” dell’innocente Tolkien, peraltro smentita dallo stesso autore. Altri, in rivolta contro il mondo moderno non troppo diversamente dai loro coetanei d’America, ricercarono nella trilogia le radici e il Mito che l’eterno Medioevo e la tradizione presente nell’opera sem-

bravano offrire. Da qui i Campi Hobbit e l’autocritica del romanziere Piero Meldini: “poniamo che qualcuno di noi abbia uno spiccato interesse per la letteratura fantastica. La tratterà come una perversione da coltivare in gran segreto, o si iscriverà, per amore di coerenza, al Fronte della Gioventù?”. La polemica su Tolkien “di sinistra” o “di destra” si è protratta negli anni ma, come ogni divisione manichea, è destinata a risolversi in un nulla di fatto, in quanto un’opera appartiene in primo luogo a chi l’ha saputa apprezzare indipendentemente dal suo colore politico. Abbiamo visto come Il Signore degli Anelli abbia tanto influenzato una generazione, quella degli anni ’60-70, agendo in contesti e con forme alquanto diverse, dando vita a letture forse non sempre ortodosse ma che, plasmate dallo spirito dei tempi, hanno avuto il merito di cogliere, nell’uno come nell’altro caso, l’essenza del frutto proibito: una dura e spietata critica della realtà contemporanea e la ricerca di una realtà “altra”. Nelle pagine di Tolkien prende vita un mondo nel quale predomina una visione spirituale e tradizionale della vita, in cui a contare sono l’onore, la fedeltà e una sapienza antichissima, in cui è presente la contrapposizione tra il Bene e il Male, che avanza inesorabile e che occorre sconfiggere. Risorge il mondo ideale della cavalleria e della leggenda, del quale il professore di Oxford, traduttore e curatore di testi come il Beowulf e il Sir Gawain, si era nutrito. La sua opera è dedicata ad una gioventù ribelle e controcorrente, e a tutti coloro che desiderano riappropriarsi


dell’autenticità della vita riscoprendo la profondità arcaica della natura, delle radici, del passato. Con la vittoria delle eterogenee forze del Bene sul Male Tolkien affida un messaggio di speranza. Ma tutto quanto, tutto, la fuga del prigioniero dalle costrizioni di un tempo disumano, la speranza di un mondo in cui il mito, la pace e la storia si fondono, tutto si scontra contro le mura carcerarie, di plastica quando non sono virtuali, della nostra società. Persino l’eredità letteraria di Tolkien è stata assorbita dalle sue spire ingannatrici (come del resto quella di tutti coloro che hanno agito contro di essa…), rendendola un bene della cultura di massa, appiattita nello spazio angusto di uno schermo televisivo. Non resta che l’evasione, meta finale dei sognatori d’epoche trascorse e dei profeti delle ere venture. E così concludo: cari custodi della degradazione, almeno non criticate l’umile evasione. “Essa”, scriveva Nicolás Gómez Dávila “non è che la fugace visione di splendori perduti e la probabilità di un verdetto implacabile sulla società attuale, ciò che la mediocrità moderna non tollera”.

Niccolò Nobile, II A

CULTURA Trono di Spade Visto da lettore, spettatore della serie e fan girl Cominciamo con un piccolo riassunto di cosa è il Trono di Spade (in originale Game of Thrones), altrimenti tutto questo articolo vi sembrerà solamente il delirio di alcuni nerd pazzi. Il Trono di Spade è una serie di romanzi fantasy (che ormai consta di ben tredici libri con altri due in arrivo) creata dallo scrittore americano George R.R. Martin e che è diventata famosa per la sua crudezza e l’apparente mancanza di moralità. La storia in poche parole racconta degli avvenimenti dei Sette Regni, un continente di territori controllati da signori feudali (divisi in Case, ovvero in stirpi) e che sono sottomessi a chi siede sul Trono di Spade,appunto. Ovviamente non può andare tutto liscio: infatti, per una congiura re Robert della casa Baratheon muore e questo avvenimento da inizio alla guerra dei Cinque Re, in cui sono coinvolti cinque contendenti per la successione al trono: Stannis della casa Baratheon, Renly della casa Baratheon, Jeoffrey della casa Lannister, Robb della casa Stark e Balon della casa Greyjoy. Per evitare spoiler a chi si vuole avvicinarsi alla serie (e già ne ho fatti) non continuerò oltre con la storia, ma siate preparati a quello che segue (giusto per la cronaca la serie tv raggiunge la storia di circa l’ottavo libro, anche se con alcuni cambiamenti). Per ora ci limi-


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nelle potenzialità quanto nei sentimenti, virtù non luce in disadorno ammanto. Dei Lannister ammiro soprattutto la 1) qual è la tua casata preferita e perché? fierezza e l’orgoglio che celano persona2) chi pensi salirà sul trono e perché? lità forti ed estremamente approfondite Spettatore della serie tv: nella loro umanità. (una menzione d’onore va anche alla canzone più bella della 1) Indubbiamente la casa Lannister: fin da soundtrack della serie TV “the rains of principio si mostrano fieri e alti, anzi ose- Castamere” dedicata proprio a casa Lanrei dire più altezzosi che alti, tanto che la nister) prima impressione è stata più di disprezzo, ma continuando a seguire le vicende 2) Domanda difficile, dunque, mi piacerebbe moltissimo vedere infine sedere narrate non ho potuto fare a meno di notare la fierezza, l’orgoglio e forse più di sul trono di spade il Folletto, che non nego essere il mio personaggio preferito tutto questo il coraggio che quasi ogni in Game of Thrones, tuttavia dubito che Lannister ha saputo dimostrare, da Jamie, che affronta con forza d’animo una ciò possa accadere. Egli, per quanto granfuga sofferta(non dico altro) dalla prigio- de, rischia di essere schiacciato da forze nia presso gli Stark, a Cersei che in tutta molto più grandi di lui, l’unico modo di la sua algida e glaciale perfidia risulta un ottenere potere per lui sarebbe quello di nemico quasi impenetrabile e pressoché elevare sé stesso alla stregua di un siminaffrontabile per i comprimari dal pun- bolo, un vessillo, una causa. Stannis Barato di vista dei quali vengono raccontate theon è molto potente, ed ha al suo fianle vicende. Ma sotto a questa maschera co Melisandre la dama in rosso, tuttavia nell’ottica in cui mi sembra che Martin di fierezza giace un approfondimento psicologico non indifferente che emerge gestisca la vita e la morte mi è parso di tanto in Cersei nel suo amore per i figli, vedere una sorta di giustizia retributiva che punisce chi si macchia di una colquanto in Jamie, ma che trova il suo apice nella figura di Tyrion, il folletto, lo pa, come sfruttare arti magiche oscure( storpio, il nano, colui a cui più di tutti la sebbene tale giustizia non risparmi dalla sua condizione è imposta come una col- morte chi non la meriti come per il povero Ned Stark, ma in fondo era Sean Bean). pa di cui non ha alcuna responsabilità, tanto quanto la morte di parto che subì Ecco in realtà non ho la più pallida idea di chi potrebbe salire mai stabilmente su sua madre dandolo al mondo. Tyrion Lannister è forse il più fine ragionatore quel trono e se colto alla sprovvista da mostratoci da Martin e tuttavia è molto questa domanda volessi subito cavarmi di più che scaltro, il suo dramma psicolo- d’impaccio una sola parola giungerebbe gico è approfondito nell’impossibilità del alla mia bocca: HODOR! personaggio di esprimere sé stesso tanto teremo a rispondere a due domande in base ai nostri personali punti di vista.


CULTURA sua storia tormentata potrebbe governare i Sette Regni. Ma ormai mi sono abituata 1) La mia Casa preferita è quella dei Tar- a pensare che l’animo di George Martin garyen perché naturalmente il mio per- sia profondamente amante della violensonaggio preferito è Daenerys Targaryen, za e del dolore, quindi secondo me sul la Non Bruciata, prima del suo nome, trono potrebbe salire Stannis, insensibile regina degli Andali, dei Rohynar e dei per eccellenza, il fratricida, che rispecchia Primi Uomini […] ( ndr. Taglio la caterba chiaramente il primato del più forte e del di titoli che occupano troppo spazio). meno compassionevole, tema dominante Infatti qual è la creatura in assoluto più di Game of Thrones. affascinante e indomabilmente perfetta del fantasy? I draghi. Ebbene, senza Dany Lettore: i draghi non ci sarebbero e senza di lei ( mega ultra non sopravvivrebbero. Daenerys è una ragazza data in sposa a soli tredici anni a spoiler alert) Khal drogo sotto la spinta del fratello che 1) Quale casata può dominare i Sette Rela strumentalizza per mirare al trono; la gni e tutte le terre al di fuori se non la sua è la storia di una giovane donna che Casa Greyjoy? Nessuno può. All’inizio ci riesce a superare tutta la debolezza dell’a- viene presentata come una casa di guerdolescenza, la sottomissione al fratello rieri e pirati, assai simili ai vichinghi( e maggiore, la totale dominazione del ma- questo va a loro vantaggio), molto orgorito più adulto e forte di lei, per erigersi gliosi ma quasi incapaci di mosse efficaci al rango di prima donna, capace anche nella guerra. Anzi i personaggi presentati di mangiare un cuore di cavallo ancora nei primi momenti sono la parte più mepulsante e di imparare ad amare e a es- schina e meno Greyjoy di tutta la Casa. sere amata da un khal barbaro apparen- Ed è quando nessuno ormai si aspetta temente insensibile. Daenerys si merita più nulla da loro che Martin colpisce e di essere chiamata “luna della mia vita” rivela il vero cuore del Kraken che rapperché lei prende in mano il regno del presenta la Casa, i due fratelli di Balon marito alla morte di questo e diventa il Greyjoy che si contendono il potere alla faro buono del suo popolo, un’eroina che morte di quest’ultimo: Euron Occhio di riesce a farsi rispettare dagli uomini pur Corvo e Victarion Greyjoy. Il primo è un mantenendo la sua femminilità. leggendario avventuriero e pirata, che si 2) Ovviamente penso che sul trono do- è avventurato in terre sconosciute e ne vrebbe salire Daenerys, per dimostrare è ritornato pieno di ricchezze, che beve ad una massa di uomini bruti capaci di l’elisir degli stregoni senza ripercussioni, uccidere i propri consanguinei, che anche pazzo visionario che tuttavia ha le cauna donna pur con le sue debolezze e la pacità per mantenere ciò che promette, sia esso morte o potere. Il secondo è un

Fangirl:


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grande generale e stratega, condottiero lissero, non rimarrebbe che una sola posdei Greyjoy, comandante della più gran- sibilità e viceversa se fallisse Aegon. de flotta presente nei mari, guerriero RICCARDO PIZZIGHINI, impareggiabile, unico uomo che sappia combattere sul ponte di una nave in GIULIA PELLICIOLI, armatura completa senza nemmeno MARCELLO ZANETTI, IIIB barcollare; l’unico che ha fede sia nel Dio Abissale che nel Dio Rosso e tiene il potere di entrambe le divinità nelle sue mani. Chi mai può arrestare i possenti guerrieri che giungono dal mare sulle loro lunghe navi? Nessuno. Tutti dovranno pagare il prezzo del ferro.

Screen of Consciousness La Vita è Bella

2) Allora: chi ancora possiede la capacità di prendere il Trono di Spade? Stannis è ormai relegato nell’inverno del Nord e ha perso quasi tutto, Daenerys se ne sta rintanata a far nulla, i Lannister che ora lo detengono sono in crisi. Mi pare quindi che effettivamente ci siano solo due opzioni che all’incirca si equivalgono come possibilità: Aegon Targaryen e la Compagnia Dorata che hanno già fatto breccia nel continente e avanzano forti pretese di successione avendo il supporto militare per farlo; i Greyjoy che hanno anch’essi fatto breccia nel continente e stanno avanzando rapidamente. Il problema dei Greyjoy è che il piano da essi congegnato è forse fin troppo rischioso, anche se non dubito minimamente abbiano le capacità di portarlo a termine; inoltre dove Aegon richiede ciò che tecnicamente è suo per diritto di successione i Greyjoy vogliono semplicemente conquistare tutto come avevano fatto nell’antichità. Ovviamente io sostengo comunque l’ipotesi di una vittoria dei Greyjoy, ma anche se essi fal-

Un occhiolino. Così Guido decide di dare l’addio a suo figlio Giosuè prima di essere fucilato da un soldato tedesco. In quello che può sembrare un semplice gesto è racchiuso tutto il profondo amore di un padre che fino all’ultimo istante della sua vita desidera strappare un sorriso al figlio. “La vita è bella”, film del 1997 diretto da Roberto Benigni, si ambienta nell’Italia fascista dei primi anni del Novecento e racconta la storia di Guido Orefice, un uomo ebreo, che, trasferitosi dalla campagna toscana ad Arezzo in cerca di lavoro, incontra una giovane maestra elementare di nome Dora, di cui si innamora perdutamente. Dopo una corte serrata e grazie alla sua esuberanza e all’allegria che lo contraddistingue riesce infine a conquistare la sua “principessa” e a sposarla. Sei anni dopo però, con l’entrata in vigore delle Leggi Razziali Fasciste, Guido, il figlioletto Giosuè e lo zio Eliseo vengono deportati in un campo di sterminio, mentre Dora,


pur non essendo di origini ebraiche, decide spontaneamente di seguirli. Ed è proprio in questo luogo infernale che Guido cercherà di proteggere il piccolo Giosuè dall’orrore che li circonda, mascherando il dramma della prigionia dietro la ridente facciata di un coinvolgente gioco a eliminazione, il cui premio finale sarà un carro armato. È un film che presenta sicuramente dei punti di debolezza sotto la prospettiva strettamente storica e razionale: anacronismi, situazioni inverosimili, poca attinenza alle vere condizioni all’interno dei lager; ma, è bene chiarirlo subito, non si tratta di un film riguardante l’Olocausto. Auschwitz è solo un pretesto narrativo: rappresenta l’inferno sulla terra, un luogo di tenebra dove risiedono la paura, l’angoscia, il dolore e la morte. Non esiste umanità, non c’è spazio per l’amore né tanto meno per la felicità. Eppure Benigni va alla ricerca di quel barlume di speranza, quel canto di pace intonato talvolta all’interno degli stessi campi di concentramento, che ci dia la possibilità, a fronte di tante ingiustizie, di affermare che la vita è bella e merita di essere vissuta. Potente è dunque l’impatto comunicativo col pubblico che da una situazione quasi idilliaca iniziale si ritrova improvvisamente catapultato in una situazione estremamente tragica a cui non era preparato. Si viene a creare quindi un perfetto equilibrio tra pianto e riso, tra drammaticità e comicità. Persino nei momenti di massimo pathos Benigni riesce a strapparci un sorriso, a farci vedere il lato surreale della

CULTURA

vicenda e a indicarci la strada da percorrere per superare anche la più lunga delle notti. L’Olocausto è paradigma di tutto quel bagaglio di sofferenza, rassegnazione, crudeltà di cui è ammantata l’esperienza di vita di ognuno. Il regista ci invita quindi a rivalutare e ad apprezzare anche le cose più semplici e che ci appaiono più scontate, che sono spesso le realtà più fragili, come la famiglia, gli affetti, i sentimenti, e ci esorta a prendercene cura, a farle crescere forti e vigorose e ad amarle a tal punto da sacrificare la nostra stessa esistenza per esse. Solo facendo così, vivendo ogni istante della vita intensamente, una volta giunti alla fine di essa, si potrà esclamare con gioia, come fa il piccolo Giosuè alla fine della pellicola, "Abbiamo vinto!".

Argenziano Giulia, IIIB


NARRATIVA Aspirante Morteprima puntata Ciao, mi chiamo Hazel. Domani vado all’inferno. No, non pensate male. Non sono morta , non sono nemmeno una persona cattiva che merita una punizione divina e non inizio scuola, anche perché studio a casa. Semplicemente domani vado con papà al lavoro. Papà è un personaggio molto strano. Per colpa sua se quasi nessuno viene a casa mia volentieri. Penso che tutto parta dal suo nome. Si chiama Caronte Morte. Di certo è una brava persona, semplicemente trasporta i defunti all’aldilà dopo averli uccisi. C’è chi fa il becchino, c’è chi fa il banchiere, c’è chi fa l’insegnante e c’è chi porta le anime nell’oltretomba. Qualcuno dovrà pur fare questo sporco lavoro, no? Invece che studiare un po’, papà ha deciso che devo imparare sul campo quello che farò quando lui dovrà andare in pensione. Mi ricordo cosa gli dissi la prima volta che mi parlò del mio futuro da tristo mietitore. “Papà, ma non voglio!”

cambio in modo da riprenderci di tutta la fatica di doverci duplicare in non mi ricordo nemmeno quante copie per potere fare tutto il lavoro sulla Terra.” “Mi stai dicendo che stai lavorando anche ora?” “I miei duplicati.” “Vedi ? Non lavori nemmeno tu!” “Hazel, tutti i duplicati usano il mio potere, quindi è come se stessi lavorando milioni di volta in un solo secondo, quindi posso prendermi dieci minuti per parlare con te prima di tornare al lavoro. E poi lo so che io faccio la parte più burocratica e miei duplicati il trascinare i corpi. Ma perché devo rispiegartelo? Non mi hai ascoltato nemmeno una volta in questi sedici anni?” “Certo che ascolto, ma secondo me tu potresti ancora lavorare.” “Hazel…” “Io non voglio fare il tristo mietitore!” “Tu lo diventerai.” “Giuro che se continui a parlarne ti uccido.”

“Devi, tesoro. Dovrai prendere il mio po“Se diventi tristo mietitore, lo potrai fare sto prima o poi.” senza problemi e nascondermi nel mean“Papà, tu dovresti essere immortale! Io dri più profondi dell’inferno.” conosco il trisnonno del trisnonno, perché è ancora vivo. Mi spieghi perché non “Va al diavolo, papà.” puoi lavorare per sempre?” “Domani devo andarci, cosa devo dirgli da parte tua?” “Hazel, invecchiamo anche noi. E lo sai che ogni mille anni dobbiamo darci il

Odio mio padre quando fa così. Questa


NARRATIVA

“Chiamare una figlia nocciola e una oliva conversazione si ripete da quando ho tredici anni. “””””””””Finalmente”””””””””, da se- è sinonimo di odio contro la propria prodicenne, posso adempiere la prima parte genie, in effetti.” del desiderio di papà. “E poi?” Mamma dice che starei benissimo con la “Io non voglio fare il tristo mietitore!!!!!” tonaca nera di papà. Lei guarda l’estetica, ripeto l’estetica!!! Che problemi ha? “Ti piacerà, Hazel, è nel tuo sangue.” “Mamma, perché?” “Perché cosa?” “Tu hai un lavoro normale, perché non posso averlo anche io?”

“Papà non ha nemmeno sangue nelle vene.” “Hazel, non insultare tuo padre.” “Puoi negarlo?”

“Perché tu sei la primogenita.”

“No, ma è l’uomo che amo, quindi zitta.”

“Mamma, dai, mi stai dicendo che Olive può fare quello che vuole?”

“ Ma è uno scheletro, porca miseria! Non posso avere una famiglia normale?”

“Sì, tesoro.”

“Hazel Aika Morte, smettila. Tuo padre sarà anche uno scheletro, ma rimane tuo Olive è mia sorella di due anni più piccopadre. Tu domani vai al lavoro con lui.” la. Una piccola fortunella, anche se non lo sa. “Non posso rimanere a casa a leggere?” “Tu e papà mi odiate, vero?”

“Cosa stai leggendo?”

“Ma no, tesoro.”

“Trono di spade, perché?”

“Invece sì.”

“Se tu domani non vai con tuo papà, ti spoilerà chi muore nel prossimo libro.”

“Da cosa trai questa conclusione?” “Prima di tutto mi avete chiamato Hazel!”

“Questo è un colpo bassissimo.”

Papà (so quanto sia perversa la cosa, ma non posso farci nulla) trasporta anche i “ Un bellissimo nome.” morti immaginari. Insensato, inutile, as“MI avete chiamato così perché durante solutamente senza senso e stupido, ma in la gravidanza avevi una voglia di noccio- ogni caso lui sa anche chi muore nei film e nei libri senza nemmeno averli visti o le!” letti. Per farla breve, sono fregata. “Ed è un bellissimo nome. Stando a quelPer andare all’inferno dovrò indossare il lo che dici tu allora dovremmo odiare costume da bagno? Farà caldo, no? anche tua sorella.”


NARRATIVA *

Alzo gli occhi.

Papà mi ha detto di indossare una tunica E mi rendo conto della bellezza di ciò che come la sua. Forse diventerò triste mietimi circonda. tore per cinque minuti solo per ucciderlo, sebbene gli voglia bene. Giovani. Vedo giovani ovunque. Un mondo circondato da giovani. (Fine prima puntata)

Matilde Ravaschio IE

Giovani… Cammino per le strade Cuffiette nelle orecchie. Zaino pesante sulle spalle.

Giovani che corrono nella speranza di non perdere l’autobus. Giovani che si tengono per mano per sentirsi meno soli. Giovani mezzi addormentati che ripassano qualche materia sconosciuta. Giovani che ridono per le piccole grandi battute della vita.

Giovani che si baciano incoscienti di esE’ carico di pensieri. idee, sogni, speranze. sere un’opera d’arte. Passo dopo passo mi dirigo verso mete sconosciute. Verso luoghi di una meraviglia ignota.

Giovani che si amano e non ha importanza se siano due maschi, due femmine o due unicorni volanti.

Giovani in cerca di modelli d’ispirazione Cammino in un mondo bianco e nero inconsapevole della sua bellezza, della sua o di vita. grandezza, della sua potenza. Giovani in cerca di giustizia. Occhi a terra, nessun pensiero eccetto la convinzione di camminare, di andare chissà dove. Qualcosa mi sveglia dal mio torpore.

Giovani che fumano. Giovani che ascoltano la musica insieme cercando di intonare il ritornello. Giovani che urlano contro un mondo


NARRATIVA che non comprendono.

Giovani che hanno voglia di lasciare un segno che sia cantando, scrivendo, recinGiovani indifesi che sono vittima di giotando o scoprendo la cura dell’Alzheimer. vani fragili mascherati da duri. Giovani che non ascoltano perché non Giovani che si sentono soli in mezzo ad sono stati ascoltati. una folla di gente. Giovani di cui essere orgogliosi. Giovani che parlano, prendono posizione, scelgono, si schierano per poi cambiare Giovani non sufficienti a scuola ma ecidea e rimanere in quello stato di incer- cellenti nella vita. tezza assoluta. Giovani che non sanno comprendere le Giovani che non capiscono. lingue ma sanno riconoscere il linguaggio dell’anima. Giovani vittima di soprusi. Giovani che non riescono a fare 2+2 ma Giovani che commettono angherie. riescono ad arrivare a fine mese. Giovani che imparano la vita da profesGiovani nei quali investire tutte le risorsori che non promettono nemmeno di se del mondo. sapere cosa questa sia. Giovani che si commuovono per un film. Giovani che imparano a crescere da professori che mettono loro il bastone fra i Giovani che si dedicano all’arte. piedi. Giovani che si dedicano alla razionalità. Giovani non creduti. Giovani che si dedicano ai sogni. Giovani a cui non viene data fiducia. Giovani che non ammettono le loro deGiovani in cui non si vuole sperare. bolezze. Giovani che comunque tutto continuano Giovani che non chiedono aiuto. a lottare. Giovani che hanno bisogno di aiuto. Giovani che hanno la forza di spaccare il Giovani di qualsiasi età. mondo.


NARRATIVA Giovani anziani che non saranno mai veramente anziani.

Ho freddo

Giovani Peter Pan che non voglio cresce- Fuori fa freddo, non cambia se autunno o re perché fa loro paura, senza rendersi inverno conto che in realtà sono già cresciuti. Osservo tutto, ma vedo il vuoto Giovani che sono il passato. Giovani che sono il presente. Giovani che sono il futuro.

Il vuoto si sta riempiendo, il buio colorando E io, rimango in equilibrio tra paradiso e inferno

Giovani, giovani, giovani… Resto all’interno, faccio finta che mi piacE pian piano il mondo acquista un colore; cia si tinge di mille sfumature e tutto inizia è facile parlare, ma con se stessi ad avere un senso. Lascia andare, tranquillo, mannaggia Inizio a ritrovare la forza per non arrenCome va? è la risposta più banale o più dermi, per continuare a sperare, per con- sbagliata? tinuare a sognare. Incomincio ad essere immensamente Ho quasi risolto il problema di una vita ed inconsapevolmente felice per questo Ma non ho risolto il problema della vita, enorme, sconosciuto, incomprensibile ma Forse il problema è pensare che ci sia meraviglioso dono che è la vita. Sono io, sono gli uomini o è Dio? Un dono che è di tutti, un dono che non ha età, misura o valore. E’ la vita ed è leLuca Latorre IVE cito comprendere che questa sia incomprensibile quando si è giovani.

Anonimo


NARRATIVA

castano dei miei occhi incontra il verde dei tuoi, non penso a quanto sia terribile l’abbinamento (che ricorda vagamente la merda), ma ho finalmente la certezza Chiudo gli occhi. Tu sei ancora qui, da- che il mostro è sconfitto. Apro gli occhi. vanti a me, i tuoi occhi nei miei. Quegli Stavolta sei davvero qui. Alzo lo sguardo occhi… così limpidi e opachi allo stesso e sfioro il tuo. Niente paura adesso, solo tempo, sibillini, ma pure così veri e tra- infinita leggerezza. sparenti. All’inizio non riuscivo neppure ad alzare lo sguardo, se ero consapevole del tuo su di me. Avevo davvero paura, Beatrice Duina IV G paura di quello che avresti potuto vedere, con quello sguardo cosi profondo, capace di attraversarmi. Tutto ciò che tenevo secreto, celato nelle parti più recondite della mia anima, tu in un attimo avresti potuto svelarlo. Con te mi sentivo costantemente scoperta, priva di mura dietro a cui barricarmi, di luoghi in cui nascondermi. E questo mi terrorizzava. Ma il problema non sei mai stato tu, solo io, che invece di affrontare il mostro, scappavo in cerca di una via di fuga. Quello che non ho mai capito, prima di incontrarti, era che il mostro sono sempre stata io, era solo tutto uno, specchio, che rifletteva la mia anima. In realtà sono sempre scappata da me stessa e, invece di affrontare gli altri, trovavo conforto nascondendomi dietro ad una maschera. Ma è stato solo levando il capo e incrociando il tuo sguardo, che l’ho Rimase senza fiato, la luce filtrava debolvista. Ho visto quell’ombra, la mia vera mente attraverso le nuvole: una pallida ombra, che notavo nascosta dietro alle tue giornata come tante insomma. Eppure iridi, dietro alla maschera di me stessa. Ma quello era il suo momento preferito, perché nascondersi? Perché aver paura quando le nebbie incominciavano a diradegli altri? è stupido. Infatti ora, quando darsi scoprendo uno spettacolo che diffimi guardo allo specchio, voglio pensarcilmente avrebbe mai dimenticato. Avemi invincibile, capace di affrontare tutti vano soffiato tutta la notte, i gelidi venti i mostri. E soprattutto, ogni volta che il

LO SPECCHIO DELL’ANIMA

Rimase senza fiato


NARRATIVA

provenienti da nord gelando ogni cosa. Li aveva sentiti ululare tutta la notte abbattendosi con violenza sul ghiacciaio. Grandi cumuli di neve candida stavano pericolosamente in bilico sui pendii delle montagne: tutta la vallata era ridotta a un unico, folle universo bianco. Ogni albero, ogni roccia, ogni singola cosa era ricoperta da una spessa coperta di neve.. La vita dello sciatore è dura, e chiunque dica il contrario non ascoltatelo, sono solo stronzate.. Il gelo, il vento, la neve, le intemperie in generale e gli allenamenti estenuanti; nulla è in grado di fermarci, a volte diventa indistinta la differenza tra sport e sopravvivenza. Proprio in bilico sulla linea sottile che separa l’uomo dai suoi parenti animali; da qualche parte là in mezzo Dio ha messo gli sciatori. Tutto questo si riduce a una semplice domanda : -se è così terribile come dici, perché lo fai? Non sono in grado di dare una risposta concreta a questo strano quesito, posso solo chiedervi di immaginare per un attimo la sensazione che si prova quando lo sci si inclina, la forza di inerzia e la centrifuga lavorano insieme spostando il baricentro.. la neve scricchiola, tutto in un unico fluido movimento. La curva perfetta, ogni singolo muscolo del corpo che lavora per tenere i piedi incollati al terreno, non ha paragoni; salvo forse il triplo axel, l’onda perfetta o i miracoli delle partite di basket.. A volte si passa una vita intera a provare e riprovare un minuscolo movimento: si sa, ogni atleta che si rispetti è un perfe-

zionista fino al midollo; quante giornate passate a perfezionare una curva, a osservare ogni minimo particolare di un pendio.. Chi non ha mai inforcato un paio di sci non può capire quello di cui sto parlando, non può convivere con questo strano mondo senza colori dove il cielo e le nuvole si confondono con i crinali delle montagne. Come può una persona “normale” provare piacere per uno sport come questo? Non può e basta.. Finito lo spettacolo. Lo sci sono i fiocchi di neve, uno così diverso dall’altro, le cioccolate stracariche di panna, la benzina dell’auto congelata, le luci dei piccoli paesi delle valli che si accendono una alla volta quando il cielo inizia a scurirsi, il silenzio delle strade quando una automobile passa, come fosse timorosa di rompere questo incanto.. Sono cose che non cambierei con nulla al mondo. Solo gli alberi, le civette e i fantasmi sono testimoni di questo spettacolo, mentre tutto il resto tace.

Alberto Fenice IVA


NARRATIVA

Vorrei che fossi tu lunedì 10 novembre 2014 17:45 Ci sono momenti in cui parlargli è l’unica cosa che desideri. Hai giurato a te stessa che prima o poi l’ avresti fatto, ma in tutto questo tempo non ne hai mai avuto il coraggio. Pensi questo mentre invece dovresti studiare: hai provato a concentrarti, ma come puoi non desiderare di averlo accanto anche solo per vedere il suo sorriso, per sentire la sua voce o semplicemente per guardare nei suoi Splendidi occhi? La tua testa viaggia e il tempo passa: non hai ancora studiato nulla e poi volevi scrivere qualcosa per quel concorso…cosa bisognava fare? Qualcosa come dedicare un libro ad una persona importante… aspetta, ma certo! Una nuova idea si è fatta spazio nella tua mente ed è così geniale che decidi di lasciare perdere per un momento la scuola. Cominci a scrivere…i tuoi pensieri e le tue emozioni si si concretizzano in qualcosa di cui tu stessa ti stupisci e a fine lavoro non hai in mano un banale pezzo di carta stampata da presentare ad un concorso, ma un grande sogno che dalla tua mente è scivolato su quella carta e che per te significa tutto. Lo rileggi. Dedicato a F.B: l libro, intitolato “vorrei che fossi tu” parla di due ragazzi che per un errore telefonico iniziano a frequentarsi anonimamente via SMS e tra loro nasce, pian piano, una

grande amicizia. Nel frattempo i due hanno modo di incontrarsi a scuola a loro insaputa; infatti già da un primo incontra si crea tra loro una grande rivalità. Una serie di eventi a scuola però porta i due protagonisti ad avvicinarsi sempre di più l’uno all’altra. Quando via SMS decidono di incontrarsi le speranze dell’uno e dell’altra si intersecano: “vorrei che fossi tu” è quello che dicono i loro sguardi mentre passano l’uno accanto all’altra.Infine, incontrandosi danno al libro un finale dolcissimo: il loro bacio. Questo libro mi ha fatto pensare a noi due F. B. A come la nostra sincera e profonda amicizia ha percorso il suo viaggio: è passata da momenti di incomprensione a momenti di gioia e di allegria ed ora sta arrivando ad essere anche qualcosa di più. Attraverso questo libro, infatti, voglio svelarti il sentimento più grande e segreto che una ragazza di quattordici anni può provare. Per farlo ti dico soltanto che vorrei che fossi tu ad accompagnarmi vero la fine della nostra storia. Improvvisamente la tua mente smette di viaggiare, come se avesse ottenuto quello che voleva e ti ricordi che hai molti compiti da fare.Così ancora sognando su quello che hai scritto e con la grande prospettiva di mostrarglielo, ti chini sui libri e cominci a studiare.

Annalisa Tahereh Gerosa IVG


SPORT Citius! Altius! Fortius! Milioni di persone si fermano a guardare un avvenimento sportivo, a leggere i risultati delle competizioni, a seguire le dirette televisive, a partecipare direttamente come spettatori sul campo. Perché succede questo? Perché lo sport è qualcosa che va oltre i bisogni primari, risponde ad altre necessità importanti, coinvolge le abilità umane fisiche e mentali, le esercita, le mette in relazione a quelle dei nostri simili, spinge a migliorare il proprio stato, con l’allenamento, la disciplina e il rispetto delle regole.Ma occorre distinguere tra attività fisica e sport.La pratica sportiva si manifesta attraverso l’agonismo, che porta al raggiungimento di uno scopo duplice cioè di confrontarsi attraverso lo sport organizzato con gli altri e di misurarsi con se stessi. L’attività fisica invece presuppone un livello inferiore di impegno e probabilmente anche un livello di coinvolgimento e determinazione inferiori. L’attività sportiva è quindi un importante elemento per la crescita che non può essere distinta dai valori che la devono supportare: la grande umanità, il rispetto per l’avversario, il riconoscimento del suo valore, la determinazione, lo spirito di sacrificio. Esiste però anche un tipo di sport che molti fanno, ma di cui poco si parla: il Divaning. A questo sport, perché possa essere praticato con grandi risultati, bisogna dedicare tempo e sudore ma non sempre i risultati si vedono sul fisico, che spesso

si appesantisce. Bisogna però parlare anche dello sport malato, quello della competizione esasperata, quello dell’espediente del doping, o della frode, scorciatoie spesso alimentate da interessi economici forti o da uno status da affermare o mantenere a tutti i costi. A ciò corrisponde anche un tifo, ma non quello bello che fa amare lo sport, no, un tifo malato come quello che a cui si assiste spesso durante le partite di calcio, così esasperato e talvolta violento, da rappresentare un costo sociale elevato poiché necessita, per il mantenimento della sicurezza, di un forte utilizzo di forza pubblica. Per concludere, lo sport ideale dovrebbe stare tra “Citius! Altius! Fortius!” (motto degli olimpionici), e “l’importante non è vincere ma far partecipare gli altri” (aforisma dei divanisti)

Guido Sacerdote

INTERVISTA: NUOTO PARALIMPICO Sofia Brizio, classe ‘97, è un’atleta della PHB, la Polisportiva Handicappati Bergamasca, e frequenta il Sarpi, quindi ho deciso di intervistarla per capire meglio il suo sport e il suo rapporto con la scuola.

Cos’è per te il nuoto? Ho sempre pensato che il nuoto o lo ami o lo odi, non c’è via di mezzo. Personalmente ho sperimentato entrambi gli estremi. Ho iniziato a nuotare quando


SPORT ero all’asilo perché il medico diceva che dovevo raddrizzare la schiena. Amavo l’acqua, ma odiavo il corso di nuoto. Probabilmente perché mi facevano fare solo dorso e cagnolino, probabilmente perché gli altri bambini mi fissavano e mi dava fastidio. Non saprei, so solo che se mia mamma non avesse sopportato le mie proteste probabilmente ora non starei parlando di quanto amo questo sport. Ho saputo dell’esistenza della mia polisportiva (PHB) nel 2006 e nel 2008 ho iniziato a fare agonismo. Ho scoperto un mondo nuovo, fatto di persone che credevano nelle mie potenzialità più di quanto ci credessi io stessa. La piscina è la mia seconda casa, la squadra è la mia seconda famiglia. Ma soprattutto, quando nuoto sono davvero me stessa, non dipendo da nessuno, sono libera. L’acqua non mi pone limiti. Il nuoto è libertà, è amicizia e a volte anche sacrificio. E’ tutto un insieme di sensazioni che non può essere ridotto al fare avanti e indietro per una vasca. E’ straordinario.

gara? Le gare paralimpiche sono strutturate esattamente come le altre: si va al preappello, ti assegnano una corsia, il giudice fischia eccetera eccetera, e anche le modalità di squalifica sono le stesse. L’unica differenza è che non è sempre automatico che a vincere la medaglia d’oro sia l’atleta che arriva primo in batteria perché non è detto che gareggi con atleti della stessa categoria. Perciò si guarda il tempo di ogni atleta in relazione alla sua categoria.

E’ facile conciliare nuoto e scuola?

No, per nulla. Ormai le due cose nella mia vita hanno pressappoco la stessa importanza, perciò è difficile conciliarle o anche solo capire se per me è più importante prendere un otto in una verifica oppure fare un allenamento in più che potrebbe farmi guadagnare centesimi o addirittura secondi. Se mi concentro sulla scuola ottengo meno risultati in vasca e viceversa. In ogni caso nuotare mi aiuta Quali categorie ci sono? a scaricare la tensione accumulata durante la giornata, perciò, anche se è stresAl momento di iniziare l’attività agonisti- sante, non cambierei nulla. Beh, forse mi ca all’atleta viene assegnata una categoria piacerebbe nuotare di più e studiare di in base al tipo di disabilità su una scala meno, ma a chi non piacerebbe? ;) da 1 a 10, dove il numero 1 è associato alle patologie più gravi. Se il numero è prece- Quali sono i traguardi duto dalla sigla S, è relativa a stile libero, che vorresti raggiungedorso e farfalla; quando la categoria è rife- re? rita ai misti si usa la sigla SM, e la sigla SB per quando ci si riferisce alla rana. Dopo la soddisfazione dei miei primi Io per esempio sono S05, SB04 (perché a Campionati Italiani Assoluti estivi a rana non muovo le gambe) e SM05. luglio di quest’anno, punto a ripetere l’esperienza, magari aggiungendo i 100 stile libero alle tre gare in cui mi ero già Com’è strutturata una


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qualificata la scorsa stagione. Comunque con la nuova stagione devo ricominciare tutto da capo, quindi non do nulla per scontato. Sarebbe bello partecipare ai campionati Europei almeno una volta nella mia carriera, ma per ora sono ancora molto lontana. Poi mia mamma dice che sarò l’unica della famiglia ad andare alle olimpiadi. Convinta lei…!

Quali sono le tue soddisfazioni più grandi? Quest’anno, la medaglia d’oro nei 100 rana ai campionati italiani assoluti invernali, e poi la partecipazione al mio primo collegiale dal 2 al 6 gennaio a Lignano Sabbiadoro. Facevamo quattro ore di allenamento al giorno; faticoso, ma è sicuramente il tipo di vita che farei se avessi tempo. E’ stata un’esperienza indimenticabile. E parlando di esperienze indimenticabili, devo sicuramente menzionare la finale dei 50 dorso ai miei primi nazionali estivi. Non ci potevo credere! Ringrazio Sofia per la sua collaborazione a questa intervista e in bocca al lupo!

Selene Cavalleri II E

Inccidente in occidente, ovvero come continuare una traduziune multietnica Nel lontanus annum 2014 c’erat un group de people che se chiamabat ISIS. Hic nome vuol diret “Io Sono un Istrice Secsi”.. Soldatis di tale exercitus moltus fieri de esseret in that associationem erat, so they se la tirabant multo and questo fatto infastidibat i Siriani causa/gratia loros volebam be i più fescion, so they make a bellum. Siriani disserun: “ Come possiamus stracciarlit?”. Than quelli disserunt a Gerri Scotti che volebam askare l’aiuto a casa, but i loro parenti de Iraq teste di cazzum erat, so they told a loro di indossare vestitis di Armani et Dolce&Gabbana, they seguirunt il consilium et apparirunt very homosexual.. So anche haec volta ISIS dimostraxit che loro erano i mejo and si presentabant with manganellorum rosa shocking, but soprattutto they went da Tiger (in Bergamo) et comprarunt un sacco di accessories. In hic modum Secsi Istricis dimostrarunt la lorum fashonità et superioritate on the Oriental city.

Chiara Cattaneo


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WESEN L’ ESSENZA DELLE COSE

Il mare burrascoso, i colori dell’estate, la spiaggia libera affollata il pomeriggio, la nebbia mattutina col rosa dell’alba all’orizzonte, il rombo del tuono sotto le coperte, i balli scozzesi, le corse sotto la pioggia, il fischio del vento, le promesse sussurrate a un orecchio…C’è tutto in questa canzone, persino la felicità, che ti permea le ossa, ti entra dentro, finché ad un certo punto ci sei dentro, ne fai parte anche tu. Giuglia riguardo a “Dreams of Cannibalism” dei Typhoon che francamente non so manco cazzo siano ma magari sono bravi

Ragassuoli we need your Wesen. Che cos’è un Wesen? Rapida recensione di libri, film, cd, lezioni di latino, greco, cose inutili, cose utili, esistenzialismo francese e tutto quello che volete. Merda, cultura, quello che più vi colpisce per fare capire che cazzo ci avete trovato di bello. Mandateceli. Do the right thing. Riassumendo: the rock fa pena. La trama -Mookie Vivamente consigliato a chi, sociologo o non, vuole (e deve) prendersi meno sul serio. Altrettanto a chi vuole vedere un film intelligente o divertirsi come un matto. Unica controindicazione: non riuscirete più a chiamare la disinfestazione senza scoppiare a ridere. Amo attori e regista, basta. Marianna dice minchiate su uno dei miei film spreferiti, cioè “Mica scema la ragazza” di Truffaut Volete vedere un film di merda? Una commedia fatta di comicità banale nascosta dietro falsi intellettualismi da Nouvelle Vague? Sporco, convenzionale, sconnesso nel suo procedere per gag? Odio i francesi e quello tutto quello che fa rima con aut. La verità su “Mica Scema la ragazza” di Truffaut

è banale e scontata. I personaggi sono ridicoli. Quella che vuole essere comicità è riuscita molto male che neanche “Colorado”. Gli effetti speciali sono fatti con una parte del corpo notoriamente conosciuta per svolgere “il lavoro sporco”. Eracle è banalizzato che mai nella vita. Si limita a menare la clava ad minchiam. The rock fa pena. Fine. Pietro Micheletti dice cose saggiie sull’ultimo Hercules edito nelle sale(quelle brutte)

La storia di come non puoi sperare di curare una malattia neurodegenerativa semplicemente aggiungendo dosi a caso di dopamina. Esaltante, esistenziale e pure un po’(molto poco) esilarante. Pedro si sente ispirato a pochi giorni dalla simulazione di terza prova e decide di Wesenare “Risvegli” di Penny Marshal.


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la perfetta fusione di cerebralismo psicanalitico-filosofico e di sentimentalismo L’ultimo dell’Officina(senontipiacefalost (quello serio non troppo melenso). Capo- essodue) sorprende tutti, e Pietro molto lavoro. personalmente Pedro ci prende gusto e wesena 2 volte in questo caso “Eternal Sunshine of the Rat man, fumetto umoristico, opera letspotless mind” del matto Michel Gondry teraria e artistica tra le più belle e sottovalutate in Italia. Ortolani non esprime certo con i disegni il proprio talento, ma Libriccino di neanche 60 pagg (a cui ho con storie sempre diverse e divertenti, fatto personalmente respirare lo iodio del esemplari e satiriche. La forma del fumare siculo) che mi ha consigliato Wally. metto umoristico italiano ha preso una è molto strano. Parla di una storia d’amonuova strada dopo l’avvento di rat man re strana. E di combattimenti in cui i leoni si mischiano agli uomini e viceversa. e dei suoi vari spin-off, basti pensare a “A panda piace” (Bevilacqua) o “Jenus” (Don E sfasano tutti. In un’atmosfera un po’ surreale, quasi mitica. E niente, è strano. Alemanno). Ironico, non demenziale; classico, non banale. Di Noto sempre in ritardo ma alla fine Sabbo snerda tutti con un fumetto e ci regala qualche riga su “Diotima e i soprattutto improvvisando un wesen a leoni” di Bauchau merda a mezzanotte e mezzo “Mathematics maybe defined as the subject in which we never know what we are talking about” Davide era un giovane proletario dei sobBertrand Russel si becca un applauso da borghi romani. Pietro e Bonti durante l’ora di matema- Marta invece era una bellissima ragazza tica figlia di importanti proprietari terrieri.

ARTICOLO INUTILE

Il Padrone Paolo

Quando io e mia sorella non litighiamo per questioni di convivenza, abbattiamo le case pericolanti con un occhio da guerriglia. Abbiamo una gioia troppo incompatibile per non esplodere nei progetti, tra il partire e il tornare e tutto il resto. E c’è sempre la stessa musica che il cervello ti ripete di odiare, ma che una dimensione curiosa dell’essere ricorda e canticchia L’ormai connaturatamente misurata soscendendo per il sottopasso e prendendo ciologia dell’immaginario estrinseco di gli ultimi pullman miscredenti sediziosi settaristici in guisa

Giuglio 2 La vendetta del campo gravitazionale


di finestrevoli aperture di sprazzi democritei inauditi in sommarie degenerazioni di marchio Germanico-Finlandico in lussuose demistificazioni confezionative volte all’analisi analitica di banali atti anali. (Dottor Presidente, prossimo al pensionamento generazionale)

Sebbene la teoria copernicana, secondo cui l’utilità di lanciare una banana nello spazio sia indirettamente proporzionale all’utilità della banana stessa nel concetto di apeiron, sia dimostrata ai più alti livelli scientifici, i macachi non sono d’accordo. Giuglio, il nostro, eroe sembrava morto quando fu ritrovato nel fondo di un barattolo di nutella, invece era proprio morto. Ora l’inquisizione spagnola m’impedisce di far resuscitare Giuglio perché era un ateo miscredente, quindi parleremo del suo funesto passato. Giuglio visse un’infanzia tutt’altro che degna di nota nel Nord della Groenlandia del Sud quando improvvisamente ci fu una mega esplosione che i posteri chiamarono Big Bang, quindi è chiaramente comprensibile la scelta di mangiare il suo cane. Dopo vari eventi ancora più trascurabili dei precedenti Luca decise di dare una svolta alla sua vita e cosi fu. Ciò segnò per Giuglio un giorno come gli altri della sua esistenza trascurabile e poi muore in una sparatoria. Fatto sta che la pantegana magica diede a Giuglio un macaco che poi muore. Proprio nell’apice del suo successo economico Giuglio, date le circostanze decide di vendere sua moglie e lo zerbino della porta d’ingresso. Evaso dal carcere lascia la moglie per fuggire nello

TERZA PAGINA spazio. Comprò un razzo da un venditore ambulante di porta nuova e arrivò in Giappone, dove fu condannato a morte per abuso di droghe non ancora inventate. Diventato presidente del Messico decise di ritirarsi a vita privata sulla luna. Per esigenze bibliografiche non descriverò il viaggio di Luca ma solo l’arrivo su Giove. Infatti arrivato sul Sole muore, come prevedibile. Giuglio invece fece un viaggio interdimensionale alla ricerca dell’io errante: era evidente che mentiva e muore. Il cerchio ormai era quasi chiuso, all’appello mancavano solo Andrea e Giacomo perché in realtà Stive Jobs era ancora morto!!! La pioggia non accennava a smettere quindi Giuglio uscì con l’ombrello, ma smise subito di piovere e prese fuoco. Dopo un’adolescenza così dura e una vita passata in modo abominevolmente blu anche per Giuglio venne il momento del riposo e così titolò il giornale del suo paesino tra duemila anni fa: Allerta meteo: tempesta di tempeste a ondate sub conterranee su tutto il Centro-Nord-Sud dell’universo. Ma Giuglio non sapeva leggere poi si imbarca sulla famosa crociera che gli costò la vita e il bacino. In onore di Giuglio i sui connazionali non fecero assolutamente niente se non una rissa sul costo del biglietto del treno.

Mimmo Lo Schiavo


TERZA PAGINA DANTE’S HOSPITAL IL GIRONE INFERNALE A CUI SEI DESTINATO

c. ci provi con la tua compagna fika d. chiudi gli occhi e dormi e. tocchi il sedere al tuo compagno di banco con suo enorme sconcerto

Durante la spiegazione della Divina Commedia in classe: a. Ti incazzi perché è l’ultima ora del sabato b. Hai talmente fame che provi a mangiare il tuo compagno più grasso

Chi ha scoperto l’America? a. Giorgio Gori Sindaco b. Giorgio Gori Sindaco c. Giorgio Gori Sindaco d. Giorgio Gori Sindaco e. Giorgio Gori Sindaco

Se vai alla Commissione cinema: a. “Che cazzo dici io non ci vado perché a cura della redazione di Terza Pagina sono comunisti” b. Ci vai perché tanto sono comunisti e Cassandra prevede il vostro futuro, cat- mangiano i bambini grassi che piacciono tivelli. Compliate abilmente il seguente a te test per capire di che pasta siete fatti. c. Proponi “Quel gran pezzo dell’Ubalda Pasta al buio pesto, probabilmente. E so- tutta nuda tutta calda” (e ti buttano fuoprattutto per comprendere dove andrete ri) a finire, dopo la fine. d. non ci vai (Se la maggior parte delle risposte è A il e. insisti sul fatto che l’eterosessualità sia vostro profilo sarà quello A, so che non un reato (?) perseguibile in Olanda fate il Secco però è sempre bene ricordarlo) Quando il professore ti chiede di fare silenzio: Quando sei alla macchinetta, e i Ringo a. Tiri fuori la pistola a pallini e lo colpisi bloccano sci in pieno petto a. Spacchi la macchinetta urlando cose b. ti scusi dicendo che non riesci a mandel tipo “porammerda Kakà ti odio” o “do giare senza fare rumore you F^^KANT!” c. AAA AAAA AAAA (questa Terza b. ti mangi la macchinetta Pagina non la spiega però ve la lascia inc. gli dai qualche “botta” ambigua per far- tuire) li cadere d. Riappoggi la testa al banco e continui d. torni in classe che tanto mangerai a russare un’altra volta e. rispondi “prof, quando mi sgrida è così e. fai le cose proibite dalla chiesa intanto secsii.. ” che aspetti che scendano


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Chi non risica… a. OOoooo la smetti di mettermi in difficoltà? Lo sai chi sono io? b. Caga male quando arriva il momento c. Rosica con un sacco di quartine d. Non mi interesso di questioni filosofiche scusa e. Non si sposa in Spagna con un altro uomo A. GIRONO DEGLI IRACONDI Il tuo sabato sera lo passi ad un corso per il controllo della rabbia ed il tuo migliore amico è Gordon Ramsay, entrambi pronti a iniziare una gara di urli e insulti acrobatici. Se ci fosse bisogno di un nuovo soggetto per “L’urlo” di Munch probabilmente saresti il primo candidato data l’intensità delle tue sfuriate, che via messaggio si possono trasmettere solo tramite le Strillettere. Il tuo alter ego è Giustino di “Leone Cane Fifone”, sei uno schizzato, odioso e rumoroso(non solo quando scoreggi) e sei talmente impaziente che parteciperesti a un corso di Yoga sole se “accelerato”, il che, caro mio, non ha alcun senso. I tuoi “mai più senza”: pallina antistress, tappi per orecchie e bocca(e anche culo in casi estremi) e, soprattutto, un viaggio in un monastero zen.. solo andata mi raccomando! B. GIRONE DEI GOLOSONI Ebbene sì, sei l’ Augustus Gloop di questa scuola. Probabilmente conosci tutte le tattiche

per superare la fila delle macchinette per arraffarti l’ultimo pacchetto di croccantelle rimasto incastrato. Sei sicuramente il miglior amico del paninaro, nonché nipote del buon vecchio Max. Ogni tanto preso da fagocitanti attacchi di fame chiedi di andare in bagno 5 min. prima dell’ intervallo per poter prendere per primo tutte le focaccine e pizzette che il paninaro offre. C. GIRONE DEI LUSSURIOSI be, che dire…hai una mente perversa! Ti abbiamo beccato! Sei nel quinto girone, quello dei maniaci sessuali! Cazzo sei quasi peggio di Zeus! Cosa ci fai ancora in Italia? Non lo sai che qui la concorrenza è forte? non sottovalutare Rocco, vai a Hollywood e trovati un regista. Sei la versione sarpina di Christian Gray! Il tuo obiettivo nella vita è vincere il premio per il “cetriolino d’oro”. Mangi spesso i nuovi piatti pronti della Findus (seppie e piselli), accompagnati da quantità, un po’ esagerate, di patatine Eldorada. mi spiace dirtelo ma…tu e Peppa Pig avete una cosa in comune: siete due maiali. D. GIRONE DEGLI IGNAVI Sei un povero disperato incapace di fare scelte. Stupisce addirittura il fatto che tu sia arrivato ad un profilo, visto che la tua capacità di scelta non supera quella di un kebab (nel caso in cui ti stia chiedendo quale sia la capacità di scelta di un kebab, sappi che non ne ha una. Ah già, tu non sai se te lo stai chiedendo o no). La tua vita è in preda all’indecisione, lo sai? Prenditi tempo per rispondere a


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questa domanda, noi intanto continueremo ad insultarti. Consiglio: prendi un dado ad un numero di facce a scelta e dai a tua scelta un significato ad ogni faccia, che ti aiuti poi a scegliere quando non saprai cosa scegliere. Ma scegli attentamente! Perché le scelte sbagliate portano all’inferno e chi fa la spia non si beve la sangria. E. GIRONE DEI SODOMITI Frocio chi legge! Siamo lieti di darti il benvenuto(ai più perversi il doppio senso…) nel girone più fashion, più glamour, ma soprattutto più sexy di tutta la city infernale. Se anche tu sei tra i cultori della porta sul retro, contro il proibizionismo conservatore degli orifizi inesplorati e a favore di una maggiore sensibilizzazione analitica (if you know what I mean) questo è il posto che fa per te. Iscriviti al Comitato Unico Legalità Omoerotica (Sodomiti di tutto il mondo unitevi!..anche carnalmente..) e presenta al Buon Gesù una mozione in cui lamenti l’ingiusta, discriminatoria e omofoba esclusione dalle Schiere Celesti. Dedicati ad uno studio intenso, approfondito e appassionato (da notare il tricolon per ch0.i non si accontentasse di un semplice retto) di mastro Brunetto Latini e del suo “Tresor”. E qualora l’ ardor di conoscenza venisse meno, prendi parte alle Penetenee, le grandi celebrazioni in onore di … beh insomma si è capito. Tra gli agoni più gettonati: gare ciclistiche su velocipedi senza sella ed entusiasmanti sfide di tiro al pisello. Ai più valenti verrà donata una corona d’alloro

perché si sa: “mens sana in corpore ano”. F. GIRONE DEI COGLIONI DI MENTE Sei uno che crede nella reincarnazione dell’anima soltanto quando se lo ricorda. Sei talmente scemo che ti volevano promuovere al purgatorio, e allora tu, da buon coglione, hai rinunciato. Se non riesci a capire come tu abbia fatto ad arrivare al profilo F vuol dire che sei nel girone giusto.


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TERZA PAGINA IPSE DIXIT

Studente: Libro.

Colombo: Rispondi alla domanda. Studente: No. Colombo: Potresti darmi una

Pesenti: Ok, ma è . .

risposta più lunga? Studente: Noooooooooooo.

Studente: Rosso Pesenti: Va beh, lasciamo perdere. (Ora di religione)

Santini: Nella mia ora potete mettere Pesenti: La vita è come un viaggio, e

qualsiasi tipo di maglietta, tranne quella chi ti indica la strada? bianconera . . Studente: I cartelli stradali. Studente: Della Juventus? Santini: Del Cesena! Vi consiglio di Pesenti: E se non ci sono? tenere d’occhio le partite di calcio perché Studente: Tomtom. se gioca male potrei arrabbiarmi..

(Parlando dei poemi epici)

Maffioletti: -Notate l’epiteto a riga 67 (..) sua madre, eccelsa vacca (..) Ecco, non gli stavano insultando la madre..

(Ora di storia)

Strocchia: Dovete sapere ragazzi

che queste cerimonie religiose venivano chiamate orge, non quelle che vorreste voi ma un pochino differenti.

Parlando del cibo in inglese

Colombo: E voi come fate a trovare

ristoranti che vi piacciono?

(Educazione fisica)

Studente: -Tripadvisor -

Santini: Come potete vedere la

(Spiegando una metafora durante l’ora di religione )

Pesenti: Questo è un . . . (risposta

giusta: regalo! )

palestra è stata ricavata da una cappella. Là dove stava il crocefisso, adesso c’è il canestro.E dove c’era l’altare adesso c’è la cattedra dell’insegnante.

Milesi: Il… come si dice adesso.. ? Operatore mortuario? Fede e Cri: Becchino?


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Milesi (indicando un personaggio di

un quadro): questo che c’ha un ceffo che ve lo raccomando

Zappoli: lì c’è una penna in

terra… Che non mi pare conforme all’imperativo categorico!

insegnanti

Pusi: cambia l’orario ma comunque io

resto, non come nell’altra classe che uno mi ha chiesto “ma lei c’è ancora?”… Cioè, ma speriamo di sì! Che IETTATORE!

Zappoli: avete capito il pensiero

Fede: Domina la paratassi…

L’ASINTOTO!

dell’autore? Un filino invasato ci era… APPENA APPENA UN FILINO!

Pusi: quali funzioni di stato abbiamo

Zappoli: facciamo uno schemino… Un

visto l’anno scorso? Classe: … Pusi: ma perché ho promosso questa gente?

Mari: pagina unoduezerotre Pusi: esercizio ottodue? Pusi: come si evince dall’esperimento dell’anello, in cui Zanetti ha rischiato la vita diverse volte…

po’ naif!

Pusi (allo spuntare di un pop-

up pubblicitario sullo schermo del computer): abbiamo anche le Gocciole, come ci divertiamo!

Cri: siamo pochi oggi Pusi: ecco, dovreste essere sempre così PUSI: poi voi ci rimanete male se viene

ucciso un animale ma non pensate mai a quando vengono sterminati i virus. AnPusi: da cosa dipende il potenziale? che loro sono esseri viventi Giulia Pelli: dalla posizione! COSTA: beh ma allora profe perché Pusi: giusto, come dice Giulia… Ravi: non adotta un virus di Ebola? ma Giulia quale? Giulia Argi: quella intelligente delle due!

Cri: A-rian-na Fer-ri, la la la la la la… Pusi: Gualini, ti prego… Il sabato è una

giornata dura per tutti, d’accordo, ma un po’ di decoro…

Pusi: …. Ed ecco perché non bisogna MAI fidarsi di quello che dicono gli


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DIRETTORE Pietro Raimondi, IIID VICEDIRETTORE Andrea Sabetta, IIIC SEGRETARIE Margherita Briozzo Niang, IVE, Beatrice Caniglia, VA ATTUALITĂ€ Sara Latorre, IID CULTURA Giulia Argenziano, IIIB NARRATIVA Matilde Ravaschio, IE SARPI Giovanni Testa, VC SPORT Selene Cavalleri, IIE TERZA PAGINA Paolo Bontempo, IIID IMPAGINATORE Mimmo Lo Schiavo I E COPERTINA Laura Cornelli, IV COMMISSIONE TOGNI Adele Carraro, Claudia Pezzini, IC REDATTORI

Mariavittoria Brevi IVC, Sofia Brizio IIE, Alessandra Brucchieri IVG, Alice Castelli IVB, Chiara Cattaneo VA, Elisa Cecchini IVB, Adele Carraro IC, Alessandro Comi IC, Laura Cornelli VD, Martina Di Noto IIE, Beatrice Duina IVC, Valentina Fastolini VC, Alberto Fenice IVA, Matteo Fenili IIE, Leyla Gatti VD, Clara Gerelli IVC, Biancamaria Gotti IVC, Gaia Gualandris IF, Sveva Guizzetti IVC, Luca Latorre IVE, Eleonora Limongelli IVB, Federico Lionetti IIIC, Adriana Lirathni VD, Marta Maffeis IIC, Lucia Manzoni VD, Lucia Marchionne IE, Samia Marzacchi IVD, Roberto Mauri VD, Pietro Micheletti IB, Carmen Musitelli IVE, Ester Negrola IC, , Davide Pedroni IIID, Claudia Pezzini IC, Riccardo Pizzighini IIB, Maria Porta VD, Chiara Rigoletti IE, Maria Roncelli IVG Chiara Ruggeri IVC, Guido Sacerdote IV C, Michela Saccone IVC, Alice Scanavacca IVB,Giorgia Scotini IC, Elena Seccia IE, Jacopo Signorelli VC, Marianna Tentori IIIB, Sara Testa IF, Alice Tomasini VC, Eleonora Valietti IE,Giulia Vitale IID, Marcello Zanetti IIIB,


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