Cassandra | Maggio 2015 | Il caos

Page 1


Domenico ha provato a farla finita coi sogni, ma non è servito. Ha rinunciato alle sue paure pur di farcela, ma non è bastato. Chi lo avrebbe detto che si sarebbe ritrovato a Maggio così sperduto in un posto che, in realtà, conosceva meglio di tutti gli altri. Eppure insisteva con questa storia che l’intervallo non era più la stessa cosa, che il sole, stavolta, non gli faceva male solo agli occhi ma anche al cuore. Doveva scrivere un editoriale ma le parole mancavano, erano assenti, forse per paura dell’ennesima interrogazione. Non ci riusciva proprio, poverino. Fra i pianti dei ricordi e le ultime interrogazioni voleva solo poter tornare un attimo indietro. Gli avevano detto che il tema del prossimo Cassandra sarebbe stato il caos ma non si aspettava una tale immedesimazione. E poi l’idea che quella fosse la “penultima” volta che scriveva su quel dannato giornale lo distruggeva. Gli dava come l’illusione che ci sarebbe stato ancora del tempo per evitare la fine. Si ricordò di quei giorni, doveva avere 7 anni, che passava sempre in cortile col cugino giocando “a rigori”. E quando il padre lo veniva a raccattare dicendogli che era ora di cena, Domenico lo supplicava di aspettare: “Pà’ aspetta, il penultimo tiro, ti prego”. Perché Domenico non voleva mai che le cose dovessero terminare, non diceva, come gli altri, “l’ultimo”, il suo autoinganno pensava a un’immortalità, che, in quel momento, si andava sgretolando dietro ogni angolo della stupida scuola pubblica che aveva scelto. E non aveva mai trovato giusto il dover abbandonare qualcosa solo perché “è ora di prendersi le proprie responsabilità”. Da dove il vento come ogni giorno m’infrango.

djtoriale

Domenico allora prova a reagire, si alza dalla sedia in un qualsiasi cambio dell’ora e scappa, per una volta scappa, e mentre i pullman cambiano la destinazione lui non scende alla fermata del suo futuro, lui non si ferma, e continua a correre anche quando non dovrebbe, e ve lo dice forte, che vorrebbe poter ritornare per sempre al Sarpi. Desidera tanto vomitarvi addosso tutti i suoi ricordi ma si sente così stupido e melodrammatico che quasi vorrebbe cancellare tutto quello che ha scritto. “O scemo, guarda che ci sono ancora gli esami” “kazzi miei” Paolo Bontempo, IIID

P.S: Volevo ringraziare il Piè e il Sabbone per la possibilità di skrivere l’editorial, e anche tutti quelli che non lo hanno letto. E anche Domenico che si immola da protagonista di smatti. E uno scusa al personale Ata per lo scorso Cassandra. Seiv de cildren.

2 | maggio 2015


IL CAOS. SARPI L’imbarazzo della scelta | pagina 4 Il caos dell’immobilità | pagina 5 Che cosa salverà il mondo? | pagina 6 ATTUALITÁ Restiamo umani, ma tutti | pagina 8 Flusso sul ginepraio che ci circonda | pagina 9 Matto da legare | pagina 10 CULTURA Fino a quando l’entropia non... | pagina 11 L’arte del caos | pagina 12 Victoria | pagina 13 NARRATIVA Aspirante morte 4 | pagina 13 Un nuovo inizio 3 | pagina 15 Quattro poesie | pagina 16

TERZA PAGINA Porco Puttino | pagina 20 Casino assurdo | pagina 20 + Ipse Dixit + Pubblicità + Vignetta + Grandi foto inutili

maggio 2015 | 3

sommario

SPORT Gli incapaci | pagina 18 Fatela l’invasione | pagina 19


L’imbarazzo della scelta Il momento di decidere a quale università iscriversi, di scegliere a quale disciplina dedicare la propria esistenza, è uno dei più significativi nel percorso di studi di un sarpino. C’è chi ha le idee ben chiare in partenza e c’è chi non sa ancora cosa vuole fare della propria vita dopo il liceo classico. Vi proponiamo i conflitti interiori di due studenti di terza che, spinti da diversi moventi, hanno passato notti insonni sull’importante scelta che tutti dovremo fare prima o poi nella vita.

sarpi

AFFIDARSI ALLA PROVVIDENZA Cos’è un lavoro? Un semplice dovere di contorno in una vita che può essere resa appagante in mille altri modi, o una vocazione? La mia grande propensione all’idealismo mi ha sempre indirizzato verso la seconda ipotesi. Lungi dal voler essere una donna in carriera dedita solo al lavoro, ho però sempre voluto un’occupazione da amare e che mi coinvolgesse (senza peraltro mai tener troppo conto degli aspetti pratici ed economici della faccenda, sempre per l’idealismo di cui sopra). E come conciliare questa aspirazione con quello che risulta essere il mio interesse principale, il Diritto? Può esserci un punto d’incontro fra un’occupazione che mi faccia vivere, creare, viaggiare e fare qualcosa di utile e altri cinque anni passati a studiare per una Laurea i cui sbocchi più comuni non sento come miei? E come faccio a sapere se una materia che

4 | maggio 2015

non ho mai studiato e di cui non so nulla mi piacerà davvero o no? Penso che certi dubbi non si risolvano solo perché si è fatta una scelta, penso che certe domande (è giusto quello che sto facendo? Mi rende felice?) continuino ad accompagnare le persone nel corso della vita, o almeno lo spero. Adesso ho scelto di studiare, mettendo in secondo piano le altre considerazioni, ciò che ora mi attira e che penso mi possa interessare di più, più di tutte le altre cose che comunque mi piacciono, perché penso che la base di ogni buona scelta sia l’amore per quello che fai, cosa di cui la mia scelta liceale mi ha già dato conferma. E quando verrà il momento di scegliere la mia strada, confido che questo criterio mi porterà ancora alla scelta giusta. Anonimo QUESTIONE DI OPEN DAY Lettere, scienze politiche, storia, giurisprudenza, sociologia, beni culturali. Il mondo universitario si dispiega davanti a me in tutte le sue possibilità, tante quanti i miei interessi. Partendo dal presupposto che la sfera scientifica non abbia mai esercitato una notevole forza attrattiva su di me, le facoltà fra cui muovermi sono comunque ancora troppe. Come orientarmi in tutto ciò? Seguire solo ed esclusivamente la passione o guardare ad ipotetici sbocchi professionali e lavorativi? E poi, su che base scegliere il luogo? Milano, Pavia, o altro ancora? I dubbi sono molti e


spesso mi ritrovo abbandonato a me stesso di fronte all’inestricabile selva oscura dei siti universitari. Verifiche e interrogazioni, unite all’esame che silenziosamente si avvicina ed incombe minaccioso, finiscono poi per apparirmi più importanti di quello che effettivamente verrà dopo e riescono così a spostare la mia attenzione lontano dal pensare concretamente al mio futuro. Ciò che mi sarebbe davvero utile in questo momento, forse, più che i vari open-day nelle diverse università, credo sia un open-day di me stesso, guardarmi dentro e fare chiarezza,

cercando di capire a cosa sarei disposto a rinunciare lungo il mio percorso e di cosa invece non potrei fare a meno, senza temere le novità. Trovare quell’aspetto di me che potrebbe tradursi in una professione soddisfacente e, magari, utile agli altri. Un socratico “conosci te stesso” che, combinato con un po’ di coraggio e di determinazione, gli stessi che dalla terza media mi hanno portato qui, darà luogo, più o meno presto, ad una scelta. Per gli effetti collaterali, ci risentiamo l’anno prossimo. Leonardo Zanchi, IIIA

Il caos dell’immobilità

Il sistema circolatorio è perennemente in movimento nonostante il suo moto sia invisibile.

Così la nostra scuola può apparire statica, immobile, ma, nonostante questa assenza di movimento apparente, è in attività. Respira quando la mattina vengono spalancate le sue porte. Sgrana gli occhi ogni volta che in un’aula vengono aperte le ampie finestre.

sarpi

Il cervello appare statico, sembra non compiere alcun movimento eppure è in moto grazie ad impulsi elettrici continui.

Si commuove per i successi dei suoi studenti e crolla davanti agli insuccessi. Si disgusta nell’assistere ad un qualunque atto di bullismo nei corridoi. Si irrigidisce davanti agli sguardi curiosi di chi la scruta. Si piega dinnanzi al vento. E’ caos ad ogni nuovo suono di campanella che è liberazione e prigionia. “Nella staticità del silenzio assapori il caos dell’eternità” Sveva Guizzetti, IVC

maggio 2015 | 5


R I T O R N O

A L

F U T U R O

Che cosa salverà il mondo? Vaniloqui di un’ex-sarpina

sarpi

Il 1996, anno del topo nel calendario cinese, è ricordato per le prime elezioni legislative e presidenziali in Palestina, l’incendio del teatro La Fenice a Venezia, lo scioglimento dei Take That, l’arresto del boss mafioso Giovanni Brusca, la clonazione a Edimburgo della pecora Dolly, l’aggressione mortale al rapper USA Tupac Shakur, l’uscita del videogioco Tomb Raider, la conquista da parte dei Talebani della capitale afghana Kabul, il ritiro dalle scene dei Ramones con l’ultimo concerto a Los Angeles, le Olimpiadi di Atlanta, la storica visita di Fidel Castro in Vaticano...

Io ricordo in particolare una mattina grigia d’inizio settembre, nella quale, insieme a una piccola folla di coetanei per la maggior parte sconosciuti, aspettavo, in Dr. Martens impazienti sui sassi tondi di Piazza Rosate, di varcare per la prima volta l’incombente, colonnata soglia del Liceo Sarpi di Bergamo. Una scuola vestita da tempio, dove la cultura, senza perdere la sua aura, si sarebbe mescolata con le vite di tutti noi, accompagnando gli umori e le stagioni, i cambiamenti delle mode e dei colori di capelli, alimentando passioni letterarie, amorose, politiche. Non sono stata un’allieva modello. Non ho mai avuto più di otto in condotta e ho partecipato a due occupazioni. Il mio lieve ma cronico ritardo mattutino, aggravato dall’esi-

6 | maggio 2015

lio in Torretta che colpì la classe col passaggio al liceo (cui seguirono, fra l’altro, depressione generalizzata e rischi incendiari nelle toilette per l’impossibilità fisica di scendere in terrazza, fumare una sigaretta e risalire nei dieci minuti dell’intervallo), mi fece guadagnare un provvedimento ad personam grazie al quale ero tenuta a fare cordiale visita alla preside e a restare fuori per l’intera lezione se arrivavo in aula appena dopo il suono della campanella. Eppure, inconsciamente, percepivo la scuola come un luogo protetto, dove la complessità del mondo arrivava filtrata da secoli della più eccellente umana ricerca di senso. Per questo credo di aver vissuto quel periodo come se fosse destinato a durare in eterno. Per questo alcune cose di quel periodo durano ancora e tendono, nel loro piccolo, all’eternità. Anna mi si avvicinò timidamente a pochi mesi dall’inizio dalla quarta ginnasio per chiedermi se i ragazzi di cui avevo le foto nel diario fossero i miei amici di Sondrio (città dove avevo frequentato le medie seguendo un trasferimento familiare). Erano i Sex Pistols, punk band inglese di fine anni ’70. Cercando un modo educato per rispondere, guardavo Johnny e Sid (dopo il ritorno a Bergamo davvero i miei unici amici) sporchi e cattivi in quel bianco e nero sgranato e, senza accorgermene, ero già conquistata dalla delicatezza di Anna.


Siamo ancora migliori amiche, anzi se ho scritto di lei senza chiederle il permesso, so che non me ne vorrà...

Sono uscita dal Sarpi nel 2001, altro anno che sarà ricordato per eventi di ben più grande portata. L’11 settembre passeggiavo per Bergamo con Anna, quando radio e tv hanno cominciato a trasmettere confuse notizie da New York. Da quel momento il mondo è cambiato, mentre comin-

Gli anni dell’università non sono stati meno intensi, ci vorrebbe una seconda puntata. Riassumerò: dopo quattordici anni, oggi mi ritrovo a varcare la colonnata soglia del nostro venerando istituto come consulente per il progetto ImpreSarpi, perché nel frattempo ho preso una laurea triennale in Scienze dei beni culturali e una magistrale in Storia e critica dell’arte all’Università degli Studi di Milano, dove ho avuto per docenti alcuni fra i più stimati storici e critici italiani contemporanei e seguito lezioni che ogni giorni mi portavano in altri luoghi, in altre epoche. Non ho mai interrotto il mio legame con Bergamo; anzi, l’essere cresciuta nel centro storico di questa città, tra le sue pietre, è stato il movente affettivo per cui ho scelto di specializzarmi in Storia dell’arte medievale. È anche il motivo per cui ho scelto di non emigrare in cerca di miglior fortuna: in questo momento di crisi le opportunità lavorative nel settore non sono molte, ma ho fiducia, per me e per voi sarpini futuri storici dell’arte, che le cose cambieranno. E questo cambiamento porterà alla riscoperta di beni poco noti, di una bellezza oppressa che aspetta solo di essere guardata e spiegata. Come speriamo avvenga per il Sarpi e il suo patrimonio.

sarpi

Il periodo del liceo è una riserva di ricordi inesauribile. E pericolosa perché, seguendo il filo della memoria, il sentimentale redattore perde quello della consegna. Ma come passare sotto silenzio l’esperienza più forte di quegli anni? Un giorno il professor Mangini entrò in classe e comunicò che Andrea Viterbi, illustre scienziato di origini bergamasche emigrato bambino negli Stati Uniti in seguito alle leggi razziali del regime, aveva deciso di sostenere un’iniziativa nuova per il Sarpi e che noi saremmo stati i primi a parteciparvi. Così partimmo insieme al professore e ai coniugi Viterbi, Andrea e la dolcissima moglie Erna, alla volta dell’Austria e della Repubblica Ceca e in pochi, densissimi giorni, fummo nella Salisburgo di Mozart e salimmo la terribile “scala della morte” del campo di concentramento di Mauthausen; lì, di fronte al forno crematorio, Andrea indossò la kippah e lesse per noi la poesia di Primo Levi Se questo è un uomo. Macinando chilometri e campi di fiori gialli a perdita d’occhio in una primavera quasi oltraggiosa, eccoci a Praga a fare incetta di bellezza, e poi di dolore nel vicino campo di Terezín...

ciavano a cambiare anche le nostre vite.

Se qualcosa salverà il mondo, sarà la bellezza. Asia Pedrini

maggio 2015 | 7


Re s t i am o um a n i, m a t ut t i

Le celebrazioni del 25 aprile anziché presentarsi come manifestazioni di libertà sono state, purtroppo, scenario di episodi di intollerante e perverso antisemitismo nei confronti della Brigata Ebraica, elemento essenziale della Liberazione che con i suoi quasi cinquemila volontari – su un numero totale di partigiani che non superava nell’aprile ’45 le centomila unità e che nel dicembre ‘44, secondo le documentazioni del Clnai, erano appena novemila- contribuì prima alla lotta contro le truppe nazi-fasciste e poi contro il razzismo antisemita che esse diffusero. Cinquemila ebrei, cinquemila volontari e cinquemila partigiani a pieno diritto.

attualità

Così però non hanno pensato dei benpensanti idealisti che, in nome di una qualche banalissima veduta manichea del conflitto mediorientale, hanno costretto la sezione romana della Brigata Ebraica a non partecipare all’anniversario della Liberazione (un ossimoro, no?) e hanno screditato quella milanese al grido di “siete disumani”. Non è solamente un episodio, tant’è che la sentenza – che pare emessa dal Politburo dei bei vecchi tempi – per la loro espulsione dalla manifestazione suona come la riproposizione dell’espulsione dal consorzio umano che ha da sempre accompagnato il popolo ebraico, ancor prima di Israele.

8 | maggio 2015

L’espulsione, che fu leit motiv della politica nazista, si ripropone in quella estremista di Paesi come l’Iran – che ancora oggi divide il mondo in daral-Islam, cioè la terra musulmana, e in dar-al-Harb, la terra di guerra- e di certi pazzi che qualche mese fa – ricordate #jesuischarlie?- ammazzarono degli ebrei in un Kosher. O ancora di certi personaggi che hanno programmato un convegno internazionale a titolo “Israel: Legittimacy, Responsability and Exceptionalism” all’Università di Southampton sottoscritto da 900 intellettuali, volto a negare a Israele il diritto di esistere. O dei quattro morti al Museo Ebraico di Bruxelles lo scorso maggio. Accolgo allora anch’io l’appello apparso sull’ultimo numero di Cassandra di “Restiamo Umani”. Facciamolo, ma per davvero: non sia un demagogico slogan “per procura”, per parlare d’altro, di antiamericanesimo militante e di antisemitismo ignorante. La pace non si fa dividendo i fogli a metà e contando quanti morti di più ci siano stati da una parte piuttosto che dall’altra (perché se partissimo dalle ciminiere di Auschwitz non avrebbe alcun senso) o le colpe di una parte e dell’altra. Quelle cose le fecero a Versailles nel ’19, e produssero revanscismi, nazismo e un’altra Guerra Mondiale. Perché non basta fare cherry picking – cioè scegliere i dati che fanno comodo – senza ricordare gli human shield – cioè gli scudi umani, in questo caso di bambini - operati dai mili-


ziani di Hamas. Non saranno poche righe a spiegare 60 anni di conflitto – ma voglio (ri)celebrare due “colossi” di questo conflitto: Sadat e Yitzhak Rabin. Sadat, il successore di Nasser che nel ’79 mise la firma sul primo Trattato di Pace tra Israele e l’Egitto; gli valse l’espulsione dalla Lega Araba e la morte – fu ucciso da un estremista arabo

locale – ma soprattutto ne valse la pena per il percorso di pace. Yitzhak Rabin, primo ministro israeliano, che per aver intavolato un negoziato di diciotto mesi e per aver siglato gli Accordi di Oslo con i Palestinesi fu ucciso da un estremista ebreo locale. Restiamo Umani, ma tutti. Jacopo Signorelli, V C

Flusso di coscienza sul ginepraio che ci circonda

prospettive di lavoro quante ne ha l’Expo di essere finita entro maggio e adesso ci dicono che dobbiamo essere gli Avengers del tricolore. Ma perché noi? Perché siamo giovani nel periodo della crisi? Che poi io non ho ancora capito come sia possibile che l’uomo crei l’economia e poi ne sia vittima. Perché siamo giovani nel periodo dell’Isis? E ci va di gran fortuna che non siamo quelle bambine di 9 anni che subiscono stupri di gruppo o quei bambini che vengono addestrati a combattere. Perché siamo giovani nel periodo di Salvini? Ma più che altro mi domando perché la gente sostenga uno che a colazione si mangia populismo e razzismo insieme a dei deliziosi cereali Cheerios. Va be’, fatto sta che noi ora siamo qui. Viviamo in un mondo che copre con ghirlande di fiori le ferree catene (per citare Rousseau), che

maggio 2015 | 9

attualità

Oggi è il 25 aprile. É la Festa della Liberazione, di tutti i partigiani che insieme agli alleati hanno strappato via quel miasma che poco tempo prima gli italiani stessi osannavano, e a scuola (parlo almeno per la mia classe) si è detto poco o niente. É buffo quanto siamo superficiali nel ricordare. Tanti di noi oggi sono a casa a poltrire senza neanche sapere perché è festa nazionale, sembra impossibile che abbiamo nelle vene lo stesso sangue di chi stava sulle montagne a combattere. Nostalgia di patriottismo canaglia. Di sicuro qualche adulto oggi dirà che noi giovani dobbiamo essere come quelli del ‘45 e cambiare questa Italia che fa schifo. A me dà fastidio questa cosa che noi dobbiamo sistemare i casini che hanno combinato le generazioni precedenti. Studiamo in scuole che cadono a pezzi, abbiamo tante


manda gente nello spazio e poi non permette ai gay di sposarsi, che lotta per i diritti dei chihuahua e poi dice “meglio, 700 in meno” quando affonda un barcone con persone disperate sopra. É un mondo incasinato che sostanzialmente fa schifo, però noi siamo giovani: se ci incazziamo e ci impegniamo possiamo anche far-

cela. Quindi leggiamoli ‘sti giornali, seguiamo la politica e andiamo a votare. E, sia chiaro, non perché ce lo dicono quelli che i guai li hanno fatti, ma perché ci meritiamo di più di questo gran caos.

La mente umana è un universo di cui non si conoscono i confini. Il caos è assenza di confini, di regole, di certezze. Quindi nella nostra mente c’è caos, essa è caos e complessità. Questo caos, che vive dentro di noi e che ci permette di essere persone, a volte esplode, diventando ancora più incontrollabile di quanto non sia già. Allora si diventa “matti” e di conseguenza si ha bisogno di aiuto, bisogna curarsi per non diventare un pericolo per sé e per gli altri. Essere curati però implica anche la necessità di poter usufruire di strutture adatte a questo scopo. Per questo, nei secoli precedenti sono stati edificati i manicomi, luoghi in cui persone (non sempre veramente) affette da problemi mentali venivano rinchiuse in condizioni spesso disumane e abbandonate a loro stesse. Nel 1975 il loro nome è stato cambiato in “Ospedali psichiatrici giudiziari”: una sorta di mix tra una prigione e un manicomio, queste strutture non hanno svolto nessuna delle due funzioni per cui si presupponeva esistessero, ovvero curare e permettere ad un “matto” di ricostruire la propria vita. Con la legge 9/2012 si è stabilita la data limite per la chiusura degli ultimi sei

Opg presenti in Italia, il 31/03/15. Dalla volontà di abolire i luoghi in cui le persone venivano rinchiuse con una bassissima speranza di essere dimesse nasce l’invito a riconoscere e ad accettare che uomini e donne con questo tipo di problemi vengano sostenuti e soccorsi, senza essere considerati soltanto un pericolo o un peso per la società. Ciò che spinge a considerare pericolosa una persona è la paura che noi proviamo per la stessa. In questo caso la paura è generata dall’impossibilità di controllare ciò che chi ci sta accanto dice o fa. Noi, che non riusciamo a sapere con sicurezza neppure quello che faremo nell’arco di poche ore, crolliamo di fronte a una mente che non ragiona secondo la logica comune. Per questo motivo si sta cercando di sensibilizzare ed educare l’opinione pubblica non soltanto a non temere la pazzia, ma anche a trovare soluzioni che permettano ad una persona affetta da disturbi psichici di stare meglio con se stessa e con quelli che la circondano, affinché possa vivere davvero.

Sara Latorre, II D

attualità

Ma t t o da l e g a re

10 | maggio 2015

Carmen Musitelli, IV E


Fino a quando l’entropia non prenderà il sopravvento

so uomo triste, ci dice in sostanza Leopardi. Se ci fossimo arresi prima a questa realtà della vita, l’avremmo vissuta meglio? Se avessimo accettato tragicamente questa verità, come ci proponeva Nietzsche, saremmo tutti “Oltreuomo”? Forse no. Forse sì. Alla fine è proprio questa l’entropia, il forse, la casualità, il disordinato avvenire degli eventi nel sistema universale. L’uomo forse riuscirà a raggiungere la perfezione, o forse morirà prima di riuscirci. L’importante è continuare a provare, continuare a sperare di raggiungere la Fine. Fino a quando l’entropia non prenderà il sopravvento. E’ successo che io mi sono lasciato trascinare scrivendo l’articolo, che ho scritto uno schifo, slegato, senza connessione, senza senso. Ma quindi? È davvero un problema? Io ho battuto sui tasti come Coltrane chiudeva le chiavi nei suoi assoli, come Pollock spargeva il colore sulla sua tela. Beh, ok flusso di coscienza, ma basta così.

cultura

Kandinsky, Pollock, Joyce, John Coltrane. Entropia. Entropia diversa. Per quanto questi artisti possano risultare distanti, sono legati da una cosa: l’utilizzo della caoticità nella loro materia. Kandisky e Pollock lo sappiamo, esprimono l’entropia universale attraverso la pittura, l’uso anticonvenzionale della linea, del colore, della sfumatura. Joyce sviluppa il caos nel flusso di coscienza: concetti slegati, uniti da un filo sottilissimo, che nessuno vede, che nessuno può interpretare allo stesso modo. John Coltrane, l’entropia nella musica, Jazzista di fama internazionale si esprime col disordine. Ma le note su un pentagramma, le lettere su un foglio, i colori su una tela devono, per emozionare, seguire un ordine armonico? Devono assecondare dei canoni estetici? No. Proprio i nomi fatti prima sono l’esempio lampante che non è necessario un ideale armonico rispettato per giudicare una cosa bella rispetto ad un’altra. Possiamo decidere quanto vogliamo di razionalizzare la vita, di capire l’universo, di interpretare l’uomo, ma per fortuna non ci riusciremo mai. L’uomo tende alla perfezione, ma non la raggiungerà mai e ciò rende lo stes-

Andrea Sabetta, III C

maggio 2015 | 11


L’arte del caos

cultura

Chiudete gli occhi e immaginate di essere solo per un secondo alla National Gallery di Washington. Camminate lungo i corridoi e guardate distrattamente i quadri, siamo nella sezione degli espressionisti; ad un tratto vi fermate davanti ad uno scarabocchio secondo alcuni critici…ad un capolavoro secondo altri. Si tratta di Lavender mist, Jackson Pollock. Fermatevi a guardarlo e rendetevi conto della mente incasinata che ci sta dietro, che l’ha creato e a tutto quello che ha passato. Pollock ha una breve e drammatica esistenza (1912-1956), scandita da una costante lotta con l’alcool che lo porta a sottoporsi a diverse sedute di psicanalisi, ma è proprio grazie a queste visite e ai dottori, che lo esortano a dipingere il suo stato d’animo, che nasce il genio che ancora oggi viene studiato tra gli espressionisti; Pollock dipingeva già da diversi anni, tuttavia la psicanalisi lo esorta a dare valore alla sua arte. Non viene apprezzato da subito, le sue prime mostre sono infatti l’emblema del fiasco totale. All’osservatore veniva presentata una ragnatela di linee intricate, apparentemente senza senso, assemblate in maniera caotica con la prevalenza del bianco e del nero o di colori molto freddi; l’osser-

12 | maggio 2015

vatore non poteva guardare un punto preciso a causa di questa grande confusione, dunque veniva da pensare “Ma che cavolo vuol dire!?” . Con i suoi quadri Pollock introduce un nuovo modo di dipingere, l’Action painting; infatti Pollock compone i suoi quadri stendendo la tela per terra e facendo gocciolare il colore. Questa nuova tecnica chiamata Drip Painting, che si è diffusa tra gli anni ‘40 e ’60, permette all’artista di dipingere in maniera impulsiva e totalmente data al caso. Dai suoi quadri traspare un’evidente irregolarità di movimenti e di forme che nasce da forze come la pittura (appunto lo sgocciolare della tempera),tutta questa irregolarità dà vita al caos; ci perviene anche un forte dramma, un pesante senso d’angoscia e una totale sfiducia nelle possibilità dell’uomo di realizzarsi, che ha pervaso l’anima dell’artista. La tecnica di Pollock mi ricorda molto una poesia, con diverse sfumature alternate a momenti di quiete e riflessioni e momenti di impulsi caotici. Non sono una critica, ma guardando un quadro del genere la prima impressione che mi da è quella di caos, solo e unicamente caos. Eleonora Valietti, IE


Victoria

C’è un libro del 1908 di un borghese cicciotto di nome Gilbert Keith Chesterton. Il libro si chiama L’uomo che fu Giovedì e alcune persone serie dicono che senza che nessuno se ne accorgesse più di tanto questo romanzo ha influenzato la letteratura del novecento, di nascosto. Il quadro iniziale è quello di un crepuscolo inglese: là, in piedi, c’è un anarchico che parla di poesia e dice che solo il caos genera poesia. Dice che l’ordine non ha niente a che vedere con la poesia. Gli risponde Syme, un uomo che sembra aver capito tutto di tutto (ma che poi vedremo crescere).

Risponde affermando che gli orari della metropolitana siano la cosa più poetica del mondo, perché ogni treno che arriva dove deve arrivare è una vittoria dell’uomo sul caos, perché fra tutte le possibilità ingarbugliate del reale l’uomo dice “Victoria” e il treno arriva a Victoria, non da un’altra parte. Questa cosa boh mi ha lasciato un po’ così. Non l’avrei mai detto e non so quanto io sia d’accordo con Syme, ma il punto non è questo. Leggetevi il libro perché poi succede di tutto. È il caos più ordinato di sempre.

ASPIRANTE MORTE ul t i ma p u ntat a

“Papà,” gli dico finito di parlare con Olive. “Ho deciso che domani posso diventare tristo mietitore.” Papà abbassa il giornale per vedermi meglio: “Sul serio?” Annuisco. “Per quanto tempo ho aspettato

questo momento. Hazel, va in camera tua con questo DVD e guardalo.” Mi porge un film che si intitola: “Come diventare tristo mietitore in cinque semplici lezioni.” E riprende: “Domani ti aspetto puntuale per il tuo primo giorno.” * “Olive, svegliati.”

narrativa

Le mie idee sono sempre terrificanti, ma questa le batte tutte. Papà è furioso con me e penso che lo sarà per sempre. Mi guarda anche ora torvo. Per lo meno ora mantiene la sua forma umana e non quella da scheletro. Meglio ritornare alla mia terribile idea.

Apro gli occhi e trovo davanti a me Hazel che mi tende una toga nera: “Stai per diventare la Morte. Veloce. Non ti ho fatto guardare il DVD per niente ieri sera. Papà non si accorgerà di niente se indossi la mantella. Siamo simili di fisico.”

maggio 2015 | 13


“Ma io non ho mai detto che voglio diventare il tristo mietitore.” Protesto. Hazel mi liquida e mi spinge, prima che io me ne renda conto, giù per le scale vestita di tutto punto. “Hazel!” urla papà, vedendomi. “Andiamo, mia cara, veloce.” Se sapesse che sono Olive… “Cosa devo fare?” chiedo. “Ora devi prendere la tua falce e colpire un uomo che deve essere ucciso.” Mi spiega rapidamente. “E dovrei farlo fuori?” “Esatto. In questo modo diventi la Morte.” Annuisco. Un normale uomo di mezz’età cammina verso di me fischiettando. “Colpiscilo.” Urla papà. Obbedisco e il poveretto si accascia per terra per il colpo subito. Tutto si ferma.

arrativa

“Perché non esce l’anima?” Papà è perplesso. La terra trema sotto i nostri piedi, scuotendoci con forza. Il cappuccio mi scivola dalla testa, rivelando chi sono in realtà. “Olive?? Hai ucciso tu quell’uomo? Dov’è Hazel?” strilla. “Non lo so. Semplicemente ho preso il suo posto.”

14 | maggio 2015

“Io ammazzo tua sorella! Anzi, non sarà necessario.” Borbotta papà. “Cosa vuoi dire?” “La terra si sta rivoltando. Solo il primogenito può essere la Morte. Guarda le catastrofi che stanno succedendo.” Indica davanti a sé. Una schiera di persone si muove compatta verso di noi. Impiego qualche minuto a capire che quelle persone sono dei morti, o meglio dei morti viventi. “La terra si sta popolando di zombie?” chiedo. Papà annuisce. “Ora cosa succederà?” “Il mondo si popolerà di zombie. Tutti diventeranno zombie. Ci uccideremo a vicenda per mangiare i cervelli altrui, quei pochi che rimarranno. Infine la razza umana svanirà nel nulla.” Dice papà. “Tradotto: non avrò il piacere di farla pagare a Hazel.” * Olive ha fatto del suo meglio. Papà mi ha guardato male finché non si è trasformato pure lui in zombie. Probabilmente queste sono le mie ultime ore da normale, poi andrò a caccia di cervelli! Perlomeno non sono finita in punizione e non sono stata il tristo mietitore. Ho ottenuto quello che volevo. Matilde Ravaschio, IE


UN NUOVO INIZIO ultima punt a t a Come se fosse un automa ripeté lo stesso, identico procedimento con gli altri due animali. Infine si guardò le mani, ricoperte di sangue; guardò il pugnale, tinto di rosso; guardò i corpi inermi, sporchi e freddi di morte. Rivide come in un film la sequenza delle sue azioni e in quel momento sentì il cuore esplodergli, gli occhi bruciargli, il tremore farsi preda del suo corpo e di nuovo tutto iniziò a sfumare: si confondeva, appariva, scompariva, si attorcigliava intorno al suo petto e stringeva, come un’anaconda che sta uccidendo la sua preda. E nuovamente le risate, la bambina, le grida, la donna, il fumo, i fiori, i canti, i pianti, “Non è colpa tua, ragazzo”, “Non è colpa tua, ragazzo”, “Non è colpa tua, ragazzo”.

Riappariva di nuovo la bambina, così piccola, così indifesa, così innocente. La bambina rideva, il fiume ruggiva e la divorava. Un bambino poco più grande era seduto sulla riva e guardava il fiume scorrere portandosi via la bambina e la donna, che tentava di salvare la piccina. Il fiume le trascinava lontano insieme ai pesci e ai ciottoli e il bambino rimaneva sulla riva e non capiva, non capiva.

Un piccolo mostriciattolo si appendeva al suo collo: “Ti voglio bene fratellone”. Una donna lo stringeva a sé: “Quanto sono orgogliosa del mio piccolo amore”. Una mano si appoggiava sulla sua spalla: “Non è colpa tua, ragazzo”. Loro erano morte e lui era lì, a uccidere altri innocenti. Era colpa sua, era solo, tutta colpa sua. Pietra che Ascolta si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla: ”Non è stata colpa tua, ragazzo. Ti sei punito abbastanza, è arrivato il momento di vivere per loro”. Vento che Soffia scoppiò a piangere: piangeva, urlava, picchiava i pugni a terra, gridava al mondo tutta la sua disperazione. Pietra che Ascolta si accovacciò accanto al ragazzo, o meglio, all’uomo e lo abbracciò, mentre lui lo stringeva convulsamente, continuando a piangere. In quel momento un forte vento prese a spirare, Pietra che Ascolta sorrise, si scostò dal giovane uomo, gli circondò le spalle con un braccio e disse : “Lo senti adesso, il vento che soffia?”.

narrativa

E invece sì, sì che era colpa sua! Avrebbe dovuto correre, prenderla, sacrificarsi, salvarla e non rimanere fermo, immobile, paralizzato dal terrore. I ricordi si dissolvevano e altri prendevano vita.

“Non è colpa tua, ragazzo”.

Adriana Lirathni, VD

maggio 2015 | 15


Scrivo

Quattro poesie Non riesco a intuire

di caos

nemmeno

sotto agli alberi che non ricordi

questo albero

ci trovi mostri

che scopre

statue di santi

la mia meraviglia

e vecchi quaderni

come la tua maglietta

ci trovi tuo padre

sui tuoi fianchi

che aspetta la vita

sulla tua sfuggente

i fiori del resto

definizione di silenzio.

son sempre i tuoi giorni.

Non sono capace

Ho distrutto i fiori

di dirti

dato tempo al cuore

nemmeno

non è servito a niente

da cosa mi senta

ti prego

cosĂŹ lontano.

arrativa

sotto effetto

Paolo Bontempo, IIID

16 | maggio 2015

Pietro Raimondi, IIID


Come nessuno mai.

Cosa c’è?

ritorno dall’inferno della paura

Mi basta vederti

la ricerca di senso ammazzata

per poi perdermi,

dalla fine.

annego in

ti parlo della mia vita ma non so

domani

io cosa è giusto

soffoco senza

ci vomito sopra

distinguere,

ci perdo giornate

e mi dispiace,

a inseguire niente

implodo,

per poi arrivare

all’ombra in terrazza,

a volere altro

imploro,

ti prego

ed è la mia certezza,

se cielo

ma davvero

il mare

non so Pietro Raimondi, IIID

lo inseguo scomparso di nuovo disperso per sempre Paolo Bontempo, IIID

narrativa

maggio 2015 | 17


Gli

incapaci

sport

Rimpiango gli anni delle elementari, quando fare sport significava correre a perdifiato inseguendo un pallone di spugna. Era un’attività condivisa da tutti, tranne da quei pochi timidi che se ne stavano in disparte. Qualcuno, a distanza di tempo, mantiene tuttora quell’idea fiabesca di sport come gioco e momento di aggregazione; altri invece si sono via via orientati verso sport agonistici, seri e impegnativi, in cui la voglia di mettersi alla prova e superarsi permette di affrontare con piacere duri allenamenti, allenatori severi, rinunce e sacrifici. Certo, i timidi delle elementari sono rimasti tali e quali, anzi, nel frattempo sono aumentati di numero e hanno cominciato a distinguersi in palestra al liceo o alle gare scolastiche. In peggio, naturalmente: quando questi poveretti si trovano a dover affrontare una partita di pallavolo con quelli appartenenti alle prime due categorie di sportivi è chiaro che non hanno ancora imparato tutte quelle abilità fisiche di cui c’è bisogno e sembrano ormai irrecuperabili. Sono chiamati incapaci, impediti, imbranati (per citare solo i termini più simpatici e meno frequenti) e si notano per quella strana capacità di spedire palloni in direzioni casuali, farsi male senza muoversi e soprattutto irritare quei compagni che sono invece versatili in tutto. La conseguenza è una sola: un clima di ostilità generale. Il problema è che chi è bravo in tutte le attività sportive non tiene in considerazione le reali difficoltà degli incapaci. Non hanno mai avuto

18 | maggio 2015

interesse nel rincorrere una palla o nel liquidare chilometri alla velocità della luce, bisogna farsene una ragione: c’è chi ama sudare e chi preferisce poltrire. È terribile essere costretti a seguire una partita senza alcuna voglia di farlo, perché la fatica, già pesante per chiunque, risulta ancora più fastidiosa se non si ha la motivazione per affrontarla. Ma c’è un’altra conseguenza della demotivazione: gli incapaci non riescono ad imparare le varie regole degli sport in cui si trovano malauguratamente coinvolti, nemmeno a lungo andare. Quindi per loro l’esperienza il campo si trasforma in una caotica lotta per la sopravvivenza: contano i lunghi minuti, non sanno dove andare, scappano da eventuali palloni e/o avversari, diventano intrattabili. Poi ovviamente la loro confusione aumenta all’aumentare della complessità dello sport. Provate a inserire un Antisport in un campo di Ultimate Frisbee: probabilmente n o n capirà nemmeno dove rivolgere lo sguardo. C’è chi dice che questi incapaci non siano solamente dei fannulloni, ma che non conoscano nemmeno quei valori che gli sport insegnano, come lo spirito di squadra e l’importanza del sacrificio; penso invece che ci siano moltissimi altri contesti in cui sono fondamentali (scuola, la-


voro, passioni varie), quindi il problema in realtà non esiste, a meno che siamo davanti a un caso disperato di pigrizia.

sto: vogliate un po’ bene a questi incapaci, perché anche a loro dispiace rovinarvi la partita. E incapaci, non offendiamoci se ci chiamano così.

In conclusione vorrei dire solo que-

Matteo Fenili, II E

Fatela l’invasione

E' il 6 maggio 2013 e nella ridente città di Cosenza si sta svolgendo una partita tra le “Big” della terza categoria calabrese, ovvero Tarsia-Marcellina, scontro molto sentito dai tifosi, poiché il vincitore passerà in seconda divisione. Essendo questa divisione poco seguita l'unica testimonianza di questo scontro epocale è un video (purtroppo o per fortuna) fatto da un tifoso del Marcellina dalle idee abbastanza confuse, ma andiamo con ordine: è il 89' e le due squadre sembravo equivalersi tant'è che il risultato è di 3-3 (in Serie A un 3-3 non si vede dai tempi di Zico).

LUIGI RUMMOLO!” Inutile specificare che da qui in poi la situazione degenererà fino a toccare livelli d'ignoranza mai vista prima. A questo punto l'appassionato “telecronista” continua dicendo la frase (epica) che da il nome a questo articolo, ovvero “Fatela l'invasione!” Tra l'altro da quest'affermazione possiamo anche capire lo stato confusionario dell'uomo poiché sta di fatto incitando i tifosi della squadra avversaria ad entrare in campo. Il video si conclude con il Tifoso che dice stranito “E che é? Ma no! Ma sono entarti in campo Fausto.” La partita si conclude con due feriti e un totale di ben 16 costole rotte. Da molti questa è stata definita la pagina più nera dello sport amatoriale, ciò può anche essere, ma sta di fatto che da quel giorno il calcio non fu più lo stesso, ma cosa più importante, Luigi Rummolo si dovette ritirare a causa dei traumi riportati.

3°pagina

Tutti hanno capito che la partita si concluderà con un pareggio che di fatto non accontenta nessuno, ma al 93' succede qualcosa di sensazionale e visto che non sono degno di parafrasare il resoconto del “Tifoso-Cronista” mi limito a riportare le sue esatte parole: “Nicola non batte dritto in porta e spizzica; stop e spizzicata, fallo laterale per il Marcellina.” Già qui dal video si può capire che gli animi dei tifosi si stanno scaldando, poichè ne vediamo già un paio

appollaiati sulle transenne che dividono gli spalti dalle gradinate. Continua la telecronaca: “Con le mani; crossa... RUMMOLO, LUIGI LUIGI ED E'GOOOOOOL!

Guido Sacerdote, IVC

maggio 2015 | 19


Ma porco puttino! Artefice artefatta articola artigianali artifici architettando artificiose artrosi per il partner.

L’ho sempre saputo che eri una statua acefala, ma non immaginavo fino a questo punto.

Quando torno a casa ti faccio un secco su fresco che nemmeno ti immagini. Ma a casa non ci vediamo, perché non hai più il diritto di passare oltre l’esedra.

Davvero, sembra che non sappia incrociare due costoloni, ma per chi mi hai preso?

Prenota pure uno spazio nel reliquiario, non credo che resterai vivo per molto. Tu e il tuo contrafforte cilindrico potreste tornare utili alla sezione di reperti archeologici del British Museum, tanto a me non servite più.

Per mille ogivali, se non vuoi che la tua faccia diventi a fasce bicrome ti conviene nasconderti nell’iconostasi. Dovresti farti vedere da un professionista, tipo Renzo Piano, che ti rimetterebbe in riga. Lui con compassi e squadre ci sa fare. Adele Carraro, IC

Casino assurdo BATTUTE IN PARTENZA SOTTOSOTTOTITOLO SOTTOSOTTOSOTTOTITOLO

arrativa

Come fare una versione di Latino bene? Fatti bocciare e vai al Secco che son più facili Se non diventi il migliore della classe vai al Mamoli Se dovessi fallire anche in questo caso buttati in politica (estera) Intervista al preside “Preside, preside… non c’è il preside? Dov’è il preside?”

20 | maggio 2015

Un passante si aggira circospetto verso di me, è il momento di tirare fuori la fatidica domanda “Cosa ne pensa della Buona Scuola?” “ … ” Era un tedesco. Vagando around Val Brembana “Cosa ne pensa dei preti?” “ … ” “Me lo può ripetere senza bestemmie?” Berlusconi scivola durante un comizio, ma il governo non cade


Migliaia di migranti a Lampedusa. L’Italia piange come un bambino: “UE, UE, UEEEE” S E X P O Cose sconce nei padiglioni vicino al fiume Giro d’Italia.In Spagna un’altra Vuelta. I francesi tentano il boicottaggio con la canzone “tu tu tu mi piaci tour, tour tour tour” Voto di fiducia ai professori. Non ci sono più professori. Corsi per la cogestione… e mi venne un gran fiatone. Non tornare mai indietro neanche per prendere la riccona -Ernesto Che Guevara infatuato per un’aristocratica Cubana. Alle poste “Scusi potrei farle qualche domanda per il giornalino della mia scuola?” “Adesso no, sto lavorando” “Ah usi non sembrava” Fabio e Mingo licenziati da Striscia. Il “buon Fabio” prendeva anche uno stipendio?

Edipo: m’illumino d’incesto ATVB: pullman degli innamorati in provincia di Bergamo 1A Città Alta Chi è questo riccone? (Se non la capite rivolgetevi al conducente dell’articolo)

“Paolo Sappi: hai sbagliato Liceo Classico” (saggio autoconsiglio) Nessuno è in Grado di capire la temperatura esatta Penelope al ritorno di Odisseo: “Tela do” Il concepimento di Gesù? Un errore Madonnale Annusa Milano: tanto smog e poca igiene Bar Bone: vicino alla stazione puoi dormire gratis e con belle donne Orange Joyce: stream of succo Gara di salto in alto in palestra femminile: chi si fa più male alla testa vince Notiziona: siamo a Secco di presidi Scrutinho: attaccante del Brasile...a rischio bocciatura Scorrentino: regista puzzone

narrativa

[…] OMISIS : parti di mondo cancellate dal terrorismo islamico

SERENATTA: canzone d’amore in un istituto tecnico del centro (A volte si spacciano anche per liceo tecnologico)

Personale Ata-Lanta: dal 1907 al vostro servizio C a s s solito delirio.

a

n

d

r

a

,

Paolo Bontempo, IIID

maggio 2015 | 21


1A

IPSE DIXIT

Gambe:”E’ stata una parallela tra insegnanti più che tra studenti” Cortinovis:”No, è stata una parallela tra autistici” (Leggendo Petrarca) Lucio:”Capelli d’oro a l’aura sparsi...beh,anche qui il riferimento alle metastasi di Ovidio” Introducendo il Decameron Cortinovis:”dopo pane e cipolla, finalmente siamo arrivati al filetto” Michi:”Boccaccio se l’era già mangiato” Parlando dell’elettronegatività....Sofi elenca quella di molti elementi Ferrario:”si, però fatti una vita! Ferrario:”Mendeleev” Michi:”Dimitrij” Ferrario:”Dimitrij solo per gli amici” Cortinovis:”Guido, ora facciamo pure sentire l’ascella al compagno!?”

sport

Gambe:”E’ una metonimia contenitore per contenuto” Cortinovis:”Contenitore?”

22 | maggio 2015

Gambe:”Pensavo alla bottiglia” Cortinovis:”come quella che ti sei appena scolato in bagno?” Leggendo i temi.... Cortinovis:”Guiduccio caro, senti.... dove arrivano a New York gli immigrati?” Guido:”Sull’isola antistante la città” Cortinovis:”Sì,ma non su Shutter Island! Avevo paura che a un certo punto Di Caprio uscisse dal tema!” Guido:”Prof, non può penalizzarmi per un nome sbagliato.....” Cortinovis:”Io, Guido, infatti ti penalizzo anche per lo stupro linguistico delle subordinate”

Vero:”E qualche parola sui temi delle ragazze?” Cortinovis:”Beh,quello di Michael mi è piaciuto davvero molto!” Sara offesa:”Ma....Michael non è una ragazza” Ruggeri:”La disequazione non può essere risolta così....cosa devi fare?” Calvino:”smontarla”


IF

MESSI: Non facciamo la poesia corale quest’anno perché se no a settembre vi guarderò nelle palle degli occhi e vedrò il bagnino che dirà “TI SALVO IOOOO!!!!”. Matteo so che stai pensando a Baywatch! *guardando una tabella con pallini sul libro di greco* MESSI: Vedete? Archiloco è l’unico con due palle!! ANTONINI: Seconda la logica del ragionamento di Aristotele, non bisogna dire proposizioni scollegate fra loro come “Oggi piove”, “Domani vado a fare la spesa” e “Fra quattro giorni è Natale”. *lezione di filosofia su Aristotele* DAVIDE: Se neghiamo il principio di non contraddizione, diciamo che questo tappo (verde) è rosso, giallo, blu, W, K, la profe e....il pavimento! *disegnando una parabola* TRIVIA: Eh, non sarà Miss Mondo delle parabole, ma vabbè..

MESSI: Francesco risponderà delle sue azioni, buone o cattive che siano. Sarà sempre punito ed io sarò il suo strumento di sofferenza. *parlando del carme 10 di Catullo riguardante il ritorno dell’amico Visanio*

MARIA *contestando una correzione nella versione*: Ma insomma, è uguale! CHIARA: Rinunciaci, non lo convincerai mai. Tu sei nuova...è così da tre anni. MESSI *risata da sadico* SOFIA: Ma non va bene tradurre “polvere più forte”? MESSI: Ma come fa la polvere ad essere più forte? Serve il nuovo swiffer? Ma io non lo so...

MESSI: “Il cane che dorme nella cuccia morde il bambino” è diverso da “Il cane morde il bambino che dorme nella cuccia” DAVIDE: Pensa se fosse “La cuccia morde il cane che dorme nel bambino”!!

IVA

-Strocchia: “Qual è il terzo nucleo di leggende sulla fondazione di Roma?” Alunno: “Quella di Romolo e Remolo” -Un alunno alza la mano. Ferrario: “Non alzare la mano troppo in alto; potrei vederti”

maggio 2015 | 23

sport

*parlando di un alunno*

MESSI: Catullo non bacia il collo dell’amico stile Twilight! Della serie “mm che bella carotide!!”.


3째pagina

24 | maggio 2015


3째pagina

maggio 2015 | 25


la fronte), dovrebbero starci anche i Ferrario: “Ci sono stelle blu, bianche, numeretti! gialle, arancio e rosse. Quali sono le più calde?” Alunno: “Le verdi!”

VA

TRIVIA: Sari, ti do un pezzo di gesso per sostituire la cicca!

3°pagina

TRIVIA: Le facce dei nostri fidanzati ci stanno qui davanti (si tocca

26 | maggio 2015

MISSALE: Ecco, questo è Macrino. Vedete quanto è brutto?!

DANNY: How do you say “badge” in Italian? Spi-spi, spinello! (risposta esatta: spilla)


3째pagina

maggio 2015 | 27


3째pagina

28 | maggio 2015


3째pagina

maggio 2015 | 29


3째pagina

30 | maggio 2015


3째pagina

maggio 2015 | 31


DIRETTORE: Pietro Raimondi, IIID VICEDIRETTORE: Andrea Sabetta, IIIC SEGRETARIE: Margherita Briozzo Niang IVE, Beatrice Caniglia VA CAPOREDATTORI; CAPOREDATTORI ATTUALITÁ: Sara Latorre IID CULTURA: Giulia Argenziano IIIB NARRATIVA: Matilde Ravaschio IE SARPI: Giovanni Testa VC SPORT Selene Cavalleri, IIIE TERZA PAGINA: Paolo Bontempo, IIID COMMISSIONE TOGNI; IMPAGINAZIONE: Piero, IIID COPERTINA: Claudia Pezzini, ILLUSTRAZIONI: Adele Carraro IC, Federico Lionetti IIIC, Michele Paludetti IIIC, Claudia Pezzini IC, Clara Rigoletti IE REDATTORI Marco Balestra IE, Mariavittoria Brevi IVC, Sofia Brizio IIE, Alessandra Brucchieri IVG, Giulia Burini VA, Alice Castelli IVB, Chiara Cattaneo VA, Elisa Cecchini IVB, Rafael Chioda IVD, Francesca Cima IVH, Alessandro Comi IC, Laura Cornelli VD, Martina Di Noto IIE, Beatrice Duina IVC, Valentina Fastolini VC, Alberto Fenice IVA, Matteo Fenili IIE, Sofia Filippi IVD, Leyla Gatti VD, Clara Gerelli IVC, Biancamaria Gotti IVC, Eleonora Grieco IVH, Gaia Gualandris IF, Sveva Guizzetti IVC, Clara Invernizzi IVH, Luca Latorre IVE, Eleonora Limongelli IVB, Adriana Lirathni VD, Alice Maccarini IVD, Marta Maffeis IIC, Lucia Manzoni VD, Lucia Marchionne IE, Samia Marzaki IVD, Roberto Mauri VD, Pietro Micheletti IB, Carmen Musitelli IVE, Ester Negrola IC, Davide Pedroni IIID, Riccardo Pizzighini IIIB, Maria Porta VD, Maria Roncelli IVG, Chiara Ruggeri IVC, Guido Sacerdote IVC, Michela Saccone IVC, Alice Scanavaca IVB, Giorgia Scotini IC, Elena Seccia IE, Jacopo Signorelli VC, Marianna Tentori IIIB, Sara Testa IF, Manuela Ticali IVH, Alice Tomasini VC, Annarina Tomasoni IVA, Eleonora Valietti IE, Giulia Vitale IID, Marcello Zanetti IIIB, Federico Costa VF, Nicolò Signorelli VF

ci riuniamo ogni sabato in sesta ora | piacici la pagina facebook | visita cassandra.liceosarpi.bg.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.