L'EDITORIALE
di Eugenio Leopardi, Presidente Utifar
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IL CUORE DEI FARMACISTI
onosciamo tutti bene le sensazioni che proviamo la mattina, quando usciamo di casa e lasciamo la famiglia per andare al lavoro. Un nodo alla gola, il cuore che si stringe. Chiudiamo la porta e il pensiero va subito a quei colleghi che non ce l’hanno fatta. Conosciamo bene queste sensazioni, ma prima di parlare della nostra professione, lasciatemi dare un forte abbraccio ai colleghi che si sono ammalati e alle famiglie di chi ha dato la vita per essere vicino ai cittadini. E lasciatemi ringraziare, davvero di cuore tutti i colleghi che stanno dando anima e corpo per essere un vero aiuto in questo momento di emergenza. E’ proprio per rispettare chi si sta facendo in quattro, che auspico che la Federazione degli Ordini e il nostro Sindacato prendano provvedimenti esemplari per punire quei colleghi che hanno voluto approfittare a fini commerciali della situazione, adottando comportamenti che hanno gettato un’ombra di vergogna su tutta la categoria. Questi comportamenti, laddove accertati, andranno perseguiti anche superando quei paletti formali ai quali sono sottoposti gli organi disciplinari della nostra categoria. Sono certo che, in caso di contenzioso, l’intera categoria appoggerà le scelte adottate per punire chi si è macchiato di comportamenti che offendono la professione. Detto questo, occorre guardare avanti. Da un punto di vista economico, anche la farmacia sentirà il colpo della crisi. Per aiutare noi tutti a superare questo inevitabile impatto, sono certo che Federfarma sarà molto attenta alle misure che il Governo ha messo in campo per sostenere l’economia del Paese e saprà suggerire ai farmacisti le opportunità migliori, anche per recuperare la liquidità che verrà a mancare. Le farmacie avranno bisogno di misure di sostegno, che non aggravino le già spesso precarie condizioni economiche. Mi auguro che gli istituti bancari, in accordo con il Governo, prevedano degli strumenti di sostenibilità a tasso zero per le farmacie e per tutte quelle attività professionali che saranno in condizioni di ripartire. Occorre guardare avanti anche in termini professionali, perché, ne sono certo, questa crisi cambierà molte delle nostre abitudini. E’ come se il virus avesse premuto l’acceleratore dei nostri cambiamenti sociali. Rimarrà una maggiore attenzione all’igiene, si favoriranno tutte le forme di riduzione degli assembramenti superflui. Le ricette viaggeranno sempre meno su carta e sempre più nella rete, la consegna dei farmaci a domicilio subirà una trasformazione, il superfluo perderà valore. Le trasformazioni alle quali andremo incontro, anche in farmacia, saranno davvero molte e, in questo senso, invito i colleghi ad essere pronti e proattivi verso un cambiamento inevitabile e per certi versi funzionale. E’ da anni che parliamo di cambiamento della farmacia, purtroppo oggi ci viene imposto. Sono certo che riusciremo a dimostrare ancore una volta la nostra capacità di resilienza, mettendo la stessa energia di questi giorni al servizio dell’evoluzione della nostra professione, sempre orientati a fornire il massimo supporto al cittadino. Arriverà il tempo nel quale usciremo di casa la mattina, lasciando la famiglia con un sorriso al posto del nodo alla gola e con l’orgoglio di essere farmacisti non più accompagnato da una stretta, forte, al cuore.
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SOMMARIO
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IL RUOLO ATTIVO DEI FARMACISTI
Intervista a Pier Luigi Lopalco
n. 3 aprile 2020
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UNO, DUE, TRE TOCCA PROPRIO A TE di Alessandro Fornaro
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CORONAVIRUS
TRA SCIENZA E RAGIONE di Alessandro Fornaro
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ORGOGLIOSAMENTE FARMACISTI di Francesco Ferro Russo
Direttore responsabile Eugenio Leopardi Responsabile editoriale Alessandro Fornaro Comitato di redazione Alfredo Balenzano - Floriano Bellavia - Emilia Bernocchi Alessandro Maria Caccia - Pasquale D'Avella - Giancarlo Esperti Eugenio Leopardi - Giuseppe Monti - Luigi Pizzini Giulio Cesare Porretta - Roberto Tobia Progetto grafico e impaginazione Emanuela Esquilli Proprietà editoriale Utifar Associazione senza fini di lucro PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO Pubblicità Emanuela Esquilli tel. 338 2847513 email: manuela.esquilli@gmail.com - utifar@utifar.it Direzione e Redazione PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO tel. 02 70608367 - 70607263 fax 02 70600297 La collaborazione alla rivista è aperta a tutti i farmacisti. Manoscritti, dattiloscritti, fotografie o altro materiale iconografico, anche se non pubblicato, non si restituiscono
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LA PRIMA LINEA DEI FARMACISTI
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DALLA GENOMICA NUTRIZIONALE AL MICROBIOTA INTESTINALE:
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NUOVE TECNOLOGIE PER LA PRODUZIONE DI FORME FARMACEUTICHE INNOVATIVE: L’ELETTROFILATURA
di Silvia Pisani
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USO TERAPEUTICO DELL’ OLIO DI PESCE NEGLI ANIMALI DA COMPAGNIA di Giorgia Meineri
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FITOCOMPLESSI E VIRUS INFLUENZALI di Matteo Micucci
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ECHINACEA
UNO SCUDO CONTRO RAFFREDDORE ED INFLUENZA
di Paolo Levantino
Immagini Adobestock
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Stampa D'auria Printing S.p.A. Zona industriale Destra Tronto 64016 S. Egidio della Vibrata - TE
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Tiratura del presente numero 19000 copie - Certificate e autorizzate
LE NUOVE FRONTIERE NELLA PERSONALIZZAZIONE DEI REGIMI ALIMENTARI
di Vincenzo Sorrenti
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Nuovo Collegamento Rivista ufficiale di UTIFAR Anno XX n. 4 aprile 2020 Registrazione del tribunale di Milano n. 12 del 11/01/2000 ROC n. 6782 (registro operatori Comunicazione)
di Alice Loreti
RIBES NIGRUM
PROPRIETÀ E BENEFICI
di Paolo Levantino
RECESSIONE GENGIVALE di Marzio Todisco
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DEPRESSIONE E ALIMENTAZIONE:
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ESTRATTI VEGETALI, VITAMINE E FERMENTI LATTICI
ALCUNE RICETTE
di Valter Masci
di Piera Francesca Rasiera
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Che fatica!
di Daniela Mammoli
DALLE AZIENDE CONSULENZE UTIFAR
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INTERVISTA
IL RUOLO ATTIVO DEI FARMACISTI Il ruolo dei farmacisti, il rischio di una seconda ondata dell’infezione e la verifica delle informazioni. Vi proponiamo una breve, ma interessante chiacchierata con Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’Università dì Pisa
di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista
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inalmente, ai medici di medicina generale vengono indicati protocolli terapeutici specifici per coivd-19. A suo avviso, i farmacisti potrebbero essere coinvolti maggiormente in campagne di monitoraggio e prevenzione? Come valorizzare al meglio il nostro ruolo? Il farmacista è da sempre un'ottima "sentinella" sul territorio. Il suo ruolo nel supporto ad una epidemia può essere vario. In questa fase, ad esempio, potrebbe essere un ottimo veicolo di buona informazione; sono tante le fake news che circolano ed il cittadino è disorientato: il farmacista potrebbe essere un buon riferimento per riportare l'informazione su un piano scientifico.
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Ma il supporto maggiore forse potrà essere dato nel prossimo futuro, quando il distanziamento sociale sarà via via allentato e sarà importantissima l'attività di "intelligence" epidemiologica per evidenziare i primissimi focolai di infezione di ritorno: allora si che di sentinelle ne avremo davvero bisogno. Quindi, lei vede possibile, una volta superata l'attuale emergenza, la possibilità di una seconda ondata di infezione. In quel caso, quali dovranno essere le misure da adottare? La possibilità di una seconda ondata è dietro l'angolo. In particolare, nel momento in cui si dovesse abbassare la guardia. La sorveglianza sul territorio e la capacità di individuare e spegnere molto precocemente i focolai epidemici saranno la chiave per gestire la ripresa delle attività ed impedire una seconda ondata.
Prima o dopo, le misure di distanziamento sociale dovranno però essere allentate. A suo parere, a quel punto, sarà importante comprendere quale fetta della popolazione ha già superato l'infezione? Come si potrà fare? Potranno, per esempio, avere un ruolo anche eventuali test per le IgG? L'elemento di conoscenza più importante per programmare una ripresa delle attività ed un allentamento delle misure di distanziamento sociale è la quota di popolazione che è già entrata in contatto con il virus e che quindi potrebbe essere considerata immune, almeno per un certo periodo. Per ottenere questo dato è urgente fare degli studi sieroepidemiologici, che vadano cioè a ricercare la presenza di IgG in campioni rappresentativi della popolazione con dati il più possibile attendibili in ogni fascia di età.
Si sta parlando molto del ruolo che ha la rete nel veicolare diversi tipi di informazione: dai farmaci ad analisi più o meno suggestive sull'origine dell'infezione? Alcuni, pensano che la libertà di espressione dovrebbe essere limitata. A suo avviso, questa esperienza porterà anche ad un ripensamento degli attuali social media? Non credo che si debba limitare la libertà di espressione, ma la libertà di dire sciocchezze. Serve dunque una vigilanza della comunità scientifica sulle affermazioni errate e pericolose, ma anche una presa di coscienza della cittadinanza ad informarsi da fonti accreditate. Come dicevo, il farmacista può svolgere un ruolo attivo nell'indirizzare il cittadino verso queste fonti più autorevoli, attraverso le forme più svariate, dai depliant agli schermi televisivi nei punti vendita.
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ATTUALITÀ
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UN DUE TRE,
TOCCA A PROPRIO A TE
di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista
PERCHÉ L’ITALIA È STATO IL PRIMO PAESE OCCIDENTALE A DOVERE AFFRONTARE L’EPIDEMIA DA CORONAVIRUS? CASUALITÀ, CERTO, MA NON SOLO. COSA POSSIAMO IMPARARE, IN TERMINI DI PREVENZIONE E DI MAGGIORE COINVOLGIMENTO DELLE FARMACIE, DA QUESTA EMERGENZA? 8
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ATTUALITÀ
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na tra le domande che in molti si sono posti nel corso dell’ultimo mese riguarda il perché l’Italia sia stato il primo paese europeo e occidentale nel quale si è diffusa l’epidemia. Le conseguenze di ciò sono note a tutti. Per almeno un mese, siamo stati dipinti come gli untori del mondo, con gravi conseguenze per le nostre libertà di spostamento e con il blocco di molte attività produttive e commerciali. Alcuni paesi sono perfino arrivati a chiedere che le derrate alimentari provenienti dall’Italia fossero accompagnate da un improbabile certificato che attestasse l’assenza del virus. Ma quali sono le cause che hanno fatto sì che noi italiani fossimo i primi nel mondo occidentale a conoscere l’epidemia? Per capirlo, abbiamo raccolto alcune tra le dichiarazioni rilasciate dagli esperti nelle scorse settimane ai mezzi di informazione. Mettendo insieme queste opinioni, emerge che il caso ha giocato una parte predominante. Poteva, in sostanza, capitare a tutti di avere i primi focolai nel proprio paese. Coloro che hanno provveduto a chiedere immediatamente le frontiere agli italiani, non sarebbero stati più preparati di noi nel riconoscere i primi casi di contagio. Tuttavia, se questo è vero, ci sono almeno altri due elementi da prendere in considerazione. Il primo è rappresentato dal fatto che l’Italia, fin dal fatidico primo giorno, ha condotto molti test ed è chiaro che, più tamponi conduci, maggiori sono le possibilità di trovare positività. Il primo elemento, quindi, rappresenta un merito, un comportamento encomiabile che avrebbe meritato un riconoscimento maggiore, perlomeno dai cosiddetti partner europei. Il secondo aspetto è invece molto più controverso e riguarda i ritardi che hanno interessato le primissime diagnosi di Covid-19. Il virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco ha utilizzato una metafora per descrivere i primi giorni dell’epidemia italiana: “potremmo dire che ci siamo resi conto dell’iceberg solo quando è emersa la punta, ovvero il primo caso grave. Solo allora, nel tentativo di tracciare il paziente zero e circoscrivere
il focolaio, sono stati eseguiti numerosi test sui soggetti a rischio”. In effetti, parafrasando una nota réclame televisiva, “no test, no Covid”. Ciò è esattamente ciò che è accaduto nel nostro Paese prima del 21 febbraio. E’ stato, infatti, confermato che il virus girasse in Italia già alcune settimane prima. Ma come mai non è stato riconosciuto? Pregliasco, sempre stando alle dichiarazioni rilasciate alla stampa, ha ricordato che “l’epidemia ha coinciso con un’epidemia influenzale caratterizzata soprattutto dai virus H1N1 e N3N2, che danno effetti respiratori pesanti. Credo che anche in Cina ci sia stata inizialmente una difficoltà legata a questo aspetto: alcuni pazienti possono essere stati ritenuti erroneamente vittime di patologie stagionali». Un ragionamento simile è stato sviluppato anche da Paolo Bonanni, ordinario di Igiene all’Università degli Studi di Firenze, oltre che componente della Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica: «al momento non sappiamo perché in l’Italia si sia verificato il picco di contagi e non siamo riusciti a ricostruire le tappe dell’arrivo dell’infezione, perché nei primi tempi non si è attivato il tracciamento dei casi con sintomi respiratori. I controlli venivano riservati a chi proveniva dalla Cina (come nel caso dei primi due pazienti ricoverati allo Spallanzani) o aveva avuto contatti con cinesi. Da metà gennaio abbiamo visto, anche nel Lodigiano, casi di polmoniti complicate, forse provocate dal nuovo virus”. Potrebbe, quindi, essere plausibile la circostanza che sia trascorso un mese, da metà gennaio a metà febbraio, nel quale il virus ha iniziato a contagiare la popolazione italiana (nelle zone lombarde e venete che successivamente sono diventate rosse) senza che nessuno lo riconoscesse, focalizzati come eravamo sulla Cina e sui cinesi. Fino a quando una giovane medico anestesista dell’ospedale di Codogno ha, come poi affermato alla stampa “pensato all’impossibile” e suggerito di sottoporre il paziente 1 al test per il nuovo coronavirus. L’ipotesi di un inizio in sordina del virus è stata Nuovo COLLEGAMENTO
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ATTUALITÀ
avanzata da Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano e primario del reparto di Malattie infettive III dell’Ospedale Sacco che ha dichiarato alla stampa: «sulla base dei dati epidemiologici possiamo dire che il virus ha cominciato a circolare in Italia alla fine di gennaio e si è ampiamente diffuso, restando sotto traccia, soprattutto nella cosiddetta zona rossa. Il paziente zero, chiunque egli sia, non aveva alcun motivo di credersi infetto. Il virus ha serpeggiato finché tutte le infezioni della prima ondata destinate ad aggravarsi sono arrivate all’attenzione del Servizio sanitario nazionale. Ci siamo accorti del fuoco quando l’incendio aveva già bruciato gran parte del primo piano, ma si è trattato di una situazione casuale che sarebbe potuta avvenire in altre parti del mondo. Nelle settimane precedenti al manifestarsi del focolaio diversi pazienti in condizioni gravi sono stati ascritti a complicanze delle patologie di stagione, ma probabilmente la causa era Sars-Cov-2». Quale insegnamento si può trarre da quanto accaduto in quel periodo? Il primo è che il nostro meraviglioso Ssn (e dico meraviglioso pensandolo davvero) dovrà in futuro concentrarsi maggiormente sulla prevenzione e investire in formazione, comunicazione interna e coinvolgimento di tutte le figure che operano in ambito sanitario. Se, nel periodo nel quale noi tutti guardavamo di sbieco i cinesi (dicembre 10
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febbraio), il Ssn avesse investito nella formazione di infermieri, medici di famiglia e ospedalieri e farmacisti, spiegando loro come riconoscere la sintomatologia del nuovo coronavirus approfittando delle informazioni che giungevano dalla Cina, molte polmoniti sarebbero risultante sospette e i focolai si sarebbero individuati molto prima. Non è accettabile che a fine febbraio i medici dovessero “pensare l’impensabile” perché nessuno li aveva formati a dovere. Anche noi farmacisti avremmo potuto fare molto, venendo a contatto per primi con i primi sintomi. Detto questo, il sistema si è poi rivelato così efficiente nelle prime settimane della crisi, e la dedizione degli operatori sanitari cosi meravigliosa che non ci si può permettere di avanzare critiche, ma solo analisi. E poi, va ricordato, l’elemento sorpresa è toccato all’Italia per puro caso. Come, del resto, potrebbe essere plausibile anche l’ipotesi del suoerdiffusore, anch’essa una circostanza causale e non del tutto prevedibile. Lo stesso Paolo Bonanni ha dichiarato di non escludere “la presenza di uno o più super diffusori: soggetti in cui il microrganismo si replica in quantità tale da poter infettare molte persone in tempi brevi”. E’ andata come è andata, speriamo che, quando leggerete questo numero, possa andare meglio di come sta andando ora.
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CORONAVIRUS:
TRA SCIENZA E RAGIONE
di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista
IN QUESTO MOMENTO, QUASI IL 10% DI CHI È RISULTATO POSITIVO È IN TERAPIA INTENSIVA, NON RESPIRA AUTONOMAMENTE. QUESTE PERSONE HANNO IL TEMPO PER PENSARE E PER AVERE PAURA. TANTA. PERCHÉ NON RESPIRARE È SPAVENTOSO. E LA SCIENZA DOV’É? 14
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ambieremo. Quando questa emergenza, che nessuno ha ancor il coraggio di chiamare pandemia sarà passata, la nostra società sarà diversa. Forse, ci renderemo più conto di quali sono le cose importanti e, forse, ci allontaneremo un po’ da quella spocchiosa arroganza che ci fa pensare di avere sempre il controllo e di conoscere tutto, forti delle nostre certezze da non mettere mai in discussione. Sì, parlo della scienza, non di noi comuni mortali, vittime, non carnefici di questa arroganza. E, forse, mi riferisco anche alle istituzioni, pur consapevole che, alla fine, anche le istituzioni sono fatte da uomini. La situazione ci è scappata di mano e ogni gior-
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no decine di persone vengono intubate perché non riescono a respirare autonomamente. Si sentono soffocare, deve essere terribile. Chi lavora negli ospedali mi riferisce di situazioni al limite, con le terapie intensive che scoppiano, con un lavoro di assistenza da svolgere tra le complicazioni dalle mille tutele da prendere per evitare di non essere contagiati a propria volta. Il rapporto operatori sanitari e malati si è rovesciato e servirebbe un miracolo. Servirebbe che, mentre gli operatori sanitari si ammalano, i guariti potessero diventare medici o infermieri. Fantasia e realtà si mescolano al surreale. E non ce la dobbiamo prendere con il governatore che si mette goffamente una mascherina
davanti alle telecamere, o con il suo omologo del Veneto che parla di presunte e strane abitudini alimentari in uso nella popolazione cinese. Tutto ciò rientra nella umana debolezza individuale e, del resto, gli uomini delle istituzioni sono stati scelti da noi, che nemmeno ci stupiamo di questi loro comportamenti, quasi ce li aspettassimo. Uomini e istituzioni. Sì, ma ci sono istituzioni rappresentate da uomini di grande levatura umana, che queste gaffe non le fanno. Dal presidente della repubblica, per restare nella politica, cose del genere non ce le aspettiamo di certo. Ma il problema, come detto, non risiede nella politica, ma nella scienza. Ci torniamo, alla scienza.
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Il comportamento della politica non si può liquidare con la normalità dell’umano errare. Non dobbiamo cadere in questa tentazione in un momento nel quale l’emergenza impone ai politici di scegliere e, scegliendo, diventa inevitabile inciampare. Ai governatori delle Regioni e agli assessori che si stanno prodigando per tutelare la nostra salute va un enorme ringraziamento e ci sentiamo obbligati a guardare ciò che di buono stanno facendo, piuttosto che giudicare le loro umane debolezze. Allo stesso modo il Governo, ed in modo particolare la Presidenza del Consiglio e i ministeri della salute e dell’istruzione hanno dovuto prendere decisioni forti e lo hanno fatto, giustamente, sentendo gli esperti. Gli uomini di scienza. Ma dov’era la scienza mentre il virus, dopo il salto di specie, iniziava a diffondersi in Cina? Il pubblico conosce alcuni dei volti di coloro che vengono indicati dai mass media come i rappresentanti della Scienza. Qualcuno, per esempio, ha costruito notorietà criticando l’omeopatia dall’alto delle sue presunte certezze. Altri volti si sono alternati nei vari canali tv in questi giorni. Ma la scienza, quella vera, quella che sta in laboratorio, dov’era nei mesi scorsi? Sperava che la Cina potesse contenere il virus semplicemente comprimendo le libertà individuali? Oppure lavorava a farmaci antivirali dopo lo spauracchio Sars e l’ancora presente pericolo Mers? Viene da chiedersi perché ci si trovi, adesso, a “provare” farmaci vecchi come quelli utilizzati per l’AIDS o la clorochina, senza adeguate linee guida e protocolli specifici? Le risposte non le ho, ma le domande mi sembrano lecite. Quello che conosco è la comunicazione scientifica. E qui le domande diventano più stingenti. Possibile che non si sia fatta una accurata informazione a tutti gli operatori sanitari, farmacisti 16
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compresi, dei peculiari sintomi che si manifestano con la Covid-19? La cosa fondamentale da fare nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio avrebbe dovuto essere diffondere conoscenza sulla sintomatologia, in modo da riconoscere subito i casi sospetti e distinguerli dalle virosi stagionali. Invece, il paziente 1 è stato dimesso una prima volta dall’ospedale al quale si era rivolto. Poi, rientrato, la diagnosi corretta gli è stata fatta al terzo giorno, quando il focolaio era già partito, proprio all’interno dell’ospedale, si dice. E quanti altri casi avrebbero potuto essere riconosciti prima attraverso un’attenta analisi della sintomatologia? Mal di gola iniziale, tosse secca, estrema debolezza. Contagiati asintomatici, senza febbre. Leggo da post diventati virali su whatsapp e di dubbia autenticità informazioni che, a noi farmacisti, avrebbero dovuto giungere tre mesi fa dalle istituzioni scientifiche. C’è da chiedersi, ancora, chi siano queste istituzioni scientifiche. I volti noti televisivi dei virologi di fama mediatica? Le riviste accreditate nelle quali i ricercatori fanno a gara per pubblicare in modo da acquisire punteggi utili per i concorsi? Alla fine di tutto ciò, cambieremo. Sulla pelle di chi oggi sta soffrendo in solitudine e in isolamento, intubato nelle terapie intensive stracolme dei nostri ospedali. La scienza vera, oggi, è con loro, sul campo, scafandrata. Tante ore al giorno, altro che turni. La scienza vera è fatta dagli infermieri in pensione che tornano sul campo di battaglia, senza pensare a quanto saranno pagati per questo sforzo. La scienza vera sono, oggi, le mogli e i figli degli operatori sanitari che non vedono da settimane i propri cari che potrebbero contagiarli. Il resto, è scienza falsa. Scienza che non ci ha saputo informare e tutelare. Scienza da cambiare. Poi.
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PROFESSIONE FARMACIA
QUESTA RIFLESSIONE, DI UN GIOVANE COLLEGA ABRUZZESE, PARTE CON FORZA DA UNA FRASE CHE GLI È CAPITATO DI ASCOLTARE DA FARMACISTI COETANEI: “SONO SCORAGGIATO, MI SONO PENTITO DI AVER INTRAPRESO QUESTO PERCORSO PROFESSIONALE”.
ORGOGLIOSAMENTE
FARMACISTI
di Francesco Ferro Russo Presidente e fondatore di Agifar Abruzzo
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n un presente drammatico, dovuto all’emergenza Covid-19, abbiamo ancora una volta dimostrato quanto la farmacia ed il farmacista risultino il primo presidio dove il paziente si rifugia, in qualità di inestimabile snodo operativo per assicurare il diritto alla salute.
No colleghi, questa frase non possiamo accettarla. La nostra vera sfida sarà riappropriarci della fiducia e dell’orgoglio che sono peculiari della nostra professione; solo così potremo riscattarla agli occhi dei decisori politici ed affermarci come una categoria coesa, anche attraverso la gestione unanime di delicate questioni sindacali. Nuovo COLLEGAMENTO
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PROFESSIONE FARMACIA
Vi riporto un aneddoto: l’altro giorno uno stimato rappresentante mi diceva come avesse visto la nostra figura “evolversi”, nella sua auto-considerazione, da professionista elitario a commerciante sfiduciato. Certo, i cambiamenti in termini di marginalità e gestione sono innegabili, ma lo è altresì la nostra grande capacità di reinventarci nel tempo, riconosciutaci dagli oltre 800 anni di storia della professione. Occupazione, formazione e consapevolezza: queste sono le tre parole chiave per recuperare il nostro futuro e che potrebbero trovare una sintesi perfetta nella definitiva realizzazione della “farmacia dei servizi”. La vera sfida culturale per noi sarà quella di comprendere che per essere indipendenti bisognerà necessariamente essere interdipendenti. Possiamo chiamare questo fenomeno come preferiamo: “strutturare un network” o “fare rete”. Io amo definirlo più semplicemente “unità di intenti”. In un presente drammatico, dovuto all’emergenza Covid-19, abbiamo ancora una volta dimostrato quanto la farmacia ed il farmacista risultino il primo presidio dove il paziente si rifugia, in qualità di inestimabile snodo operativo per assicurare il diritto alla salute. Abbiamo sì garantito la dispensazione di beni primari come i farmaci, ma anche una corretta informazione ed educazione alle norme diffuse dal Ministero per limitare i contagi. A testa alta, dobbiamo onorare questa grande responsabilità sociale, determinati nel rappresentare una fonte di conforto e consapevoli nell’assumerci notevoli rischi, al fine unico di poter operare senza sosta al servizio della popolazione. Il nostro è un ruolo delicato, finalmente sottolineato nei giorni scorsi a vari livelli istituzionali, in merito agli sforzi profusi come "professionisti in trincea” su tutto il territorio nazionale. Noi, insieme alla famiglia Agifar, condividiamo l’onere di perseguire il riconoscimento della nostra figura, al fianco delle altre associazioni di categoria.
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In Abruzzo siamo partiti due anni fa. Eravamo “quattro amici al bar” e contiamo oggi 106 iscritti: un sogno, trasformato in progetto e divenuto realtà attraverso tanta dedizione ed impegno, tra corsi di aggiornamento ed iniziative di prevenzione sul territorio. Lo dobbiamo a chi si avvicina a questa nobile professione e non deve in alcun modo sentirsi pentito di averlo fatto, tutt’altro. In Agifar come in farmacia, partecipare significa vincere. Presenti ormai su tutto il territorio italiano, queste associazioni fanno riferimento alla Federazione Nazionale (Fenagifar), che si fa promotrice di quella rete trasversale di rapporti e progetti formativi per dare ai giovani qualcosa di concreto in cui identificarsi. Le nuove sfide richiedono lo studio di nuovi mezzi da mettere a disposizione per vincerle: noi farmacisti lo sappiamo e ci muoviamo uniti verso questa direzione. Concludo la riflessione ricordando quella che, a mio parere, rappresenta da sempre la più grande ricchezza del farmacista: il nostro valore, reale e percepito, è direttamente proporzionale al tempo che dedichiamo con passione e preparazione alle persone che hanno bisogno di noi, sovente anche al di fuori del presidio stesso. Benché sia ormai una realtà aziendale a tutti gli effetti, la farmacia rimane infatti una delle poche attività di riferimento dove l’empatia vale ancora più dei numeri. Fin quando non perderemo di vista ciò, rimarremo una risorsa insostituibile sul territorio nel fornire sempre il consiglio più adeguato e nell’accompagnare il paziente con “l’ipotesi migliore di risposta” al suo problema, per citare una mia carissima collega. Curarci del paziente rimane la nostra vocazione primaria e lì risiede la chiave per indossare ogni giorno il camice, onorare il caduceo ed essere “orgogliosamente farmacisti”. Questo lo dobbiamo in primis a noi stessi, così da poter offrire alle generazioni future qualcosa per cui lottare nonché gli strumenti adeguati per farlo.
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PROFESSIONE FARMACIA
LA PRIMA LINEA
DEI FARMACISTI di Alice Loreti, farmacista
POCO MENZIONATI DALLA STAMPA E DALLE ISTITUZIONI, NOI FARMACISTI, ANCORA UNA VOLTA, SIAMO STATI APPREZZATI E RINGRAZIATI QUASI UNICAMENTE DAI NOSTRI CLIENTI. IN QUESTA SCORAGGIANTE SITUAZIONE DI ABBANDONO, ABBIAMO VOLUTO RACCOGLIERE LO SFOGO DI UNA COLLEGA PIEMONTESE E FARLO NOSTRO, CONVINTI CHE ESSO RAPPRESENTI LA VOCE DI UNA INTERA CATEGORIA CHE, ANCORA PIÙ DI PRIMA, NECESSITA DI ESSERE VALORIZZATA
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PROFESSIONE FARMACIA
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ell’Italia delle contraddizioni esiste una classe di operatori sanitari spesso poco citata: i farmacisti. Il farmacista, nell’ottica comune, viene spesso inquadrato come addetto all’erogazione di terapie e quando va male è ricordato solo come un semplice commesso. In un momento di completa crisi del paese, il farmacista è ancora poco menzionato e le tutele per la categoria, purtroppo, sono ancora poche. Nel periodo in cui tutti i media hanno concentrato l’attenzione sulla pandemia da Coronavirus, la figura del farmacista è stata menzionata solo alla comunicazione del primo farmacista deceduto a causa di COVID-19. Nella nostra Italia delle contraddizioni troviamo operatori sanitari di qualsiasi genere che continuano a lavorare senza sosta per poter dare onore al proprio giuramento e poi ci siamo noi, farmacisti, che continuiamo con ogni sforzo possibile a portare avanti l’attività. Abbiamo rispolverato l’arte del farmacista riprendendo in mano il nostro vero ruolo: farmacisti preparatori, rimettendo in auge le nostre competenze tecnico scientifiche per sopperire alla carenza di gel disinfettanti a base alcolica. Abbiamo dovuto sorridere quando non c’era troppo da sorridere e portare un po’ di conforto ai nostri cari clienti/pazienti, abbiamo comunicato, ci siamo arrabbiati, abbiamo continuato con pazienza a spiegare in farmacia, attraverso i social e non solo, cercando di non mostrare segni di fragilità nei confronti della nostra famiglia. Quando i primi casi positivi di Coronavirus hanno iniziato a diffondersi anche tra noi operatori sanitari, l’allarmismo si è fatto vivido e i nostri sorrisi stavano scemando, il nostro lavoro in prima linea però è continuato. Abbiamo nascosto il nostro viso dietro mascherine per troppo
tempo, quando le mascherine erano disponibili, abbiamo fatto risuonare la nostra voce per poterci mettere in sicurezza e per rendere sicuri chi entrava nella nostra farmacia. Abbiamo avuto critiche, remore, ma abbiamo continuato a lavorare e fare il nostro mestiere anche senza le adeguate protezioni che continuavamo a richiedere. Abbiamo iniziato a prendere sempre più misure di sicurezza e le distanze si sono fatte sempre più consistenti, abbiamo iniziato ad aggiungere delle catene, dei divisori e poi delle barriere di plexiglass. Siamo arrivati al punto di richiedere il servizio a battenti chiusi continuando a fare il nostro lavoro sperando che potesse rendere più sicuro il nostro operato. Abbiamo continuato, lottato e lavorato al fine di garantire il servizio. Abbiamo cambiato le nostre priorità e abbiamo iniziato ad indossare anche noi l’armatura da supereroi: quella fatta di coraggio. Ora attendo con impazienza la liberazione, attendo il momento per poter ricominciare a fare la FARMACISTA con il sorriso stampato sulle labbra e finalmente essere contenta di guardarmi indietro pensando che sia stato solo un brutto sogno. Aspetto gli abbracci dei familiari e la stretta di mano dei miei cari vecchietti in farmacia. “Ce la faremo” continuo a ripetere, abbiamo lottato, combattuto e come professionisti sanitari in prima linea avremo i nostri risultati. Torneremo ad essere liberi e le distanze si ridurranno, saremo più uniti, più collaborativi, più forti e motivati a rendere davvero migliore la nostra missione di farmacista. La gloria non è mai stata dalla nostra, questa non è la guerra, ma un momento di svolta. Ce la faremo.
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SALUTE E NUTRIZIONE
DALLA GENOMICA NUTRIZIONALE AL MICROBIOTA INTESTINALE:
LE NUOVE FRONTIERE NELLA PERSONALIZZAZIONE DEI REGIMI ALIMENTARI
di Vincenzo Sorrenti, Neurofarmacologo, PhD Professore a contratto di Farmacologia, Università degli Studi di Padova Specialista in Discipline -Omiche e Medicina Personalizzata Consulente Nutrizionale e Nutraceutico, Solgar Scientific Board
NUTRIZIONE PERSONALIZZATA: "UNA MISURA NON VA BENE PER TUTTI" in dai tempi antichi, l'alimentazione è sempre stata considerata una condizione essenziale per mantenere una buona salute. Ippocrate di Kos, il padre della medicina, disse nel 460 aC: "Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo". Le sue osservazioni hanno portato a prove associative tra alimentazione e salute evidenziando come il cibo può interferire con la fisiologia del nostro corpo non solo agendo come un fornitore di energia ma come un modulatore dell'equilibrio salute/malattia in un modo diverso per ogni individuo a seconda delle caratteristiche personali.
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In qualche modo può essere considerato il preconizzatore della moderna genomica nutrizionale. La genomica nutrizionale è una nuova branca della medicina nutrizionale basata sugli studi di genomica funzionale e medicina personalizzata. Attraverso l’analisi ampliata dei dati biochimici di ciascun individuo con dati genomici e legati al microbiota intestinale, è possibile oggi personalizzare l’alimentazione su ciascun individuo. Grazie alle nuove scoperte nel campo della nutrizione e allo sviluppo delle discipline -omiche (genomica, proteomica, metagenomica, epigenomica, etc.), la nutrizione umana ha subito
SALUTE E NUTRIZIONE
profondi cambiamenti negli ultimi decenni, consentendo di personalizzare strategie alimentari su misura per ciascun individuo, sia in termini di un approccio dietetico personalizzato basato su informazioni genomiche di ogni individuo, che grazie alle numerose scoperte sull'influenza del microbioma sulla nostra salute. È fondamentale considerare che sebbene i nutrienti agiscano modulando alcune funzioni fisiologiche in modo dose-dipendente, ogni individuo risponde in maniera diversa a seconda delle sue caratteristiche genotipiche e fenotipiche. Pertanto, le dosi giornaliere raccomandate suggerite dalle linee guida nutrizionali internazionali, basate su studi su grandi popolazioni piuttosto che su genotipi o fenotipi specifici, dovrebbero essere utilizzate con sufficiente flessibilità per tenere conto della pletora di fattori genetici, epigenetici e ambientali che contribuiscono alla salute/malattia in ogni individuo. L'approccio nutrizionale standardizzato - preferibilmente correlato alle linee guida per un'alimentazione sana come quelle stabilite dall'OMS piuttosto che ai dosaggi giornalieri raccomandati in termini di calorie giornaliere, micronutrienti e macronutrienti - deve essere ampliato considerando l'influenza che i fattori genetici, ambientali e microbiota hanno su ogni individuo, per ottimizzare le scelte nutrizionali e nutraceutiche e promuovere la salute di ciascun individuo in base alle sue proprie caratteristiche. GENOMICA NUTRIZIONALE: NUTRIGENETICA E NUTRIGENOMICA A livello genetico, due nuove discipline scientifiche correlate strettamente tra loro, analizzano le intricate relazioni tra nutrienti, geni e sistemi biologici: la nutrigenetica e la nutrigenomica. La nutrigenetica mira a capire come il nostro background genetico può modulare l'assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l'eliminazione dei nutrienti, influenzando la risposta alla dieta. La nutrigenomica si concentra sulla sensibilità individuale ai nutrienti in termini di influenza sull'espressione genica e proteica e, successivamente, sulla produzione di metaboliti, fornendo così informazioni attuabili sugli effet-
ti della alimentazione e consentendo efficaci strategie per migliorare la salute e il benessere dell’individuo. Questi due termini sono strettamente correlati e dovrebbero essere considerati come una singola entità chiamata "Genomica nutrizionale" quando applicata alle analisi nutrizionali cliniche. Una delle applicazioni più utili della genomica nutrizionale è sicuramente nella realizzazione di regimi dietetici per le prestazioni sportive. Al giorno d'oggi, ogni atleta deve coniugare l'attività fisica con un regime dietetico personalizzato per massimizzare la crescita muscolare e le prestazioni atletiche. La variabilità genetica tra individui può influenzare la forza muscolare, l'elasticità, la struttura scheletrica, la dimensione del cuore e del polmone, ecc., portando a diversi fenotipi umani, influenzando in definitiva le prestazioni sportive. L'analisi genetica dimostra che le probabilità che un individuo abbia un genotipo ideale per le massime prestazioni sportive è inferiore a 1 su 20 milioni. I fattori genetici rappresentano circa il 50-80% della variazione interindividuale della massa corporea e questo ha un impatto essenziale sulla risposta della crescita muscolare. Inoltre, le funzioni endocrine, la composizione delle fibre muscolari, gli aspetti psicologici e la nutrizione possono avere differenze associate al genotipo e influenzare le prestazioni atletiche. In particolare, le influenze tra geni e nutrienti possono influenzare la disponibilità di quest’ultimi e, di conseguenza, gli effetti sul nostro organismo. La quantità e il tipo di macronutrienti (carboidrati, lipidi e proteine) in un regime nutrizionale personalizzato è cruciale per le funzioni muscolari e le prestazioni sportive. Negli ultimi anni sono stati compiuti progressi significativi nella descrizione di come la variabilità genetica possa influenzare l'assorbimento e le funzioni dei macronutrienti. Numerosi polimorfismi che influenzano i geni essenziali coinvolti nella sintesi proteica (LAT1/2, mTOR, IGF-1), peso corporeo (ACE, FTO, IRS2), assorbimento di carboidrati (GLUT4, TXNIP, MCT1 / 4) e metabolismo lipidico (LPIN1, PPARA, FADS1 / 2, APOE) sono stati evidenziati. Ad esempio, i polimorfismi che influenzano i geni Nuovo COLLEGAMENTO
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tra le serie e periodi di recupero più lunghi. Devono inoltre introdurre quotidianamente alimenti ricchi di manganese (frutti di mare, nocciole, pane integrale), idrossimetilbutirrato (pompelmo, avocado) e acido ascorbico (arancia, kiwi, ribes nero). Sono spesso raccomandati integratori con funzioni antiossidanti e antinfiammatorie come polifenoli (curcumina, resveratrolo, quercetina), coenzima q10, omega-3 e glucosamina. Mentre i polifenoli e il coenzima q10 vanno assunti circa un’ora prima dell’attività fisica per fornire un maggiore stimolo epigenetico antiossidante e favorire le performance sportive, gli omega 3 e la glutammina vanno assunti dopo l’attività fisica per ridurre il dolore post esercizio e favorire il recupero muscolare, agendo sulla modulazione dei processi infiammatori e di riparazione muscolare. Le modalità d’uso dipendono dal singolo individuo tenendo conto delle caratteristiche genotipiche, fenotipiche e ambientali.
SALUTE E NUTRIZIONE
TNF, MCT1, SOD2 sono stati collegati all'aumento dell'affaticamento muscolare e a tempi di recupero più lunghi. Gli atleti portatori di queste mutazioni dovrebbero sostenere l'attività fisica per periodi più brevi con pause sufficienti tra le serie e periodi di recupero più lunghi. Devono inoltre introdurre quotidianamente alimenti ricchi di manganese (frutti di mare, nocciole, pane integrale), idrossimetilbutirrato (pompelmo, avocado) e acido ascorbico (arancia, kiwi, ribes nero). Sono spesso raccomandati integratori con funzioni antiossidanti e antinfiammatorie come polifenoli (curcumina, resveratrolo, quercetina), coenzima q10, omega-3 e glucosamina. Mentre i polifenoli e il coenzima q10 vanno assunti circa un’ora prima dell’attività fisica per fornire un maggiore stimolo epigenetico antiossidante e favorire le performance sportive, gli omega 3 e la glutammina vanno assunti dopo l’attività fisica per ridurre il dolore post esercizio e favorire il recupero muscolare, agendo sulla modulazione dei processi infiammatori e di riparazione muscolare. Le modalità d’uso dipendono dal singolo individuo tenendo conto delle caratteristiche genotipiche, fenotipiche e ambientali. 26
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DIETA E MICROBIOTA INTESTINALE Molte delle discrepanze nutrizionali riscontrate dai professionisti del settore Figura 1 e delle variabilità interindividuali spesso di difficile degli comprensione di risposta Nutrigenomica ad un regime dietetico sono oggi molomega3. Polimorfismi to più chiare grazie genetici che influenzanoalla comprensione delle evidentidegli e complesse interrelazioil metabolismo ni tra dieta, intestino omega3 e i loro benefici e microbiota e il loro effetto collettivo sull’individuo. nell’individuo. Il microbiota intestinale è un ecosistema prospero di microorganismi che popolano il tratto gastrointestinale. Si stima che circa 100 trilioni di batteri, virus, funghi e protozoi vivano in perfetta simbiosi con il nostro organismo. La popolazione batterica è, ad oggi, la più studiata sebbene siano già in atto studi sull’influenza di virus e funghi sulla nostra salute. Circa il 90% dei batteri che risiedono nel tratto gastrointestinale di un’individuo adulto appartiene a 5 phylum principali: i Bacteroidetes caratterizzati da alcuni generi ben noti quali Prevotella e Bacteroides; i Firmicutes a cui appartengono i generi Ruminococcus, Lactobacillus e Streptococcus; gli Actinobacteria, a cui appartiene il genere Bifidobacterium; i Proteobacteria (tutti Gramnegativi e possibilmente patogeni se in eccesso) e i Verrucomicrobia a cui appartiene il genere Akkermansia. I microorganismi che compongono il microbiota intestinale rispondono in modo diverso e specie specifico al tipo di alimento e alla quantità di cibo in dipendenza anche di età, fattori ambientali e geografici mediante meccanismi diretti e indiretti. Alcuni alimenti contengono nutrienti o sostanze funzionali come i polifenoli, che possono interagire direttamente con i microrganismi per promuovere o inibire la loro crescita o possono essere utilizzati sia come substrato per estrarre energia necessaria per l’attività dell’ospite che come precursori nella produzione, da parte dei microorganismi, di metaboliti secondari quali gli acidi grassi a corta catena o molecole
organismo. La popolazione batterica è, ad oggi, la più studiata sebbene siano già in atto studi sull’influenza di virus e funghi sulla nostra salute. Circa il 90% dei batteri che risiedono nel tratto gastrointestinale di un’individuo adulto appartiene a 5SALUTE phylum principali: i Bacteroidetes caratterizzati da alcuni generi ben noti E NUTRIZIONE quali Prevotella e Bacteroides; i Firmicutes a cui appartengono i generi Ruminococcus, Lactobacillus e Streptococcus; gli Actinobacteria, a cui appartiene il genere Bifidobacterium; i Proteobacteria (tutti Gram-negativi e possibilmente patogeni se in eccesso) e i Verrucomicrobia a cui appartiene il genere Akkermansia.
500 - 10.000.000 specie differenti di microrganismi che realizzano una vera simbiosi con l'ospite stesso. Il microbiota di ogni individuo ha una specifica "impronta digitale batterica". Esiste tuttavia un core di almeno 57 specie batteriche che può essere considerato comune a tutti. Nell'intestino umano sono riconosciuti cinque filum batterici prevalenti: I. Bacteroidetes: Prevoltella, Bacteroides, Alistipes, Porphyromonas II. Firmicutes: Blautia, Coprococcus, Dialister, Lachnospiraceae, Faecalibacterium, Roseburia, Ruminococcus, Clostridia, Lactobacillus, Enterococcus, Streptococcus III. Actinobacteria: Bifidobacterium, Actinomices, Slakia IV. Verrucomicobia: Akkermansia V. Procteobacteria: Desulfovibrio, Enterobacter, Oxalobacter, Pseudomonas, Salmonella, Kleibisellia, Escherichia-shigella
Figura 2 o Box 1: Il microbiota intestinale: una panoramica dei principali filum batterici e relativi una Figura 2 o Box 1: Il microbiota intestinale: generi.
panoramica dei principali filum batterici e relativi generi.
derivate dai fitocomplessi che svolgono molte-
lignina, pectina, cellulosa e fruttoligosaccaridi
(microbiota accessible carbohydrates) presenti nella fibra alimentare che ricoprono un ruolo cruciale nel mantenere un ecosistema microbico prospero. I MACs quali amido resistente, inulina,
ad esempio, sono state associate ad un'alta prevalenza del genere Prevotella. D'altra parte, nei soggetti con elevato consumo di carne, prevale il genere Bacteroides.
I microorganismi cheper compongono il microbiota intestinale rispondono in modo diverso e specie specifico al plici funzioni chiavi la salute dell’ospite. (FOS) sono principalmente derivati da fonti tipo di alimento alla quantità di cibo in dipendenza anchema dianche età, fattori ambientali geografici Questi aspetti ciepermettono di comprendere vegetali, animali, fungine eealgali nella mediante che le interazioni da dieta e microbiota sono dieta e raggiungono l'intestino crasso nelle loro i polifenoli, meccanismi diretti e indiretti. Alcuni alimenti contengono nutrienti o sostanze funzionali come bidirezionali, altamente complesse ma al tempo forme non digerite fungendo da substrati per i o possono che possono interagire direttamente con i microrganismi per promuovere o inibire la loro crescita stesso riproducibili. microbi del colon. Attraverso una prima degraessere utilizzati sia dieta comealla substrato per estrarre necessaria per l’attività come precursori Il contributo della modulazione del energia dazione enzimatica liberanodell’ospite glucosio e che seguennella produzione, parte dei microorganismi, di metaboliti secondari quali gli acidimicrobica grassi a corta catena o microbiota e il suodaruolo cruciale nel dirigere do con i processi di fermentazione molecole derivate dai fitocomplessi che molteplici funzioni chiavidiper la salute dell’ospite. lo sviluppo del microbiota è evidente sinsvolgono dalla portano alla formazione molecole note come nascita, quando durante l’allattamento la maacidi grassi a corta catena (SCFAs) quali il butirQuesti aspetti ci permettono di comprendere che le interazioni da dieta e microbiota sono bidirezionali, dre fornisce al neonato gli oligosaccaridi del rato, acetato, propionato, lattato, etc. iniziando altamente complesse ma al tempo stesso riproducibili. latte umano (HMO) molecole necessarie per la una complessa rete metabolica che si interseca Il maturazione contributo della dieta alla modulazione del microbiota e il suo ruolo cruciale nel dirigere lo sviluppo del del microbiota del neonato, concon la biochimica del nostro organismo modumicrobiota è evidente sin dalla quando durante l’allattamento madre fornisceallo al neonato gli tinuando con l’introduzione di cibinascita, solidi che lando meccanismi legati la all’infiammazione, favoriscono ladel proliferazione microbica poi stress ossidativo e alla regolazione immunitaria.del neonato, oligosaccaridi latte umano (HMO) per molecole necessarie per la maturazione del microbiota continuare a modificarsi in diversità e tipologia È di rilevante importanza inserire giornalmente, continuando con l’introduzione di cibi solidi che favoriscono la proliferazione microbica per poi continuare a durante la vita dell’individuo a seconda del tipo nei nostri regimi dietetici, una quantità di fibre modificarsi in diversità e tipologia durante la vita dell’individuo a seconda del tipo di alimentazione che il di alimentazione che il soggetto fornisce ai suoi intorno ai 30g/die preferendo quelle derivate soggetto fornisce ai suoi “amici” simbiotici. “amici” simbiotici. da frutta, verdura e in ultimo, cereali integrali Un assioma chiave in un’ottica di salute e longevità è chegerme maggiore è la diversità microbica migliore è la salute Un assioma chiave in un’ottica di salute e loncon di grano ai fini di nutrire correttagevità è che maggiore è ladiversità diversità del microbica mente i nostri microorganismi che a loro dell’individuo e la ridotta microbiota di popolazioni Occidentali rispetto alle volta popolazioni meno migliore è la salute dell’individuo e la ridotta diprodurranno molecole benefiche per il nostro industrializzate è principalmente legata alla carenza nella dieta di carboidrati accessibili al microbiota o MACs versità del microbiota di popolazioni Occidentali organismo. Tra i fattori di rischio importanti che (microbiota accessible carbohydrates) presenti nella fibra alimentare che ricoprono un ruolo cruciale nel rispetto alle popolazioni meno industrializzate alterano la composizione del microbiota, le mantenere un ecosistema prospero. quali amidohanno resistente, inulina, lignina, pectina, è principalmente legata allamicrobico carenza nella dieta I MACs abitudini alimentari un effetto cruciale. Le cellulosa e fruttoligosaccaridi (FOS) sono principalmente fonti vegetali, ma anche animali, fungine di carboidrati accessibili al microbiota o MACs diete derivati ricche di da polisaccaridi di origine vegetale,
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Anche l’attività fisica ha un effetto sul microbiota. Alcuni studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico è in grado di modulare la sintesi di SCFA, esercitando una particolare influenza sulla produzione di butirrato mediante un aumento relativo di alcuni generi batteri che li producono quali Faecalibacterium e Lachnospiraceae. Riassumendo, le informazioni derivate dalle analisi del genoma e del microbiota intestinale devono, oggigiorno, essere integrate alle analisi di routine che si eseguono per caratterizzare un regime dietetico specifico per ciascun individuo. La conoscenza approfondita di queste nuove discipline scientifiche permette di comprendere quali sono le esigenze nutrizionali di ogni persona massimizzando il beneficio derivato dalla alimentazione e riducendo al minimo errori relativi alla scelta di alimenti non adatti a quel soggetto specifico. Nel prossimo numero analizzeremo l’importanza di una classe di molecole non nutrienti, i polifenoli, che hanno un enorme impatto sulla nostra salute attraverso meccanismi epigenetici e legati alle interazioni con il microbiota intestinale. 28
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L’ELETTROFILATURA
di Silvia Pisani, PhD IRCCS Policlinico San Matteo e Università degli Studi di Pavia silvia.pisani01@universitadipavia.it
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l mondo della ricerca è in continua evoluzione per trovare soluzioni sempre più “smart” ed efficaci in grado di risolvere o attenuare le patologie dei pazienti. L’obiettivo primario è quello di realizzare prodotti farmaceutici a rilascio controllato di farmaco in modo da ridurre sia il numero di somministrazioni ma anche in grado di agire solo selettivamente sul tessuto e/o organo bersaglio, andando a evitare tutti quelli che sono gli eventuali effetti collaterali. Molte altre problematiche legate alle caratteristiche chimofisiche del farmaco rendono quest’ultimo poco
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performante; tra queste ricordiamo la poca solubilità nei fluidi biologici, il peso molecolare che può interferire con il corretto assorbimento da parte delle membrane biologiche e la velocità di escrezione che non permette il raggiungimento del giusto regime di dosaggio. Lo sviluppo di innovative tecniche di produzione ha permesso di realizzare nuovi Drug Delivery Systems (DDSs) (Sistemi di Somministrazione di Farmaci) in grado di superare quelle che sono attualmente le problematiche legate alle forme farmaceutiche tradizionali [1].
LA RICERCA SI RACCONTA
Focalizziamo qui l’attenzione su una particolare tecnica di produzione usata sia in ambito farmaceutico che biomedicale: il processo di Elettrofilatura conosciuto in ambito scientifico come Electrospinning (ES). L’elettrofilatura è un metodo continuo, riproducibile e scalabile a livello industriale che, lavorando attraverso l’applicazione di un campo elettrico, è in grado di produrre fibre di dimensioni nanometriche (per rendere l’idea una cellula umana ha dimensioni di circa 150 micrometri, cioè 150.000 nm che sono 1.5 x 10-4 m) a partire da soluzioni contenenti il farmaco e il polimero di supporto. Un basico setup dello strumento (Figura 1,a) è costituito da un sistema siringa-pistone dove viene alloggiata la soluzione da elettrofilare, uno spinneret metallico connesso alla sorgente di voltaggio elettrico e un collettore metallico di raccolta. Quando viene applicato un campo elettrico in grado di superare la tensione superficiale della soluzione polimerica, quest’ultima si carica superficialmente e crea un getto uniforme e continuo. Durante il tragitto spinneret-collettore percorso dal getto polimerico si ha evaporazione del solvente e deposizione delle fibre ottenute sul piatto di raccolta [2]. A livello macroscopico quello che noi recuperiamo dallo strumento è una lamina di spessore variabile (da pochi mm a qualche cm) con superficie omogenea ma in realtà la nanostruttura interna è composta da un intricato network di fibre tridimensionali interconnesse tra di loro (Figura 1,b).
Variando opportuni parametri di processo è possibile ottenere fibre di dimesioni, porosità e orientamento adatti alla specifica applicazione richiesta. La tecnica risulta assai vantaggiosa in quanto è molto rapida e permette di ottenere un campione già secco (cioè senza la presenza di solvente) in modo da poter evitare successivi e costosi processi di essicazione. Le nanofibre ottenute hanno la peculiarità di avere un’elevata area superficiale in rapporto al loro volume, caratteristica che le rende un ottimo veicolo per aumentare l’area di contatto e quindi la solubilità di molti farmaci idrofobici. Inoltre proprio grazie alle loro caratteristiche sopra citate, queste strutture nanofibrose sono in grado di mimare le dimensioni e la struttura della membrana extracellulare (ECM) fisiologica, proprietà che le rende quindi molto usate anche nell’ambito della medicina rigenerativa e dell’ingegneria tissutale. Rimanendo nell’ambito farmacologico per il DDSs, queste strutture nanofibrose hanno trovato larga applicazione come sistemi terapeutici somministrabili per via orale, sublinguale, topica e come sistemi impiantabili nell’uomo. Come forma farmaceutica per via orale, le nanofibre caricate di farmaco possono essere compattate in modo da creare delle forme simili a quelle delle classiche compresse [3] oppure possono essere inserite all’interno di capsule per una maggiore protezione dell’attivo nel tratto gastrico. Le forme per la via sublinguale invece sono dei sottili films o tablets a veloce solubilizzazione
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per un rilascio immediato del principio attivo particolarmente indicate per pazienti con problematiche di deglutizione. L’uso delle nanofibre come forma di trattamento topico-cutanea è spesso sfruttata per la cura di ferite superficiali in modo da ottenere un rilascio prolungato di agenti in grado di velocizzare la guarigione della lesione evitando al contempo l’insorgenza di pericolose e ricorrenti infezioni. Infine gli impianti o scaffolds usati maggiormente in ambito biorigenerativo, sono formulati con particolari polimeri biocompatibili e non immunogenici e sono in grado di fornire al paziente una triplice azione: un’attività di sostegno puramente meccanica nel sito di inserimento, un’azione farmacologica dovuta al rilascio del principio attivo inserito all’interno delle fibre e una funzione di promozione della proliferazione e crescita cellulare grazie alla particolare struttura simile alla ECM. In letteratura scientifica sono riportati numerosi lavori sperimentali riguardanti l’uso della tecnica di Elettrofilatura per il rilascio di differenti tipi di farmaci tra cui antibiotici, anti-infiammatori, macro- e micromolecole, proteine e vaccini. Quale concreto vantaggio risulta dall’utilizzo di queste forme farmaceutiche per il rilascio di farmaci? Prendiamo in analisi le patologie da infezione batterica, considerate al momento una delle maggiori cause di morte a livello globale. È stato evidenziato in diversi studi sperimentali come la veicolazione di agenti antimicrobici attraverso le nanofibre abbia apportato notevoli vantaggi in termini di eradicazione dell’infezione e riduzione nella formazioni di biofilm batterici. Questi promettenti risultati potrebbero permetterci di trovare soluzioni in grado di superare l’attuale problematica di resistenza agli antibiotici da parte di numerosi ceppi batterici coinvolti in patologie potenzialmente letali [4]. Inoltre l’importante azione antibatterica delle nanofibre impiegata non è data solo dalla loro ottima capacità di rilascio dell’antibiotico e dalla
LA RICERCA SI RACCONTA
loro particolare nanostruttura superficiale in grado di sfavorire l’adesione batterica ma anche dalla loro formulazione; infatti la maggior parte delle nanofibre impiegate in questo campo sono costituite da polimeri ad attività antibatterica intrinseca (esempio il chitosano e derivati della cellulosa) oppure possono essere integrate in fase produttiva con nanomateriali costituiti da metalli nobili o ossidi metallici dalle riconosciute proprietà antibatteriche in modo da ottenere un effetto sinergico amplificato. Riportando degli esempi pratici recentemente pubblicati su riviste scientifiche internazionali, sono state formulate nanofibre a base di acetato di cellulosa integrate con Argento e testate su ceppi di batteri Gram-positivi (S.Aureus) e Gramnegativi (E.Coli e P.Aeruginosa); dopo 18 ore di incubazione dei batteri con queste nanostrutture non sono state registrate colonie batteriche e il numero dei batteri si è ridotto del 99.9%[5]. In un altro lavoro invece, sono state preparate nanofibre a base di un copolimero biocompatibile e biodegradabili approvato per l’uso umano anche dall’ FDA (Food and Drug Administration – USA), veicolanti gentamicina (antibiotico amminoglicosidico dalla poca biodisponibilità per via orale e con vari effetti collaterali sistemici tra cui ototossicità e nefrotossicità). Lo scopo del lavoro è stato quello di realizzare una formulazione ad uso topico per la cura di estese lesioni superficiali infette in modo da avere un effetto solo locale, evitando la somministrazione sistemica, ma allo stesso tempo ottenere un rilascio controllato e prolungato del farmaco per ridurre notevolmente la frequenza di somministrazione dell’antibiotico, migliorare la compliance da parte del paziente e migliorare l’effetto terapeutico globale evitando la formazione di recidive batteriche. Rispetto al farmaco libero, la gentamicina veicolata nelle nanofibre ha mostrato un rilascio prolungato per più di 10 giorni e un’attività antibatterica contro E. Coli e S. Aureus già dopo 1 ora di contatto con le colonie batteriche [6]. In commercio sono attualmente registrati alcuni
prodotti a base di nanofibre esclusivamente per applicazione cutanea [7] e cinque sono invece gli studi approvati nel database dei clinical trials inerenti alla valutazione di efficacia delle nanofibre per uso clinico sull’uomo (https://clinicaltrials.gov/). Questi ultimi progetti riguardano al momento lo studio dell’attività antimicrobica e/o strutturale di nanofibre in campo odontoiatrico. La tecnologia di Elettrofilatura rimane ancora prettamente confinata al campo della ricerca e della prototipizzazione ma, i promettenti dati fin ora ottenuti, le molteplici potenzialità della tecnologia produttiva e le prime prove di efficacia dimostrate dai prodotti testati sul mercato, ci fanno ben sperare in un prossimo uso più diffuso di queste nanofibre anche a livello clinico in differenti ambiti applicativi. Referenze
1. Lamprou, D.A.; Singh, T.R.R.; Larraneta, E.; Donnelly, R.F. How innovative drug delivery devices can help realize clinical utility of new effective therapies. Expert Opin Drug Deliv 2019, 16, 1277-1281, doi:10.1080/17425247 .2019.1689956. 2. Pisani, S.; Dorati, R.; Conti, B.; Modena, T.; Bruni, G.; Genta, I. Design of copolymer PLA-PCL electrospun matrix for biomedical applications. Reactive and Functional Polymers 2018, 124, 77-89, doi:https://doi.org/10.1016/j. reactfunctpolym.2018.01.011. 3. Poller, B.; Strachan, C.; Broadbent, R.; Walker, G.F. A minitablet formulation made from electrospun nanofibers. European Journal of Pharmaceutics and Biopharmaceutics 2017, 114, 213-220, doi:https://doi. org/10.1016/j.ejpb.2017.01.022. 4. Rasouli, R. Advances in nanofibers for antimicrobial drug delivery. 2018. 5. Son, W.K.; Youk, J.H.; Park, W.H. Antimicrobial cellulose acetate nanofibers containing silver nanoparticles. Carbohydrate polymers. 2006, 65, 430-434, doi:10.1016/j. carbpol.2006.01.037. 6. Pisani, S.; Dorati, R.; Chiesa, E.; Genta, I.; Modena, T.; Bruni, G.; Grisoli, P.; Conti, B. Release Profile of Gentamicin Sulfate from Polylactide-co-Polycaprolactone Electrospun Nanofiber Matrices. Pharmaceutics 2019, 11, 161, doi:10.3390/pharmaceutics11040161. 7. Kaur, M.U.W.P.K.P. Nanofiber for sublingual delivery. International Journal of Bio Pharma Research 2019, 8, doi:https://doi.org/10.21746/ijbpr.2019.8.9.1.
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VETERINARIA
USO TERAPEUTICO DELL’ OLIO DI PESCE NEGLI ANIMALI DA COMPAGNIA
DESCRIVIAMO ALCUNE INDICAZIONI TERAPEUTICHE, SUPPORTATE DA RECENTI SUDI SCIENTIFICI, DELL’OLIO DI PESCE NEI CONFRONTI DI ALCUNE PATOLOGIE COMUNI NELLA POPOLAZIONE CANINA cura della prof.ssa Giorgia Meineri Dipartimento di Scienze veterinarie- Università di Torino giorgia.meineri@unito.it
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e conoscenze dei benefici degli acidi grassi polinsaturi (PUFAs) contenuti nell’olio di pesce risalgono, negli esseri umani, all’inizio del secolo scorso quando alcuni ricercatori studiarono la popolazione eschimese della Groenlandia e svolsero indagini sulle loro abitudini alimentari. Alcuni studiosi inglesi negli anni ‘70 approfondirono queste prime osservazioni indicando gli eschimesi come probabilmente il popolo più carnivoro della Terra; infatti essi sopravvivono unicamente grazie al consumo di pesce e, in minor misura di carne. Dopo aver analizzato le concentrazioni plasmatiche di trigliceridi e di lipoproteine (pre-β lipoproteine,cioè lipoproteine a densità molto bassa) della popolazione eschimese, gli studiosi scoprirono che erano inferiori
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rispetto alle concentrazioni di una popolazione di controllo danese . Venne poi descritta da questi ricercatori la rarità delle cardiopatie ischemiche nella popolazione eschimese e si ritenne che ciò fosse in relazione all’effetto antiaterogenico degli oli di origine marittima ricchi di acidi grassi PUFAs omega-3 che venivano consumati. Successivamente a queste prime osservazioni condotte sull’ uomo, sono stati effettuati numerosi studi e ricerche cliniche sul metabolismo degli omega-3 PUFAs negli animali domestici . I PUFAs omega-3 , in particolare EPA e DHA, hanno un impatto sulla salute umana e degli animali da compagnia poiché si è scoperto che agiscono sui meccanismi coinvolti nel ridurre l'infiammazione e nella modulazione dell’espressione genica.
VETERINARIA
Siccome l’infiammazione fornisce una base per molti squilibri cronici, adeguate quantità di omega-3 PUFAs nella dieta come l'EPA e DHA sono attualmente ritenute essenziali per il mantenimento di numerose funzioni di organi e tessuti. Tali funzioni includono la salute della pelle, dei reni, del tratto gastrointestinale, dei tessuti neurali, del sistema cardiovascolare e delle ossa. Inoltre si sono scoperti benefici nel miglioramento della funzione cognitiva, della funzione immunitaria e la prevenzione alterazioni del metabolismo dei nutrienti che possono portare al diabete mellito ed a diversi tipi di cancro. Di conseguenza al giorno d’oggi i nutrizionisti raccomandano di aumentare l’assunzione di pesce ricco di questi composti . Nella pratica veterinaria degli animali da compa-
gnia l'uso di PUFAS omega-3 in passato era di interesse soprattutto per gli animali con disturbi infiammatori della pelle. Oggigiorno numerosi progressi sono stati fatti per quanto riguarda gli interventi dietetici riguardanti l'uso di omega-3 PUFAs nella medicina veterinaria degli animali da compagnia. La maggior parte degli studi sono stati condotti con oli di pesce contenenti EPA e DHA come fonti di omega-3 PUFA. In questo articolo verranno di seguito descritti gli utilizzi terapeutici dell’olio di pesce nei seguenti disturbi clinici dei cani: disturbi infiammatori della pelle, disturbi cardiovascolari, disturbi renali, osteoartrite e disturbi delle articolazioni. Inoltre verranno evidenziate le influenze sulla funzione cognitiva e sul cancro.
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VETERINARIA
DISTURBI INFIAMMATORI DELLA PELLE Alcuni ricercatori hanno condotto un trial randomizzato a doppio ceco con controllo (placebo) su 29 cani affetti da atopia. Per 10 settimane ai cani è stata somministrata per via orale, ogni 24 ore ,una capsula contenente acidi grassi (da 50 a 85 mg di EPA/kg pv e da 35 a 55 mg di DHA/ kg pv) una capsula di olio di lino (200 a 335 mg di olio di lino/kg) o un placebo contenente olio minerale. I punteggi clinici di prurito e alopecia e le caratteristiche del pelo sono migliorati nei cani trattati con preparazioni contenenti olio di pesce e di lino, ma non con il placebo. Tuttavia per ottenere risultati simili è stato necessario utilizzare una quantità di olio di lino 2,3 volte maggiore rispetto agli omega-3 PUFAs marini. Questo studio ha sottolineato l'efficacia dell’ olio di pesce (al dosaggio usato) come una alternativa antinfiammatoria per le malattie pruriginose della pelle nei cani. Sono stati valutati cani con atopia precoce e con atopia cronica, e un miglioramento maggiore è stato visto nei cani con atopia precoce. Tuttavia si sono riscontrati risultati differenti in base allo stadio del disturbo prima dell’inizio della somministrazione di PUFAs. Questi dosaggi equivalgono a circa 125 mg di EPA e DHA/kg di BW0.75. DISTURBI CARDIOVASCOLARI E’ stato riscontrato che i cani con insufficienza cardiaca hanno in generale basse concentrazioni plasmatiche di EPA. In uno studio, i ricercatori hanno valutato 28 cani con insufficienza cardiaca cronica secondaria a cardiomiopatia dilatativa idiopatica. I cani hanno ricevuto olio di pesce circa 27 mg di EPA / kg pv/ d e 18 mg di DHA / kgpv / d o un placebo. Rispetto ai risultati con il placebo, il trattamento con olio di pesce ha comportato una maggiore riduzione di PGE2, indice di infiammazione. L’olio di pesce ha anche contribuito alla riduzione significativa delle concentrazioni di Il-1 e ha migliorato la cachessia rispetto ai risultati del placebo. 36
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In molti studi svolti anche su altre specie, si è scoperto che gli omega-3 PUFAs diminuiscono la produzione di citochine infiammatorie, dei fattori di necrosi tumorale e di IL-1, che spesso aumentano nelle insufficienze cardiache croniche. In uno studio clinico si è scoperto che l’olio di pesce riduce la frequenza dell’aritmia ventricolare nei cani di razza Boxer con cardiomiopatia ventricolare destra. Ventiquattro Boxer clinicamente affetti da aritmia ventricolare ma che non ricevevano terapie farmacologiche sono stati analizzati tramite ecocardiografo ed ECG. I cani hanno ricevuto 2 g di olio di pesce, 2 g di olio di lino, 2 g di olio di girasole giornalmente per 6 settimane. I ricercatori e i proprietari non erano a conoscenza del trattamento somministrato a ciascun cane.. Poiché il peso medio del gruppo di cani che avevano ricevuto olio di pesce era di 28 kg è stata calcolata una dose giornaliera di circa 28 mg di EPA/kg pv/d e di 18 mg di DHA/ kgpv/d. Il numero di contrazioni ventricolari premature/24 h ha subito una riduzione nel gruppo di cani che riceveva olio di pesce, ma non nei gruppi di cani che ricevevano olio di lino o di girasole, il che ha suggerito che l'olio di pesce è potenzialmente utile per trattare le contrazioni ventricolari nei cani. In aggiunta, oltre ad aiutare a ridurre le aritmie cardiache, il trattamento con olio di pesce riduce le condizioni di cachessia e migliora l'assunzione di cibo in alcuni cani con anoressia indotta da insufficienza cardiaca cronica. Pertanto, l'uso di omega-3 PUFA può essere utile prima della diagnosi di insufficienza cardiaca cronica. Un dosaggio di 40 mg di EPA/ kg e 25 mg di DHA/kg è stato raccomandato per cani con anoressia o cachessia . Su base metabolica, questa dose è equivalente a 115 mg di EPA e DHA/kg0.75. DISTURBI RENALI Diversi studi dimostrano che nei cani con insufficienza renale cronica la somministrazione di omega-3 PUFAs è nefroprotettiva .
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I PUFAs riducono infatti la proteinuria, l'ipertensione glomerulare, e diminuiscono la produzione di eicosanoidi proinfiammatori . Attualmente, l'inclusione nella dieta di omega-3 sarebbe equivalente ad una dose di circa 130 a 140 mg di EPA e DHA/kg di BW0.75. OSTEOARTRITE E DISTURBI ARTICOLARI Le vie infiammatorie giocano un ruolo critico nello sviluppo dell’artrite . Una possibilità per fornire sollievo ai cani affetti da osteoartrosi è attraverso la riduzione della produzione di PGE2, fornendo per via alimentare omega-3 PUFAs, che competono con l'acido arachidonico come substrati per gli enzimi COX e LOX. Inoltre è possibile, attraverso la somministrazione di PUFAs la riduzione del trombossano A2, di Leucotrieni infiammatori, dei mediatori proinfiammatori IL-1, IL-2, e del fattore di necrosi tumorale nella cartilagine. In un altro studio i ricercatori hanno analizzato gli effetti dell’integrazione di omega 3 su 38 cani di proprietà con osteoartrite somministrando a un gruppo una dieta integrata con olio di pesce per 3 mesi, si trattava di uno studio randomizzato in doppio cieco. Le valutazioni da parte dei veterinari, alla fine dello studio hanno rivelato miglioramenti significativi nei punteggi di zoppia. I proprietari hanno riferito che i cani avevano miglioramenti sostanziali nella capacità di alzarsi dalla posizione di riposo e nelle attività giornaliere . Inoltre, i proprietari hanno sostenuto che i cani mostravano un significativo miglioramento nella capacità di camminare. I risultati degli studi suggeriscono che si raccomandi una dose di 230 mg di EPA e DHA/kg di BW0.75. FUNZIONE COGNITIVA, SALUTE NEUROLOGICA E AGGRESSIONE Uno studio controllato randomizzato, in doppio cieco, è stato condotto per valutare gli effetti della dieta arricchita con DHA nei cani con problemi di comportamento legate all’avanzare dell’ età. Sono stati valutati cani ≥ 7 anni che erano riconosciuti dai proprietari come aventi almeno 2 caratteristiche comportamentali di declino cognitivo correlato all’età. Ai cani è stata
assegnata un dieta arricchita con PUFAs e una dieta di controllo. Le caratteristiche cliniche collegate a cambiamenti comportamentali dovuti all’invecchiamento sono state misurate utilizzando un questionario informativo standardizzato compilato dai proprietari. Dei 142 cani iscritti, 125 (di cui 61 con dieta arricchita e 64 con dieta di controllo) hanno completato un periodo di alimentazione di 60 giorni. Al giorno 60 si sono visti miglioramenti significativi in agilità, nel riconoscimento dei membri della famiglia, e nel riconoscimento di altri animali. Altri studi riportano che I PUFAs derivanti da olio di pesce attenuano gli episodi di crisi convulsive nei cani, dimostrando un effetto sinergico con i farmaci antiepilettici. Infine, il comportamento aggressivo è un problema comune riportato da proprietari di cani. Recenti studi suggeriscono che le basse concentrazioni plasmatiche di omega-3 PUFA possono avere un impatto negativo sul comportamento dei cani, che può sfociare in un maggiore comportamento aggressivo. Sono necessarie ulteriori indagini per verificare se la supplementazione dietetica con omega-3 PUFA possa essere utile nel ridurre il comportamento aggressivo nei cani. CANCRO E’ stato descritto il ruolo benefico dei PUFA omega-3 nel cancro del colon, della mammella, della prostata, nei linfomi e osteosarcomi. I cani alimentati con la dieta di olio di pesce mostrano concentrazioni medie sieriche significativamente più elevate di EPA e DHA, rispetto alle concentrazioni nei cani di controllo. Degno di nota è uno studio che riferisce che l'aumento del contenuto di DHA nel siero nei cani con linfoma di III stadio, alimentati con la dieta di olio di pesce, è associato a maggiori tempi di sopravvivenza dei cani stessi. ABBREVIAZIONI BW Peso corporeo (Body weight) COX Cicloossigenasi (Cyclooxygenase) DHA Acido docosaesaenoico (Docosahexaenoic acid) EPA Acido eicosapentaenoico (Eicosapentaenoic acid) IL Interleuchina (Interleukin) LOX Lipossigenasi (Lipoxygenase) NRC Consiglio Nazionale per la Ricerca (National Research Council) PGE2 Prostaglandina E2 (Prostaglandin E2) PUFAs Acidi grassi polinsaturi (Polyunsaturated fatty acid)
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FITOCOMPLESSI
FITOCOMPLESSI E VIRUS INFLUENZALI
di Matteo Micucci PhD in Pharmaceutical Sciences, Medicinal and Food Chemistry Scientist
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virus dell'influenza sono tra i virus respiratori più comuni, si trasmettono da persona a persona e possono provocare malattie del tratto respiratorio con possibili gravi complicazioni, durante le epidemie stagionali ogni anno in tutto il mondo, e causare milioni di morti. Tra gli antivirali attivi contro questi virus, sono presenti gli inibitori della neuroaminidasi come oseltamivir e zanamivir, gli adamantani come l’amantadina e la rimantadina, l’inibitore dell’endonucleasi baloxavir e molti altri. Nella Medicina Tradizionale Cinese e nella Medicina Ayurvedica vengono utilizzati, tra gli altri, numerosi fitocomplessi sotto forma di estratti secchi, decotti, tisane, come coadiuvanti nel trattamento della sindrome influenzale. Alcuni di questi fitocomplessi sono stati oggetto di sperimentazioni in vitro che hanno, in alcuni casi, consentito di isolare componenti attivi. In questa breve revisione della letteratura, mostriamo alcuni dati pubblicati su questa tematica. 40
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La Justicia adhatoda L. è una pianta ben nota nella Medicina Ayurvedica e nella Medicina Unani. Si tratta di un arbusto molto diffuso nelle regioni tropicali del sud-est asiatico. Le foglie di questa pianta sono state ampiamente utilizzate, nella folk medicine, per il trattamento di diversi disturbi delle vie respiratorie. Dati in vitro suggeriscono che estratti acquosi e metanolici di Justicia adhatoda L. possono interferire direttamente con l'involucro proteico dei virus e non con i recettori dell'acido sialico sulla superficie cellulare. Solo l'estratto metanolico ha inibito, in vitro, l'infezione da virus influenzale, bloccando l'attaccamento virale e inibendo l'emoagglutinina virale. Gli alcaloidi isolati dalle foglie e potrebbero essere in parte responsabili dell'attività osservata.1 Fitocomplessi di Schlechtendalia chinensis Bell., Amomurn villosum Lour., Sanguisorba officinalis L. e Syzygium aromaticum (L.) Merr. & L.M.Perry, in vitro, hanno mostrato un effetto inibitorio nei confronti della neuraminidasi.2
Dati in vitro suggeriscono che estratti acquosi e metanolici di Justicia adhatoda L. possono interferire direttamente con l'involucro proteico dei virus e non con i recettori dell'acido sialico sulla superficie cellulare.
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Solo l'estratto metanolico ha inibito, in vitro, l'infezione da virus influenzale, bloccando l'attaccamento virale e inibendo l'emoagglutinina virale. Gli alcaloidi isolati dalle foglie e potrebbero essere in parte responsabili dell'attività osservata.1 Nello studio di Rajasekaran D. e colleghi5 è stata valutata l’attività inibitoria vers
numerosi fitocomplessi e dai dati pubblicati è emerso che gli estratti di Santiria
Fitocomplessi di Schlechtendalia chinensis Bell., Amomurn villosum Sanguisorba officinalis L. e (Loureiro) Druce sono att TetraceraLour., macrophylla A.Chev., Albizia corniculata UnSyzygium fitocomplesso ottenuto dalle parti aeree della SalInoltre, questo fitocomplesso inibisce la formazione medesimo lavoro è stato osservato che i fitocomplessi di Calophyllum lanigeru aromaticum (L.) Merr. & L.M.Perry, in vitro, hanno mostrato un effetto inibitorio nei confronti viadella plebeia R. Br. inibisce la neuraminidasi dell’influendelle placche indotte da virus influenzali ed esercita 2 corniculata (Loureiro) Druce inibiscono la penetrazione del virus nella cellula os neuraminidasi.
za A H1N1. In questo caso è stato possibile identificare un’attività sinergica con lo zanamivir.6 Ulteriori speriUn estratto di Alchemilla mollis (Buser) Rothm. ha mostrato, in vitro, un’azione a Un fitocomplesso ottenuto dalle i parti aeree sono della Salvia plebeia sono R.particolare, Br. inibisce lain neuraminidasi diversi componenti attivi, tra i quali più potenti mentazioni state svolte meritoinibisce ad unl’emoagglutinazione estratto influenzali. In il fitocomplesso mediata d dell’influenza A H1N1. In questoe caso è stato possibile identificare diversi componenti attivi,L.tra i quali i più in maniera concentrazione-d risultati l’ispidulina, la nepetina l’estere metilico di semi di Peganum harmala A/WSN/33, A/HK/8/68, e A/duck/Pennsylvania/84, 3 virus agisce sulle virali. Inoltre, potenti rosmarinico sono risultati (Fig. l’ispidulina, rosmarinico 1).particelle dell’acido 1).3 la nepetina e l’estere metilico Taleildell’acido estratto hadirettamente mostrato(Fig. un’azione inibitoria versoquesto la fitocomplesso placche indotte da virus influenzali ed esercita un’attività sinergica con lo zanam replicazione virale in cellule MCDK. Tali effetti paiono Ulteriori sperimentazioni sono l’armina, state svoltel’armalina, in merito adl’arun estratto di semi di imputabili ad alcaloidi, quali estratto ha mostrato un’azione inibitoria verso la replicazione mano, l’armarolo, la vasicina ed il vasicinone (Fig. 3). virale in cellule
imputabili ad alcaloidi, quali l’armina, l’armalina, l’armano, l’armarolo, la vasicin
Nel caso del fitocomplesso ottenuto dalle foglie del Cleistocalyx operculatus DC. è stato possibile
Nelidentificare caso del fitocomplesso ottenuto dalle foglie del molecole con attività inibitoria nei confronti di differenti neuraminidasi (H1N1, H9N2, H1N1, Cleistocalyx operculatus DC. è stato possibile identiH274Y). Dai dati è emerso che i principi attivi più potenti sono il 2ʹ,4ʹ-diidrossi-6ʹ-metossi-3ʹ,5ʹ-dimetilcalcone ficare con attività inibitoria nei confronti di e lamolecole miricetina-3ʹ,5ʹ-dimetiletere 3-Oβ-D-galattopiranoside (Fig. 2).4 differenti neuraminidasi (H1N1, H9N2, H1N1, H274Y). Dai dati è emerso che i principi attivi più potenti sono il 2′,4′-diidrossi-6′-metossi-3′,5′-dimetilcalcone e la L’indagine ha rivelato rivelatolalacapacità di questo est L’indaginesuisuimeccanismi meccanismi d’azione d’azione ha miricetina-3′,5′-dimetiletere 3-Oβ-D-galattopiranoside capacità di questodiestratto ridurredella i livelli di nucleonucleoproteine, inibire di l’attività polimerasi virale, di influenzar ribonucleoproteici, che si traduce nell’inibizione trascrizione e della replica (Fig. 2).4 proteine, di inibire l’attività della polimerasidella virale, di influenzare l’attività dei complessi ribonucleoproteici, Dagli studi mostrati si evince l’utilità di svolgere ulteriori indagini scientific di nuovi chemiotipi grado di contrastare cheall’identificazione si traduce nell’inibizione della intrascrizione e dellai virus influenzali e per la realizzazione di studi in vivo. 7 replicazione dell’RNA virale. Dagli studi mostrati si evince l’utilità di svolgere ulteriori indagini scientifiche che potrebbero portare all’identificazione di nuovi chemiotipi in grado di contrastare i virus influenzali e costituire le basi scientifiche per la realizzazione di studi in vivo. Nello studio di Rajasekaran D. e colleghi5 è stata Bibliografia 1. Chavan R, Chowdhary A. In vitro inhibitory activity of Justicia adhatoda extracts valutata l’attività inibitoria verso la neuroaminidasi di 5 inibitoria verso neuroaminidasi di Nello studio di Rajasekaran D. e colleghi è stata valutata l’attivitàagainst influenza virusla infection and hemagglutination. Int J Pharm Sci Rev Res numerosi daidati dati pubblicati è emerso 2014;di 25:Santiria 231–236 apiculata Benn., di numerosifitocomplessi fitocomplessi eedai pubblicati è emerso che gli estratti 2. Liu J, Zu M, Chen K, Gao L, Min H, Zhuo W, Chen W, Liu A., Screening of cheTetracera gli estratti di SantiriaA.Chev., apiculata Benn., di Tetracemacrophylla Albizia corniculata (Loureiro) neuraminidase Druce sono inhibitory attivi in activities questoofsenso. Nel some medicinal plants traditionally used in ra medesimo macrophylla A.Chev., Albizia corniculata (Loureiro) Lingnan Chinese medicines, BMC Complement lavoro è stato osservato che i fitocomplessi di Calophyllum lanigerum Miq. e di Albizia Altern Med. 2018; 18(1): 102 Bang S, Quy Ha TK, Lee C, Li W, Oh WK, Shim SH., Antiviral activities of comDruce sono attivi in questo Nellamedesimo lavocorniculata (Loureiro) Drucesenso. inibiscono penetrazione del virus3.nella cellula ospite. pounds from aerial parts of Salvia plebeia R. Br., J Ethnopharmacol. 2016; 192: ro è stato osservato che i fitocomplessi di Calophyllum 398-405 Un estratto di Alchemilla mollis (Buser) Rothm. ha mostrato, in vitro, antivirale contro alcuni ceppi 4. Ha un’azione TK, Dao TT, Nguyen NH, Kim J, Kim E, Cho TO, Oh WK., Antiviral phenolics lanigerum Miq. e di Albizia corniculata (Loureiro) from the leaves of Cleistocalyx operculatus, Fitoterapia. influenzali. In particolare, il fitocomplesso inibisce l’emoagglutinazione mediata dai virus dell’influenza di tipo2016; 110: 135-41 Druce inibiscono la penetrazione del virus nella cellula 5. Rajasekaran D, Palombo EA, Chia Yeo T, Lim Siok Ley D, Lee Tu C, Malherbe F, A/WSN/33, A/HK/8/68, e A/duck/Pennsylvania/84, in maniera concentrazione-dipendente, suggerendo che Grollo L., Identification of traditional medicinal plant extracts with novel antiospite. Un estratto di Alchemilla mollis (Buser) Rothm. il virus agisce direttamente sulle particelle virali. Inoltre, questoinfluenza fitocomplesso inibisce la formazione activity, PLoS One. 2013; 8(11): e79293 delle ha mostrato, in vitro, un’azione antivirale contro 6. Makau Watanabe K,6 Kobayashi N., Anti-influenza activity of Alchemilla placche indotte da virus influenzali ed esercita un’attività sinergica con loJN,zanamivir. mollis extract: possible virucidal activity against influenza virus particles, Drug alcuni ceppi influenzali. In particolare, il fitocomplesso Discov Ther. 2013; 7(5): 189-95 Ulteriori sperimentazioni sonomediata state svolte merito ad un estratto di semi di Peganum harmala L. Tale inibisce l’emoagglutinazione dai in virus dell’in7. Moradi MT, Karimi A, Rafieian-Kopaei M, Fotouhi F., In vitro antiviral effects of Peganum harmala seed extract and its total alkaloids against Influenza virus, estratto ha mostrato un’azione inibitoria verso la replicazione virale in cellule MCDK. Tali effetti paiono fluenza di tipo A/WSN/33, A/HK/8/68, e A/duck/PennMicrob Pathog. 2017; 110: 42-49 imputabili ad alcaloidi, quali l’armina, l’armalina, l’armano, l’armarolo, la vasicina ed il vasicinone (Fig. 3). sylvania/84, in maniera concentrazione-dipendente, suggerendo che il virus agisce direttamente sulle particelle virali. Nuovo COLLEGAMENTO
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FITOTERAPIA
ECHINACEA
UNO SCUDO CONTRO RAFFREDDORE E INFLUENZA
di Paolo Levantino farmacista clinico e consulente nutrizionale, Presidente Agifar Palermo, webmaster di viverebene.blog
L
’Echinacea è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Asteraceae. Ne esistono numerose specie, ma quelle più utilizzate in fitoterapia sono: l’Echinacea purpurea, pallida ed angustifolia. Il nome Echinacea deriva dal greco “echinos”, che significa “riccio” per via dei
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semi che spuntano alla sommità della pianta. Caratteristici sono i fiori, simili a grandi margherite dai diversi toni di colore, dal bianco-rosato al rosa-purpureo. Da anni tale pianta viene impiegata come immunostimolante e come scudo protettivo contro i sintomi da raffreddamento.
FITOTERAPIA
COMPOSIZIONE. Tra i principi attivi più rilevanti dell’echinacea vi sono i polisaccaridi ad alto peso molecolare (tra cui l’echinacina), le glicoproteine, i derivati dell’acido caffeico (cinarina), l’acido cicorico, l’echinacoside, i lattoni sesquiterpenici e le alcammidi. IMMUNOSTIMOLANTE L’immunità innata è potenziata dall’echinacea, attraverso una maggiore attivazione dei neutrofili, dei macrofagi e un aumento della fagocitosi. Il fitocomplesso può anche regolare la trascrizione di alcuni geni coinvolti nell’attivazione delle cellule immunitarie o funzionali tra cui chemochine, le integrine, alcune molecole di adesione (ICAM-1) e i fattori nucleari delle cellule T attiva- te. Una metanalisi che ha incluso 2458 partecipanti ha mostrato che l’utilizzo di estratti di echinacea riducono il rischio di infezioni respiratorie ricorrenti. Gli estratti etanolici sembrano fornire benefici superiori rispetto alle altre forme farmaceutiche e l’aumento dei dosaggi durante gli episodi acuti migliora la potenza degli effetti terapeutici. Inoltre, le complicanze tra cui polmoniti, otiti, tonsilliti e faringiti sono meno frequenti nel gruppo trattato con echinacea. Tuttavia, non tutti gli studi clinici randomizzati e controllati hanno evidenziato risultati positivi e ciò è parzialmente spiegato dalla variabilità dei soggetti reclutati, dai dosaggi, dai tipi di estratti utilizzati, e dalla durata del trattamento. EFFETTI SULLE INFEZIONI RESPIRATORIE RICORRENTI Una metanalisi del 2019 afferma che l’utilizzo dell’echinacea è sicuro nel breve termine e che potrebbe essere efficace nel ridurre le infezioni respiratorie ricorrenti ma che sono necessarie ulteriori ricerche per avvalorare tale azione. Un’altra metanalisi, che racchiude 14 studi clinici randomiz-
zati e controllati, ha rivelato che l’echinacea riduce l’incidenza (del 58%) e la durata del raffreddore comune, agendo da scudo protettivo, potenziando l’immunità. ANTIBATTERICO E’ stato osservato che l’echinacea è un promettente antibatterico contro i microorganismi coinvolti nelle infezioni respiratorie come Streptococcus pneumonie, H. influenzae, Moraxella catarralis, S. pyogenes, Bordetella pertusis, Mycoplasma pneumonie, S. aureus e P. aeruginosa. AVVERTENZE L’Echinacea è da evitare in caso di allergia alle piante della famiglia delle Asteracee, in presenza di malattie autoimmuni o qualora sia in atto una terapia con farmaci immunosoppressori. Non utilizzare in caso di gravidanza o allattamento. Bibliografia • Barnes J, Anderson LA, Gibbons S, Phillipson JD. Echinacea species (Echinacea angustifolia (DC.) Hell., Echinacea pallida (Nutt.) Nutt.,Echinacea purpurea (L.) Moench): a review of their chemistry, pharmacology and clinical properties. J Pharm Pharmacol. 2005 Aug;57(8):929-54. • Raduner S, Majewska A, Chen JZ, Xie XQ, Hamon J, Faller B, Altmann KH, Gertsch J. Alkylamides from Echinacea are a new class of cannabinomimetics. Cannabinoid type 2 receptor-dependent and -independent immunomodulatory effects. J Biol Chem. 2006 May 19;281(20):14192-206. • Manayi A, Vazirian M, Saeidnia S. Echinacea purpurea: Pharmacology, phytochemistry and analysis methods. Pharmacogn Rev. 2015;9(17):63–72. • Schapowal A, Klein P, Johnston SL. Echinacea reduces the risk of recurrent respiratory tract infections and complications: a meta-analysis of randomized controlled trials. Adv Ther. 2015 Mar;32(3):187-200. • David S, Cunningham R. Echinacea for the prevention and treatment of upper respiratory tract infections: A systematic review and meta-analysis. Complement Ther Med. 2019 Jun;44:18-26. • Ross SM. Echinacea purpurea: A Proprietary Extract of Echinacea purpurea Is Shown to be Safe and Effective in the Prevention of the Common Cold. Holist Nurs Pract. 2016 Jan-Feb;30(1):54-7. • Sharifi-Rad et al. Echinacea plants as antioxidant and antibacterial agents: From traditional medicine to biotechnological applications. Phytother Res. 2018 Sep;32(9):1653-1663.
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FITOTERAPIA
RIBES NIGRUM PROPRIETÀ E BENEFICI
di Paolo Levantino farmacista clinico e consulente nutrizionale, Presidente Agifar Palermo, webmaster di viverebene.blog
I
l ribes nero o Ribes nigrum è una pianta appartenente alla famiglia delle Grossulariaceae. Del ribes si possono utilizzare le foglie fresche, i semi, le bacche, e le gemme, da cui si ricava il macerato glicerico (o gemmoderivato). Il ribes nero rappresenta il contenitore più importante in natura di antociani, ben 400 mg su 100 gr, più dei mirtilli e delle more, e addirittura 4 volte più che nell’uva nera. PROPRIETÀ • Antiossidante e antiinfiammatorio1, grazie agli antociani che contrastano l’azione dei radicali liberi, in particolare delle specie reattive dell’ossigeno (ROS), limitano l’attività del NAPDH ossidasi e delle mieloperossidasi (MPO)2 e riducono
i livelli di citochine pro infiammatorie e l'infiltrazione dei leucociti tramite una down-regolation delle molecole di adesione endoteliale, ICAM-1 e VCAM-13. Da uno studio4 pubblicato sull’ American Journal of Physiology dai ricercatori del New Zealand Institute for Plant & Food Research, emerge che la supplementazione di ribes nero, assunta prima e dopo l’esercizio fisico, riduce al minimo le lesioni e le infiammazioni muscolari. Una somministrazione di antocianine di ribes nero migliora altresì la circolazione muscolare periferica e riduce l’affaticamento muscolare5. Inibisce i processi infiammatori senza produrre effetti gastrointestinali contrastando le infiammazioni articolari e patologie come reumatismi ed artrosi6.
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a cui si ricava il macerato glicerico (o gemmoderivato).
rappresenta il contenitore più importante in natura di antociani, b FITOTERAPIA 00 gr, più dei mirtilli e delle more, e addirittura 4 volte più che nell’u
Uva nera Arancia rossa Fragola Lampone Mora di rovo Mora di gelso Mirtillo Ribes nero 0
100
200
300
400
500 (mg/100g)
Quantità di antocianine presente nei vari frutti(in milligrammi per 100 g.): al primo posto il ribes nero, seguono mirtillo, mora di gelso, mora, lampone, fragola, arancia rossa e uva nera.
Firenzuoli, 2012
• Protegge il sistema cardiovascolare, aumenAVVERTENZE tando i livelli di HDL-C e diminuendo i livelli di Il ribes nigrum non deve essere assunto in gravi1, grazie agli antociani che contrastano ante e TC antiinfiammatorio e TG, specialmente nei pazienti lievemente danza , in allattamento, nei soggetti che utilizzaiperlipidemici7. no anticoagulanti, antiepilettici e diuretici. ei radicali liberi, inimmunitario particolare delle specie reattive dell’ossigeno (R 8, in particolare • Sostiene il sistema Bibliografia: soggetti anziani, riducendo i livelli di prosta2 1. mieloperossidasi Gopalan A, Reuben SC, Ahmed S, Darvesh AS, Hohmann J, Bishayee A. e riduc attivitànei del NAPDH ossidasi e delle (MPO) glandina E2. The health benefits of blackcurrants. Food Funct. 2012;3(8):795-809. 2. Jessica Tabart, Thierry Franck, Claire Kevers. Antioxidant and anti• Ha promettenti effetti antivirali 9-11. Il ribes citochine pro infiammatorie e l'infiltrazione dei leucociti tramite un inflammatory activities of Ribes nigrum extracts. Food Chemistry. 2012 ; nero inibisce sia l'adsorbimento virale sulla 31(4):1116-1122 3. Garbacki N, Kinet M, Nusgens B, Desmecht D, Damas J. Proanthocyasia la crescita nelle celolationsuperficie dellecellulare molecole divirale adesione endoteliale, ICAM-1 e VCAM-13. nidins, from Ribes nigrum leaves, reduce endothelial adhesion molecules lule. L'estratto di ribes nero ad una concentrazioICAM-1 and VCAM-1. J Inflamm (Lond). 2005; 2:9. 4. Lyall KA, Hurst SM, Cooney J, Jensen D, Lo dai K, Hurst RD, Stevenson LM. American Journal of Physiology ricercatori de o4 pubblicato ne di circa lo sull’ 0,5% riduce, in vitro, la replicazione Short-term blackcurrant extract consumption modulates exercise-induced del virus dell’herpes labiale della metà, indicanoxidative stress and lipopolysaccharide-stimulated inflammatory responand Institute for Plant & Food Research, che laR70 –R81 ses. Am J Physiolemerge Regul Integr Comp Physiol 2009; 297: do che concentrazioni più elevate potrebbero 5. Matsumoto H, Takenami E, Iwasaki-Kurashige K, Osada T, Katsumura prevenire le recidive.nero, assunta prima T, Hamaoka of blackcurrant anthocyanin intake on peripheral ntazione di ribes eT. Effects dopo l’esercizio fisico, riduc muscle circulation during typing work in humans. Eur J Appl Physiol. 2005 Allo stesso modo, l'estratto di ribes nero ha il May;94(1-2):36-45. lesionipotenziale e le infiammazioni muscolari. Una somministrazione per alleviare i sintomi associati del 6. Cameron M1, Gagnier JJ, Chrubasik S. Herbal therapy for treating rheu- di matoid arthritis. Cochrane Database Syst Rev. 2011 Feb 16;(2):CD002948. virus influenzale A,B e del virus respiratorio sin7. Fa-lin, Zhao & Zhen-yu, Wu & Yan, Hou & Zhang, Tao & Kang, Li. (2010). ne di ribes nero migliora la circolazione muscolare periferica ciziale (RSV), attraverso l'inibizionealtresì della replicaEfficacy of Blackcurrant Oil Soft Capsule, a Chinese Herbal Drug, in Hyperlipidemia Treatment. Phytotherapy research : PTR. 24 Suppl 2. zione virale. processi infiammatori senza faticamento muscolare5. Inibisce i S209-13. • Migliora la guarigione delle ferite, sia per 8. Wu D, Meydani M, Leka LS, Nightingale Z, Handelman GJ. Effect of dietary supplementation with black currant seed oil on the immune response l’attività di scavering dei radicalicontrastando liberi sia per effetti gastrointestinali le infiammazioni articolari e of healthy elderly subjects. Am J Clin Nutr. 1999 Oct;70(4):536-43. l’azione antimicrobica contro S. aureus, Klebsiel9. Ikuta K, Hashimoto K, Kaneko H, Mori S, Ohashi K, Suzutani T. 6. Anti-viral and anti-bacterial activities of an extract of blackcurrants (Ribes come reumatismi ed artrosi la pneumoniae, Escherichia coli, Proteus vulgaris nigrum L.). Microbiol Immunol. 2012 Dec;56(12):805-9. e Proteus mirabilis (responsabili della mancata 10. Ehrhardt C, Dudek SE, Holzberg M, Urban S, Hrincius ER, Haasbach E, Seyer R, Lapuse J, O, Ludwig S.di A plant extract of Ribes nigrum il sistema cardiovascolare, aumentando i Planz livelli HDL-C e diminue cicatrizzazione a lungo termine)12. folium possesses anti-influenza virus activity in vitro and in vivo by prevenEfficace contro i calcoli renali. Il ribes alcalinizting virus entry to host cells. PLoS One. 2013 May 23;8(5):e63657. 7 C e TG,•zaspecialmente nei pazienti lievemente 11. Ikuta K1, Mizuta K, Suzutani iperlipidemici T. Anti-influenza virus activity of two ex- . l’urina e favorisce l’eliminazione di citrato e tracts of the blackcurrant (Ribes nigrum L.) from New Zealand and Poland. 13. 8, in particolare ossalato Fukushima J Med Sci. 2013;59(1):35-8. l sistema immunitario nei soggetti anziani, riducen 12. Gülsen Kendira Activity evaluation on Ribes species, traditionally used • Azione antiallergica. È stato ipotizzato che to speed up healing of wounds: With special focus on Ribes nigrum. contenga gibberelline of Ethnopharmacology Volume 237, 12 June 2019, Pages 141rostaglandina E(2). e auxine che agirebbero Journal 148 mimando l’azione del cortisolo e contrastando 13. Kessler T, Jansen B, Hesse A. Effect of blackcurrant-, cranberry- and l’azione dell’istamina, tuttavia tale azione è tutta plum juice consumption on risk factors associated with kidney stone formation. Eur J Clin Nutr. 2002 Oct;56(10):1020-3. da dimostrare.
ettenti effetti antivirali (9-11). Il ribes nero inibisce sia l'adsorbimento 46 Nuovo COLLEGAMENTO a superficie cellulare sia la crescita virale nelle cellule. L'estratto di
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ODONTOIATRIA
RECESSIONE GENGIVALE di Marzio Todisco, odontoiatra, esperto di chirurgia estetica dentale
P
er recessione gengivale si intende una retrazione (spostamento) della gengiva con conseguente esposizione della radice del dente. Il fenomeno può colpire uno o più elementi dentari. La sensazione visiva più frequente e riferita dai pazienti è quella del dente che appare più lungo. I motivi della recessione gengivale possono essere molteplici. Ci può essere una predisposizione genetica non tanto alla recessione gengivale ma quanto ad una particolare anatomia dei tessuti che sostengono il dente che favorisce la recessione. Trauma da spazzolamento o improprio utilizzo del filo interdentale; le manovre di igiene orale, opportune per motivi di prevenzione di varie malattie orali, devono essere eseguite correttamente perché non siano contro-producenti Carie: la malattia carie favorendo l’accumulo di batteri e quindi l’infiammazione può determinare recessione gengivale. Malattia parodontale: la malattia parodontale che colpisce i tessuti di sostegno del dente può, in alcuni casi, provocare recessione gengivale. Protesi e otturazioni imprecise: la presenza di bordi di corone che hanno gradini o sbeccature o che non sono perfettamente lucidi o la presenza di otturazioni non ben lucidate con margini debordanti rispetto alla superficie del dente Quali sono i motivi per risolvere il problema di recessione gengivale?
Prima
• Sensibilità a dolce o variazioni di temperatura dovuta all’esposizione della radice del dente. • Prevenire la carie della radice perché non protetta dallo smalto. • Evitare l’abrasione della radice dovuta allo spazzolamento: lo spazzolino può abradere la radice perché non protetta da smalto. L’abrasione espone al rischio carie e sensibilità. • Problemi estetici se la recessione colpisce un dente nel settore frontale e si evidenzia durante il sorriso. Come si risolve il problema della recessione gengivale? L’unica modalità di risoluzione della recessione è un intervento di chirurgia parodontale che viene eseguito con modalità diverse in base alle caratteristiche anatomiche della lesione. Essendo l’esito dell’intervento legato alla preparazione dell’operatore, esso dovrà essere eseguito perché sia efficace, da un professionista esperto di chirurgia parodontale. Gli interventi sono assolutamente indolore sia durante che dopo. La fase critica potrebbe essere il rispetto dello stile di vita per i primi 60/90 giorni che dovrà prevedere un regime alimentare e di igiene orale molto specifici. Nota dolente per i fumatori che dovranno sacrificare qualche sigaretta per favorire i processi di guarigione e stabilizzazione dei tessuti.
Dopo
SALUTE E ALIMENTAZIONE
DEPRESSIONE E ALIMENTAZIONE: ALCUNE RICETTE
di Valter Masci autore libro: Buona digestione a tutti. Edizioni Tecniche Nuove. Milano (esaurito)
UNA ADEGUATA ALIMENTAZIONE È NECESSARIA PER IL BUON FUNZIONAMENTO DEL CERVELLO. E’ STATO ACCERTATO CHE LA DEPRESSIONE PSICHICA PUÒ ESSERE ASSOCIATA AD UNA ALIMENTAZIONE CARENTE DI ALCUNI NUTRIENTI FONDAMENTALI. TRA QUESTI, GLI ACIDI GRASSI OMEGA-3, I FOLATI, LA VITAMINA B12, LO ZINCO E IL SELENIO (BODNARA LM, 2005). PROVIAMO A PENSARE AD UN “MENÙ ANTIDEPRESSIVO”
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Nuovo COLLEGAMENTO
SALUTE E ALIMENTAZIONE
Per chi ama la cucina casareccia: CORATELLA CON I CARCIOFI Piatto tipico della cucina romanesca. È nato come piatto dei poveri perché si prepara con gli scarti dell’animale macellato, cioè con la cosiddetta “quinta parte” (quella non pregiata). Si prepara con pezzetti di cuore, fegato, polmone, timo (le animelle), reni e milza vengono rosolati con abbondante cipolla e aceto, con aggiunta di listarelle di carciofi. Perché questa ricetta? I reni e il fegato sono una grossa fonte di vitamina B12 (Gille D, 2015) ed è stato visto che una carenza di tale vitamina è legata alla sindrome depressiva (Coppen A, 2005). Invece i carciofi contengono molti folati. I folati sono un gruppo di sostanze naturali appartenenti al gruppo delle provitamine. Introdotti con la dieta vengono convertiti ad acido folico (spesso indicato come vitamina B9). Il termine folati deriva da latino “folium” ovvero foglia, ad indicare la presenza di queste provitamine soprattutto nelle verdure a foglia verde. È stato constatato che nel 15-38% di persone depresse vi è carenza di folati nel siero o nei globuli rossi (Alpert JE, 1997). Volendo ricorrere ad una supplementazione ricordiamo che la depressione psichica trova giovamento da assunzione giornaliera di 800 µg di acido folico e di 1 mg/die di vitamina B12 (Coppen A, 2005).
Per chi non ha molto tempo: OMELETTE RIPIENE DI PROVOLONE Una ricetta buona e veloce. I due ingredienti di base, le uova e il provolone, sono ricchi di triptofano. È noto che questo aminoacido entra nella sintesi della melatonina (e quindi è coinvolto nel ritmo sonno-sveglia) ed entra della nella sintesi serotonina (e quindi nei meccanismi della depressione). Del triptofano è conosciuta da tempo la sua utilità nel trattamento della depressione (Coppen A, 1967), come è stato poi ampiamento verificato (Neumeister A, 2003). In terapia si usa l’5-idrossitriptofano (5-HTP). Per migliorare il tono dell'umore si consiglia l'assunzione di circa 100-150 mg di 5-HTP al giorno, da assumersi in dosi frazionate (due o tre volte al dì). Per contrastare l'insonnia, invece, si consiglia una dose giornaliera di 100-300 mg di 5-idrossitriptofano, da assumersi preferibilmente prima di coricarsi. Per chi ama il pesce: TORTINO DI ALICI CON INDIVIA Un piatto povero nato nel ghetto ebreo di Roma. Quindi un piatto della tradizione ebraicoromana che unisce il sapore delicato delle alici fresche all’amarognolo dell’indivia (che fa parte della famiglia della cicoria). È una ricetta facile da realizzare. In una teglia si fanno strati alternati di alici fresche eviscerate e di foglie di indivia, e si mette al forno. Il valore nutritivo di questo piatto è dato dall’altissima presenza nelle alici di Omega 3 e dalla presenza di indivia (anche detta scarola) che è ricca di folati. Per cene particolari: OSTRICHE Perché contengono moltissimo zinco (Murphy EW, 1975). È stata realizzata una metanalisi nella quale sono state coinvolte 1643 persone depresse. È stato inequivocabilmente dimostrato che i depressi presentano bassi valori di zinco nel sangue (Swardfager W, 2013). Inoltre è noto da tempo che lo zinco gioca un ruolo fondamentale nella sintesi del testosterone (Prasad AS, 1996). Per tale motivo si dice che il più noto seduttore della storia, cioè Casanova, consumasse 50 ostriche al giorno! Nuovo COLLEGAMENTO
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SALUTE E ALIMENTAZIONE
Come dolce: TAVOLETTA DI GIUGGIULENA Con i semi di sesamo si fa un dolce tipico della cucina siciliana, a base di miele e semi di sesamo, chiamato Giuggiulena, che si prepara per tradizione il giorno dei morti (e non va a sproposito!). Una ricetta estremamente semplice da realizzare. Ma tavolette di giuggiulena si trovano facilmente al supermercato. I semi di sesamo contengono molto selenio (Pappa EC, 2006). Già da molto tempo si conosce l’azione antidepressiva del selenio, come dimostrato in uno studio realizzato su 50 persone alle quali la somministrazione di 100 mcg die per 5 settimane ha migliorato lo stato depressivo (Benton D, 1991). All’opposto è stato visto che bassi livelli ematici di selenio sono associati a stato depressivo (Pasco JA, 2012). Ma attenzione perché il selenio preso in eccesso può essere epatotossico (Navarro M, 2008). Volendo ricorrere ad una supplementazione ricordiamo che per gli adulti, il LARN (Livelli di Assunzione Raccomandata di Nutrienti) di selenio è di 55 μg/die. Per merenda: sgranocchiare una bustina di Semi di zucca. Ricchi di zinco. Abbiamo già detto della proprietà di questo minerale di stimolare la sintesi del testosterone. Questa è la spiegazione scientifica del perché la zucca è correlata in molte culture alla vita e alla fecondità. Ad esempio in un mito indocinese un uomo e una donna si salvano dal diluvio universale grazie a una enorme zucca che funge da barca (da alcova!) di salvataggio. Cenerentola divenne donna andando al ballo (di iniziazione) quando la fata trasformò una grossa zucca in una splendida carrozza. È noto infine il ruolo che ha la zucca nella festa di Halloween, la quale coincide alle celebrazioni che l’antica Roma dedicava a Pomona, la dea della vita e della fecondità, che viene rappresentata sempre come una bella ragazza accanto a grossi cesti stracolmi frutti e semi. E la zucca ne è l’esemplificazione. Volendo ricorrere ad una supplementazione ricordiamo che per gli adulti, il LARN (Livelli di Assunzione Raccomandata di Nutrienti) dello zinco è di 2-10 mg/die. 52
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Bibliografia Alpert Jonathan E, et al. Nutrition and Depression: the Role of Folate. Nutrition Reviews, Volume 55, Issue 5, May 1997, Pages 145–149 Benton David, et al. The impact of selenium supplementation on mood. Biological Psychiatry.. Volume 29, Issue 11, 1 June 1991, Pages 1092-1098. Bodnara Lisa M., et al. Nutrition and Depression: Implications for Improving Mental Health Among Childbearing-Aged Women. Biological Psychiatry. Volume 58, Issue 9, 1 November 2005, Pages 679-685 Coppen Alec, et al. TRYPTOPHAN IN THE TREATMENT OF DEPRESSION. The Lancet. Volume 290, Issue 7527, 2 December 1967, Pages 1178-1180. Coppen Alec, et al. Treatment of depression: time to consider folic acid and vitamin B12. J Psychiatr Res. January 1, 2005: 20: 91-101 Gille Doreen, et al. Vitamin B12 in meat and dairy products. Nutrition Reviews, Volume 73, Issue 2, February 2015, Pages 106–115 Murch SS, et al. Tryptophan is a precursor for melatonin and serotonin biosynthesis in vitro regenerated St. John's wort (Hypericum perforatum L. cv. Anthos) plants. Plant Cell Reports volume 19, pages698–704 (2000). Murphy EW, et al. Provisional tables on the zinc content of foods. Journal of the American Dietetic Association, 01 Apr 1975, 66(4):345-355 Navarro Miguel, et al. Selenium in food and the human body: A review. Science of The Total Environment. Volume 400, Issues 1–3, 1 August 2008, Pages 115-141. Neumeister A. Tryptophan depletion, serotonin, and depression: where do we stand? Psychopharmacology Bulletin, 01 Jan 2003, 37(4):99-115. Pappa Eleni C., et al. Selenium content in selected foods from the Greek market and estimation of the daily intake. Science of The Total Environment. Volume 372, Issue 1, 15 December 2006, Pages 100-108 Pasco Julie A, et al. Dietary selenium and major depression: a nested case-control study. Complementary Therapies in Medicine. Volume 20, Issue 3, June 2012, Pages 119-123. Prasad Ananda S., et al. Zinc status and serum testosterone levels of healthy adults. Nutrition. Volume 12, Issue 5, May 1996, Pages 344-348. Subar AF, et al. Folate intake and food sources in the US population. The American Journal of Clinical Nutrition, Volume 50, Issue 3, September 1989, Pages 508–516. Swardfager Walter, et al. Zinc in Depression: A Meta-Analysis. Biological Psychiatry. Volume 74, Issue 12, 15 December 2013, Pages 872-878.
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ESTRATTI VEGETALI, VITAMINE E FERMENTI LATTICI PER SOSTENERE LE NOSTRE NATURALI DIFESE
di Piera Francesca Rasera, Responsabile marketing scientifico Phyto Garda
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n un momento di emergenza globale, caratterizzato da incertezza e cambiamenti del proprio stile di vita, lo stress ci colpisce provocando un abbassamento del nostro sistema immunitario. Un calo delle naturali difese può essere causato da vari fattori come passate infezioni virali, uso esagerato di antibiotici, cambio di stagione, alimentazione scorretta o scarsa attività all’aria aperta tipica della stagione fredda. Alcuni studi epidemiologici dimostrano che proprio il freddo ha un impatto sulla salute, in particolare in soggetti anziani con patologie cardiovascolari e respiratorie (Guo 2014, Lian 2015, Sun 2018). Gli effetti maggiori si osservano soprattutto nelle aree caratterizzate abitualmente da climi invernali più miti dove la capacità di adattamento del corpo umano alle basse temperature è ridotta. Gli effetti del freddo possono aggravare l’asma nei bambini e le broncopatie croniche (BPCO) negli anziani, 54
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ma anche le più classiche infezioni respiratorie da virus e batteri. Un calo delle difese immunitarie aumenta la probabilità di ammalarsi più spesso e rende più frequenti anche altre problematiche come semplici episodi di debolezza e stanchezza, dolori muscolari, mal di testa o la caduta dei capelli. Per sostenere il nostro organismo possiamo lavorare strategicamente sulla prevenzione nell’ottica di potenziare le nostre naturali difese. È il sistema immunitario la nostra difesa primaria da “invasori” esterni come virus o batteri, ma potrebbe essere indebolito dal nostro stile di vita caratterizzato da stress, alimentazione scorretta, scarsa attività fisica e mancanza di un sonno riposante. Una dieta equilibrata dovrebbe apportare il giusto quantitativo di vitamine e sali minerali. Non dovrebbe perciò mancare frutta e verdura di stagione, yogurt che apporta fermenti lattici, la frutta secca, fonte di omega-6, il pesce azzurro ricco di omega-3 e tutto ciò che
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fonte di vitamina C come kiwi, agrumi, peperoni e zenzero. La vitamina C non solo ha proprietà antiossidanti, ma aiuta anche l’assorbimento del ferro, uno dei minerali fondamentale che costituisce emoglobina e mioglobina, le proteine che trasportano l’ossigeno nel corpo. Quando la dieta non riesce a garantire il giusto apporto di questi nutrimenti, si può ricorrere all’ausilio di integratori alimentari, formulazioni che spesso combinano un equilibrato quantitativo giornaliero di vitamine e minerali a piante officiali tradizionalmente note come immunostimolanti. LE PIANTE IMMUNOSTIMOLANTI Alcune piante, grazie al proprio fitocomplesso, riescono a interagire con il nostro sistema immunitario. Tra queste una tra le più note è l’Astragalo. Le sue proprietà adattogene sono dovute, in particolare, ai polisaccaridi in esso
presenti e proprio per questo viene consigliata per contrastare periodi di stanchezza, nelle conva¬lescenze e dopo aver assunto terapie antibiotiche, antinfiammatorie o chemioterapiche. Anche l’Echinacea è tra le piante più utilizzate per potenziare il sistema immunitario: le sue radici sono ricche di numerosi principi attivi dagli effetti immunomodulanti e antinfiammatori e se assunte preventivamente, ostacolano in modo efficacie il proliferare di microrganismi patogeni. L’Echinacea è considerata anche un antivirale grazie alla sua capacità di inibire la degradazione dell’acido ialuronico che ostacola la permeabilità di alcuni virus (come gli herpes) per via connettivale e stimola efficacemente le cellule del sistema immunitario. Entrambe queste piante vengono consigliate nella prevenzione delle malattie infettive, nel raffreddore e nelle sin¬dromi influenzali. Meno nota è invece l’Uncaria che potenzia e stimola la produzione di anticorpi grazie all’azione Nuovo COLLEGAMENTO
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immunomodulante degli alcaloidi pentaciclici, i principi attivi più importanti del fitocomplesso, che inducono nelle cellule endoteliali il rilascio e la proliferazione dei linfociti B e T, responsabili della risposta immunitaria dell’organismo. Per questa ragione l’Uncaria è indicata anche nel trattamento delle allergie oltre che come preventivo alle malattie da raffreddamento. LE VITAMINE La più famosa ed apprezzata è sicuramente la vitamina C. Si può trovare in commercio sia di origine naturale, come quella contenuta in alta concentrazione nei frutti della Rosa Canina o dell’Acerola, sia pura. È un efficace antinfiammatorio ed ha una spiccata attività antiossidante utile in caso di stress, di raffreddore o di influenza. Trova utilità allo scopo di rafforzare il sistema immunitario proprio perché quest’ultimo quando si attiva, genera una serie di meccanismi di difesa che comportano la produzione di molti radicali liberi. L’accumulo di radicali liberi può essere dannoso perché causando stress ossidativo al nostro corpo danneggia le cellule. Un’ altra ottima fonte di vitamine e antiossidanti è la Papaya, una pianta della famiglia delle Caricacee diffusa in paesi tropicali consigliata come immunostimolante e rinforzante delle difese organiche. Il frutto maturo viene sottoposto a fermentazione con lieviti selezionati per far aumentare il valore nutrizionale ed il contenuto di enzimi del frutto fresco. A seguito del processo di fermentazione, la Papaya si arricchisce di antiossidanti, licopene, Vitamine (A-B-C), minerali ed enzimi proteolitici. Viene perciò consigliata in caso di stress e per contrastare l’invecchiamento cellulare. Grazie al contenuto di potassio e vitamina C, è un buon alleato anche per ottimizzare le prestazioni fisiche, mentali e sportive. I MINERALI Zinco, Magnesio, Manganese e Rame sono i minerali alleati del sistema immunitario: contrastano il danno ossidativo e rafforzano le nostre 56
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naturai difese anche contro infezioni recidivanti. Raccomandate invece in caso di astenia e spossatezza, sintomi comuni nel cambio di stagione e nei mesi freddi, le Vitamine del gruppo B, in particolare la B6 e la B12. Non tutti sanno che un corretto apporto di vitamine e minerali è necessario anche per il benessere intestinale: una parte consistente del nostro sistema immunitario risiede proprio a livello intestinale. Il cosiddetto GALT (Gut Associated Lymphoid Tissue) è il tessuto linfatico associato all’intestino e rappresenta uno dei più importanti dipartimenti immunitari. L’intestino permette il transito di una notevole quantità di sostanze estranee ed è quindi costantemente e direttamente esposto alla sollecitazione antigenica batterica, alimentare, parassitaria e virale. I FERMENTI LATTICI I batteri lattici o fermenti lattici sono microrganismi che, per fermentazione di zuccheri solubili, producono acido lattico come prodotto finale. Sono in grado di acidificare l’ambiente ostacolando la crescita di microrganismi patogeni. È ormai scientificamente accertato ed accettato che l’assunzione di batteri probiotici ha effetti positivi non solo sull’intestino, ma su tutto l’organismo con una forte ripercussione su innumerevoli funzioni vitali. La letteratura scientifica internazionale ci conferma, anno dopo anno, i puntuali riscontri clinici documentati dalle pubblicazioni scientifiche degli effettivi benefici che l’organismo può trarre da un’assunzione costante e mirata di fermenti lattici. La probiota è in grado di stimolare la formazione di anticorpi (IgAs) ed aumentare la risposta immunitaria, legare e disattivare agenti patogeni e occupare i siti recettoriali impedendo così l’aderenza degli agenti patogeni. L’assunzione di fermenti lattici favorisce pertanto la stimolazione delle difese organiche. Questi sono solo alcuni degli alleati delle nostre naturali difese da utilizzare in prevenzione durante la stagione fredda o quando si ha bisogno di sostenere il proprio organismo.
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avoro, sia fisico che sedentario, faccende di casa, studio intenso, attività motoria possono rendere una giornata davvero dura e può farci sentire stanchi. I momenti di stanchezza capitano a tutti, ma questa condizione si può risolvere facilmente. Un po’ di sonno, un po’ di relax e ritornano le forze per affrontare i mille impegni del giorno dopo. Lo stato di debolezza, sia fisica che mentale, può accentuarsi inoltre durante i cambi di stagione e i picchi di lavoro. Più in generale quando si parla di periodi di stanchezza e debolezza ci si può riferire a una condizione che si manifesta quando le circostanze esterne richiedono combinazioni di lavoro fisico e mentale superiori alle capacità fisiologiche di risposta e adattamento dell’organismo. Questa condizione si manifesta perché alcune vie metaboliche dell’organismo modificano la loro condizione fisiologica. È importante sapere che tutto ciò che facciamo ogni giorno è regolato da vie metaboliche, ovvero attività biologiche delle nostre cellule; quando queste sono alterate può comparire un senso di spossatezza generale che coinvolge tutto l’organismo sia a livello fisico che mentale. Momenti stressanti e di stanchezza non fanno sconti a nessuno, possono infatti interessare bambini, adulti e anziani. Ma quando la stanchezza è eccessiva e i meccanismi “adattativi” dell’organismo non sono sufficienti come possiamo riappropriarci della spinta vitale? Per far fronte al problema e reagire ai momenti più stressanti si possono mettere in atto varie strategie. È indispensabile per prima cosa migliorare lo stile di vita seguendo una buona alimentazione, con una dieta ricca di acqua, cereali integrali, frutta e verdura, a scapito di cibi grassi e cotture più difficili da digerire. È consigliabile poi svolgere una regolare attività sportiva adatta al proprio fisico, favorire il riposo notturno e perché no, concedersi degli attimi di
decompressione come gustarsi una pausa bevendo una tisana o fare un sonnellino, anche di pochi minuti. Nei casi in cui tutto ciò non bastasse e la stanchezza fosse talmente intensa da impedire di fare una vita normale è bene rivolgersi a un medico per ricevere il consiglio più adatto. È indubbio che le condizioni di debolezza, stress e stanchezza siano molto diffuse nella popolazione e sono altresì complesse e per questo da non sottovalutare. A volte sono difficili da riconoscere e possono essere determinate da tante cause; per questo non sono sempre trattabili con un’unica soluzione. Dalle ricerche scientifiche emerge che le sostanze naturali sono un efficace rimedio. La ricerca metabolomica (studio della composizione delle sostanze) e biomedica (studio di come le sostanze interagiscono con il nostro organismo) hanno evidenziato come miscele di piante opportunamente selezionate tra cui Eleuterococco, Ginseng, Ginkgo, Acerola, Mirtillo, Sambuco e Mora o prodotti dell’alveare come la Pappa reale che contengono complessi molecolari costituiti da centinaia di sostanze come terpeni, xantine, antocianine, lipidi e tannini siano in grado di supportare l’organismo nei periodi di affaticamento generale. Queste sostanze, meglio se ottenute da agricoltura biologica, costituiscono in natura un vero e proprio pool e la loro interazione sinergica può modulare quelle vie biologiche alterate e responsabili dei sintomi tipici che si riscontrano durante i periodi di stanchezza fisica e mentale. La ricerca scientifica negli ultimi decenni ha dimostrato che la natura e quindi le stesse sostanze naturali possono rappresentare una risorsa per la salute dell’uomo e hanno anche un altro pregio non trascurabile; non sono rischiose per l’ambiente. In quanto naturali rientrano nel ciclo del vivente rispettando la prima regola della natura: la circolarità.
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I CONSULENTI UTIFAR FISCALI: Studio Brunello e Partner LEGALI E LEGISLATIVE: Avv. Claudio Duchi, Avv. Paolo Leopardi GALENICHE: Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano MEDICINE NON CONVENZIONALI: Prof. Rocco Carbone, Dr.ssa Valentina Petitto ASSICURATIVE: Mutua Tre Esse ENPAF: Dr. Paolo Giuliani BANCARIE E FINANZIARIE: Dr. Giampiero Bernardelle PROGETTAZIONE SPAZI RETAIL E ADEGUAMENTO NORMATIVE: Arch. Luca Melchionna
Riproponiamo alcuni tra i questiti pubblicati nei numeri scorsi che maggiormente hanno riscosso l'interesse dei nostri lettori CLAUSOLA DI GRADIMENTO Sono uno dei soci titolari di una farmacia di nuova istituzione nata dal concorso straordinario. Abbiamo optato per una Snc e sullo statuto si è stabilito che in caso di intenzione di vendita della quota, gli altri soci rimanenti hanno diritto di prelazione con clausola di gradimento. Poiché io avrei deciso di vendere la mia quota a causa di incompatibilità con gli altri soci, vorrei sapere se, qualora trovassi un terzo acquirente (che non sia quindi uno degli altri attuali soci) la clausola di gradimento potrebbe compromettere una eventuale vendita della quota a detto terzo acquirente. La clausola di gradimento prevede proprio la possibilità dei soci di rifiutare l'ingresso ad un terzo non gradito. Per sicurezza andrebbe letto lo Statuto, ma ritengo sia proprio così. Avv. Paolo Leopardi RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE Vorrei sapere se, lavorando come farmacista libero professionista, devo obbligatoriamente stipulare una polizza assicurativa. In data 15 agosto 2014 è entrato in vigore, anche per gli esercenti le professioni sanitarie, l’obbligo di dotarsi di idonea copertura assicurativa. Durante l’iter di conversione del provvedimento in esame sono state introdotte importanti modificazioni alla disciplina della responsabilità professionale, tra le quali la definizione dell’ambito soggettivo di applicazione dell’obbligo: sarà la struttura o l’ente che renda prestazioni sanitarie a favore di terzi, operante in regime autonomo o accreditato con il SSN, a dotarsi di copertura assicurativa per la responsabilità civile verso terzi (RCT) e verso prestatori d’opera (RCO) a tutela dei pazienti e del personale. Per tutti i farmacisti, dipendenti di struttura pubblica o privata, l’obbligo è dunque a carico del datore di lavoro. All’uopo gli Ordini professionali si sono dotati di convenzioni con varie compagnie assicurative cui sarà possibile fare riferimento. La Camera ha definitivamente licenziato le norme sulla responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie contenute nelle proposte di legge C. 259262-1312-1324-1581-1769-1902-2155-B, già approvate
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in prima lettura, in un testo unificato e modificate poi dall’altro ramo del Parlamento. Il testo definitivo del provvedimento, che reca il seguente titolo “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”, recepisce quindi le modificazioni introdotte nel corso dell’esame al Senato. In proposito si rammenta che l’art. 10 della proposta conferma l’obbligo di assicurazione per responsabilità contrattuale a carico delle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private per danni cagionati dal personale a qualunque titolo operante presso le strutture e l’obbligo, per ciascun esercente la professione sanitaria, operante a qualsiasi titolo in strutture pubbliche o private, di stipulare un’adeguata polizza di assicurazione per colpa grave, al fine di garantire efficacia all’azione di rivalsa nei confronti dell’esercente la professione sanitaria e verso l’assicurato. Pertanto, mentre le farmacie sono tenute alla copertura assicurativa per colpa lieve, il farmacista dipendente dovrà provvedere a stipulare una polizza assicurativa per danni cagionati con colpa grave, ferma restando la facoltà per la farmacia di provvedere direttamente anche per tale copertura. Avv. Paolo Leopardi REQUISITI DEI DISPOSITIVI PER AUTOANALISI Potreste chiarirmi i requisiti dei dispositivi da utilizzare per esami di autoanalisi in farmacia? E’ sufficiente che siano dispositivi medici con marchiatura CE o sono necessarie certificazioni particolari? Per quanto riguarda le bilance medicali, quali sono i requisiti per poterla usare in farmacia? I dispositivi per esami di autoanalisi sono dispositivi diagnostici in vitro destinati alle autoanalisi e come tali disciplinati dal D. Lgs. 332/2000 concernente “Attuazione della Direttiva 98/79 CE relativa ai dispositivi diagnostici in vitro”.
La normativa prevede che tutti i dispositivi in questione messi in servizio successivamente al 6 dicembre 2005 debbono riportare la marcatura CE seguita dal numero di identificazione (quattro cifre) dell’organismo notificato responsabile dell’applicazione delle procedure di valutazione. Per messa in servizio si intende “la fase in cui il dispositivo è stato reso disponibile all’utilizzatore finale in quanto pronto per la prima utilizzazione sul mercato comunitario secondo la sua destinazione d’uso”. In altre parole, il momento in cui l’apparecchiatura è stata resa disponibile in farmacia per i clienti. Le sanzioni per la mancata marcatura sono estremamente elevate ed è quindi opportuno verificare la presenza delle marcature previste ed in caso contrario a rivolgersi al fornitore per la sostituzione dell’apparecchiature. Le apparecchiature presenti in farmacia possono risultare prive delle due marcature suddette solo nell’ipotesi in cui siano state installate anteriormente al 6/12/2005. In tal caso l’apparecchiatura acquistata doveva essere immessa in commercio prima del 6/12/2003, periodo transitorio durante il quale era consentita appunto la messa in commercio di apparecchiature conformi alla normativa vigente in Italia alla data del 7/12/1998. Per messa in commercio si intende “la prima messa a disposizione, a titolo oneroso o gratuito, di dispositivi, diversi da quelli destinati alla valutazione delle prestazioni, in vista della distribuzione o utilizzazione sul mercato comunitario, indipendentemente dal fatto che si tratti di dispositivi nuovi o rimessi a nuovo”. Nei casi dubbi che evidentemente riguardano solo le apparecchiature installate anteriormente al 6 dicembre 2005, le farmacie dovranno contattare la ditta produttrice per ottenere una dichiarazione scritta che assicuri la rispondenza del dispositivo installato al decreto legislativo 332/2000. Con riferimento alle bilance medicinali queste rientrano fra i dispositivi medici, ovvero fra gli strumenti che servono per diagnosticare o che hanno finalità terapeutiche, così come disciplinati dalla Direttiva 93/42/CE. Affinché una bilancia medicale possa trovare legittimo ingresso all'interno di una struttura sanitaria o di uno studio medico è fondamentale che presenti la marcatura CE e che sia omologata. Le bilance medicali commercializzate all'interno dell'Unione Europea soggiacciono a restrizioni assai rigorose visto che, il più delle volte, il produttore dovrà rivolgersi a un Organismo Notificato Europeo, in modo che questi apponga il marchio CE al dispositivo e ne convalidi così l'utilizzo legale. Nuovo COLLEGAMENTO
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In genere una bilancia medicale conforme deve essere progettata e commercializzata nel rispetto non solo della citata Direttiva 93/42/CE, ma anche in ossequio alle: • Direttive 2014/31/UE e 90/384 CE sull'armonizzazione della legislazione degli Stati membri riguardante gli strumenti per pesare e che funzionano in maniera non automatica. • Norma Europea EN 45501. In assenza di marcatura metrologica la bilancia non potrà essere adoperata in ambito medico sanitario europeo. Avv. Paolo Leopardi LA SCELTA DELLA CREMA BASE avrei la necessità di preparare una crema con acido glicolico 15% e idrochinone 5%. Vorrei sapere quale crema base sia meglio utilizzare ed eventuali conservanti da aggiungere. Per quanto riguarda la crema base si può utilizzare la CREMA BASE DI BEELER, mentre sarebbe opportuno inserire 0,1% di sodio meta bisolfito, Acido ascorbico 0,5% ed EDTA 0,01%. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano IL FORMATO DEL MINOXIDIL Oggi è arrivata, da parte di una cliente, una richiesta di minoxidil al 5%. La signora lo aveva già preso in un’altra farmacia, senza ricetta e ci ha portato il flacone da 200ml. La mia domanda è questa: posso allestire senza ricetta minoxidil al 5% e soprattutto con quel formato, ovvero in un flacone da 200ml? E' consentito l'allestimento di Minoxidil al 5% come preparato galenico officinale senza obbligo di ricetta medica. Per la quantità allestibile il Ministero nella risposta (peraltro non condivisa da diversi esperti e cattedratici in legislazione farmaceutica) ad un quesito posto da un collega ha specificato che non si può allestire una quantità superiore a quella regolarmente in commercio come Sop od Otc. In commercio ci sono prodotti da 180 ml (una unica confezione contenente 3 flaconi da 60 ml) ed è registrata ma non in commercio una confezione da 240 ml (4 flaconi da 60 ml). Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano
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CREMA PER LE MANI SECCHE Un cliente mi chiede se posso allestire per le sue mani molto secche e con ragadi una crema con urea al 20%. Gliela avrebbe consigliata un dermatologo ma senza fargli ricetta medica. Ho visto che la BP 2009 riporta la monografia "urea crema" ma senza specificare la %. In base a questa monografia io posso allestire al cliente una crema con urea 20% senza ricetta? Premetto che non ho un laboratorio cosmetico in farmacia.Ho trovato una formulazione che contiene anche un 2% di allantoina, ma richiede l’uso di un turboemulsore che in farmacia non ho. Chiedo se in base alla vostra esperienza esiste una formulazione con urea al 20% che posso allestire correttamente senza ricetta medica e senza l’utilizzo del turboemulsore. La monografia presente in Bp Urea Cream non prevede percentuali di principio attivo che deve essere veicolato in una idonea base. E' in pratica una formula "aperta" per cui al 20% si può allestire. Si può allestire senza ricetta. Una buona formula può essere: UREA Cristalli 20 grammi Vaselina Bianca 15 grammi Olio di vaselina 6 grammi Alcool cetostearilico 7,2 grammi Cetomacrogol 1000 1,8 grammi Potassio sorbato 0,08 grammi Acido citrico anidro 0,145 grammi Sodio citrato 1,25 grammi Acqua depurata q.b. 100 grammi Esecuzione: A - Fondere 2,3,4 e5 B - Sciogliere nell'acqua depurata prevista 1, 6,7,8 C - Scaldare B alla stessa temperatura di A D - Versare C in A e agitare fino a completo raffreddamento. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano
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