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COLLEGAMENTO Rivista ufficiale di Utifar - Unione Tecnica Italiana Farmacisti - Società Scientifica
ACCESSO AL CREDITO
N.7
ottobre
Poste Italiane S.p.A. - contiene I.P. - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Pescara per la restituzione al mittente previo pagamento della relativa tassa
2019
LA PRIMA GIORNATA DEL FARMACISTA
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L'EDITORIALE
di Eugenio Leopardi, Presidente Utifar
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LA GIORNATA DEL FARMACISTA
ra, anche noi farmacisti abbiamo la nostra giornata nazionale! A partire da quest’anno, il 17 settembre sarà l’occasione per comunicare al pubblico, tramite i mass media e attraverso iniziative mirate, l’importanza del lavoro che svolgiamo nel supporto al cittadino rispetto alle proprie cure e terapie. Non appena si sono realizzate le condizioni favorevoli, Utifar ha proposto e ottenuto l’istituzione della giornata nazionale del farmacista, una ricorrenza che si inserisce nel contesto della Giornata mondiale della sicurezza dei pazienti (World Patient Safety Day) sancita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ma quali sono state le condizioni favorevoli che hanno permesso di ottenere questo risultato? Anzitutto, va ricordato che Utifar, oltre che essere dal 1957 associazione di categoria, è da qualche anno anche società scientifica riconosciuta. Questa condizione ha fatto sì che lo scorso maggio, non appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri con la quale è stata indetta, sempre per il 17 settembre, la “Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita”, Utifar abbia collaborato con la Fism, ovvero con la Federazione italiana che raggruppa le società scientifiche, per indire una giornata finalizzata a ricordare il ruolo del farmacista e la sua quotidiana interazione con il paziente. Il senso principale di questa giornata è, senza dubbio, quello di rimarcare l’importanza dell’aderenza terapeutica per l’efficacia delle cure e di ricordare come il farmacista sia una figura centrale in questa ottica. Non solo nel suo rapporto con il pubblico, ma anche nell’interazione con il medico e nella presa in carico dei pazienti cronici. La Giornata prevederà campagne di comunicazione a livello nazionale e locale. Già in questa prima edizione, per la quale, invero, abbiamo avuto davvero poco tempo per organizzare iniziative strutturate, i mezzi di informazione hanno dato un certo risalto mediatico all’iniziativa. Tuttavia, il vero banco di prova sarà il prossimo anno con l’edizione 2020, che io considero la vera prima edizione della Giornata del farmacista. Per allora, assieme a tutte le associazioni di categoria, Utifar si adopererà per la migliore riuscita di questa campagna comunicativa la cui valenza, ci tengo a ricordarlo, non è solo nei confronti del pubblico, ma anche delle istituzioni, della politica e del Governo, che troppo spesso, in passato, hanno sottovalutato il nostro ruolo e le potenzialità rappresentate da un maggiore coinvolgimento della nostra categoria all’interno del Ssn. Proprio per questo motivo, ovvero per dare voce e massima visibilità alla nostra professione, auspico la partecipazione di tantissimi colleghi all’iniziativa. Maggiori saranno le iniziative sul territorio, più ampia potrà essere la copertura mediatica e la cassa di risonanza comunicativa. Utifar è aperta al confronto con tutti i colleghi e a collaborare nell’ottica di una comune e condivisa azione di valorizzazione del nostro ruolo.
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SOMMARIO
n. 7 ottobre 2019
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LA PRIMA GIORNATA DEL FARMACISTA
di Alessandro Fornaro
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ACCESSO AL CREDITO
di Alessandro Maria Caccia
12 Direttore responsabile Eugenio Leopardi Responsabile editoriale Alessandro Fornaro Comitato di redazione Alfredo Balenzano - Floriano Bellavia - Emilia Bernocchi Alessandro Maria Caccia - Pasquale D'Avella - Giancarlo Esperti Eugenio Leopardi - Giuseppe Monti - Luigi Pizzini Giulio Cesare Porretta - Roberto Tobia
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Pubblicità Emanuela Esquilli tel. 338 2847513 email: manuela.esquilli@gmail.com - utifar@utifar.it Direzione e Redazione PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO tel. 02 70608367 - 70607263 fax 02 70600297 La collaborazione alla rivista è aperta a tutti i farmacisti. Manoscritti, dattiloscritti, fotografie o altro materiale iconografico, anche se non pubblicato, non si restituiscono
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Stampa Arti Grafiche Boccia s.p.a Via Tiberio Claudio Felice, 7 84131 Salerno Nuovo Collegamento Rivista ufficiale di UTIFAR Anno XIX n. 7 ottobre 2019 Registrazione del tribunale di Milano n. 12 del 11/01/2000 ROC n. 6782 (registro operatori Comunicazione) Tiratura del presente numero 20133 copie - Certificate e autorizzate
DOLORE E INFIAMMAZIONE: OMS E STUDI CLINICI a cura di Alessandro Fornaro
FITOTERAPIA E OMEOPATIA NELLA SINDROME INFLUENZALE LE AFTE MINORI
COME GESTIRNE LA RICORRENZA CORREGGENDO STILI DI VITA E ALIMENTARI E COME CONTROLLARNE I SINTOMI IN AUTOMEDICAZIONE
di Maurizio Mennini e Caterina Pizzutelli
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PIDOCCHIO:
COME LIBERARSENE
di Erika Lupi
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www.utifar.it - utifar@utifar.it Immagini Adobestock
di Alessandro Fornaro
di Valter Masci
Progetto grafico e impaginazione Emanuela Esquilli Proprietà editoriale Utifar Associazione senza fini di lucro PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO
CARNE Sì CARNE NO
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CBD, UNA MOLECOLA DA SCOPRIRE intervista a Roberto Barana di Alessandro Fornaro
I FITOSTEROLI di Paolo Levantino
OMEGA3: NUOVI POSSIBILI AMBITI APPLICATIVI di Marta Franchini
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ONICOMICOSI
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Pelle d'autunno
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di Paolo Levantino
di Myriam Mazza
DALLE AZIENDE CONSULENZE UTIFAR
INIZIATIVE UTIFAR
LA PRIMA GIORNATA DEL FARMACISTA IL 17 SETTEMBRE È LA GIORNATA NAZIONALE DEDICATA ALLA FIGURA PROFESSIONALE DEL FARMACISTA, INDETTA DA UTIFAR PER SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA SUL VALORE DELLA NOSTRA PROFESSIONE
di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista
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l fatto che Utifar sia l’associazione di categoria che, fin dal 1957, difende gli interessi professionali del farmacista puntando sulla formazione, sull’aggiornamento e sullo sviluppo degli aspetti culturali è cosa nota. Ma forse non tutti i colleghi sanno che Utifar è anche società scientifica: una tra le pochissime società scientifiche di farmacisti accreditate in Italia. E’ in quest’ottica che l’associazione, su proposta della Fism, ovvero la federazione delle società scientifiche italiane, ha istituito la Giornata nazionale del farmacista, tesa a fare conoscere all’opinione pubblica le molte attività messe in essere quotidianamente dalla categoria nel rispetto di una corretta assunzione dei medicinali. La giornata, che ha visto lo scorso 17 settembre la sua prima edizione, è stata istituita per dare seguito alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri - emanata in data 4 aprile 2019 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale n.113 del 16 maggio 2019 - con la quale è stata indetta, sempre per il 17 settembre, la “Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita”. 6
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Il tutto, all’interno del contesto della Giornata mondiale della sicurezza dei pazienti (World Patient Safety Day) sancita dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS In effetti, i farmacisti non potevano essere esclusi da questa ricorrenza, essendo in prima linea rispetto ad un tema che non è esclusivamente di pertinenza del medico prescrittore, ma coinvolge anche tutto l’ambito dell’aderenza terapeutica, dell’assistenza alla terapia e della presa incarico del paziente cronico. Il futuro vedrà questo ruolo del farmacista rafforzarsi anche all’interno del Ssn e, di conseguenza, Utifar ha raccolto l’appello della Fism con entusiasmo, impegnandosi fin da subito a lavorare per la buona riuscita di questa giornata. A dire il vero, i tempi per organizzare la prima edizione erano davvero stretti. Non appena si sono create le condizioni istituzionali, in collaborazione con la Fism, Utifar ha mosso i primi passi e organizzato alcune iniziative che, già nella prima edizione della giornata, hanno fatto registrare interessanti risultati in termini di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, con il presidente Eugenio Leopardi ospite
INIZIATIVE UTIFAR
il 17 settembre di Uno Mattina su Rai Uno e di Michele Mirabella su Rai Tre. Davanti alle telecamere, il presidente di Utifar ha evidenziato il ruolo del farmacista e, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha ricordato che “La giornata nazionale del farmacista nasce con l’intento di accrescere, tra la popolazione, la sensibilità verso il farmacista, professione cruciale del nostro sistema sanitario. Ogni giorno sono a disposizione del cittadino circa 80 mila farmacisti e 19 mila farmacie che quotidianamente assistono 3 milioni di persone”. Come primo passo - ha continuato Leopardi - è importante sfatare un concetto molto diffuso nell’immaginario comune, ovvero che il il farmacista è colui che dispensa medicinali. “Il farmacista è ANCHE un dispensatore di medicinali - ha rimarcato il presidente di Utifar. Prima di tutto è un professionista sanitario che opera per la tutela della salute pubblica. Dispensa consigli qualificati per uno stile di vita sano, in farmacia effettua particolari tipi di esami e si adopera per prenotare determinati esami da svolgere presso strutture ospedaliere. Inoltre, nei prossimi anni sarà chiamato ad affrontare
una sfida cruciale per la nostra società: la gestione del paziente cronico e l’aderenza alla terapia”. Noi farmacisti queste cose le sappiamo bene. E ne sono consapevoli anche i nostri clienti, ovvero coloro che frequentano quasi quotidianamente la farmacia. Ma una larga fetta della popolazione - e purtroppo anche delle istituzioni e del mondo politico - non ha la piena contezza di quanto il farmacista sia determinante nel buon risultato di una corretta terapia farmacologica. In futuro, la giornata nazionale del farmacista vedrà il coinvolgimento sinergico di tutte le altre associazioni di categoria, che affiancheranno Utifar in questo grande sforzo comunicativo comune. In concerto con le altre associazioni di categoria, la giornata ribadirà anche l’importanza di una sinergia di azioni tra farmacista e medico per la presa in carico congiunta del paziente cronico. Con l’aiuto di tutta la categoria, le iniziative di comunicazione andranno nella direzione di veicolare al pubblico un messaggio congiunto circa il ruolo del farmacista nell’assistenza alla terapia farmacologica. Tutti gli anni, il 17 di settembre. Nuovo COLLEGAMENTO
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ECONOMIA
ACCESSO
AL CREDITO ACCEDERE AD UN MUTO PER SUPERARE LE DIFFICOLTÀ FINANZIARIE DELLA FARMACIA, O PER ACCORCIARE I TEMPI DI PAGAMENTO VERSO I FORNITORI, NON È COSA SEMPLICE. COME MIGLIORARE QUESTA SITUAZIONE? VEDIAMO DUE ESEMPI CHE TORNANO UTILI PER RAGIONARE SULL’ARGOMENTO: L’IPOTESI DEL TASSO NEGATIVO E QUELLA DI ACCORDI DI CATEGORIA
di Alessandro Maria Caccia, segretario Utifar
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ono molti i motivi per i quali una farmacia può trovarsi in difficoltà rispetto alla liquidità di denaro: acquisto non supportato da sufficiente capitale d’investimento, gestione non oculata dell’azienda, cattivi consigli da parte dei consulenti, divisioni ereditarie alle quali si è dovuto far fronte, malagestione, e via dicendo. Inoltre, non va sottovalutato il calo dei fatturati Ssn, la cui continua discesa incide spesso pesantemente sulla sostenibilità economica aziendale. Proviamo ad affrontare l’ipotesi di un eventuale risanamento. Recriminare sul passato sarebbe solo un esercizio per la memoria ma non aggiungerebbe nulla di positivo al nostro ragionamento. Servirebbe solo per certificare quelle linee guida di buona gestione che sono indispensabili affinché non si possa ripetere in futuro una mancanza di liquidità o, peggio, un sovraindebitamento che possa pregiudicare il proseguo dell’attività aziendale: errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
Sembrerebbe, da notizie che giungono dalla stampa, che nazioni del Nord (non d’ambito europeo) prendano in considerazione la possibilità di una nuova grande crisi recessiva, che sarebbe ormai alle porte tanto da indurre istituti bancari ad emettere mutui per acquisto di case a tasso negativo. Siamo davvero di fronte ad una nuova pesante recessione? Si rifletterà anche sulle farmacie? Sicuramente sì: sarà sempre più difficile l’accesso al credito e verranno guardati sempre con più meticolosa attenzione i bilanci e i rating delle nostre aziende. In questo scenario negativo, alle aziende continuerà ad essere negato il credito o il maggior credito o, se concesso, verrà fatto a fronte di interessi molto alti. Anche nel nostro settore i tassi di interesse bancario sono diversi a seconda del rating. Ma ciò che è veramente difficile da definire è una sua valutazione uniforme su tutto il territorio che non vari secondo la latitudine o i diversi istituti di credito.
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ECONOMIA
Sarebbe davvero importante se alle farmacie venissero concessi strumenti finanziari per un consolidamento di lungo periodo: mutui con una giusta durata di 15 o 20 anni che consentano alle farmacie di rimettersi in sesto finanziariamente con la certezza di poter far fronte anche a tutti gli altri impegni con assoluta tranquillità. Ai mutui di breve periodo è preferibile il mantenimento di scoperti di conto corrente perché, a meno che non si tratti di importi modesti, restituire interessi e capitale in un periodo medio-breve (5/7anni) può essere estremamente pericoloso e si rischierebbe di ritrovarsi in difficoltà per far fronte alle rate di consolidamento. Inoltre, nel caso di un ulteriore calo di fatturato, non si riuscirebbe più a pagare le rate e ci si potrebbe avvitare in una spirale dalla quale uscire solo facendo ricorso, se possibile, alla legge sul sovraindebitamento. Cosa possiamo fare, per evitare scenari di questo tipo? Anzitutto, cercare di ricapitalizzare il patrimonio. In secondo luogo, abbassare il più possibile la bestia nera dei nostri bilanci: il prelievo titolare. Dobbiamo inoltre auspicare che il nostro sindacato riesca a trovare un accordo con istituti bancari di livello europeo per una convenzione commerciale per tutta la categoria a tassi onesti e con un’uniforme (pur scaglionata) valutazione dei rating. Penso, nello specifico, ad un rating più dolce, che tenga presente anche il patrimonio dei singoli farmacisti. Sarebbe fondamentale che, in questo contesto di bassissimi interessi a livello europeo e mondiale, si potessero ottenere, per chi ovviamente ne abbia merito e titolo, dei mutui di lungo respiro, sostenibili e con una durata temporale tale da permettere di intraprendere quella strada di risanamento che permetta alle farmacie in difficoltà di far fronte ai propri impegni serenamente, rimanendo libere e indipendenti. Di recente, ho letto un articolo riguardante un accordo tra la Abi (Associazione bancaria italiana) e i diversi soggetti che partecipano alla distribuzione editoriale della stampa, in particolare le edicole. 10
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Sarebbe importante che anche le farmacie e i distributori di farmaci ottenessero un accesso al credito facilitato e un rapporto con gli istituti bancari che si basi su garanzie di categoria. Forse, ricopriamo un ruolo sociale un pochino più importante della sia pur importantissima ed indispensabile filiera della libera informazione. Un ruolo da difendere e sostenere, anche dal punto di vista finanziario.
L’IDEA DANESE Mutui azzerati ormai da tempo. Ipotesi di proporre addirittura mutui a tasso negativo. Siamo in Danimarca paese europeo ma al di fuori dell’eurozona e per questo non soggetto alla Banca centrale europea. Il terzo gruppo bancario del mese Jyske Bank, ha annunciato l’intenzione di offrire ai propri clienti mutui a 10 anni ad un tasso negativo fisso dello 0,5%. Un altro istituto bancario, Nordea Bank, ha invece in progetto di proporre un muto della durata di 20 anni a interessi zero ed uno della durata di 30 anni a tasso negativo. Cosa significa tutto ciò? Ipotizzando, per esempio, un tasso negativo dello 0,5%, colui che sottoscrive un mutuo del valore di 1 milione di euro, dovrà poi restituire alla banca una cifra che si aggira intorno ai 995.000 euro. L’idea di questi istituti bancari e quella di preferire una lieve perdita di capitale, piuttosto che correre il rischio di bloccare il mercato del prestito. Applicando tassi più alti in un momento di crisi, si rischierebbe infatti che i cittadini e le aziende non possono accedere al credito, creando una situazione di stallo.
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CARNE SÌ
CARNE NO di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista
SONO SEMPRE PIÙ NUMEROSE LE PERSONE CHE SEGUONO MODELLI ALIMENTARI PERSONALIZZATI SULLA BASE DI PRESUNTI BENEFICI PER LA PROPRIA SALUTE. INTERLOQUIRE CON QUESTE PERSONE, FORNENDO LORO ELEMENTI DI RIFLESSIONE ED EVIDENZE AUTOREVOLI È, SENZA DUBBIO, UN VALORE AGGIUNTO PER IL FARMACISTA 12
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a letteratura scientifica offe ampi spunti di interesse per il farmacista che in essa può trovare utili fonti per arricchire il proprio consiglio al banco e acquisire conoscenze utili per il dialogo con il cliente. Occorre però avere il tempo per selezionare le riviste accreditate migliori e per trovare gli articoli di maggiore interesse e rilevanza. Tuttavia, una volta entrati in questa ottica, gli articoli che descrivono studi che possono essere di aiuto non mancano. Ne è un esempio un recente lavoro pubblicato dalla prestigiosa rivista BMJ (British Medical Journal) in tema di alimentazione. Molte persone seguono un’alimentazione vegana
ALIMENTAZIONE E SALUTE
non solo nell’ottica di una serie di lodevoli attenzioni nei confronti della sofferenza degli animali e della salvaguardia dell’ambiente, ma anche per tutelare la propria salute, eliminando alcuni cibi che potrebbero nuocere, come l’eccesso di grassi e proteine animali. Ecco allora che queste persone hanno bisogno di conoscere, di sapere se le proprie scelte sono sensate, ovvero supportate dalle evidenze scientifiche. Nello specifico, lo studio pubblicato su BMJ e condotto dalla Oxford University ha messo in evidenza come le persone che seguono diete vegetariane o vegane presentino minori
probabilità di sviluppare cardiopatie rispetto a chi mangia regolarmente carne, insaccati, e altri alimenti di origine animale. Questa, forse, è la parte dello studio che non stupisce più di tanto. Tuttavia, dalla ricerca, condotta su circa 50mila adulti di mezza età senza pregressi episodi di infatti o ictus, è emerso anche che chi ha eliminato la carne dalla propria dieta presenta anche maggiori probabilità di sviluppare ictus. L’essere vegani, quindi, rappresenta una sorta di medaglia a due facce: minore probabilità di andare incontro ad infarto, maggiore di sviluppare una forma ischemica. Come mai?
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I ricercatori, oltre a presentare i dati e le Per comprendere bene la valenza dello studio, evidenze statistiche, si sono posti questa oltre che l’autorevolezza delle fonti e l’alto domanda. Partendo dal presupposto che in numero di soggetti coinvolti, è importante chi mangiava carne si erano riscontrati un BMI comprendere qualcosa di più sul metodo della più alto, oltre a tassi superiori di ipertensione, ricerca. ipercolesterolemia e diabete rispetto a chi Da questo punto di vista, va subito detto non mangiava carne, la che il follow-up è stato spiegazione del maggiore fondamentale. I ricercatori VEGETARIANI E rischio di cardiopatie hanno evidenziato le VEGANI HANNO FATTO si formulava da sola. abitudini alimentari all’inizio Ma il motivo del rischio REGISTRARE IL 20% IN PIÙ dello studio, sottoponendo più elevato di ictus nei altri questionari a 14 anni di DELLE PROBABILITÀ DI vegetariani era molto distanza. Questa procedura, meno chiaro. Tuttavia, AVERE UN ICTUS CHE, IN oltre che essere strana anche sulla base di per lo studio, ha LARGA PARTE, È STATO DI essenziale recenti evidenze, che anche fatto emergere un TIPO EMORRAGICO suggeriscono che livelli dato interessante: come di colesterolo molto bassi cambiano, nel tempo, potrebbero essere legati a un maggior rischio le abitudini di chi segue regimi alimentari di ictus emorragico, e forti del fatto che questo particolari? Le persone che mangiavano carne era proprio il sottotipo di ictus riscontrato all’inizio dello studio erano quasi 25mila e maggiormente nello studio nei vegetariani, ben 96% di loro è rimasto fedele a questa i ricercatori sono arrivati alla conclusione alimentazione. Tra le quasi 8mila persone che che una dieta che non fornisca all’organismo mangiavano pesce ma non carne all’inizio della abbastanza colesterolo porta ad un rischio ricerca, poco più della metà ha mantenuto ischemico maggiore. inalterate le proprie abitudini. Ma di quanto maggiore? Coloro che, invece, non mangiavano né Torniamo ai dati: i vegetariani e i vegani, hanno carne, né pesce (vegani o vegetariani) hanno evidenziato il 22% in meno delle probabilità di mantenuto questo regime alimentare nel sviluppare coronaropatia rispetto. 73% dei casi, rivelandosi molto determinati e Questo si traduce in 10 casi in meno su convinti di questo approccio. 1.000 persone in un decennio. Al contrario, Chissà che effetto hanno fatto le evidenze dello vegetariani e vegani hanno fatto registrare il studio sulle loro convinzioni? 20% in più delle probabilità di avere un ictus Resta il fatto che, maggiori sono le informazioni che, in larga parte è stato di tipo emorragico, scientifiche alla quali si può eccedere, migliore ovvero in 10 anni circa tre ictus in più ogni sarà la consapevolezza rispetto alle legittime 1.000 persone. scelte alimentari individuali.
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Sintomi Influenzali Prepariamoci da adesso!
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Scegli l’omeopatia!
Quest’anno hai già pensato a proteggerti dai sintomi delle malattie da raffreddamento? Ci sono medicinali omeopatici che possono aiutare a proteggere l’organismo dai sintomi influenzali. Sono medicinali utilizzati con soddisfazione in tutto il mondo, da milioni di persone e, grazie alla loro specificità omeopatica, sono indicati per adulti, bambini e anziani. Sono semplici da usare, pratici e generalmente privi di effetti collaterali.
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GESTIONE DEL DOLORE
DOLORE E INFIAMMAZIONE: OMS E STUDI CLINICI di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista
IL DOLORE INFIAMMATORIO È LA CARATTERISTICA PREDOMINANTE NELLE TIPOLOGIE DI DOLORE OSTEOARTICOLARE COME ARTROSI E LOW BACK PAIN, MA È PRESENTE ANCHE NELLE FORME PIÙ COMUNI DI MAL DI TESTA, COME LA CEFALEA MUSCOLO TENSIVA. TRA I LE TERAPIE FARMACOLOGICHE PIÙ UTILIZZATE TROVIAMO GLI ANALGESICI (PARACETAMOLO), CHE AGISCONO SOLO SULLA COMPONENTE DOLOROSA E FARMACI ANTINFIAMMATORI NON STEROIDEI (FANS), TRA CUI IBUPROFENE E KETOPROFENE SALE DI LISINA, CHE HANNO UN DUPLICE EFFETTO, ANALGESICO E ANTINFIAMMATORIO. RISPETTO AI FANS NUOVE EVIDENZE SCIENTIFICHE ACCOMPAGNANO UN SEMPRE MAGGIORE BISOGNO DI CURA CHE EMERGE NELLA POPOLAZIONE ITALIANA 16
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onostante l’Italia svetti nelle classifiche europee e mondiali per la speranza di vita alla nascita, non può dirsi altrettanto per la speranza di vita in salute e senza limitazioni. In questo caso il nostro Paese si colloca al 15° posto nella classifica UE, al di sotto della media europea. La gestione del dolore, dai dolori più lievi e passeggeri, fino al dolore acuto, rappresenta un ambito nel quale l’Italia ha ancora molta strada da percorrere, prima di mettersi al passo delle realtà europee più virtuose. Esiste poi la questione delle cronicità: l’allungamento della vita media sta imponendo un’attenzione particolare a questo tema (nel 2016 il 39,1% degli italiani dichiarava di soffrire di malattie croniche, Istat). Dove sta andando il nostro Paese? Di quali aggiustamenti ha bisogno il nostro Servizio sanitario nazionale? E, soprattutto, come vivono gli italiani l’attuale situazione? Ad alcune di queste domande ha dato risposta l’Osservatorio sugli italiani e la salute realizzato
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da Doxa per Dompé. Il lavoro ha messo in luce le strategie messe in atto dai cittadini su alcuni dei più comuni disturbi: dall’approccio al dolore al monitoraggio dei piccoli disturbi e malanni stagionali. I dati sono molto interessanti e offrono al farmacista alcune chiavi di lettura da prendere in considerazione. Per esempio, dall’Osservatorio è emerso ne il 95% degli italiani dichiara di aver provato qualche forma di dolore negli ultimi sei mesi. Nella classifica dei disturbi, i più frequenti sono il mal di testa e il mal di schiena, entrambi indicati dal 66% del campione, seguiti dai dolori muscolari e articolari (riportati dal 48 e dal 43% degli intervistati) e dai dolori mestruali (46% delle donne). Dalla ricerca emergono anche i diversi modelli di comportamento che conducono alla scelta del farmaco più adeguato per il trattamento del dolore. Sotto questo aspetto, gli italiani sembrano dividersi in due gruppi: il primo (prevalente) riconducibile al modello dell’auto-cura e il secondo più propenso a rivolgersi a figure di consiglio. Poco più della metà degli italiani, il 55%, sceglie l’auto-cura. Tra questi, il 31% sa già quale farmaco prendere e si reca in farmacia con le idee chiare per acquistarlo, mentre il 24% sceglie tra i prodotti noti che ha in casa. Tra chi preferisce l’auto-cura, prevalgono le donne (60% rispetto alla media del 55% di tutto il campione) e la fascia di età tra i 45 e i 54 anni. Partendo da questa situazione, il farmacista ha diverse armi a propria disposizione per fornire il consiglio più adeguato in ambito dolore, settore nel quale farmaci conosciuti e già ampiamente utilizzati come i Fans presentano ancora margini per un utilizzo sempre più razionale. Si tratta di farmaci che risultano estremamente utili e sono supportati da nuove evidenze scientifiche che meritano di essere prese in esame. Tra queste, è stato recentemente pubblicato sulla rivista Advance in Therapy una expert consensus redatta da alcuni tra i principali esponenti clinici internazionali in ambito dolore (Varrassi, G., et al. Adv Ther (2019)).
Gli esperti, dopo aver valutato le linee guida esistenti in ambito di gestione del dolore sottolineano nella consensus che per poter raggiungere il risultato migliore la scelta dovrebbe essere personalizzata sul tipo di paziente e sulle caratteristiche delle molecole, facendo emergere l’importanza, nel dolore di tipo infiammatorio, del trattamento specifico con famarci non solo analgesici, bensì antinfiammatori per le loro caratteristiche analgesiche e antiinfiammatorie. La consensus conclude che, tra le opzioni terapeutiche disponibili, il paracetamolo non è indicato nel dolore infiammatorio, come ampiamente dimostrato da importanti pubblicazioni che ne evidenziano l’inefficacia così come la dubbia tollerabilità. In questo tipo di dolore dunque, è molto importante considerare i potenziali rischi nell’uso dei FANS, in particolare nella popolazione anziana e nei pazienti a rischio maggiore a carico del sistema gastrointestinale e cardiovascolare. In particolare, tra i FANS, le molecole salificate, così come ketoprofene con lisina, hanno dimostrato avere un rapporto favorevole tra efficacia e tollerabilità. La salificazione con l’aminoacido lisina del ketoprofene permette infatti di aumentare la solubilità del principio attivo, rendendo rapido l’effetto analgesico della molecola e garantendo un ottimo profilo di tollerabilità gastrointestinale (Panerai 2012). Studi recenti hanno dimostrato che il processo di salificazione del ketoprofene aumenta la sintesi di gastroprotettori endogeni, proteggendo la mucosa gastrica, a differenza del corrispettivo semplice ketoprofene (Cimini 2015, Brandolini 2017). Se l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha incluso, per la prima volta, nella nuova edizione dell’International Classification of Disease (ICD-11) il dolore nella classificazione delle patologie, un motivo ci sarà. Il dolore non è più intenso come sintomo, ma viene, finalmente, considerato come una vera e propria patologia a sé stante. Era ora che ciò accadesse e il farmacista può essere il riferimento per le molte persone che soffrono di questi disturbi e che meritano le migliori attenzioni e cure ottimali. Nuovo COLLEGAMENTO
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OMEOPATIA
FITOTERAPIA E OMEOPATIA NELLA SINDROME INFLUENZALE
di Valter Masci Intervento tratto dal libro “Fitoterapia e Omeopatia, moderne terapie mediche” Edizioni Edra. Milano. 2018
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“WAIT AND SEE” LE PRIME 48 ORE CURATE CON L’OMEOPATIA E LA FITOTERAPIA
medicinali omeopatici e rimedi fitoterapici sono in grado di curare una patologia oppure se è necessario ricorrere ai farmaci della medicina ufficiale? La risposta è che dipende dal tipo di patologia e dalla sua gravità. Nel caso di patologie acute importanti come un’otite media, una tonsillite purulenta o una broncopolmonite bisogna intervenire subito con antibiotici, cortisonici, antinfiammatori, etc. Qui, evidentemente, la gravità della patologia impone un intervento rapido ed immediato dei farmaci della medicina ufficiale. Diverso è il caso di patologie più modeste come ad esempio una banale faringite dove ci si può avvalere dei medicinali omeopatici e rimedi fitoterapici. Altro caso dove si può ricorrere ai medicinali omeopatici e rimedi fitoterapici è quello di una tonsillite virale o della sindrome
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Nuovo COLLEGAMENTO
influenzale, dove gli antibiotici non funzionano. In questi due casi (faringite di piccola-media intensità e tonsillite virale) è possibile intervenire con l’Omeopatia nelle prime “48 ore” della patologia. Aspettare “48 ore” prima di intervenire con i farmaci è una tendenza della Medicina ufficiale che si sta diffondendo (Calcinai E, 2010, che viene definita “wait-and-see”, la quale si applica nell’attesa che il quadro clinico si manifesti completamente e prima che le analisi di laboratorio diano le loro risposte - per esempio, se si tratta di una tonsillite virale o batterica). Ma bisogna aspettarsi un miglioramento della sintomatologia entro 48 ore altrimenti è necessario rivolgersi ai farmaci della medicina ufficiale. Attualmente il “wait-and-see” è proposto dalla medicina ufficiale anche per evitare l’uso
OMEOPATIA
FITOTERAPIA
NELLA SINDROME INFLUENZALE SAMBUCUS NIGRA È il Sambuco. Famiglia delle Adoxaceae, una delle piante più usate al mondo a scopo medicinale. Valter Masci è medico omeopata, il suo precedente libro “Omeopatia, tradizione e attualità” è stato inserito nel 2017 nella Collection of the National Library of Medicine, E’ coautore nella versione italiana dell’ECH Homeopathic Thesaurus dell’European Committee For Homeopathy, 2007, a integrazione dell’Amed Thesaurus della British Library e del MeSH Medical Subject Headings della National Library of Medicine, USA. Ha avuto diversi riconoscimenti ministeriali come “Esperto in Omeopatia” e ha partecipato a varie Commissioni istituzionali. E’ stato responsabile didattico della Scuola Superiore di Omeopatia e Bioterapie SmbItalia con sede in Roma e in 11 città d’Italia (fino al 2009). Ha avuto la qualifica di Vice-Presidente di “Homeopathie Universalis” (Associazione Europea Medici Omeopati), Parigi (anni 1997-2008). Ha contribuito a fondare la Commissione dell’Ordine dei Medici di Roma per le Medicine non convenzionali. Ha ricoperto, nel 2003, il ruolo di Referee del Ministero della Salute per la Formazione Continua in Medicina per le Medicine non convenzionali.
inappropriato degli antibiotici, con la finalità di evitare le resistenze antibiotiche che stanno diventando un grosso problema (Livermore DM, 2003). Tale approccio è stato proposto per le bronchiti (Høye S, 2010; AWARE, 2016) e per le otiti (Marchetti F, 2005; Spiro DM 2006). Un discorso a parte va fatto per le malattie croniche, dove per patologie modeste (come ad esempio una colite spastica) può essere sufficiente la terapia omeopatica e/o fitoterapica, la quale invece, in caso di patologie più gravi (come ad esempio in una artrosi), può essere associata ai farmaci della medicina ufficiale con la finalità di velocizzare ulteriormente la guarigione. (tratto dal libro: Fitoterapia e Omeopatia, moderne tecniche mediche. Valter Masci. Ediz. Edra. Milano. 2018)
UTILIZZAZIONE Nei raffreddamenti: con azione antivirale, antibatterica, antinfiammatoria, immunostimolante. AZIONE CARATTERISTICA Attività antivirale. L’estratto di frutti di Sambucus è in grado di inibire, in vitro, la replicazione di vari tipi di virus influenzali (Barak V, 2001). In vivo, su un gruppo di pazienti affetti da influenza B/Panama nel 1993, l’estratto dei frutti è stato in grado di migliorare i sintomi influenzali, compresa la febbre (Zakay-Rones Z 1995). USO TRADIZIONALE Nell’antichità le foglie e la corteccia dei rami sono state utilizzate come purgativi (e ciò è giustificato, come vedremo, dall’alta concentrazione di lectine, che sono gastrolesive). Invece negli USA, dai tempi degli indiani Cherokee (Manuchair Ebadi 2007) fino ai nostri giorni (Wichtl M 2004) il Sambuco è impiegato prevalentemente come diaforetico. Si ritiene che la droga aumenti la sensibilità delle ghiandole sudoripare agli stimoli termici (Della Loggia R 1993), in tal modo, aumentando la sudorazione, si ottiene abbassamento della febbre (Penso 1980). Non è stato individuato il principio attivo responsabile, né tale attività è stata verificata. Solo più recentemente i fiori e i frutti sono stati impiegati nelle malattie da raffreddamento (Salvador ÂC 2018). FORME FARMACEUTICHE Nel nostro paese secondo l’accordo raggiunto tra i Ministeri della Salute di Belgio, Francia e Italia (BELFRIT), 2012, di Sambucus nigra, si può utilizzare come integratore la “pianta intera” (cioè ogni sua parte). È da precisare che le Tinture Madri preparate secondo la Farmacopea omeopatica francese e tedesca si preparano solamente con le sommità fiorite (foglie e fiori). Ci sono inoltre preparazioni farmaceutiche realizzate solo con i fiori o solo con i frutti. Frequenti sono anche le preparazioni domestiche. Nuovo COLLEGAMENTO
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OMEOPATIA
PRINCIPI ATTIVI, E LORO ATTIVITA’
PRESENTI NELLE VARIE PARTI DELLA PIANTA
Vediamo i principi attivi presenti nelle varie parti della pianta riferendoci prevalentemente a ciò che ci riguarda, cioè l’azione sui raffreddamenti. FIORI Principi attivi maggiormente presenti nei fiori: isoquercetina, rutina e acido clorogenico (presenti anche nelle foglie) (Farmacopea omeopatica tedesca e francese, Thomas AL 2006). Individuate anche delle lectine (Karpova IS 2007), anche se in piccola quantità, di cui la più conosciuta è la Sam n 1, che è accusata di provocare allergie (Förster-Waldl E 2003). I fiori possiedono prevalentemente: Azione antivirale. Il merito è della isoquercetina, che inoculata in animali da esperimento infettati con virus influenzale umano tipo A ha determinato una diminuzione significativa del titolo del virus (Kim Y, 2010). Collabora la rutina che, in vivo, nel gatto, è attiva contro il virus influenzale A/PR8/34 (H0N1) (Eşanu V 1981). Azione antibatterica. Per merito della rutina (Cushnie TP 2005), che è attiva, in vitro, contro un gran numero di batteri e funghi (Pereira AC 2008, da Silva MA 2009). Azione antinfiammatoria. Estratti di fiori sono in grado di inibire in vitro la biosintesi delle interleuchine IL-1 e in vivo di ridurre un edema provocato artificialmente in animali da laboratorio (OMS 2004, EMA 2014).). Il merito è della rutina, che ha grossa azione antinfiammatoria poichè inibisce, in vitro, la produzione di TNFalpha (Guruvayoorappan C 2007). Collabora l’acido clorogenico che è in grado di inibire un edema provocato artificialmente con la carragenina (Li X 2009). Possiamo dire che i fiori posseggono un’azione (antimicrobica ed antinfiammatoria) “aspecifica” in quanto non caratteristica della pianta ma dovuta a principi attivi (isoquercetina, rutina e acido clorogenico) presenti anche in altre piante. Da sottolineare che pochi sono i lavori scientifici realizzati con i fiori. 20
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Il vantaggio dell’uso dei fiori, rispetto ad altre parti della pianta, è la bassa tossicità dovuta alla scarsezza delle lectine (che sono gastrolesive) e alla scarsezza di glicosidi cianogeni (anch’essi tossici). FRUTTI Principi attivi maggiormente presenti: individuato un importante flavonoide metilato (5,7,3´,4-tetra-O-methyl-quercetin) (Roschek B 2009). I frutti contengono grosse quantità di antocianine, identificate come cyanidin-3-glucoside (65.7% del totale) e cyanidin-3-sambubioside (32.4% del totale), di cui è nota l’attività antiossidante (Frank T, 2007). Ed infine presenti molte lectine, tra cui SNA-III = SNA-IVf ed SNA-Vf = nigrin f (EMA 2014). Da notare che nigrin f non è tossica (Citores L 1996), mentre lo sono le altre lectine. Ma è da evidenziare che la maturazione dei frutti determina significativa riduzione della quantità di lectine. Per finire aggiungiamo che nei semi dei frutti sono presenti dei glicosidi cianogeni, la cui quantità è scarsa (EMA 2014). I frutti possiedono prevalentemente: Azione antivirale. Sono stati realizzati diversi studi clinici per verificare l’efficacia di estratti di frutti in pazienti affetti da influenza. Sono stati condotti su un numero basso di pazienti e quindi non sono di grossa rilevanza. Solamente uno studio è di qualche importanza. È stato effettuato su 27 persone affetti da influenza B/ Panama nel1993 (di cui 15 hanno ricevuto il trattamento con estratti di frutti e 12 hanno assunto placebo): si è constatato un miglioramento dei pazienti trattati con gli estratti del frutto del 93.3% in 2 gg, mentre i pazienti trattati con placebo sono migliorati solamente dopo 7-8 gg del 91.7% (Zakay-Rones Z 1995). In animali da esperimento infettati con virus influenzale umano tipo A (IFV) è stato somministrato estratto di frutti di Sambucus con un buon miglioramento dell’infezione (Kinoschita E, 2012). La spiegazione è che, in vitro, i flavonoidi presenti in Sambucus si legano al virus influenzale umano tipo A
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(H1N1) impedendo al virus di infettare le cellule. Il principio attivo maggiormente implicato è un flavonoide metilato (5,7,3´,4-tetra-O-methylquercetin) che si lega direttamente al virus (Roschek B 2009). Azione antibatterica. E’ stato verificato che estratti di frutti sono attivi contro “hospital bacteria methicillin resistant Staphylococcus aureus (MRSA)”. Tale attività si deve alla presenza di alcuni terpeni (Hearst C,. 2010). Azione immunostimolante. In un esperimento in vitro è stato visto che monociti di persone sane a cui sono stati aggiunti estratti di frutti presentano incremento della produzione di citochine (tra cui soprattutto il TNF) (Barak V, 2001). Ricapitolando possiamo affermare che i frutti posseggono una attività più specifica legata a principi attivi esclusivi della pianta, infatti esercitano attività antivirale per azione di un flavonoide metilato, e posseggono azione antibatterica per azione di alcuni terpeni. Il problema è che i frutti possono in teoria esseri tossici per la presenza di glicosidi cianogeni e per la presenza delle lectine, perchè sappiamo che entrambi possono provocare disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, dolori addominali, diarrea). Ma sia le lectine che i glicosidi cianogeni sono scarsi nei frutti maturi essiccati privati dei semi. Da riportare che nessuno dei pazienti coinvolti negli esperimenti sopradescritti ha presentato effetti collaterali (Zakay-Rones Z 1995). Quindi i frutti sono più attivi e posseggono una attività più legata ai principi attivi specifici della pianta. Importante è però la precauzione di utilizzare frutti maturi essiccati privati dei semi. CORTECCIA E FOGLIE Principi attivi maggiormente presenti nella corteccia e nelle foglie: acido clorogenico e rutina nelle foglie (Thomas AL 2006) e soprattutto lectine tra cui le più importanti sono nigrin b, SNA-I ed SNA-II, presenti soprattutto nella corteccia (Broekaert WF 1984, Shibuya N 1987, EMA 2014).
Azione antivirale. Per azione delle lectine che impediscono al virus ad entrare nella cellula. Le lectine, che sono delle glicoproteine, hanno la capacità di legarsi ai residui glicosidici delle membrane cellulari di svariatissimi tipi di cellule. La lectina SNA-I, isolata dalla corteccia di S. nigra, è l’unica che si lega fortemente all’acido sialico (Shibuya N 1987, MACH L 1991). Ricordiamo che l’acido sialico è un monosaccaride che ha varie funzioni biologiche come quella di agire come un recettore per virus, tossine ed ormoni. Quindi le lectine, legandosi all’acido sialico impediscono l’attecchimento dei virus. L’azione antivirale della lectina SNA-I è così precisa che è stata testata sui virus che attaccano il tabacco (Chen Ying, 2002). Ma come abbiamo detto le lectine sono tossiche. È stata studiata la lectina nigrin b, la quale, come dimostrato in animali da esperimento, determina alterazioni dell’epitelio del piccolo intestino con distruzione delle cripte (Jiménez Pilar 2013). Azione antinfiammatoria. Per merito dell’acido clorogenico e della rutina. È da precisare che è bene evitare l’uso della corteccia e delle foglie, o al limite se ne consiglia un uso estremamente moderato nelle preparazioni domestiche, pur se l’azione antivirale è cospicua. EFFETTI COLLATERALI Possibilità di disturbi gastro-enterici ed allergie. Le allergie possono essere provocate dall’uso dei fiori (per azione della lectina Sam n 1). I disturbi gastrointestinali sono provocati dai glucosidi cianogeni e dalle lectine. Ma i glucosidi cianogeni stanno soprattutto nei frutti immaturi e nei semi e le lectine tossiche stanno nei frutti acerbi, nei frutti freschi, nei semi e nella corteccia (EMA, 2014). Quindi usare frutti maturi secchi senza semi. Si consiglia di verificare con quale parte della pianta sono state realizzate le preparazioni farmaceutiche o le preparazioni domestiche.
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PRECAUZIONI Inoltre EMA, 2018, riporta che, se anche non sono riportati quadri tossicologici da sopradosaggio o da abuso, è opportuno evitare assunzione di preparati realizzati con i fiori o con i frutti in gravidanza e in bambini sotto 12 anni perché non sono stati realizzati studi su tossicità, genotossicità e cancerogenità (EMA, 2018). INDICAZIONI A mio parere l’indicazione più precisa di Sambucus sono i raffreddamenti, per la sua azione antibatterica, antivirale, antinfiammatoria, imnunostimolante. Il Ministero della Salute 2012, indica “cortex, flos, folium, fructus” per “Fluidità delle secrezioni bronchiali. Funzionalità delle prime vie respiratorie. Regolarità del processo di sudorazione. Drenaggio dei liquidi corporei. Naturali difese dell'organismo”. L’indicazione “Naturali difese dell'organismo” è comprensibile in virtù dell’azione antinfiammatoria di Sambucus. L’indicazione “Funzionalità delle prime vie respiratorie” è giustificato dell’azione antimicrobica/antivirale ed antinfiammatoria. L’indicazione “Regolarità del processo di sudorazione” si basa sul tradizionale uso della pianta come diaforetico (che però non è stata dimostrata). L’indicazione “Drenaggio dei liquidi corporei” è giustificata dalla sua azione diuretica dovuta alla sua capacità di aumentare l’escrezione di sodio (Beaux D, 1999). Dell’indicazione “Fluidità delle secrezioni bronchiali” non è possibile attualmente trovare giustificazione scientifica perché non sono state individuate sufficienti quantità di saponine (ad azione mucolitica) o sufficienti polisaccaridi (ad azione emolliente lenitiva). USO OMEOPATICO DI SAMBUCUS Il rimedio omeopatico Sambucus, che secondo le Farmacopee francesi e tedesche si prepara con fiori e foglie, è indicato in caso di “corizza con naso chiuso”. Il sintomo “naso chiuso” (cosiddetta Key-word) che gli omeopati tengono in grossa considerazione per la prescrizione del medicinale Sambucus, è così giustificabile: la lectina presente in Sambucus, definita “Sambucus nigra agglutinina”, è in grado di legarsi in modo esclusivo all’epitelio olfattorio perché si lega a una ben specifica sialomucina (che non è presente nell’epitelio respiratorio) (Ueno K 1994). Utilizzare basse diluizioni. 22
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MEDICINALI OMEOPATICI
NELLA SINDROME INFLUENZALE SINTOMO ASTENIA FISICA E PSICHICA Gelsemium sempervirens è il Gelsomino, una Loganacea, di cui per preparare la Tintura Madre, si utilizzano le radici, le quali contengono principalmente due alcaloidi gelsemine e sempervirine (EFSA 2009, Farmacopea Omeopatica francese e tedesca). Il biomarcatore è gelsemine il quale possiede azione deprimente agendo sui recettori della glicina (Lara CO 2016) i quali sono implicati nello stato di eccitabilità psichica. L’altro alcaloide, sempervirine, ha un effetto curaro-simile (Cassaret-Doull’s 1993) quindi ha una azione anticolinergica. Ricordiamo che i curari sono competitivi dell’acetilcolina, e agiscono bloccando la conduzione dello stimolo nervoso a livello della placca motrice, cioè provocano rilassamento dei muscoli scheletrici mediante blocco del recettore acetilcolinergico (nicotinico) a livello della placca neuromuscolare. È evidente che l’intossicazione con estratti del gelsomino provoca astenia psichica (per azione deprimente di gelsemine) e astenia fisica (per azione anticolinergica di sempervirine). In Omeopatia, per la legge di inversione dell’effetto di una sostanza cambiando la concentrazione, il medicinale Gelsemium si usa proprio per contrastare un paziente che presenta astenia psichica e fisica (come il paziente affetto da sindrome infuenzale). Utilizzare Gelsemium in alte diluizioni, alle quali avviene l’inversione dell’effetto. Agisce in modo propriamente-omeopatico. SINTOMO DOLORI OSSEI Eupatorium perfoliatum è una Asteracea, di cui per preparare la Tintura Madre, si utilizzano le foglie. Chiamata in inglese Boneset (cioè indicata per le ossa) ed infatti è stata largamente utilizzata per i dolori ossei dalla Medicina americana dell’800 (Cook W 1869). Maggiori principi attivi sono il flavonoide astragalina (Farmacopea omeopatica francese), l’acido clorogenico (Maas M 2008) ed eupafolina (un flavonoide) (Maas M 2011). E’ stato dimostrato che estratti di Eupatorium perfoliatum hanno precisa azione antinfiammatoria inibendo varie citochine e chemochine (Maas M 2011). Merito è della astragalina, un flavonoide che è in grado di
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inibire il TNF-α (Soromou LW 2012). Grosso ruolo lo ha anche l’acido clorogenico che è in grado di contrastare un edema sperimentale inibendo la sintesi e il rilascio dei mediatori infiammatori (dos Santos MD 2006). Ed infine eupafolina, un flavonoide che ha azione antinfiammatoria inibendo la liberazione di NO da parte di macrofagi opportunamente stimolati (Maas M 2011). Quindi l’azione antidolorifica degli estratti ponderali di Eupatorium perfoliatum è da ricollegarsi alla sua azione antinfiammatoria. Da evidenziare che il medicinale omeopatico Eupatorium perfoliatum ha le stesse indicazioni terapeutiche del corrispettivo fitoterapico: i dolori. Pertanto utilizzarlo in basse diluizioni (alle quali il medicinale omeopatico mantiene le stesse attività del corrispondente fitoterapico ponderale). SINTOMO TOSSE SECCA Bryonia. Famiglia Cucurbitacee. Esistono due tipi di Bryonia: B. alba con radice anulare, e B. dioica con radice liscia (Posner L 1869). Entrambe usate in Omeopatia (Farmacopea omeopatica francese e tedesca) che ne utilizzano le radici. Principi attivi più importanti: saponine chiamate brioniosidi (Oobayashi K 1992) e cucurbitacine (Bruneton J 2002). Sappiamo che le saponine posseggono azione mucolitica per riflesso gastro-bronchiale (per irritazione della mucosa gastrica si determina, per azione riflessa, aumento della secrezione bronchiale). Quindi le brioniosidi e le cucurbitacine svolgono questa azione mucolitica. Ma la pianta possiede una altra importante attività che torna utile nella sindrome influenzale: quella antinfiammatoria/antidolorifica. Ciò è dovuto all’azione delle saponine chiamate brioniosidi le quali hanno potente azione antinfiammatoria, che è stata testata su infiammazione provocata da 12-O-tetradecanoylphorbol-13-acetate (TPA) (Ukiya M 2002). Anche le altre saponine, le cucurbitacine tra cui cucurbitacin R diglucoside (DCR) (Panossian A 1999) sono in grado di ridurre l’infiammazione sperimentale provocata da TPA (Recio MC 2004). Tale azione antinfiammatoria è stata valutata in lavori realizzati su animali da esperimento affetti da un’artrite sperimentale nei quali l’estratto ponderale di Bryonia migliora sia il quadro radio-
logico che immunologico (facendo diminuire TNF) (Escandell JM 2007). Anche qui è da evidenziare che il medicinale omeopatico Bryonia ha le stesse indicazioni terapeutiche del corrispettivo fitoterapico. Pertanto utilizzarlo in basse diluizioni (alle quali il medicinale omeopatico mantiene le stesse attività del corrispondente fitoterapico ponderale: azione mucolitica ed antinfiammatoria). SINTOMO MAL DI GOLA Agraphis nutans. È Hyacintoides nonscripta, di cui si usa la pianta intera, fresca, fiorita per preparare la TM (Farmacopea omeopatica francese). Principi attivi: apigenina (Farmacopea omeopatica francese) e lectine (Wright LM 1998). La pianta possiede azione antivirale dovuta all’azione dell’apigenina, che è attiva contro gli adenovirus riducendone la replicazione (Kanerva A 2007) e contro vari tipi di virus dell’influenza (Liu AL 2008). L’azione antivirale della pianta è completata dalla presenza di lectine, la cui azione antivirale è netta (Wright LM 1999). Modalità d’azione: evidentemente il medicinale omeopatico Agraphis nutans funziona in modo simil-allopatico perché ha la stessa attività farmacologica del corrispettivo ponderale. Utilizzare basse diluizioni. SINTOMO RINITE Allium cepa. E’ la comune cipolla di cui si usa bulbo fresco per preparare la TM.. Famiglia delle Liliacee. Principi attivi: la quercetina e la spiraeoside, che è un derivato della quercetina (quercetin 4'-O-glucoside) (Farmacopea omeopatica francese). Presenti soprattutto vari composti solforati, tra i quali tiosulfinati e cepaeni (EMA 2011). Individuate infine molte saponine (EMA 2011). Azione antinfiammatoria: l’estratto di cipolla è in grado di inibire le ciclossigenasi (Wagner H 1990). Responsabile maggiore sono la quercetina la cui azione antinfiammatoria è ampiamente provata (Krenn L 2009) e i tiosulfinati ed i cepaeni (Dorsch W 1990). Azione antinocicettiva: agendo sul sistema gabaergico e serotinergico (Filho AW 2008). Sia l’azione antinfiammatoria che quella antidolorifica giustificano l’uso della cipolla nel Nuovo COLLEGAMENTO
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mal di gola. La presenza delle saponine dona alla cipolla attività mucolitica. Modalità d’azione: è evidente che il rimedio Allium agisce in modo simil-allopatico (perché mantiene le stesse finalità del corrispettivo ponderale). Utilizzare basse diluizioni. CONSIGLI ALIMENTARI Abbiamo descritto i principi attivi presenti in Sambucus. Ora aggiungiamo che essi sono presenti in alcuni cibi, i quali possono essere assunti per approfittare delle loro attività farmacologiche. La rutina (ad azione antimicrobica/ antivirale ed antinfiammatoria) è maggiormente presente nel grano saraceno (Kreft I 2006) che si usa prevalentemente per preparare torte. L’altro principio attivo importante di Sambucus è l’acido clorogenico che è contenuto prevalentemente nel caffè, soprattutto nella varietà robusta (di meno nella varietà arabica) (Jeszka-Skowron M 2016). Ed infine la cipolla, il cui principio attivo più importante è la quercetina, che è presente, oltre che ovviamente nella cipolla, anche nel thè e maggiormente nelle mele (Hollman Peter CH 1997). Bibliografia Barak V, et al. The effect of Sambucol, a black elderberry-based, natural product, on the production of human cytokines. Inflammatory cytokines. Eur Cytokine Netw. 2001 Apr-Jun;12(2):290-6. BELFRIT. ALLEGATO 1.bis. 2012. Beaux D, et al. Effect of extracts of Orthosiphon stamineus benth, Hieracium pilosella L., Sambucus nigra L. and Arctostaphylos uva‐ursi (L.) spreng. in rats. Phytotherapy Research.1999 May 26;13(3): 222-225. Broekaert W F, M Nsimba-Lubaki, B Peeters, W J Peumans. A lectin from elder (Sambucus nigra L.) bark. Biochemical Journal. 1984 August; 221(1):163-9. Bruneton Jean. Pharmacognosie. Edition Tec&Doc. Paris. 3° edizione. 2002. Cassaret-Doull’s. Tossicologia. ediz EMSI. Roma. 1993. Chen Ying, et al.The Sambucus nigra type‐2 ribosome‐inactivating protein SNA‐I′ exhibits in planta antiviral activity in transgenic tobacco. Flebs Letter. 2002 April 10;516(1-3):27-30. Citores Lucia, et al. Journal of Experimental Botany. Isolation and characterization of a new non-toxic two-chain ribosome-inactivating protein from fruits of elder (Sambucus nigra L.). 1996 October; 47(10):15771585. Cook William. The Physiomedical Dispensatory, 1869. Copyright-free scanned version is presented by the Medical Herbalism journal and by medherb.com. http://medherb.com/cook/home.htm. Cushnie TP, Lamb AJ. Antimicrobial activity of flavonoids. Int J Antimicrob Agents. 2006 Feb;27(2):181. Int J Antimicrob Agents. 2005 Nov;26(5):343-56. da Silva MA, Cardoso CA, Vilegas W, dos Santos LC. High-performance liquid chromatographic quantification of flavonoids in Eriocaulaceae species and their antimicrobial activity. Molecules. 2009 Nov 16;14(11):464454. Della Loggia Roberto. Piante officinali per infusi e tisane. Manuale per farmacisti e medici. OEMF. Milano. 31 agosto 1993. Dorsch W, Schneider E, Bayer T, Breu W, Wagner H. Anti-inflammatory effects of onions: inhibition of chemotaxis of human polymorphonuclear leukocytes by thiosulfinates and cepaenes. Int Arch Allergy Appl Immunol. 1990;92(1):39-42.
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September 1;137(1):371-381. MACH Lukas et al. Purification and partial characterization of a novel lectin from elder (Sambucus nigra L.) fruit. Austria Biochem. J. 1991;278: 667-671. Manuchair Ebadi. Pharmacodynamic Basis of Herbal Medicine. Second Edition. Publisher: CRC Press; Boca Raton, Florida 2 edition (September 6, 2006). 699 pages. Ministero salute, 2012. Decreto ministeriale 9 luglio 2012 recante la “disciplina dell’impiego negli integratori alimentari di sostanze e preparati vegetali” integrato dal decreto 27 marzo 2014, che ha affiancato all’allegato 1 del suddetto DM 9 luglio 2012 (contenente la lista di piante ammesse a livello nazionale) l’allegato 1 bis. OMS, 2004. OMS: Monografie di piante medicinali. Editore dell’Edizione Italiana: Edizioni Le Nuove Scritture, Abbiategrasso (MI). VOLUME 2. 2004. Oobayashi K, Yoshikawa K, Arihara S. Structural revision of bryonoside and structure elucidation of minor saponins from Bryonia dioica. Phytochemistry. 1992;31(3):943-6. Panossian A, Gabrielian E, Wagner H. C. Guelbenkian. On the mechanism of action of plant adaptogens with particular reference to cucurbitacin R diglucoside. Phytomedicine. 1999;6(3):147-55. Penso Giuseppe. Le Piante medicinali. Nell'Arte e nella Storia. Anno: 1986 Numero di pagine 293. Editore: Ciba-Geigy. Pereira AC, Oliveira DF, Silva GH, Figueiredo HC, Cavalheiro AJ, Carvalho DA, Souza LP, Chalfoun SM. Identification of the antimicrobial substances produced by Solanum palinacanthum (Solanaceae). An Acad Bras Cienc. 2008 Sep;80(3):427-32. Recio MC, Prieto M, Bonucelli M, Orsi C, Manez S, Giner RM, CerdaNicolas M, Rios JL. Anti-inflammatory activity of two cucurbitacins isolated from Cayaponia tayuya roots. Planta Med. 2004;70(5):414-20. Roschek Bill Jr, et al. Elderberry flavonoids bind to and prevent H1N1 infection in vitro. Phytochemistry.2009 July;70(10): 1255-1261. Salvador Ângelo C, et al. Sambucus nigra Berries and Flowers Health Benefits: From Lab Testing to Human Consumption. Springer International Publishing AG 2018. Shibuya N, I J Goldstein, W F Broekaert, M Nsimba-Lubaki, B Peeters, W J Peumans. The elderberry (Sambucus nigra L.) bark lectin recognizes the Neu5Ac(alpha 2-6)Gal/GalNAc sequence. J Biol Chem. 1987 Feb 5;262(4):1596-601. Soromou LW, Chen N, Jiang L, Huo M, Wei M, Chu X, Millimouno FM, Feng H, Sidime Y, Deng X. Astragalin attenuates lipopolysaccharideinduced inflammatory responses by down-regulating NF-κB signaling pathway. BiochemBiophysRes Commun. 2012 Mar 9;419(2):256-61. Ueno K, Hanamure Y, Ohyama M.. Differences in terminal carbohydrate structures of sialomucin in the murine nasal cavity. Eur Arch Otorhinolaryngol. 1994;251(2):119-22. Ukiya M, Akihisa T, Yasukawa K, Tokuda H, Toriumi M, Koike K, Kimura Y, Nikaido T, Aoi W, Nishino H, Takido M. Anti-inflammatory and anti-tumorpromoting effects of cucurbitane glycosides from the roots of Bryonia dioica. J Nat Prod. 2002;65(2):179-83. Thomas AL,et al. OCCURRENCE OF RUTIN AND CHLOROGENIC ACID IN ELDERBERRY LEAF, FLOWER, AND STEM IN RESPONSE TO GENOTYPE, ENVIRONMENT, AND SEASON. ISHS Acta Horticulturae 765: XXVII International Horticultural Congress - IHC2006: International Symposium on Plants as Food and Medicine: The Utilization and Development of Horticultural Plants for Human Health. Wagner H, Antiasthmatic effects of onions: inhibition of 5-lipoxygenase and cyclooxygenase in vitro by thiosulfinates and Cepaenes. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 1990;39(1):59-62. Wichtl Max. Herbal Drugs and Phytopharmaceuticals: A Handbook for Practice on a Scientific Basis. CRC Press, 2004. USA. Wright LM, et al. Crystallization and preliminary structural studies of Scilla campanulata lectin complexed with alpha1-6 mannobiose. Acta Crystallogr D Biol Crystallogr.1998;54(Pt 1):90-2. Wright LM, et al. Isolation, characterization, molecular cloning and molecular modelling of two lectins of different specificities from bluebell (Scilla campanulata) bulbs. Biochem J. 1999;340(Pt 1):299-308 Zakay-Rones Z, Varsano N, Zlotnik M, Manor O, Regev L, Schlesinger M, Mumcuoglu M. Inhibition of several strains of influenza virus in vitro and reduction of symptoms by an elderberry extract (Sambucus nigra L.) during an outbreak of influenza B. J Altern Complement Med. 1995;1(4):361-9.
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SALUTE E PREVENZIONE
LE AFTE MINORI:
COME GESTIRNE LA RICORRENZA CORREGGENDO STILI DI VITA E ALIMENTARI E COME CONTROLLARNE I SINTOMI IN AUTOMEDICAZIONE
a cura di Maurizio Mennini, Unità Operativa di Allergologia, Dipartimento Pediatrico Universitario-Ospedaliero (DPUO), Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Caterina Pizzutelli, medico internista e medico di medicina generale Asl FR4 di Frosinone
L
CHE COSA SONO LE AFTE a parola deriva dal greco àphtha che significa pustola, è una dolorosa ulcera all’interno della cavità orale causata dalla lesione della mucosa. Se si forma sulla mucosa orale (palato, guance, lingua) o alla base delle gengive, prende il nome di afta orale. L’afta orale si presenta come una o più piccole lesioni della mucosa orale rotondeggianti di pochi millimetri, con un alone rossastro e con un deposito centrale biancastro dovuto ad una proteina del sangue: la fibrina. La comparsa dell’afta è preceduta solitamente da una sensazione dolorosa (bruciore) o di formicolio. 30
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Le afte non sono contagiose e la sintomatologia, se pur a volte estremamente dolorosa, si risolve in una o due settimane senza lasciare cicatrici. Le afte colpiscono tra il 5 ed il 25% della popolazione, specialmente in età pediatrica e con una maggiore prevalenza nel sesso femminile. Si manifestano maggiormente nei paesi altamente industrializzati con una predisposizione leggermente più elevata, negli USA, per le persone di pelle scura. Questa patologia colpisce principalmente la seconda-terza decade della vita o persone con terapie farmacologiche in corso.
SALUTE E PREVENZIONE
La causa della sua comparsa non è completamente nota, ma implica una risposta immunitaria linfocita-T mediata che può essere innescata da una grande varietà di fattori scatenanti (es. carenze nutrizionali, traumi locali, stress, modificazioni ormonali, allergie, predisposizioni genetiche, terapie farmacologiche). Tipicamente, nella prima fase, si ricoprono di una patina biancastra, composta da strati di una proteina, la fibrina. I sintomi variano da un leggero fastidio fino ad una grave difficoltà ad alimentarsi e a bere provocando anche una perdita di peso. Queste piccole e dolorose ulcere si verificano periodicamente e possono guarire completamente tra un episodio e l’altro, hanno una durata che va dagli 8 ai 10 giorni e si presentano negli adulti con una frequenza di 3/ 6 episodi all’anno. LE AFTE RICORRENTI IN ETÀ PEDIATRICA In alcuni bambini, le afte tendono a ricomparire con un andamento recidivante e senza altri segni evidenti di malattia, creando notevole difficoltà nell’alimentazione del piccolo, con potenziali ripercussioni sull’accrescimento ed il ricorso all’esecuzione di numerosi esami clinici volti alla definizione diagnostica della problematica. La più frequente manifestazione aftosa pediatrica è sicuramente quella caratterizzata dal ricorrere di afte minori, ovvero di un numero minore di 10 afte delle dimensioni comprese tra 5 e 10 mm di diametro non profonde. Tali manifestazioni tendono ad essere molto frequenti nella seconda decade di vita e sembrano ricondurre la loro eziopatogenesi a numerosi possibili fattori: • Predisposizione genetica (alcuni studi di genome-wide association hanno evidenziato diversi possibili geni predisponenti, tra i quali spicca il gene IL12A) • Infezioni virali o batteriche (in particolare il virus Herpes simplex 1) • Deficit di microelementi • Squilibri ormonali • Disordini immunologici • Patologie sistemiche (malattia celiaca) • Danni meccanici (protesi ortodontiche) • Stress
UNA REAZIONE AVVERSA AGLI ALIMENTI O LA RICHIESTA DI QUALCOSA CHE MANCA? Tra le possibili patologie sistemiche responsabili della ricomparsa delle afte in età pediatrica sono state chiamate in causa le allergie alimentari. Tuttavia, mentre la letteratura sembra ormai aver chiarito la correlazione esistente tra afte ricorrenti e malattia celiaca, il rapporto tra ipersensibilità agli alimenti ed afte appare ancora controverso. La stomatite aftosa non costituisce infatti al momento un sintomo codificato di allergia alimentare dalle più importanti linee guida di diagnosi. L’incidenza di altre condizioni di atopia nei pazienti affetti da afte ricorrenti sembra, inoltre, essere paragonabile o solo lievemente superiore a quella della popolazione generale. Sono tuttavia molteplici le fonti che suggeriscono il successo terapeutico di alcune diete di eliminazione a partire dagli anni ’80. Gli alimenti maggiormente chiamati in causa sembrano essere il latte vaccino, il grano, il cacao, la frutta a guscio, il pomodoro, la fragola, il limone, l’ananas ed il fico. Discorso diverso sembra essere quello legato ai numerosi alimenti contenenti nichel. Secondo un recente studio, la positività ai patch test per tale elemento costituisce un fattore predittivo di buona risposta alla dieta di eliminazione sull’andamento delle afte. Se si esclude l’allergia al nichel, il successo di alcune diete sembra essere riconducibile alla ridistribuzione quantitativa di alcuni minerali e vitamine nello schema nutrizionale e alla eliminazione di alcune aspetti dell’alimento, come il pH basso, in grado di insultare la mucosa orale. Da alcune analisi emerge, infatti, che la dieta dei bambini affetti da afte ricorrenti sembra essere ricca di alimenti acidi, piccanti o speziati e povera di alimenti contenenti calcio, ferro, vitamina B1, vitamina B12 e vitamina C. Proprio per queste motivazioni, intraprendere diete di eliminazione senza la supervisione di un medico e senza esami in grado di identificare il reale stato di sensibilizzazione ad un alimento, può essere addirittura potenzialmente dannoso per la salute e la crescita del piccolo paziente. Nuovo COLLEGAMENTO
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SALUTE E PREVENZIONE
LA PREVENZIONE DELLE AFTE IN ETÀ PEDIATRICA È POSSIBILE La prevenzione delle afte si ottiene con un'igiene orale costante, usando spazzolino a setole morbide e dentifricio dopo ogni pasto. È utile non eccedere nel consumo di cibi acidi o piccanti e consumare frequentemente frutta, verdura e cereali integrali, non dimenticando di bere abbondantemente. Se si hanno protesi o apparecchi, è necessario curarne l'igiene e informare il dentista di eventuali fastidi o lesioni. È inoltre opportuno cercare di ridurre lo stress, correlato in diversi studi alla frequente ricomparsa di afte. IL TRATTAMENTO DELLE AFTE NEL BAMBINO A VOLTE PUÒ ESSERE FACILE Quando una corretta valutazione medica e/o odontoiatrica ha escluso condizioni patologiche importanti è opportuno agire per ripristinare al più presto la salute della mucosa orale. L’obiettivo del trattamento dovrà essere quindi quello di ridurre l’infiammazione locale ed indurre un benefico processo di riepitilizzazione e rimodellamento del tessuto. Questi processi avranno quindi ripercussioni essenziali sulla progressiva riduzione del dolore fino al raggiungimento della guarigione e potenzialmente alla prevenzione della ricorrenza. Per le afte dolorose e frequenti, sarà utile il ricorso all’impiego di farmaci cortisonici topici, anestetici, antisettici ed antibiotici. Nei casi ancora più gravi, potrà essere preso in considerazione anche l’impiego di immunomodulatori. Per le afte meno dolorose e non troppo frequenti sarà possibile ricorrere invece a terapia topica di derivazione naturale, scevri da effetti collaterali rispetto alle categorie farmacologiche citate. A tale scopo, i derivati vegetali con proprietà scientificamente riconosciute come potenzialmente efficaci nella cura delle afte sono sicuramente: la Centella asiatica, in grado di stimolare la sintesi di collagene a livello delle pareti dei piccoli vasi favorendo i processi di riparazione delle ferite; il Tamarindus indica, dai cui semi 32
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è possibile estrarre lo xiloglucano, polisaccaride dotato di proprietà mucoadesive in grado di mimare gli effetti dell’acido ialuronico sugli epiteli; l’Aloe vera, dalle quali foglie è possibile estrarre un gel dalle ben note capacità di ridurre i processi infiammatori, favorire la maturazione del collagene e la riepitilizzazione. L’effetto sinergico di tali composti, unito ad eccipienti inerti e stabili, sembra essere al momento una validissima opzione terapeutica per la cura delle afte ricorrenti minori, anche in ambito pediatrico. Tali strumenti terapeutici, per l’ampio profilo di sicurezza, possono essere utilizzati sia nell’ambito dell’automedicazione per trattamento di afte sporadiche, sia dopo una attenta valutazione medica e odontoiatrica che abbia escluso la presenza di patologie sottostanti per il ricorrere della stomatite aftosa. Tali presidi, se utilizzati in associazione a corretti stili di vita nutrizionali ed igienici possono pertanto portare ad un controllo ottimale delle manifestazioni cliniche, con un notevole miglioramento della qualità di vita ed una riduzione del ricorso alle terapie farmacologiche. LE AFTE RICORRENTI NEGLI ADULTI La predisposizione genetica e gli squilibri immunologici, i cambiamenti ormonali (per esempio quelli legati al ciclo mestruale), i traumi locali, l’ipersensibilità verso alcuni alimenti (es. latte, noci, kiwi, cioccolato, pomodori), la celiachia, le malattie infiammatorie intestinali (retto colite ulcerosa e morbo di Crohn), il morbo di Behcet, la neutropenia ciclica, la sindrome di Sweet (febbre periodica, stomatite aftosica, faringite e adenite) o l’assunzione di determinati farmaci (es. barbiturici e farmaci oncologici) sono tra i fattori predisponenti più accettati dai ricercatori relativamente alla comparsa delle afte. La carenza di vitamina B12, dell’acido folico e del ferro può determinarne l’insorgenza. Pertanto, può essere utile dosarli nel sangue per escludere eventuali patologie di altra natura.
SALUTE E PREVENZIONE
PREVENZIONE E TRATTAMENTO DELLE AFTE NELL’ADULTO Le raccomandazioni finalizzate a prevenire e trattare le afte nel paziente adulto ricalcano, per la maggior parte, quanto già riportato per il bambino. Una accurata igiene orale aiuta, infatti, a prevenire la comparsa delle afte anche nell’adulto. Inoltre, lavare con spazzolini non eccessivamente duri la bocca e i denti più volte al dì, usare dentifrici non contenti sodio laurilsolfato (SLS) che, secondo alcuni ricercatori, favorisce in soggetti predisposti le recidive, evitare stress alimentari come eccessi di consumo di cibi acidi o piccanti, stili di vita adeguati (abbondare con frutta e verdura e adeguata idratazione) e rimuovere cause meccaniche, migliora il decorso della malattia aftosa. Rimosse le eventuali condizioni predisponenti la ricomparsa delle afte ed escluse altre patologie concomitanti, la lesione aftosa si risolve spontaneamente.
Evitare stress psicofisici, cibi acidi e piccanti, verificare se sussistono eventuali carenze di folati, vitamina B12 e correggere tali carenze, indagare su familiarità per malattie come la celiachia è raccomandabile al fine di prevenire le recidive. Una terapia farmacologica topica con un gel che aiuti la rigenerazione tissutale e/o con analgesici che aiutino ad attenuare il dolore in fase acuta può favorire una rapida involuzione. Si dovrebbe riservare solo ai casi più gravi l’uso di cortisonici, antisettici e antibiotici fino agli immunomodulatori. Molto diffuso è il ricorso all’automedicazione e all’uso di derivati vegetali. Sicura maneggevolezza ed efficacia hanno dimostrato derivati vegetali come la Centella asiatica e l’Aloe vera. Con il contributo incondizionato di Angelini SpA
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SALUTE E PREVENZIONE
PIDOCCHIO:
COME LIBERARSENE
I PIDOCCHI SONO UNA CAUSA PERSISTENTE E FACILMENTE TRASMISSIBILE DI INFESTAZIONI, IN PARTICOLARE NEI BAMBINI IN ETÀ SCOLARE. ED È PROPRIO CON L’INIZIO DELLA SCUOLA, CHE SI MOLTIPLICANO LE RICHIESTE IN FARMACIA DI PRODOTTI PER TENERE A BADA QUESTO FASTIDIOSISSIMO PARASSITA
di Erika Lupi, farmacista
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differenza dei pidocchi del corpo, quelli del cuoio capelluto non sono un pericolo per la salute, un segno di scarsa igiene o un vettore di malattie, ma rappresentano un problema sociale costoso da trattare. Le opzioni terapeutiche consolidate per una comprovata infestazione da pidocchi comprendono insetticidi topici come piretrine e permetrina all'1% e l’ivermectina. 34
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Ivermectina: questa sostanza determina un influsso di ioni cloro attraverso le membrane neuronali, portando alla paralisi di molti tipi di parassiti. Questa terapia è soltanto pediculicida per i pidocchi che si alimentano con sangue che contenga il farmaco. Il pidocchio si alimenta ogni 4-6 ore. La minima quantità di ivermectina presente nel sangue, necessaria per uccidere il pidocchio, non è stata ancora identificata.
SALUTE E PREVENZIONE
CHI È COSTUI? Senza questa conoscenza è difficile stabilire le dosi utili per il trattamento: in genere si usano per il pidocchio le dosi che vengono usate per la scabbia, cioè di 200 μg/kg. Il ciclo vitale del pidocchio del capo necessita di 3 trattamenti per essere sicuri di eradicarlo. La ripetizione del trattamento dopo 10 giorni previene la sopravvivenza delle ninfe e dei pidocchi schiusi dal 10° al 12° giorno. Un terzo trattamento dopo 13-20 giorni dall'inizio, garantisce la vittoria sui pidocchi, in assenza di resistenza. La comparsa di resistenza all'ivermectina non è stata mai riscontrata. L'ivermectina è controindicata nei bambini di peso inferiore ai 15 kg: il suo uso è indicato nelle infestazioni da pidocchi del capo, resistenti alle terapie topiche. In Italia l’uso orale di ivermectina non è disponibile. Permetrina e piretrine: complessivamente queste sostanze sono dette piretroidi. I piretri sono composti naturali originati dal Chrysanthemum cineriaefolium: le piretrine sono i componenti insetticidi dei piretri; i piretroidi sono le forme sintetiche delle piretrine. Queste sostanze sono dirette contro i canali del sodio del neurone di cui ritardano la ripolarizzazione, impedendone in tal modo la chiusura. Queste sostanze paralizzano il pidocchio attraverso l'iperstimolazione del sistema nervoso, per cui viene loro impedita l'alimentazione. La permeterina è un piretroide a largo spettro che agisce come le piretrine. La resistenza ai piretroidi è molto diffusa. Il principale meccanismo di resistenza riguarda la mutazione di un gene α-subunità del canale del sodio del neurone (chiamato allele kdr), che permette una ridotta sensibilità ai piretroidi. Ulteriori tipi di resistenza riguardano un'elevazione delle glutatione S-transferasi e delle monoossigenasi, che metabolizzano i piretroidi. Sia la piretrina che la permetrina hanno un assorbimento percutaneo minimo e profili di sicurezza favorevoli.
I pidocchi sono senza ali, sono lunghi da 2 mm a 4 mm (adulti), hanno sei zampe, sono insetti succhia-sangue che vivono sul cuoio capelluto umano. I bambini infestati di solito trasportano meno di 20 pidocchi alla volta, che vivono 3-4 settimane se non trattati. Il cuoio capelluto fornisce loro cibo, calore, riparo e umidità. Dopo l'accoppiamento, la femmina adulta può produrre cinque o sei uova (lendini) al giorno per 30 giorni, ciascuna "incollata" a un fusto del capello vicino al cuoio capelluto. Le uova si schiudono da 9 a 10 giorni dopo e danno vita a ninfe che nei successivi 9-15 giorni divengono pidocchi adulti. I gusci d'uovo vuoti rimangono sui capelli ma non sono una fonte di reinfestazione. Le ninfe e i pidocchi adulti possono sopravvivere solo per 1-2 giorni lontano dall'ospite umano, mentre le uova possono sopravvivere lontano dall'ospite per un massimo di 3 giorni. L'infestazione da pidocchi si chiama pediculosi ed è caratterizzata da prurito che si verifica se l'individuo colpito viene sensibilizzato ai componenti antigenici della saliva iniettata mentre il parassita si nutre. I pidocchi si diffondono principalmente attraverso il contatto diretto testa a testa (capelli-capelli) mentre gli animali domestici non sono invece vettori per i pidocchi della testa umana.
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ALCUNI SEMPLICI CONSIGLI UTILI: • Contrariamente a quanto si tende a credere, i pidocchi "non saltano" da una testa all'altra. Il contagio avviene fra persona e persona, sia per contatto diretto, che attraverso lo scambio di effetti personali quali: pettini, spazzole, fermagli, sciarpe, cappelli, asciugamani, cuscini, biancheria da letto ecc. • Per ridurre al minimo l'esposizione in altre parti del corpo a un insetticida topico, non fare sedere un bambino nel bagno per sciacquare i capelli. • Proteggere invece la pelle con asciugamani e risciacquare bene, usando acqua fresca. • È stata segnalata una crescente resistenza dei pidocchi alle piretrine e permetrina. Se due applicazioni di permetrina a distanza di 7 giorni non eliminano i pidocchi vivi, prendere in considerazione la possibilità di somministrare un corso di trattamento completo utilizzando un farmaco di un'altra classe. • Gli insetticidi topici possono normalmente causare eruzioni cutanee, prurito o lieve sensazione di bruciore. Se il prurito post-trattamento è fastidioso, uno steroide topico e / o un antistaminico possono fornire sollievo.
E’ stato approvato in Canada, di recente, l'uso di un nuovo prodotto non insetticida contenente isopropil miristato 50% e ST-ciclomethicone 50% per il trattamento dei pidocchi nei bambini di età ≥4 anni. Questo prodotto funziona dissolvendo l'esoscheletro ceroso dell'insetto, causandone disidratazione e morte. Il prodotto viene applicato su cuoio capelluto asciutto e risciacquato in 10 minuti. 36
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Poiché questo prodotto non è ovicida, si consiglia una seconda applicazione una settimana dopo. Un altro prodotto non insetticida contiene una concentrazione del 92% di olio di simeticone (dimeticone) Il dimeticone colpisce l'apparato respiratorio del parassita ed è efficace contro pidocchi, ninfe e uova. Si consiglia un secondo trattamento dopo 8 a 10 giorni. Questo prodotto non è raccomandato per l'uso nei bambini di età inferiore ai 2 anni. Ci sono numerosi rimedi “casalinghi” tra cui l’uso dell’aceto, ma non ci sono studi che ne dimostrino il beneficio. Anche prodotti come maionese, vaselina, olio d'oliva, sono stati suggeriti come trattamenti per i pidocchi. Applicando uno spesso strato di tali agenti sui capelli e sul cuoio capelluto e lasciandolo in posa durante la notte, teoricamente occlude gli spiracoli dei pidocchi e ne diminuisce la respirazione. Tuttavia, questi rimedi non sono molto efficaci nell'uccidere i pidocchi rispetto agli insetticidi topici. Le prestazioni sempre più scarse dei trattamenti neurotossici per i pidocchi e la crescente preoccupazione dei consumatori per il loro uso hanno portato a un aumento della commercializzazione di trattamenti alternativi. Gli oli essenziali vegetali e i loro componenti forniscono una ricca fonte di sostanze chimiche bioattive che sono facilmente estraibili e biodegradabili e generalmente hanno una bassa tossicità nei mammiferi. Tuttavia, pochissimi studi in vitro e clinici hanno valutato l'efficacia di questi composti alternativi e la maggior parte rimane da testare scientificamente. Nel 2018, uno studio tutto italiano, precisamente di ricercatori dell’Università di Ferrara, ha raccolto antichi rimedi fitoterapici anti-parassitari che potrebbero avere successo ancora tutt’oggi alla luce di sempre nuove resistenze e della tossicità di alcuni dei prodotti chimici attualmente utilizzati. Ad esempio la Staphisagria, il cui nome deriva dal greco e significa uva passa selvaggia, era l’ ”erba pedicularis” dei romani. Esiste in un’antica Farmacopea Universale una lozione pediculicida “Lotio ad pediculos capitis enecandos” costituita da Staphysagria, Seminis contra, assenzio, tanaceti, betonica, centauria minor. Il decotto caldo veniva usato per lavare la testa, uccidendo così i pidocchi.
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SALUTE E PREVENZIONE
Inoltre, la stafisagria era un componente del “Pulvis Capucinorum”, costituito di sabadilla, prezzemolo e tabacco. Sabadilla, è un’erba che cresce in Messico, componenti di interesse che sono stati isolati sono l’acido cevadico e la veratrina o sabadiglina. Le preparazioni galeniche di cui si hanno notizie sono: ”Pulvis capucinorum”, o Polvere dei Cappuccini, a base di semi di sabadilla, staphisagria, prezzemolo, tabacco; e un altro preparato l’ ”Unguentum ad s. contra pediculos“ (unguento contro i pidocchi) costituito di sabadilla in polvere, senape, piretro, lardo. Altri oli essenziali sono stati studiati e testati contro i pidocchi. Tra tutti ricordiamo i più efficaci e conosciuti, che si ritrovano come ingredienti in alcuni prodotti antiparassitari, l’olio di semi di Neem e l’olio di Tea Tree (Melaleuca alternifolia). L’olio di Neem contiene una sostanza, l’ azadiractina, che sembra agire inibendo la crescita del pidocchio allo stadio larvale.
L’olio di Tea Tree è un deterrente a causa dell’odore sgradito al parassita e inoltre contiene due terpeni, l’ 1,8-cineolo e terpinen-4-olo, che hanno dimostrato molteplici proprietà tra cui quella di inibire l'acetilcolinesterasi (sono quindi neurotossici). Un’ultima alternativa è data dall’utilizzo di pettinini elettronici che non contengono alcuna sostanza chimica ma agiscono erogando corrente elettrica a basso voltaggio. SITOGRAFIA/BIBLIOGRAFIA
“Head lice infestations: A clinical update” Carl Cummings, Jane C. Finlay, Noni E. MacDonald Canadian Paediatric Society, Community Paediatrics Committee, Ottawa, Ontario “Ancient treatment for lice: a source of suggestions for carriers of other infectious diseases?” Chiara Beatrice Vicentini, Stefano Manfredini, Carlo Contini Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie, Sezione del Farmaco e Prodotti della Salute, Università di Ferrara, Italy; Dipartimento di Scienze Mediche, Sezione di Malattie Infettive e Dermatologia, Università di Ferrara, Italy “Head Lice Epidemiology, Biology, Diagnosis, and Treatment” Laura Meister, Falk Ochsendorf
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INTERVISTA
CBD
UNA MOLECOLA DA SCOPRIRE
Intervista a Roberto Barana, osteopata e naturopata di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista
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INTERVISTA
PER ORA ANCORA NEL LIMBO DAL PUNTO DI VISTA NORMATIVO, IL CBD VIENE VISSUTO DA MOLTI FARMACISTI CON UN MISTO TRA TIMORE E STUPORE. LE EVIDENZE CLINICHE NON MANCANO, MA NON SIAMO DI FRONTE ALLA PANACEA PER TUTTI I MALI. E NEMMENO AD UNA MOLECOLA DA STIGMATIZZARE. IN QUESTA INTERVISTA, CERCHIAMO DI CONOSCERE MEGLIO IL POTENZIALE TERAPEUTICO DEL CANNABIDIOLO, PRENDENDO SPUNTO DALL’ESPERIENZA DI CHI LO UTILIZZA DA TEMPO CONSIGLIANDOLO IN DIVERSE MANIFESTAZIONI OSTEOARTICOLARI. Il CBD, o cannabidiolo, è una molecola della canapa che non vanta effetti allucinogeni. Sono sempre più numerose le evidenze scientifiche che documentano la sua azione antinfiammatoria e di supporto al sistema endogeno che coinvolge i cannabinoidi come mediatori chimici. Nonostante questo, la molecola è ancora in un limbo normativo e molti professionisti la guardano a distanza. Abbiamo chiesto a Roberto Barana, osteopata, naturopata e titolare del centro ricerche olistiche CRO a Verona, di aiutarci a fare chiarezza. Dottor Barana, lei come si è avvicinato al CBD? “Mi ci sono avicinato per curiosità. La prima “cavia” è stata mia moglie, che soffriva della sindrome di querven bilaterale destinata alla chirurgia: dopo due settimane il dolore si era ridotto del 70%, dopo un mese scomparso e dopo tre mesi di terapia di mantenimento non è mai più riapparso. L’ho poi provato anche su di me: mi permette di gestire il mio colon irritabile con due gocce al 20% la sera prima di coricarmi, senza nessun effetto collaterale”. In quali altri disturbi ha riscontrato benefici? Ha degli esempi di successo terapeutico da condividere con noi? “Sì, ho avuto modo di assistere a molti risultati. Da una 76enne con il morbo di Parkinson che è passata dalla sedia a rotelle alla deambulazione autonoma con bastone, ad una artrite autoimmune invalidante, con ripresa dell'attività lavorativa in 4 settimane, fino ad un cancro in fase metastatica in terapia di accompagnamento con oppioidi e con prognosi di un mese: ho visto il soggetto che, una volta integrato il CBD con visco e prunus, dopo 3 mesi ha sospeso gli oppioidi ed è in netta ripresa psico fisica. E potrei continuare...”.
No no, perché ci addentriamo in ambiti delicati di competenze specialistiche. E non vorrei nemmeno, e so che non lo desidera nemmeno lei, che passi l’idea di una molecola miracolosa. Tuttavia, i risultati non possono essere sottaciuti e meritano di essere approfonditi. A questo proposito, mi tolga una curiosità. Il CBD, pur essendo una molecola studiata e con alle spalle evidenze scientifiche ben chiare, trova spazio più tra i professionisti che seguono la medicina olistica piuttosto che la medicina tradizionale. Come mai, a suo avviso? “Credo che manchi di fondo la conoscenza dei vantaggi tra beneficio ed effetti collaterali. Nello specifico, il CBD potrebbe tranquillamente sostituire alcuni farmaci antinfiammatori senza gli effetti collaterali e sopratutto permette di impostare una terapia di mantenimento con dosaggi minimi”. Ci spiega come agisce il cannabidiolo? “Il meccanismo d’azione è articolato. Per schematizzare, possiamo dire che la sua azione si esplica sui recettori CB1 eCB2 e come inibitore del THC non esplicano un effetto antidolorifico ma esclusivamente antinfiammatorio oltre molti altri benefici. Tra questi, dalla letteratura scientifica emerge che il potenziale terapeutico del CBD è davvero ampio. Infatti, sono noti i suoi effetti rilassanti (soprattutto a livello muscolare), anticonvulsivante, antiossidante, neuroprotettivo antipsicotico, antiemicranico e potrei citarne altri ancora. Interessantissime sono le sue azioni come antireumatico e stimolante delle ossa. Non va poi dimenticato che, proprio in virtù del suo meccanismo d’azione, favorisce il sonno ed è distensivo contro ansia e panico”. Nuovo COLLEGAMENTO
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INTERVISTA
Quindi, davvero un’ampio spazio per il consiglio anche in famramacia. In quest’ottica, è spesso difficile consigliare al paziente che chiede informazioni sul CBD il giusto dosaggio. Ci può dare qualche indicazione in tal senso? Questo è un aspetto importante perché ogni paziente è a sé. Il grande vantaggio di questa molecola è che difficilmente si raggiunge un sovradosaggio, quindi si possono intraprendere gli adeguati aggiustamenti e personalizzazioni, fino a trovare il top per il singolo soggetto. Quali prospettive vede per il futuro del CBD? “Io sono di parte, nel senso che credo davvero molto in questa molecola. Tuttavia, ritengo che avrà un futuro molto interessante una volta superato il problema
costi, attualmente ancora impegnativi avrà un grande futuro. C’è poi tutta la questione normativa. Una volta risolto questo aspetto, credo che si potrà, finalmente, andare verso il migliore utilizzo di questa interessantissima molecola”. Cosa può consigliare al farmacista nella gestione di questa molecola che, ad oggi, non è registrata come farmaco? In quali situazioni consigliarla e come proporla al pubblico? “Credo sia importante spiegare all’utilizzatore i grandi vantaggi di un prodotto privo di effetti collaterali che a breve periodo può essere impiegato sia per la gestione del sintomo, sia, soprattutto, per la prevenzione di moltissimi disturbi.
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ALIMENTAZIONE E SALUTE
I FITOSTEROLI
di Paolo Levantino farmacista clinico e consulente nutrizionale, Presidente Agifar Palermo, webmaster di viverebene.blog
I
fitosteroli sono composti lipofili della famiglia dei triterpeni, ampiamente distribuiti nel regno vegetale. I fitosteroli non possono essere sintetizzati per via endogena nell’uomo e derivano quindi esclusivamente dalla dieta. Sebbene siano stati identificati più di duecentocinquanta fitosteroli diversi, i più comuni sono il β sitosterolo(a), il campesterolo (b) e lo stigmasterolo (c). Meccanismo d’azione Essi hanno una struttura analoga a quella del colesterolo, da cui differiscono per la presenza di gruppi metilici o etilici, agganciati alla catena laterale della molecola.
Con la loro maggiore idrofobicità, vengono incorporati più efficacemente del colesterolo nelle micelle miste che si formano nel lume intestinale, riducendo l’assorbimento intestinale. Tale effetto sembra essere potenziato dalla capacità di «complessare» una quota di colesterolo alimentare formando dei composti idrosolubili eliminati con le feci. Modalità d’uso Gli alimenti con il maggior contenuto di steroli vegetali sono gli oli vegetali, seguiti dalla frutta a guscio (noci, mandorle, pistacchi). Tra i vegetali, i contenuti più elevati si riscontrano in broccoli, cavolini di Bruxelles, cavolfiori, e olive.
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ALIMENTAZIONE E SALUTE
A - β sitosterolo
B - campesterolo
Si stima che uno stile alimentare che contenga in abbondanza cibi ricchi di fitosteroli, come una dieta vegetariana, permetta di assumerne fino a 0.5-0.6 gr al giorno. Tuttavia, il consumo ottimale di steroli vegetali per ottenere un significativo effetto di riduzione del colesterolo deve essere di circa 2-2,5 grammi al giorno, ovvero oltre cinque volte il consumo giornaliero di una dieta regolare. Gli steroli vengono così addizionati a diverse matrici alimentari, tra cui margarine, latte, e mini drink allo yogurt, che sembrano essere quelli più semplici e graditi da assumere. Molti studi clinici hanno chiaramente stabilito che un consumo, di circa 2 gr/giorno, di alimenti ricchi di PS riduce le concentrazioni di colesterolo LDL, di circa il 9%. Oltre ad avere un ruolo di primo piano nel trattamento non farmacologico dell’ipercolesterolemia nella popolazione generale, gli alimenti arricchiti di PS sono utili per ottenere una riduzione del CLDL, in pazienti ad alto rischio cardiovascolare trattati con farmaci ipolipemizzanti. Le statine sono i farmaci più efficaci e di prima scelta per il trattamento dell’ipercolesterolemia, in soggetti ad alto rischio. Esse inibiscono competitivamente l’HMG-CoA reduttasi, impedendo la conversione dell'HMG-CoA in acido mevalonico, precursore del colesterolo. Tuttavia, una parte sostanziale dei pazienti trattati con le statine non raggiunge gli obiettivi di CLDL e richiede o un aumento della dose di statina, o l’aggiunta di un altro farmaco, ciò solleva una serie di dubbi sulla sicurezza, tollerabilità e costi della terapia. Diversi studi dimostrano che l’aggiunta di PS alla terapia con statine può aiutare a raggiungere determinati livelli di CLDL in maniera sicura e a basso costo. Per esempio, una metanalisi, del 2009, mostra che i pazienti ipercolesterolemici, trattati con sta46
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C - stgmasterolo
tine, che assumevano in concomitanza margarine arricchite di PS avevano un’ulteriore riduzione del colesterolo LDL di circa il 10%, che era maggiore della riduzione media del 3-7%, che si otteneva raddoppiando la dose di statina. Sicurezza d’uso La sicurezza d’uso dei fitosteroli è stata oggetto di ampie valutazioni da parte delle Autorità governative, sia degli USA, che della Comunità Europea. In particolare, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare(EFSA) ha stabilito che il consumo di fitosteroli può considerarsi sicuro, purché gli alimenti contenenti fitosteroli non siano consumati in quantità tali da fornire più di 3 gr/die. Queste conclusioni sono il risultato della valutazione di numerosi studi tossicologici, condotti su animali alimentati con miscele di fitosteroli, nonché degli studi clinici, condotti su soggetti trattati con alimenti contenenti fitosteroli. Conclusione L’efficacia ipocolesterolemizzante, la tollerabilità, la sicurezza dei PS, insieme con la mancanza di effetti collaterali, li rende una scelta ideale da associare a una sana dieta in molte situazioni cliniche. Possono essere considerati: • in soggetti con elevati livelli di colesterolo, con rischio cardiovascolare medio-basso, che non si qualificano per la farmacoterapia; • in aggiunta alla terapia farmacologica, in pazienti ad alto rischio cardiovascolare che non riescono a raggiungere gli obiettivi di colesterolo LDL con statine o che sono intolleranti alle statine; • nei bambini, con un’età maggiore di sei anni, con ipercolesterolemia familiare.
FITOTERAPIA
OMEGA 3
NUOVI POSSIBILI AMBITI APPLICATIVI
di Marta Franchini, Divisione scientifica Phyto Garda
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ossono essere considerate delle vere e proprie “perle di benessere”. L’attenzione sugli Omega-3, preziosi nutrienti essenziali, è sempre più intensa: più di 40000 studi in letteratura e la conseguente approvazione dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) per alcune indicazioni terapeutiche evidenziano l’importanza della loro assunzione giornaliera. 48
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Gli Omega-3 sono acidi grassi polinsaturi essenziali che non possono essere sintetizzati direttamente dal nostro organismo ma devono essere assunti con una dieta adeguata o con l’integrazione alimentare. Le fonti alimentari sono principalmente il pesce azzurro (merluzzo, sardine, aringhe, sgombro, salmone e tonno) ma anche vegetali, alghe, semi di lino, legumi e frutti a guscio.
FITOTERAPIA
In realtà la dieta non è quasi mai sufficiente a sopperire la quantità necessaria giornaliera di Omega-3. Il mercato degli integratori alimentari offre un grande ventaglio di possibilità, con il vantaggio di poter scegliere le fonti migliori di Omega-3, di purificarle da possibili contaminazioni ambientali e soprattutto di concentrare selettivamente i più rappresentativi ed importanti Omega-3, EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), mediante un processo tecnologico chiamato “distillazione molecolare”. Ma perché è così importante assumere Omega-3? Questi nutrienti sono davvero fondamentali per la nostra salute cardiovascolare e cardio-metabolica: fra le funzioni ufficialmente riconosciute, quelle di promuovere e mantenere la funzione cardiaca (con 250 mg di EPA e DHA/die), una normale pressione sanguigna (con 3 g di EPA e DHA al giorno), normali livelli di trigliceridi (con 2 g di EPA e DHA/die), una normale funzione cerebrale e visiva (con 250 mg di DHA al giorno). Non dimentichiamo inoltre il ruolo fondamentale degli Omega-3 durante la gravidanza, sia per evitare complicanze e parti prematuri, sia per favorire un normale sviluppo fetale (bastano 200 mg di DHA al giorno, da sommare alla quota giornaliera di Omega-3 raccomandata per un adulto). D’altra parte, moltissimi studi scientifici negli ultimi decenni hanno dimostrato come la dieta possa influenzare lo stato di salute, modulando il sistema immunitario e prevenendo o trattando numerose patologie e gli Omega-3, essendo nutrienti eccezionali, confermano questo dato. Indagando la letteratura scientifica internazionale, ci accorgiamo che le aree di interesse degli Omega-3 sono ben più ampie di quel che ci si aspetterebbe. Anche se questi ambiti non sono ancora ufficialmente riconosciuti dall’EFSA, studi alla mano possiamo consigliare questi preziosi alleati anche in tante altre situazioni come l’infiammazione, la menopausa, lo sport, la dermatologia, l’obesità e la depressione, per citarne alcune. Vediamo insieme quindi alcuni di questi interessanti e nuovi ambiti applicativi.
Omega-3 ed infiammazione EPA e DHA hanno effetti antinfiammatori ampiamenti documentati: fra questi, l’inibizione della chemiotassi leucocitaria (migrazione dei leucociti nel sito dell’infiammazione in risposta a stimoli chemotattici) e la riduzione dell’espressione di molecole di adesione e di interazione, quindi, fra leucociti ed endotelio. Promuovono, inoltre, la produzione di Resolvine, molecole coinvolte nei processi di feedback negativo dell’infiammazione. Omega-6 e Omega-3 sono precursori di potenti molecole lipidiche coinvolte in processi infiammatori, chiamate eicosanoidi: le molecole derivate da Omega-6 sono pro-infiammatorie mentre quelle derivate da Omega-3 sono antinfiammatorie. Il giusto apporto dietetico degli acidi grassi polinsaturi prevede un rapporto fra Omega-6 e Omega-3 di 5:1 ed è fondamentale quindi che questo equilibrio venga preservato il più possibile per non avere una disregolazione anche nei processi infiammatori. Come risultato delle loro azioni antinfiammatorie, gli Omega-3 possono avere efficacia terapeutica nelle patologie a base infiammatoria. La maggior parte delle evidenze sono riferite all’artrite reumatoide (AR): i risultati concordano nel sottolineare i miglioramenti clinici a seguito dell’assunzione di EPA e DHA nell’AR in termini di riduzione del dolore, diminuzione dell’uso di farmaci antinfiammatori e della rigidità mattutina e minor incidenza di articolazioni dolorose. Diversi studi si sono interessati anche all’impatto di una dieta ricca di EPA e DHA nelle malattie infiammatorie intestinali (IBD). Gli Omega-3 sembrano portare benefici per la colite ulcerosa ed il morbo di Crohn: nel dettaglio, sono stati riscontrati un miglioramento del punteggio clinico, un miglioramento istologico della mucosa intestinale, un minor tasso di recidiva e una diminuzione dell’uso di corticosteroidi dopo integrazione con Omega-3. Nuovo COLLEGAMENTO
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FITOTERAPIA
Omega-3 e Menopausa Studi recenti pongono l’attenzione sugli Omega-3 in menopausa: un articolo della Aarhus University Hospital di Aalborg (Danimarca) afferma che durante la premenopausa l’assunzione di olio di pesce è correlato a livelli estrogenici più elevati. Un altro studio afferma che 2 g al giorno di EPA e DHA per almeno 8 settimane riducono la depressione e le vampate di calore tipiche della menopausa. Non va inoltre dimenticata la funzione protettiva di EPA e DHA nell’area vascolare e la loro capacità di abbassare i livelli di trigliceridi e la pressione sanguigna, fattori che possono predisporre alla sindrome metabolica. E’utile che le donne aumentino l’assunzione di Omega-3 per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, depressione e declino cognitivo. Gli Omega-3 potrebbero essere un fattore protettivo anche per l’osteoporosi. Numerosi studi stanno valutando il loro effetto sul turnover osseo. E’ stato anche dimostrato che alti livelli di Omega-3 nel sangue sono correlati ad una minore mortalità non solo per eventi cardiovascolari ma per tutte le cause: uno studio che ha coinvolto 6500 donne in menopausa, monitorate per 14 anni, ha dimostrato che le donne con un indice Omega-3 (percentuale di EPA + DHA nei globuli rossi) più alto erano più longeve. Omega-3 e sport Numerosi studi hanno valutato l’utilizzo di Omega-3 nella dieta degli sportivi evidenziandone i benefici nell’aumentare la resistenza, nel ridurre lo sforzo fisico, nel mantenere costante la velocità dei movimenti e nel migliorare le prestazioni aerobiche. Il miglioramento della prestazione sportiva sarebbe dovuto ad un aumento del rilascio di ossido nitrico (NO) dall’endotelio in risposta all’integrazione con acidi grassi polinsaturi; ne conseguono la dilatazione dei vasi sanguigni e la riduzione della viscosità del sangue, con maggior apporto di ossigeno ai tessuti. Hanno un ruolo anche nella crescita muscolare perché migliorano il metabolismo proteico: aumentano la sintesi delle proteine nel muscolo e la loro concentrazione nei tessuti. Gli Omega-3 migliorano la funzionalità polmonare degli atleti durante allenamenti intensivi e 50
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sono utili nel prevenire episodi di broncospasmo da esercizio. Il ruolo antinfiammatorio degli acidi grassi polinsaturi risulta inoltre particolarmente utile per contrastare danni muscolari o processi infiammatori post allenamento. Uno studio condotto su 18 atleti di arti marziali ha dimostrato infine come l’integrazione con Omega-3 potrebbe favorire anche la funzione cognitiva durante l’attività sportiva. Omega-3 e obesità Oltre ad una dieta sana ed esercizio fisico, ai soggetti in sovrappeso è consigliabile assumere Omega-3 per ridurre il peso e il grasso corporeo ed aumentare la massa magra. Con una costante assunzione di Omega-3, infatti, si noterà progressivamente una diminuzione dell’indice di massa corporea, del girovita e della circonferenza dei fianchi. Il DHA, in particolare, può aiutare a limitare le calorie assunte: questa azione è dovuta alla capacità degli Omega-3 di ridurre l’appetito stimolando il rilascio di colecistochinina, ormone che favorisce il senso di sazietà a seguito di un pasto ricco di grassi. Regolando il senso di sazietà, gli Omega-3 possono limitare quindi la frequenza dei pasti e la crescita delle cellule adipose, favorendo il consumo dei grassi. Studi condotti sui topi obesi hanno infatti dimostrato una correlazione tra assunzione di Omega-3, riduzione della grandezza degli adipociti e riduzione di stati infiammatori nel tessuto adiposo. Omega-3 e dermatologia L’assunzione di Omega-3 contribuisce a ristrutturare e rinforzare l’integrità e la funzionalità cutanea e sembra essere d’aiuto nella riduzione della componente infiammatoria in patologie come acne, psoriasi e dermatite atopica. Gli Omega-3 aiutano a ristabilire le percentuali di acidi grassi ideali per la funzionalità e l’integrità ottimali della struttura epiteliale. In letteratura, l’assunzione di Omega-3 sembra ridurre gli effetti collaterali (soprattutto aumento dei livelli di trigliceridi e secchezza cutanea) a seguito di trattamento con isotretionina in forme acneiche severe.
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Omega-3 e depressione Gli Omega-3 si stanno rilevando nutrienti importanti anche nella depressione. Diversi studi sono disponibili in letteratura per il pre- e postpartum e in menopausa e hanno dimostrato che la depressione è più frequente in donne con carenza di EPA e DHA. Gli Omega-3 agirebbero come fattori protettivi contro il disturbo depressivo proprio per la loro attività antinfiammatoria (la depressione, causata da stress fisiologico e psicologico, innesca il rilascio di sostanze infiammatorie come citochine e TNF-α). Alcuni studi evidenziano l’importanza di un’integrazione di DHA per ridurre la durata della depressione e riequilibrare il rapporto fra Omega-3 e -6, sbilanciato nei disturbi depressivi. Tanti altri studi e ambiti applicativi per gli Omega-3 sono tuttora al vaglio della ricerca scientifica e molto deve ancora essere scoperto. Non resta che rimanere attenti e sempre aggiornati sulle più recenti evidenze per questi grandi alleati della nostra salute. Bibliografia Moglia A., Benvegnù C., Cremonesi A., Franchini M., Rasera P.F., Signoretto L. Omega-3, perle di salute. Gli approfondimenti di Phyto Garda. 2019, Gen. Li D, Wahlqvist ML, Sinclair AJ. Advances in n-3 polyunsaturated fatty acid nutrition. Asia Pac J Clin Nutr. 2019;28(1):1-5. Spector AA, Kim HY. Emergence of omega-3 fatty acids in biomedical research. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2019 Jan; 140:47-50.
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Gammone MA, Riccioni G, Parrinello G, D'Orazio N. Omega-3 Polyunsaturated Fatty Acids: Benefits and Endpoints in Sport. Nutrients. 2018 Dec 27;11(1). Middleton P, Gomersall JC, Gould JF, Shepherd E, Olsen SF, Makrides M. Omega-3 fatty acid addition during pregnancy. Cochrane Database Syst Rev. 2018 Nov 15;11:CD003402. Mohammady M, Janani L, Jahanfar S, Mousavi MS. Effect of omega-3 supplements on vasomotor symptoms in menopausal women: A systematic review and meta-analysis. Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol. 2018 Sep; 228:295-302. Chilton FH, Dutta R, Reynolds LM, Sergeant S, Mathias RA, Seeds MC. Precision Nutrition and Omega-3 Polyunsaturated Fatty Acids: A Case for Personalized Supplementation Approaches for the Prevention and Management of Human Diseases. Nutrients. 2017 Oct 25;9(11). Sánchez-Borrego R, von Schacky C, Osorio MJA, Llaneza P, Pinto X, Losa F, Navarro MC, Lubián D, Mendoza N. Recommendations of the Spanish Menopause Society on the consumption of omega-3 polyunsaturated fatty acids by postmenopausal women. Maturitas. 2017 Sep; 103:71-77. Calder PC. Omega-3 fatty acids and inflammatory processes: from molecules to man. Biochem Soc Trans. 2017 Oct 15; 45(5):1105-1115. Harris WS , Luo J , Pottala JV , Espeland MA , Margolis KL , Manson JE , Wang L , Brasky TM , Robinson JG. Red blood cell polyunsaturated fatty acids and mortality in the Women's Health Initiative Memory Study. J Clin Lipidol. 2017 Gen - Feb; 11 (1): 250-259 Harden CJ, Dible VA, Russell JM, Garaiova I, Plummer SF, Barker ME, Corfe BM. Long-chain polyunsaturated fatty acid supplementation had no effect on body weight but reduced energy intake in overweight and obese women. Nutr Res. 2014 Jan;34(1):17-24. Fontani G, Lodi L, Migliorini S, Corradeschi F. Effect of omega-3 and policosanol supplementation on attention and reactivity in athletes. J Am Coll Nutr. 2009 Aug;28 Suppl:473S-481S.
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La scuola ha l’obiettivo di diffondere la cultura galenica in modo critico e di fornire al farmacista le conoscenze più innovative in materia di preparazioni. Le lezioni si svolgeranno sia in aula, sia in un laboratorio attrezzato con macchinari e utensili di ultima generazione. I partecipanti saranno seguiti dalla guida esperta dei docenti Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci e Pietro Siciliano che proporranno diverse formulazioni supportate da una ricca documentazione e da estratti di testi e riviste internazionali.
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AGGIORNAMENTI SULLE PREPARAZIONI GALENICHE: 23-24 febbraio NBP, CAPSULE, SOLUZIONI E SOSPENSIONI AD USO ORALE 23-24 marzo LE FORME FARMACEUTICHE AD USO ESTERNO: CREME, GELI, UNGUENTI, PASTE, LOZIONI, MINOXIDIL E IL MONDO DELLA TRICOLOGIA 18-19 maggio CANNABIS TERAPEUTICA: LEGISLAZIONE, FITOBOTANICA E PREPARAZIONI GALENICHE 15-16 giugno FITOTERAPIA E OPPORTUNITÀ D’APPLICAZIONE NEL LABORATORIO DELLA FARMACIA 28-29 settembre FARMACI ORFANI, PREPARAZIONI PEDIATRICHE, GALENICA IN GERIATRIA E MONDO DELLA DIABETOLOGIA 19-20 ottobre GALENICA VETERINARIA: LEGISLAZIONE, TEORIA E REALIZZAZIONE DELLE FORME FARMACEUTICHE 16-17 novembre LE 20 E PIÙ FORMULE CHE FARANNO DECOLLARE IL TUO LABORATORIO GALENICO
Sede dei corsi: il sabato presso Università Sapienza, Piazzale A. Moro 5 - Roma la domenica presso Lentini Lab, Viale I. Montanelli 133 - Roma SEGUITE GLI AGGIORNAMENTI SUL SITO WWW.UTIFAR.IT
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Informazioni: 02 70608367 - utifar@utifar.it - Iscrizioni online sul sito www.utifar.it
PROPOLI COMPOSTO 3F Integratore alimentare a base di Propoli con Acerola e Echinacea, utili per favorire le naturali difese dell’organismo. Contiene inoltre Eucalipto utile per il suo effetto balsamico, Menta utile per favorire le funzionalità delle prime vie respiratorie e Timo utile per favorire la fluidità delle secrezioni bronchiali.
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SALUTE DEI PIEDI
ONICOMICOSI
di Paolo Levantino farmacista clinico e consulente nutrizionale, Presidente Agifar Palermo, webmaster di viverebene.blog
DEFINIZIONE L’onicomicosi, o micosi dell’unghia, è un’infezione che colpisce le unghie di mani e piedi, causata per lo più, da funghi dermatofiti (Trichophyton rubrum e T. interdigitale sono i patogeni più frequentemente coinvolti). Il fungo responsabile dell’infezione penetra attraverso crepe e micro-fessure dell’unghia, abbattendo lo strato di cheratina che la compone e ne trasforma il pH da acido ad alcalino. Ne consegue una trasformazione evidente dell’unghia, che si manifesta con variazione di forma, tonalità e consistenza.
QUADRO CLINICO Nella maggior parte dei casi, l'unghia interessata appare opaca e ispessita, senza o con modesta deformazione, e sotto il margine libero si accumulano detriti gialli. Questa condizione è nota come onicomicosi subungueale disto-laterale. Quando l'infezione fungina si estende all'intera unghia, questa diventa fragile e la presenza di detriti subungueali causa una dolorosa deformazione. Tale condizione viene definita onicomicosi totale distrofica.
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SALUTE DEI PIEDI
PREVALENZA E FATTORI DI RISCHIO Tale patologia, che rappresenta più del 50% dei disturbi ungueali e colpisce circa 6,5 milioni di italiani tra i 40 e 60 anni, interessa soprattutto le unghie dei piedi: il calore e l’umidità, infatti, favoriscono la proliferazione della micosi. Tra i fattori di rischio, in grado di aumentare le probabilità di avere l’onicomicosi, vi sono: • indossare scarpe o calzature che impediscono la traspirazione; • camminare a piedi nudi in luoghi pubblici e umidi, come piscine e palestre; • soffrire di eccessiva sudorazione; • eliminare le pellicine intorno all’attaccatura dell’unghia (che funge da barriera contro i germi). Ulteriori “aggravanti” sono l’età avanzata ed essere affetti da disturbi cardiovascolari, a carico del sistema immunitario e da diabete. TRATTAMENTO Il trattamento dev’essere intrapreso tempestivamente per accorciare i tempi di guarigione. Generalmente si utilizzano antimicotici topici, sotto forma di smalti, gel o spray, da applicare per un periodo da 6 a 12 mesi, per la totale risoluzione del problema. I risultati della terapia non si vedranno fino a che l’unghia infetta non sarà stata completamente sostituita da quella nuova e sana. 56
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Tra i prodotti attualmente in uso ritroviamo: tioconazolo ungueale al 28% (es. trosyd) amorfolina lacca ungueale o smalto al 5%(es. onilaq, locetar) che agiscono da un lato creando un ambiente ostile alla proliferazione del fungo, dall’altro svolgendo un’attività fungicida e antibatterica. PREVENZIONE Per prevenire invece la comparsa di questa patologia è importante curare l’igiene dei piedi. Alcune raccomandazioni: • tagliare spesso le unghie e mantenerle corte, asciutte e pulite; • usare calze di cotone e cambiarle giornalmente; • evitare di camminare scalzi in luoghi pubblici, come piscine e palestre, utilizzando delle ciabatte; • evitare scarpe poco confortevoli e scegliere scarpe non occlusive e traspiranti; • correggere eventuale iperidrosi; • sterilizzare sempre gli strumenti per la cura dei piedi o usare strumenti a perdere; • evitare di strappare le cuticole presenti nei pressi della matrice. Infine ricorda che un unghia sana ha una lamina rosea e una superficie regolare e semitrasparente.
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DERMATOLOGIA
Pelle d’autunno di Myriam Mazza, farmacista cosmetologa
L
a stagione che ho amato ed amo di più, da sempre, è l’autunno. Se non altro, per il fascino dei suoi colori e del suo “foliage”, sinonimo di rinnovamento. Sarà, altresì, una deformazione professionale, capace d’insinuare in me il pensiero sul come “aiutare“ la nostra pelle, in una rigenerazione, dopo le faticose ed assolate vacanze estive. Intanto, il vecchio detto, che la salute passa dall’alimentazione, può, deve, anzi, essere esteso anche alla pelle, con il suggerimento di assunzione di cibi ricchi di sostanze antiossidanti e vitamine, quali frutta di stagione ed ortaggi, tipo zucca, mirtilli, uva ed agrumi, abbondanti di vitamina C. L’autunno, escludendo le fasi di transizioni, è un “periodo termicamente moderato”. Durante il suo decorso, senza il rischio delle temperature estreme - estive ed invernali - e, soprattutto, dei repentini e notevoli sbalzi termici, estremamente 58
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nocivi alla salute dell’uomo, la pelle, sentendosi meno “attaccata” rispetto alle altre stagioni, naturalmente più aggressive, comincia a stare meglio. Purtroppo e fortunatamente, solamente allora, ci preoccupiamo di intervenire, cercando di tamponare e riparare le alterazioni cutanee, riconducibili all’esposizione al sole, al vento ed alla salsedine. Sarebbero, altresì, necessari, immediatamente dopo l’inverno e nella fase primaverile, altrettanti interventi riparatori, perché, anche il freddo ed il clima rigido invernale avranno prodotto sulla pelle nocivi e fastidiosi effetti. In un quadro semplice e sintetico, ma, assolutamente esaustivo – a meno di problematiche ben più serie e pericolose, richiedenti la cautelativa ed urgente consultazione del medico specialista dermatologo - esse vanno ricondotte al “Foto Aging” (invecchiamento della cute del viso e del corpo,
DERMATOLOGIA
in seguito all’esposizione solare) ed alla “Xerosi” (disidratazione), comportante l’ ispessimento dello strato più superficiale, per cui la cute necessita di maggiore idratazione. A tale scopo, bastano, tuttavia, poche e semplici regole, per ritornare ad uno stato di “salute normale”. Intanto, la detersione, costantemente giornaliera, della cute del viso e del corpo con prodotti specifici non aggressivi, qualificati da uno specialista dermatologo o da un farmacista specializzato al caso. Da preferirsi la doccia al bagno, in quanto il getto idrico continuo aiuta la cute, massaggiandola, a rigenerarsi, con eliminazione delle cellule morte. L’associazione, una volta alla settimana, di uno scrub esfoliante non può che sortire un ulteriore effetto positivo sull’allontanamento delle cellule morte, favorendo la sparizione delle chiazze residue dell’abbronzatura.
Poi, la ricostruzione di uno strato cutaneo protettivo, mediante l’applicazione di un prodotto specifico, compatibile con le sue peculiari caratteristiche. Infine, l’accurata protezione dai raggi solari, già da quando le giornate cominciano a diventare nuvolose, con il sole, che, pur costituendo un principio essenziale per la vita, resta, sempre, un campanello d’allarme da ascoltare, senza la pericolosissima superficialità incurante. Sarà facilitata, altresì, perlomeno la riduzione della comparsa delle macchie scure cutanee. Antiestetiche e, purtroppo, a volte, anche estremamente pericolose. Quindi, dopo l'estate, al pari di quello della natura, anche la pelle avrà un vero e proprio rinnovamento, e il nostro compito sarà quello innanzitutto di saperla idratare e proteggere. Nuovo COLLEGAMENTO
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SV er voi p ec lti S
NOVITÀ DALLE AZIENDE Prodotti e iniziative di aziende selezionate
DECONGESTIONA E PROTEGGE LA MUCOSA, ANCHE IN CASO DI TOSSE CONSEGUENTE A RAFFREDDAMENTO Spray nebulizzatore da 125 ml Fitonasal Pediatric è un decongestionante appositamente formulato per liberare il naso dei più piccoli in caso di congestione ed irritazione delle cavità nasali dovute a sindromi influenzali, raffreddore comune, riniti allergiche e sinusiti sia acute che croniche. Fitonasal Pediatric agisce grazie a TANNISAL, un complesso molecolare di tannini e salgemma, che interagisce con la mucosa nasale svolgendo: Un’azione decongestionante: - grazie all’osmolarità bilanciata che favorisce il richiamo di acqua dai tessuti congestionati e senza irritare o seccare la mucosa. Un’azione protettiva sulla mucosa grazie alla formazione di uno strato mucoadesivo e all’azione antiossidante. Inoltre il prodotto, grazie al suo getto nebulizzato a flusso continuo, ha un’azione di detersione profonda delle cavità nasali che rimuove il muco in eccesso e gli agenti patogeni, irritanti ed allergizzanti in esso intrappolati (virus, batteri, fumo, smog, pollini, sostanze irritanti, etc.). Questa azione è utile nel lattante che non è in grado di soffiare il naso e nel bambino che non lo fa in maniera adeguata. Per queste sue caratteristiche Fitonasal Pediatric, è indicato in caso di tosse da scolo retro nasale. Infatti l’eventuale ristagno di muco nelle cavità nasali e la presenza di microrganismi e sostanze allergizzanti, attraverso lo scolo retro nasale, possono essere causa di tosse o altre problematiche come mal di gola e otiti medie. Fitonasal Pediatric non contiene decongestionanti vasocostrittori e, grazie al suo meccanismo d’azione non farmacologico, non secca la mucosa nasale, non irrita e può essere utilizzato frequentemente, anche per periodi prolungati. L’uso del prodotto nel lattante e nel bambino, favorisce la respirazione e facilita il riposo notturno. 60
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BIOTON BAMBINI, PER RICOMINCIARE BENE LA SCUOLA Bioton Bambini è un integratore alimentare a base di acerola, mirtillo, fieno greco, miele, pappa reale, e fosfoserina pensato per bambini e ragazzi che necessitano di maggior energia durante i cambi stagione, convalescenza o nei casi di intensa attività fisica o scolastica. L’estratto di acerola ha un’azione di sostegno e ricostituente migliorando le naturali difese dell’organismo. Il Mirtillo ad attività antiossidante, risulta utile anche per il benessere della vista. Il fieno greco ricco di vitamine e proteine è utile per il metabolismo dei carboidrati. Il Miele e la Pappa reale forniscono energia a pronto utilizzo. Il prodotto è arricchito con fosfoserina, precursore fondamentale delle membrane cellulari neuronali. Ingredienti: Acqua depurata, Fruttosio, Miele (10%), Estratto fluido di Fieno greco (Trigonella foenum grecum L. semen) (3.6%), Pappa reale (3%), Succo concentrato di Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus L. fructus) (2%), Estratto secco di Acerola frutti (Malpighia punicifolia L.) titolato al 25% in Vitamina C (2%), Fosfoserina. Conservanti: potassio sorbato, sodio benzoato, Regolatore di acidità : Sodio idrossido. Aroma.
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L’integratore di magnesio di BOIRON
Magnesium 300+ per ritrovare e mantenere l’energia La generale carenza in magnesio può essere legata a fattori come un periodo di affaticamento o di forte stress, un’intensa attività intellettuale o sportiva, una dieta povera di nutrienti. Anche uno stato particolare dell’organismo, come la gravidanza, l’allattamento o la convalescenza da una malattia, può far sì che si abbia bisogno di un apporto supplementare di minerali. Con la sua formula esclusiva, l’integratore Magnesium 300+ di Boiron apporta l’80% della quantità di magnesio raccomandata quotidianamente (300 mg al giorno) oltre alle vitamine del gruppo B, la vitamina PP, la vitamina E e il selenio. Inoltre, combinando i sali di glicerofosfato e carbonato, il magnesio di Boiron assicura un assorbimento ottimale e una elevata tollerabilità. Magnesium 300+ Boiron • Scatola da 160 compresse • Venduto in farmacia
DR & Domande e Risposte
CONSULENZE UTIFAR Riservate ai soci e gratuite
Se sei socio di Utifar e hai bisogno di una risposta ad un quesito di carattere legale, fiscale, del lavoro, di una consulenza professionale o indicazioni su come allestire un preparato magistrale, invia il quesito per fax o via e-mail a: SEGRETERIA UTIFAR PIAZZA DUCA D'AOSTA, 14 MILANO TEL. 02 70608367 FAX 02 70600297 E-MAIL: utifar@utifar.it
I CONSULENTI UTIFAR FISCALI: Studio Brunello e Partner LEGALI E LEGISLATIVE: Dr. Claudio Duchi, Paolo Leopardi GALENICHE: Prof. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano MEDICINE NON CONVENZIONALI: Prof. Rocco Carbone, Valentina Petitto ASSICURATIVE: Mutua Tre Esse ENPAF: Dr. Paolo Giuliani BANCARIE E FINANZIARIE: Dr. Giampiero Bernardelle DEL LAVORO: Dr. Damiano Zamboni PROGETTAZIONE SPAZI RETAIL E ADEGUAMENTO NORMATIVE: Arch. Luca Melchionna
ALIQUOTE IVA Quali sono aliquote IVA da applicare ai diversi prodotti e servizi? Pubblichiamo una tabella riassuntiva delle differenti aliquote: DESCRIZIONE
ALIQUOTA IVA da noi applicata
Preparazioni galeniche (Preparati alimentari) preparazioni magistrali (previa presentazione di ricetta medica); preparazioni officinali galeniche;
10%
ALIQUOTA IVA Applicabile secondo vostro ufficio fiscalità 10%-22% (1)
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preparazioni erboristiche. CUP (mero servizio di prenotazione senza incasso del ticket) PHT Mera distribuzione Ticket bombole (Gas terapeutico) Scontrino ASL
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Medicinali e farmaci da banco Vendita Dispositivi medici Autoanalisi Messa a disposizione del paziente di apparecchietti per la misurazione del colesterolo e della glicemia senza l’intervento di professionisti sanitari Noleggio dispositivi medici (aerosol tiralatte etc) Ticket medicinali ECG ed Applicazione holter
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1) Il riferimento normativo è il DPR 633/72, tabella A, parte III n. 80 riguardante tutti i casi di IVA al 10% che recita testualmente “preparazioni alimentari non nominate nè comprese altrove, esclusi gli sciroppi di qualsiasi Aliquote IVA natura”; di conseguenza Quali sono aliquote IVA da applicare aile diversi prodotti e servizi? preparazioni galeniche alimentari sono con IVA al 10% mentre gli sciroppi al 22%; 2) Il riferimento normativo è il DPR 633/72, tabella A, parte II, n. 32 confermato dalla risoluzione ministeriale 55/E/2010; 3) Il riferimento normativo è il DPR 633/72, tabella A, parte III n. 114 al quale sono stati aggiunti i dispositivi medici dalla legge 145/2018 art. 1, comma 3. Studio Associato Bagicalupi-Lucidi
CONSULENZE UTIFAR
RICETTA ELETTRONICA VETERINARIA Come deve essere redatta, da parte del medico veterinario, la ricetta contente la prescrizione di Soliphen? La REV "non è utilizzabile per la prescrizione di medicinali veterinari contenenti sostanze stupefacenti e psicotrope ai sensi del D.P.R. 309/1990. Per tale tipologia di medicinali, la prescrizione continua ad essere cartacea". Lo ricorda la FOFI, in una nota del 17 maggio rivolta agli Ordini provinciali dei Farmacisti, " per consentire a tutti i farmacisti di conoscere la normativa in materia". La Fofi richiama in proposito la nota di gennaio del Ministero della Salute, aggiungendo che la tracciabilità informatizzata si applica ai medicinali veterinari autorizzati ad essere immessi in commercio sul mercato italiano contenenti sostanze stupefacenti e psicotrope ai sensi del DPR 309/1990, ma "limitatamente alla fase distributiva". La successiva fase di prescrizione veterinaria resta cartacea. Invariate, dunque, le disposizioni relative all’approvvigionamento dei medicinali ad uso veterinario contenenti stupefacenti "che avviene, per i medicinali stupefacenti di cui alla Tabella dei medicinali, sezione A, del DPR 309/1990, mediante ricetta speciale stupefacenti “a ricalco” e, per tutti gli altri, mediante ricetta veterinaria non ripetibile in triplice copia". Prof.i Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano PEROSSIDO DI BENZOILE Devo formulare del perossido di benzoile per applicazione cutanea al 5 e 10%. Quali sono, secondo voi, le migliori modalità formulative? Il principio attivo va incorporato in una quantità doppia di crema base idrofila (ad esempio Cetomacrogol crema base). Con il metodo della diluizione geometrica si aggiunge la restante crema base fino ad esaurimento della stessa. Prof.i Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano
QUALE CREMA BASE? Devo preparare una crema a base di idrochinone, betametasone e acido retinoico. Potrei avere indicazioni sul modus operandi? Sciogliere nella minima quantità di etanolo l'idrochinone, acido retinoico e betametasone che andranno così inseriti nella crema base, evitando il riscaldamento e proteggendo accuratamente la preparazione dalla luce. Per quanto riguarda la crema base si può utilizzare la crema base di Beeler, mentre sarebbe opportuno inserire 0,1% di sodio meta bisolfito, acido ascorbico 0,5% ed EDTA 0,01% che andrebbero incorporati nella crema base dopo scioglimento nella minima quantità di acqua. Non vanno utilizzate creme basi tipo Cetomacrogol o anfifila. Vanno altresì evitati utensili e contenitori di materiale metallico. Prof.i Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano CAPSULE DI BIOTINA Chiedo una consulenza su una ricetta per una preparazione di capsule di biotina 15 mg per trattamento di dermatite seborroica. La ricetta non riporta alcuna dicitura di “sic volo” anche se il dosaggio supera molto il consentito pro dose e pro die. Il mio dubbio sorge quando vedo che sul mercato ci sono farmaci sop con dosaggio di 5 mg e 20 mg, quindi molto più alti del dosaggio massimo riportato in tabella 8. Posso quindi evitare di contattare il medico ed accettare la ricetta senza “sic volo”? Con l’uscita dell’ultimo aggiornamento della tabella 8 FU XII (decreto del 17 maggio 2018) la dose massima per ogni dose è stata portata a 20 mg e la dose massima nelle 24 ore è stata portata a 40 mg. Prof.i Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano SOSTANZE OBBLIGATORIE Lo iodio bisublimato è ancora una sostanza obbligatoria in farmacia? Secondo quanto riportato in Tan N. 2 dell’Aggiornamento e revisione di alcuni testi della XII edizione della Farmacopea ufficiale della Repubblica italiana lo iodio compare ancora tra le “Sostanze medicinali” di cui le farmacie debbono essere provviste obbligatoriamente. Prof.i Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano Nuovo COLLEGAMENTO
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