Nuovo Collegamento N° 1-19

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seconda edizione




L'EDITORIALE

di Eugenio Leopardi, Presidente Utifar

UN 2019 ALL’INSEGNA DELLA PROFESSIONALITÀ Per la farmacia italiana, il nuovo anno è iniziato all’insegna della confusione. Il sistema di remunerazione non si sa se cambierà, la normativa sui capitali forse verrà rivista, nuovi adempimenti intasano il lavoro quotidiano e generano mille dubbi. In questo momento di incertezza, Utifar tiene la barra della propria attività dritta sul fronte della professionalità: un valore da difendere, implementare e comunicare all’esterno. La professionalità, non ci stancheremo mai di sottolinearlo, è l’aspetto dirimente di ogni questione e rappresenta l’ambito del nostro operato quotidiano nel quale trovare le certezze per andare avanti. Ma la professionalità non è una dote innata, né una conquista immutabile. Essa va alimentata attraverso un’adeguata formazione che porti l’intero staff della farmacia a specializzarsi nei diversi ambiti di interesse. Non solo: dopo averle coltivate, le competenze vanno valorizzate. Sembra scontato, ma non sempre è semplice trasformare la professionalità in scelte concrete a favore del pubblico. In ultimo, la professionalità va comunicata all’esterno, per acquisire la giusta autorevolezza anche nei confronti delle istituzioni, che non sempre guardano la farmacia con occhi benevoli e quasi mai ne colgono appieno il grande valore per la tutela della salute dei cittadini. Proprio in quest’ottica, Utifar ha condotto, per prima, il Bilancio Sociale delle farmacie italiane, una ricerca tesa a quantificare il lavoro svolto dalle farmacie come sostegno al cittadino in termini di consiglio, servizio, prevenzione e via dicendo. Lo studio, giunto al suo terzo aggiornamento, e condotto in collaborazione con il Centro Studi Sintesi della CGIA di Mestre e con il contributo incondizionato di Teva, è stato presentato a Roma lo scorso 5 dicembre. In questo numero di Nuovo Collegamento, riportiamo un ampio resoconto della giornata. Ma Utifar, che dallo scorso anno è stata riconosciuta dal Ministero della Salute come Società Scientifica, sta portando avanti altri progetti che, nel corso del 2019, affiancheranno l’ampia offerta formativa proposta dall’associazione. Anzitutto, il percorso denominato “Farmacista Counsellor”, una formazione multidisciplinare che fornisce ai farmacisti l’insieme delle competenze necessarie per valorizzare il consiglio al banco e interpretare al meglio quel ruolo di supporto al cittadino che ben conosciamo e la cui importanza è emersa con forza dai dati del Bilancio Sociale. Nel corso del prossimo anno Utifar presenterà anche nuove iniziative tese a portare gli spunti e le competenze che necessariamente devono entrare nel bagaglio del farmacista, al fine di valorizzare al massimo la propria professionalità. Stiamo parlando di competenze in ambito gestionale, troppo spesso non adeguatamente valorizzare e talvolta perfino messe in contrapposizione con la professionalità. Se ci pensiamo bene, solo una farmacia “ben gestita” è in grado di fare emergere e valorizzare le differenti professionalità di chi in essa operano. Pensiamo agli equilibri che si generano tra il personale interno alla farmacia: solo una buona gestione degli ambiti di riferimento può creare le condizioni affinché le competenze di ciascuno vengano valorizzate al meglio. Oppure, pensiamo all’importanza di sapere interpretare nel modo corretto la mole di dati che ormai diverse fonti offrono al farmacista e che, se letti in maniera competente, possono fornire molti spunti di riflessione e favorire i miglioramenti organizzativi necessari per la migliore offerta di prodotti e servizi al pubblico. Le competenze, in definitiva, pur importantissime, non sono che un tassello nella professionalità del farmacista. In un anno che si presenta, per tanti versi, confuso quantomeno come quelli appena trascorsi, Utifar presenterà ai colleghi diversi strumenti per una formazione in linea con i tempi che cambiano e con le nuove esigenze della categoria.

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SOMMARIO

6 n. 1 gennaio-febbraio 2019

BILANCIO SOCIALE UTIFAR LA TERZA EDIZIONE CONFERMA IL VALORE DELLE FARMACIE di Alessandro Fornaro

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BLOCKCHAIN

OPPORTUNITÀ PER IL SSN?

di Mattia Bianchi

Direttore responsabile Eugenio Leopardi Responsabile editoriale Alessandro Fornaro Comitato di redazione Alfredo Balenzano - Floriano Bellavia - Emilia Bernocchi Alessandro Maria Caccia - Pasquale D'Avella - Giancarlo Esperti Eugenio Leopardi - Giuseppe Monti - Luigi Pizzini Giulio Cesare Porretta - Roberto Tobia Progetto grafico e impaginazione Emanuela Esquilli Proprietà editoriale Utifar Associazione senza fini di lucro PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO Pubblicità Emanuela Esquilli tel. 338 2847513 email: manuela.esquilli@gmail.com - utifar@utifar.it Direzione e Redazione PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO tel. 02 70608367 - 70607263 fax 02 70600297 La collaborazione alla rivista è aperta a tutti i farmacisti. Manoscritti, dattiloscritti, fotografie o altro materiale iconografico, anche se non pubblicato, non si restituiscono www.utifar.it - utifar@utifar.it Immagini Adobestock Stampa Arti Grafiche Boccia s.p.a Via Tiberio Claudio Felice, 7 84131 Salerno Nuovo Collegamento Rivista ufficiale di UTIFAR Anno XIX n. 1 gennaio-febbraio 2019 Registrazione del tribunale di Milano n. 12 del 11/01/2000 ROC n. 6782 (registro operatori Comunicazione)

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IL PUNTO

SULLA DIETA MEDITERRANEA di Paolo Levantino

PHARM...ART

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FARMACIA, ARTE E MUSICA A NEW YORK

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MALATTIA DI PARKINSON

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L’INFLUENZA COMPIE 100 ANNI

di Emanuela Esquilli

DALLA DIAGNOSI ALLA MALATTIA di Valeria Maria Angrisani

DALLA SCOPERTA FINO AI NUOVI VACCINI

di Erika Lupi

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DALLO SCORBUTO AI GENI

FUNZIONI E BERSAGLI DELLA VITAMINA C

di Erika Lupi

LA MEMORIA PERDUTA

di Marta Franchini

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SPEZIE COME NUTRACEUTICI DALLA CUCINA ALLA FARMACIA

di Paolo Levantino

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UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER IL FARMACISTA di Francesco Garruba

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DIMOSTRAZIONE SU L-TIROXINA CONTENUTA IN CREME ANTICELLULITE

di Maurizio Bevilacqua

Tiratura del presente numero 19432 copie - Certificate e autorizzate

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DALLE AZIENDE CONSULENZE UTIFAR


PROFESSIONE FARMACIA

BILANCIO SOCIALE UTIFAR LA TERZA EDIZIONE CONFERMA IL VALORE DELLE FARMACIE

di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista

DA POCO RICONOSCIUTA DAL MINISTERO DELLA SALUTE COME SOCIETÀ SCIENTIFICA, UTIFAR HA PRESENTATO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI L’AGGIORNAMENTO DEL BILANCIO SOCIALE DELLE FARMACIE. UNO STUDIO CHE RICONOSCE E QUANTIFICA IL LAVORO QUOTIDIANO SVOLTO SUL TERRITORIO E IL SUO ALTO VALORE PER LA COLLETTIVITÀ 6

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L

’atmosfera era quella giusta. La sala all’interno della Camera dei Deputati già colma di prima mattina e tutto pronto per la presentazione della terza edizione del Bilancio Sociale delle farmacie, lo strumento comunicativo che mette in luce il valore socioeconomico delle farmacie, prodotto da Utifar in collaborazione con il Centro Studi Sintesi della CGIA di Mestre e con il supporto incondizionato di Teva. Nell’aria c’era fermento. Una tensione comprensibile, visto che lo scorso 5 dicembre è stata una giornata particolare. Oltre alla presentazione del Bilancio Sociale, l’attenzione era rivolta alla notizia che stava trapelando e che riguardava l’approvazione, avvenuta nel corso della notte da parte della V Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, dell’emendamento riguardante la previsione che almeno il 51% del capitale sociale delle farmacie sia in seno ad un farmacista iscritto all’Ordine professionale.


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Una giornata particolare davvero, con l’attualità politica che si è intrecciata con l’attività delle farmacie e con il ruolo sociale che esse quotidianamente svolgono, finalmente valorizzato e percepito appieno. Un legame che si è percepito ancora più forte quando il moderatore Francesco Giorgino ha letto il messaggio con il quale il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha voluto salutare i presenti, ricordando la sua vicinanza al ruolo fondamentale svolto dalle farmacie all’interno del tessuto sociale del nostro Paese. Conte, nel suo messaggio, ha richiamato un’espressione cara al presidente Utifar Eugenio Leopardi, ricordando l’importanza del lavoro svolto dalle “18mila sentinelle” presenti sul territorio a tutela della salute pubblica. Il presidente del Consiglio dei Ministri ha poi sottolineato che l’opera dei farmacisti non riguarda solo la dispensazione dei farmaci, ma anche il dialogo, l’informazione e il supporto ai cittadini.

Senza dimenticare la prevenzione e l’educazione alla tutela della salute. Aspetti questi, che sono stati analizzati dallo studio di Utifar, teso a quantificare le molte mansioni svolte quotidianamente dalle farmacie italiane, spesso gratuitamente, sempre con grande professionalità e di certo lontano dai riflettori. Ed è forse per questo che esse vengono tanto apprezzate dai cittadini, ma non adeguatamente valorizzate dalle istituzioni che spesso non colgono appieno il valore della sua attività nel territorio. Presentando la ricerca, Eugenio Leopardi, presidente Utifar, ha ricordato come le farmacie stiano sempre più operando in maniera coordinata e come la professionalità sia il vero valore aggiunto per la crescita del loro ruolo all’interno del Ssn. Leopardi ha altresì ricordato che la farmacia di oggi dimostra di essere andata oltre non solo alla semplice dispensazione dei farmaci, ma anche all’offerta di consigli e di servizi ai cittadini.

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LA FARMACIA È SEMPRE PIÙ UNO SPORTELLO DEL SERVIZIO SANITARIO SUL TERRITORIO “Oggi - ha precisato Leopardi - la farmacia è un vero e proprio consulente a tutto tondo sulle questioni che riguardano la salute delle famiglie italiane”. In un momento nel quale la famiglia diviene, per varie ragioni, sempre più il fulcro della presa in carico della salute dei propri membri, la farmacia territoriale rappresenta un supporto sempre più importante per offrire consigli, suggerimenti, anche solo un ascolto attivo e un indirizzo a chi è in difficoltà e non sa come muoversi per accudire i propri cari. “La farmacia - ha proseguito Leopardi - è sempre più uno sportello del Servizio sanitario sul territorio. Bisogna tenerne conto. Occorre che le istituzioni considerino con estrema attenzione questa tendenza, che emerge chiaramente dai dati del Bilancio sociale. Sarebbe utile che le istituzioni interagissero maggiormente con le farmacie per favorire un coordinamento e un’organizzazione di questo loro ruolo di supporto attivo al cittadino”. I dati del Bilancio Sociale sono stati presentati da Andrea Favaretto, del Centro Studi Sintesi della CGIA di Mestre. I grafici mostrati hanno messo in evidenza, con forza, due aspetti cruciali: l’alta propensione della farmacia alla prevenzione; e la forte empatia che esiste sul territorio tra farmacia e cittadini. Anzitutto, il farmacista è facilmente reperibile. Dati alla mano, lo Studio dimostra come una farmacia su quattro resta aperta più di 50 ore alla settimana. Non solo: una farmacia su quattro applica l’orario continuato. Ma il dato che forse ha generato il maggiore interesse tra i presenti riguarda il tempo che ciascuna farmacia dedica al consiglio gratuito. Nell’arco della giornata lavorativa, più di 6 ore sono dedicate alla consulenza nei confronti degli utenti, sempre a titolo gratuito. Questa altissima disponibilità al dialogo è sempre riconosciuta ed apprezzata? 8

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Sempre secondo Favaretto, la farmacia sente la vicinanza con il cittadino, ma non si sente ancora pienamente apprezzata dal sistema sanitario nel suo insieme. Altro punto di forza dell’attività svolta sul territorio dall’insieme della farmacie riguarda la prevenzione. Giornate a tema, test di autodiagnosi, incontri con il pubblico: tutte attività che, nel loro insieme, creano cultura rispetto alla prevenzione e supportano il Ssn in un compito fondamentale; ovvero nel monitoraggio e nella sensibilizzazione al rispetto di uno stile di vita sano, a partire dall’alimentazione. Tornando ai dati emersi nella terza edizione del Bilancio Sociale, nel 2017, l’83% delle farmacie ha offerto test di prevenzione gratuiti. Sempre in questo ambito, oltre l’80% delle farmacie ha organizzato giornate dedicate alla prevenzione di particolari patologie per una media di quasi 8 giornate all’anno e con un costo medio di 280 euro a giornata a carico della farmacia. Queste giornate di prevenzione organizzate dalle farmacie hanno visto, sempre nel 2017, una partecipazione media di quasi 18 persone ad evento. Quando i servizi non sono stati offerti a titolo gratuito, il costo medio per l’utente è stato di 13 euro. Questi sono dati di estrema importanza e che raccontano meglio di qualsiasi parola il vero ruolo delle farmacie sul territorio e il valore di questo ruolo. In conclusione del proprio intervento, Favaretto ha evidenziato l’importanza dei servizi e della collaborazione con il sistema sanitario, sottolineando come in alcune regioni le farmacie vengano già oggi coinvolte in processi gestionali e organizzativi come quello di superare l’annoso problema delle liste d’attesa. “Se, da questo punto di vista, la strada è segnata - ha concluso Favaretto - la vera sfida verso la farmacia 4.0 è data dalla digitalizzazione”. Collegandosi a questa ultima osservazione, di Favaretto, Rossana Boldi, vicepresidente Com-


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"ORGOGLIO NEL VEDERE UTIFAR ANNOVERATA TRA LE 5 SOCIETÀ SCIENTIFICHE PRESENTI NEL NOSTRO SETTORE”

missione Affari Sociali della Camera dei Deputati, ha ricordato che attraverso l’innovazione, la farmacia e i farmacisti risulteranno fondamentali per la farmacia del futuro. Lo saranno per la gestione di molti aspetti sanitari. In primis, l’aderenza terapeutica e la gestione delle cronicità, due aspetti di fondamentale importanza per l’efficacia e la sostenibilità del Servizio sanitario. Il presente e il futuro del Servizio sanitario, nonché le strategie per rendere più efficiente il sistema, coinvolgendo sempre più le farmacie territoriali, sono stati l’oggetto dell’intervento di Stefano Vella, direttore del Centro Studi per la salute globale dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha ricordato come il fondamentale è straordinario ruolo delle farmacie deve “essere messo a sistema” per valorizzare al meglio le risorse attraverso un coordinamento in rete. I dati del Bilancio sociale hanno offerto lo spunto per parlare di sanità a tuttotondo anche a Carla Collicelli, segretario dell’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), intervenuta alla presentazione sottolineando l’importanza della sostenibilità del sistema e affermando che dietro questa parola deve esserci non solo la preoccupazione rispetto alle risorse economiche, bensì una vera e propria strategia che comprenda la tutela di svariate istanze, dal superamento delle diseguaglianze, al rispetto per l’ambiente, fino alla tutela della salute. Sempre secondo Carla Collicelli, il rapporto tra pubblico e privato rappresenta ancora oggi “uno scontro ideologico” che deve essere superato, uno scontro rimasto troppo a lungo nell’ombra che merita di essere discusso apertamente per valorizzare al meglio, e al di fuori da ogni ideologia, il ruolo del privato nella sanità. Salute e politica so sono quindi intrecciate profondamente, lo scorso 5 dicembre a Roma. Attualità politica e ruolo delle farmacie sono andate, almeno per un giorno, a braccetto.

Questo proprio nel giorno nel quale Utifar ha presentato l’aggiornamento di questo importante studio che valorizza il lavoro svolto dalla categoria. Anche Andrea Mandelli, presidente Fofi, ha manifestato il proprio apprezzamento per il riconoscimento a Società scientifica ottenuto da Utifar ed ha evidenziano il proprio “orgoglio nel vedere Utifar annoverata tra le 5 società scientifiche presenti nel nostro settore”. Nel suo intervento, Mandelli ha poi richiamato i temi legati all’attualità e auspicato un percorso congiunto tra la Federazione, le società scientifiche e Federfarma, nell’ottica di un cammino congiunto verso le nuove sfide e opportunità che si manifestano e che trovano conferma anche nell’attualità legislativa. La mattinata è proseguita con l’intervento di Anna Lisa Mandorino, vicesegretario generale vicario di Cittadinanzattiva, che ha salutato con soddisfazione la grande vicinanza tra cittadino e farmacia confermata dai dati contenuti nel Bilancio sociale “perfettamente in linea con i dati emersi nel nostro Rapporto condotto sul cittadino per comprendere il loro rapporto con le farmacie”. “Se il ruolo della farmacia nel territorio emerge con grande evidenza - ha continuato Anna Lisa Mandorino - occorre aumentare la percezione di questo valore, non sempre adeguatamente riconosciuto”. Nel corso dei lavori è giunto poi il messaggio di Luca Coletto, neo Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute. Coletto ha sottolineato come “da questa analisi emerge ancora una volta quanto ogni giorno viene svolto, a volte in modo non così tangibile, nelle 18000 farmacie per la salute dei cittadini italiani. In questi anni di assessorato alla sanità in una regione così complessa come il Veneto, grazie ad una proficua collaborazione proprio con le istituzioni della farmacia ho potuto valorizzare il ruolo svolto

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nell’interesse del cittadini e, quindi, dell'intero territorio per il quale la farmacia rappresenta un fondamentale punto di riferimento socio sanitario per il paziente”. Sempre secondo Coletto, il progetto sulla cronicità, che ha preso avvio nella sua parte pratica il primo dicembre, è un concreto esempio, di come la farmacia rurale sia, a volte, l’unico presidio presente nelle zone più disagiate. Politiche sociali, quindi. Ma anche azioni quotidiane sul territorio, in favore dei cittadini. Ma, parole a parte, la farmacia è davvero riconosciuta dalle istituzioni per quello che fa per il tessuto sociale di questo Paese? Questa resta la domanda da porsi è, solo attraverso strumenti come il Bilancio Sociale, la farmacia può andare a “battere cassa” dalle istituzioni per ottenere un ruolo di maggiore coinvolgimento nell’ottica di ottimizzare il funzionamento del nostro sistema sanitario. Di questo è consapevole Marco Cossolo, presidente di Federfarma, che ha espresso riconoscenza ad Utifar per lo studio condotto, auspicando la massima divulgazione dei dati in esso contenuti. Secondo Cossolo, dal Bilancio “emergono tre elementi fondamentali. Anzitutto, la vicinanza delle farmacie al tessuto sociale. In secondo luogo, dai dati merge con forza la valenza professionale della farmacia. Cossolo ha eviden-

ziato come lo studio confermi l’importanza della funzione professionale svolta all’interno delle farmacie, funzione che spesso è demandata alla “buona volontà” del singolo farmacista, mentre dovrebbe essere maggiormente sviluppata in modo omogeneo. La maggioranza delle farmacie, ha ricordato Cossolo, opera in modo estremamente professionale, ma non ancora in modo uniforme sul territorio. Il terzo aspetto evidenziato da Cossolo riguarda la reazione delle farmacie alla crisi economica. Il farmacista ha saputo riallinearsi al calo del fatturato conseguente al calo del settore dei farmaci dispensati in regime Ssn. La reazione delle farmacie è stata pronta, comprimendo i costi fissi e variabili, ma sempre salvaguardando l’occupazione e il personale. Serve però un aiuto concreto da parte dello Stato che dovrebbe essere maggiormente vicino alle farmacie, aiutandole a sostenersi anche in termini economici. In chiusura dei lavori, Eugenio Leopardi ha richiamato l’importanza che la farmacia faccia sempre più “rete” per offrire alle famiglie e ai cittadini un servizio maggiormente standardizzato, per divenire sempre più “uno sportello del Ssn sul territorio, in stretta collaborazione con medici ed infermieri”. Speriamo che ciò si avveri presto, nell’interesse dei cittadini. Nuovo COLLEGAMENTO

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EVOLUZIONE FARMACIA

BLOCKCHAIN

OPPORTUNITÀ PER IL SSN?

di Mattia Bianchi farmacista, master in marketing management farmaceutico

È

da poco trascorso il quarantesimo anniversario dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale, elogiandone ampiamente il suo operato, tuttavia, ogniqualvolta se ne parli, il tema della sostenibilità è posto al centro. I tempi cambiamo, nuove tecnologie approdano sul mercato e le professioni richiedono sempre più competenze trasversali. La sanità rappresenta un settore a cui afferiscono ingenti quantità di dati ma con cui è difficile prendere decisioni. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito alla nascita e sviluppo di una tecnologia, proveniente dal settore finanziario, che ultimamente sta suscitando molto interesse anche in quello della salute: la blockchain. Già, proprio quel processo che è alla base per le transizioni delle criptovalute. Di primo acchito associare il termine sanità alla parola blockchain potrebbe creare molte perplessità. Iniziamo però con il comprendere di cosa si tratta esattamente. Per definirla con parole molto semplici, non è altro che un database certificato che viene condiviso con differenti attori, i quali possono apportare dati ma senza far perdere 14

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traccia delle variazioni effettuate in quanto non eliminabili. Tali operazioni per essere concretizzate devono trovare l’approvazione della maggioranza dei partecipanti con cui è condiviso, in caso contrario non è possibile effettuarle. Il database in comune è riprodotto in un numero di copie pari al numero dei membri e tutte devono essere uguali tra loro. Nella situazione di danneggiamenti informatici anche ad una sola copia, il sistema riconosce l’incongruenza e avvisa tutti gli altri senza però ostacolare l’avanzamento dei loro lavori. Questo registro, che può essere pubblico o privato, riguarda un tema specifico e consente di includere un numero prescelto di operatori, tutti allo stesso livello in quanto privo di unità centrale. È possibile dedurre tre concetti importanti: condivisione, tracciabilità e democraticità. Quest’ultimo fattore è molto curioso in quanto implica l’accordo della maggioranza per utilizzare da quel momento in poi una determinata informazione. Un’opportunità ma anche un pericolo se utilizzato in modo scorretto.


EVOLUZIONE FARMACIA

Come si legge nel Report numero 17 “Blockchain for Business” della Casaleggio Associati, la blockchain nel 2017 ha avuto un mercato globale di 339,5 milioni di dollari, una previsione di raggiungere 2,3 miliardi nel 2021 e con la prospettiva di rappresentare il 10% del Pil mondiale entro il 2027 grazie a prodotti e servizi che ne derivano. Si tratta di numeri importanti che mettono in evidenza una crescita costante di questa tecnologia. Ma per la nostra sanità che utilità può avere tutto ciò? Gli stakeholder coinvolti potrebbero trarre benefici se l’attuazione si verificasse su ampia scala. Farmacisti, medici, infermieri, avrebbero l'opportunità di visionare lo storico di ciascun paziente ponendo attenzione su esami passati e terapie, controllandone anche l'aderenza. Gli enti di ricerca invece sarebbero nella condizione di condividere istantaneamente dati tra loro, consentendo alle istituzioni di vigilare in modo più semplice sulla salute dei cittadini. Tutti gli attori sono quindi coinvolti in un processo di condivisione di informazioni in tempo reale, con il vantaggio di visualizzare ogni operazione passata, in tempi più ridotti così come auspicabilmente per i costi. Le perplessità, in modo particolare per i pazienti, potrebbero essere rappresentate dal grado di sicurezza per la gestione dei propri dati ma, grazie anche a indicazioni europee, tutto avverrebbe nel pieno rispetto della tutela alla privacy. L’utilità di questa innovazione, seppure abbia spento le dieci candeline, è stata fiutata dall’Istituto Superiore di Sanità che, come annunciato durante la conferenza su questo tema lo scorso novembre, ha deciso di mettere sotto blockchain gli studi sulle epatiti virali. Qualcosa quindi si sta muovendo concretamente. A fronte dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento dei costi per il Ssn, possiamo dedurre che una interazione costante, proficua e attenta

consentirebbe di fornire materiale sempre più attendibile per studi riguardanti la sostenibilità del Sistema, unitamente ad un intervento tempestivo sulla salute dei pazienti. Ecco che il farmacista, come tutti gli altri professionisti sanitari, avrebbe un ulteriore ruolo fondamentale: fare comprendere e sensibilizzare i pazienti alla condivisione dei propri dati mediante consenso informato. Inoltre, questa tecnologia potrebbe anche essere utilizzata per la tracciabilità dei farmaci. Secondo un recente rapporto Ocse, il mercato nero globale dei farmaci contraffatti vale oltre 200 miliardi di euro, causando cospicui danni economici e soprattutto alla salute dei cittadini. Un dato di fatto è che l’Italia ha deciso di investire nella blockchain, come dimostrato dall’accordo siglato lo scorso anno dal nostro Ministro dello Sviluppo Economico e Mariya Gabriel, commissario europeo per l'economia e la società digitali. In aggiunta, è stato istituito anche un gruppo nostrano di esperti volto ad elaborare una strategia da seguire a livello nazionale. Qualcosa di innovativo richiede sempre molto tempo prima di essere attuato appieno, soprattutto per la pubblica amministrazione. Ciononostante, il bello della blockchain è che risulta essere scalabile, quindi, perché non partire da piccoli progetti? Certo, il sistema sanitario italiano è strutturato in modo molto complesso per le diverse organizzazioni regionali, infatti ad oggi non siamo ancora riusciti ad avere un unico Fascicolo sanitario elettronico, ma se a livello locale si iniziasse con questa sperimentazione si creerebbe innanzitutto cultura in materia, oltre che ad analisi. Come cambierà il mondo della sanità con la blockchain non si sa, sappiamo però che è impossibile ignorare le nuove tecnologie, soprattutto qualora ci siano presupposti per trarre benefici alla collettività. Occorre quindi capirle e sperimentarle il prima possibile, in modo etico, sempre.

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ALIMENTAZIONE

IL PUNTO

SULLA DIETA MEDITERRANEA

di Paolo Levantino farmacista e consulente nutrizionale webmaster di viverebene.blog

A

l 39­­–­ ° congresso della SINU, tenutosi a Napoli dal 19 al 21 Novembre, si è sottolineato l’importanza della dieta mediterranea, da considerare­­non solo come un regime alimentare ma come un vero e proprio stile di vita. La definizione di dieta mediterranea risale agli anni 50-60’, quando il dottore Ancel Keys e collaboratori hanno intuito le potenzialità dello “stile mediterraneo”, correlato a una maggior sopravvivenza e alla minore prevalenza di malattie cardiovascolari. I principi sono ormai noti: tanta verdura, frutta, legumi, cereali integrali, impiego di olio extravergine d’oliva, pochi grassi saturi, un adeguato consumo di pesce, poca carne, pollame e formaggi, poco sale da sostituire con le erbe aromatiche e spezie. È importante, inoltre, variare gli alimenti, rispettare la stagionalità dei prodotti, mantenere la convivialità, e praticare una regolare attività fisica. Diversi studi epidemiologici confermano che seguire questo regime alimentare ritarda l’invecchiamento e lo sviluppo di molte malattie. L’invecchiamento umano è un processo estremamente dinamico e complesso che vede il coinvolgimento di fattori ambientali, genetici ed epigenetici. Recenti studi hanno individuato nell’infiammazione cronica, una delle principali caratteristiche dell’invecchiamento. La dieta

mediterranea rappresenta un fattore in grado di modificare e constatare lo stato di infiammazione e lo stress ossidativo. Lo studio Molisani, pubblicato nel British Journal of Nutrition, che ha coinvolto 5.200 soggetti over 65 tra il 2005 e il 2010, mostra che i soggetti più aderenti alla dieta mediterranea avevano un rischio inferiore del 25% di morire per qualsiasi causa, rispetto ai soggetti poco aderenti. Successivamente, uno studio prospettico di coorte e una metanalisi del 2018, hanno dimostrato e confermato che una maggiore aderenza alla dieta mediterranea è associata a una maggior sopravvivenza negli anziani, riducendo il rischio di mortalità generale del 5%, in maniera dose-risposta. In altre parole, più si segue una dieta mediterranea, maggiore è il guadagno in termini di riduzione d’incidenza di malattie cardiovascolari, sviluppo di tumori e mortalità. La dieta mediterranea si dimostra così utile per restar in salute ma anche per mantenere sotto controllo l’ago della bilancia, facendo da scudo contro obesità, diabete e sindrome metabolica. Alla luce di tutto ciò, controllare e correggere le proprie abitudini alimentari, seguendo uno stile di vita mediterraneo, rappresenta un modo semplice per combattere l’infiammazione e lo stress ossidativo. Nuovo COLLEGAMENTO

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MONDO FARMACIA

PHARM...ART

FARMACIA, ARTE E MUSICA A NEW YORK

A

di Emanuela Esquilli, fotografa, redazione Utifar

New York non è certo difficile reperire un farmaco a qualsiasi ora, ogni due isolati si incontra una farmacia. Si chiamano drugstore, pharmacy o chemist's, molte appartengono alle grandi catene di farmacie (le più importanti sono CVS Pharmacy, Walgreens e Duane Reade), aperte spesso 24 ore su 24 e strutturate come supermercati, dove, oltre alle medicine, si possono acquistare prodotti alimentari, articoli per la cura della casa, riviste, giocattoli eccetera. I farmaci generici, in queste farmacie, sono direttamente esposti sugli 18

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scaffali, ci si può servire da soli e andare in cassa, senza il bisogno di attendere il proprio turno al banco. Alcuni medicinali di uso comune, che in Italia necessitano di ricetta, in America sono acquistabili liberamente senza prescrizione, gli antidepressivi ne sono un esempio. Al contrario, prodotti che in Italia si acquistano senza ricetta, in America richiedono la prescrizione medica, come il Voltaren. Negli Stati Uniti le medicine prescritte sono davvero care e le assicurazioni di solito non coprono i costi per quelli delle malattie già esistenti.


MONDO FARMACIA

Tra le farmacie più piccole e gestite da privati (pochissime in confronto alle grandi catene), ne spicca una davvero singolare, siamo al 132 di Thompson street, nel Greenwich Village. In vetrina, dipinti, opere d'arte e locandine con invito a partecipare ad un concerto la sera stessa all'interno del locale. Incuriositi e un po' sorpresi da questa inusuale presentazione, chiediamo conferma a Jolie che sta sulla porta, e... “of course! It's a pharmacy!”. Il marito Gary è il farmacista proprietario della Thompson Chemists, niente camice per entrambi, indossano una t-shirt che riporta il logo della farmacia e, sorridenti, ci raccontano un po' della loro storia. Le vostre vetrine sono molto particolari e ricche di opere d’arte. Guardando meglio ho notato anche un poster di invito per un concerto che si terrà nella vostra farmacia. Organizzate spesso eventi di questo tipo? Organizziamo gli spettacoli ogni secondo e quarto martedi di ogni mese! Per quanto riguarda le vetrine, queste vennero ideate da un caro cliente chiamato Edd Fenner, artista di Soho, che le pensò mettendoci l’anima ed il cuore. Purtroppo Edd è mancato 3 anni fa, ci manca terribilmente. Queste iniziative fanno parte di una precisa strategia di marketing o più semplicemente unite la vostra professione con la passione per l’arte e la musica? È così, non è stato pensato come strategia di marketing ma solo come piacere di condividere le nostre passioni che sono la musica, l'arte e la nostra professione. Viviamo di questo! Che servizi offrite ai vostri clienti? Gli dedichiamo il 100% di attenzioni e li aiutiamo in tutti i campi che riguardano la loro salute. In base alle loro problematiche li consigliamo sui prodotti che proponiamo: vitamine, prodotti dermatologici, farmaci e qualsiasi cosa riteniamo adatta alla cura dei loro problemi. Nella zona privata mi è stato mostrato un sistema computerizzato per la gestione della terapia. Da quanto tempo offrite questo servizio? Con quali risultati? È un sistema efficiente per fare crescere la fidelizzazione della clientela? Abbiamo questo sistema computerizzato da circa 20 anni. Questo robot contiene i 50 farmaci in pil-

lole più consumati, è ideato per evitare errori nelle prescrizioni. Viene inserito il nome del paziente (che è già registrato) e appare la terapia che sta seguendo, il monitor indicherà il farmaco da dispensare. Dopo aver scansionato il contenitore, il robot rilascerà il quantitativo di pillole necessario alla terapia del paziente memorizzandone il processo. È molto utile, come avere una persona in più che ti aiuta nel lavoro e nella verifica. Come avete iniziato e come vedete il futuro delle piccole farmacie indipendenti? Abbiamo iniziato più di vent'anni fa come piccolo negozio di farmacia indipendente e senza molti soldi. Sarebbe quasi impossibile iniziare una attività come questa oggi perchè è difficile prevederne il futuro; in America le aziende farmaceutiche rendono molto duro il nostro lavoro in quanto i prezzi di acquisto dei medicinali mutuabili sono molto alti per noi rispetto ai rimborsi di tante assicurazioni che invece sono molto bassi. Qui non tutti hanno una assicurazione! Quindi non tutti hanno la possibilità di acquistare medicinali e di potersi curare. Le farmacie devono pagarli anticipatamente con grandi esborsi di denaro, le assicurazioni rimborsano poco e per noi diventa spesso impossibile riuscire a prenderci cura del paziente, siamo costretti a dirgli di rivolgersi alle grandi catene come CVS o Walgreens, (che peraltro hanno costi d'acquisto minori rispetto a noi e possibilità economiche molto più alte); in questo modo perdiamo diversi clienti fidati! Lo Stato, permettendo questo sistema, danneggia le farmacie indipendenti come la nostra. Ed ora i farmaci si possono acquistare anche su Amazon! Cosa è rimasto della "farmacia della comunità", del contatto con le persone? Una volta il farmacista aveva un ruolo importante, ci si poteva affidare a lui, era un punto di riferimento per la salute della famiglia... è triste sapere che un paese all'avanguardia come l'America non tuteli i propri cittadini e che la nostra professione non abbia più un valore per lo Stato e che a causa di questo non si riesca a prendersi cura di ogni persona che ne abbia bisogno! Noi, nonostante tutto, andiamo avanti per la nostra strada, continuiamo a credere nella nostra professione e speriamo che le cose possano cambiare in meglio per tutti! Noi anche! Good luck! Nuovo COLLEGAMENTO

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MALATTIE DEGENERATIVE

MALATTIA DI PARKINSON

DALLA DIAGNOSI ALLA TERAPIA

di Valeria Maria Angrisani, dottoressa in farmacia

L

a Malattia di Parkinson (MP) è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta e progressiva, che coinvolge alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell'equilibrio. La malattia fa parte di un gruppo di patologie definite "Disordini del Movimento" e tra queste è la più frequente. Si osserva una lieve prevalenza nei maschi. L'età media di esordio è circa 58-60 anni. Sopra i 60 anni colpisce 1-2% della popolazione, dal 3-5% quando 20

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l'età è superiore agli 85. La MP si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente a causa della degenerazione di neuroni dei gangli della base: già oltre il 60% dei neuroni sono andati distrutti quando si osservano i primi sintomi clinici. Dal midollo al cervello cominciano a comparire anche accumuli di una proteina chiamata alfa-sinucleina, probabile responsabile della diffusione della malattia in tutto il cervello.


MALATTIE DEGENERATIVE

CAUSE Si ipotizza una genesi multifattoriale della malattia, in cui interagiscono componenti ambientali e genetiche. Possibili fattori eziologici sono ereditarietà, lesioni cerebrali, infezioni, neurotossine endogene, fattori ambientali e alterate espressioni geniche (1). SINTOMI MOTORI Inizialmente si osservano: il tremore, la rigidità, la bradicinesia e l’instabilità posturale. II tremore è il sintomo più comune, la bradicinesia è associata a difficoltà in tutto il processo del movimento, ed è il sintomo più invalidante. Tali sintomi ostacolano l’esecuzione delle attività quotidiane.La rigidità e la resistenza al movimento degli arti è causata da una contrazione eccessiva e continua dei muscoli e può essere associata a dolore articolare. L’instabilità posturale è tipica delle ultime fasi. Ciò comporta disturbi dell’equilibrio e frequenti cadute. La deambulazione avviene mediante piccoli passi, strisciati e si osserva amimia facciale. SINTOMI NEUROPSICHIATRICI Una persona con MP ha un rischio di soffrire di demenza da 2 a 6 volte maggiore rispetto alla popolazione in generale. Frequenti la riduzione di memoria, depressione, l’apatia e l’ansia. Farmacofilia, ipersessualità e gioco d’azzardo patologico sono di origine iatrogena. Allucinazioni e deliri si verificano nel 4% dei pazienti. SINTOMI NON MOTORI I problemi del sonno sono frequenti: ipersonnia diurna, alterata fase REM o insonnia. Le alterazioni del sistema nervoso autonomo sono: ipotensione ortostatica, pelle grassa, eccessiva sudorazione ed incontinenza urinaria. La costipazione e i disturbi della motilità gastrica possono aumentare il rischio di occlusione intestinale. Tutti questi sintomi non motori possono verificarsi anche per anni prima che venga fatta la diagnosi della malattia.

TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA MP Le classi di farmaci sono riassunte in tabella 1, è opportuno distinguere la terapia della MP in: - trattamento sintomatico della fase precoce della malattia con l'impiego, quando raccomandato, di monoterapia senza e con levodopa. - trattamento della malattia in fase avanzata già in trattamento con levodopa, che spesso necessita di notevoli incrementi di dosaggio e di terapie add-on per mantenere il controllo del quadro clinico. Nell’evoluzione della malattia si osserva che i sintomi motori (tremore a riposo, acinesia, rigidità) si complicano (insorgenza di fluttuazioni e discinesie) e si acutizzano sintomi non motori (disfunzione autonomica, demenza, psicosi, depressione). IL TRATTAMENTO SINTOMATICO DELLA FASE PRECOCE DELLA MP Il trattamento della fase precoce, pur orientato al controllo dei sintomi iniziali della malattia, deve mirare a rallentare la progressione della malattia. E’ opportuno iniziare la terapia quanto più precocemente possibile, perché ciò incide sul decorso clinico della stessa. (5). Assunta la decisione di iniziare il trattamento, l'opzione resta tra monoterapia con dopamino-agonisti o monoterapia con levodopa + inibitore delle dopa-decarbossilasi. L'orientamento generale, sulla base della indicazioni della letteratura, è di preferire una monoterapia con dopamino-agonisti nei pazienti più giovani, più sani o meno complicati, soprattutto in considerazione della migliore tollerabilità ad eventi avversi e della più rara evenienza di discinesie. Tale complicanza è invece favorita dai dopamino-agonisti nei pazienti più anziani e più fragili per i quali deve, perciò, essere preferita la levodopa+inibitore della dopa-decarbossilasi (di seguito indicata brevemente come terapia con levodopa) come opzione terapeutica iniziale. Nuovo COLLEGAMENTO

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MALATTIE DEGENERATIVE

LA MALATTIA DI PARKINSON: DALLA DIAGNOSI ALLA TERAPIA I DOPAMINO-AGONISTI LEVODOPA La Malattia di ParkinsonVS. (MP) è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenpazienti con ilMPcontrollo senza alterazioni della funzione I dopamino-agonisti (DA) sono tutti efficaci nel funzioni ta e progressiva, che coinvolge alcune quali dei movimenti e cognitiva. trattamento della fase precoce della MP. dell'equilibrio. La malattia fa parte di un gruppo di patologie de finite "Disordini del Movimento" e tra queste è stati la più frequente. Ci sono comunque alcune avvertenze da consiSebbene questi farmaci siano inizialmente Sisviluppati osservaper una lieve prevalenza nei maschi.derare: L'età media di esordio è circa 58-60 il trattamento della fase avanzaanni. Sopra i 60 anni colpisce 1-2% della popolazione, dal 3-5% quando l'etàpiù è spesso sua) i pazienti trattati con DA lamentano ta della MP, alcuni studi clinici recenti hanno periore agli 85. eventi avversi come nausea, sonnolenza, allucisupportato il loro uso in monoterapia di prima La MPper si manifesta quando ladella produzione dopamina neldegli cervello cala econsistenedema arti inferiori ipotensione scelta ritardare l'introduzione levodo- di nazioni, temente a causa della degenerazione di neuroni dei gangli della base: il ortostatica rispetto a quelli trattati già con oltre levodopa. pa e quindi l'instaurarsi di complicanze motorie. 60% dei neuroni sono andati distrutti quando b) si Iosservano i primi sintomi clinici. Dal pazienti trattati con ropinirolo che con praIl ropinirolo e il pramipexolo, i DA più efficaci, midollo al cervello cominciano a comparire anche accumuli di una proteina chiamamipexolo non raggiungono gli stessi stati studiati in monoterapia nella fase pre- della tasono alfa-sinucleina, probabile responsabile diffusione della malattia in benefici tutto ilsul controllo dei sintomi, rispetto a quelli trattati con coce della MP non trattata, valutando, come esiti cervello.

levodopa. principali, il miglioramento del punteggio alla In conclusione, alla generale raccomandazione Unified Parkinson Disease Rating Scale (UPDRS) CAUSE sull'uso di DA nella fase precoce della MP come e il tempo di comparsa di complicanze motorie. SiNegli ipotizza unaavevano genesiadottato multifattoriale della malattia, cuiil risparmio interagiscono componenti strategiainper di levodopa devono studi che il tempo di ambientali e genetiche. Possibili fattori eziologici sono ereditarietà, lesioni cerebrali, essere associate le seguenti considerazioni: insorgenza della discinesia come misura di aginfezioni, neurotossine endogene, fattorioambientali e alterate geniche a) la levodopa rimaneespressioni il farmaco sintomatico gravamento, nei pazienti trattati con ropinirolo (1). antiparkinsoniano più efficace. pramipexolo in monoterapia, si sono sviluppate b) la terapia con levodopa non dovrebbe essere meno frequentemente complicanze motorie rimandata nei pazienti con MP in fase precoce i rispetto ai pazienti trattati inizialmente con levocui sintomi non sono adeguatamente controllati dopa. Tali riscontri supportano la raccomandada altri farmaci. zione di iniziare la terapia sintomatica con DA in Tabella IV. Frequenza (%) dei Sintomi iniziali nella Malattia di Parkinson

Tremore Rigidita o lentezza del movimento Perdita di destrezza e/o compromissione della scrittura Disturbo della marcia Dolore muscolare Depressione Disturbi del linguaggio Stancabilita generalizzata, ipoastenia muscolare Ipomimia facciale Disfagia Parestesia adattato da: Parkinson Lombardia-La Malattia Di Parkinson- 2018

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70 19.07 2.06 11,5 8,2 4,4 3.08 2,7 1,6 0,5 0,5


MALATTIE DEGENERATIVE

Inizialmente si osservano: il tremore, la rigidità, la bradicinesia e lʼinstabilità posturale. II tremore è il sintomo più comune, la bradicinesia è associata a dif ficoltà in tutto il processo del movimento, ed è il sintomo più invalidante. Tali sintomi ostacolano lʼesecuzione delle attività quotidiane.La rigidità e la resistenza al movimento degli arti è causata da una contrazione eccessiva e continua dei muscoli e può essere associata a dolore articolare. Lʼinstabilità posturale è tipica delle ultime fasi. Ciò comporta disturbi dellʼequilibrio e frequenti cadute. La deambulazione avviene I FARMACI ADD-ON medianteINpiccoli passi, strisciati e si osserva amimia facciale. La rasagilina è un MAO-B inibitore irreversibile, I farmaci da impiegare in associazione sono non metabolizzato in derivati amfetamino-simili, rappresentati dagli inibitori delle MAO-B, dagli Sintomi neuropsichiatrici risultata ben tollerata alla dose 1mg/die; i più anticolinergici e dall’amantadina. Una persona con MP ha un rischio di soffrire demenza da 2 ipotensione, a 6 volte maggiore frequentidieventi avversi come sintoMAO-B inibitori: selegilina, rasagilina e la più rispetto alla popolazione in generale. Frequenti la riduzione di memoria, depressiomi gastrointestinali, disturbi dell'attenzione. recente safinamide. ne, lʼapatia e i lʼansia. Farmaco filia, ipersessualità e gioco dʼazzardo sono La safinamide impiegata a 50-100 patologico mg / die è La selegilina è tra MAO-B inibitori più studiati, monoamino-ossidasi-B reversibidi origine iatrogena. Allucinazioni siinibitore veri ficano nel 4% dei pazienti. soprattutto come farmaco associato alla levo-e deliriun le, selettivo, attivo per via orale con proprietà dopa nella MP avanzata. Agisce aumentando Sintomi non motori dopaminergiche e non dopaminergiche (glutal'attività degli enzimi antiossidanti superossido I problemi del sonno sono frequenti: ipersonnia diurna, alterata fase REM o insonmatergiche). dismutasi (SOD) e della catalasi (CAT) nelle nia. Le alterazioni del sistema nervoso autonomo sono: ipotensione ortostatica, pelLa safinamide è approvata per il trattamento regioni dopaminergiche cerebrali. La selegilile grassa, eccessiva sudorazione ed incontinenza urinaria. della MP fluttuante di stadio medio-tardivo (PD) na viene somministrata in dosi da 5 a 10 mg/ La costipazione e i disturbi della motilità gastrica possono aumentare il rischio di come terapia aggiuntiva a una dose stabile di die; i benefici sintomatici sono modesti e i suoi occlusione intestinale. levodopa da sola o in combinazione con altri metaboliti amfetaminici possono causare insonTutti sintomi non motori possonofarmaci veri ficarsi PD. anche per anni prima che venga nia. Trialsquesti multicentrici confermano il beneficio . della La safinamide è ben tollerata; la discinesia era la motori diagnosi malattia suifatta sintomi così della da dilazionare l'uso l'evento avverso più comune. levodopa.

IL

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TESTO

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REGISTRO

DI ENTRATA

E USCITA STUPEFACENTI

BUONI ACQUISTO

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E USCITA STUPEFACENTI

BUONI ACQUISTO Normative vigenti e massima semplicità in sole 50 pagine. L’invio del registro e del bollettario è gratuito per i soci che ne fanno richiesta a Utifar

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Sebbene siano necessari ulteriori studi, compresi studi comparativi a lungo termine, le prove attuali indicano che la safinamide estende le opzioni di trattamento disponibili per l'uso come terapia aggiuntiva alla levodopa e ad altri farmaci PD in pazienti con PD a stadio medio-tardivo che presentano fluttuazioni motorie. Farmaci anticolinergici: l'efficacia antiparkinsoniana degli anticolinergici è modesta e si manifesta soprattutto sul tremore e la rigidità. Il blocco muscarinico si esercita anche ad altri livelli del sistema nervoso centrale, periferico ed autonomo, provoca il deterioramento cognitivo, la ritenzione urinaria, la stipsi e la xerostomia. Controindicati in presenza di glaucoma ad angolo acuto, l'ipertrofia prostatica e l'età avanzata (>70 anni) poiché facilitano i disturbi della memoria. Gli anticolinergici costituiscono un trattamento alternativo potendo essere utili nei pazienti giovani con tremore non controllabile con i DA. L'amantadina è un'amina triciclica ad azione antivirale con una debole azione antiparkinsoniana (Mantadan, 200 mg/die). Aumenta la sintesi presinaptica e il rilascio della dopamina, e ne inibisce la ricaptazione; possiede inoltre un'azione anticolinergica ed è antagonista dei recettori del glutammato di tipo NMDA (N-metilD-aspartato)18. Viene escreta immodificata con le urine e i dosaggi devono essere individualizzati in base alla funzionalità renale. Nella fase precoce della MP, l'amantadina è stata utilizzata per trattare soprattutto il tremore. Può essere associata ad altri farmaci antiparkinsoniani con effetto sinergico, ma può determinare un peggioramento degli effetti indesiderati dei farmaci anticolinergici (xerostomia, annebbiamento della vista). Con lo sviluppo di terapie più efficaci come i DA, l'amantadina viene usata raramente nella MP precoce ed i problemi dermatologici (es. livedo reticularis), ne limitano l'uso.


MALATTIE DEGENERATIVE

IL TRATTAMENTO DELLA MALATTIA IN FASE AVANZATA Il controllo dei sintomi e delle complicanze motorie La levodopa resta il farmaco anti-parkinson più potente e l'asse portante del trattamento durante tutto il corso della malattia. La maggior parte dei pazienti che inizia il trattamento con DA, dopo 2-5 anni aggiunge levodopa. Dati clinici suggeriscono che la levodopa o rallenta la progressione della MP o ha un effetto prolungato sui sintomi della malattia. In contrasto, i dati di "neuroimaging" suggeriscono che la levodopa o accelera la perdita delle terminazioni nervose dopaminergiche nigrostriatali o che i suoi effetti farmacologici modificano i trasportatori di dopamina. I potenziali effetti della levodopa a lungo termine nella MP restano non del tutto definiti. Per impedire la conversione periferica a dopamina da parte della dopa-decarbossilasi si somministrano associazioni con benserazide o carbidopa, quest'ultima, come il domperidone, utile nel ridurre la nausea da levodopa. Sono state i approntate anche formulazioni esterificate di levodopa per migliorare l’ assorbimento (levodopa metilestere), che però hanno come effetto collaterale un incremento della nausea rispetto alle altre formulazioni di levo dopa. Come ampiamente noto, i problemi maggiori sono essenzialmente dovuti al trattamento a lungo termine con levodopa per la comparsa di: a) effetti indesiderati simili a quelli dei DA, ma con minore incidenza di sonnolenza, allucinazioni e edemi degli arti inferiori. b) fluttuazioni motorie, ovvero periodi alterni di mobilità ed immobilità quali: wearing-off o fluttuazioni di fine dose, prevedibili e correlate con l'effetto dose; infatti i pazienti percepiscono la riduzione dell'effetto della dose di levodopa e diventano più lenti e tremolanti, fenomeni on-off, imprevedibili ed improvvisi cambiamenti tra mobilità ed immobilità (freezing). c) discinesie, possono presentarsi dopo mesi o anni di trattamento con vari pattern. Le fluttuazioni motorie sono causate principalmente dalla breve emivita della levodopa (90-120 minuti) e possono essere ridotte aumentando l'assorbimento e la biodisponibilità

della levodopa, modificando la frequenza delle somministrazioni e prolungando l'effetto di ogni dose. I DA migliorano l'efficacia della levodopa e aiutano a ridurre l'off time. Anche la dieta può influire: l'aumento delle proteine alimentari riduce l'assorbimento della levodopa e ne limita la capacità di attraversare la barriera ematoencefalica. Il prolungamento degli effetti di ogni dose di levodopa può essere realizzato con forme a rilascio controllato di levodopa, ma la possibilità di regolare l'assorbimento è operazione complessa orche il paziente parkinsonismo presenta un assorbimento irregolare a causa di una peristalsi intestinale spesso notevolmente alterata. Gli inibitori delle COMT (Catecol Orto Metil Transferasi) (come l'entacapone o il tolcapone riducono il fenomeno del wearing off di fine dose allungando l'emivita della levodopa circolante. L'amantadina può essere utilizzata per controllare la discinesia forse per il già descritto antagonismo con il recettore del glutammato NMDA. La stimolazione dopaminergica pulsatile è considerata la causa della discinesia, perciò l'uso di DA ad emivita relativamente lunga (rotigodina in formulazione transdermica), riducendo le variazioni dei livelli di dopamina, potrebbe prevenire o attenuare/eliminare le discinesie. Bibliografia 1)http://www.epicentro.iss.it (2) JAMA Neurol. 2013 Jan; 70(1): 95–99. doi: 10.1001/jamaneurol.2013.581 3) Loiacono medicinaonline.co/2017/01/26/morbo-di-parkinson-sintomimotori-e-non-motori-iniziali-e-tardivi/ 4)Linee guida per la diagnosi e il trattamento della malattia di Parkinson Antonino Cartabellotta, Franco Berti, Anna Linda Patti, Simone Quintana, Roberto Eleopra 5). National Institute for Health and Care Excellence. Parkinson’s disease in adults: diagnosis and management. July 2017. Dispo- nibile a: www. nice.org.uk/guidance/ng71. Ultimo accesso: 23 aprile 2018 6)CNS Drugs. 2017 Feb;31(2):169-176. doi: 10.1007/s40263-017-0408-1. Safinamide: A Review in Parkinson's Disease. Blair HA1, Dhillon S2. 7)Int Clin Psychopharmacol. 2014 Jan; 29(1): 36–44. Published online 2013 Dec 11 Safety, tolerability, and efficacy of vortioxetine (Lu AA21004) in major depressive disorder: results of an open-label, flexible-dose, 52-week extension study Mohammed Y. Alam,a Paula L. Jacobsen,b Yinzhong Chen,b Michael Serenko,b and Atul R. Mahableshwarkarb Author information 8)il trattamento farmacologico del paziente Parkinsoniano: V. Samarelli, V. Lepore, P. Lamberti Informazioni sui farmaci 2005, n.3 .

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CORNER OF EVIDENCE La letteratura offre spunti di grande utilitĂ per l'aggiornamento del farmacista e le evidenze ricavate dalla ricerca possono essere trasferite al pubblico con la mediazione del farmacista

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LETTERATURA SCIENTIFICA

L’INFLUENZA COMPIE 100 ANNI DALLA SCOPERTA FINO AI NUOVI VACCINI

di Erika Lupi, farmacista

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uest'anno ricorre il 100° anniversario dell'evento più letale della storia umana. Nel 1918-1919, l'influenza pandemica apparve quasi simultaneamente in tutto il mondo e causò una mortalità straordinaria (circa 50-100 milioni di morti) associata a caratteristiche cliniche ed epidemiologiche inaspettate. I discendenti del virus del 1918 rimangono oggi come virus influenzali endemici e causano ogni anno una mortalità significativa. Sebbene la capacità di predire le pandemie influenzali non sia migliore di un secolo fa, numerosi progressi scientifici forniscono un importante vantaggio nella limitazione delle malattie gravi e della morte da virus dell'influenza sia attuali che futuri: identificazione e caratterizzazione sostanziale della storia naturale e patogenesi dei virus del 1918 così come centinaia di suoi

discendenti virali; sviluppo di vaccini efficaci; migliore diagnosi e trattamento della polmonite influenzale; ed efficaci misure di prevenzione e controllo. Le future sfide includono: lo sviluppo di vaccini che suscitino una protezione più ampia (contro virus influenzali antigenicamente diversi) che possano prevenire o significativamente ridurre la replicazione virale; una caratterizzazione più completa della storia naturale e patogenesi, sottolineando il ruolo protettivo dell'immunità mucosa; e biomarcatori di imminente polmonite influenzale associata. Le pandemie influenzali si sono ripetute ad intervalli irregolari almeno dal IX secolo d.C. Segni e sintomi (febbre, dolori muscolari, disturbi respiratori) sono rimasti invariati nel corso dei secoli. Le morti di polmoniti influenzali, con alta mortalità tra le persone molto giovani e molto

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LETTERATURA SCIENTIFICA

TUTTE LE MORTI DELL'INFLUENZA 1918 NON ERANO DOVUTE ALLA STESSA INFLUENZA, MA A COMPLICAZIONI anziane e le donne incinte, sono state ripetutamente documentate. Il primo virus influenzale identificato, un diretto discendente del virus pandemico del 1918, fu isolato da un maiale nel 1931, il virus umano del 1918 fu sequenziato esso stesso tra il 1995 e il 2005 da campioni di patologia e da un cadavere congelato. Una ricostruzione del virus e lo studio sperimentale hanno portato a scoperte importanti sulla sua origine, evoluzione e patogenicità Nonostante le ipotesi popolari dell’origine pandemica in luoghi come la Spagna centrale; Étaples, Francia; la campagna francese; o Camp Funston, Kansas, la pandemia del 1918, identificata dalla sua estrema mortalità, appariva globalmente quasi ovunque nello stesso momento (nel luglio-settembre 1918). Presumibilmente, qualche tempo prima del suo riconoscimento, il virus era già presente ma silente, in tutto il mondo, oscurando così il suo luogo di origine. La veloce trasmissione, a partire dal 1918 o prima, ha raggiunto la pandemia, con il superamento delle soglie di rilevamento critiche, in molte grandi popolazioni urbane in tutto il mondo. Sequenze genetiche di virus ottenute da persone morte tra il maggio 1918 e il febbraio 1919, da vittime distanti tra loro come l'Alaska nordoccidentale e Londra, mostrano piccole variazioni e nessuna evidenza di evoluzione verso una maggiore patogenicità. Il serbatoio di tutti i virus dell'influenza A è il pool globale di miliardi di uccelli acquatici selvatici e uccelli costieri, all'interno del quale essi e i loro geni segmentati circolano continuamente e riassortiscono. Analisi genetiche, filogenetiche e funzionali dei segmenti del gene virale pandemico del 1918 indicano un genoma simile a un’influenza aviaria degli uccelli acquatici. Un fattore determinante della gravità della pandemia di 1918 è stato il modello di mortalità senza precedenti per età, in cui i giovani adulti 28

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infetti erano ad alto rischio di morte, una caratteristica mai vista prima. Normalmente, il grafico della mortalità età-specifica per influenza è a forma di U, con l'alta mortalità fra le persone molto giovani e molto anziane e la mortalità bassa fra le persone di tutte le età nel mezzo (tranne la mortalità elevata in donne incinte e nelle persone di qualsiasi età con gravi condizioni croniche come le malattie respiratorie e cardiache). La curva di mortalità del 1918, tuttavia, è stata a forma di W, con un picco di mortalità addizionale almeno tre volte superiore al previsto tra quelli di età compresa tra i 20 e i 40 anni, associata ad un calo paradossale della mortalità prevista tra le persone anziane. Estremamente importante è che praticamente tutte le morti dell'influenza 1918 non erano dovute alla stessa influenza, ma a complicazioni: la broncopolmonite batterica secondaria (compresi enfisema e sepsi associati alla polmonite) causata da batteri normalmente trasportati silenziosamente nel naso-faringe: i batteri che ora chiamiamo Streptococcus pneumoniae, Streptococcus pyogenes, e Staphylococcus aureus. Attualmente non abbiamo strumenti per prevenire l'emergere di pandemie influenzali. I virus delle future pandemie turbinano intorno a noi continuamente riassortiti e in evoluzione. In compenso oggi abbiamo una comprensione molto migliore dell'utilità degli approcci standard di salute pubblica, rispetto quelli disponibili nel 1918, e la capacità di limitare e rallentare le pandemie, come si è visto ad esempio nello scoppio nel 2003 dell’epidemia della sindrome respiratoria acuta grave (SARS) causata dal coronavirus. È stato universalmente concordato nel 1918 che la variabile più importante relativa alla sopravvivenza all’influenza è stata una buona assistenza infermieristica, compresa la cura fornita in casa. Infermieri, alcuni professionisti, altri volontari non addestrati o familiari o amici, sono stati tra


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ORA ABBIAMO TRATTAMENTI EFFICACI NON SOLO PER I TRE BATTERI PREDOMINANTI DEL 1918, MA ANCHE PER MOLTI ALTRI BATTERI PATOGENI i grandi eroi e le eroine della pandemia. Sorge spontaneo chiedersi come hanno salvato così tante vite senza efficaci trattamenti specifici. Anche se i dati scientifici non sono disponibili per rispondere a questa domanda, coloro che lo hanno vissuto nel 1918 hanno citato come facenti parte delle “cure” una buona nutrizione, riposo, calore, fluidi, aria fresca, il mantenimento in isolamento protettivo di persone malate. Ora abbiamo trattamenti efficaci non solo per i tre batteri predominanti del 1918, ma anche per molti altri batteri patogeni. E abbiamo vaccini efficaci contro l'influenza e la capacità di consegnarli in tutta la nazione entro circa sei mesi. Inoltre lo studio delle pandemie passate può

aiutarci a progettare vaccini migliori. Anche se le future pandemie non possono essere prevenibili, oggi abbiamo una conoscenza sostanziale della gestione del rischio pandemico, comprese le misure standard per proteggere gli individui, e una cooperazione più efficace tra medicina e salute pubblica. La prevenzione dell'influenza stagionale si basa su misure igieniche, note come misure di barriera per ridurre la contaminazione, e la vaccinazione annuale per limitare il rischio di infezione e la gravità della malattia. A tal fine, le raccomandazioni di vaccinazione si rivolgono a persone ad alto rischio: persone di età 65 anni; donne incinte; persone di età compresa tra 6 mesi e anziani con alcune patologie

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croniche, come le patologie polmonari croniche (ad esempio, asma cronica ostruttiva), cardiache, o diabete; persone con obesità morbosa; persone che soggiornano in una struttura sanitaria o di assistenza. L'influenza stagionale è un'infezione respiratoria acuta che accade in inverno nei climi temperati. È dovuto ai virus a RNA della famiglia Orthomyxovirus, virus dell'influenza o semplicemente influenza. A seconda della loro nucleoproteina, questi virus sono classificati in diversi tipi. Tipo A virus: può infettare gli esseri umani e molte specie animali. Sono classificati in sottotipi secondo le loro due proteine di superficie, emagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA). Fino ad oggi sono stati identificati 18 HA (da H1 a H18) e 11 NA (da N1 a 11). Tipo B virus: infettano invece quasi esclusivamente gli umani. Non c’ è classificazione del sottotipo per i virus di tipo B, è possibile una distinzione per diversa segmentazione antigenica. Attualmente, i virus circolanti responsabili di epidemie annuali di influenza stagionale appartengono a due sottotipi di influenza a, a (H1N1) e a (H3N2), e a due lignaggi di tipo B antigenicamente distinti, B/Yamagata e lignaggi B/Victoria. Come le malattie dovute al virus dell'influenza a, le malattie del virus dell'influenza B possono avere gravi conseguenze e dovrebbero essere prevenute. Fino ad ora, i vaccini utilizzati per prevenire l'influenza stagionale erano trivalenti, miravano sistematicamente ai virus e ai sottotipi. 30

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Ma l'efficacia protettiva dei vaccini trivalenti è diminuita durante le stagioni in cui i virus appartenenti a entrambi i lignaggi B erano cocircolanti o quando il virus dominante di tipo B circolante apparteneva ad un lignaggio diverso da quello mirato dal ceppo vaccino. I virus influenzali sono virus segmentati a RNA che spesso mutano. I vaccini devono pertanto essere adattati ogni anno per monitorare queste mutazioni e i conseguenti cambiamenti antigenici ed epidemiologici. Alla base della epidemiologia dell'influenza vi è infatti la marcata tendenza di tutti i virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che permettono loro di aggirare la barriera costituita dalla immunità presente nella popolazione che in passato ha subito l’infezione influenzale. I cambiamenti possono avvenire secondo due meccanismi distinti: 1. Deriva antigenica (antigenic drift) Si tratta di una graduale modifica della sequenza degli aminoacidi che compongono le proteine in grado di stimolare una risposta immune. Questo fenomeno riguarda sia i virus A, sia i B (ma negli A avviene in modo più marcato e frequente) ed è responsabile delle epidemie stagionali. Infatti le nuove varianti diventano sufficientemente irriconoscibili agli anticorpi nella maggior parte delle popolazione, così da rendere un ampio numero di individui suscettibile al nuovo ceppo.


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2. Spostamento antigenico (antigenic shift) È un fenomeno che riguarda solo i virus influenzali di tipo A e consiste nella comparsa nell’uomo di un nuovo ceppo virale con una proteina di superficie (HA e/o NA) appartenente a un sottotipo diverso da quelli comunemente circolanti nell'uomo. Gli shift antigenici sono dovuti o a riassortimenti tra virus umani e animali (aviari o suini) oppure alla trasmissione diretta di virus non-umani all'uomo (l’esempio più recente è quello verificatosi ad Hong Kong nel 1997). Quindi la fonte dei nuovi sottotipi sono sempre virus animali. Poiché la popolazione non ha mai incontrato prima questi antigeni, in determinate circostanze questi cambiamenti di maggiore entità possono provocare un’infezione improvvisa e invasiva in tutta la popolazione, su scala mondiale, che prende il nome di “pandemia”. Per i virus di tipo B dell'influenza, la divergenza in due lignaggi distinti antigenici (b/Yamagata e b/Victoria) è stata osservata negli anni 1980. Da allora, all'interno di ogni lignaggio, le variazioni antigeniche che si verificano nel tempo portano alla comparsa di diversi sottotipi. Il monitoraggio dell'evoluzione dei virus influenzali circolanti nel mondo è quindi permanente. Si basa su una rete globale creata nel 1952, il sistema globale di sorveglianza e di risposta dell'influenza (GISRS) composto da 142 laboratori nazionali di riferimento per l'influenza (compresi quelli di Parigi e Lione in Francia) e di sei centri di collaborazione e quattro laboratori dell'organizzazione mondiale della sanità (OMS). Ogni anno la composizione dei vaccini influenzali viene rivalutata sulla base delle informazioni raccolte dai centri nazionali di riferimento per l'influenza e dai centri di collaborazione in tutto il mondo. Questo aggiornamento è destinato a tener conto di eventuali mutazioni virali osservate. Oltre a questi aggiornamenti, i vaccini influenzali si sono evoluti nel tempo, in seguito all'identificazione di nuovi tipi e sottotipi virali o di nuovi lignaggi Così, il primo vaccino monovalente ha seguito il primo isola-

VACCINI DISPONIBILI PER LA STAGIONE 2018-2019 IN ITALIA La composizione del vaccino antinfluenzale viene aggiornata ogni anno secondo le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sulla base delle informazioni epidemiologiche e virologiche raccolte dalla rete Globale dei 140 Centri di collaborazione, attiva tutto l'anno. Ciò permette non solo di monitorare l'andamento globale della trasmissione dell'influenza ma anche di identificare i ceppi circolanti e selezionare appunto quelli da inserire nella composizione dei vaccini. La composizione del vaccino per l'emisfero settentrionale nella stagione 2018/2019 è la seguente: • antigene analogo al ceppo A/Michigan/45/2015 (H1N1)pdm09 • antigene analogo al ceppo A/Singapore/ INFIMH-16-0019/2016 (H3N2) • antigene analogo al ceppo B/Colorado/06/2017 (lignaggio B/Victoria) • antigene analogo al ceppo B/ Phuket/3073/2013-like (lignaggio B/Yamagata). Nel caso dei vaccini trivalenti, l’Oms raccomanda, per il virus dell'influenza B, l’inserimento dell’antigene analogo al ceppo B/ Colorado/06/2017 (lignaggio B/Victoria). Il vaccino per la stagione 2018/2019 conterrà pertanto una nuova variante antigenica di sottotipo H3N2 (A/Singapore/ INFIMH-16-0019/2016), che sostituisce il ceppo A/Hong Kong/4801/2014, e una nuova variante antigenica di tipo B (B/Colorado/06/2017), lineaggio B/Victoria, che sostituirà il ceppo B/Brisbane/60/2008.

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PICCOLO APPROFONDIMENTO DI UTILITÀ Sappiamo tutti quali sono i sintomi dell’influenza ma per facilitare la diagnosi sono stati elencati dei “segnali” universalmente riconosciuti ed esiste una definizione “ufficiale”: DEFINIZIONE CLINICA DI "SINDROME INFLUENZALE" Dalla stagione influenzale 2014-15 è stata modificata la definizione clinica di “sindrome influenzale” per renderla omogenea a quella adottata in Europa dall’ECDC (Decisione della Commissione Europea del 28/IV/2008). Per garantire la massima omogeneità di rilevazione, è fornita una definizione clinica di “sindrome Influenzale” che include le manifestazioni acute con sintomi generali e respiratori: qualsiasi soggetto che presenti improvviso e rapido insorgere di almeno uno tra i seguenti sintomi generali: • febbre o febbricola; • malessere/spossatezza; • mal di testa; • dolori muscolari; e, almeno uno tra i seguenti sintomi respiratori: • tosse; • mal di gola; • respiro affannoso. Per la diagnosi clinica di influenza nel bambino è importante considerare quanto indicato per gli adulti tenendo conto che i bambini più piccoli non sono in grado di descrivere la sintomatologia sistemica che invece si può manifestare con irritabilità, pianto e inappetenza. Nel lattante l’influenza è spesso accompagnata da vomito e diarrea e solo eccezionalmente da febbre. Spesso nei bambini in età prescolare occhi arrossati e congiuntivite sono caratteristiche dell’influenza, in caso di febbre elevata. Nel bambino di 1-5 anni la sindrome influenzale si associa frequentemente a laringotracheite e bronchite e a febbre elevata.

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mento nel 1933 del ceppo del virus a (H1N1), a distanza di tre anni. Nel 1942, due anni dopo il primo isolamento di un ceppo virale di tipo B, i vaccini monovalenti sono stati sostituiti da vaccini bivalenti destinati ai virus dell'influenza A (H1N1) e B. Questi vaccini bivalenti si sono evoluti avendo per bersaglio virus influenzali B e il sottotipo A (H1N1), poi A (H2N2), e, infine, un (H3N2) virus. Nel 1978, i vaccini influenzali divennero trivalenti a causa della ricomparsa di un virus (H1N1). Questi vaccini trivalenti erano mirati verso sottotipi A (H1N1) e A (H3N2), e di tipo B. A metà del 1980, i virus di tipo B divergono in due lignaggi distinti antigenici: il lignaggio B/Yamagata e il lignaggio B/Victoria. Da allora, questi virus circolano alternativamente o simultaneamente durante le stagioni epidemiche. Il primo vaccino quadrivalente che designa entrambi i sottotipi A ed entrambi i lignaggi B ha avuto l’autorizzazione di immissione in commercio nel 2012. I vaccini influenzali attualmente autorizzati per l'uso in Italia sono inattivati, inattivati adiuvati e vivo attenuato (LAIV). I primi possono essere i cosiddetti vaccini split costituiti da virus frammentati e che contengono quindi particelle virali disgregate ed altamente purificate, o a sub-unità che contengono solo gli antigeni di superficie HA e NA purificati mentre gli altri componenti virali vengono rimossi. Uno dei prodotti trivalenti inattivati contiene l'adiuvante MF59, un’emulsione olio-in-acqua composta da squalene. Gli altri prodotti inattivati non contengono un adiuvante. Il vaccino LAIV quadrivalente è somministrato con spray intranasale e autorizzato per l'uso in persone di età compresa tra 2 e 59 anni. In questa formulazione i ceppi influenzali sono vivi ma attenuati in modo da non causare influenza e sono adattati al freddo e sensibili alla temperatura, in modo che si replichino nella mucosa nasale piuttosto che nel tratto respiratorio inferiore. BIBLIOGRAFIA The Mother of All Pandemics Is 100 Years Old (and Going Strong)! Morens DM1, Taubenberger JK1. 2018 https://old.iss.it/site/RMI/influnet/Default.aspx http://www.epicentro.iss.it/problemi/influenza/tec.asp


OMEGA-3

COMUNICAZIONE AL CORPO PROFESSIONALE

Dal mantenimento del benessere cardiovascolare al controllo di molti disturbi Gli Omega-3 sono grassi essenziali polinsaturi che devono necessariamente essere assunti con la dieta o attraverso l’integrazione alimentare poiché il nostro organismo non è in grado di produrli. I più importanti sono l’EPA (acido eicosapentaenoico) e il DHA (acido docosaesaenoico). FUNZIONI Sono precursori di sostanze che regolano molte funzioni organiche. Il potenziale biologico di EPA e DHA, coinvolti per la loro natura molecolare in molte funzionalità, ritorna utile per garantire un corretto funzionamento di organi e sistemi. Considerando i risultati ottenuti in numerosi studi, l’EFSA (European Food Fafety Authority), ha confermato il sostegno dell’assunzione di EPA e DHA per il benessere di: Normale funzione cerebrale

(con 3 g di EPA e di DHA)

(con 250 mg di DHA)

Livelli normali di trigliceridi

Capacità visiva normale

(con 2 g di EPA e di DHA)

(con 250 mg di DHA)

Evidenze: Moglia A., Benvegnù C., Cremonesi A., Franchini M., Rasera P.F., Signoretto L. Omega-3 – Perle di salute. Gli approfondimenti di Phyto Garda, 2019. Sokoła-Wysoczańska E, Wysoczański T, Wagner J, Czyż K, Bodkowski R, Lochyński S, Patkowska-Sokoła B. Polyunsaturated Fatty Acids and Their Potential Therapeutic Role in Cardiovascular System Disorders-A Review. Nutrients. 2018 Oct 21;10(10).

Gravidanza Sviluppo fetale

Funzione cardiaca

(250mg EPA e DHA + 200mg di DHA)

(con 250 mg di EPA e di DHA)

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Questa certificazione garantisce l’adesione ad uno standard molto severo, definito sui criteri dell’OMS e dal CNR. Oltre ai metalli pesanti, vengono presi in considerazione anche i livelli dei perossidi e della para-anisidina, la cui presenza è spesso indice di scarsa qualità dei processi produttivi.

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Normale pressione sanguigna

NUOVI AMBITI APPLICATIVI Oltre alle valenze scientifiche riconosciute dall’EFSA (Agenzia europea per la sicurezza alimentare), la letteratura scientifica internazionale sta approfondendo altre azioni benefiche attribuibili agli Omega-3. Possono infatti essere consigliati come supporto in caso di flogosi, per gli sportivi, per le donne in menopausa, per diabetici, in caso di sovrappeso, per il benessere sessuale, per capelli e unghie fragili, per il benessere della pelle (anche in caso di eritemi) e come coadiuvante nei trattamenti di disturbi psicologici.


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DALLO SCORBUTO AI GENI FUNZIONI E BERSAGLI DELLA VITAMINA C

di Erika Lupi, farmacista

L

a vitamina C (acido ascorbico), non può essere sintetizzata dall'uomo e da altri primati e deve essere ottenuta dalla dieta. L'acido ascorbico è un donatore di elettroni e funge da cofattore per quindici enzimi di mammiferi ed è accumulato in modo differenziale dalla maggior parte dei tessuti e dei fluidi corporei. Le concentrazioni plasmatiche di vitamina C dipendono dalla quantità consumata, dalla biodisponibilità, dall'escrezione renale e dall'utilizzo. Tutti questi fattori possono essere alterati in corso di malattia e possono anche variare secondo la composizione corporea, la genetica e forse altri fattori quale l’attività fisica. Tuttavia, la variabile più importante identificata finora che determina 34

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la concentrazione nella vitamina C del plasma è l'assunzione dietetica. La vitamina C (acido ascorbico, abbreviato in AA, i termini vitamina C e acido ascorbico sono usati in modo intercambiabile) è sintetizzata da tutte le piante e dalla maggior parte degli animali. Ma non dall'uomo perché il gene della L-gulonolattone ossidasi, l'enzima terminale nella via di sintesi per l’AA ha subito mutazioni che lo rendono non funzionale. Gli animali che hanno perso la capacità di sintetizzare l'acido ascorbico non hanno una relazione filogenetica l'uno con l'altro. Questi animali includono primati non umani, porcellini d'India, capibara e alcuni uccelli e pesci.


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FUNZIONI DELLA VITAMINA C La vitamina C è un micronutriente essenziale per l'uomo, con funzioni pleiotropiche legate alla sua capacità di donare elettroni. È un potente antiossidante e un cofattore per una famiglia di enzimi biosintetici e regolatori dei geni. Essa contribuisce alle difese immunitarie sostenendo varie funzioni cellulari sia del sistema immunitario innato che adattivo. È un antiossidante altamente efficace, grazie alla sua capacità di donare prontamente elettroni, proteggendo così importanti biomolecole (proteine, lipidi, carboidrati e acidi nucleici) dai danni causati dagli ossidanti generati durante il normale metabolismo cellulare e attraverso l'esposizione a tossine e sostanze inquinanti (ad es. fumo di sigaretta). La vitamina C è anche un cofattore di una famiglia di enzimi biosintetici e regolatori di mono-ossigenasi e di-ossigenasi dei geni. Questi enzimi sono coinvolti nella sintesi di ormoni, di collagene, carnitina, catecolammina, ad esempio noradrenalina e ormoni peptidici ammidati, ad esempio la vasopressina. La vitamina C è anche un cofattore per le due idrossilasi coinvolte nella biosintesi della carnitina, una molecola necessaria per il trasporto di acidi grassi nei mitocondri per la generazione di energia metabolica.

LA VITAMINA C E LA PELLE La vitamina C supporta la funzione di barriera epiteliale contro i patogeni e promuove l'attività di scavenging dell'ossidazione della pelle, proteggendola così dallo stress ossidativo ambientale. La pelle ha numerose funzioni essenziali, la prima delle quali è quella di agire come barriera contro gli insulti esterni, compresi gli agenti patogeni. La pelle contiene concentrazioni milli molari di vitamina C, con livelli più elevati trovati nell'epidermide rispetto al derma. Gli indizi sul ruolo della vitamina C nella pelle derivano dai sintomi dello scorbuto e della carenza di vitamina C, caratterizzati da gengive sanguinanti, lividi e alterazione della cicatrizzazione delle ferite. Si ritiene che questi sintomi siano il risultato del ruolo della vitamina C come co-fattore per alcune idrossilasi che stabilizzano la struttura terziaria del collagene. Ulteriori ricerche hanno dimostrato che la vitamina C può anche aumentare l'espressione del gene del collagene nei fibroblasti. L'elevato stato antiossidante della pelle a seguito dell'integrazione di vitamina C potrebbe potenzialmente proteggere dallo stress ossidativo indotto da inquinanti ambientali. Gli effetti antiossidanti della vitamina C sono probabilmente aumentati in combinazione con la vitamina E. Nuovo COLLEGAMENTO

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VITAMINA C E SISTEMA IMMUNITARIO La vitamina C si accumula nelle cellule fagodi specie reattive dell'ossigeno (ROS) e proteine citiche, come i neutrofili, e può migliorare la antimicrobiche. I neutrofili alla fine subiscono chemiotassi, la fagocitosi, la generazione di l'apoptosi e vengono eliminati dai macrofagi, specie reattive dell'ossigeno e, infine, l'uccisione con conseguente risoluzione della risposta microbica. È anche necessaria per l'apoptosi e la infiammatoria. Tuttavia, nelle ferite croniche non clearance dei neutrofili esauriti dai siti di infezioguarenti, come quelle osservate nei diabetici, i ne da parte dei macrofagi, riducendo così la neneutrofili persistono e subiscono invece la morte crosi e il potenziale danno tissutale. Il ruolo della cellulare necrotica che può perpetuare la rispovitamina C nei linfociti è meno chiaro, ma è stato sta infiammatoria e ostacolare la guarigione dimostrato che aumenta la differenziazione e la delle ferite. Si ritiene che la vitamina C influisca proliferazione delle cellule B e T, probabilmente su diversi aspetti importanti della funzione dei a causa dei suoi effetti di regolazione genica. La neutrofili: migrazione in risposta a mediatori carenza di vitamina C comporta un'immunità aldell'infiammazione (chemiotassi), fagocitosi e terata e una maggiore suscettibilità alle infeziouccisione di microbi, e apoptosi e clearance da ni. Inoltre, la supplementazione con vitamina C parte dei macrofagi. I leucociti, in particolare i sembra essere in grado sia di neutrofili e i macrofagi prevenire che trattare infezioderivati dai monociti, LA CARENZA DI VITAMINA C sono i principali attori ni respiratorie e sistemiche. Il sistema immunitario è una COMPORTA UN'IMMUNITÀ nella guarigione delle rete multiforme e sofisticata ferite. Durante la fase di organi specializzati, tessuti, ALTERATA E UNA MAGGIORE infiammatoria iniziale, cellule, proteine ​​e sostanze i neutrofili migrano nel SUSCETTIBILITÀ chimiche, che si è evoluto sito della ferita per steALLE INFEZIONI per proteggere l'ospite da rilizzarlo attraverso il riuna serie di agenti patogeni, lascio di specie reattive come batteri, virus, funghi e parassiti, nonché dell'ossigeno (ROS) e proteine antimicrobiche. I come cellule tumorali. Può essere diviso in neutrofili alla fine subiscono l'apoptosi e venbarriere epiteliali e costituenti cellulari e umorali gono eliminati dai macrofagi, con conseguente dell'immunità innata (non specifica) e acquisita risoluzione della risposta infiammatoria. Tuttavia, (specifica). Questi costituenti interagiscono in nelle ferite croniche non guarenti, come quelle modi multipli e molto complessi. Più di mezzo osservate nei diabetici, i neutrofili persistono e secolo di ricerche hanno dimostrato che la vitasubiscono invece la morte cellulare necrotica mina C è un attore fondamentale in vari aspetti che può perpetuare la risposta infiammatoria e del sistema immunitario, in particolare la funzioostacolare la guarigione delle ferite. La vitamina ne delle cellule immunitarie. C ha dimostrato di: (a) migliorare la migrazione I leucociti, in particolare i neutrofili e i macrofagi dei neutrofili in risposta a chemo-attraenti (chederivati dai monociti, sono i principali attori nella miotassi), (b) migliorare l'inghiottimento (fagociguarigione delle ferite. Durante la fase infiamtosi) dei microbi e (c) stimolare la generazione di matoria iniziale, i neutrofili migrano nel sito specie reattive dell'ossigeno (ROS) e l'uccisione della ferita per sterilizzarlo attraverso il rilascio di microbi. (d)


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LO SCORBUTO Il primo sintomo dello scorbuto è sottile, ed è stato descritto da James Lind nel suo trattato sullo scorbuto (1753) come “lassitudine”. Si trattava di una “afflizione” dei marinai che sviluppavano poi la malattia dopo un mese o due in mare. Nella fase iniziale, i marinai perdevano l'iniziativa e la volontà di lavorare. Altri sintomi includono l'ipocondria e la depressione; ipercheratosi perifollicolare con peli arrotolati; gengiva gonfia e friabile; anemia, emorragia petecchiale, eritema e porpora; artralgia e / o effusioni articolari; rottura di vecchie ferite; sanguinamento nella pelle, nei tessuti sottocutanei, nei muscoli, nelle articolazioni e nelle emorragie sottoperiostei; febbre; mancanza di respiro; infezioni; e confusione. Non c'è una concentrazione plasmatica di vitamina C definitiva a cui si sviluppa lo scorbuto. Gli studi che utilizzano la vitamina C radiomarcata predicono che le riserve corporee negli uomini sani sono circa 1500 mg. Si pensa che lo scorbuto si verifichi quando questo scende sotto i 300 mg con concentrazioni plasmatiche di vitamina C <10 μM. Sebbene la quantità di vitamina C richiesta per prevenire lo scorbuto sia relativamente bassa (cioè ~ 10 mg / giorno), l'assunzione alimentare raccomandata per la vitamina C è fino a cento volte superiore rispetto a quella di molte altre vitamine. Una dieta che fornisce 100-200 mg / die di vitamina C fornisce un'adeguata saturazione delle concentrazioni plasmatiche in individui sani e dovrebbe coprire i requisiti generali per la riduzione del rischio di malattia cronica. A causa della bassa capacità di conservazione del corpo per la vitamina idrosolubile, è necessario un apporto regolare e adeguato per prevenire l'ipovitaminosi. Ci sono diversi motivi per cui le raccomandazioni dietetiche della vitamina C non sono soddisfatte, anche nei paesi in cui ci si aspetta che la disponibilità e l'offerta di cibo siano sufficienti. Questi includono cattive abitudini alimentari, stadi di vita e / o stili di vita che limitano l'assunzione o aumentano i requisiti di micronutrienti (ad esempio, fumo e alcol o

abuso di droghe), varie malattie, esposizione a sostanze inquinanti e fumo (sia attive che passive) e ragioni economiche ( scarso status socioeconomico e accesso limitato a cibo nutriente). Anche individui "sani" nei paesi industrializzati possono essere a rischio a causa di fattori legati allo stile di vita, come coloro che seguono una dieta o a una dieta squilibrata, e le persone che affrontano periodi di eccessivo stress fisico o psicologico. FUNZIONE DI RADICAL SCAVENGER E DI MODULATORE La vitamina C ha un numero di attività che contribuiscono ai suoi effetti immuno-modulanti. È un antiossidante altamente efficace, grazie alla sua capacità di donare prontamente elettroni, proteggendo così importanti biomolecole (proteine, lipidi, carboidrati e acidi nucleici) dai danni causati dagli ossidanti generati durante il normale metabolismo cellulare e attraverso l'esposizione a tossine e sostanze inquinanti (ad es. fumo di sigaretta). La vitamina C è anche un cofattore di una famiglia di enzimi biosintetici e regolatori di monoossigenasi e di-ossigenasi dei geni. Questi enzimi sono coinvolti nella sintesi di ormoni, di collagene, carnitina, catecolammina, ad esempio noradrenalina e ormoni peptidici ammidati, ad esempio la vasopressina. La vitamina C è un cofattore per le due idrossilasi coinvolte nella biosintesi della carnitina, una molecola necessaria per il trasporto di acidi grassi nei mitocondri per la generazione di energia metabolica. La vitamina C è un potente antiossidante idrosolubile in grado di eliminare numerosi ossidanti reattivi e può anche rigenerare glutatione e vitamina E importanti antiossidanti cellulari e di membrana. Ad esempio, la somministrazione di vitamina C ad alte dosi ha dimostrato di modulare i livelli di citochine nei pazienti con cancro e, sebbene questo non sia ancora ben chiaro, potrebbe essere un altro meccanismo mediante il quale la

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LETTERATURA SCIENTIFICA

vitamina C può modulare la funzione dei neutrofili in tali pazienti. L'istamina è un mediatore immunitario prodotto da basofili, eosinofili e mastociti durante la risposta immunitaria a patogeni e stress. L'istamina stimola la vasodilatazione e l'aumento della permeabilità capillare, determinando i classici sintomi allergici del naso e degli occhi che cola. Studi su porcellini d'India, un modello animale che richiede vitamina C, hanno indicato che la carenza di vitamina C è associata a livelli aumentati di istamina circolanti e che l'integrazione degli animali con vitamina C ha portato a una diminuzione dei livelli di istamina. Sebbene la vitamina C sia stata proposta per "detossificare" l'istamina, i meccanismi precisi responsabili della diminuzione in vivo dei livelli di istamina dopo la somministrazione di vitamina C sono attualmente sconosciuti. VITAMINA C, INQUINAMENTO E FUMO L'inquinamento atmosferico può danneggiare il liquido di rivestimento del tratto respiratorio e aumentare il rischio di malattie respiratorie, in particolare nei bambini e negli anziani che sono a rischio sia di immunità ridotta che di insufficienza di vitamina C. La vitamina C è uno scavenger di radicali liberi in grado di eliminare i radicali superossido e perossilico, il perossido di idrogeno, l'acido ipocloroso e gli inquinanti atmosferici ossidanti. Le proprietà antiossidanti della vitamina C le consentono di proteggere le cellule polmonari esposte agli ossidanti e il danno mediato dall'ossidazione causato da vari inquinanti, metalli pesanti, pesticidi e xenobiotici Il fumo di tabacco è una sostanza inquinante sottovalutata in molte parti del mondo. Sia i fumatori che i fumatori passivi hanno livelli plasmatici di vitamina C e leucociti inferiori a quelli dei non fumatori, in parte a causa di un aumento dello stress ossidativo e di un minor apporto metabolico di vitamina C rispetto ai non fumatori. Le concentrazioni medie sieriche di vitamina C negli adulti che fumano sono risultate inferiori di

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un terzo rispetto a quelle dei non fumatori, ed è stato raccomandato ai fumatori di consumare un supplemento di 35 mg / die di vitamina C per assicurare che vi sia sufficiente ascorbico acido per riparare il danno ossidante. I livelli di vitamina C sono anche inferiori nei bambini e negli adolescenti esposti al fumo di tabacco ambientale. L'uso del tabacco aumenta la suscettibilità alle infezioni batteriche e virali, in cui la vitamina C può svolgere un importante ruolo. L’ ‘INTEGRAZIONE DI VITAMINA C NEGLI ANZIANI E NEI DIABETICI Gli individui con diabete sono a maggior rischio di infezioni comuni, tra cui l'influenza, la polmonite e le infezioni del piede, che sono associate a un aumento della morbilità e della mortalità. Sono state riportate correlazioni inverse tra le concentrazioni plasmatiche di vitamina C e il rischio di diabete, concentrazioni di emoglobina glicata, glicemia a digiuno e postprandiale e stress ossidativo. Le persone anziane sono particolarmente sensibili alle infezioni dovute a immuno senescenza e diminuzione della funzione delle cellule immunitarie Ad esempio, le comuni infezioni virali come le malattie respiratorie, che di solito sono autolimitanti nei giovani sani, possono portare allo sviluppo di complicazioni come la polmonite, con conseguente aumento della morbilità e della mortalità negli anziani. Le malattie acute e croniche che sono prevalenti in questo gruppo di età possono anche svolgere un ruolo importante nella riduzione delle riserve di vitamina C. I pazienti ospedalizzati anziani con infezioni respiratorie acute hanno mostrato di migliorare significativamente con l'integrazione di vitamina C rispetto a quelli che non ricevono la vitamina. In individui di età superiore a 60 anni e in pazienti con cancro, in particolare quelli sottoposti a trattamenti antitumorali, con sistema immunitario compromesso, si ha anche un ridotto livello di vitamina C e un aumentato rischio di sviluppare sepsi.


LETTERATURA SCIENTIFICA

I pazienti con infezioni respiratorie acute, come la tubercolosi polmonare e la polmonite, hanno basse concentrazioni plasmatiche di vitamina C rispetto ai soggetti di controllo. La somministrazione di vitamina C a pazienti con infezioni respiratorie acute riporta i livelli plasmatici di vitamina C alla normalità e migliora la gravità dei sintomi respiratori. La meta-analisi ha indicato che l'integrazione di vitamina C con dosi di 200 mg o più al giorno è efficace nel migliorare la gravità e la durata del comune raffreddore e l'incidenza del raffreddore comune se esposto anche a stress fisico. Negli anziani ospedalizzati a causa di polmonite, la somministrazione di vitamina C ha ridotto molti dei sintomi respiratori. In altri pazienti affetti da polmonite, la vitamina C a basso dosaggio (0,25-0,8 g / die) ha ridotto la degenza ospedaliera del 19% rispetto all'assenza di supplementazione di vitamina C.

Complessivamente, la vitamina C sembra esercitare una moltitudine di effetti benefici sulle funzioni cellulari sia del sistema immunitario innato che adattivo. Si ritiene probabile che la sua azione come cofattore di numerosi enzimi biosintetici e regolatori genetici sia la chiave di questi effetti immunomodulatori. BIBLIOGRAFIA “Vitamin C and Immune Function” Anitra C. Carr and Silvia Maggini “Vitamin C physiology: the known and the unknown and Goldilocks” Sebastian J Padayatty, FFARCS, MRCP, PhD and Mark Levine, MD Molecular and Clinical Nutrition Section, Digestive Diseases Branch, National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, National Institutes of Health, Bethesda, Maryland 20892-1372, US

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FITOTERAPIA

LA MEMORIA PERDUTA

di Marta Franchini, Divisione scientifica Phyto Garda

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ente annebbiata, difficoltà di concentrazione e di apprendimento, scarsa lucidità mentale: le difficoltà mnemoniche colpiscono davvero tutti almeno una volta nella vita, a varie età e per periodi più o meno prolungati. Nessuno è escluso: dai bambini, in cui le fasi di crescita possono incidere sulla capacità di attenzione e memoria, fino agli anziani, in cui la formazione di nuovi neuroni (neurogenesi) cala fisiologicamente. Quando i problemi di memoria sono prolungati nel tempo e si accompagnano ad ansia, vertigini e 40

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perdita di memoria vera e propria, un esame clinico neurologico risulta fondamentale. Per tutti gli altri casi, più transitori e leggeri, possiamo intervenire con rimedi efficaci e sicuri contro la stanchezza mentale. MEMORIA: PIGRA O STANCA? La memoria è la capacità di conservare tracce di esperienze vissute ed è il risultato di una collaborazione fra diverse strutture cerebrali e circuiti complessi. Nessuna funzione psichica superiore (ad esempio prendere decisioni, risolvere pro-


FITOTERAPIA

blemi, pianificare, parlare e scrivere) potrebbe operare correttamente senza la memoria; ci permette di relazionarci col mondo e con gli eventi futuri. Si parla di “memoria a breve termine” (ricordi brevi) o “a lungo termine” (ricordi permanenti): a seconda della memoria coinvolta, si attivano diverse parti dell’encefalo. La memoria a breve termine (M.b.t) è definita anche “memoria di lavoro”: riceve informazioni dal registro sensoriale, ha una capacità di memorizzare limitata (pochi elementi per volta) e trattiene le informazioni per un breve periodo di tempo. La memoria a lungo termine (M.l.t) riceve informazioni dalla M.b.t, ha una capacità illimitata di immagazzinare informazioni e le conserva per un periodo indefinito. L’Ippocampo è la sede del cervello coinvolta nel riordine e nella catalogazione delle nuove informazioni, in base ad eventi simili già successi e conservati. Un’altra struttura cerebrale coinvolta è l’Amigdala, responsabile della “memoria emotiva” e depositaria del significato stesso degli eventi. Ci sono diversi fattori che possono determinare una memoria pigra: surmenage (stress da iperattività), stanchezza, disfunzioni neurali, patologie (ipotiroidismo, cancro etc.), alterazioni ormonali, alimentazione sregolata, ansia e depressione, assunzione di alcuni farmaci, disturbi del sonno e inattività fisica. Proprio la correlazione fra memoria ed attività fisica è alla base di uno studio recentemente pubblicato dal Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC) di Boston: i ricercatori hanno analizzato la letteratura scientifica riguardante l'impatto di vari tipi di esercizio fisico sulle facoltà cognitive per oltre 11.000 partecipanti over 65 anni, in perfetta salute cognitiva o con principi di declino. L'esercizio per almeno 2 ore a settimana e 52 ore in un periodo di sei mesi ha portato al massimo miglioramento delle capacità di pensiero, in particolare della velocità di elaborazione mentale, sia negli anziani sani che negli individui con compromissione cognitiva lieve. L’attività fisica moderata ma costante può quindi supportare i processi mnemonici ma possiamo intervenire anche con altri rimedi naturali, efficaci e sicuri.

INTEGRAZIONE CON NUTRIENTI SPECIFICI La DL-Fosfoserina è un componente della guaina mielinica nevrassiale e deriva dall’associazione fra l’amminoacido serina e l’acido fosforico. Integrazioni di Fosfoserina e del suo metabolita Fosfatidilserina si sono rivelate efficaci in letteratura per il supporto delle funzioni mnemoniche (migliorano la concentrazione e l’apprendimento). La DL-Fosfoserina è considerata un vero e proprio ricostituente del sistema nervoso, in grado di prevenire anche patologie da deficit cognitivo. La radice dell’Eleuterococco (Eleuterococcus Senticosus), chiamato anche Ginseng Siberiano, contiene saponine (Eleuterosidi) e polisaccaridi a cui sono associate le principali funzioni terapeutiche. L’Eleuterococco migliora la funzione cognitiva: aumentando la circolazione, questa pianta può aumentare il flusso di sangue al cervello, migliorando le funzioni mentali come la memoria e la concentrazione. Più sangue, quindi, e più ossigenazione ai tessuti: questo vale anche per i circuiti cerebrali, migliorando le funzioni mnemoniche. Per la stessa ragione, l’Eleuterococco può aumentare il lavoro muscolare specialmente durante periodi di intensa attività fisica. Uno studio pubblicato dall’Università di Taipei (Cina) nel 2010 ha rilevato che consumare 800 milligrammi (mg) di Eleuterococco al giorno per 8 settimane aumenta il tempo di resistenza di un soggetto maschile del 23%, la saturazione dell'ossigeno del 12% e la frequenza cardiaca del 3%. Il Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) è un’altra pianta molto utile per migliorare le funzioni mnemoniche: ha un'azione protettiva nei confronti dei capillari e dei vasi venosi grazie al contenuto di antocianosidi dei frutti. Anche la forte azione antiossidante aiuta a migliorare la memoria. Si utilizzano i frutti da soli o il succo concentrato ottenuto dalla loro spremitura. Nel 2018 l’università di Melbourne (Australia) ha pubblicato una revisione sistematica aggiornata sulle piante per il trattamento dei disturbi psichici: la Rodiola (Rhodiola Rosea) viene citata fra le piante con proprietà tonico-adattogene, utile Nuovo COLLEGAMENTO

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FITOTERAPIA

Dalla medicina Ayurvedica arriva un aiuto incontro la stanchezza e la difficoltà di concentrateressante: si tratta della Ashwagandha (Whizione. L’estratto secco della radice migliora le tania Somnifera), nota anche come Ginseng funzioni mnemoniche, il tono dell’umore ed il reIndiano. La radice è infatti ricca di sostanze cupero fisico. Migliora anche la qualità del sonattive come Withaferina A, flavonolglicosidi, no e combatte l’insonnia, contrastando così una Withanolidi e alcaloidi. Sono state confermate delle possibili cause della stanchezza mentale. in letteratura le sue azioni sul sistema nervoso Una pubblicazione uscita a dicembre 2018 ha centrale come “nootropo” visto la collaborazione di (da noos - mente e tropein diverse Università (Seton LA NEUROPLASTICITÀ, NOTA – sorvergliare). Secondo Hall University, NJ, USA, ANCHE COME PLASTICITÀ uno studio pubblicato nel Università di Messina e NEURONALE, È LA CAPACITÀ 1991 su 15 donne e 15 Università di Catania) e DEL CERVELLO DI MODIFICARE uomini, l’estratto di Ashwaha investigato l’effetto di gandha migliora la perforun estratto di Rhodiola LA PROPRIA STRUTTURA NEL mance cerebrale rispetto Rosea sulla neuroplastiCORSO DELLA VITA E IN BASE all’utilizzo di piante simili cità nell’uomo. La neuALL'ESPERIENZA e placebo. Lo studio è roplasticità, nota anche stato eseguito con test di come plasticità neurologica e matematica, misurando anche il tempo nale, è la capacità del cervello di modificare la di reazione. Un altro studio, più recente, dell’Upropria struttura nel corso della vita e in base niversità di Toyama (Giappone) ha dimostrato all'esperienza. Sono stati reclutati 28 volontari le sue importanti proprietà neuroprotettive e ha sani che hanno assunto 500 mg di estratto secco ipotizzato che l’Ashwaganda potrebbe rivelarsi di Rodiola o placebo. Gli effetti sulla plasticità un potente alleato anche per il morbo di Parkinneuronale sono stati valutati con complesse meson e l’Alzaheimer. todiche di stimolazione magnetica transcranica. Infine, non possiamo dimenticare gli Omega-3: Una singola dose orale di assunzione di estratto il cervello è altamente ricco di lipidi (fosfoglicedi Rodiola è in grado di modulare la plasticità ridi, ceramidi, cebrosidi solfato, fosfatidilserina, corticale nell'uomo e ciò suggerisce che gli sfingomielina) ed il DHA è l’acido grasso polineffetti adattogeni e antidepressivi dell'estratto saturo predominante, concentrato nella materia di Rhodiola Rosea potrebbero essere basati grigia. È ragionevole presumere quindi che la proprio sul meccanismo di modulazione della composizione degli acidi grassi nel cervello sia neuroplasticità. fondamentale per le funzioni cerebrali (inclusa Un altro rimedio naturale molto interessante memoria, cognizione e sviluppo neuropsichico) per migliorare le prestazioni mnemoniche è la ed alcuni studi suggeriscono infatti che i livelli Pappa Reale. È costituita da numerose vitamine di DHA nel cervello diminuiscano con l’avanzadel gruppo B (in primis, B12) e da buone conre dell’età. Uno studio olandese ha coinvolto centrazioni di vitamina E. La vitamina B12 entra 342 soggetti anziani per tre anni e ha valutato il in gioco nella formazione della guaina mielinica decadimento cognitivo in relazione alle abitumentre la vitamina E prende parte al funzionadini alimentari: l’elevato consumo di pesce era mento delle connessioni nervose. Diversi studi correlato positivamente con le capacità intelletclinici, basati su test con pazienti, hanno dimotive. Ricordiamo che l’EFSA (Autorità europea strato come un’integrazione costante di Pappa per la sicurezza alimentare) riconosce fra i claims Reale per almeno 6 mesi riduca la percentuale degli Omega-3 proprio il mantenimento di una di perdita di memoria in soggetti fra i 42 e gli 83 normale funzione cognitiva. anni. Nuovo COLLEGAMENTO

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NUTRACEUTICA E ALIMENTAZIONE

SPEZIE COME NUTRACEUTICI

DALLA CUCINA ALLA FARMACIA

di Paolo Levantino farmacista e consulente nutrizionale webmaster di viverebene.blog

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NUTRACEUTICA E ALIMENTAZIONE

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fattori dietetici svolgono un ruolo chiave nello sviluppo e nella prevenzione di alcune malattie umane, incluse le malattie cardiovascolari. Attualmente c'è stato un aumento nell'interesse globale per identificare le piante medicinali che sono farmacologicamente efficaci e hanno effetti collaterali bassi o nulli per l'uso nella medicina preventiva. Le erbe e le spezie culinarie sono una parte importante della nutrizione umana in tutte le culture del mondo. C'è una crescente quantità di letteratura riguardante i potenziali benefici di queste erbe e spezie dal punto di vista della salute, specialmente nel conferire protezione contro le malattie cardiovascolari. Sebbene siano disponibili evidenze scientifiche a sostegno dei benefici delle spezie nel mantenere un cuore sano, sono necessarie informazioni più complete circa le esposizioni effettive a questi componenti dietetici che sono necessarie per ottenere una risposta. Le innumerevoli azioni delle spezie che sono state dimostrate in esperimenti in vitro devono essere dimostrate in studi di modelli animali più sistematici e ben progettati. Sono necessari studi clinici più rigorosi ai livelli normalmente consumati per determinare i benefici a lungo termine e valutare gli effetti avversi, se presenti, a concentrazioni più elevate, specialmente se consumati per periodi più lunghi. Una volta eseguiti questi studi approfonditi, sarà facile definire le strategie di intervento appropriate utilizzando queste spezie di uso comune per ottenere i

massimi benefici sulla salute cardiovascolare senza produrre effetti negativi. Le spezie e le erbe sono state usate fin dai tempi antichi come esaltatori di aroma e aromi, coloranti, conservanti e medicine tradizionali. Ci sono più di 30 spezie ed erbe di importanza economica e culinaria globale. L'eccessiva generazione di radicali liberi che sbilancia il tasso di rimozione porta allo stress ossidativo. Lo stress ossidativo è stato implicato nell'eziologia delle malattie cardiovascolari, delle malattie infiammatorie, del cancro e di altre malattie croniche. Gli antiossidanti sono composti che ostacolano i processi ossidativi e quindi ritardano o sopprimono lo stress ossidativo. C'è un crescente interesse per gli antiossidanti naturali presenti nelle piante. Erbe e spezie sono gli obiettivi più importanti per la ricerca di antiossidanti naturali dal punto di vista della sicurezza. Un'ampia varietà di composti fenolici presenti nelle spezie che sono ampiamente utilizzati come aggiunte alimentari possiedono potenti attività antiossidanti, antinfiammatorie, anti mutageniche e addirittura anticancro. Tra le spezie, pepe nero, peperoncino, cumino, cannella, noce moscata, zenzero, curcuma, zafferano, coriandolo, chiodi di garofano, aneto, menta, timo, semi di sesamo, semi di senape, e la polvere di curry sono le spezie più popolari in tutto il mondo. Oltre ai loro usi culinari, una serie di proprietà funzionali sono ben descritte nella letteratura scientifica.

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NUTRACEUTICA E ALIMENTAZIONE

ARTERIOSCLEROSI E ABITUDINI ALIMENTARI Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in tutto il mondo. I dati della letteratura indicano che, a causa di queste malattie, circa 17,5 milioni persone sono morte nel 2012. I tipi di malattie cardiovascolari includono cardiopatia ischemica, malattie cerebrovascolari, malattie vascolari periferiche, cardiopatia congenita, cardiopatia reumatica, cardiomiopatia e aritmia. Una corretta nutrizione è un fattore importante per ridurre il rischio di eventi cardiovascolari. La malattia cardiovascolare (CVD) è una delle principali cause di morte in tutto il mondo, che può includere malattia coronarica, infarto miocardico acuto, malattia arteriosa periferica e ictus. Si stima che la prevalenza di malattie cardiovascolari aumenterà dal 36,9% al 40,5% tra il 2010 e il 2030 negli Stati Uniti, e il costo medico associato aumenterà del 200%. Pertanto, è di vitale importanza condurre studi di ricerca biomedica incentrati su strategie efficaci di prevenzione e trattamento per le malattie cardiovascolari. L'aterosclerosi è la causa principale delle malattie cardiovascolari. I fattori di rischio dell'aterosclerosi e della malattia cardiovascolare comprendono il diabete, il fumo, l'ipertensione, la dislipidemia, l'obesità e l'età. Inoltre, i nutrizionisti hanno riferito che l'assunzione di una dieta con percentuali più basse di grassi, zuccheri e sale, ma quantità elevate di verdure e frutta diverse può effettivamente ridurre l'incidenza di CVD e obesità. Tuttavia, le abitudini alimentari e i modelli di consumo alimentare variano tra culture e religioni. La tipica dieta occidentale comprende alti livelli di carne rossa, grassi animali e zuccheri e bassi livelli di frutta e verdura. La dieta mediterranea sembra essere relativamente sana, poiché include verdure, frutta, pesce, cereali integrali, fagioli e olio d'oliva. Le persone che vivono nell'Europa meridionale, lungo la costa mediterranea, in paesi come Grecia, Spagna, Francia e Italia meridionale mangiano in genere secondo una dieta mediterranea. Erbe e spezie sono comunemente usati come adiuvanti nella cucina in stile mediterraneo per aumentare il gusto del cibo e ridurre la necessità di sale e olio. Le persone che seguono un regime alimentare Mediterraneo hanno una bassa 46

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incidenza di CVV, diabete e iperlipidemia. In effetti, un follow-up di 10 anni con un questionario autosomministrato ha mostrato che l'assunzione di una dieta mediterranea riduce l'incidenza di CVD e previene l'aterosclerosi. Uno studio clinico multicentrico in Spagna ha dimostrato che l'assunzione di una dieta mediterranea con olio extravergine di oliva o noci riduceva il rischio di eventi CVD rispetto a una dieta convenzionale a basso contenuto di grassi nei partecipanti che presentavano un rischio CVD elevata. In Cina, la dieta è prevalentemente a base vegetale, che è benefica per la prevenzione delle malattie cardiovascolari rispetto alle diete onnivore; tuttavia, lo stile di cottura, caratterizzato dall'aggiunta di elevate quantità di sale e zucchero, può aumentare la prevalenza di CVD in quel paese. Anche gli indiani consumano una dieta prevalentemente vegetale, che comprende una varietà di spezie che hanno effetti anti-ipercolesterolemici e antiinfiammatori. La dieta delle persone nei paesi arabi comprende frutta, verdura, carne, latte e carne. Durante i festival, come l'Eid-Adha, gli arabi consumano grandi quantità di carne e dolci zuccherini, che possono contribuire allo sviluppo di malattie cardiovascolari. Sebbene il digiuno islamico abbia dimostrato di prevenire la CVD migliorando il processo metabolico del diabete, la CVD e la sindrome metabolica sono ancora molto diffuse nei paesi musulmani. Tali prove evidenziano l'importante legame tra stile alimentare e CVD. L'aterosclerosi è caratterizzata da infiammazione vascolare e accumulo di lipidi all'interno della parete vascolare. È iniziato dal danno delle cellule endoteliali (CE) e dall'attaccamento di lipoproteine a ​​ bassa densità ossidate (LDL) sulla parete interna di un'arteria. Altre cellule immunitarie, comprese le cellule dendritiche e le cellule T, potrebbero essere attivate da vari stimoli, che promuovono la formazione della placca e lo sviluppo di aterosclerosi. Durante il processo di aterosclerosi, le specie reattive dell'ossigeno (ROS) inducono la lesione ossidativa dei vasi, che quindi inizia l'aterogenesi. Inoltre, i ROS ( radicali liberi ) sono noti come secondi messaggeri nell'iniziazione della segnalazione infiammatoria.


Ăˆ un integratore alimentare di vitamine e minerali utile per apportare una quota integrativa di tali nutrienti all’alimentazione quotidiana. Tutti noi abbiamo la necessitĂ di questi micronutrienti nelle giuste proporzioni per il buon funzionamento dell'organismo.

integra vitamine e minerali mantiene un buon funzionamento dell’organismo


NUTRACEUTICA E ALIMENTAZIONE

SPEZIE PIÙ COMUNI E LORO PROPRIETÀ Nella dieta mediterranea, le erbe e le spezie sono comunemente utilizzate in cucina per aumentare il gusto del cibo e ridurre il bisogno di sale e olio La “Polvere di cinque spezie” è tra i condimenti più popolari in Cina, e include grani di pepe, finocchio, chiodi di garofano, anice stellato e cannella, che hanno tutti dimostrato di migliorare i sintomi cardiovascolari. Ad esempio, Piper, il genere delle piante di pepe, ha avuto un ruolo preventivo nello stress ossidativo nel tessuto cardiaco dei criceti alimentati con una dieta aterogenica Vediamone alcune: Pepe nero (Piper nigrum), è coltivato in zone tropicali in Asia sud-orientale. È comunemente usato con il sale come condimento, a livello globale. L'olio di pepe estratto ha un valore medicinale e può essere utilizzato nei prodotti di bellezza. Nella medicina tradizionale, il pepe nero viene utilizzato per migliorare la digestione, potenziare gli effetti antibatterici e curare il raffreddore. È stato scoperto che gli estratti di pepe hanno un ruolo antiossidante nei tessuti cardiaci, epatici e renali dei criceti alimentati con una dieta ricca di grassi (HFD) Inoltre, il pepe nero migliora il profilo lipidico, compresi i livelli di colesterolo totale, LDL e trigliceridi nei ratti che sono stati nutriti con colesterolo. Sebbene il ruolo benefico del pepe nero sull'iperlipidemia sia stato dimostrato nei ratti, gli effetti del pepe nero sulla malattia cardiometabolica e le quantità utilizzate nell'uomo necessitano di ulteriori studi da verificare. La cannella è usata per promuovere la motilità gastrointestinale, migliorare la digestione e inibire la crescita batterica. Nei pazienti con diabete di tipo 2, l'assunzione a breve termine di 2 g di cannella ha dimostrato di ridurre significativamente i livelli di emoglobina glicata e la pressione sanguigna Peperoncino ovvero Capsicum annuum, Capsicum frutescens, Capsicum chinense, Capsicum 48

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pubescens e Capsicum baccatum sono specie comuni di peperoncino. I peperoncini sono usati nella maggior parte dei piatti e salse come curry, salsa tabasco e salsa in Messico e in altri paesi. Nella medicina popolare, i peperoncini vengono utilizzati per favorire la digestione e la circolazione del sangue ed esercitare effetti antitumorali, antiossidanti e analgesici. La capsaicina, il principale composto attivo di peperoncino, è utilizzata come analgesico per dolori muscolari e articolari. Inoltre, sono stati riportati i benefici della capsaicina su obesità, diabete, CVD, vari tipi di cancro e problemi dermatologici Aglio (Allium sativum) Circa l'80% dell'aglio, originario dell'Asia centrale, è coltivato in Cina. L'aglio è essenziale nella cucina mediorientale e asiatica. Nella medicina popolare, l'aglio è usato per trattare le condizioni dell'apparato digerente e dell'apparato respiratorio, oltre che l’influenza Tuttavia, una revisione sistemica ha indicato che non ci sono prove sufficienti per supportare gli effetti dell'aglio sulla mortalità e morbilità cardiovascolare nei pazienti ipertesi ha ostascolato l'accumulo di colesterolo, trigliceridi e fosfolipidi nei conigli alimentati con colesterolo. L'allicina, un importante composto di aglio, mostra effetti anti-aterosclerotici Questi effetti in vitro dell'aglio dovrebbero essere però ulteriormente veri ficati in un modello di aterosclerosi in vivo. Ginger (Zingiber officinale) Lo zenzero, originario dell'Asia meridionale, è usato come spezia in cucina e nella medicina tradizionale. È ampiamente coltivato in India, Cina e altri paesi dell'Asia meridionale. Lo zenzero è comunemente usato per piatti a base di pesce, carne e piatti vegetariani in ricette indiane, cinesi, coreane, giapponesi e di altri paesi dell'Asia meridionale. Lo zenzero è attualmente usato per curare raffreddori, mal di testa, infiammazione, cancro e diabete di tipo 2 . È stato dimostrato che lo zenzero esercita effetti antinfiammatori, antiossi-


NUTRACEUTICA E ALIMENTAZIONE

dativi, anti-piastrinici e altri anti-aterosclerotici in studi su cellule e animali. Anice (Pimpinella anisum) L'anice, pianta in fiore, è originaria della regione mediterranea e dell'Asia sud-occidentale. È usato come spezia in cucina e nelle bevande alcoliche, così come negli olii essenziali. Nella medicina tradizionale iraniana e turca, i semi di anice sono usati per le loro proprietà analgesiche, disinfettanti e diuretiche e per aumentare la produzione di latte . Non ci sono prove in vivo o studi sull'uomo relativi agli effetti dell'anice sull'aterosclerosi. Gli estratti di anice - flavonoidi e acidi fenolici - hanno potenziali effetti antiossidanti e migliorano l'attività di scavengers di radicali liberi Il chiodo di garofano (Syzygium aromaticum), originario dell'Indonesia, è usato come spezia nei paesi asiatici, africani e mediorientali. Viene prodotto principalmente in India, Malesia, Sri Lanka, Madagascar, Pakistan e Tanzania. Nella medicina popolare, i chiodi di garofano sono usati per i loro potenziali effetti antibatterici, antitumorali, antiinfiammatori e di regolazione dello zucchero nel sangue. Coriandolo (Coriandrum sativum), originario della regione mediterranea, è coltivato in regioni che si estendono dall'Asia occidentale verso il sud Europa. I semi di coriandolo, che hanno un sapore agrodolce e piccante, sono usati nelle polveri di curry, mentre le foglie sono usate per fare salse. Nella medicina tradizionale umana, il coriandolo viene utilizzato per le sue proprietà antiossidanti, antiinfiammatorie, anti-ipertensive, antitumorali e anti-dislipidemiche. L’aneto, (Anethum graveolens) , ampiamente coltivato in Eurasia, è usato come spezia in cucina. In Europa, l'aneto è comunemente usato per preparare zuppe, burro, condimenti per l'insalata e condimento di pesce. In Cina e nei paesi del Medio Oriente, è usato per cucinare gnocchi e kebab. Nella medicina popolare, la spezia viene utilizzata per la prevenzione delle

malattie dell'apparato digerente e respiratorio e per ridurre i livelli di colesterolo e glucosio nel sangue L’aneto è usato nella medicina tradizionale asiatica per il controllo del diabete e dei disturbi cardiovascolari. Studi clinici condotti sull'uomo hanno rivelato che il trattamento con aneto riduce solo leggermente i livelli di colesterolo totale e trigliceridi, senza effetti sui livelli di HDL o LDL nei pazienti iperlipidemici . Sono necessari ulteriori studi per dimostrare gli effetti nella CVD e nella sindrome metabolica. Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) le sue foglie e fiori possono essere utilizzati per scopi medicinali, culinari e ornamentali. Essendo particolarmente tollerante alla siccità, il rosmarino viene commercialmente coltivato e coltivato in paesi di tutto il mondo. Nella medicina popolare, il rosmarino viene utilizzato per eliminare il gonfiore, migliorare la memoria, alleviare i sintomi di mal di testa e ridurre la perdita di capelli; ha anche un buon effetto sui postumi di sbornie, vertigini e mal di testa da tensione. Sebbene mancassero studi sull'uomo, il rosmarino ha effetti anti-aterogenici e anti-ipertensivi nei topi , effetti ipolipemizzanti nei conigli , effetti antiossidanti nei ratti, effetti antiinfiammatori nei ratti , effetti antidepressivi nei topi e effetti antibatterici negli studi di linea cellulare . Zafferano (Crocus sativus) Lo zafferano è stato inizialmente coltivato in Grecia e nelle aree circostanti, estendendosi dalla regione del Mediterraneo occidentale al Nord Africa, al Nord America e all'Oceania. Più del 90% dello zafferano mondiale è prodotto in Iran. Lo zafferano è stato usato come spezia e tintura e ha anche proprietà medicinali. Si tratta di un metodo clinico di grande valore che viene utilizzato tradizionalmente per le proprietà analgesiche e antitumorali, nonché per la regolazione mestruale e la protezione epatica. Anice stellato (Illicium verum) L'anice stellato è originario del Vietnam e della Cina. Dopo Nuovo COLLEGAMENTO

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NUTRACEUTICA E ALIMENTAZIONE

l'essiccazione, l'anice stellato ha un sapore leggermente dolce ed è usato come un agente aromatizzante unico. L'anice stellato può essere usato in vini, saponi, lozioni per il corpo e oli essenziali. Nella medicina popolare cinese, l'anice stellato è usato per curare dolori di stomaco, disfunzioni renali. In Asia, l'anice stellato viene usato per trattare malattie infiammatorie come infiammazione della pelle, reumatismi e bronchiti. Dragoncello (Artemisia dracunculus) Il dragoncello è caratterizzato dal sapore agrodolce, ed è comunemente usato nella cucina mediterranea. È coltivato principalmente nell'Europa meridionale, in Russia e negli Stati Uniti. Nella medicina popolare, il dragoncello è usato per trattare le condizioni dell'apparato digerente. Nella terapia tradizionale russa, il dragoncello viene utilizzato per le sue proprietà antiinfiammatorie e ha anche effetti cicatrizzanti, antiulcera, antitumorali e antibatterici È stato dimostrato che l'estratto di dragoncello esercita attività anticoagulante con effetti inibitori sull'adesione piastrinica, l'aggregazione e la secrezione in piastrine umane sane. Una miscela di erbe contenente questa spezia ha migliorato i livelli di colesterolo totale, LDL, HDL, trigliceridi e glucosio nel sangue e ha ridotto la prevalenza delle lesioni aterosclerotiche e l'accumulo di lipidi nel fegato nei topi . Anche se è necessaria un'ulteriore valutazione dei meccanismi molecolari sottostanti, il potenziale anticoagulante e antiaterogenico del dragoncello indica il suo potenziale nel trattamento della CVD aterosclerotica. Curcuma (Curcuma longa) La curcuma, originaria dell'India e del Sud-est asiatico, è comunemente usata come colorante alimentare in piatti asiatici, come il curry. Nella medicina popolare la curcuma viene utilizzata per problemi ginecologici, malattie dello stomaco, malattie del fegato, malattie infettive e malattie del sangue. È stato suggerito che la curcuma ha il potenziale per trattare malattie proinfiammatorie, cancro, diabete, obesità e arterosclerosi.

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Ci sono alcuni studi sull'uomo che valutano gli effetti delle spezie, tra cui lo zafferano, la curcuma, il peperoncino, l'aglio e la cannella, sull'ipertensione. Sebbene lo zafferano, la curcuma e il peperoncino avessero effetti neutri sulla pressione sanguigna, la cannella ha dimostrato effetti significativi di riduzione della pressione arteriosa nei pazienti con diabete. Inoltre, l'aglio ha dimostrato di avere il potenziale per ridurre la pressione sanguigna nei pazienti ipertesi. Attualmente però non ci sono dati epidemiologici disponibili che dimostrino che il consumo di spezie sia associato alla riduzione degli eventi cardiovascolari e alle quantità raccomandate di spezie da consumare; tuttavia, le spezie con potenziali effetti protettivi cardiovascolari potrebbero essere aggiunte alle diete per prevenire la CVD. Il pepe nero, la cannella, il peperoncino, l'aglio e lo zenzero sono comunemente usati in diete diverse e da diverse culture. Tali spezie possono essere applicate alla dieta occidentale, che è caratterizzata da alti livelli di grassi, sale e zucchero, per preparare il cibo, per cucinare la carne e aumentare il sapore delle pietanze, e per trarne i benefici dalle loro proprietà arteroprotettive. Nutrizionisti e consumatori devono concentrarsi sull'adattamento delle ricette e sulla modifica delle abitudini alimentari, rispettivamente, per evitare lo sviluppo di CVD nel lungo periodo. L'uso di spezie con proprietà ateroprotettive deve essere incoraggiato in tutti i paesi per promuovere la salute generale. BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA “Spices: Therapeutic Potential in Cardiovascular Health” Subha Rastogi*, Madan Mohan Pandey, Ajay Kumar Singh Rawat. https://www.lespezie.net/ ”Spice use in food: Properties and benefits” Jessica Elizabeth T, Gassara F, Kouassi AP, Brar SK, Belkacemi K


SCUOLA di

Galenica Utifar Nuovi corsi per il 2019

EVENTI ECM

Scuola di Galenica Utifar: Crescere nella professione

La scuola ha l’obiettivo di diffondere la cultura galenica in modo critico e di fornire al farmacista le conoscenze più innovative in materia di preparazioni. Le lezioni si svolgeranno sia in aula, sia in un laboratorio attrezzato con macchinari e utensili di ultima generazione. I partecipanti saranno seguiti dalla guida esperta dei docenti Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci e Pietro Siciliano che proporranno diverse formulazioni supportate da una ricca documentazione e da estratti di testi e riviste internazionali.

CIASCUN CORSO PREVEDE UN MINIMO DI 15 E UN MASSIMO DI 25 PARTECIPANTI 22,4 CREDITI ECM. COSTO PER EVENTO: SOCI UTIFAR € 270,00 - NON SOCI € 370,00 I CORSI POSSONO ESSERE FREQUENTATI ANCHE SINGOLARMENTE

Dopo il successo del 2018 riprendono con entusiasmo i corsi del nuovo anno! Ecco il primo appuntamento: 23-24 FEBBRAIO Aggiornamenti sulle preparazioni galeniche: NBP, capsule, soluzioni e sospensioni ad uso orale

Le altre date sono in fase di definizione, seguite gli aggiornamenti sul sito www.utifar.it Sede dei corsi: il sabato presso Università Sapienza, Piazzale A. Moro 5 - Roma la domenica presso Lentini Lab, Viale I. Montanelli 133 - Roma

Seguite gli aggiornamenti sul sito www.utifar.it Nuovo COLLEGAMENTO

Informazioni: 02 70608367 - utifar@utifar.it - Iscrizioni online sul sito www.utifar.it


PROFESSIONE FARMACIA

UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER IL FARMACISTA ACCOMPAGNARE GRADUALMENTE IL PAZIENTE DURANTE IL SUO INVECCHIAMENTO CON UN SEMPLICE TEST MESSO A PUNTO DALL'UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

di Francesco Garruba, farmacista

C

irca trent'anni fa si è iniziato a parlare per la prima volta in Italia di sarcopenia. Con questo termine si indica la graduale perdita di massa muscolare con l'avanzare dell'età. Alcune patologie croniche o semplicemente un’alimentazione non corretta possono rendere questo processo più rapido contribuendo a generare disabilità. Per questo motivo è importante verificare se si mantiene la funzione muscolare nel tempo. Le tecniche utilizzate fin ora per la diagnosi sono costose, complesse e difficilmente ripetibili, per questo non certo fruibili dalla persona anziana. Oggi è possibile eseguire uno screening direttamente in farmacia. I professionisti che tengono in considerazione il risultato ottenuto possono essere diversi, dall'endocrinologo al geriatra, passando per il fisioterapista o il medico sportivo. Anche il pneumologo è direttamente coinvolto, evidenze scientifiche ci dicono infatti che un enfisema associato a sarcopenia dà una minore attesa di vita rispetto a un paziente con il solo enfisema. 52

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Inoltre è da considerare come ottimo strumento di dialogo con il medico di medicina generale. Difficile da eseguire a livello ambulatoriale, richiederebbe infatti un tempo non congruo alla figura del medico di famiglia, trova facile impiego in farmacia, dando anche l'opportunità per una consulenza nutrizionale o indicazione di strategie di integrazione alimentare. Sicuramente la possibilità di occuparsi anche della valutazione della massa muscolare fornisce alla categoria un ulteriore strumento nel tentativo di consolidarci come professionisti della salute, ed è un'occasione di slancio per le farmacie rurali, spesso lontane da strutture ospedaliere. Mysurable ha messo a punto MioTest che può essere definito come primo prodotto di verifica precoce del rischio di sarcopenia inserendosi in perfetta armonia insieme ai servizi offerti dalla farmacia oggi. Valutare la salute della muscolatura è importante per restare in forma e essere autosufficienti con il passare degli anni e limitare gli inconvenienti dell'invecchiamento.


PROFESSIONE FARMACIA

La sarcopenia, racconta il prof. Domenicali dell'Università di Bologna è subdola perché asintomatica e insidiosa fin tanto che non produce disabilità. Oggi la ricerca mira a effettuare test semplici al fine di effettuare ampie campagne di screening. Mio test è la risposta giusta alle moderne esigenze di valutazione semplice rapida ed economica delle complicanze dell’invecchiamento. Il test prevede l'analisi in due fasi, il camminamento e l'analisi della forza della mano, muscolo scelto perché difficile da allenare, per questo ottimo indicatore dell'età muscolare. Può essere fatto nella fascia d'età oltre i 40 ma è maggiormente preciso dopo i 65 anni, si basa sull’integrazione di test utilizzati dalla comunità scientifica per valutare la funzione muscolare: la velocità del cammino e la forza con cui si stringe la mano (Hand grip test). Il risultato ottenuto viene confrontato con 48 fenotipi e fornisce valutazioni sulla funzionalità nelle esecuzioni delle attività quotidiane. In base al risultato del test vengono fornite indi-

cazioni specifiche per mantenere nel tempo o migliorare l'efficienza muscolare attraverso: • consigli per un'adeguata alimentazione • indicazioni per l'eventuale assunzione di integratori • suggerimenti per l'attività fisica • eventuali accorgimenti per adeguare i comportamenti quotidiani alle proprie condizioni muscolari. Potranno inoltre essere consigliate valutazioni cliniche di secondo livello. In caso di riduzione della massa muscolare il sistema suggerisce al paziente ed al farmacista le corrette strategie per affrontare il problema tramite integrazione alimentare. Ovviamente il risultato dell’esame deve essere discusso anche con il medico di fiducia al fine di ottimizzare le strategie terapeutiche e preventive sulla base delle patologie da cui è affetto il paziente. Miotest può essere ripetuto ogni 3 mesi per verificare il successo delle strategie adottate. Nuovo COLLEGAMENTO

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RICERCA SCIENTIFICA

DIMOSTRAZIONE FARMACOCINETICA E FARMACODINAMICA DELLA COMPLETA ASSENZA DI ASSORBIMENTO SISTEMICO DELLA L-TIROXINA CONTENUTA IN CREME ANTICELLULITE di Maurizio Bevilacqua, Specializzato in Endocrinologia e Medicina Interna. Consulente in Endocrinologia e Diabetologia presso Casa di Cura Igea, Milano

L

’impiego epicutaneo (topico) di preparati contenenti tiroxina, alla luce delle recenti evidenze sperimentali che provano l’elevata efficacia a livello mitocondriale cutaneo (1) della tiroxina e il suo possibile impiego in alcune malattie cutanee anche gravi (1) (oltre che nella cellulite), impone alcune precisazioni sulla possibile biodisponibilità a livello sistemico di questa tiroxina. Abbiamo due serie di studi, alcuni di tipo farmacocinetico (accurata misurazione nel sangue circolante di ormoni tiroidei e loro bersaglio ormonale) e alcuni di tipo farmacodinamico (misurazione di effetti istologici e biochimici cutanei) della tiroxina somministrata per via epicutanea al fine di valutare la sua eventuale biodisponibilità sistemica.

LAVORI FARMACOCINETICI Esistono importanti studi in materia già a partire dagli anni 70, realizzati per lo più su animali. I principali sono sicuramente quelli del farmacologo “cutaneo” J. Wepierre sull’accumulo epidermico di tiroxina nel ratto “hairless” (2,3) e quello successivo di C. Arduino e M. Eandi (4) volto a dimostrare la marcata persistenza di radioattività a livello della superficie cutanea di alcuni conigli trattata con tiroxina marcata con iodio-125. Successivamente Galbiati et al. (5) e Righini et al. (6) in studi in doppio cieco su donne con cellulite, hanno valutato gli effetti di un preparato topico in crema con l-tiroxina verso una crema senza l-tiroxina dimostrando una maggiore efficacia clinica del prodotto contenente l-tiroxina e una non diversità, rispetto al

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RICERCA SCIENTIFICA

placebo senza l-tiroxina, dei principali parametri di tollerabilità cardiovascolare e dei principali esami ormonali tiroidei escludendone così la biodisponibilità a livello ematico. Tali osservazioni sono state confermate dai più importanti studiosi di tiroide a livello mondiale (I J. Chopra, J. Safer, L E. Braverman e A. Pinchera) in studi in vivo su donne ed ex vivo su lembi cutanei asportati nel corso di masto plastiche riduttive (7). Successivamente, Certan et al. (8) valutano in uno studio aperto la biodisponibilità di l-tiroxina misurando al tempo 0, dopo 14 e 28 giorni di applicazione, fT4, fT3, TSH e reverse T3 (ormone che viene prodotto a livello cutaneo dal T4 per intervento di una deiodinasi presente nella pelle umana, 7) evidenziando che tali valori si mantengono inalterati. In sintesi gli studi di farmacocinetica effettuati dosando con metodiche radioimmunologiche i livelli di fT4 nel sangue e i livelli di metaboliti (fT3 e reverse T3) nonché i possibili bersagli ormonali non hanno mai dato evidenze, né nell’impiego acuto né in quello cronico, di biodisponibilità sistemica della l-tiroxina applicata per via cutanea. LAVORI DI FARMACODINAMICA A conferma di una sostanziale differenza di effetti della l-tiroxina somministrata per via sistemica (intraperitoneale) o epicutanea nel topo, J. D. Safer (10) ha dimostrato che se l’ormone tiroideo viene dato per via sistemica si ottengono epidermidi più sottili e con meno peli mentre se l’ormone viene applicato sulla cute si ottengono epidermidi ispessite e aumento dei follicoli piliferi. Questa è una prova sperimentale molto efficace che l’applicazione cutanea d’ormone tiroideo non è seguita da nessuno degli effetti cutanei che si osservano dopo somministrazione sistemica.

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CONCLUSIONI Numerosi studi di farmacocinetica condotti misurando tutti i possibili metaboliti e bersagli ormonali della tiroxina per applicazione epicutanea sia in vivo che su lembi cutanei umani in vitro, dimostrano la mancanza di biodisponibilità sistemica della l-tiroxina nell’uomo. Studi di farmacodinamica dimostrano chiaramente che gli effetti positivi a livello cutaneo dell’applicazione topica di l-tiroxina sono contrari agli effetti esercitati dalla somministrazione sistemica, confermando che la mancata biodisponibilità sistemica della l –tiroxina per via epicutanea non viene accompagnata dalle modificazione delle caratteristiche di organi ed apparati bersagli della l-tiroxina sistemica, quali si osservano ad esempio in corso di ipertiroidismo. Bibiografia 1. Vidali S., et. Throid hormones enhance mitochondrial function in human epidermis. J Investigative Dermatology 2016; 136: 2003-2012 2.James M, Wepierre J. Percutaneous absorption of 125I-thyroxine and 125-I triiodotyronine in the rat in vivo. Ann Pharmac Fr 1974; 32:633 3. Wepierre J, Marty JP TIPS 1979; inaugural issue: 23 4. Arduino C, Eandi M. Kinetics of thyroxine epicutaneous absorption. Pharmacol Res 1989; 21: 109-110 5. Galbiati G. Studio clinico, in doppio cieco di un preparato topico versus placebo in donne con panniculopatia edemato fibrosa localizzata alle cosce. Giorn Ital Dermatol Venereol 2002; 137: 217-224 6.Righini V. et al. Studio sulla biodisponibilità sistemica di l-tiroxina dopo ripetuta applicazione cutanea di un farmaco topico in commercio. Giorn Ital Dermatol Venereol 2003;138:333-340 7. Santini F et al. Role for inner ring deiodination preventing transcutaneous passage of thyroxine. 2003; J Clin Endocrinol Metab 88: 2825-2830 8.Certan D et al. Bioavailability of l-thyroxine and its metabolites after topical treatment with an emulsion containing 0.1 % micronised l-thyroxine. Giorn Ital Dermatol Venereol ; 148: 2872922013 ; 148:287-292 9.Safer JD., et al. Thyroid hormone action on skin: diverging effects of topical versus intraperitoneal administration. Thyroid 2003; 13: 159-165 10. Safer JD: Thyroid hormone action on skin. Curr Opin Endocrinol Diabetes Obes 2012; 19: 38


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DERMOCOSMETICA COLBERT Il dottor David Colbert è uno dei dermatologi più desiderati negli Stati Uniti ed esperto di skin care a livello mondiale. Grazie a una importante formazione sia in Dermatologia che in Medicina Interna, è esperto nel processo di ringiovanimento cellulare. Il Dr. Colbert punta a una nuova routine quotidiana per ottenere una pelle sana e luminosa. Reso famoso dal suo trattamento TRIAD FACIAL TM, programma cosmetico di rigenerazione cutanea dall'efficacia immediata, ha ricevuto un consenso senza precedenti da parte di una clientela celebre e ormai fedele. Adesso Colbert TM offre la possibilità di eseguire trattamenti a domicilio tramite la linea Dermocosmetica Colbert. Si cerca distributore esclusivo Italia per canale farmacie. www.colbertmd.com


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CHI NON CONOSCE VICKS VAPORUB? Il balsamo leader della categoria(1), da decenni utilizzato da grandi e piccoli, ha un background di studi scientifici che dimostrano i suoi effetti nella gestione di raffreddore, tosse e mal di gola ed è supportato da un intenso programma di Ricerca&Sviluppo con rilevanti evidenze scientifiche che ne evidenziano l’efficacia e la sicurezza: • Basta solo un minuto per migliorare la congesione nasale (1) • Riduzione significativa della frequenza della tosse già dopo trenta minuti (2) • Miglioramento significativo del sonno nei bambini e, in conseguenza, anche dei genitori (3) PER ADULTI E BAMBINI Attraverso i risultati di questi studi, Procter & Gamble ha ideato un progetto su larga scala per ridefinire il ruolo dei balsami nel trattamento delle affezioni delle alte vie aeree e per sfatare alcuni falsi miti su questi prodotti la cui efficacia terapeutica è talvolta sottovalutata. Vicks Vaporub viene applicato per via topica e funziona attraverso l’inalazione dei vapori degli olii essenziali nel tratto respiratorio, con un triplo effetto contro i sintomi del raffreddore, al contrario dei farmaci orali, che richiedono un assorbimento sistemico e, grazie appunto all’uso topico, non sono state riscontrate interazioni tra Vicks Vaporub e medicinali sistemici con assunzione orale. L’unico utilizzo combinato sconsigliabile è quello con prodotti a base di derivati terpenici (4). Una seconda modalità d’utilizzo del balsamo è l’inalazione. Basta sciogliere due cucchiaini di prodotto in mezzo litro di acqua calda e aspirare il vapore liberato, per un tempo non superiore a 10 minuti. Le inalazioni sono controindicate nei bambini sotto i 6 anni (5).

È stato stimato che nel corso della nostra vita trascorriamo fino a tre anni di esistenza con il raffreddore e i suoi sintomi. Trattandosi di un’infezione virale, che solitamente si risolve da sola dopo 3-6 giorni, il medico può prescrivere terapie sintomatiche tra cui gli unguenti balsamici. Sebbene usati storicamente per molte generazioni, solo grazie a recenti studi è stato possibile dimostrare l’efficacia degli olii essenziali, contenuti nei balsami, nel trattamento dei sintomi di raffreddore e tosse. P&G si è affidata ad un comitato di esperti composto da Federfarma (farmacisti), SIMG (medici di base) e SIP (pediatri) con i quali ha condiviso i dati di efficacia e sicurezza di Vicks Vaporub che hanno confermato, una volta di più, il suo valore terapeutico nel trattamento dei sintomi del raffreddore e della tosse, sia per il bambino che per l’adulto. Da questo prezioso scambio è nato “Linee di indirizzo per la gestione e il trattamento dei sintomi delle affezioni delle alte vie aeree”, un vademecum utile per gli operatori sanitari per una corretta gestione delle esigenze dei loro pazienti nella stagione che sta per iniziare. Note

1. basato sui dati di vendita a valore relativi all’anno 2017 IMS data/aggiornamento Maggio 2018 2. Eccles R. et al - Open Journal of Respiratory Diseases. 2015; 5, 10-18. 3. Packman e London - European Journal of Respiratory Disease. 110: 101-9 4. Paul, I. M. et al - Pediatrics, 2010; 126(6), 1092-99 5. Vicks VapoRub RCP Classe C - OTC - Cod. IMS_VCK 09. Depositato in AIFA il 08.11.2018 Vicks Vaporub 50 gr. PP consigliato 9.39 €*. Per l’RCP del farmaco consultare www.rcpvicks.it *Il prezzo fi­nale è a totale discrezione del rivenditore.


DR & Domande e Risposte

CONSULENZE UTIFAR Riservate ai soci e gratuite

Se sei socio di Utifar e hai bisogno di una risposta ad un quesito di carattere legale, fiscale, del lavoro, di una consulenza professionale o indicazioni su come allestire un preparato magistrale, invia il quesito per fax o via e-mail a: SEGRETERIA UTIFAR PIAZZA DUCA D'AOSTA, 14 MILANO TEL. 02 70608367 FAX 02 70600297 E-MAIL: utifar@utifar.it

I CONSULENTI UTIFAR FISCALI: Studio Brunello e Partner LEGALI E LEGISLATIVE: Claudio Duchi, Paolo Leopardi GALENICHE: Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano MEDICINE NON CONVENZIONALI: Rocco Carbone, Valentina Petitto ASSICURATIVE: Mutua Tre Esse ENPAF: Paolo Giuliani BANCARIE E FINANZIARIE: Giampiero Bernardelle DEL LAVORO: Damiano Zamboni PROGETTAZIONE SPAZI RETAIL E ADEGUAMENTO NORMATIVE: Luca Melchionna

INGRESSO SECONDARIO Posso dare l’accesso al pubblico anche dalla strada parallela a quella dove ha sede l’ingresso principale? Nello specifico, la farmacia dispone di due ingressi, uno dei quali è al momento Utilizzato per lo scarico delle merci ed eventualmente per l’uscita di servizio o di emergenza. Se tale ipotesi è possibile, qual è l’iter da seguire? La prima cosa da verificare è se l’ingresso della strada parallela è situato all’interno della propria zona di competenza (cd. perimetro). Detto ciò, andrà poi richiesta, all’Autorità Competente (Regione), l’autorizzazione alla variazione di ingresso al pubblico con tutto ciò che l’Autorità richiede. Si tratterà ne più ne meno della documentazione richiesta per un trasferimento di locali. Avv. Paolo Leopardi TRASFORMAZIONE SOCIETARIA Trasformando una farmacia da Snc a Srl, e’ necessario chiedere un nuovo decreto alla Regione, specificando anche il direttore tecnico?Se in tempi successivi si avesse necessità di variazione direttore tecnico, sarebbe necessaria una nuova autorizzazione regionale? In tale caso, quali comunicazioni sarebbero necessarie? La trasformazione da snc in srl, seppur consti di numerosi adempimenti civilistici, non prevede modificazioni di partita iva e conseguentemente, continuando la società la “vita sociale”, non si dovrà ottenere il nuovo riconoscimento dell’autorizzazione all’esercizio da parte dell’Autorità competente bensì, solo, comunicare ai sensi dell’art. 8 L. 362/1991 e succ. modifiche, la variazione sociale alla ASL competente, alla FOFI, all’Assessorato Regionale competente nonché all’Ordine provinciale di categoria. All’ASL andrà comunicata anche la nomina del Direttore Responsabile così come ogni variazione dello stesso. Avv. Paolo Leopardi


CONSULENZE UTIFAR

AVVIAMENTO DI FARMACIA VINTA A CONCORSO Mi è stata assegnata la sede farmaceutica da vincitore del concorso ordinario del 2009. Per la sede farmaceutica assegnatami, c'è l'indennità di avviamento, ma questa non è stata quantizzata. La farmacia è stata chiusa da circa 13 anni. In questi casi come si procede? La questione vanta notevoli precedenti giurisprudenziali. L’art. 110 TULS (RD 1265/1934) prevede che l’autorizzazione all’esercizio della farmacia comporta l’obbligo per l’assegnatario di corrispondere al precedente titolare un’indennità di avviamento in misura corrispondente a tre annate del reddito medio imponibile della farmacia accertato agli effetti dell’Irpef e a rilevare gli arredi, le provviste e le dotazioni attinenti all’esercizio farmaceutico. Tuttavia, essendo trascorso un così lungo lasso di tempo non dovrà essere calcolato alcunchè per merci e per arredi e/o stigliature e forse andrà calcolato in modo differente anche il valore dell’indennità. Nel caso di specie le annate da prendere a base sarebbero quelle relative all’ultimo quinquennio, rammentando che l’art. 113 dello stesso T.U.LL.SS. prevede a carico del titolare subentrante la decadenza dall’autorizzazione all’esercizio della farmacia in caso di mancato adempimento all’obbligo di cui all’art. 110. Il condizionale, tuttavia è d’obbligo in quanto parte della giurisprudenza (anche se abbastanza isolata) ha ravvisato l’insussistenza di tale obbligo nel caso in cui sia trascorso molto tempo, come nel Suo caso, dalla decadenza del precedente titolare. Allo stato, comunque, non essendo stato determinato dall’organo competente – alla data di ricezione da parte Sua della comunicazione di assegnazione della farmacia – l’importo spettante al precedente titolare a titolo di indennità di avviamento, tra le “formalità” cui Lei dovrà adempiere entro trenta giorni da quella data non dovrebbe certamente rientrare quella del pagamento dell’indennità. Il rilascio del provvedimento di autorizzazione a Suo nome, quindi, non dovrebbe essere condizionato agli obblighi previsti nell’art. 110 T.U. Solo successivamente, potrà porsi il problema a quando l’avente diritto o l’ufficio competente

Le richiederà l’importo dell’indennità. A quel momento, e soltanto a quel momento, sorgerà a Suo carico l’obbligo di provvedere alla liquidazione della somma alla persona o persone indicate dall’organo che avrà accertato l’importo dovuto. E solo allora, in caso di mancato pagamento, potrà scattare l’ipotesi già accennata di decadenza prevista nell’art. 113, lett. b), del T.U., anche laddove si trattasse di un importo da Lei non condiviso, potendo Lei in quest’ultima eventualità promuovere un giudizio di accertamento dinanzi al Tribunale, senza però poter evitare di pagare, nelle more, l’ammontare determinato. Avv. Paolo Leopardi MAGAZZINI SEPARATI Per ovvi motivi di spazio non mi è possibile detenere in farmacia tutte le scorte dei farmaci: è possibile tenerli in un magazzino separato dai locali vendita ma comunque urbanisticamente regolare e dichiarato alla ASL di competenza? La stessa procedura vale anche per prodotti alimenti e/o integratori alimentare? Stesso discorso per il laboratorio: sarebbe possibile sistemarlo in un locale adiacente ma separato e diverso dai locali vendita? Già molte farmacie si avvalgono di locali limitrofi alla sede raggiungibili da accessi esterni. Gli adempimenti consistono semplicemente nella comunicazione all’autorità sanitaria, all’Agenzia delle Entrate e alla Camera di Commercio. Quanto alla SCIA o DIA, non dovrebbe essere necessaria in quanto il magazzino resta un luogo dove non c’è nessuna attività di vendita. Ovviamente il magazzino deve rispondere ai requisiti necessari per la corretta conservazione dei prodotti compresi alimenti e/o integratori. Viceversa il laboratorio fa parte della farmacia e con essa deve essere autorizzato. Se vi sono problemi di spazio potrà seguire le NBP così dette “semplificate” in materia ovvero utilizzare un’area qualsiasi dell’esercizio per le preparazioni galeniche, non separabile dal resto dell’esercizio, ma solo in orari di chiusura della farmacia. Avv. Paolo Leopardi

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DR &

CONSULENZE UTIFAR

Domande e Risposte

APRIRE UNA PARAFARMACIA Vorrei aprire una para farmacia con un laboratorio galenico nel mio paese. Quale documentazione devo presentare? Devo iscrivermi all’ordine come farmacista titolare? Quali devono essere le dimensioni minime e i requisiti del laboratorio? Per aprire una parafarmacia, l’iter burocratico non si discosta molto dalle normali procedure previste per qualsiasi tipo di attività commerciale. Le uniche differenze, riguardano l’obbligo di comunicazione: - al Ministero della Salute per ottenere il codice per la tracciabilità del farmaco e indicare il Responsabile per la comunicazione per la tracciabilità del farmaco; - all’Agenzia del Farmaco; - alla Regione; - all’Ordine dei Farmacisti. Le parafarmacie possono dotarsi di un laboratorio e allestire le formulazioni officinali, descritte nella Farmacopea di uno dei Paesi europei dispensabili senza prescrizione medica in virtù del Dm 8 novembre 2012 Sono anche consentite le preparazioni fitoterapiche, se descritte in farmacopea o a base di piante presenti nella lista positiva del Ministero. La nuova norma impone alle parafarmacie interessate alla galenica di rispettare gli stessi requisiti richiesti alle farmacie e quindi il suggerimento è quello di verificare con la ASL competente i requisiti del laboratorio onde evitare problemi nelle eventuali ispezioni. Da ultimo, se la richiedente intende essere direttore della Parafarmacia dovrà essere in regola con i requisiti d'iscrizione all'Albo professionale viceversa potrà essere proprietaria della parafarmacia nominando un direttore ovviamente farmacista ed in regola con i requisiti suddetti. Avv. Paolo Leopardi QUANDO L’INPS NON C’ENTRA Ho svolto prestazione professionale come farmacista libero professionista per un’amministrazione comunale. Alla scadenza della mia fattura emessa, non avendo percepito il compenso, ho contato la suddetta amministrazione e è stato risposto che non avrebbero saldato la fattura poiché il mio Durc all’Inps risultava irregolare. La mia domanda è se è stata una procedura 62

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corretta quella seguita dalla pubblica amministrazione, cioè cercando il mio Durc Inps, quando io devo essere contribuente Enpaf per svolgere la libera professione e non sono obbligata a doppia contribuzione. Effettivamente il mio Durc risulta irregolare in quanto nel 2017 ero amministratore di una Srl oggi in liquidazione e che ho chiesto dilazionamento per i contributi da versare. Quello che non mi è chiaro è perché hanno avuto bisogno della posizione Inps, dal momento che l’unica cassa previdenziale che deve essere regolare per effettuare prestazioni come farmacista libero professionista è l’Enpaf, ente che non hanno mai interpellato e per il quale risulto regolare. La posizione Inps non riguarda la prestazione che ho svolto per loro, bensì un soggetto giuridico diverso. Dovrebbe eccepire che la sua posizione Inps non riguarda l’esercizio dell’attività professionale oggetto del corrispettivo. Inoltre, andrebbe eccepito che la società è in liquidazione e che ella ha in corso una dilazione e quindi non dovrebbe risultare il durc Inps irregolare. Può insistere nella sua posizione, ma tenuto conto che gli uffici potrebbero bloccare il pagamento, Le consiglio di sentire l’inps e verificare se la dilazione è in corso e se vi e' motivo della irregolarità del Durc. Avv. Paolo Leopardi REFUSO CONSULENZA A pag 61 del numero 7/2018 di Nuovo Collegamento, in una consulenza dell’Avvocato Paolo Leopardi, in risposta ad un collega, si ritiene dispensabile uno stupefacente in assenza di ricetta, ai sensi dell’art. 4 del D.M. 31 Marzo 2008. Chiedo se si tratti di un refuso La norma richiamata dal DM 31 marzo 2008, come già rappresentato, è riferita ai prodotti elencati negli artt. 88 e 89 D. Lgs 219/2006 e non è prevista per i medicinali stupefacenti (art 6 cit DM), i medicinali a carico del Ssn ed i medicinali vendibili solo su prescrizione medica. Di talchè, ha perfettamente ragione il lettore che ha segnalato il refuso che ringrazio a nome della testata per la segnalazione. Avv. Paolo Leopardi


CONSULENZE UTIFAR

FRIGORIFERI A NORMA Vorrei avere dei riferimenti per comprendere se il frigorifero che mi accingo ad acquistare rispetta le normative vigenti. Gli apparecchi frigoriferi di farmacie e ospedali devono rispondere alla normativa DIN 58345 ed essere certificati a tal uopo. Per conoscenza si allega un link dove sono sintetizzate le caratteristiche dell'apparecchio frigorifero: https://home.liebherr.com/media/hau/brochures/commercial-use/it-ch/pdf/liebherrdownload-ch-it-commercial-appliances-pharmacy-2017-2018.pdf Se l'apparecchio risponde a tali caratteristiche si può utilizzare. Di conseguenza, chiederei espressamente al fabbricante la rispondenza a tali caratteristiche. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano PREPARAZIONE CON CAPSAICINA Ci è arrivata una ricetta galenica x delle cps contenenti Griffonia estratto secco 100 mg, Capsimax 120 mg e Cimetidina 150 mg. Ci manca il capsimax, ma abbiamo la polvere di capsaicina per uso cosmetico. Già la semplice apertura del barattolo x verificarne la quantità ha creato scompiglio. Ho visto che le cps di Capsimax vendute online hanno un contenuto di capsaicina pari a 6 mg x cp: a questo punto mi verrebbe da sostituire i 120 mg di Capsimax con 6 mg di capsaicina. Qualcosa però mi dice che il mio ragionamento è sbagliato! Il locale dove ho aperto quel barattolo 3 gg fa presenta ancora residui di quella polvere malefica. Ditemi, per favore come devo comportarmi. Il Capsimax è una forma pellettizzata con protezione del principio attivo, proprio per minimizzare i problemi riscontrati con la polvere pura. La manipolazione della capsaicina inoltre prevede una serie di dispositivi per la protezione individuale. Non è poi possibile sostituire un prodotto prescritto dal medico con un altro senza far correggere la ricetta. Il consiglio è quello di acquistare ed utilizzare il Capsimax e, soprattutto, utilizzare sempre i DPI previsti dalla scheda di sicurezza del prodotto. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano

STRUMENTI DI LABORATORIO Vorrei sapere se è ancora obbligatorio tenere in laboratorio il becco bunsen. Il becco bunsen non è obbligatorio, ma si utilizza come fonte di calore per effettuare il punto di fusione o per il bagno maria. Se si ha, per esempio, un apparecchio per il punto di fusione elettrico e una idonea apparecchiatura per effettuare un bagnomaria che non abbia bisogno del bunsen (es. bagnomaria elettrico), allora il possesso del becco bunsen è superfluo. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano CREMA ALLA NITROGLICERINA Ho ricevuto una richiesta di nitroglicerina 2% in crema base. Vorrei il vostro supporto per il corretto procedimento. Di norma la nitroglicerina, utilizzata per le ragadi, si veicola in vaselina bianca per evitare un assorbimento massivo con comparsa di importanti effetti collaterali. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano RICETTA PER “VELENI” Ho ricevuto una ricetta bianca semplice con solo timbro da parte di un medico, è per una soluzione di Lugol al 2%. Tuttavia, essendo iodio, riportato in Tabella veleni 3, mi chiedo se fosse necessaria una ricetta differente (non ripetibile) e se nell’etichetta sia da riportare la dicitura “veleno”. La prescrizione richiede ricetta medica non ripetibile con tutti i formalismi previsti per la prescrizione di veleni in quanto la soluzione di Lugol non è espressamente esclusa dalla Tab. n.3 F.U. XII. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano

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