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DIARIO DI BORDO, QUARANTENA GIORNO 5
from PINK BASKET N.17
by Pink Basket
GUARDIA E LADRI di Susanna Toffali
Le note di “Fools” dei Seawards invadono la stanza nel vano tentativo di salvarmi dal vicino che, puntualmente, ha deciso di tagliare l’erba alle 8 del mattino. Per il terzo giorno di fila. Con non poche difficoltà cerco di sollevarmi dal materasso in memory che ormai pare avermi inglobato e, dopo aver preso tristemente coscienza di non essermi trasformata in farfalla, di uscire dal mio bozzolo, il piumone. Nonostante la mia routine sia stata stravolta, le buone vecchie abitudini non si abbandonano mai: mi alzo brontolando, come di consuetudine. Progettando il doppio avvitamento carpiato con cui tufferò le gocciole nel caffelatte, mi dirigo verso la cucina.
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In corridoio quasi mi scontro con uno dei simpatici personaggi con cui ho scoperto di dover passare il prossimo mese di quarantena: risponde al nome di Mamma, e dice di non passare così tanto tempo con me da quando mi teneva nel pancione. Simpatica, questa Mamma. Gli altri due abitanti della casa, Papà e Sorella mi pare si chiamino, sostengono anche che abbia delle invidiabili doti culinarie e soprattutto un’ottima mira nella difficile arte del lancio della ciabatta. Masticando della squisita crusca (dannatissimi frollini integrali), programmo mentalmente le numerose attività che riempiono le mie giornate in questo arduo periodo e mi rendo conto che l’evento più movimentato è la soporifera lezione di endocrinologia. Online. Come se non fosse difficile anche solo da pronunciare. Il principio della didattica a distanza è estremamente semplice: le possibilità che la rete ed il programma funzionino correttamente sono inversamente proporzionali alle capacità del docente di barcamenarsi tra slides e presentazioni.
Il soggiorno di casa in questi giorni di adattamento all’ormai conosciuto come “Smartuorki” pare l’ufficio di un call-center: sei pc, due tablet, innumerevoli videoconferenze e, nota bene, nessuna connessione Wi-Fi causa (corretta) impossibilità di reperire un tecnico. Il tempismo nello spegnere i microfoni prima delle soventi imprecazioni diventa una skill fondamentale per la sopravvivenza. Dopo tre ore di “Ragazzi, ci siete? Avete capito? Mi vedete? Funziona il microfono? Avete scaricato il materiale?”, decido che è arrivato il momento di prendermi una meritatissima pausa e di fare due passi. Due di numero, vista la metratura del balcone.
Sfidando la miopia mi guardo attorno, cercando di curiosare nei giardini delle case circostanti, per non venire meno alla mia indole da ficcanaso. Mai avrei pensato di ritrovarmi in una situazione del genere, tanto preoccupante quando surreale. Un bambino, sul terrazzo della casa di fronte, sta giocando un’animata partitella in solitaria, “crossoverando” delle sedie di plastica con una serie di velocissimi cambi di mano. Dopo aver superato l’ultima si arresta, mirando ad un vaso di fiori vuoto posto davanti a lui.
Il tiro non è male, forse un po’ troppo lungo, penso. La palla colpisce il bordo del vaso, prende uno strano effetto e rimbalza sulla ringhiera, carambolando giù dal terrazzo e colpendo una povera Twingo parcheggiata lì sotto. Più precisamente, la mia. Il bambino mi guarda ridendo, io, forse, un pochino meno. Ma dopotutto non posso biasimarlo, è l’unica soluzione. #restatebene e #andràtuttoacasa