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LE DUE REGINE

GIOVANILI di Manuel Beck

REYER VENEZIA E COSTA MASNAGA SI SPARTISCONO GLI SCUDETTI UNDER 18 E UNDER16, DOMINANDO LA RISPETTIVA FINALE. IL NOSTRO RESOCONTO DAL GRATTACIELO DI REGIONE LOMBARDIA A MILANO E DALLE COLLINE TOSCANE DI CHIANCIANO. CON I COMMENTI DEI C.T. RICCARDI E LUCCHESI

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Uno scudetto a testa per Venezia U18 e Costa Masnaga U16 Nel giugno delle finali giovanili: si confermano le due superpotenze attuali del panorama giovanile in rosa. Nell’abbondante raccolto stagionale, la Reyer mette anche la Coppa Italiana U20 (e ha sfiorato due tricolori nel Join the Game, perdendoli in finale), il club lombardo - in un’annata già strepitosa per la promozione in A1 - il secondo posto U18, con un’ulteriore occasione nelle finali U14, le ultime in programma, proprio in questi giorni, dal 24 al 29 giugno in Abruzzo.

U18: VENEZIA SVETTA

Basket sotto il grattacielo. Anzi, dentro il grattacielo, nella grande piazza interna ricavata fra le futuristiche pareti del nuovo palazzo della Regione Lombardia. Scenario unico, visivamente spettacolare, certo poco “ortodosso” quanto a condizioni tecniche di gioco, un ibrido fra indoor e aperto che non era semplice da interpretare per le giocatrici. Ma non c’è dubbio che le finali nazionali Under 18, trofeo Vittorio Tracuzzi, abbiano premiato la più meritevole. Rivincita con gli interessi per la Reyer di Andrea Da Preda su Costa di Pierangelo Rossi, che le aveva strappato il titolo lo scorso anno e che a sua volta si vede scucire il tricolore dalle rivali orogranata. Le quali salgono a 3 tricolori U18 negli ultimi 4 anni, quattordici totali (compreso il 3 contro 3), pareggiando Vicenza al secondo posto assoluto: primo resta il Geas con 18.

Forze in campo simili a quelle dello scorso anno, vista la presenza delle fuoriquota 2000. Ma formula nuova: Final Eight a eliminazione diretta. In teoria una situazione favorevole alle sorprese. In realtà si è solo sfiorato un “upset”, nei quarti - disputati, questi sì, in palestra - fra Mirabello, alias Vigarano, e Geas, l’accoppiamento più incerto. Il trio Natali (30 punti)-Gilli (27)-Nativi (10), trascina le ferraresi a +19, Sesto S. Giovanni rimonta, mette la testa avanti, poi agguanta l’overtime con due liberi di Panzera (19 punti) a 2” dalla fine. Tutte 2002 con minuti veri in A1, le quattro nominate finora, per inciso. Ma l’ultima parola è di Mirabello (83-80). Vita più facile per Marghera (25+11 per Toffolo), Costa (Balossi 12) e Venezia (Madera 15+15) contro Schio, Vittuone e Battipaglia rispettivamente.

In semifinale la supremazia di Costa su Marghera e di Venezia su Mirabello è più nitida di quanto dicano gli scarti ristretti. Merito delle avversarie è di ricucire break pesanti, ma non basta. Le Giants - stavolta più con Pastrello (21) e Giordano che con Toffolo - stanno anche davanti all’inizio, poi le brianzole sorpassano e allungano tra fine secondo e inizio terzo quarto, con Spinelli che sale in cattedra: 27 punti, 11 rimbalzi, 42 di valutazione, un repertorio completo di movimenti in area e tiro da fuori. Da -15 Marghera risale a -4 ma è respinta (68-61).

Nell’altra semifinale la Reyer sfrutta il predominio di stazza, con soluzioni dentro l’area e un muro sugli attacchi di Mirabello, che non ha alcuna delle sue “big 3” particolarmente ispirata: partita che sembra già sepolta sul 40-21 all’intervallo. Le ferraresi invece risalgono con energia, Venezia corre qualche rischio ma resiste: 60-54 (Meldere 18 punti).

Finalissima, dunque, tra le due più attese. Sfida intrigante per la diversità di stili: ci si chiede, alla vigilia, chi saprà imporre il proprio. Supremazia fisica (non solo con le torri Madera e Meldere, ma anche con esterne e ali di ottima taglia: Gregori, Leonardi, Recanati, Grattini, Camporeale) e creazione di tiri ad alta percentuale per Venezia; intensità, ripartenze rapide, tiro da 3 per Costa. Per quasi due quarti e mezzo è botta e risposta alla pari, con entrambe le squadre a sbagliare molto, alternandosi al comando. Poi la partita si spacca all’improvviso: l’Umana prende a martellare in avvicinamento a canestro, la Bianchi Group non trova argini difensivi, neanche quando passa a zona, e paga la giornataccia al tiro da 3 (1/20), fatale contro una squadra che può blindare l’area con la sua stazza. Brave le orogranata a coprire forte sul perimetro, così come a esporsi il meno possibile al contropiede delle avversarie. Che però commettono anche errori “non forzati”: una giornata storta, succede. Devastante il parziale di 21-2 per la Reyer, che tocca anche il +30 poco prima del finale, che vede stampato sul tabellone un 72-44 inatteso quantomeno nelle proporzioni. Madera, cresciuta alla distanza, chiude con 19 punti e 13 rimbalzi; quasi uguali i numeri di Meldere (18+13), mentre per Costa nessuna va in doppia cifra (Spinelli e Colognesi a 9). Mirabello guadagna il podio vincendo la “finalina”.

Quintetto ideale giusto. Madera e Meldere hanno dominato la finale, Spinelli la semifinale, Toffolo e Natali i quarti. Tutti nomi già ben noti, così come le altre principali protagoniste, compreso il play-guardia argentino Chagas, 2001 che era già emersa a livello internazionale guadagnandosi l’ingaggio da Schio (e quest’anno ha aiutato l’affiliata Sarcedo a salire in A2).

«Chiaro, nomi nuovissimi a livello di Under 18 è difficile che spuntino» conferma Roberto Riccardi, presente a Milano in doppia veste: coach di Vittuone e c.t. della Nazionale U18. «Ma mi è piaciuta la crescita, ad esempio, di Recanati con Venezia e di Pellegrini col Geas. Ho guardato con interesse tutte le atlete che avevo già inserito nella lista delle convocazioni azzurre per l’estate, ricevendo riscontri positivi sulle scelte fatte». A lui chiediamo anche un commento generale su questa Final Eight: «Una formula interessante per la tensione del ‘dentro-fuori’ senza appello, ma anche molto faticosa, così le finali sono risultate meno belle rispetto alle prime due giornate. La Reyer ha vinto con merito, mostrando una pallacanestro diversa dalle altre semifinaliste: Costa, Mirabello e Marghera sono squadre ‘da corsa’ e difesa aggressiva, Venezia con le sue torri puntava ovviamente sul gioco a metà campo. Bravi Da Preda e il suo staff nell’imbrigliare le batterie di esterne avversarie, prima Mirabello e poi Costa, portando la gara sui ritmi congeniali al proprio piano-partita».

Nota conclusiva nostra su Sara Madera: giocatrice “cult” degli ultimi anni nel panorama giovanile italiano (fin da quando dominò il Trofeo delle Regioni 2015, per poi entrare nel quintetto ideale dei Mondiali U17 l’anno dopo), festeggia il suo quarto scudetto; ma è chiaro che la prossima stagione sarà fondamentale per la sua carriera in A1, non ancora decollata. È il momento.

U16: COSTA DEVASTA

Dai grattacieli urbani alle colline senesi, per le finali Under 16, trofeo Roberta Serradimigni. E stavolta Costa arriva fino in fondo, confermando il titolo dello scorso anno (quinto complessivo per la società, in sole 3 stagioni) ma con una supremazia molto più schiacciante. Sette vittorie con scarti abissali; +36 nei quarti, +46 in semifinale, +31 in finale. Legittimi i confronti (di quelli affascinanti ma impossibili) con i due supergruppi dell’era giovanile più recente: le ‘95-96 del Geas e le ‘98-99 di Venezia.

Ovviamente lo squadrone di Cosimo De Milo era il netto favorito della vigilia, dopo una stagione di dominio non solo in Italia (titolo regionale U16 e promozione in serie B) ma anche nella Champions Cup di novembre in Ungheria, sorta di mini-campionato europeo. Ma c’è modo e modo di vincere da favoriti, e Costa ha scelto il migliore: personalità, collettivo, gioco, la fame di chi pur sapendo di essere il più forte sente di voler sempre dimostrare qualcosa. Le doti realizzative di Allievi e Toffali, il dinamismo delle gemelle Villa (2004), la sostanza di Ukaegbu e N’Guessan in entrambe le aree; Pollini e Fontana, colonne storiche dell’annata 2003. Una sommatoria di qualità e profondità fuori portata per la concorrenza.

Tra le “umane” è svettata Brixia, piacevole novità nell’eccellenza dell’Under 16 dopo essersi già messa in luce con due scudetti nel Join the Game lo scorso anno. Percorso netto, sino alla finale, anche per le bresciane, con un’eccellente interpretazione della semifinale con Venezia, ribaltata grazie a un parziale di 22-8 nel 3° quarto, dominando a rimbalzo in attacco e nei recuperi. Nella finale-derby, ci hanno provato all’inizio, scattando sull’8-2, provando a sfruttare la lunga conoscenza dell’avversaria (rivalità che in Lombardia dura da 3 anni), ma per tutto il primo tempo ha segnato quasi solo Zanardi (16 punti su 23 della squadra) e nel frattempo l’uragano biancorosso si era abbattuto, con un parziale di 42-12 in 15 minuti per il +25 all’intervallo, neutralizzando la zona di coach Zanardi-senior con il contropiede e i rimbalzi offensivi. Secondo tempo d’accademia, 80-49 il finale. Con un organico “corto”, inevitabile per Brixia pagare la stanchezza alla settima partita in 8 giorni (qui la formula era a 16 squadre). Però un gruppo in cui le individualità di maggior spicco sono del 2004 o addirittura 2005 come Zanardi (top scorer della manifestazione a 20,7 punti di media) ha il futuro dalla sua parte.

Altra squadra che ha estratto il massimo dal suo potenziale è Pegli, con un terzo posto che dopo la vittoria-thrilling sul Geas negli ottavi, con un pizzico di fortuna sugli errori avversari nell’ultimo minuto, è stato pienamente legittimato dal successo netto contro il Basket Roma (una delle ben quattro squadre capitoline fra le 16 in lizza) nei quarti e quello in volata su Venezia nella “finalina”, in cui si affrontavano la possente Pini e il pinnacolo di 1.97 Sekulic, dominatrici della classifica rimbalziste (13 e 14 di media rispettivamente).

Alla Reyer il 4° posto sta strettino, parere nostro; ma coach Bonivento è stato premiato come miglior allenatore. Nel quintetto ideale Allievi e Toffali per le vincitrici, Zanardi per Brixia, Pini per Pegli e Rescifina per Venezia. Quest’ultima era una delle ragazze di HighSchool BasketLab, il “college” federale di stanza a Roma, le cui giocatrici si sono distribuite in varie squadre presenti a Chianciano. «E si sono inserite bene, dimostrando di essere funzionali al gioco delle squadre che le hanno richieste alla rispettiva società di appartenenza», commenta Giovanni Lucchesi, che è capo allenatore di BasketLab ma anche c.t. della Nazionale U16, quindi doppiamente qualificato ad analizzare per noi queste finali: «Tra le note positive metto alcune 2005 che, a parte la già ben nota Zanardi, si sono messe in luce qui a Chianciano. In generale, ho visto grande disponibilità al sacrificio fisico e a giocare in tutti i ruoli per sopperire alla mancanza di taglie fisiche. Qualche pecca invece nella volontà di mettere troppo spesso la palla a terra piuttosto che muoverla, scegliendo di infilarsi in spazi impossibili. Alcune squadre erano molto organizzate, altre più orientate sul penetra-e-scarica con efficacia alterna. Il problema numero 1, però, sta nelle percentuali di realizzazione: non alte, purtroppo, complici anche scelte non facili e poca resistenza al contatto». Lucchesi aggiunge anche una nota ‘caratteriale’: «Poca celebrazione del canestro realizzato: un piccolo gesto di esultanza e di soddisfazione non guasterebbe. Me l’aveva fatto notare già coach Crespi, come caratteristica, forse, delle giovani attuali». Chiosa finale sulle trionfatrici: «Molto bene Costa nel fare scelte tattiche idonee alle giocatrici a disposizione: pressing, contropiede, tiro da 3. Un percorso costruito anche con l’esperienza del gruppo in un campionato senior, quello di C lombarda, vinto pure quello con merito. Una società che sta facendo un gran lavoro; poi arriverà anche per lei il tempo di selezionare, dopo la semina, i frutti migliori».

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