2 minute read
L’ ANSIA È LA CAUSA DI ANSIA NEGLI ATLETI
from PINK BASKET N.32
by Pink Basket
PALLA E PSICHE di Alice Buffoni - Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport
No, non siamo andati in cortocircuito! Se ci riferiamo all’ansia con il termine più utilizzato in psicologia, e cioè Attivazione Psicofisiologica, il discorso fila, oltre a darle un significato molto meno preoccupante. L’attivazione è la condizione di energia che ci prepara a rispondere in modo efficace agli stimoli esterni e si percepisce attraverso le sensazioni corporee, con il cambiamento di alcuni parametri fisiologici, come ad esempio frequenza cardiaca, respirazione, temperatura, sudorazione, tensione muscolare.
Advertisement
L’attivazione pre-gara può aumentare fino a portarci fuori soglia a causa di due condizioni oggettive, l’incertezza e l’importanza del risultato e per varie condizioni soggettive, ad esempio se sentiamo di non essere all’altezza della sfida, o se interpretiamo i cambiamenti fisiologici come qualcosa di negativo e minaccioso. Alla luce di ciò, saper leggere le sensazioni corporee e i cambiamenti fisiologici è determinante per imparare a regolare il livello di attivazione, ovvero, in parole povere, per gestire l’ansia.
Cosa succede quando andiamo fuori soglia? Ci sentiamo agitati, possiamo tremare, avvertire tensione muscolare, non siamo reattivi agli stimoli dall’esterno, perdiamo il timing delle azioni, sembrando distratti o poco concentrati. Prima di arrivare a questo punto, il nostro corpo ci manda segnali molto chiari. La tensione inizia dalle mani, si comincia a strofinarle e a gesticolare. Anche i muscoli intorno alla bocca diventano tesi, ci mordiamo le labbra. L’attivazione poi si sposta nella zona toracica della respirazione, della parete addominale, per poi giungere alle gambe ed ai piedi. Una strategia immediata di regolazione è tenere in movimento il corpo. È proprio questo lo scopo del riscaldamento, preparare il corpo in modo graduale e controllato e scaricare l’attivazione in eccesso. Ma l’attivazione spesso muta, scendendo ad un livello più profondo e meno visibile dall’esterno, che coinvolge la muscolatura involontaria cioè tutti quegli organi che funzionano senza bisogno della nostra continua attenzione e volontà, ovvero il cuore, i polmoni, lo stomaco, l’intestino, la vescica, il sistema endocrino. In questo caso potremmo avere una nausea tale da vomitare o dover continuamente andare in bagno. È difficile recuperare in tempo da queste situazioni ma vi sono alcuni segnali che possono aiutare e uno di questi è incredibilmente lo sbadiglio. Se notiamo un nostro compagno che appare annoiato, rallentato, persino addormentato o che sbadiglia spesso nel pre-partita, è molto probabile che stia vivendo uno stato di forte ansia.
Cosa possiamo fare? Possiamo coinvolgerlo più attivamente nel riscaldamento fisico, in modo da fornirgli delle vie di scarico fisico muscolare, ma anche farlo parlare, dandogli rinforzi positivi su quello che andrà a fare in campo. Imparare ad autoregolarsi implica una profonda conoscenza di sé, delle proprie emozioni e del proprio corpo. È un percorso a volte complicato, ma affascinante e di sicura crescita sportiva. La scelta migliore è farsi accompagnare in questo viaggio di scoperta da un professionista del settore, uno psicologo dello sport: può insegnarci le tecniche di autoregolazione e fornirci gli strumenti per farlo in autonomia, non solo sul campo, ma in ogni situazione della vita che potrebbe richiederlo!