7 minute read
VOGLIA DI SALVEZZA
from PINK BASKET N.32
by Pink Basket
INSIDE A1 di Francesco Velluzzi
L’AKRONOS MONCALIERI IN 5 ANNI È PASSATA DALLA SERIE C ALLA A1. ALLA GUIDA UN PRESIDENTE JUVENTINO E UN COACH GRANATA, CHE PERÒ IN FATTO DI BASKET VANNO MOLTO D’ACCORDO, E ORA CERCANO UN ALTRO MIRACOLO: LA SALVEZZA.
Advertisement
Metti una sera a cena uno sfegatato tifoso juventino e un profondo sostenitore granata. Non sarà facile farli andare d’accordo. Perché uno gli rinfaccerà che il derby non lo vincono mai e che la differenza di scudetti è abissale, l’altro gli spiegherà che a Torino i veri torinesi hanno il cuore granata. Eppure da cinque anni tra Alessandro Cerrato, presidente dell’Akronos Moncalieri e Paolo Terzolo che ne è l’allenatore c’è un rapporto importante. Insieme hanno preso per mano un gruppo che cinque anni fa era in serie C e ai primi di ottobre ha aperto le porte, da protagonista, all’Opening Day (in presenza), classico vernissage di inizio stagione del basket femminile che apre la stagione e in cui tutte le squadre del campionato si ritrovano per la prima giornata di campionato nello stesso palasport.
Moncalieri ha voluto festeggiare così lo storico traguardo della promozione in A1 alla quale aveva già strizzato l’occhio quando scoppiò la prima pandemia e tutta l’Italia si chiuse in casa e lo sport di conseguenza. Proprio il basket femminile chiuse i battenti tra i primissimi. Ma Moncalieri, allora, veleggiava senza problemi in testa alla classifica con enormi probabilità di promozione. Ha dovuto solo rinviare l’appuntamento al quale è arrivato con lo stesso allenatore che aveva conquistato la A2 e che oggi prova in qualunque modo a costruire il miracolo salvezza. Non sarà facile, ma l’Akronos vuole e deve provarci. Finora due partite, all’esordio con l’altra neo promossa, Faenza e con la più titolata Costa Masnaga è riuscita a vincerle e non è una cosa da poco.
IL CLUB Moncalieri sta alle porte di Torino, Alessandro Cerrato, 45 anni, un’azienda familiare nel campo dei tabacchi, vive in Val Di Susa: “Vicino alla Tav”, sorride lui che parlerebbe della Juve tutto il giorno. Quando non pensa al basket, che l’ha catturato quando a cinque anni vide la prima partita dell’Auxilium. La famiglia Cerrato al basket torinese qualcosa ha dato con Casimiro che ne fu il general manager. “Il basket ce l’ho nel sangue da quando ero piccolo e a casa è ancora pane quotidiano. Il 25 giugno sposerò, dopo 14 anni di convivenza, Ketty che è anche la nostra vice presidente e addetta agli arbitri. Condividiamo pure la stessa passione calcistica. Insomma, siamo in sintonia su tutto”. E con questo spirito mandano avanti la squadra di basket femminile dove stanno attenti a non fare mai il passo più lungo della gamba: “Abbiamo preso tre straniere per le quali non spendiamo cifre folli, abbiamo cominciato a fare arrivare delle ragazze non piemontesi, se ci salveremo faremo qualche passetto in più, ma non c’è nessuna intenzione di fare la collezione di figurine”. Cerrato ha le idee chiare. Va al sodo, è concreto. A Moncalieri ha la gestione del palasport e sta lavorando per costruire una società affiancata da partner appassionati. “Ne abbiamo aggiunti parecchi, il Comune ci è molto vicino. Innanzitutto col sindaco Paolo Montagna che ha sostenuto l’Opening Day credendoci per primo. Essere supportati dalle istituzioni è fondamentale”.
Assolutamente. Come costruire una squadra che si faccia valere. “La A2 l’abbiamo dominata, siamo arrivati a vincere 16 partite di fila. Ai playoff abbiamo battuto Alpo e Sanga, soffrendo in semifinale. Ci siamo arrivati con parecchie ragazze piemontesi e anche Reggiani ormai è una di noi. Berrad è trevigiana, ma piemontese d’adozione. Salvini, Bevolo, Cordola, la capitana Giacomelli sono tutti prodotti locali. E pure Katshitshi la consideriamo assolutamente una ragazza di Moncalieri. Le straniere sono una croata, una brasiliana e una americana. Nella passata stagione avevamo Trehub, croata. Con lei abbiamo vinto il campionato. In questa stagione abbiamo puntato su Miletic che era già stata in Italia a Battipaglia. Un tre-quattro che combatte. Poi c’è la guardia brasiliana Taina Paixao e quindi l’americana Williams che in Italia non era mai stata. In quintetto giocano solitamente loro tre, più Reggiani e Toffolo o Katshishi. Presto recupereremo bene anche il play Arianna Landi. In lei crediamo molto. Ma il nostro vero aiuto può arrivare dal pubblico che, prima della pandemia, era numeroso e rumoroso. Avevamo 400 persone fisse che si facevano sentire eccome. Molte famiglie, le ragazze del settore giovanile, abbiamo creato sul territorio un bel rapporto con la gente. Ora ne vengono circa 200 e non vediamo l’ora che la capienza possa essere aumentata e ci siano 600 persone che urlano. Il fattore campo per Moncalieri deve essere davvero molto importante. Abbiamo il Pala Einaudi in gestione per 20 anni. Credo che la società stia crescendo, ma stiamo crescendo tutti. Lo abbiamo fatto insieme, costruendo un buon gruppo che si trova anche fuori. Vedo che le ragazze, che vivono tutte a Moncalieri, cominciano a conoscersi e stanno bene tutte quante anche fuori dal campo. Dobbiamo riuscire a diventare gruppo anche in campo perché il massimo campionato non perdona e noi dobbiamo riuscire a vincere almeno sei-sette partite. Possiamo farcela anche perché il bello è che dalle mie giocatrici sento sempre dire “Mi sono sentita a casa, mi sento in un ambiente familiare”. Per noi vengono sempre prima le persone e poi le cestiste. Una pizza insieme è più importante di tante altre cose. Anche perché tutte sanno che i soldi sono pochi e in questo ambiente non diventano certo ricche. La passione gioca un ruolo assolutamente fondamentale”.
La passione che lui, grande ammiratore di Massimiliano Allegri ha per la Juventus. Da dove manderebbe via alcuni giocatori che non ritiene da Juve. Quando parli con lui di calcio, scopri non solo un tifoso, ma anche un grande competente. Per questo motivo, dopo aver seguito da bambino una squadra che ha come imperativo categorico quello di vincere, al suo allenatore del basket chiede “di diventare più cinico. È un ragazzo di 30 anni, molto preparato, che vive di basket ed è con noi da cinque anni. Siamo cresciuti insieme. Lui è super maniacale, cura ogni dettaglio, prepara al meglio le partite, ma è chiaro che tutto questo per vincere contro squadre che hanno molta più esperienza di noi non può più bastare”.
IL COACH Ne è convinto lo stesso Paolo Terzolo, torinese, fede granata pura, che sta studiando il modo per venirne a capo e riuscire a vincere qualche partita in più. La lezione di Sassari è servita. “Per vincere dobbiamo imparare a fare cose diverse dalle nostre avversarie. Non possiamo fare le stesse cose. Occorre mettere molta più energia. Dobbiamo sempre giocare di squadra e lasciare da parte ogni tipo di individualismo. Bisogna lottare su ogni palla e prendere più rimbalzi. Questa è la chiave per riuscire a centrare un obiettivo che non è affatto impossibile per noi”. Terzolo vive di pallacanestro, è single e finora non è stato sfiorato dall’idea di innamorarsi di una sua giocatrice. “So che può succedere e in tanti casi è successo. Ma non ho per il momento preso in considerazione questa possibilità. Anche se non puoi mai dire che non accadrà mai. Perché nello sport si crea sicuramente una certa complicità”. Terzolo si è adattato a vivere in altra maniera la relazione con un campionato che lui stesso non aveva mai fatto. Tutta un’altra situazione che lo affascina. “Parlo in inglese con le giocatrici straniere. Anche se Miletic, la croata, l’italiano lo capisce bene. Il gruppo mi sembra unito, stiamo lavorando tanto su questo aspetto che era il più complicato avendo inserito alcune giocatrici nuove nel telaio molto piemontese. Io ho allenato nella maschile, ma dal punto di vista tecnico e tattico non vedo particolari differenze nel lavoro che viene svolto in palestra”. Terzolo questa squadra l’ha accompagnata fino alla A1, e ora vuol mettere un altro tassello con la salvezza, che varrebbe veramente oro a Moncalieri.
Il gruppo italiano è guidato dalla capitana Claire Giacomelli, una guardia-ala di 23 anni, che all’Akronos è di casa. Lei deve trainare le altre piemontesi e le straniere per cercare di centrare un’impresa che sarebbe straordinaria per lo staff del presidente Cerrato. Che, così, potrà sposarsi decisamente più tranquillo e potrà programmare un futuro più luminoso per il suo Club: “Akronos ci dà un contributo significativo, possiamo dire che ormai fa parte della nostra Società, ma tutti i partner che abbiamo sono del territorio e questo è un aspetto che conta. Il grosso dei nostri finanziatori arriva dal mondo dell’elettronica, ma ora vogliamo incrementare anche nel settore del food e dell’alberghiero. Lavorando bene in questa direzione, potremmo inserire qualche elemento di valore in più nella prossima stagione, per continuare a crescere come stiamo facendo”. Finora solo la brasiliana Da Paixao viaggia a una media di 13 punti a partita. Occorre un contributo maggiore da parte di tutte e tre le straniere. Reggiani (autrice di una super prestazione nella disfatta di Sassari), Toffolo, Katshitshi, Giacomelli e Landi, che sta tornando a farsi sentire in cabina di pilotaggio, il loro dovere lo stanno facendo in pieno. Serve un passettino in più per arrivare al traguardo finale.