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SOGNANDO LA NAZIONALE cover story

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PRO O NON PRO?

PRO O NON PRO?

COVER STORY di Francesco Velluzzi

SARA BOCCHETTI È UNA GIOCATRICE VERACE, NON SOLO PER L’INDOLE NAPOLETANA MA SOPRATTUTTO PER LA SUA VOGLIA DI CONQUISTARE VETTE SEMPRE PIÙ ALTE. TRA TUTTE, QUELLA DI VESTIRE LA MAGLIA DELLA NAZIONALE MAGGIORE

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I modelli sono quelli giusti: “Diana Taurasi, innanzitutto. Poi Mery Andrade”. Da piccola sognava anche Larry Bird. Ma per arrivare al top Sara Bocchetti, napoletana di Marano, miglior marcatrice italiana del campionato con la maglia numero 14 della Pallacanestro Vigarano, ha dovuto faticare parecchio, passando, soprattutto, da una lunga e comprensibile sofferenza interiore.

Oggi che segna a raffica contro qualsiasi difesa, ha un sogno assolutamente giustificato: “Vestire la maglia azzurra della Nazionale maggiore. Le giovanili le ho fatte tutte. Ma il desiderio è quello”. Quando ha visto le ultime convocazioni fatte da Andrea Capobianco, tornato alla guida delle ragazze dopo la parentesi con Marco Crespi, ci è rimasta male. E non ha fatto mistero. “Ci sono rimasta malissimo”. Ma quella delusione è stata uno stimolo per continuare a far meglio. E Sara, con la sua squadra, col suo club, fatto di ideali, valori, piccoli passi, sana provincia, pochi soldi, ha dato ancora di più. E ora anche Capobianco ci ha messo gli occhi: “Ci sia mo parlati, sì. Ci siamo sentiti al telefono e mi ha dato degli utili consigli su come lavorare e sulle cose sulle quali devo lavorare”.

ESTATE

In effetti, Sara non ha mai smesso di lavorare. D’inverno lo fa col club. D’estate a casa, in Campania col fidanzato Domenico (allenatore delle giovanili a Calvano e Cercola col quale sta da quattro anni), che immaginiamo sia particolarmente innamorato e paziente. Perché Bocchetti vuole diventare una numero uno e mentre le amiche vanno al mare, lei suda in palestra o al campetto. Con Domenico che “deve” allenarla... “Lo faccio da due estati e credo che il lavoro paghi. Voglio diventare una giocatrice completa. Dovevo aumentare l’esplosività. Io sono conosciuta perché so tirare, è vero. Ma non basta più. Perché quando cominciano a conoscerti bene, spesso non ti permettono più di tirare in libertà e allora bisogna diversificare, trovare delle alternative. Io ho cercato di migliorare in tutto, palleggio, uno contro uno, penetrazione. Lavoro per quel che mi manca. L’importante è imparare a non dare punti di riferimento. Poi c’è l’attenzione difensiva, anche su questo aspetto ho lavorato e lavoro tanto. Durante la stagione col club in cui mi alleno, comunque, mattina e sera, cerco di andare al campo un po’ prima per curare altri aspetti”.

A Vigarano la allena Marco Castoldi, ferrarese (Ferrara è a due passi da Vigarano), vice nella passata stagione, promosso capo allenatore. “Ci stiamo togliendo delle soddisfazioni. Abbiamo battuto Ragusa nella settimana in cui la nostra straniera Breanna Bolden ci ha piantate in asso senza neppure avvertirci. Dopo la pausa delle Nazionali non è tornata a Vigarano, non ha avvisato nessuno. Insomma, non certo un bel comportamento. Nessuna se l’aspettava. Ora troveremo una sostituta. La Società è piccola, ma molto ben organizzata, con un bel settore giovanile che ha prodotto le nostre giovani d’oro (vincitrici dell’Europeo Under 18 ndr) Gilli, Natali e Nativi. Qui tutti danno il massimo e cercano di darti tutto.

Io vivo con due mie compagne, Maria Miccoli e Alice Gregori. Ognuna cucina per conto proprio. Ma ci troviamo bene. Miccoli ha le sue fisse dietetiche, è fissata con le verdure, io e Alice siamo più da pasta e carne.... Alice mi dà maggiori soddisfazioni”. Anche perché per Sara il cibo è importante e le ricorda casa. “Quando i miei genitori vengono a trovarmi, mi portano polpette e cotolette. Ma sono le polpette al sugo della nonna che mi fanno impazzire, qualcosa di irrinunciabile. Le metto nel congelatore; ecco se devo scegliere il mio piatto preferito, dico senza esitazioni polpette al sugo della nonna”.

SOFFERENZA

Ma prima di trovare questa piacevole serenità in Emilia, Sara ha sofferto, pianto, macinato rabbia. E, forse, ha rallentato un minimo quella crescita che, ora, invece, è evidente e sotto gli occhi di tutti gli addetti ai lavori. Il salto, il prossimo anno, in una big del campionato, è, infatti, più che probabile.

“Sono napoletana in tutto, adoro Napoli, amo Napoli, sono cresciuta e ho giocato a Napoli. Sono diventata la capitana di quella squadra. Tutto è cominciato con mio fratello Marco, laureato in Farmacia, che ha un anno in più di me, è del ‘92. Ho pure una sorella del 2006, Benedetta. Mio papà, Raffaele, biologo, fa l’informatore farmaceutico, si occupa di vaccini. Giocava a calcio, difensore, nel Giugliano. Mia mamma Paola è casalinga. Mi sono innamorata del basket da bambina. Della Phard. Ho vinto due scudetti giovanili under 14 e pure una coppa dei Campioni under 14 in Russia, contro Mosca. Avevano già preparato la coppa col loro nome sicuri di essere vincitori. Non avevano fatto i conti con noi”. Per Sara Napoli è tutto: “ho la napoletanità impressa. Totale. Mi è rimasta la capacità di uscire col sorriso dalle situazioni difficili, la scaramanzia, la grande dignità. A volte in allenamento ho dei riti, se non faccio un tot di canestri per finire non vado via”.

Lasciare Napoli è stato un dolore grande, immenso. Forte. “Mi fa male anche vedere che quella squadra non c’è più, che è stata gestita così. Il vecchio proprietario (che con lei umanamente non si è comportato proprio benissimo ndr) aveva deciso che io non rientravo più nei piani. Sono andata via e sono andata a La Spezia, d’accordo col mio procuratore Luigini. Ma il primo impatto fuori di casa è stato molto molto difficile. Non riuscivo ad esprimermi. Proprio non ce la facevo. Mi sentivo assolutamente fuori luogo. Lontana da tutto e da tutti. Il mio sogno si era infranto, quella Napoli di cui ero diventata capitana non c’era più e il ricordo era forte, come la ferita. Per me Napoli era un ideale. Così ho cambiato e sono andata a Torino e lì ho ripreso a carburare. Ho fatto i primi tre mesi, poi ho rinnovato. L’unico problema è che mi hanno rubato ben tre volte la mia Lancia Ypsilon, la ritrovavo ma senza qualche pezzo. Comunque, l’esperienza di Torino è stata utile, importante, fondamentale per riprendermi. Poi è arrivata la proposta di Vigarano, l’ho accettata e adesso sono veramente felice. Sappiamo di non poter vincere lo scudetto, ma puntiamo a migliorarci rispetto alla passata stagione in cui centrammo le finali di coppa Italia e arrivammo ai playoff uscendo subito contro Schio. Il Famila è ancora la squadra più forte e più esperta. E la società che ha mentalità migliore. Noi andiamo avanti, crescono le nostre giovani, non saprei scegliere una migliore tra Gilli, Natali e Nativi ma assisto ogni giorno ai loro progressi. Stanno trovando minuti importanti in A1 e sono tutte del 2002, significa che ancora devono compiere i 18 anni”.

CARRIERA E VITA

Anche Sara ha imparato dai vari allenatori a migliorarsi e completarsi. “In più ho sempre lavorato, come loro, d’estate con le Nazionali giovanili. Ho appreso da tutti, insomma. Ma l’esperienza più bella rimane quella alle Universiadi in Corea del Sud. Con Ricchini arrivammo seste”. L’Università continua per Sara. Quando non si allena, dorme o mangia... studia. “Ho la triennale in Scienze Motorie. Ora faccio la Magistrale nel corso di Scienze e Management dello sport alla Parthenope di Napoli. Quando posso cerco sempre di studiare. I nostri guadagni non sono così importanti, ma io da tempo non chiedo soldi ai miei e mi mantengo da sola cercando di far quadrare i conti. Finita la “difficile” esperienza con la Ypsilon, mi sono comprata una Nissan Micra rossa di cui vado molto fiera. Me la sono guadagnata, come tutte le cose e a Vigarano non me la toccano”.

Sara sogna, sogna, sempre sogna. “Aiuta. Ho fame. E sogno, sognare dà sicuramente uno stimolo in più. E io non smetto mai. Vorrei giocare un giorno una coppa europea e lavoro per poter arrivare a competere in quel livello che mi rendo conto è decisamente alto. Ho seguito da ragazzina l’esempio di Andrade, era una guerriera, una vincente nata. Abbiamo vinto la coppa Italia nel 2014. Lei restava sempre in palestra e mi dava tantissimi consigli che ancora oggi sono utilissimi per crescere e migliorarsi. La fame, la voglia di guadagnarti sempre qualcosa in più devi averla dentro. Io penso di averla”. Ce l’ha. A Vigarano ha ritrovato l’energia giusta per arrivare a 26 anni alla maturità giusta e allo step decisivo per spiccare il grande salto. “Credo che questa società si meriti qualcosa. Fanno di tutto per metterti nelle condizioni di rendere al meglio. E si vive bene, sei vicinissima a Ferrara, ma anche a Bologna”.

Dove ora si respira nuovamente il grande basket con Virtus (ai vertici) e Fortitudo. Quel basket che Sara ama. “Una delle gioie più grandi della mia vita è stata andare a vedere le finali di Eurolega maschile a Belgrado. Mi piace, comunque, anche fare bei viaggi. Il mare ce l’ho a casa. Amo visitare le città. Ho visto Oslo, bellissima. Ora sogno l’Islanda e il Giappone. Sono i prossimi obiettivi”. Sara adora camminare e pensare. E, soprattutto, sognare. Il nuovo ct Andrea Capobianco ha accolto i suoi desideri e se Bocchetti, con la 14 di Vigarano, continuerà a segnare con la continuità di questo suo straordinario girone d’andata l’approdo al prossimo raduno della Nazionale sarà praticamente automatico. Come ignorare una ragazza che vive per migliorarsi e che, lavorando così tanto, è riuscita a diventare la miglior marcatrice italiana del campionato. “Io in Nazionale ci vado anche da sola...”. Ci andrà.

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