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UN CUORE DI GEAS
from Pink Basket N.18
by Pink Basket
STORIE di Caterina Caparello
CINZIA ZANOTTI È L’UNICA DONNA IN ITALIA AD ALLENARE UNA SQUADRA DI A1FEMMINILE, IL GEAS. MA PRIMA DI ESSERE COACH, È STATA UNA GRANDE GIOCATRICE, UNA DELLE MIGLIORI DEGLI ANNI ‘80-90. SCUDETTO CON VICENZA E COPPA RONCHETTI A MILANO, TANTE FINALI, UN’ESTREMA DEDIZIONE IERI E OGGI
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"Per me, la pallacanestro da giocatrice era essenziale: era la mia vita”. Può sembrare una semplice frase dettata dai ricordi di chi ha sempre vissuto per lo sport con la palla a spicchi. In realtà, dietro c’è un mondo. Il mondo di Cinzia Zanotti. Scudetto nel 1984 a Vicenza, Coppa Ronchetti nel 1991 a Milano e grinta da vendere, Cinzia non ha mai abbandonato la pallacanestro. È l’unica donna in Italia ad allenare una squadra di A1 femminile.
CAGLIARI NEL CUORE
Tutto inizia a Cagliari, città in cui si trasferì con la famiglia a 5 anni da Brescia, con mamma milanese e papà bresciano. Eppure Cinzia cominciò con il nuoto: “Da piccola ho avuto un’epatite virale, quindi sono stata ricoverata in ospedale tanto tempo. Ero diventata magrissima e per riprendermi avevo bisogno di fare sport. Mia madre cercò allora di farmi fare nuoto, ma non riuscivo mai a superare la corsia perché stavo sempre in quella delle bolle, andavo solo sott’acqua”. Cinzia in realtà voleva giocare a pallacanestro come suo fratello, e niente più: “Mia madre si rassegnò e mi iscrisse a basket, perché c’era anche mio fratello che mi aveva dato l’input fondamentale. Iniziai quindi a Cagliari, una città in cui si è sempre respirata aria di pallacanestro”. Ma non solo, perché il basket è sempre stato nel DNA di famiglia: “Mio fratello giocava al Brill (oggi Olimpia Cagliari ndr) e ogni domenica era d’obbligo vederlo. Inoltre mio papà, in quegli anni, fece un corso allenatore ma non ha mai allenato. Ecco, questo episodio lo ricordavo giusto qualche giorno fa assieme a lui tra le risate. Insomma eravamo tutti appassionati. I miei genitori tuttora vengono a vedere le mie partite. Abitano a Cassano d’Adda, vicino Bergamo, e vengono a tifare quando gioco in casa, è il loro appuntamento”.
Sotto la guida delle allenatrici Franca Spila Spinetti e Mariolina Addari (ex giocatrici del Cus Cagliari d’oro), Cinzia mosse i primi passi sul parquet: “Mi allenavo sempre, andavo in palestra alle 15.00 e stavo lì ad allenarmi per ore e con chiunque. Mi piaceva talmente tanto che mia mamma doveva venirmi a prendere per i ca pelli. Se c’erano i maschi ad allenarsi io mi allenavo con i maschi. Mi infilavo in tutte le squadre per gli allenamenti e quindi credo proprio di aver giocato in tutte le squadre, specie maschili, fino al campionato propaganda. Subito dopo, la mia famiglia si trasferì a Cassano d’Adda e le mie allenatrici cagliaritane mi consigliarono di provare a giocare al Geas di Sesto San Giovanni, che già allora era una società storica”.

SCUDETTO E COPPA RONCHETTI. CLASSE 1964, LA ZANOTTI HA GIOCATO FINO A 18 ANNI AL GEAS SEGNANDO 40 PT IN PIÙ PARTITE. HA CONQUISTATO LO SCUDETTO NEL 1984 A VICENZA E LA COPPA RONCHETTI NEL 1991 CON LA GEMEAZ MILANO.
UN GRANDE PERCORSO: L’ARRIVO AL GEAS
Cinzia intraprende un cammino fatto sì di sacrifici, ma anche di soddisfazioni, a partire dall’arruolamento nel grande Geas: “Dopo 20 giorni dal trasferimento, io e il mio papà andammo nella sede del Geas a chiedere se potessi giocare. Entrammo in un ufficio e incontrai l’attuale presidente Carlo Vignati che mi mandò subito in palestra. È una storia bellissima. Al primo allenamento, l’impatto fu terribile perché erano tutte bravissime e per me erano irraggiungibili. Le ragazze stavano facendo ball handling, una cosa semplicissima, che io però non avevo mai fatto e quando le vidi pensai “Nono, non ce la farò mai”. “Dopo aver fatto tutte le giovanili, a 16 anni andai in A1 allenata da Carlo Colombo. Era una squadra forte, io facevo panchina e ogni tanto Colombo mi buttava dentro solo per difendere la giocatrice avversaria più forte, perché diceva che difendevo benissimo. Peccato che poi non abbia più difeso in tutta la mia carriera”. Ma non era solo questione di difesa, il suo tiro era infallibile: “Il mio ultimo anno al Geas, sono stata la miglior realizzatrice italiana del campionato di A1, con 23 punti di media e più di una volta sopra i 40. E avevo solo 18 anni”
SCUDETTO CON VICENZA E COPPA RONCHETTI A MILANO
La stagione 1983-84 cambia tutto: Cinzia si trasferisce allo Zolu Vicenza. Assieme a Gorlin, Sandon, Pollini, Smith, Peruzzo, Stanzani, Fullin, Dal Corso, Passaro e Grillo, conquista il terzo titolo consecutivo del club, battendo la Gemeaz Cusin Milano (61-66, 74-59, 65-63). In panchina? Roberto Galli, prima allenatore e poi marito. Ma il ricordo più vivido per Zanotti è sicuramente la Coppa Ronchetti del 1991, che la conferma una delle migliori realizzatrici italiane con 33 punti segnati nella finale di andata contro la Comense, vestendo la maglia della Gemeaz di Milano dal 1985: “È stata la partita di cui ho più ricordi e che mi ha dato emozioni fortissime. Era la nostra quarta finale di Coppa. Una liberazione. Incontravamo squadre forti, come Vicenza, il CSKA di Mosca e perdevamo sempre in finale. Quella partita, per me, ha significato molto perché mi sono detta “ok basta, non sono più quella che perde sempre”. L’anno dopo la squadra fu ridimensionata, il presidente mi lasciò libera scelta di andar via, sebbene il mio contratto fosse lungo, a quanto pare per Milano l’obiettivo era stato raggiunto e mio potevo andare”.
IN NAZIONALE: GIOCATRICE PRIMA E ASSISTENT COACH DOPO
113 presenze e 1009 punti realizzati in maglia azzurra, Cinzia Zanotti è la 15a nella classifica italiana marcatrici e 30a per presenze. Ha giocato i Mondiali del 1990 in Malesia e 3 edizioni degli Europei (1987, 1989, 1991), oltre alla vittoria della medaglia di Bronzo degli Europei Juniores nel 1983. Nel 2018 è stata convocata dall’ex ct Marco Crespi come assistant coach, assieme a Giovanni Lucchesi, per gestire la panchina della Nazionale maggiore. “La nazionale era il sogno di ogni giocatrice. Sono stati anni ed esperienze importanti, ma anche grandi sacrifici perché si stava via parecchio tempo da casa sempre con la valigia in mano. Una grande esperienza. E fare l’assistente di Crespi, tornando in azzurro, è stato motivo sia di soddisfazione che di crescita personale. Tra ieri e oggi non c’è differenza, perché vestire quella maglia significa essere fra le migliori giocatrici del tuo sport. È comunque un’esperienza emozionante che ti infonde responsabilità e allo stesso tempo soddisfazione”.
L’AMORE E LA FAMIGLIA CON ROBERTO GALLI
Cinzia ha giocato ininterrottamente fino a 30anni, dopodiché ha cercato di barcamenarsi tra il basket e la famiglia formata con Roberto Galli: la primogenita Francesca e poi Filippo. “Dopo la nascita di Francesca ho giocato due anni in A1 (Pavia e Vittuone ndr), poi è arrivato Filippo e di nuovo sono tornata a giocare per altri due anni (Cesena ndr)”. E con Roberto? “Ci siamo conosciuti al Geas. Io giocavo nelle giovanili e lui le allenava. L’ho seguito a Vicenza in A, poi sono arrivati gli anni di Milano che ho fatto con lui come allenatore. Roberto per una parte della sua vita ha allenato e poi è diventato General Manager. Gli unici anni in cui sono stata senza mio marito accanto sono stati i 2 anni in cui ho giocato a Cesena, lì ero da sola. Devo dire la verità, avere avuto sempre Roberto al mio fianco è stata una bellissima esperienza, ma tornando indietro forse sarebbe stato più giusto separare le due cose. Personalmente sono sempre stata una persona che non riusciva a lasciare la pallacanestro fuori di casa, di conseguenza portavo dentro casa molte cose. I 2 anni di Cesena, invece, mi hanno permesso di staccare il mondo cestistico da quello familiare e questo mi ha fatto capire che ero io quella che non era mai riuscita a farlo. Un esempio pratico? Mia figlia Francesca, che ha giocato con me, ha dimostrato di essere molto più matura di me perché tornava a casa e non diceva una parola che riguardasse la pallacanestro, lei sì che è riuscita a dividere i due mondi”.
DA TIRATRICE...
Che tipo di giocatrice era Cinzia Zanotti? Una vera e propria tiratrice. “Tiravo e basta. Infatti mi viene ancora da ridere ripensando a quando ho frequentato il corso allenatori. Mario De Sisti era il tutor del corso e in una delle prime lezioni fece la lezione sulle “collaborazioni”. Ecco, mi guardò e mi disse: “Tu di questo non sai nulla, perché tiravi e basta”. Diciamo che sì ero una tiratrice, ovvero volevo la palla per andare a tirare, volevo la palla per segnare. Per me la pallacanestro da giocatrice era essenziale, era la mia vita nel senso che mi piaceva quello che facevo. Il mio pensiero era solo quello. Trovavo intollerabile andare in palestra e vedere persone che non si allenassero o che lo facessero male. Era una delle cose che mi piaceva di più e da questo punto di vista ero intransigente. Insomma, una rompicoglioni”.
… AD UNICA ALLENATRICE IN A1 FEMMINILE
Dal 2014 Cinzia Zanotti allena la squadra maggiore del Geas. Un ritorno alla sua vera casa. Ma prima di allenare le senior, Zanotti è stata responsabile del settore giovanile conquistando 4 scudetti in 5 anni: 2 con l’U15, 1 con l’U17 e 1 con l’U19. Con le donne del Geas maggiore, nella stagione 2014- 2015 coach Zanotti conquista la Coppa Italia di A2 e la promozione in A1 dopo 3 anni. La permanenza nella massima serie dura un anno, ma serve alle ragazze per temprarsi. Infatti, sempre con al timone Cinzia Zanotti, il Geas torna in auge nel 2018 accedendo all’A1 cui tuttora è saldamente ancorata. “Il Geas è un po’ la mia casa. Al presidente Vignati, cui mi presentai da ragazzina, voglio un bene infinito. Sono tornata qui un po’ per caso, per mia figlia. Portavo lei agli allenamenti e la sua allenatrice, Monica Lanzi, mi diceva “Non puoi stare lì a chiacchierare con le mamme, ti prego fai qualcosa, stai a bordo campo!”. Ha insistito perché facessi il corso e lo iniziai a seguire forse credendoci anche molto poco, perché quando ero una giocatrice non avrei mai pensato di fare l’allenatrice".
"Cerco di essere un’allenatrice il più possibile leale con le ragazze, cerco di essere coerente in quello che faccio, nelle scelte. Emotivamente sono una persona che non sempre riesce a far uscire quello che prova, ma una grande cosa che mi ha dato la pallacanestro è proprio questa: allenare e giocare mi fa emozionare riuscendo a fare uscire i miei sentimenti più nello sport che nella vita fuori dal campo. Ho grande passione per quello che faccio e capisco, mentre alleno e guardo le mie giocatrici, di pretendere molto ma perché vorrei che potessero dare sempre di più per il piacere di vederle soddisfatte”. Cinzia Zanotti è finora l’unica donna ad essere coach di una squadra di A1 femminile. Perché? “Personalmente, ho avuto la fortuna di iniziare con le giovanili. Ricordo ancora l’ex presidente Mazzoleni che mi diceva “Tu allenerai la prima squadra”, ed effettivamente è successo. Mi ha dato molta fiducia".
"Forse sono stata fortunata ad avere un presidente che voleva me, non penso in quanto donna ma per darmi l’opportunità di farlo. Nonostante la retrocessione, ho continuato a lavorare e quindi ho avuto la possibilità di rimanere in una società che ha creduto in me. Insomma forse sono stata fortunata ad avere una situazione ad hoc che mi ha aiutata a crescere e a fare delle esperienze sia positive che negative, senza togliermi mai la fiducia. Perché capiti a poche donne sinceramente non lo so, forse bisogna che i presidenti ci pensino di più? In WNBA ci sono per la maggior parte allenatrici donne, quasi tutte ex giocatrici. Il percorso è anche diverso, non c’è la classica tessera da acquisire ma si allena e basta. Io ho iniziato il percorso da allenatore con i piedi grandi, avanti nell’età. Mi piacerebbe che ci fossero altre allenatrici donne ma non mi sento particolare per essere l’unica in A. Allenare le donne, dà grande soddisfazione e forse l’essere donna in certe situazioni mi aiuta, perché mi sembra di riuscire a capire il loro pensiero, anche come ex giocatrice, riguardo precise dinamiche proprio perché le ho vissute”.