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STAGIONE AI RAGGI X

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FASE 2

FASE 2

INSIDE A1 di Eduardo Lubrano

GIANNI RECUPIDO E SANDRO ORLANDO, COACH RISPETTIVAMENTE DI RAGUSAE BATTIPAGLIA, TIRANO LE SOMME DI UN CAMPIONATO LASCIATO A METÀ. MA CHE AVREBBE CONTINUATO A DARE SODDISFAZIONI. LE RICHIESTE? PIÙ GIOVANI, CAMPI PIÙ LARGHI E PIÙ BASKET NELLE SCUOLE

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Dove eravamo rimasti? Al 6 marzo scorso quando in pieno allarme Covid-19 si giocò Schio-Geas. Unica partita della 23a giornata della serie A1 ed ultima gara disputata prima del tutto fermo o lockdown se preferite. Prima si erano giocate due partite della 22a giornata (Schio-Broni e Costa Masnaga-Ragusa) il 3 marzo e due della 20a (Battipaglia-Venezia e Vigarano-Ragusa) nel fine settimana del 21-23 febbraio. Nessuna partita della 21a cosicché l’ultima giornata completa è stata la 19a, quella del 16 febbraio scorso. La classifica allora – nonostante ci siano squadre che hanno giocato 21 partite, alcune 20 ed altre 19 – era questa: Schio 38, Venezia e Ragusa 34, S. Martino 26, Geas 24, Lucca 22, Empoli, Vigarano (playoff) e Broni 16, Palermo 14, Costa Masnaga 12, Torino e Bologna 10, Battipaglia 4.

Insomma si è giocato il girone di andata e metà di quello di ritorno, una base per fare comunque una valutazione di quanto accaduto e di quanto si è visto. In termini statistici le straniere hanno dominato in quasi tutte le categorie. Le italiane migliori in questo senso sono state Bocchetti di Vigarano, decima per punti segnati, ma soprattutto Ilaria Milazzo di Torino che è nona per minuti giocati, prima nella percentuale ai liberi con un meraviglioso 91.3%, quarta negli assist. Bene anche Barberis, Nori ed ancora Bocchetti per minuti giocati; Trimboli col 50% al tiro da 3; Ostarello di S. Martino e Barberis di Torino rispettivamente per rimbalzi offensivi e difensivi: Panzera del Geas e Natali di Vigarano nelle palle recuperate ed infine sempre tra le prime dieci come le altre, Bonasia di Lucca nelle palle recuperate.

“Secondo me è stato un campionato diverso da altri – dice Gianni Recupido, coach della Passalacqua Ragusa, uno dei nostri ospiti, mentre l’altro è Sandro Orlando, allenatore della O.ME.P.S. Battipaglia – perché ho visto molte squadre provare a correre, non nel senso del semplice run&gun ma in quello della velocità del gioco e della transizione. Un po’ quello che noi a Ragusa facciamo da tre anni. Ma bisogna avere la squadra, le giocatrici giuste. Il campionato mi è parso bello in testa ed in coda e prova ne è, a mio parere, quante volte le squadre di vertice, noi comprese, siano cadute di fronte a formazioni più indietro”.

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Chi e cosa l’hanno colpita in particolare?

“Posso iniziare da Ragusa? Penso di non aver mai avuto una squadra così forte come quella di quest’anno. Senza nulla togliere alle altre. Ma questa aveva qualcosa in più. Eppure noi ogni anno cambiamo abbastanza perché le nostre migliori giocatrici vengono richieste dalle squadre con ambizioni e possibilità più consistenti delle nostre, che rappresentano il terzo budget dopo Schio e Venezia. Ad oggi per esempio temo che sarà difficile trattenere Hamby. Mi ha colpito la crescita di San Martino, continua con i suoi giochi di movimento e poco P&R. Il marchio di fabbrica di Schio cioè l’alto-basso ed il nuovo modo di giocare di Venezia con l’arrivo di Ticchi. Ho visto difese aggressive, Ragusa per esempio, transizione e, per le squadre che possono permetterselo, la palla dentro ad un centro di valore. Poi raddoppi sistematici sui P&R laterali ma anche una maggiore velocità nell’esecuzione del pick&roll stesso”.

Tornando all’estate d’oro delle nostre nazionali giovanili, è rimasto sorpreso da quei risultati e quale dovrebbe essere il giusto utilizzo di quelle ragazze?

“Sì, sono rimasto sorpreso ma non certo per la qualità dei nostri allenatori né delle giocatrici che so essere altissima. Mi stupisce a monte il fatto che con così poche tesserate (25mila ndr) il nostro movimento riesca ad esprimere tante vittorie continuate nel tempo. Bravi i miei colleghi del settore giovanile nazionale e bravi quelli delle società. Quanto all’utilizzo, credo che il modo migliore per dare seguito alla crescita di queste giocatrici sia quello di far loro giocare la pallacanestro europea, quella delle Coppe. Non dobbiamo disperdere questi talenti: diamo, come movimento, un incentivo alle squadre per fare le competizioni europee. In questo modo, ma anche con altre modifiche, dobbiamo cercare di mantenere alto il livello del campionato”.

Di opinione leggermente diversa dal suo collega Sandro Orlando, che da Battipaglia ha visto il campionato dal basso.

“Vero però anche che con una squadra contata nel roster e con tante esordienti noi abbiamo giocato tutte, o quasi, le partite per tre quarti del tempo. Il campionato, salvo qualche eccezione, non mi ha entusiasmato. Certamente Ragusa mi è piaciuta molto, mi ha divertito, era bilanciata e Vigarano per certi versi ha espresso il suo potenziale. Le altre sono state un passo indietro, specie a Ragusa. È come se tutte non si fossero ancora, per un motivo o per l’altro, espresse al meglio. Ha corso chi poteva con esterne ed un centro importante. Tutte le altre potevano correre o ragionare, ma progressivamente hanno scelto di ragionare. Mi sono piaciute le americane di San Martino, Angela Bjorklund e Jazmon Gwathmey ed ho trovato un buon segnale la permanenza di Sandrine Gruda. I playoff però sarebbero stati divertenti con le prime quattro della classifica a giocarsi le semifinali. Le altre mi sembravano ancora in una palude di problemi irrisolti. Empoli per esempio che ha perso tanto con l’infortunio di Madonna”.

Qualcos’altro di tecnico che ha notato?

“I giochi in movimento e gli stagger di San Martino per privilegiare la Bjorklund. La Virtus Bologna che ha vissuto un pre Harrison con Salvadores protagonista ed un dopo Harrison con l’americana assolutamente fulcro del gioco. Il numero dei tiri da tre che si è notevolmente alzato ed il fatto che solo chi ha roster importanti può permettersi ritmi alti”.

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Lei è uno degli allenatori vincenti con le giovanili nel 2019. Come ha visto queste ragazze?

“Poco. A parte Costa Masnaga, Lucca, Vigarano e Sesto non mi vengono in mente inserimenti importanti delle giovani. Pastrello e Orsili si sono infortunate mentre stavano facendo bene. Credo che l’esempio migliore sia quello di Costanza Verona che ha avuto una crescita importante grazie ad un percorso di carriera intelligente, solida e con margini ulteriori di miglioramento. Come Del Pero. Al di là di tutto, io penso che le nostre ragazze debbano avere dentro di loro il sacro fuoco della determinazione a migliorare, facendo scelte coraggiose oggi che diano frutti domani, senza lasciarsi attirare dalle pur comprensibili lusinghe di squadre di altissimo livello dove trovano poco spazio”.

A proposito del tiro da tre, pensa che siamo arrivati al punto che bisogna allargare il campo?

“Sì, ma ritengo che una richiesta del genere debba partire dal maschile dove il problema della taglia dei giocatori è sempre più urgente. Per il nostro movimento credo sia necessario prima altro: allargare la base. Sensibilizzare gli insegnanti di educazione motoria. Oggi scienze motorie ha poca pratica e molta analisi delle questioni mediche. Per questo dovremmo entrare nelle scuole, servirebbe un’ora al giorno di quella che una volta si chiamava educazione fisica. Anche perché in questo modo noi saremmo molto avanti col minibasket che è ben organizzato”.

Che sia visto dall’alto o dal basso, il campionato chiuso dalla Lega Basket Femminile lo scorso 3 aprile, ha mostrato cose interessanti ed altre meno. Però dalle parole dei nostri interlocutori è sembrato emergere un certo equilibrio sia pure con la grande distanza fra le prime tre e le altre. Alla continuità di Schio e Venezia si è aggiunta ormai da tempo quella di Ragusa, forse la squadra più divertente da vedere nei sei mesi di attività, e la crescita di San Martino e Geas nei piani alti. Così come in coda, volendo dare per scontata la retrocessione di Battipaglia, l’altro posto era in gioco tra almeno quattro squadre, da Palermo a Bologna. Le italiane? Come abbiamo visto dalle statistiche con Milazzo, e letto nelle parole del coach di Battipaglia, con Costanza Verona si sono comportate bene anche altre ragazze. Qualche giovane ha sofferto ma forse, dopo l’ondata di successi europei giovanili, tutti ci aspettavamo chissà cosa da loro. Bisogna avere pazienza e strutturare le cose in un altro modo. Ma questo è argomento di un altro articolo in questo numero di Pink Basket: la ripartenza.

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