8 minute read

CHE VOGLIA DI TORNARE

INSIDE A1 di Manuel Beck

L’ULTIMA PARTITA DI CATERINA DOTTO IN CAMPIONATO RISALE ALL’OTTOBRE 2018.DA ALLORA – TRANNE LA PARENTESI A EUROBASKET 2019 – PER LEI UN LUNGO CALVARIO, NON ANCORA RISOLTO. CI RACCONTA LA SUA DETERMINAZIONE A RIALZARSI, LA SUA CARRIERA, IL RAPPORTO CON LA GEMELLA FRANCESCA

Advertisement

“Ma quando torna Caterina Dotto?”: una delle domande più ricorrenti fra gli appassionati del femminile, ormai da troppo tempo. La playmaker di San Martino di Lupari, classe ’93, non gioca in campionato dal 28 ottobre 2018, quando si ruppe un legamento crociato a Battipaglia. Era la quarta giornata di una stagione in cui Caterina era partita fortissimo: 16 punti di media, miglior marcatrice italiana di A1. Per la verità, lei era tornata eccome: in azzurro, all’Eurobasket in Serbia, giugno 2019. Sembrava dunque naturale ritrovarla al via della stagione 2019/20, sempre a S. Martino. Invece, per lei solo presenze in panchina, ad incitare le compagne, senza mai mettere piede in campo. Curiosamente, il prossimo campionato – se inizierà in autunno – dovrà fare a meno di entrambe le gemelle Dotto: Francesca, play di Schio, è stata appena operata all’anca. Ma qui parliamo con Caterina, della sua voglia di tornare in campo e di tanti altri argomenti.

Caterina, cos’è successo tra la fine dell’Europeo e il precampionato con S. Martino, quando ti sei dovuta fermare di nuovo?

“È difficile darvi una risposta certa, perché la questione è ancora oggetto di valutazione medico-legale. Purtroppo, l’unico dato sicuro è che le cose non sono andate come speravo e come ci si attendeva secondo la casistica medica. E, dopo vari tentativi basati su soluzioni meno invasive, ho dovuto affrontare un nuovo intervento che mi terrà fuori per altri 6-8 mesi.”

Ci spiace davvero. Ma tu come hai vissuto questo continuo allungarsi dei tempi?

“Gestire psicologicamente questa fase e queste incertezze nel recupero non è stato semplice. Ma adesso sono davvero fiduciosa di aver imboccato la strada giusta e guardo al futuro con una nuova determinazione e un altro spirito: so che dovrò di nuovo affrontare il percorso riabilitativo e tutti i sacrifici che ne derivano, ma non vedo l’ora di tornare di nuovo in campo alla fine di tutto.”

È un periodo difficile per tutti, visto lo stop a tempo indeterminato per l’emergenza-Covid 19 (solo adesso, a fine maggio, si comincia a tornare in palestra per sedute individuali). Come hai trascorso i due mesi di quarantena?

“Sono state pesanti soprattutto le prime due settimane: un periodo di adattamento alla nuova situazione. Ne ho approfittato per scrivere la tesi e studiare per l’esame di Stato in Fisioterapia, che sosterrò presumibilmente ad ottobre. Sono fortunata perché ho un po’ di giardino dietro casa, che ho utilizzato per allenarmi e rilassarmi prendendo il sole durante le belle giornate. Ho sfruttato la situazione per condividere più tempo col mio ragazzo, col quale convivo. Dal punto di vista sociale, ho sentito molto la mancanza di parenti e amici”.

Ma sei anche riuscita ad esercitarti con la palla, in qualche modo?

“Sì, mi sono fatta spedire a casa un canestro regolamentare per tirare un po’ e sentire meno la mancanza del basket...”

EUROBASKET 2019 CATERINA È PARTE DELLA SPEDIZIONE AZZURRA IN SERBIA, GIUGNO 2019. PER LEI È IL RITORNO IN CAMPO DOPO L’INFORTUNIO AL GINOCCHIO.

Parlando di S. Martino, come valuti la stagione delle Lupe? Le carte sembravano in regola per raggiungere un’altra semifinale: l’interruzione è arrivata con voi al quarto posto.

“Sì, la stagione prometteva bene. Il recente arrivo di Gwathmey aveva dato un’arma in più alla squadra (con Ostarello diventata utilizzabile da italiana, ndr): una giocatrice talentuosa, competitiva e trascinatrice. Si sarebbero potute vedere belle sorprese da parte nostra in Coppa Italia e anche nei playoff, confermando il risultato dell’anno scorso, appunto la semifinale, e provando anche a sognare qualcosa in più”.

Apriamo il capitolo-Nazionale: che cosa ti rimane dell’Eurobasket dello scorso anno? Più soddisfazione per aver partecipato al tuo primo grande evento in Nazionale maggiore, oppure più delusione perché l’Italia non ha raggiunto gli obiettivi?

“La prima emozione che provo ripensando all’Europeo, devo ammetterlo, è un misto di delusione e tristezza riguardo al risultato finale. Sono certa che si potesse fare meglio. Personalmente, il mio è stato un percorso formativo, che mi ha dato tanto. C’era gioia e felicità nel tornare in campo, a maggior ragione a quel livello. Il periodo insieme al gruppo nel raduno di preparazione, condividendo tutto ciò che ne consegue, è stato esaltante. Così come la possibilità di vedere da vicino le giocatrici migliori d’Europa e trarre spunto dal loro gioco”.

Hai avuto un rapporto molto buono con l’allora c.t. Crespi. Secondo te, quali caratteristiche tue erano apprezzate da lui e che cosa piaceva a te del suo metodo?

“Credo che gli siano piaciute la mia dedizione e la mia intensità di gioco. Di lui io apprezzo la sua passione e la sua dedizione, che arrivano a livelli estremi. Inoltre ha un entusiasmo incredibile, che cerca sempre di trasmettere a tutta la squadra, staff compreso”.

Nel tuo passato azzurro ci sono anche 4 Europei giovanili, con una medaglia d’argento nel 2013, insieme a tua sorella.

“Il primo Europeo era U16 e si giocava a Napoli. Ricordo ancora con amarezza la partita dei quarti di finale contro la Russia, persa per un soffio. Purtroppo poi ci siamo scoraggiate, perdendo anche la finale 5°-6° posto, che valeva l’accesso ai Mondiali U17. Poi ho giocato altri due Europei, U18 e U20, senza grandi risultati. Il fallimento però ci ha fatto imparare la lezione, tanto che abbiamo conquistato la medaglia d’argento all’ultimo Europeo U20. Una grandissima soddisfazione!”

CAMPIONATO 2018/19 PRIMA DI INFORTUNARSI, CATERINA ERA PARTITA ALLA GRANDE IN CAMPIONATO: 16 PT DI MEDIA NELLE PRIME 4 PARTITE CON LA MAGLIA DELLE LUPE.

L’altra perla della tua carriera giovanile risale al 2010, quando tu e Francesca avete vinto lo scudetto U17 con S. Martino e siete state inserite entrambe nel quintetto ideale delle finali.

“Un bellissimo ricordo! Una stagione straordinaria, con una squadra molto affiatata, meravigliosa. Non eravamo le favorite, ma la nostra determinazione ci ha permesso di conquistare il tricolore. Io e Francesca quell’anno giocavamo già a Roma con il College Italia, quindi non ci siamo mai allenate con le ragazze di S. Martino, che sono state bravissime a integrarci velocemente”.

Hai citato il College, dove infatti, sempre con tua sorella, hai vissuto e giocato per due stagioni (2009- 11). Di quell’esperienza a Roma che cosa hai apprezzato e che cosa, eventualmente, meno?

“Una scelta che rifarei sempre, se me lo chiedessero. Andare via di casa a 16 anni ti responsabilizza molto. Vivere a stretto contatto con le compagne, gioire nei momenti felici e piangere in quelli tristi, sempre assieme, fa crescere dal punto di vista umano, non solo sportivo. Avevamo a disposizione un ambiente fatto su misura, che soddisfaceva qualsiasi necessità. Una situazione del genere, per delle ragazze di 16 anni, è un sogno! Il lato non dico negativo, ma più duro, era la lontananza da casa, la mancanza degli affetti. Fortunatamente avevo mia sorella sempre al mio fianco...”

Restiamo al capitolo “tu & Francesca”. Ti ricordiamo inquadrata dalla tv, in una bellissima immagine, mentre esulti in tribuna per tua sorella che conquista lo scudetto 2017 con Lucca, battendo Schio. Sembravi felice come se stessi vincendo tu. Era davvero così?

“In verità no. Vincere lo scudetto sarebbe un’altra emozione, che per ora non so descrivere, non avendola vissuta. Però guardare lei conquistare il campionato, da sfavorita, è stata una gioia immensa perché ho visto la soddisfazione nei suoi occhi. Le voglio un bene dell’anima, vederla felice è il massimo per me! Francesca è il regalo più bello che la vita mi abbia dato”.

Hai usato parole simili a quelle di Francesca nei tuoi confronti, quando la intervistammo per Pink Basket di marzo 2019 (n° 7, disponibile nel nostro archivio: www.pinkbasket.it/magazine). Come descriveresti il vostro rapporto come sorelle, come compagne di squadra e come avversarie?

“Il rapporto da sorelle l’avete capito da quello che ho appena detto. Come compagne di squadra è fantastico sapere che hai sempre una persona pronta a sostenerti e di cui ti fidi ciecamente. Inoltre, essendo molto competitive, in allenamento ci motiviamo a vicenda, spingendoci sempre oltre la comfort zone e sfidandoci. Da avversarie invece la cosa diventa problematica perché sai che la tua vittoria rende triste la tua gemella, ma non puoi accettare di perdere, a maggiore ragione contro di lei”.

Quali allenatori e compagne sono stati più importanti per te nelle esperienze in A1 a Faenza, Umbertide, Venezia e ovviamente San Martino?

“Fra i coach, Lollo Serventi, con cui sono cresciuta molto dal punto di vista tecnico e col quale ho avuto scontri accesi... Inoltre Larry Abignente, che nelle poche partite giocate con lui a S. Martino mi ha dato tantissima fiducia e responsabilità. Per quanto riguarda le compagne, a Faenza vivevo con Martina Crippa, una ragazza d’oro, silenziosa ma sempre presente, in tutto.

Di Umbertide non posso non citare Scons (Chiara Consolini, ndr), mio idolo di quando ero piccolina, con la quale ho condiviso tantissimo. Riesce sempre a farti sorridere! Sempre a Umbertide ho conosciuto per la prima volta Federica Tognalini: l’anno scorso a S. Martino condividevamo la casa e tutti i ragionamenti possibili e immaginabili: un confronto intellettuale, aperto e sincero. Quanto a Venezia, mi vengono in mente Beba Bagnara, Martina Sandri e Anna Togliani. Di San Martino vorrei citare tutta la squadra, che mi è stata vicina nei momenti difficili della lontananza dal campo di gioco”.

Siamo in dirittura d’arrivo. Nella già citata intervista su Pink Basket, Francesca ci ha parlato della sua passione per gli scacchi. Anche tu hai questo hobby?

“No, io ci ho giocato un po’ durante questa quarantena, ma gli scacchi non sono la mia passione. Mi piace molto studiare. Mi sono laureata in Scienze Motorie e adesso sono iscritta al terzo anno di Fisioterapia”.

E nel tuo futuro dopo il basket giocato, cosa vedi?

“Mi vedo fisioterapista e/o preparatrice atletica, magari in una squadra di basket. Sarebbe fantastico continuare a vivere la pallacanestro anche dopo la carriera da giocatrice”.

This article is from: