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noD n e conle mani in pasta! Le meraviglie di acqua e farina di Angela Fiorini.
di Giusy Ferraina
Angela ha il sorriso grande, un sorriso che ti abbraccia e due occhi che brillano.
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Ti accoglie nel suo laboratorio di Zagarolo con le mani infarinate, mani che si muovono veloci e con sapienza tra impasti, ripieni, fettuccine da tagliare e tortellini da chiudere.
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Inquesto posto si respira un’energia positiva, c’è tutta la passione di chi ama ciò che fa, c’è l’entusiasmo di quattro donne che - passo dopo passo - sono riuscite a creare qualcosa di “meraviglioso”, senza arrendersi ma continuando a crederci fino alla fine. Perché non è semplice produrre pasta fatta in casa in un paese dove gnocchi, lasagne e tagliatelle rappresentano il tradizionale pranzo della domenica di ogni famiglia. Dura lotta spodestare la “tradizione” con dei ravioli alternativi, ma Angela e le sue figlie ci sono riuscite. Ho conosciuto Angela Fiorini, titolare di “Meraviglie in Pasta”, qualche mese fa in uno dei tanti eventi enogastronomici della Capitale. L’amico comune che ci presentò mi disse: «Guagliò ti devo presentare una persona tosta, che so che ti piacerà subito, una maestra della pasta artigianale con una grande storia». E così è stato. Perché Angela conquista al primo incontro, così come la sua pasta che ti innamora al primo assaggio.
Angela Fiorini vive a Zagarolo (Roma), ha 55 anni e tre figlie: Valentina, Eleonora e Beatrice che, a loro volta, sono diventate delle vere “sfogline”, artigiane degli impasti all’uovo, nonché giovani imprenditrici. Insieme e da sole sono una vera squadra: si sostengono, si confrontano, creano, impastano, sperimentano. Qui l’amore per la pasta fatta in casa si tramanda con forza, ma senza forzature, e arriva da lontano: «Ho imparato da mia nonna, che da buona ciociara preparava pasta e pane in casa per tutta la settimana. Ricordo che stendeva una tovaglia sul letto dove poneva la sfoglia ad asciugare e poi chiudeva la porta a chiave per non farci entrare. Mi piaceva aiutarla: fare i buchi agli gnocchi era come un gioco; poi, impasto dopo impasto, nel tempo sono diventata brava, ero io che in famiglia preparavo la pasta, il pane e i dolci per tutti. Tirare la sfoglia è un atto d’amore per me, è prendersi cura delle persone. Lo faccio a casa per le mie figlie e lo faccio oggi anche per i miei clienti».
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