1 minute read

La parlesia

Un tempo, nelle pizzerie si usava un gergo molto particolare, che Salvatore Santucci ancora oggi menziona nei suoi discorsi: è la“parlesia tra pizzaiuoli”. Si utilizzavano termini come Kalò (bello, buono) e Skatà (brutto, cattivo) che hanno origine dal greco. Per esempio, se il maestro di bottega diceva “fa kalò e ventiquattro into a l’inferno”, stava comunicando di fare attenzione alle pizze nel forno. Se qualcosa non fosse andato bene si sarebbe detto: “fa skatà”. A volte capitava che bisognasse comunicare qualcosa che il cliente non doveva assolutamente ascoltare, come l’utilizzo di un prodotto non proprio freschissimo. Così, per esempio la frase: “passami la ricotta di ieri” diventava “fa kalò a neve a skatà”, dove neve era la ricotta e skatà stava per vecchia. Ancora, sarebbe stato scortese chiedere se il cliente avesse pagato e allora si diceva alla cassiera: “o’ pazzareo ha fatt kalò con l’aspro?”. O’ pazzareo era il cliente e l’aspro era il denaro. Il cliente non si offendeva e il pizzaiolo sapeva. Poi, se entrava qualcuno che non piaceva, di certo non si poteva dire: “quello con gli occhiali non mi piace” e allora, per comunicarlo, si diceva “fa calò o pazzareo ca bicicletta è skatà”. Una lingua affascinante in via d’estinzione, dunque, che sicuramente approfondiremo ancora sulle pagine di questa rivista.

Advertisement

This article is from: