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Dalle antiche Grange alle moderne aziende acque”
Storicamente l’avvio della coltivazione del riso nei territori distrettuali è segnato dallo sviluppo delle Grange vercellesi, parola che significa “granai”: si tratta di fatto delle antiche abitazioni o centri agricoli, realizzati fuori dal complesso monastico di Santa Maria di Lucedio, all'interno dei quali i monaci cistercensi attuavano importanti opere di bonifica per rendere l’area adatta a un impiego agricolo. Poi, in tempi recenti, cioè tra Otto e Novecento la risicoltura si è imposta come coltura prevalente, capace di rimodellare il paesaggio rurale attraverso un intervento di regimazione e controllo delle acque, che ha determinato la creazione del caratteristico “paesaggio delle acque”, tipico dell’area distrettuale e ha reso questo territorio la più vasta area monoculturale italiana e la più importante zona di produzione risicola italiana ed europea. La rete idrografica naturale è stata progressivamente sfruttata, realizzando una rete capillare di rogge, canali, cavi e scaricatori che testimoniano l’adozione di una visione multifunzionale della risorsa acqua, che non si limita alla sola utilizzazione per la necessità delle risaie ma che, riproducendo in parte l’ecosistema delle zone umide, concorre a rendere le aree dedicate alla coltura del riso in sommersione ambiti privilegiati dal punto di vista ambientale, ideali per la conservazione della biodiversità delle specie viventi, supplendo, in parte, alla distruzione delle antiche paludi planiziali.
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