3 minute read

4.3.7 Marcel Duchamp …………………………………… pag

4.3.7 MARCEL DUCHAMP Anche l’artista francese, geniale personaggio dalla infinita creatività, dichiarò voler ingabbiare la 4° dimensione per la sua signora intenta a muoversi tra gli scalini in tempi e spazi indeterminati, spingendo lo sguardo oltre il tempo e lo spazio bloccato dalla superficie della tela. Anche Marcel Duchamp partecipò agli incontri col “matematico dei cubisti” e quando si allontanò dal movimento, (o ne fu allontanato) continuò le sue ricerche sul fronte della nuove scoperte sullo spazio, sul tempo e sulle geometrie non euclidee. La quarta dimensione, ciò che non si vede nonostante sia reale, sarà il pensiero fisso che mosse Duchamp nelle sue opere. Nell’installazione “Porte, 11 di rue de Larrey” del 1927, presentò una porta che alternativamente apriva o chiudeva contemporaneamente due ambienti distinti e separati. E’ una porta che non delimita una zona di confine, ma che lascia aperta ogni comunicazione tra due diverse possibilità di essere, dove abitualmente siamo e dove solo riusciamo vagamente ad intuirci. L’intento di Duchamp era quello di condurre l’attenzione dello spettatore verso una conoscenza più ampia, dove lo spazio quadridimensionale diventa il luogo di nuove possibilità. Ripropose il tema nell’opera sua più significativa, quella che concentra tutta la sua poetica, “La Mariée mise à nu par ses célibataires, même”, detta anche “Grande Vetro", iniziata nel 1915 e per suo dire mai terminata. L’opera intesa come un organismo occupante uno spazio che lo accoglie e che vicendevolmente si condizionano è di vetro trasparente e divisa in due parti, una superiore dedicata alla sposa ed una sottostante dedicata ai nove scapoli, già a formare due mondi! La luce filtra occupando tutti gli spazi, anche quelli all’occhio umano impercettibili, e grazie al vetro i tanti soggetti del quadro, pur rimanendo gli stessi, aprono a prospettive e visioni diverse a seconda della sensibilità dell’osservatore e dallo spazio da lui occupato. Appaiono all’osservatore cose che sembrano giungere da un racconto che si dipana dentro e fuori il vetro, non dimenticando che la realtà vera è sfuggente, indefinibile e in continuo divenire, manifestandosi in un’altra sfera, in una dimensione che ancora facciamo fatica a comprendere. Duchamp, l’artista che più di ogni altro ha dato uno scrollone determinante a tutta la concezione dell’Arte fino ad allora in essere, colui che riteneva le idee essere libere dalla misurazione dei sensi e parte integrante della 4° dimensione, attraverso le sue opere prefigurò e promise l’esistenza d’un nuovo genere di tempo, di spazio, di sensibilità e di ragione, introducendo nella realtà un nuovo sistema di valori, capace di ampliare la visione fino alla dimensione dell’infinito, nell’immensità degli spazi senza tempo.

Fig. 35 Rrose Sélavy, Marcel Ducham, Mariée mise à nu par ses célibataires, même, più nota come Le Grand Verre ( Il grande vetro), 1915/1923, installazione 277×176× 8,6cm , Philadelphia Museum of Art, Philadelphia

Advertisement

Lasciando un po' da parte gli artisti che si sono dedicati a creare le loro opere sotto la spinta delle ricerche fisico-matematiche di inizio ‘900, ne contempliamo altri che hanno utilizzato per le loro opere i segni della Matematica come espressione d’Arte, senza nessuna implicazione di significato o volontà di comprendere alcunché. Furono molti gli artisti che assunsero le cifre, i numeri, come fonte di ispirazione e tra questi c’è, ancora una volta, Giacomo Balla, che seppur attratto dalla matematica, compì questa escursione pittorica priva di contenuto matematico, ma ricca di valore artistico. Il dipinto è “Numeri innamorati“(1924) in cui, volendo proprio andare a cercare tra le cifre dipinte, possiamo vedere una sorta di sequenza di Fibonacci inebriata dall’amore, dove il “due” (che non c’è) viene raddoppiato e si presenta come un “quattro”: del resto l’amore moltiplica per due!

Fig. 36 G.Balla Numeri innamorati, 1924

This article is from: