Numero 12 - 2016

POLVERE DI STELLE RIVISTA DI ASTRONOMIA, RADIOASTRONOMIA E CQ CQ N°12—2016

ASTRONOMIA

“VY Canis Majoris, una stella prossima alla fine”

RADIOASTRONOMIA “Il laboratorio celeste”

STORIA DELL’ASTRONOMIA “Storia delle Costellazioni Occidentali”

UFOLOGIA

CINEMA FANTASCIENZA

“CUM GRANO SALIS: La chiusura del cerchio (nel grano)”

“Blade Runner”

CQ CQ “Le UHF ”

editoriale a cura di Polvere di Stelle Blog nasce nel 2013 da un’idea di Francesca Abate, blogger e appassionata di astronomia e ufologia.

L’anno seguente viene creato anche il Forum sulla piattaforma Freeforumzone e un gruppo Facebook. Con il tempo il blog si arricchisce di contenuti, dedicando anche la rubrica del CQ Cq, curata dal moderatore del gruppo Fb, Daniele Giaccari.

Il 2015 segna l’inizio degli eventi di natura astronomica sul territorio di Roma in collaborazione con l’astrofisico Prof. Fabrizio Albani, con Accademia delle Stelle in qualità del Prof. Paolo Colona e con i membri dell’Osservatorio Astronomico di Gorga e l’Associazione Culturale Vega.

Nel 2016 nasce finalmente il progetto editoriale “Polvere di Stelle”, una rivista digitale e gratuita dedicata all’astronomia, all’astrofotografia, al CQ CQ e all’ufologia, affrontata però con il giusto spirito critico e razionale, una visione che va controcorrente rispetto al sensazionalismo tipico di molti ambienti ufologici nazionali e internazionali.

Francesca Abate

BLOG http://polveredistelleunosguardoalcielo.blogspot.com FORUM http://polveredistelleforum.freeforumzone.com/ FACEBOOK https://www.facebook.com/groups/polveredistelleunosguardoalcielo/?fref=ts TWITTER https://twitter.com/polvdistelle EMAIL polveredistelleblog@gmail.com

Astronomia

Radio Astronomia

CQ CQ

Storia dell’Astronomia

Fabio Mortari Francesca Abate Giovanni Lorusso

Giovanni Lorusso

Daniele Giaccari

Ufologia

Astrofotografia

Eventi

Cinema Fantascienza

Francesca Abate Alessandro Novelli Tiziano Farinacci

Fabio Mortari Daniele Impellizzeri

Francesca Abate

Hal 9000 Nexus 6

Simone Lentini

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sommario 04

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12

07

24

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LE UHF

04 di Daniele Giaccari VY CANIS MAJORIS, UNA STELLA PROSSIMA ALLA FINE

07 di Francesca Abate CUM GRANO SALIS

12 di Tiziano Farinacci (Italian Research)

BLADE RUNNER

24 di Hal 9000 STORIA DELLE COSTELLAZIONI OCCIDENTALI

31 di Simone Lentini

EVENTI

41 di Francesca Abate

IL LABORATORIO CELESTE

17 di Giovanni Lorusso

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CQ CQ — RADIOAMATORI

Le UHF di Daniele Giaccari

Le UHF, acronimo di "Ultra High Frequency" (frequenza ultra alta), sono onde radio comprese tra i 300 e i 3000 MHz, ed hanno una lunghezza d'onda che va dai 100 ai 10 centimetri.

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CQ CQ—RADIOAMATORI

Anche in questo caso, le onde si propagano in linea diretta come le VHF, però sono ancora più sensibili agli ostacoli e all'orografia del territorio, quindi hanno in genere una portate minore.

Per il resto vale quanto già detto per la banda VHF, considerando però che i fenomeni ionosferici sono ormai praticamente assenti, cosa valida da questa banda in su, mentre resta quasi inalterato il comportamento della troposfera.

Il vantaggio di utilizzare questa gamma di frequenze per la radiocomunicazione, sta nella possibilità di realizzare antenne relativamente compatte per la ricezione e trasmissione.

Le UHF sono usate da diversi servizi di comunicazione, dalla maggior parte dei canali televisivi, dalla telefonia cellulare, dalle reti wireless, nonché nei forni a microonde domestici. Anche il Bluetooth dei nostri cellulari, "lavora" su queste frequenze (molto vicino a quelle wireless). Vengono inoltre utilizzate per comunicazioni aeronautiche militari.

E ancora: Forze dell'Ordine, servizi civili, radiosonde, satelliti meteo HRPT (High Resolution Picture Transmissions, da cui si possono ricevere le cartine), radioamatori…

Questi ultimi, dispongono di ben tre fette di frequenze: -"banda dei 70 centimetri" (da 430 a 434 e da 435 a 438 MHz) -"banda dei 23/24 centimetri" (1240 - 1298 MHz) -"banda dei 12/13 centimetri" (2300 - 2450 MHz) Naturalmente, per "centimetri", si intende la lunghezza d'onda...

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CQ CQ—RADIOAMATORI Qui sotto, un esempio di PMR446: La banda dei 70 cm. è molto usata per i collegamenti locali, sia in fonia FM che per la trasmissione dati. Sono inoltre presenti molti ripetitori che servono ad aumentare la distanza massima raggiungibile.

La banda dei 23 cm. ha una allocazione piuttosto estesa, che permette la sperimentazione di modi di trasmissione a larga banda come la ATV (Amateur Television - televisione amatoriale). Sono anche presenti dei ripetitori in FM, ma in misura limitata, e si fa attività via satellite e via Luna (EME - Earth Moon Earth).

Satelliti DBS il cui segnale arriva a La banda dei 13 cm., non molto pioggia su territori vasti per cui tre usata, sta riscontrando un intesatelliti, opportunamente collocati, coresse crescente, visto che si prono tutta la terra abitata. tratta delle stesse frequenze utilizzate per i collegamenti WiFi (wireless).

Anche i famosi walkie-talkie LPD e PMR446, usano questa banda.

Sono delle piccole radio, che hanno portata di qualche centinaio di metri in città e qualche chilometro in campo aperto (se si sale su una montagna, si coprono anche distanze maggiori!!).

Articolo di Daniele Giaccari

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ASTRONOMIA IN PILLOLE

VY Canis Majoris, una stella prossima alla fine di Francesca Abate

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ASTRONOMIA IN PILLOLE Il cielo, regolato da leggi fisiche, riesce a donare preziosi antichi e visibili ancora oggi grazie all'osservazione diretta dei telescopi professionali; tra una moltitudine di oggetti celesti spicca per magnificenza un astro conosciuto per essere il più luminoso e il più grande se paragonato alle altre stelle della nostra galassia: VY Canis Majoris, stella variabile e ipergigante rossa nella Costellazione del Cane Maggiore.

L'immagine che giunge a noi mostra il residuo di un corpo celeste durante il suo prossimo stadio di evoluzione stellare. Ciò che affascina maggiormente di questo astro è la grandezza in termini di massa, nonostante le difficoltà di una misurazione esatta data la bassissima densità dello strato superiore e il cambiamento costante che sta vivendo la stella.

Tuttavia si stima un diametro 1.400 volte circa quello del Sole e 20-30 masse solari.

L'instabilità di Canis Majoris caratterizza il suo stadio evolutivo che oggi potrebbe essersi già finalizzato nella supernova, evento che sarà possibile seguire qui sulla Terra in tempi molto lontani da oggi: le potenti eruzioni che caratterizzano l'astro fanno sì che la materia emessa durante questi eventi violentissimi formi attorno a Canis una serie di anelli , archi e globuli di gas e polveri in espansione.

Dobbiamo ringraziare il Telescopio spaziale Hubble e quelli del Telescopio Keck, presso l'Osservatorio di Mauna Kea nelle Ha-

waii, se abbiamo oggi dei dati precisi circa la velocità, la direzione dei getti di materia espulsi dalla fotosfera e la polarizzazione della luce emessa, che indica la presenza delle polveri sopracitate. Grazie ai dati raccolti, hanno potuto determinare le caratteristiche della polvere, che è risultata essere composta di grani di dimensioni attorno ai 0,5 millesimi di millimetro (micron): relativamente grandi, dato che la polvere nello spazio interstellare ha in genere un diametro attorno a 0,01 micron.

Un'altra, ma non meno importante scoperta, fu quella fatta da un team di astronomi, presso il Radiotelescopio di Mount Graham in Arizona che rilevò, nella nebulosità circostante la stella, una grande quantità di composti chimici tra cui spiccano l'acido cianidrico, il monossido di silicio, il cloruro di sodio e la particolare molecola nitruro di fosforo ove l'atomo di fosforo si lega ad un atomo di azoto.

Un destino segnato dunque per questo gigante del cielo che dista 3815 anni luce dalla Terra: durante l'esplosione in supernova e ipernova, che forse è già in atto ma che riusciremo a vedere in un lontano futuro, parte della polvere, di cui si parlava qualche rigo fa, verrà distrutta mentre altra verrà proiettata nello spazio interstellare contribuendo, in un lontano futuro, alla creazione di le future generazioni di stelle e nuovi pianeti.

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ASTRONOMIA IN PILLOLE

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ASTRONOMIA IN PILLOLE L’ EVOLUZIONE STELLARE

nana bianca, destinata a trasformarsi ancora in un corpo L’ Universo brulica di stelle, cor- oscuro di materia inerte (nana pi celesti che nascono in culle nera). celesti chiamate nebulose che Se la massa è un po' maggiore generano astri che seguono un di quella del Sole, nella stella, iter differente a seconda della durante la contrazione, si libera loro massa iniziale: stelle nate una quantità di energia tale da con una grande massa diventaprovocare delle vere esplosioni no più calde (blu) e consumano stellari, con espulsioni di nubi di il loro idrogeno nel giro di miliomateria verso lo spazio circoni di anni mentre stelle con stante. È questo lo stadio massa piccola rimangono meno di nova. calde (rosse) e sono più longeve, miliardi di anni. Le stelle Il collasso gravitazionale gialle rimangono nella sequenza (quando la stella ha massa circa 10 miliardi di anni, proprio maggiore di almeno tre volte come il nostro Sole. quella del Sole, è di così vaste Decisivo è il momento in cui proporzioni da provocare un'imviene consumato tutto l'idroge- mane esplosione, a seguito delno nel nucleo stellare e prende la quale gran parte della stella posto l’elio. E’ a questo punto si disintegra e viene lanciata che si interrompono le reazioni nello spazio: stiamo parlando di di fusione nucleare: gli strati una supernova ove si espande esterni della stella collassano e rapidamente una nube di gas avviene un aumento della tem- mentre il nucleo collassa rapidaperatura, sufficiente a innescare mente fino a formare una stella nuove reazioni di fusione termo- di neutroni, estremamente nucleare . L'energia prodotta fa densa e compatta, che può espandere l'involucro esterno di emettere impulsi radio molto gas, che si raffredda tanto da frequenti e precisi, presentancambiare colore e divenire ros- dosi come pulsar. so: si forma così una gigante Se la massa della stella è nettarossa. mente superiore a tre masse solari, il collasso gravitazionale Entra in gioco ora la massa stelprosegue indefinitamente. lare che regola il ciclo di evoluLa densità continua ad aumenzione : se la massa è simile a tare e si forma un corpo sempre quella del Sole, la gigante rossa più piccolo, circondato da un può perdere gli strati esterni al campo gravitazionale immenso: nucleo, che formano una nube un buco nero. in espansione (nebulosa planetaria); il nucleo si raffredda lentamente e ciò che appare è una 10

ASTRONOMIA IN PILLOLE

Evoluzione stellare—Grafico

VY Canis Majoris visibile al centro della foto 11

UFOLOGIA

Cum Grano Salis “La chiusura del cerchio (nel grano)” di Tiziano Farinacci (Italian Research)

Nella primavera/estate del 2000, nell’approfondire a 360° le mie conoscenze (circoscritte all’epoca a nozioni di tipo editoriale) del fenomeno UFO, ebbi modo di imbattermi nel mondo dei “Crop Circles”, “Cerchi nel grano”.

Da subito rimasi incantato da tanta bellezza, e la misterica esposizione del fenomeno proposta da molti dei siti che ritenevo “di riferimento” (chiaramente ed innegabilmente schierati) condivano ed alimentavano in me una visione fascinosa ed inspiegabile relativamente alla forza creatrice di tali opere.

Ricordo che il palcoscenico ideale telematico per ammirare tali accadimenti, che erano (all’epoca) quasi esclusivamente ambientati in terra britannica, risiedeva sul portale cropcircleconnector.com che, ogni giorno da aprile a settembre, ragguagliava chiunque fosse interessato, sulle nuove “comparse” (notte/tempo).

Il mio è certamente un dolce ri-

cordo, un po’ perché (solitamente) tornare indietro con la mente di 13 anni rischia di rimandare inevitabilmente ad un’epoca avvolta da una maggiore spensieratezza, un pò perchè il fascino era notevole e potendo scorgere (all’epoca) dalla finestra della mia camera romana un campo (seppur maltenuto e abbandonato) tendevo a sentirmi in qualche modo (avvinto dal trionfo della fantasia e della suggestione), al centro del fenomeno stesso.

Le cause a cui (all’epoca) “la Scienza” (si diceva nell’ambiente “possibilista”) attribuiva la creazione dei Crop Circles veniva individuata in: “tipi particolari di vento”, “Porcospini in amore” che inseguendosi creavano 12

UFOLOGIA

queste opere d’arte, “Fulmini globulari”… innanzi a queste prospettive, l’opzione “extraterrestre” appariva la meno fantascientifica.

Un ultima prospettiva, individuata dalla Scienza, attribuiva la creazione dei Crop Circles a gruppi di persone denominati “CircleMakers“, ereditieri dell’insegnamento acquisito dall’opera di due arzilli vecchietti (Dave Chorley e Doug Bower) che nel 1991 (sul quotidiano inglese Today) si proclamavano fautori di tali opere.

Va detto, che nel 1991, la qualità e la quantità dei Crop poco aveva a che vedere con l’attuale complessità e bellezza, per cui l’ipotesi che molti Crop fossero sorti per loro impegno è tutt’altro che aliena e poco contano i mea culpa che i due “avrebbero” recitato “in privato”, a detta dei vari Eltjo Haselhoff e Colin Andrews.

Lo storico Crop Cicle di Milk Hill (Alton Barnes – Wiltshire) del 2001 (foto), rappresentò in principio, un’immagine per me quasi mistica, per la sua complessità nonché maestosità, che garantiva ad ogni click (volto a mostrare a curiosi o amici) una reazione sbigottita ed incantata da tanto fascino.

L’acquisizione ufologica del mistero in questione sostenne il fenomeno e lo rese fruibile agli internauti con sempre maggior dovizia di particolari, legati alle immagini aeree o terrene dei vari “agroglifi”, “pittogrammi” o come con variegati modi (nel tempo) ognuno ha ritenuto opportuno letteralmente riassumerli.

Per sommi capi, ricordo che i primi anni del XXI secolo, videro una mutazione sempre più frenetica del fenomeno Crop Circles, legata ad una complessità sempre maggiore, alternata a casi sempre più “fantastici” nella loro interpretazione. Ne furono un esempio la “Chilbolton Face“, volto ricondotto alla “Faccia su Marte“, o “Cydonia Face on Mars“ (pareidolia immortalata da uno scatto fotografico effettuato nel luglio del 1976, alla regione marziana di Cydonia, dalla Sonda Spaziale Viking1) e il “SETI response“ o “Arecibo Reply“ che avrebbe rappresen13

UFOLOGIA tato un messaggio di risposta a quello che il SETI inviò nello spazio nel 1974.

Una netta e decisa accellerazione alla popolarità del fenomeno va assolutamente attribuita all’uscita nelle sale cinematografiche (Agosto 2002 negli Stati Uniti, Ottobre 2002 in Italia) del film “SIGNS”, diretto da M. Night Shyamalan ed interpretato da Mel Gibson e Joaquin Phoenix.

Questo piacevole film venne casualmente accolto in quei giorni da un crop chiamato “Alien Face“ o “Hi there, I’m an Alien with a Message“ (Crabwood Farm House – Winchester, GB) raffigurante il volto di un “grigio” intento a mostrare quello che venne definito un CD-rom, contenente un messaggio in codice binario ASCII.

Non nego che l'”Alien Face“, la “Chilbolton Face” e la “SETI response” iniziarono a far pendere prepotentemente, l’ago della bilancia, verso un’origine terrena del “mistero dei Cerchi nel Grano”, almeno ai miei occhi.

Nel 2003, il fenomeno raggiunse ‘finalmente’ la nostra penisola.

In particolare, nella mia regione di residenza, toccò Sabaudia e Roma.

Di quest’ultima ricordo che il mercoledì 11 giugno 2003, tramite il web e nei giorni successivi tramite stampa, si sparse la voce relativa alla comparsa in zona Tre Fontane, quartiere EUR (Roma) di un Cerchio nel grano.

Non mi riuscì di accorrere sul posto prima del sabato successivo (15 giugno), ma la trebbiatura aveva rimosso completamente la ‘composizione’, e non avendo modo di sorvolare il campo non ebbi occasione di osservare le ‘impronte’ che (qualcuno disse) sarebbero rimaste a lungo visibili sul terreno. Al suo interno vennero rinve14

UFOLOGIA

umane volte alla creazione di quello che qualcuno definì “straordinario eptagramma“ trasmettitore di un “energia pazzesca“ e incensò come “autentico“, “genuino“ e “Alien made“, si rivelò un anno dopo per la sua effettiva natura.

nute corde e compassi, ‘prove’ reali della burla messa in atto, sebbene il CUN (Centro Ufologico Nazionale) nonostante tali riprove, non esitò a ritenere il Cerchio “autentico”.

A creare quello splendido Cerchio nel grano era stato il ricercatore Francesco Grassi con l’ausilio di altri sei colleghi del CICAP, con l’intento di “beffare” coloro i quali, da tempo, predicavano la distinzione tra i cerchi terreni (creati da circlemaker) e quelli che vengono “da fuori“ (messaggi “alieni“).

Di contro, va detto che la posizione (sul fenomeno in questione) da parte del CISU (Centro Italiano Studi Ufologici) si è espressa sempre chiaramente in modo contrario all’associazione tra il ‘mistero’ Crop Circles e la ricerca ufologica.

La fattura estetica dei Cerchi nel Grano italiani non è mai stata eccelsa, ma si è evoluta di anno in anno, raggiungendo di rado, la piacevolezza estetica dei crop inglesi.

Operazione assolutamente compiuta e pienamente riuscita.

Tra i Cerchi italiani, un “esemplare” che catturò la mia attenzione, fu certamente quello noto come “Enki Ea”, in quel di Poirino (TO) datato 18/19 Giugno 2011.

Ben fatto, assenza di tracce

Già nel 2003, la seria e qualificata Margherita Campaniolo (Space Freedom) realizzava una monografia, poi edita nel 2008 dalla UPIAR, dal titolo “CUM GRANO SALIS – La ‘Naturalis Historia’ dei Crop

Quella di Grassi non era altro che l’ennesima “battaglia” vinta da chi “non abbraccia” la visione “aliena” dei Crop Circles, in quanto da tempo, la “Scienza” e la “Ricerca” avevano ampiamente sgretolato il “mistero” che avvolgeva (in principio) il fenomeno in questione, identificandolo nella splendida e moderna Land Art che rappresenta.

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UFOLOGIA

CHI E’ E COSA FA IL CICAP Il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (CICAP) è un'organizzazione scientifica ed educativa, senza fini di lucro, che promuove un'indagine scientifica e critica nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale, dei misteri e dell'insolito.

Circles” e che definirei “la verità sul fenomeno dei Cerchi nel grano”, “Studi e Riflessioni” espresse con le armi dell’Umiltà, dell’Obiettività e della Conoscenza, caratteristiche assolutamente assenti “dall’altra parte della ricerca”.

Nasce nel 1989 per iniziativa di Piero Angela e di un gruppo di scienziati, intellettuali e appassionati che ancora oggi portano avanti la loro opera di divulgazione e promozione per mezzo di conferenze pubbliche, interventi e collaborazione con le scuole, interventi radiotelevisivi, pubblicazione di riviste come Query (sito internet: www.queryonline.it ), I Quaderni del CICAP, Magia , pubblicazione di libri e articoli su questi argomenti, raccolta di un archivio e di una biblioteca a disposizione del pubblico, consulenza a giornalisti e ricercatori, presenza multiforme sul web e disponibilità a rispondere alle tante persone che si rivolgono ogni giorno al Comitato.

Articolo di Tiziano Farinacci (IR)

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RADIOASTRONOMIA

Il laboratorio Celeste di Giovanni Lorusso

Il 21 Giugno 2016 ha avuto luogo il Solstizio d’estate; il giorno più lungo dell’anno. Solstizi, Equinozi, fenomeni correlati alla posizione della Terra rispetto al Sole. Ma quale è il meccanismo? Scopriamolo insieme.

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RADIOASTRONOMIA

“L'Astronomia ci offre uno straordinario laboratorio che occorre solo imparare ad utilizzare.”

L'Astronomia ci offre uno straordinario laboratorio che occorre solo imparare ad utilizzare. Anche senza strumenti particolari è possibile notare, ad esempio con il variare delle stagioni, le diverse posizioni in cui sorge e tramonta il Sole. Così come si può osservare, giorno per giorno, il sorgere ed il tramonto del Sole; e, quindi, l'aumentare e il diminuire delle ore di luce e di buio. Sono, questi, esperimenti del laboratorio celeste accessibili a tutti, i quali evidenziano le rigide leggi che regolano la perfetta macchina celeste. Prendiamo per esempio il nostro pianeta. Ebbene, come sappiamo, la Terra gira intorno al suo asse in 24 ore, compiendo una rivoluzione intorno al Sole in circa 365 giorni. Il centro del Sole e l'orbita della Terra individuano un piano che, con l'intersezione con la sfera celeste, disegna una circonferenza immaginaria chiamata Eclittica (Fig.1). Ad eccezione del piano orbitale di Plutone che è inclinato di 17° e quello di Mercurio inclinato di 7°, rispetto a quello dell'eclittica, lungo la linea si muovono

tutti i corpi celesti, compreso il Sole, percorrendo orbite quasi complanari rispetto a quella della Terra. Sempre lungo l'eclittica si proiettano anche le Costellazioni della Zodiaco.

Adesso chiariamo anche il concetto dell'Equatore Celeste.

Dunque, l'equatore celeste è la circonferenza immaginaria determinata dall'intersezione del piano equatoriale della Terra, con la sfera celeste; anche questa una semplice astrazione, ma che ci aiuta ad individuare la posizione e il movimento di pianeti e stelle.

Occorre specificare che l'asse di rotazione della Terra non è perpendicolare al piano dell'orbita, 18

RADIOASTRONOMIA

ma inclinato rispetto a questo di 66,5° per cui ne consegue che l'inclinazione dell'asse è di 23° 27' rispetto alla perpendicolare.

E' ovvio che anche il piano equatoriale celeste presenta la stessa inclinazione rispetto a quello dell'eclittica. Una particolarità, questa, che determina l'alternarsi delle stagioni e la variazione della durata del giorno e della notte. Accade infatti che, in conseguenza della massima inclinazione dell'asse terrestre verso il Sole, raggiunge il punto più alto della sfera celeste e per l'emisfero boreale, il 21 Giugno, si verifica il Solstizio d'Estate. Un evento astronomico che determina il giorno più lungo e la notte più corta; ovvero: una maggiore quantità di luce durante il giorno ed una minore quantità di luce di notte: la notte più corta dell'anno! L'evento poi cambia il 22 Dicembre con il Solstizio d'Inverno, quando diminuiscono le ore di luce ed aumentano le ore di buio: la notte più lunga dell'anno!

Quando il Sole viene a trovarsi in due punti opposti della sfera celeste sul piano equatoriale, il 21 Marzo ed il 23 Settembre si verifica il fenomeno dell'Equino-

zio di primavera e dell'Equinozio di autunno; e cioè: uguale quantità di ore di luce e uguale quantità di ore di buio. Ovviamente nell'emisfero australe la situazione è invertita. Ma stiamo attenti, non ci lasciamo ingannare da queste configurazioni astronomiche, in quanto è bene ricordare che questi movimenti del Sole sono solo apparenti, causati dal movimento di rivoluzione del nostro pianeta in cui viene a trovarsi il suo asse di rotazione nei diversi periodi dell'anno (Fig.2).

Ritorniamo all'asse terrestre.

Ebbene l'asse di rotazione terrestre presenta anche un lunghissimo moto, diremmo di forma conica, che non punta sempre nella stessa direzione della sfera celeste; pertanto non è stazionario e si sposta lentamente formando una circonferenza ogni 26.mila anni. Questa situazione provoca che, il punto di intersezione dove oggi punta l'asse terrestre, la Stella Polare, nella costellazione dell'Ursa Minor, il Polo Nord Celeste (Fig.3) tra 12.mila anni punterà verso Vega, la stella più luminosa della costellazione della Lira. Basti pensare che al tempo della civil19

RADIOASTRONOMIA

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RADIOASTRONOMIA

tà egizia, l'asse terrestre puntava la stella Thuban, nella costellazione del Dragone. E' evidente che questo movimento dell'asse si ripercuote anche sulla posizione dell'equatore celeste, poiché deve sempre trovare su un piano perpendicolare all'asse di rotazione della Terra. Un evento già conosciuto da Ipparco di Nicea, il primo astronomo greco a studiare i movimenti del Sole, della Terra e della Precessione degli Equinozi (Fig.4). Ne consegue che i punti di intersezione tra l'equatore celeste e l'eclittica si spostano in avanti, determinando un leggero anticipo di equinozi e solstizi ogni anno. Ad esempio in 2.200 anni, dai tempi di Ipparco ad oggi, i punti di intersezione risultano spostati in avanti di 30°, un intero segno zodiacale.

Va precisato che il Sole nel suo moto apparente non percorre tutta l'ampiezza di ogni costellazione zodiacale in un mese, per due motivi: le costellazioni che si proiettano lungo l'eclittica sono 13 e non 12, così come pretende affermare l'astrologia; inoltre i tempi di percorrenza sono molto variabili rispetto alla variabilità dell'ampiezza effetti-

va delle stesse costellazioni. La storia dell'Astronomia, dall'antichità fino ad oggi, rappresenta la storia dell'evoluzione del pensiero umano per arrivare a capire la realtà del mondo fisico a cui anche il nostro pianeta appartiene. L'uomo primitivo si è chiesto che cosa fossero quei puntini luminosi che apparivano dopo il calar del Sole. Ma sono ancora tante le domande che l'uomo del nuovo millennio si pone, in attesa di una risposta.

Articolo di Giovanni Lorusso (IK0ELN) 21

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CINEMA FANTASCIENZA

Blade Runner - Descrivi con parole semplici solo le cose belle che ti vengono in mente: riguardo a tua madre.

- Mia madre?

- Si...

- Sai che ti dico di mia madre? di Nexus 6

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CINEMA FANTASCIENZA Il seguito della frase sarà arcinoto ai più, invece a chi non lo fosse è dedicato il nostro secondo appuntamento sul cinema del fantastico.

Siamo quindi nei primi anni '80 quando Ridley Scott adatta al grande schermo "Gli androidi sognano pecore elettriche?", romanzo scritto nel '68 da un certo Phlip K. Dick, scrittore e visionario d'altri tempi alla cui opera il cinema scifi attingerà in più di un'occasione, e che in vita pare abbia potuto assistere solo all'introduzione del film, rimanendone estasiato.

vengono utilizzati come carne da cannone in guerra o per i lavori pesanti nelle colonie extra mondo.

La missione affibbiatagli lo porterà ad immergersi nelle profondità di un mondo futuro e di una società che ha perso ogni contatto con la natura, visto che anche gli animali vengono prodotti e venduti, in quanto quasi estinti. L'ambiente in cui si muove assume i connotati di una soffocante giungla urbana nel quale passa da cacciatore a preda, dove l'eterno topos della lotta uomo-macchina si sovrappone stavolta a quello di uomo come Dio-creatore, al quale la sua creatura si ribella desiderando "più vita", scena questa che attraverso un epico dialogo dal tragico finale evocherà uno dei più alti momenti del film.

L'apertura ci porta direttamente in volo sulla Los Angeles del novembre 2019, futuro remoto allora e per noi ormai prossimo, in un proemio tanto d'effetto quanto inquietante.

Film che non è certo solo filosoLa città infatti è una megalopoli fia: quello che lo consegna di centinaia di milioni di perso- all'immaginario collettivo e che ne, perennemente immersa nel- poi si fonderà con il cyberpunk, la notte di un cielo oscurato dal- è la fantastica ambientazione.

Con quest'opera infatti viene tolo smog, battuta da una pioggia talmente stravolto il positivismo che sembra quasi voler lavare con cui nei decenni passati venivia la catastrofe ecologica in cui va visto il futuro: niente città versa l'umanità. pulite, dalle strutture a misura Nel melting pot di lingue, cultu- d'uomo, con la scienza e la tecre e razze che compone la so- nologia messe al suo servizio cietà del futuro si muove Rick per migliorarne l'esistenza; anzi, a parte le macchine volanti, Deckard, poliziotto dell'unità che finalmente riusciamo a veBlade Runner richiamato in ser- dere su schermo, qui abbiamo vizio suo malgrado per ritirare 4 sovrappopolazione, inquinamen"lavori in pelle", come li chiama to, solitudine. Il futuro è un poil suo capo; e cioè androidi re- sto ostile e degradato, apparenplicanti le fattezze umane che temente senza speranza, dove

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CINEMA FANTASCIENZA

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CINEMA FANTASCIENZA

l'uomo sembra non essere stato in grado di costruirsi un domani migliore.

Unica eccezione fa la sequenza dei titoli di coda della versione uscita al cinema, che mostra un volo su vallate dalla natura incontaminata, in una sorta di redenzione finale che utilizza riprese inutilizzate dalla scena iniziale di "Shining".

Mai come in questo caso è obbligatorio soffermarsi sulle varie versioni in circolazione del film: infatti anche se alla sua uscita venne ben accolto, Blade Runner è stato acclamato solo con il passare degli anni, e più precisamente dall'uscita della sua versione "Director's Cut".

Togliendo la voce narrante, questa versione uscita un decennio dopo offre infatti una visione più ostica del film, ma contenendo una scena di pochi secondi in cui il protagonista sogna un unicor-

no, ne ribalta totalmente la storia, e cancella il finale happy ending che all'epoca venne imposto dalla major contro la volontà del regista. Chi non ha mai visto il film passi pure al prossimo capoverso per evitare spoiler, perché in questo caso Deckard diverrebbe egli stesso un replicante, aumentando a dismisura lo spessore della pellicola.

Proprio a causa della versione arrivata nei cinema, i detrattori della prima ora l'hanno bollato per anni come un pretenzioso film americano dalla discreta fotografia, ma è veramente tutto qui?

Regalatevi una visione del "Final Cut" del 2007, rivisto nelle volontà dal regista (come speriamo sia il seguito da pochissimo ufficializzato), e mentre godete dell'alta risoluzione, cercate nelle pause di silenzio tra i dialoghi, e scoprirete l'intenzione di andare 27

CINEMA FANTASCIENZA

oltre regole del business per ricercare un dubbio che si rivelerà incolmabile. Provate a riconoscere la poesia Zen nello sfregare due bacchette di legno prima di ingoiare dello sporco sushi da strada e capirete. Calatevi nel protagonista e chiedetevi cosa cerca veramente un poliziotto cinico come Deckard e quali risposte può ottenere da un mondo che sembra solo in grado di amplificare la confusione.

Una Los Angeles retrotecnologica dalle luci di pubblicità giganti, impermeabili bagnati, ambienti in penombra colmi di fumo di sigaro, e frasi epiche divenute poi talmente famose da essere citate ormai oltre lo sproposito, probabilmente arrivate anche nei baci Perugina.

In questo il film si inserisce di diritto nel filone noir, dal quale attinge a piene mani in tematiche come le indagini poliziesche, la femme fatale, e il protagonista a suo modo antieroe, o comunque asociale.

Ma lo sviluppo di un progetto così importante non poteva che portare a scelte audaci anche sul comparto audio, come quella di prediligere le timbriche di oscillatori analogici rispetto ai suoni di un'orchestra. Occorreva quindi qualcuno che s'intendesse di musica elettronica: Vangelis. Ed è così che i presagi sonori prodotti da sintetizzatori (tra cui il famoso Yamaha CS-80) e accompagnati da strumenti acu-

stici (sax, gong, campanelli, percussioni) si fondono con la storia, aumentando il senso di profondità spaziale ed esteriorizzando le emozioni provate dal protagonista. La traccia audio si lega così saldamente alle immagini che assume un ruolo narrativo fondamentale ed indissolubile. Melodica e oscura, potente e seducente, l'evocativa soundtrack di Blade Runner è ancora oggi considerata una pietra miliare della musica elettronica.

E se cose come la globalizzazione culturale, l'intelligenza artificiale e l'inquinamento vi appaiano familiari, prendete atto che era già stato tutto scritto e memorizzato su un supporto analogico di oltre trent'anni anni fa': la fantascienza crea mondi, oppure li predice.

Ma non preoccupatevi, il futuro non sarà così buio.

La chiave è nel surrealismo attraverso il quale gli autori sembrano volerci rassicurare che hanno voluto solo scherzare e ci ricordano che pur sempre di finzione si tratta.

Se le macchine avessero consapevolezza, cosa ci renderebbe unici? Nel caso aveste dubbi su voi stessi sottoponetevi al Voight-Kampff; è un test indolore e se avete necessità potete anche fumare. Scoprirete allora che la consapevolezza è solo un'illusione e che replicanti forse lo siamo tutti.

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CINEMA FANTASCIENZA

Scene tratte dal film

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CINEMA FANTASCIENZA

Polvere di Retrogaming Scuserete questa temporanea intromissione in un altro genere, ma era impossibile non citare questo gioiello videoludico di quasi vent'anni fa, unica vera e propria espansione autorizzata dell'universo creato dal film.

Nel lontano 1997 infatti, la Westwood Studios dilapidó un capitale pur di ottenerne i diritti, cosa che infatti gli costò l'esclusione della figura di Harrison Ford dai 4 cd del gioco.

Nulla tolse però a quello che più ci si aspettava venisse ricreato: l'atmosfera. Muoversi come giocatore nella Los Angeles del 2019 non aveva veramente prezzo, anche solo per ascoltare il crepitio della pioggia esplorando una location, o interagire con i personaggi di quel mondo totalmente doppiati in Italiano, così come poter vedere la storia evolversi in 6 differenti finali tutti in computer grafica.

Ma fu comunque un evento per l'epoca, sia per le fattezze tecniche (erano da poco uscite le prime schede grafiche accelerate e le DirectX 5), sia perché rimane come uno degli ultimi esempi di avventura grafica, genere che seppur contribuì a creare il concetto stesso di videogiochi sul pc, è andato poi perdendosi come lacrime nella pioggia.

Articolo di Nexus 6 30

STORIA DELL’ASTRONOMIA

Storia delle Costellazioni Occidentali di Simone Lentini

Una costellazione è un insieme assolutamente arbitrario di più stelle, poste a distanze diverse l'una dall'altra. Chiunque, secondo la propria cultura, credo, fantasia, può raggruppare un dato gruppo di stelle e creare una costellazione.

Il concetto che sta dietro è quello della pareidolia; il termine deriva dal greco pará, “simile” ed eídōlon, “immagine” ed indica il processo psicologico che ci porta a vedere animali e figure fantastiche in oggetti naturali. Alla stessa maniera un dato gruppo di stelle può ricordare questo o quell'animale, il dato personaggio di una storia che abbiamo imparato da bambini ed a cui siamo legati. Ma chi creò, per primo, le costellazioni?

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STORIA DELL’ASTRONOMIA Cieli antichi Gli aborigeni australiani possono vantare storie e miti che si estendono indietro nel tempo, almeno fino a quarantamila anni fa; le loro tradizioni astronomiche sono molto antiche se non, forse, le più antiche sul pianeta.

La figura più caratteristica dell'intera astronomia aborigena (Molto variegata a causa della grande estensione del territorio australiano) è l' Emù Celeste, una figura costituita da nubi oscure di polvere che solcano la sezione della Via Lattea da Aquila sino Crux. Nel Kuringai National Park, a nord di Sidney, si rinviene un'incisione, sul pavimento roccioso, che rappresenta tale figura. Nelle sere autunnali l'Emù si erge proprio sopra l'incisione, giusto all'epoca della raccolta delle uova di Emù.

Costellazioni antiche Le prime possibili tracce di costellazioni risalgono alla Mesopotamia, intorno al 3200 a.C; si parla di sigilli di terracotta che recano i primi segni di un culto del cielo. Esso si sviluppa a Babilonia, dal 1350 a.C. Gli astri, soprattutto i pianeti, vengono adorati come divinità. I sacerdoti, dall'alto dei loro templi piramidali, le famose Ziggurrat, creano le prime costellazioni perché li aiutino scandire gli

eventi sacrali il loro levare. Le prime costellazioni compaiono anche nei campi arati ed in particolare nelle pietre di confine; stavolta sono usate come calendario agricolo. Tavolette babilonesi, risalenti al 1100 a.C., costituiscono veri e propri cataloghi di costellazioni, il più famoso dei quali, preservato in tavolette del VII secolo a.C., è il MULAPIN. Tale catalogo elenca diverse costellazioni, la prima delle quali è costituita dall’asterismo Triangulum-gamma Andromedae da cui la lista prende il nome. Le tavolette del MULAPIN sono due ed ognuna riporta notizie diverse. La prima elenca le costellazioni ripartite in tre diverse regioni del Cielo, assimilabili alle regioni boreale, equatoriale ed australe; a queste si aggiungono liste di varie stelle ordinate per levata oltre ad una lista delle costellazioni sul tracciato della Luna, le antesignane dello Zodiaco, superiori in numero alle attuali dodici. Tra le costellazioni antesignane delle attuali si notano, per esempio, il Grande Carro, il Serpente (Hydra), il Cane Pazzo (Lupus), I piatti della Bilancia (Libra) e il Re ovvero alfa Leonis. La seconda tavoletta è un compendio delle conoscenze astronomiche dell’epoca. Queste costellazioni passeranno ai Greci, tramite Eudosso di Cnido nel IV, e quindi agli Arabi. L’articolo di J. Rogers, “Origins of Constellations”, prende in considerazione l’origine delle costellazioni classiche a 32

STORIA DELL’ASTRONOMIA

Fig 1: il petroglifo dell’Emù celeste nel Kuringai Park.

Credit: Barnaby Norris,

Fig 2: la sezione meridionale della Via Lattea. Le nubi di polvere da Aquila Crux formano il corpo di un Emù

Fig 3: sigilli di terracotta babilonesi che rappresentano, da sinistra a destra, Giove, Capricorn e l’antesignano di Sagittarius. Si nota già il centauro arciere, seppure dotato di ali, due code di cui una di scorpione, due teste di cui una di animale. Scorpius giace giusto sotto le zampe. Credit: J. Rogers, “Origins of Constellations: Mesopotamian traditions”.

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STORIA DELL’ASTRONOMIA

“Compendio Matematico”, sarà noto più tardi come Megálē Sýntaxis “Grande Compendio” e quindi come Megístē, “Grandissimo”.

Il trattato viene ereditato dalla Da Tolomeo ad al-Sufī cultura araba che lo traslittererà posizione e secondo il suo con il nome di al-Maǧisṭiyy; da splendore. Per ogni costellazio- tale nome deriva quello attuale ne, descrive le stelle che sono di Almagesto. nella figura della costellazione (formatae in latino) e quelle che Il persiano al-Sufī (Ray, 903 – sono al di fuori della forma della Shiraz, 986), raccoglie, alla costellazione (informatae in lati- stregua di Tolomeo, le conono). È curioso come Tolomeo scenze astronomiche del mondo tratti le informatae di Aquila co- arabo. Nel suo testo, le “Stelle me fossero una costellazione a Fisse”, confluiscono sia le coparte, una sorta di “sezione” di stellazioni dei beduini della peAquila: è la famosa Antinous nisola arabica, che le conoscen(Antinoo), dedicata dall’impera- ze degli scolari arabi di Baghtore Adriano nel 132 al ragazzo dad. Egli pubblica delle cartine di cui era innamorato e che si dove ogni stella è accompagnanarra, morì affogato nel Nilo. ta dal nome e da una lettera Antinous continuerà ad apparire dell'alfabeto arabo. Alcuni nomi negli atlanti come sezione di stellari sono relativi alla cultura Aquila e mai come costellazione araba, altri ricalcano il nome a parte. Analogo discorso si po- greco della stella.

Nuove costellazioni trebbe fare per Phaethon (Fetonte), che costituisce una sezione di Eridanus (l’Eridano); Già dopo la morte di Tolomeo, questa costellazione apparirà di qualcuno prova ad aggiungere tanto in tanto in qualche raffigu- nuove costellazioni. È l’imperarazione medievale, tra i flutti di tore Adriano Eridanus, ma di fatto non costi- Con l'apertura delle rotte verso tuirà mai una costellazione a nuovi mondi, si aprono anche i cieli del sud, mai visti da occhio parte.

Tutto questo viene elencato nel occidentale. Cieli vergini, dove VI e VII libro del trattato di To- le stelle attendono solo di esselomeo; lo scritto, un compendio re raggruppate in forme mitiche della matematica del secolo no- e fantastiche. Nel 1603 il tedeBayer pubblica l' to dapprima con il nome di Ma- sco “Uranografia”, il primo atlante thēmatikḕ Sýntaxis, delle costellazioni. a partire dal Medio Oriente ed espone bene la diffusione delle conoscenze astronomiche a partire da questa regione.

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Fig. 4: una raffigurazione araba dell’Orsa Minore tratta da una copia delle “Stelle Fisse” di al-Sufī.

Fig. 5: Antinous come parte di Aquila.

Fig. 6: Phaethon tra i flutti di Eridanus, come appare in una raffigurazione del Poeticon Astronocon di Igino.

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Egli lista le quarantotto costellazioni di Tolomeo; le stelle prendono nomi importati dal mondo arabo, nomi che, come già detto, o hanno le loro radici nelle terre orientali, o sono traduzione di nomi greci più antichi.

Bayer introduce un nuovo sistema per denominare le stelle, in uso ancora oggi. Ogni stella è indicata con una lettera dell'alfabeto greco seguito a ruota dal nome latino della costellazione al caso genitivo. Per cui alfa Ursae Minoris è la Polare, alfa Scorpii è Antares e così via. Finito l'alfabeto greco, si passa a quello latino, per cui R Lyrae, T Tauri e così via; terminate le lettere dell'alfabeto latino si passa ad indicare le stelle con una doppia lettera: AA, AB, AC... Un esempio di quest'ultima è VV Cephei, la stella più grande della Galassia.

I cieli vergini del sud sono un richiamo troppo ghiotto per Bayer. Non si limita ad introdurre i nomi e la sua nomenclatura nell'Uranografia, ma ad aggiungere nuove costellazioni.

La mossa del tedesco è solo l'inizio di una pratica comune nei secoli a venire. Dal 1600 in poi ogni autore di atlante celeste aggiungerà nuove costellazioni, chi per diletto, chi per glorificare il regnante di turno. Non solo, al grido di “Mors tua, vita mea”, elimina le costellazioni di autori precedenti.

Il risultato è un vero e proprio caos di costellazioni che esistono solo nell'atlante di un determinato autore, per poi sparire negli atlanti successivi.

Nel 1750 l’abate Lacaille, oltre ad aggiungere nuove costellazioni ancora oggi usate, smembra una delle costellazioni tolemaiche. Poiché troppo estesa, occupando 1888 gradi quadrati, Argo Navis viene divisa in Carina, Puppis, Vela ed Pyxis, quest’ultima creata con le stelle dell’albero della vecchia Argo Navis.

Lo scempio celeste di creazione e distruzione di costellazioni moderne continua in modo indecoroso. Vengono create costellazioni come Fornax (il Fornello Chimico), Antlia (la Pompa Pneumatica), Horologium (l’Orologio), Sculptor (lo Studio dello Scultore), Pictor (Cavalletto del Pittore) ed altre costellazioni che elogiano il progresso della tecnica.

La bellezza dei miti delle costellazioni tolemaiche stride con la fredda razionalità dell'epoca moderna; qualcuno, invece, preferisce rimanere in ambiti più naturali. Le Monnier crea, per esempio, Rangifer (la Renna, nei pressi della Polare) e sotto Libra pone Turdus Solitarius (il Tordo Solitario) evoluto poi in Noctua, (la Civetta); Lalande, appassionato di gatti, crea Felis (il Gatto), mentre Hill giunge a creare persino Aranea (il Ragno), anche se in realtà si 36

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tratta di un opilione. Qualche costellazione viene creata per elogiare ora questo o quel regnante: è il caso di Robur Carolinum con cui Halley ricorda la quercia in cui Carlo II si nascose dalle truppe di Cromwell alla battaglia di Worcester (1651); ancora Scutum Sobiescianum, creata in onore di Sobiesky dopo l’assedio di Vienna da parte degli ottomani (11 settebre 1693), battaglia in cui i cristiani vinsero grazie alla guida esperta del re polacco Jan III Sobieski; curioso è il caso di Custos Messium (il Guardiano delle Messi), creata da Lalande ad onorare Messier. Nella folle gara per la sopravvivenza delle nuove costellazioni, Julius Schiller ha la bella idea di fare di meglio.

In una vera e propria catastrofe stravolge totalmente le costellazioni, tolemaiche e nuove, per ricreare da zero un cielo cristiano, fatto di apostoli, santi ed arche di Noè (Argo Navis) e fiumi sacri. È così che Taurus diventa S. Andrea.

L’opera di Schiller non fa presa e rimane una semplice curiosità. Il processo di creazione e distruzione di nuove costellazioni attraverso pubblicazioni di vari atlanti, giunge a termine con il 1930, quando l’Unione Astronomica Internazionale dichiara

standard ottantotto costellazioni, ognuna relegata in confini: nascono così le attuali costellazioni, quarantotto delle quali sono le tolemaiche, in realtà già originatesi in Mesopotamia mille anni prima di Tolomeo.

Cieli diversi Le costellazioni sono totalmente diverse a seconda della cultura.

Se il cielo occidentale è figlio della Mesopotamia in prima istanza (Sebbene sia stato elaborato in Grecia ed in Medio Oriente), in Cina la solfa cambia.

Le costellazioni perdono ogni connotato mitico per rivestire un ruolo più “pratico”. Rappresentano non creature fantastiche, quanto personaggi della vita quotidiana, se non luoghi ed oggetti di tutti i giorni. Fanno eccezione solo alcune stelle, la Polare in primis: questa è denominata “Imperatore di Giada”, dal nome del mitologico sovrano dell'aldilà cinese. Ma per il resto sono assolutamente stelle prive di ogni aura mitica e fantastica.

Ogni stella è individuata con un numero, tecnica usata anche da Flamsteed, a Londra. Solo poche stelle hanno nomi propri, ma sono più rarità che la norma. Si tratta di stelle luminosissime che rivestono un ruolo di portafortuna.

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STORIA DELL’ASTRONOMIA

Fig. 7: Turdus Solitarius di Le Monnier: si trovava alla fine di Hydra,

Fig. 9: Perseus nel cielo di Schiller diventa San Paolo.

Fig. 8: Noctua di Le Monnier. giusto sotto i piatti di Libra.

Fig. 10: Pegasus ovvero l’arcangelo Gabriele

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Alcuni esempi di costellazioni cinesi sono il Pozzo, il Salice, il Fantasma od, ancora, la Muraglia del Mercato Celeste e l'Accampamento.

Nel Pacifico, ben lontano dalle terre europee ed arabe, ben lontano dalla Cina, persi nelle acque e nelle correnti, i popoli polinesiani hanno saputo fare del cielo uno strumento preziosissimo. Le stelle sono divenute amiche da saper sfruttare per tracciare rotte sicure per isole lontanissime. La cultura del “wayfinding”, per citare un termine locale, è stata portata alla ribalta da Nainoa Thompson, che ha organizzato il cielo stellato in “linee” atte, con le loro stelle, a segnare e tracciare la via. In tutto questo i nomi delle stelle sono rimasti comunque evocativi, tanto quanto le costellazioni che costituiscono le “linee” di Thomson.

Per citare un esempio, le tre stelle più luminose dell'Estate, Deneb, Vega ed Altair, sono raggruppate in un triangolo, il “Triangolo del Navigatore”. Le tre stelle, che avevano nomi propri, oggi sono chiamati con i nomi di Hawaiki, Rapanui e Aotearoa, i nomi polinesiani delle Hawai'i, Isola di Pasqua e Nuova Zelanda. Lo Scorpione è chiamato “Amo di Maui”. Orione è la “Culla del Gatto”, così come

Sirio è A'a ovvero “L'ardente”.

Un solo cielo, mille costellazioni La storia delle costellazioni è ben lunga: iniziata prima del I millennio a.C. le costellazioni nate in Mesopotamia diffondono nelle regioni circostanti, portando alle quarantotto costellazioni tolemaiche in capo a mille anni.

Da qui, con le esplorazioni, si aprono nuovi cieli e quindi nuove stelle da riunire in nuove costellazioni. Questo è un riassunto del cielo così come gli occidentali lo hanno forgiato secondo la loro cultura, che ben si evidenzia in costellazioni moderne quali Antlia, Fornax, Horologium ed altre. Ma le tolemaiche sono ben più antiche e ritraggono quella che era la cultura greca; non solo: esse mostrano tracce residue della loro origine mesopotamica.

Igino (64 a.C. – 17 d.C.), autore del Poeticon Astronomicon, si stupisce di Sagittarius, un centauro armato d’arco: è cosa risaputa che i centauri non hanno mai impugnato quel nobile strumento in quanto creature grezze e primitive. La spiegazione è presto detta: Sagittarius non è costellazione greca, ma mesopotamica, ritraendo Pabilsag, un alato centauro arciere, con due 39

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teste e due code, una delle qua- costellazioni ed i nomi delle li di scorpione. Nelle costellazio- stelle ne sono la prova lampanni attuali è nascosto molto e te. non solo nelle figure rappresentate. Anche i nomi delle stelle Articolo di non sono occidentali, ma di oriSimone Lentini gine araba e molti di tali nomi stellari non hanno nulla a che vedere con le costellazioni in cui si trovano. Non è un caso: quei nomi si riferiscono alle vecchie costellazioni che gli arabi ravvisavano tra le stelle. In altre parole i nomi delle stelle, alcuni per lo meno, sono nomi che parlano di antiche costellazioni arabe ora scomparse. Una tra tutte è gamma Andromedae, Alamak: il nome deriva da ˁanāqu l-ˁarḍi ed indica una bestia del deserto non ben definita, forse un caracal. Questo dice molto del Cielo stellato che osserviamo: esso non è altro che un libro che parla di cultura araba, mostra tracce residue della Costellazioni antiche Cinesi sua origine mesopotamica, oltre a parlare di miti greci.

Ma se andiamo in altri paesi, dove la cultura occidentale non ha messo piede, almeno dal punto di vista astronomico, scopriamo altre costellazioni completamente diverse. Cina ed Hawai’i sono solo un esempio. Il Cielo è un riflesso delle mille culture dell’uomo, come mi piace molte volte affermare. E le 40

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Il CSA, Centro Studi Astronomici, è un’associazione culturale – scientifica avente il solo scopo, senza fini di lucro, dello studio delle scienze astronomiche e della loro divulgazione, alla promozione ed alla diffusione della cultura e delle conoscenze scientifiche in generale e di assolvere alla funzione sociale di maturazione e crescita umana e civile.

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Particolare lunare del13/07/2016 di Francesca Abate Camera QHY su Konus Motor 130 con FireCapture Frame ottenuto da video tramite programma Registax Rielaborazione grafica con programma Pic Monkey

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