Rivista 13 - 2016

Page 1

POLVERE DI STELLE RIVISTA DI ASTRONOMIA, RADIOASTRONOMIA E CQ CQ N°13—2016

ASTRONOMIA “Il destino del Sole”

RADIOASTRONOMIA “Kenwood, radio o telescopio?” “Il buio dell’Universo”

ASTRONOMIA

CINEMA FANTASCIENZA

“Ossigeno ma niente vita”

“Alien”

CQ CQ “Le SHF ”


editoriale a cura di Polvere di Stelle Blog nasce nel 2013 da un’idea di Francesca Abate, blogger e appassionata di astronomia e ufologia. L’anno seguente viene creato anche il Forum sulla piattaforma Freeforumzone e un gruppo Facebook. Con il tempo il blog si arricchisce di contenuti, dedicando anche la rubrica del CQ Cq, curata dal moderatore del gruppo Fb, Daniele Giaccari. Il 2015 segna l’inizio degli eventi di natura astronomica sul territorio di Roma in collaborazione con l’astrofisico Prof. Fabrizio Albani, con Accademia delle Stelle in qualità del Prof. Paolo Colona e con i membri dell’Osservatorio Astronomico di Gorga e l’Associazione Culturale Vega. Nel 2016 nasce finalmente il progetto editoriale “Polvere di Stelle”, una rivista digitale e gratuita dedicata all’astronomia, all’astrofotografia, al CQ CQ e all’ufologia, affrontata però con il giusto spirito critico e razionale, una visione che va controcorrente rispetto al sensazionalismo tipico di molti ambienti ufologici nazionali e internazionali. Francesca Abate

BLOG http://polveredistelleunosguardoalcielo.blogspot.com FORUM http://polveredistelleforum.freeforumzone.com/ FACEBOOK https://www.facebook.com/groups/polveredistelleunosguardoalcielo/?fref=ts TWITTER https://twitter.com/polvdistelle EMAIL polveredistelleblog@gmail.com

Astronomia

Radio Astronomia

CQ CQ

Stelle di Videogames

Fabio Mortari Francesca Abate Giovanni Lorusso Barbara Bubbi

Giovanni Lorusso

Daniele Giaccari

Il Gatto Jones

Ufologia

Astrofotografia

Eventi

Cinema Fantascienza

Francesca Abate Alessandro Novelli Tiziano Farinacci

Francesca Abate Fabio Mortari Daniele Impellizzeri

Francesca Abate

Il Gatto Jones

2


sommario 04

07

11

21

14

26

29 LE SHF

ALIEN

04 di Daniele Giaccari

21 di Il gatto Jones

IL DESTINO DEL SOLE

07 di Francesca Abate OSSIGENO MA NIENTE VITA

11 di Barbara Bubbi su gentile concessione di Accademia delle Stelle

KENWOOD, RADIO O TELESCOPIO?

14 di Giovanni Lorusso

ALIEN ISOLATION

26 di Il Gatto Jones

IL BUIO DELL’UNIVERSO

29 di Giovanni Lorusso

EVENTI

35 Rubrica curata da Francesca Abate 3


CQ CQ — RADIOAMATORI

Le SHF di Daniele Giaccari

Le SHF, da "Super high frequency" (frequenza super alta), sono radiofrequenze nell'intervallo che va da 3 GHz a 30 GHz. Anche conosciuta come "banda centimetrica" o "onde centimetriche", dal momento che le lunghezze d'onda vanno da dieci a un centimetro. 4


CQ CQ—RADIOAMATORI

Come per le UHF, queste onde si propagano in linea retta e basta poco per bloccare il loro cammino. Poi dipende anche da dove si trasmette, perchè se per esempio saliamo su una montagna, si può fare anche qualche centinaio di chilometri… Hanno una forte degradazione del segnale per attenuazione e per cause atmosferiche (vengono riflesse dalle gocce di pioggia). Inoltre subiscono forti perdite di penetrazione, in particolare attorno a pareti ed edifici. Per questi motivi, queste bande di frequenze sono le bande meno usate per comunicazioni terrestri. Il vantaggio delle onde in queste bande è che permettono larghezze di banda di vari MHz, necessarie per le comunicazioni digitali ad alta velocità (fino ad 1 Gigabit al secondo). Queste frequenze sono usate per dispositivi a microonde, WLAN, ponti radio terrestri, comunicazioni satellitari e radar.

Rappresentazione grafica che spiega come funziona il “rain scatter”

Anche qui, non mancano le frequenze destinate all'uso radioamatoriale, infatti ne troviamo tre: -"banda dei 5 centimetri" (5650 - 5850 MHz) -"banda dei 3 centimetri" (10300 - 10500 MHz) -"banda degli 1,5 centimetri" (24000 - 24050 MHz) 5


CQ CQ—RADIOAMATORI

La banda dei 5 cm non è molto sfruttata, mentre sui 3 cm sono state di recente scoperte delle modalità di propagazione molto interessanti, come il "rain scatter", ovvero la diffusione del segnale da parte delle perturbazioni atmosferiche. Alcuni radioamatori italiani a sud delle Alpi, fanno varie sperimentazioni, effettuando dei collegamenti radio con altri radioamatori dell'Europa centrale (al nord o al nord/est delle Alpi), con distanze che possono raggiungere i 500 km ed oltre, cosa impensabile fino a pochi anni fa in questa banda. Anche sui 24 GHz (24000 MHz), si fanno interessanti esperimenti di propagazione. Articolo di Daniele Giaccari

6


ASTRONOMIA IN PILLOLE

Il destino del Sole di Francesca Abate

7


ASTRONOMIA IN PILLOLE Ogni corpo celeste presente nel vasto universo visibile è figlio dell'evolversi dello stesso in un importante lasso temporale che lascia spazio a un universo di possibilità. Questa macchina perfetta ha fatto sì che, nei miliardi di anni che hanno seguito il Big Bang, corpi celesti prendessero forma e vita. Gli astri sono di per sé l'opera d'arte più eccelsa che l'Universo possa mai concedere allo sguardo di ogni essere vivente. Nel nostro piccolo pianeta, una miriade di occhi umani inneggiano ad albe aggraziate e ricche di colori, godendo dell'attività vivace di una stella di medie dimensioni definita Sole, un astro senza il quale la vita su questo pianeta non avrebbe mai potuto prendere piede né continuare per tutto questo tempo. Nulla è immortale in questo universo sicché ogni corpo segue involontariamente il processo di morte e rinascita, così come tutte le cose animate, anche una stella segue l'iter della nascita e della fine, più o meno silenziosa, un ritorno all'essenziale, alla sostanza primordiale definita come polvere di stelle. Il presente del Sole gode di un delicato equilibrio tra forza gravitazionale, che tenderebbe di per sé a far collassare tutto il sistema, e le reazioni di fusione termonucleari che, al contrario, porterebbero ad un'espansione dell'astro nel cosmo. Un equilibrio precario e deciso

dall'elemento idrogeno presente all'interno del nucleo e che persiste da quasi 5 miliardi di anni. Questo equilibrio, che dura sino all’esaurimento dell’idrogeno all’interno del nucleo, persiste nel nostro Sole da più di 4 miliardi di anni e continuerà per un periodo altrettanto lungo. Sarà il suo esaurimento ad innescare una serie di processi che porteranno la stella verso una fine inevitabile e disastrosa per l'intero sistema solare, un destino che si esprime in maniera diversa a seconda della massa iniziale della stella stessa. Quel che accadrà dipende tuttavia dalla forza chiamata gravità che, non essendo quindi più bilanciata dalle reazioni nucleari, prenderà il sopravvento innescando una prima reazione nel nucleo che si contrarrà generando calore prima e facendo sì che gli strati di idrogeno sovrastanti si espandano provocando un aumento tale del raggio solare da riuscire a toccare l'orbita dei pianeta Mercurio e Venere. Il destino della nostra Terra sarà anch'esso inevitabilmente segnato dalla vicinanza con il Sole, divenuto ormai una gigante rossa, che renderà impossibile la vita provocando la morte di tutti gli esseri viventi. In questa fase inoltre il Sole, avendo perso parte della sua massa, diminuirà la sua forza di attrazione sulla Terra che, in conseguenza, si allontanerà, descrivendo un’orbita più ampia. 8


ASTRONOMIA IN PILLOLE

9


ASTRONOMIA IN PILLOLE

L'aumento improvviso della temperatura del Sole provocherà poi nell'ormai nucleo collassato e nella sua parte più interna, la fusione dell'elio nell'elemento carbonio. Sarà questa ultimo avvenimento a far contrarre nuovamente il Sole che terminerà il suo ciclo vitale in una nana bianca dapprima, un corpo celeste si stima con diametro di 15000 km ( molto più piccolo di come appare oggi il disco solare ma 10 volte più caldo rispetto ad ora) molto denso che brilla esclusivamente grazie al calore emanato dalla superficie caldissima e infine una nebulosa planetaria, ossia l'alone di gas espansi che brillano nel cosmo grazie a meccanismi di eccitazione-riemissione provocati da fotoni emessi dalla stella centrale. E' arduo in termini di accettazione oggi immaginare la stella che ci ha donato la vita, divenire un giorno una nana bianca vagante nello spazio volta a disperde gli elementi che un tempo la componevano.

Forse sarà una sonda spaziale, inviata molto tempo prima dagli abitanti del pianeta Terra, a giungere così lontano e in prossimità di qualche sistema planetario abitato da esseri senzienti, a raccontare l’esistenza di un piccolo sistema solare, nei pressi della periferia della galassia, abitato anch’esso da una specie desiderosa di raccontarsi e di lasciare comunque un’impronta di sé in un così vasto universo.

Articolo di Francesca Abate

10


ASTRONOMIA

Ossigeno ma niente vita Tradotto da Barbara Bubbi Per gentile concessione di Accademia delle Stelle

L’esopianeta roccioso GJ 1132b, scoperto lo scorso anno e situato a soli 39 anni luce dalla Terra, potrebbe avere un’atmosfera contenente ossigeno, nonostante abbia una temperatura cocente di circa 230 gradi. Ma la nuova ricerca suggerisce che la vita non avrebbe comunque potuto svilupparsi. 11


ASTRONOMIA La ricercatrice Laura Schaefer (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics) ed i suoi colleghi hanno esaminato cosa sarebbe accaduto a GJ 1132b nel tempo se ai suoi albori avesse avuto un’atmosfera umida, ricca di vapore acqueo. Orbita così vicino alla sua stella, ad una distanza di soli 2,2 milioni di chilometri, da essere sommerso da radiazione ultravioletta, in grado di scindere le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno, entrambi i quali possono in seguito disperdersi nello spazio. Tuttavia, poiché l’idrogeno è più leggero, se ne va più velocemente rispetto all’ossigeno. “Sui pianeti più freddi, l’ossigeno potrebbe essere un segno di abitabilità, ma su un pianeta caldo come GJ 1132b, è un segno dell’esatto contrario, un pianeta “cotto” e sterilizzato”, ha detto Schaefer. A causa della presenza del vapor d’acqua e del calore intenso dovuto alla vicinanza della stella, il pianeta soffrirebbe di un notevole effetto serra. Come risultato, la superficie potrebbe rimanere fusa per milioni di anni. Questo “oceano di magma” potrebbe interagire con l’atmosfera, assorbendo parte dell’ossigeno, circa un decimo, secondo il modello. Una gran quantità

del restante 90 per cento di ossigeno residuo si disperderebbe nello spazio, ma una parte potrebbe anche rimanere in superficie. “Questo pianeta potrebbe rappresentare la prima volta che rileviamo ossigeno su un pianeta roccioso esterno al Sistema Solare”, ha detto il coautore Robin Wordsworth. I telescopi di nuova generazione come il Giant Magellan Telescope e James Webb Space Telescope potrebbero essere in grado di verificare questa ipotesi e rilevare tracce di ossigeno. Il modello può essere di aiuto agli scienziati nel risolvere il mistero di come Venere si sia evoluto nel corso del tempo. Il pianeta Venere potrebbe essersi formato con una quantità di acqua paragonabile a quella della Terra, eppure mostra deboli tracce della presenza di ossigeno. Schaefer prevede che il modello fornirà informazioni anche su altri esopianeti rocciosi. Ad esempio, il sistema TRAPPIST-1 contiene tre pianeti che potrebbero trovarsi nella zona abitabile. Dal momento che sono più freddi di GJ 1132b, hanno una migliore possibilità di trattenere un’atmosfera compatibile con la presenza di vita. 12


ASTRONOMIA

Rappresentazioni grafiche dell’esopianeta roccioso GJ 1132b

13


RADIOASTRONOMIA

Kenwood, radio o telescopio? di Giovanni Lorusso

Amletica domanda: … radio o telescopio? Questo è il problema! In verità Amleto, formulando questa domanda, soleva tenere tra le mani un teschio e non certo un apparecchio radio o un telescopio. 14


RADIOASTRONOMIA “Saranno davvero tanti i lettori a domandarsi se la prestigiosa casa Kenwood fabbricasse anche strumenti astronomici.” Tuttavia sono certo che saranno davvero tanti i lettori a domandarsi se la prestigiosa casa Kenwood fabbricasse anche strumenti astronomici. Ordunque, io ho messo la pulce nell'orecchio, adesso però sveliamo l'arcano e restituiamo il teschio ad Amleto affinché lui possa continuare a recitare la tragica vicenda scritta da William Shakespeare ai primi del 600. Parliamo invece di un osservatorio astronomico: il Kenwood Observatory, che fu l'osservatorio astronomico personale di George Hale, astronomo statunitense. George Ellery Hale realizzò l'osservatorio presso la casa di famiglia, aiutato economicamente da suo padre, ed al quale diede il nome Kenwood, in quanto ubicato proprio nel quartiere di Kenwood di Chicago. Dotato di un telescopio rifrattore di 12” ed affiancato ad uno spettroeliografo, dedicò buona parte della sua vita all'osservazione solare; tanto che, a soli 14 anni, riuscì ad osservare il transito di Venere sul Sole. Un risultato eccellente per la sua giovane età!

E, sebbene autodidatta, Hale entrò al prestigioso Massachusset Institute of Tecnology di Boston a soli 18 anni, dove, nel 1890, si laureò in Matematica, Fisica e Chimica. Proprio dal suo osservatorio, nel 1892, riuscì a fotografare le protuberanze solari sul disco e sulla corona del Sole, nella riga dell'Idrogeno (Fig.1) e nella riga del Calcio (Fig.2); richiamando l'attenzione della comunità astronomica di quel periodo. A seguito della richiesta del Rettore Magnifico dell'Università di Chicago, Mr. W.R. Harper, nel 1897 Hale donò tutta l'attrezzatura del Kenwood all'università; e nello stesso anno fondò l'osservatorio astronomico di Yerkes. Così tutti gli strumenti del Kenwood furono spostati in questa nuova

15


RADIOASTRONOMIA sede, Nell'anno 1904 fondò l'osservatorio astronomico di Monte Wilson che diresse fino al 1923, potenziandolo con un telescopio di 2,5metri di diametro di apertura. Nel 1908 scoprì i campi magnetici delle Macchie Solari e la loro inversione di polarità all'inizio di ogni Ciclo Solare (Fig.3) riconosciuta dalla comunità scientifica come la Legge di Hale. Sempre Hale, nel 1948 progettò l'enorme telescopio di cinque metri di Monte Palomar. Ma conosciamo meglio questo genio: George Ellery Hale era nato a Chicago - Illinois il 29 Giugno 1868 (Fig.5) e per gli alti meriti scientifici gli furono assegnate la Bruce Medal e la Copley Medal, nonché un Asteroide ed un cratere di Marte che portano il suo cognome. Precedentemente ho accennato alla Legge di Hale (un argomento che riguarda anche i radioamatori) vediamo come. E' bene chiarire innanzitutto cosa si intende per Legge di HALE applicata alla corona solare. Per cui occorre ricorrere all'analisi che permette di dare una paternità alle macchie; cioè la stessa che si applica per lo studio delle Coronal-Holes, cioè i buchi coronali e, in particolare, agli Strea-

mers Jet, che non vanno confusi con gli streamers che si osservano nella coronografia delle riprese di Lasco 1 e Lasco 2 del satellite solare SOHO (Solar and Heliospheric Observatory http://sohowww.nascom.nasa.gov/)

i quali si generano tra buchi coronali (Holes) di differente polarità. La direzione di questi Plasma-Jet della corona solare riflettono e influenzano la progressione di un ciclo solare da un minimo al minimo successivo; cioè dire, dall'inizio di un ciclo solare al successivo. In parole povere, l'argomento è il seguente: … sappiamo che il Sole ha un ciclo di attività undicennale, con un minimo ed un massimo di attività; e cioè: una Fase di Quiete all'inizio del 16


RADIOASTRONOMIA

17


RADIOASTRONOMIA ciclo, una Fase di Massima a metà del ciclo, per poi tornare ad una Fase di Quiete verso la fine del ciclo. Le fasi di attività si evincono con la presenza di fenomeni, quali ad esempio: le Protuberanze, le Macchie Solari, i Filamenti, i Brillamenti e, sopratutto, le Tempeste Solari, con l'emissione di Plasma, Particelle e Radio Blackout, i quali vanno ad incrementarsi nel corso del ciclo solare, per poi scemare verso la fine del ciclo. L'inizio di un nuovo ciclo si rileva attraverso l'inversione di polarità delle macchie solari. Questo è quanto scoprì George Hale nel 1908 (Fig.4). E ovvio che, con l'aumentare dei fenomeni solari, corrispondono buone o ottime condizioni di propagazione dei segnali radio sulla Ionosfera; in quanto, grazie alle emissioni di particelle solari, trasportate nel Vento Solare, le quali, a loro volta, interagiscono con i gas dell'atmosfera terrestre, creano le condizioni favorevoli per la riflessione dei segnali radio a lunga distanza. Per cui chi si voglia impegnare in questo genere di studio, si dovrà avvalere di un buon telescopio, munito di filtri solari, e di un buon radio ricevitore sintonizzato nella regione delle H.F. Ho già detto che già dall'adolescenza George Hale si

appassionò all'astronomia realizzando un telescopio con il quale osservava giornalmente l'attività solare studiandone i fenomeni. Poi, aiutato da suo padre, Hale progettò l'osservatorio astronomico Kenwood (Fig.5) i cui lavori terminarono nel 1888, equipaggiandolo con un telescopio rifrattore Clark di 12” di diametro ed affiancato da uno spettroeliografo, utile per fotografare il Sole. Foto, che pubblicava su varie riviste scientifiche, mettendo in evidenza il fenomeno delle Protuberanze della Corona Solare e le Macchie solari. Nel 1890/1891 il Kenwood Observatory fu ristrutturato realizzando anche una biblioteca, una camera oscura per lo sviluppo delle lastre fotografiche, un laboratorio di analisi delle immagini del Sole, una officina riparazione delle attrezzature ottiche, ed una sala equatoriale. E nel 1895 fondò l'Astrophisical Journal, una rivista di astrofisica ancora oggi la più letta dalla comunità scientifica. George Hellery Hale morì a Pasadena (California) il 21 Febbraio 1938, lasciando ai posteri una prestigiosa scoperta “La Legge di Hale”. 18


19


20


CINEMA FANTASCIENZA

Alien “Un superstite... Non offuscato da coscienza, rimorsi o illusioni di moralità.” di Il gatto Jones

21


CINEMA FANTASCIENZA Con questo terzo appuntamento della rubrica chiudiamo la "triade" comunemente accettata dei titoli più rappresentativi nell'ambito fantascientifico, che ci è sembrato doveroso analizzare prima di poterci avventurare in quelle pellicole che hanno proposto un certo tipo di fantascienza più alla rivista, cioè quella di tipo "spaziale". E quindi un altro film di Ridley Scott? Esattamente. Se può sembrare strano che lo stesso regista abbia firmato 2 dei 3 capisaldi della fantascienza, figuratevi se dicessimo che nelle sue intenzioni le due pellicole sarebbero ambientate nello stesso universo narrativo. Ma qui non ci occuperemo di rivelazioni per così dire “recenti”, bensì del film nella sua prima incarnazione del 1979. Le dissolvenze dei titoli iniziali ci portano nel vuoto dello spazio profondo, egregiamente colmato dalle note dissonanti del maestro Jerry Goldsmith, dove il cargo minerario Nostromo è sulla via del ritorno dal suo viaggio. Il fatto che la Nostromo trasporti petrolio, come si specifica nel libro tratto dal film, la dice lunga su quanto gli anni 70 abbiano cambiato la visione del futuro rispetto al decennio precedente, e ne abbiamo conferma conoscendo l’equipaggio mentre fa colazione. Battute di bassa lega, parolacce, sigarette: il concetto della colonizzazione dello spazio è cambiato, e siamo lontani dagli asettici e illuminati ambienti di

2001:Odissea nello Spazio, e anche dal personale che li frequentava. Si entra nel vivo della storia quando i componenti dell’equipaggio scoprono che il computer che comanda la nave, il MU/TH/ UR 6000 meglio noto come Mother, li ha risvegliati dal sonno criogenico causa un indecifrabile messaggio ricevuto da una sorgente radio sconosciuta. Bisogna andare a controllare, e l’equipaggio si troverà, non senza i relativi alterchi, ad atterrare su uno sconosciuto pianetino, e tute spaziali in spalla andare di persona fino alla fonte del segnale. Dopo la difficoltosa camminata nell’ostile e nebbiosa atmosfera del pianeta, gli si rivelerà agli occhi una scena sconvolgente: il relitto di un’astronave aliena giace sulla superficie. Sono i prodromi di un viaggio nell’incubo: mano a mano che gli astronauti scendono nelle angoscianti geometrie in cui è plasmata la nave, si comprende come il film peschi a piene mani dal genere horror, complici anche le scenografie di H.Giger, artista tedesco prestato al cinema da Scott proprio per proporre le sue allucinazioni di fusione tra carne e metallo. L'incontro stesso con le prime reliquie di una razza extraterrestre è tutt'altro che radioso: si percepisce che forse quello della nave aliena non sia stato propriamente un atterraggio volontario, ma la scoperta di una distesa di sinistre uova in quella 22


CINEMA FANTASCIENZA

23


CINEMA FANTASCIENZA

che sembra una stiva, prende il sopravvento sullo spaventato ma euforico equipaggio, soprattutto quando uno dei componenti intravede una forma organica all'interno di una di esse. L’uovo si schiude davanti al malcapitato e… si apre l'incubo. D’ora in poi la scena torna all'interno della Nostromo, dove il soggetto verrà riportato in fretta e furia con attaccato al viso un esemplare alieno tutt’altro che rassicurante, e che si rivelerà in tutta la sua macabra gestazione: uno xenomorfo alto 2 metri, con acido al posto del sangue e fattezze a dir poco terrificanti. Sperduti e soli nello spazio, i componenti dell’equipaggio si ritroveranno prede in una caccia all'uomo nella quale solo il primordiale fuoco sembra essere una pallida difesa. Anche se la trama all’epoca lo fece bollare come una “casa

stregata nello spazio”, Alien è molto di più, reggendo il passare degli anni in maniera invidiabile, e i cui fasti auguriamo anche al quinto capitolo della serie che a firma dello stesso regista arriverà nei cinema tra un anno. Tra gli elementi che lo consegnano all'immaginario collettivo c’è la fotografia volutamente oscura che ci incute paura dell’ignoto: lo spazio è un luogo dove si plasmano le peggiori angosce dell’uomo; l’infinito non è dove trovare la risposta o riporre le speranze del futuro, è un posto oscuro, e soprattutto ostile. La stessa nave spaziale diventa un luogo in cui guardarsi dagli angoli bui, ove la tecnologia non è alleata dell’uomo anche se sua invenzione: ne è riprova Ash stesso e il comportamento di Mother, che seguiranno alla lettera i dettami programmati dalla Compagnia, ente dedito al 24


CINEMA FANTASCIENZA

profitto che vedrà nella tragedia un modo per arricchirsi, metafora dell’ingordigia umana così come l'alieno lo è della nera creatura che potrebbe vivere all'interno di ognuno di noi. Se molto risuona di già sentito nella precedente recensione di Blade Runner, nelle due pellicole emerge un’evidente predilezione del regista per l'imperfezione. I dispositivi tecnologici sono spartani, rumorosi e con un aspetto quasi antifuturistico: non esiste monitor che sia immune da interferenze, le trasmissioni radio sono continuamente disturbate, in alcune aree della nave c’è vapore o persino acqua gocciolante, e LV426 si presenta come un pianeta tempestoso e inospitale. I personaggi vengono rappresentati da attori che non aspirano al massimo livello di bellezza estetica e spesso appaiono sporchi e sudati; tuttavia nei dialoghi, sembrano sempre dire ciò che direbbero realmente in una situazione del genere, e non quello che dovrebbero dire. Viene insomma rappresentata una realtà che, a differenza del cinema contemporaneo, risulta tutt'altro che idealizzata. La nostra ancestrale inquietudine per l'ignoto è la vera protagonista di questo film: quello che non sappiamo ci spaventa, e spesso ci induce ad immaginare circostanze fin troppo cata-

strofiche. Dall'interno della nostra piccola capsula di salvataggio proiettata nello spazio continuiamo dunque con la nostra ricerca dell'infinito, ma senza dimenticare che pretendere di conoscere il tutto è forse troppo; ma se siamo fortunati la compagnia ci trarrà in salvo. Rapporto finale del veicolo spaziale Nostromo, da parte del terzo ufficiale. Parla Ripley, unica superstite del Nostromo. Passo e chiudo.

25


STELLE DI VIDEOGAMES

Alien Isolation “A volte i sogni si avverano, anche se sono incubi.” di Il gatto Jones

26


STELLE DI VIDEOGAMES

Perdonate questo secondo sconfinamento di media, non è certo nostra intenzione allargare le rubriche della rivista fino ad arrivare al taglio&cucito, ma il caso in questione costituisce un'occasione di approfondimento pressoché obbligatorio. Ma prima di iniziare, come il sommo poeta opereremo una selezione di popolo; quindi: - se non siete dei fan più che accaniti del film prima trattato, non leggete questo articolo. - se pensate che i videogiochi in soggettiva abbiano senso solo con 400 colpi sparati al secondo, non continuate la lettura dell'articolo. - se vi piacciono le cose facili, terminate pure qui la lettura. Ciò che seguirà non è propriamente marchiato "per tutti". Mi spiego meglio. Immagino che la naturale interdisciplinarità della rivista faccia sì che qualcuno con i capelli bianchi o dalla parte sbagliata degli "enta" ricordi il tempo in cui passioni di questo tipo andavano spesso a braccetto con quella per i computer; tempi in cui l'accezione "Nerd" identificava un intero mondo, non un modo di essere che oggi fa tendenza e al quale vengono dedicate serie tv. Nel caso quindi in cui le parole “Alien Doom" e “file.wad” vi suonino strane, non preoccupatevi; siete ancora normali.

Nel caso in cui abbiate sorriso, allora potete continuare a leggere, perché è la nostra festa. L'enfasi è giustificata dal fatto che fin dalle sue primissime incarnazioni, il genere dei videogiochi in soggettiva ha subito cercato di ricreare l'ambientazione della saga di Alien, e dopo un ventennio di alterne fortune con le licenze del franchise, siamo qui a recensire l'unico titolo che ha potuto fregiarsi (e pagare, grazie Sega) della licenza del primo film. E la casa della serie Total War, la Creative Assembly, stavolta non ho sbagliato il colpo: quello che infatti ha creato è un vero e proprio atto d'amore per la serie, fondendo elementi di più film in un unico fantastico, difficilissimo, e lunghissimo gioco di Alien, che potrebbe essere tranquillamente trattato cinematograficamente come un “Alien 1.5”. Le vicende infatti ci mettono nei panni di Amanda, figlia che scopriamo di Ripley, intenta a cercare risposte sulla sorte della madre scomparsa da 15 anni, arrivando nella gigantesca stazione di Sevastopol. Non riveleremo nulla della trama, bensì proporremmo l'obbligo a tutti lettori di sottoporsi a questa totale immersione nell'universo del film, per i più temerari con cuffie di livello e rigorosamente al buio, solo dopo però essere passati da un rigoroso controllo dal cardiologo. Il gioco infatti sarà capace 27


STELLE DI VIDEOGAMES

di portarvi in uno stato di perenne ansia, paura ed eccitazione che solo il vestire i panni di un membro della famiglia Ripley può offrire, ed il fatto più unico che raro che sia stato convertito praticamente per ogni piattaforma esistente (console next&old gen, pc, Mac e anche Linux!) elimina ogni scusante del caso, e rimarca quanto stavolta la licenza ufficiale del film sia stata utilizzata a dovere creando il gioco di Alien definitivo. Prima di mettervi le cuffie ricordatevi che nello spazio nessuno può sentirvi urlare, ma dentro casa sì.

28


RADIOASTRONOMIA

Il buio dell’Universo di Giovanni Lorusso

Nel corso di una mia conferenza tenuta in un istituto scolastico, un alunno mi chiese il motivo perché, dopo il tramonto del Sole, il cielo diventa buio nonostante la presenza di una enorme quantità di stelle sparse nell’Universo. Confesso di non aver saputo rispondere in quanto questo è un argomento poco trattato, per cui divagai, eludendo quanto mi era stato chiesto dall’alunno. Quindi, nell’intento di sanare questa mia deficienza, non appena rientrato, ho provveduto immediatamente a documentarmi, scoprendo che chi ha proposto una teoria sostenibile è stato un astrofilo: Heinrich Wilhelm Olbers (Fig.1)

29


RADIOASTRONOMIA Il Dottor Olbers elenca nel suo curriculum la scoperta di ben cinque comete; di asteroidi, tra cui Pallade e Vesta; e addirittura la riscoperta di Cerere, in quanto il primo scopritore, Padre Giuseppe Piazzi, lo aveva perso di vista a causa avverse condizioni meteorologiche. Fu Olbers ad enunciare la sua teoria definita “Il Paradosso di Olbers” che non era una legge cosmica vera e propria, ma che si basava sul “Principio Cosmologico”; e cioè: l’Universo è immutabile ed infinito; l’Universo non ha zone di privilegio. Una teoria in voga nel 1800; stravolta poi da Albert Einstein con la teoria della Relatività. A questo va aggiunto che prima della “Teoria della Relatività Generale” di Einstein, non era ben chiaro il meccanismo che alimentava le stelle. Per cui viaggiavano in parallelo due teorie: la prima di Julius Robert Von Mayer che riteneva l’energia delle stelle dovuta agli impatti delle comete e delle meteoriti; e la seconda di William Thomson, convinto della contrazione gravitazionale che provocava il collasso delle stelle su se stesse. A queste teorie, si aggiunse anche quella di Johannes Kepler, il quale sosteneva che l’Universo non era affatto infinito ma limitato da un muro di completa oscurità; e che le stelle era raggruppate in una sfera al di la del muro di confine dell’Universo. L’astronomo svizzero Jean Philippe Loys invece sosteneva che, al posto del mu-

ro di Keplero, fosse la polvere protostellare ad impedire la propagazione della luce stellare. Insomma un vero paradosso! A risolvere la questione fu, ancora una volta, un astrofilo americano: Edgard Allan Poe (Fig.2) cultore di cosmologia, ma anche scrittore e poeta. La sua teoria affermava che le enormi distanze dell’Universo non consentivano a nessun raggio luminoso di propagarsi velocemente tale da raggiungerci (la velocità di propagazione della luce è circa 300.000 Km/s). Per cui, l’espansione dell’Universo (Legge di Hubble) concorre ad allontanare le stelle e la possibilità di illuminare il buio della notte. A questo, va aggiunta la vita delle stelle, che come sappiamo sono candele nucleari, le quali, consumato tutto l’idrogeno, scompaiono. Tale teoria fu presentata nel corso di una conferenza cosmologica tenutasi a New York nel 1848 e pubblicata nell’opera scientifica Eureka.Teoria, confermata nel 1956 dal cosmologo Hermann Bondi che ne studiò accuratamente i dettagli. Così la teoria dell’astrofilo Edgard Poe diede una spallata definitiva alle precedenti teorie e rispose alla domanda: “come è possibile che il cielo notturno sia buio nonostante l'infinità di stelle presenti nell'Universo”. Ma, sebbene la teoria di Poe mise fine alla discussione che vedeva al centro il Paradosso di Olbers, come accade sempre, divise il mondo scientifico in 30


RADIOASTRONOMIA

31


RADIOASTRONOMIA

32


RADIOASTRONOMIA

33


RADIOASTRONOMIA sostenitori di questa o quella teoria. Ad esempio il cosmologo Edward Harrison ritiene che le stelle non producono energia sufficiente per illuminare l’Universo e che il Paradosso di Olbers andrebbe rivisto. Sta di fatto che se noi puntiamo lo sguardo in una direzione qualunque del cielo, potremo guardare nello spazio tra le stelle che conosciamo, ma ci saranno altre stelle più lontane e così di seguito, fino a che incontreremo la luminosissima superficie di una stella (Fig.3). Dunque l'intero cielo dovrebbe brillare con la stessa intensità stellare del Sole; ma così non è, perché le stelle più lontane ci appaiono meno luminose. Senza contare la presenza della materia oscura che supera di gran lunga la materia visibile e della quale non conosciamo le dinamiche, perché non emette segnali luminosi e non emette segnali radio o quant’altro possa darci una logica spiegazione della sua presenza. Sappiamo che è presente nell’Universo, unitamente all’energia oscura che la governa, formulando soltanto ipotesi. Ad esempio: ipotizziamo di trovarci in una sala da ballo completamente al buio, dove, al centro della sala, sta ballando una coppia di ballerini e che non riusciamo a vedere il ballerino in quanto indossa un abito nero; ma riusciamo a vedere la ballerina, la quale sfoggia un coloratissimo abito adornato di lustrini

e monili, intenta a muoversi graziosamente con il suo compagno di ballo.(Fig.4). Anche se bizzarro, questo esempio, rappresenta la certezza della Dark Matter,; ed io sono certo che in futuro la ricerca ci permetterà di vedere anche il ballerino, ovvero la Materia Oscura, abbondante nell’Universo. Heinrich Wilhelm Olbers era nato in Germania, a Arbergen, l’11 Ottobre 1758 ed è morto a Brema , Germania il 2 Marzo 1758 , era molto conosciuto dagli astrofili di quel tempo per l'intensa attività di astronomo amatoriale ed i suoi notevoli risultati; passato agli onori della storia per “il Paradosso di Olbers”.

Articolo di Giovanni Lorusso (IK0ELN)

34


EVENTI

35


EVENTI

36


EVENTI

37


EVENTI

38


PARTNERS

I PARTNERS Visite guidate per gli studenti Conferenze Serate osservative aperte al pubblico Corsi di aggiornamento Mostra permanente Mediateca Laboratorio di Fisica per l'Astronomia Eventi Speciali (Transiti, eclissi, etc) Star Party Dal Microcosmo al Macrocosmo. SITO WEB http://www.osservatoriogorga.org/

ItalianResearch.it nasce dalla passione e dal fascino che un’ipotesi di vita extraterrestre può creare nella mente umana, nella piena coscienza che tale attrazione possa derivare dalla necessità di realtà diverse da quelle che ci circondano quotidianamente. La redazione di ItalianResearch.it non è costituita da persone facilmente suggestionabili o dedite alla credenza incondizionata nel fenomeno ufologico,in quanto la volontà di approfondire una ricerca personale nei meandri dell’argomento non deriva da esperienze dirette di avvistamenti che hanno sviluppato nel nostro essere una fede o una convinzione. Ci teniamo tuttavia a sottolineare che l’obiettivo prefissato da Italian Research è anche quello di collaborare con le realtà ufologiche degne di credibilità e meritevoli di tale lucida comunione. SITO WEB ttp://www.italianresearch.it/

Blog di Astrofotografia curato da Fabio Mortari. All'interno del sito è possibile trovare tutte le informazioni possibili sulle tecniche astrofotografiche per i neofiti del cielo che intendono approcciarsi alla fotografia della volta stellata, dei pianeti e di tutti gli altri corpi celesti.

SITO WEB: http://astrofiloneofita.altervista.org/

L’Accademia delle Stelle è una Scuola di Astronomia: dal 2010 tiene presso le proprie sedi moltissimi corsi di Astronomia (base, avanzata, pratica) e scienze affini (Archeoastronomia, Astronomia Culturale, Astrofotografia, Astronomia insolita e curiosa, eccetera), proponendo anche vacanzestudio di Astronomia amatoriale e teorica, avvalendosi della competenza di Paolo Colona, fisico, archeoastronomo e astrofilo di lunga esperienza. I nostri corsi hanno ricevuto il patrocinio della UAI. SITO WEB:https://www.accademiadellestelle.org/

39


PARTNERS

I PARTNERS Sede: Via Nobel , 1 (Locali Ex IPIA), 00034 Colleferro (RM) Sede Legale: Via Nobel, 1 (Locali Ex IPIA), 00034 Colleferro (RM) Osservatorio Astronomico: Osservatorio Astronomico di Gorga Planetario: Planetario di Gorga Contatti: Telefono: 377-1072855

SITO WEB www.osservatoriogorga.org

Il negozio propone ai propri clienti telescopi per principianti e professionisti. Tutto ciò che occorre per la fotografia e l'osservazione. SITO WEB http://www.rigelastronomia.com

ASSOCIAZIONE CULTURALE VEGA

Vega è una libera associazione apolitica e aconfessionale, senza scopo di lucro, regolata secondo la normativa vigente. L'associazione opera presso l'Osservatorio Astronomico di Gorga (RM) e il suo scopo principale è la promozione dell'Astronomia e delle scienze in generale, il tutto attraverso scambi culturali tra Associazione e pubblico. La divulgazione dell'Astronomia delle scienze e dell'educazione alla ricerca scientifica saranno favorite attraverso eventi, manifestazioni, incontri e iniziative periodiche.

Il CSA, Centro Studi Astronomici, è un’associazione culturale – scientifica avente il solo scopo, senza fini di lucro, dello studio delle scienze astronomiche e della loro divulgazione, alla promozione ed alla diffusione della cultura e delle conoscenze scientifiche in generale e di assolvere alla funzione sociale di maturazione e crescita umana e civile. SITO WEB http://www.centrostudiastronomici.it/

40


FOTO DEL MESE

Stella Sole di Francesca Abate Scatto del 14 Settembre 2016 Camera QHY a fuoco diretto del Coronado 41 Programma FireCapture per l’ottenimento del video, successivamente rielaborato tramite Registax 6


FOTO DEL MESE

Stella Sole di Francesca Abate Scatto del 20 Luglio 2016 Camera QHY a fuoco diretto del Coronado Programma FireCapture per l’ottenimento del video, successivamente rielaborato tramite Registax 6

42


43


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.