30 minute read

allegati tecnici 1.0/all_INTERVENTI DI MESSA A DIMORA DI PIANTE 106 2.1/all_REGIMENTAZIONE E DEPURAZIONE DELLE ACQUE 108 3.0/all_INTERVENTI SUL SUOLO E SULLE SUPERFICI IMPERMEABILI 110 4.0/all_INTERVENTI DI VERDE VERTICALE 114 5.0/all_INTERVENTI SUGLI ELEMENTI ORIZZONTALI DEGLI EDIFICI 116 6.0/all_UTILIZZO DI PIANTE IN AMBIENTE INDOOR 120 7.0/all_PRODUZIONE DI CIBO 122

Next Article
EPP via Turchia

EPP via Turchia

allegati tecnici

Nelle schede di seguito verranno forniti degli approfondimenti delle NbS illustrate nel precedente capitolo, al fine di favorirne la comprensione dal punto di vista generale, funzionale ed ecologico. I suggerimenti progettuali sono tesi all’aumento e miglioramento della biodiversità, all’interno degli spazi urbani e nel loro sviluppo alla scala territoriale, a comportarne un’ampia gamma di benefici: dalla crescita della longevità dei sistemi naturali, alla loro capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, dallo stoccaggio di CO2 alla fornitura di spazi sociali e ricreativi per i cittadini. L’utilizzo di questi allegati risulta perciò come un possibile sviluppo della tipologia di NbS da realizzare, in ambito urbano e alla scala dell'edificio, puntando a soddisfare alcuni requisiti comuni tra cui: • adattabilità alle condizioni e alle caratteristiche pedoclimatiche del luogo • resistenza a parassiti di qualsiasi genere • assenza di caratteri specifici indesiderati, come frutti pesanti, velenosi, maleodoranti e fortemente imbrattanti, spine, elevata capacità pollonifera, radici pollonifere o forte tendenza a sviluppare radici superficiali • assenza o limitata capacità allergenica Le specie vegetali consigliate sono da intendersi come un’indicazione -non prescrittiva- che tiene conto di un insieme di fattori determinati e caratteristici della zona pratese.

Advertisement

1.0/all_INTERVENTI DI MESSA A DIMORA DI PIANTE

Indicazioni generali

In aggiunta ai benefici comunemente apportati dall'applicazione di questa NbS bisogna considerare che ogni specie è “specializzata” in una o più attività: • alberi da ombra • alberi per assorbimento di CO2 ed inquinanti atmosferici • alberi per la mitigazione delle isole di calore

Criterio funzionale

La vegetazione modifica sensibilmente la radiazione solare attraverso i processi di riflessione, trasmissione e assorbimento. Le chiome degli alberi intercettano la radiazione solare determinando una temperatura radiante delle superfici ombreggiate molto inferiore a quella delle superfici esposte alla radiazione diretta. La luce disponibile sotto la chioma degli alberi è composta da una quantità minima di radiazione diretta e inoltre da radiazione diffusa. Nel nostro sistema urbano la gestione delle acque di runoff è una continua sfida a causa della tendenza ad avere piogge sporadiche, ma intense, che sempre più spesso portano al sovraccarico della rete fognaria ed alle problematiche ad esso correlate. Gli alberi in questi termini possono costituire una risorsa perché riescono a ripartire il volume di pioggia tra le diverse componenti del ciclo idrologico: intercettazione attraverso la chioma, evapotraspirazione, aumento dell’infiltrazione nel suolo ed un allontanamento dell’acqua filtrata grazie ai cunicoli scavati dalle radici.

Criterio ecologico

Un importante contributo alla salute dell’uomo e dell’ambiente è dato dalla funzione che sta alla base del mondo vegetale: la fotosintesi clorofilliana. Questa permette la fissazione del carbonio sotto forma di biomassa, contribuendo così alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2) in atmosfera. Dal punto di vista biologico la quantità sequestrata dipende da molti fattori, in particolare dal tasso di crescita e dalla mortalità che per le alberature in zone residenziali è più elevato che nella foresta; di conseguenza le piante che più si prestano a questo tipo di funzione sono alberi longevi a rapido accrescimento. Parallelamente la vegetazione rimuove gli inquinanti dall’atmosfera.

Scelta delle specie vegetali

alberi da ombra

• Tiglio • Olmo • Noce • Bagolaro • Farnia • Acero campestre

alberi per assorbimento di CO2 ed inquinanti atmosferici

• Tiglio • Pioppo bianco • Olmo • Pino • Acero

alberi per la mitigazione delle isole di calore

• Tiglio • Pioppo nero • Farnia • Acero campestre

2.1/all_REGIMENTAZIONE E DEPURAZIONE DELLE ACQUE

Indicazioni generali

Di seguito si riportano le caratteristiche principali ed i riferimenti necessari alla progettazione di alcune soluzioni finalizzate al drenaggio urbano sostenibile tra cui aree filtranti e sistemi di bioretenzione, riferendoci al "The SuDs Manual" (Woods, Ballard et al. 2015). Altre soluzioni sono indagate nelle schede relative alle singole NbS. Le aree inerbite filtranti sono sistemi di drenaggio costituiti da corridoi inerbiti leggermente in pendenza, progettati per trattare il runoff provenienti dagli adiacenti elementi impermeabili per mezzo della sedimentazione, filtrazione e, ove possibile, l’infiltrazione. Spesso costituiscono un pre-trattamento prima dei sistemi di bioretenzione, possono anche essere impiegati singolarmente. La pendenza varia tra 1-5%, pendenze superiori richiedono l’utilizzo di spargitori di livello per il controllo dell’erosione. Nel caso dei sistemi di bioretenzione lo spessore dello strato di immagazzinamento dell’acqua, finalizzato alla cattura del volume di acqua da trattare, raggiunge un massimo di 150-300 mm. La vegetazione ricopre un duplice ruolo: da un lato influenza l’efficienza del sistema assorbendo direttamente i contaminanti e rimuovendo i nutrienti dal terreno, dall’altro riduce l’erosione dello strato superficiale e aiuta a mantenere la permeabilità del suolo. L ’elemento filtrante è composto principalmente da sabbia, materia organica e nutrienti a lento rilascio per una crescita sana della vegetazione. La profondità del presente strato mediamente varia tra 750-1000 mm, ma può raggiungere un minimo di 400 mm, nel caso di interventi ridotti, per i quali è richiesta solo vegetazione bassa. Lo strato inferiore previene la perdita di materiale fine dallo strato di filtrazione a quello di drenaggio: può essere costituito da un geotessile

o da uno strato di terreno composto in funzione delle caratteristiche geotecniche. Infine viene posizionato lo strato di drenaggio, che colletta le acque provenienti dagli strati sovrastanti e le convoglia nelle tubature di allontanamento. Lo spessore dello strato dipende da una serie di fattori come il diametro delle condotte, , il livello degli scarichi etc. Di questa famiglia di interventi fanno parte, tra gli altri, i rain gardens, sistemi più piccoli e meno ingegnerizzati e spesso utilizzati in ambito privato e i box alberati filtranti.

Criterio funzionale

Questa tipologia di NbS è rappresentata da un insieme di interventi volti alla regimazione delle acque in ambiente urbano attraverso approcci naturalistici. I SuDs comprendono diverse tipologie di interventi il cui funzionamento nei confronti della riduzione del runoff è determinato sia dall’aumento della permeabilità del terreno che dall’intercettazione diretta o indiretta dell’acqua piovana per effetto della presenza di vegetazione.

Criterio ecologico

La letteratura identifica diverse tipologie di piante che possono essere utilizzate nella costruzione di queste strutture. La prima si basa sull’impiego di prati del tutto analoghi a quelli dei giardini. Una seconda tipologia si basa sull’impiego di arbusti o alberi spesso alternati a rocce per rallentare la velocità di scorrimento dell’acqua. Questo tipo di intervento è in genere molto efficace nella riduzione del runoff e riduce gli inquinanti delle acque di scorrimento tramite processi filtrazione/ depurazione. In alcune aree particolarmente aride è possibile sostituire piante mesofite con delle xerofite. In climi particolarmente piovosi è possibile realizzare delle vere e proprie wetlands (aree umide) che svolgono la medesima funzione costituite per lo più da vegetazione igrofila (canne di palude, bambù ecc.).

Scelta delle specie vegetali

• Ontano • Salice • Sambuco • Alisma plantago-aquatica • Butomus umbellatus • Phragmites australis • Scirpus lacustris lacustris • Typha latifolia • Typha angustifolia • Angelica sylvestris • Berula erecta • Centaurea jacea • Chamaerion angustifolium • Eupatorium cannabinum • Filipendula ulmaria • Galium palustre • Lathyrus pratensis • Lotus pedunculatus • Lythrum salicaria • Mentha aquatica • Myosotis scorpioides • Sparganium erectum • Thalictrum flavum • Valeriana officinalis

3.0/all_INTERVENTI SUL SUOLO E SULLE SUPERFICI IMPERMEABILI

Indicazioni generali

pavimentazioni verdi e demineralizza-

zione del suolo per realizzare correttamente una pavimentazione, gli elementi da prendere in considerazione per un’analisi sono: • le caratteristiche geologiche del terreno, con particolare attenzione alla sua permeabilità • una stima del volume di acqua immagazzinabile nel terreno • il volume di traffico a cui la pavimentazione sarà soggetta, che determinerà lo spessore minimo dei vari strati componenti la pavimentazione. Nonostante la capacità drenante propria di questi sistemi, è comunque consigliabile accoppiarli con un sistema di troppo pieno, che convogli in un sistema fognario le acque in eccesso. Inoltre, qualora la prossimità della falda o delle fondazioni lo imponga, è possibile prevedere una impermeabilizzazione di fondo ed un sistema di dreni per l’allontanamento delle acque trattate. Poiché nel tempo le fessure ed i pori potrebbero intasarsi, diminuendo così la capacità d’infiltrazione, si consiglia un fattore di riduzione della permeabilità pari a 10 sul lungo termine. Ulteriori specifiche e limiti sono riportati nel "The SuDs Manual" (Woods, Ballard et al. 2015).

impianti di fitorimedio ad oggi la normativa che regola la bonifica di siti contaminati è il D.Lgs 152/2006 che introduce il fitorimedio come una delle possibili soluzioni. Tuttavia, tale soluzione non viene ulteriormente disciplinata con regolamenti specifici. All’articolo 242 comma 8 (cfr. allegato 3 Titolo V parte IV), infatti si fa riferimento ai criteri per la selezione e l’esecuzione degli interventi di bonifica, nonché per l’individuazione delle migliori tecniche di intervento a costi

sostenibili consultabile dal dipartimento delle politiche europee (https://www. politicheeuropee.gov.it/) alcuni tra i criteri tecnici generali sono: • privilegiare le tecniche di bonifica che riducono permanentemente e significativamente la concentrazione nelle diverse matrici ambientali, gli effetti tossici e la mobilità delle sostanze inquinanti • privilegiare le tecniche di bonifica tendenti a trattare e riutilizzare il suolo nel sito, trattamento in-situ ed on-site del suolo contaminato, con conseguente riduzione dei rischi derivanti dal trasporto e messa a discarica di terreno inquinato • evitare ogni rischio aggiuntivo a quello esistente di inquinamento dell’aria, delle acque sotterranee e superficiali, del suolo e sottosuolo, nonché ogni inconveniente derivante da rumori e odori • evitare ogni possibile peggioramento dell’ambiente e del paesaggio dovuto dalle opere da realizzare Quindi, sebbene l’attuale contesto normativo non richiami esplicitamente le tecniche di fitorimedio, queste rispondono ai requisiti tecnici generali richiamati nell’Allegato 3. Appurato che la concentrazione dell’inquinante supera la Concentrazioni di Soglia degli Inquinanti (CSC), si deve procedere alla caratterizzazione del sito, per avere una ricostruzione dei fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali presenti. Gli elementi essenziali da includere nella caratterizzazione per poter valutare e progettare un intervento con fitorimedio sono: • analisi della vegetazione presente sul sito: la presenza di piante è di per sé indice di una contaminazione non fitotossica • inquadramento climatico: fondamentale per selezionare le specie e definire le strategie colturali più adatte • valutazione della vegetazione potenziale e del contesto ambientale • valutazione delle caratteristiche agronomiche dei terreni Elementi essenziali del Progetto Preliminare: • inquadramento cartografico, geologico, idrogeologico • diagnosi stazionale • selezione delle specie e della tipologia d’impianto, in funzione del punto precedente e degli obiettivi del progetto • piano di coltura eventuale dismissione • computo metrico estimativo Elementi essenziali del Progetto Esecutivo saranno modalità, impatti, tempi e costi di: • prove pilota • preparazione dell’area e impianto • pratiche manutentive tradizionali e gestionali specifiche • ripristino e restituzione Fondamentali inoltre come per ogni altra tecnica: • protocolli e calendari di monitoraggi e verifiche d’efficacia

Una volta selezionate le specie vegetali più adatte al trattamento e stabilite le condizioni ottimali di crescita tramite esperimenti di microcosmo in laboratorio, si procede all’allestimento di impianti pilota. Queste prove hanno lo scopo di simulare i fenomeni che avvengono in campo, osservare i meccanismi di trasferimento e valutare contemporaneamente gli effetti ambientali collaterali al processo di assorbimento. Completata la fase pilota in serra è possibile applicare la tecnologia in pieno campo, avendo cura di considerare le variabili aggiuntive che possono influire sull’efficienza del processo di fitorimedio quali, ad esempio, quelle meteorologiche (“Phytoremediation: metodologie, parametri e protocollo d’applicazione – A.P.A.T”).

Criterio funzionale

pavimentazioni verdi e demineralizza-

zione del suolo prevedono l’impiego di piante, normalmente erbacee perenni, per la realizzazione di superfici calpestabili. La maggior parte di esse è utilizzata per la realizzazione di parcheggi in alternativa all’asfalto. Esse non sostituiscono in toto l’impiego di elementi in materiale inerte (testate e tozzetti) ma ne integrano la struttura apportando molti benefici. Nelle versioni più diffuse, la vegetazione è ospitata in intercapedini ricavate all’interno delle testate e va a costituire fino al 5060% della superficie della pavimentazione. I criteri funzionali alla base di queste NbS sono rappresentati da taglia ridotta (specie erbacee), perennità e resistenza alle alte temperature.

impianti di fitorimedio la funzione di tali impianti è quella di migliorare la qualità chimico-fisica di substrati (in genere suoli) contaminati da inquinanti di tipo organico o inorganico. Esso include una vasta gamma di tecniche la cui classificazione è fatta contemporaneamente sia in base alle strategie che le piante utilizzano per compiere il lavoro di depurazione sia alla natura stessa del contaminante. Gli interventi più comuni sono rappresentati dalla fitoestrazione e dalla fitodegradazione. Si parla di fitoestrazione quando la pianta attraverso vari meccanismi è in grado assorbite certi contaminanti dal suolo (es. metalli pesanti) e di trasferirli alle parti aeree (fusto, foglie etc.); la raccolta di tali parti permette di ridurre gradualmente (soprattutto dopo diversi cicli di raccolta ripetuti negli anni) i livelli di questi composti nel suolo. La fito-degradazione è invece una tecnica che si adatta bene a certi contaminanti di origine organica contenuti nel suolo, spesso sottoprodotti di precedenti attività industriali. Questi composti altamente tossici sono persistenti e difficilmente degradabili. I più comuni sono i policlorobifenili (PCBs), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), e altri sottoprodotti dell’attività petrolchimica. In questo caso è importante scegliere vegetali in grado di favorire la degradazione di questi composti in molecole meno persistenti e pericolose per la salute umana e per l’ambiente. Le radici di alcune piante presentano la capacità di secernere alcune sostanze (essudati radicali) in grado di favorire la degradazione di queste sostanze. Le piante scelte per la realizzazione di questi interventi devono quindi presentare caratteristiche di tolleranza all’inquinante presente e congiuntamente manifestare un’azione (assorbimento o degradazione) attiva di rimozione dello stesso. Queste due funzioni possono essere presenti in un elevato numero di vegetali.

Criterio ecologico

pavimentazioni verdi e demineralizza-

zione del suolo nella scelta delle specie da utilizzare per la realizzazione delle pavimentazioni verdi valgono le consuete raccomandazioni di impiegare specie che meglio si adattano al contesto pedologico e climatico della zona. Particolare attenzione deve essere prestata nella valutazione della disponibilità di acqua. Una strategia attuabile per ridurre la necessità di irrigare consiste nell’utilizzare specie e cultivar resistenti alla siccità.

impianti di fitorimedio dal punto di vista ecologico, le specie utilizzate devono essere estremamente adattabili al contesto climatico e pedologico dell’area.

Scelta delle specie vegetali

pavimentazioni verdi e demineralizza-

zione del suolo sulla base delle considerazioni menzionate, tra le specie che maggiormente si impiegano nella realizzazione di queste NbS si trovano: • per i climi più freschi e temperati e in presenza di un regolare approvvigionamento idrico, comuni graminacee da prato (Lolium, Festuca, ecc.) • in zone più calde o in zone in cui non è possibile assicurare un regolare apporto idrico, specie con maggiore resistenza alla siccità (Herinaria, Paspalum, Zoysia)

impianti di fitorimedio Le specie impiegate variano a seconda della tipologia di intervento. Per la fitoestrazione di metalli pesanti si può ricorrere a due tipologie di piante: la prima è rappresentata dalle specie iper-accumulatrici, sono in genere originarie di ambienti di per sé già ricchi di metalli pesanti, come le rocce serpentine. Le piante del genere Thlaspis o, ad esempio, quelle appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae sono riconosciute per la loro grande affinità con lo zinco, il cadmio e il nickel. La senape (Brassica juncea L. Czern.) è spesso utilizzata per l’estrazione del piombo e del rame. Su lato opposto si collocano le cosiddette piante a rapido accrescimento. Trattasi in questo caso di specie arboree contraddistinte da alcuni caratteri eco-fisiologici peculiari tra cui spiccano la rapidità di crescita, la facilità di propagazione, la presenza di apparati radicali fitti e densi nonché la possibilità di essere gestite a ceduo. Queste piante includono specie presenti in climi temperati quali il salice (Salix spp) e il pioppo (Populus spp) ma anche specie adatte a climi più caldi per esempio gli eucalipti (Eucalyptus spp.). Nel caso degli interventi di fitodegradazione le specie consigliate sono rappresentate da piante arboree, quali il pioppo, o erbacee, quali il mais o l’erba medica, e alcune graminacee.

4.0/all_INTERVENTI DI VERDE VERTICALE

Indicazioni generali

Con il termine “Pareti Verdi” si intendono superfici verticali vegetate, che si distinguono in facciate verdi e living walls, la cui differenza fondamentale è la modalità con cui le piante sono ancorate alla struttura: • nelle facciate verdi le piante rampicanti sono messe a dimora direttamente nel terreno e possono essere o meno associate a strutture di supporto come cavi o reti; inoltre si può prevedere una crescita dal basso verso l’alto (“in arrampicata”) o viceversa (“in cascata”). • i living walls sono composti da strutture prefabbricate che permettono una coltivazione su substrato o idroponica

Criterio funzionale

Il rivestimento con essenze vegetali della facciata esterna di una costruzione può essere effettuato attraverso diversi approcci. Le pareti verdi assolvono contemporaneamente funzioni di isolamento termico, depurazione dell’aria, proteggono l’edificio dalla corrosione e ne esaltano le qualità estetiche. La parete verde può essere giustapposta alla parete perimetrale dell’edificio oppure integrata all’involucro architettonico dello stesso. Nel primo caso (facciate verdi) si fa uso di vegetali radicati a terra e rampicanti che si sviluppano su reti o cavi in acciaio inossidabile ancorate alla facciata attraverso particolari distanziatori. Nel secondo caso (living walls) il sistema è costituito da pannelli in polietilene, suddivisi al loro interno in celle nelle quali va sistemato il substrato di coltivazione e le piante. Un esempio di ancoraggio alla facciata può avvenire fissando al muro tramite viti e una serie di bande metalliche disposte in successione. Ciascun pannello consente una facile circolazione del flusso dell’acqua al suo

interno senza trasportare via il terriccio di coltivazione. Questa modalità di inverdimento è adatta anche per rivestimenti discontinui della facciata, caratterizzando l’aspetto dell’edificio con l’alternanza di fasce orizzontali o verticali verdi con parti scoperte dell’involucro. Ovviamente le specie vegetali proponibili nel primo caso sono rappresentate come ricordato da rampicanti decidue o sempreverdi mentre quelle impiegate in sistemi a celle sono perenni di taglia ridotta.

Criterio ecologico

Per questa NbS i criteri ecologici più importanti sono rappresentati dalla resistenza agli sbalzi termici e all’aridità. Sfortunatamente poche piante presentano questi caratteri e contemporaneamente quelli funzionali richiesti per il funzionamento della tecnica. Comunque sono da preferirsi piante che vengono già utilizzate in zona per scopi ornamentali che hanno dimostrato un buon livello di adattamento all’ambiente.

Scelta delle specie vegetali

facciate verdi • Jasminum officinale “Aureum” • Trachelospermum jasminoides • Akebia quinata • Wisteria floribunda • Parthenocissus quinquefolia • Parthenocissus tricuspidata

living wall • Ajuga reptans • Liriope muscari • Sedum acre • Sedum album • Sedum reflexum • Sedum sarmentosum • Sedum Sexangulare • Sedum spurium • Delosperma nubigenum

5.0/all_INTERVENTI SUGLI ELEMENTI ORIZZONTALI DEGLI EDIFICI

Indicazioni generali

Si fa riferimento alla norma UNI 11235:2007: Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione, il controllo e la manutenzione di coperture a verde e successivi aggiornamenti.

istruzioni per la progettazione La presente norma individua i seguenti agenti interferenti sul sistema di copertura: • idrici • biologici • chimici • carichi permanenti e variabili • termici (da costruzione e manutenzione) • radiativi

Mentre tra i principali requisiti richiesti agli strati delle coperture ci sono: • capacità drenante • capacità agronomica • capacità di aerazione • capacità di accumulo idrico • livello di manutenzione della vegetazione • resistenza agli attacchi biologici

capacità agronomica Si intente l’attitudine di un sistema e/o di un suo componente a favorire e mantenere nel tempo le condizioni agronomiche necessarie al corretto sviluppo della vegetazione in funzione del contesto per garantire un’adeguata capacità agronomica è necessario analizzare il contesto climatico e quindi verificare lo spessore dello strato colturale, il contenuto di materia organica e la ritenzione idrica

capacità drenante E’ necessario garantire un rapido ed effi-

cace drenaggio, attraverso un’adeguata permeabilità verticale, ed un allontanamento delle acque in eccesso. La permeabilità viene determinata secondo la UNI EN 1097-6. L’elemento drenante deve essere prescelto in funzione delle sue prestazioni delle esigenze progettuali. La capacità drenante necessaria è definita sulla base della morfologia della copertura, posizione degli scarichi, intensità di pioggia critica considerata a progetto e coefficiente di afflusso della copertura.

capacità di accumulo idrico Il requisito principale richiesto è di accumulare acqua durante le precipitazioni meteoriche o le irrigazioni e cederla successivamente, durante i periodi di necessità. Per definire tale capacità, la progettazione del sistema a verde avviene: • definendo l’evapotraspirazione potenziale giornaliera per la vegetazione desiderata nelle condizioni climatiche previste • individuando un sistema che possa accumulare un volume di acqua disponibile tale da garantire alla vegetazione un’autonomia adeguata all’evapotraspirazione ed al piano di gestione previsto • definendo l’apporto idrico di irrigazione previsto

livello di manutenzione della vegetazione In funzione della tipologia di copertura verde scelta, viene individuato il relativo impegno manutentivo a partire da 3-4 ore/ anno per interventi estensivi a minima manutenzione, fino a 30 ore/anno per interventi intensivi ad alta manutenzione.

resistenza agli attacchi biologici Si rimanda alla UNI EN 13948 ed UNI EN ISO 846 progettazione della copertura e degli strati Il sub-sistema edilizio è composto da elementi sempre presenti (elementi primari) e da strati secondari ed impianti che possono essere introdotti a seconda di particolari contesti e finalità. Di seguito un elenco degli elementi primari e secondari nella composizione di una copertura verde.

Elementi primari: • elemento portante • elemento di protezione meccanica • elemento filtrante • elemento di tenuta • elemento drenante • strato colturale • elemento di protezione all’azione delle radici • elemento di accumulo idrico • strato di vegetazione

Elementi primari: • strato di barriera al vapore • strato di pendenza • strato di continuità • strato di separazione/scorrimento • strato antierosione • strato di schermo al vapore • strato di regolarizzazione • strato di diffusione delle pressioni di vapore • strato di protezione meccanica • strato termoisolante • strato di imprimitura • strato di irrigidimento o ripartizione dei carichi • strato di zavorramento

Di seguito si elencano le caratteristiche principali ed i riferimenti per la progettazione degli elementi primari; ulteriori specifiche ed approfondimenti sono presenti nella normativa.

• strato di imprimitura • strato di irrigidimento o ripartizione dei carichi • strato di zavorramento

Di seguito si elencano le caratteristiche principali e i riferimenti per la progettazione degli elementi primari; ulteriori specifiche ed approfondimenti sono presenti nella normativa: • progettazione elemento portante (§ 5.5.2): è necessario individuare in maniera corretta il carico permanente che deve essere valutato in relazione ai materiali componenti i singoli strati e componenti saturi di acqua. Per la progettazione si rimanda alla normativa tecnica, locale e regionale di riferimento. • progettazione elemento di tenuta (§ 5.5.4.): Il Prospetto 5 UNI 11235 fornisce indicazioni riguardo le caratteristiche degli elementi di tenuta, da considerare complementarmente alle più importanti caratteristiche che devono essere valutate nella progettazione. Tra le soluzioni maggiormente impiegate si trovano le membrane bituminose, le membrane sintetiche, la compartimentazione del sistema di tenuta. • progettazione dell’elemento di protezione dall’azione delle radici (§ 5.5.5): La protezione può pervenire a mezzo di una barriera meccanica o chimica, ma in entrambi i casi è essenziale in fase di messa in opera, garantire una perfetta continuità del manto impermeabile e quindi della barriera stessa. Nel Prospetto 6 sono riportate le caratteristiche principali che una barriera deve avere con relativa norma di riferimento. Anche in questo caso le soluzioni che si posso adottare prevedono l’utilizzo di membrane bituminose o membrane poliolefiniche. • progettazione dello strato di protezione meccanica (§ 5.5.6): La caratteristica principale richiesta a questo elemento è la capacità di resistere all’azione di carichi statici o dinamici sia durante la fase di installazione, sia durante la vita utile. • progettazione dell’elemento drenante (§ 5.5.7): Il presente elemento ha la finalità di garantire il drenaggio delle acque meteoriche e di irrigazione, sia nella zona corrente che in zone localizzate della copertura. Per perseguire tale fine vengono utilizzati aggregati granulari (naturali o artificiali) od elementi prefabbricati (geosintetici). Pendenze minime oscillano fra 1-2%. Nel caso di utilizzo di aggregati granulari, la normativa riporta riferimenti prestazionali in termini di permeabilitàresistenza al gelo, pH= 6.5-8.0 per tetti estensivi e pH= 5.5-8.0 per tetti intensivi e conducibilità termica: <50 mS/m per tetti estensivi e <40 mS/m per tetti intensivi. • progettazione dell’accumulo idrico (§ 5.5.8): Il requisito richiesto è quello di accumulare acqua durante gli venti meteorici o l’irrigazione e di cederlo successivamente durante i periodi necessari. La capacità di accumulo dipende dal contesto climatico e dalla vegetazione scelta. Similarmente allo strato drenante, anche in questo caso le soluzioni adottate prevedono l’inserimento di aggregati granulari o elementi prefabbricati. È sempre necessario garantire che nell’elemento di accumulo idrico vi sia almeno il 60% di aria libera di passare dallo strato drenante a quello colturale, ed inoltre per ovviare al deterioramento dell’apparato radicale, lo spessore tra pelo libero dell’acqua e lo strato filtrante sia almeno di 1 cm. • progettazione dell’elemento filtrante (§ 5.5.9): questo strato ha il compito di mantenere la funzionalità dello strato di drenaggio, attraverso la filtrazione delle particelle fini che potrebbero pervenire dallo strato colturale. Le tipologie correntemente utilizzate sono aggregati granulari ( permeabilità > 0.3 cm/s) e geosistetici. • progettazione dello strato colturale (§ 5.5.12): il requisito assoluto è il controllo della capacità agronomica e le specifiche

dipendono dalla tipologia di vegetazione scelta, le caratteristiche della copertura, il contesto climatico e dall’irrigazione.

Criterio funzionale

Per una copertura verde estensiva la scelta delle piante da utilizzare è di vitale importanza. I criteri che guidano l’individuazione delle specie da utilizzare si basano su considerazioni morfologiche, eco-fisiologiche e di manutenzione. Nel caso di un tetto verde di tipo intensivo, i criteri funzionali che guidano la scelta delle piante scaturiscono dalla destinazione di uso attribuita all’intervento stesso: sarà data priorità alle specie ornamentali nel caso in cui la funzione estetico-ricreativa sia quella dominante, oppure nell’ambito di specie a destinazione alimentare (ortive, frutti di bosco, piccoli arbusti, ecc.), se la copertura assolve funzioni alimentari, educative o ludiche.

Scelta delle specie vegetali

• Aglio rotondo • Alisso • Cartamo • Acino invernale • Garofanino frangiato • Draba primaverile • Euforbia cipressina • Eliantemo maggiore • Iris • Piumino • Lino • Lobularia • Garofanina annuale • Psillio • Sedum • Silene

Criterio ecologico

• Nella Toscana settentrionale, la biodiversità delle cenosi vegetali è molto ricca e i numerosi habitat naturali presentano più o meno le stesse caratteristiche ecologiche di un tetto verde estensivo. Da un punto di vista ecologico la scelta di specie appartenenti a questi habitat potrebbe risultare il miglior compromesso data l’elevata adattabilità di specie locali nel contesto di un progetto di questo tipo. Le specie proposte per la realizzazione di un tetto verde intensivo, devono essere adattabili alle condizioni agro-pedo-climatiche della zona. Sono da prediligere le colture di facile manutenzione a basso impatto ambientale e di taglia ridotta per evitare danni causati dal vento.

6.0/all_UTILIZZO DI PIANTE IN AMBIENTE INDOOR

Indicazioni generali

Norma UNI EN 16798: Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici articolata in 18 moduli. Di particolare interesse sono UNI EN 167981:2019 e UNI CEN/TR 16798-2:2019 che illustrano i metodi di calcolo dei valori di input che stanno alla base della richiesta della portata per la ventilazione, senza specifici riferimenti alla filtrazione botanica. Questa normativa specifica illustra i requisiti ambientali interni (temperatura, umidità, qualità dell’aria, luce ed acustica) utili per la progettazione di edifici e calcoli per le prestazioni energetiche. Vengono introdotte quattro categorie di qualità dell’ambiente interno, IEQ, (già presenti nella precedente UNI EN 15251) in base alle quali vengono attribuiti i valori predefiniti che costituiscono i valori di input per la progettazione. L’IAQ (indoor air quality) come prima strategia deve essere controllata attraverso la scelta dei materiali da costruzione, attività e prodotti per la manutenzione ed arredamento, e successivamente attraverso la ventilazione e le possibili tecnologie di filtrazione e/o pulizia dell’aria; questa varietà di possibilità per la gestione e il raggiungimento della qualità dell’aria desiderata rappresenta un passo in avanti rispetto alla UNI EN 15251, che prevedeva la sola ventilazione. La normativa prevede la classificazione dell’edificio in 3 categorie: • “very-low polluted building” • “low-polluted building” • “non-low polluted building” La portata di aria da introdurre (che sia con ventilazione meccanica, naturale od ibrida) per garantire l’IAQ richiesta è stimata in base a uno dei seguenti metodi: • metodo basato sulla qualità dell’aria percepita: il flusso d’aria totale richiesto è una funzione del numero di persone e dell’area attraverso valori predefiniti as-

segnati in base alla categoria (I-IV) della IAQ desiderata e al tipo di edificio (vedi Tab.2 della normativa di riferimento) • metodo con riferimento alla concentrazione limite di sostanze inquinanti: la concentrazione limite è definita come CO2, presa come indicatore della presenza umana, secondo la categoria IAQ desiderata. Se necessario altre sostanze inquinanti possono essere considerate e in questo caso la portata di progetto sarà la maggiore tra quelle calcolate per i singoli inquinanti. Le ulteriori richieste sono che la concentrazione della sostanza nell’aria esterna sia inferiore a quella interna e l’identificazione dei principali inquinanti e il loro flusso di emissione. • metodo basato su flussi d’aria predefiniti: espresso in base alle persone o all’area (cfr. allegato B.3 per i parametri predefiniti). È richiesta una ventilazione minima anche in periodi di non occupazione per evitare l’accumulo di contaminanti. Nel caso di edifici residenziali le portate d’aria devono essere specificate come scambio di aria/h per ogni stanza o fornitura di aria esterna per persona. La norma definisce anche un flusso d’aria minimo anche per periodi di non occupazione degli spazi.

Criterio funzionale

Il principio di funzionamento di questa NbS è basato sulla capacità delle piante di catturare molecole inquinanti presenti nell’aria e degradarle coadiuvate spesso dall’azione dei microorganismi che vivono attorno alle radici. La depurazione è in questo caso data dall’azione congiunta pianta-suolo-microrganismi. Esistono due meccanismi possibili: la filtrazione passiva e attiva. Quella passiva è esercitata da piante esposte al contaminante presente in atmosfera, la filtrazione attiva è quella esercitata dal sistema pianta-suolo-microrganismi nei confronti di inquinanti presenti in un flusso di aria che attraversa il filtro sotto l’azione di una pressione esterna. I sistemi più efficienti nella rimozione degli inquinanti presenti nell’aria indoor sono rappresentati da quelli attivi, perché in grado di trattare attraverso il ricircolo elevati volumi di aria.

Criterio ecologico

Dal punto di vista ecologico, le specie utilizzabili devono essere in grado di sopravvivere in ambienti indoor spesso caratterizzati da limitata disponibilità di luce. Le piante di origine tropicale si adattano molto bene a questi ambienti.

Scelta delle specie vegetali

• Asplenium • Chamadorea • Calathea • Aglaonema • Aspidistra • Philodendron monstera • Philodendron squamiferum • Strelitzia reginae • Strelitzia Nicolai • Dieffenbachia • Ficus lyrata • Musa • Howea forsteriana • Ficus ‘Alii’ • Rhipsalis • Platyceriu

7.0/all_PRODUZIONE DI CIBO

Indicazioni generali

sistemi di coltivazione intensivi come le serre climate-smart funzionano indipendentemente dal tipo di suolo su cui vengono insediate e possono essere facilmente integrate all’interno degli spazi urbani. Alcuni dei sistemi maggiormente impiegati nelle serre climate-smart prevedono il substrato o l’idroponica: • nel primo caso, i substrati comunemente utilizzati sono: torba, fibra di cocco, sabbia, ghiaia, pomice, lapillo, perlite, argilla espansa, vermiculite, lana di roccia e molti altri. Tutti questi substrati svolgono le funzioni tipiche del terreno, quali ancoraggio, areazione dell’apparato radicale e volàno termico; da essi la pianta assorbe anche i nutrienti disciolti nella soluzione nutritiva che viene somministrata attraverso i gocciolatori o la subirrigazione, quando si tratta di coltivazioni in vaso, oppure tramite gocciolatori normali a ciclo chiuso o a ciclo aperto per tutti gli altri tipi di coltivazione. • nei sistemi idroponici gli apparati radicali delle piante vivono in assenza di un substrato solido, immerse in maniera più o meno continuativa in una soluzione nutritiva (o comunque a stretto contatto con essa) per buona parte del ciclo produttivo. Questa tipologia di coltivazione permette di ridurre i consumi idrici, di ottimizzare l’uso di soluzioni nutritive e di migliorare quali-quantitativamente il raccolto.

rooftop farm permettono la coltivazione di verdure e piante aromatiche a km0, azzerando i consumi legati al trasporto e prediligendo tecniche di coltivazione ecosostenibili e biologiche. La presenza di una rooftop farm è vantaggiosa anche per l’immobile, in termini estetici e ambientali, e anche dal punto di vista della soddisfazione degli abitanti, che possono trovare

nelle attività di coltivazione collettiva delle occasioni per instaurare e consolidare le proprie relazioni

orti sociali la coltivazione diretta di cibo oltre ad essere benefica da un punto di vista alimentare, comporta una maggiore conoscenza e consapevolezza della stagionalità degli alimenti, nonché benefici psicologici e sociali connessi alla lavorazione comunitaria del terreno. La realizzazione di orti, così come la presenza di altro tipo di piante, permette il controllo spazio-temporale delle acque piovane; infatti, tramite l’assorbimento dell’acqua da parte del terreno e delle radici, si ha una riduzione delle acque superficiali ed una conseguente diminuzione della portata di picco nel sistema fognario, causa di eventuali tracimazioni. Inoltre si può prevedere l’installazione di sistemi di monitoraggio aria ed acqua, utili alla valutazione dell’andamento della concentrazione degli inquinanti target. Da un punto di vista prestazionale, la presenza di terreno per le colture garantisce un maggiore coefficiente di assorbimento acustico ed un maggior comfort termico rispetto ad una equivalente pavimentazione artificiale.

food forest al pari della struttura di un bosco la food forest si articola su più strati, ovvero erbaceo, arbustivo e arboreo, dove però ciascuno di tali strati è dedicato alla produzione di cibo.

Criterio funzionale

sistemi di coltivazione intensivi le caratteristiche delle serre climate-smart sono l’elevata produttività per unità di superficie e l’estrema sostenibilità delle produzioni. Si tratta di soluzioni particolarmente efficienti per la produzione agricola in aree urbane, capaci di generare un’entrata economica per gli abitanti del quartiere, che possono essere coinvolti, oltre che nel consumo, nella produzione, nella raccolta e nel commercio degli ortaggi e dei frutti.

rooftop farm la creazione di orti sulle superfici di copertura degli edifici permette di valorizzare spazi spesso inutilizzati, e la loro conversione in sistemi produttivi può apportare numerosi vantaggi. Nella scelte delle piante, è da prediligere la funzione produttiva, anche se in alcuni casi altri fattori (estetici) possono assumere una certa importanza. Le specie selezionate dovrebbero presentare uno sviluppo verticale abbastanza contenuto per evitare problemi di stabilità determinati dalla frequente ventosità presente sui tetti.

orti sociali la funzione produttiva è quella preminente anche se ad essa si possono accompagnare altri benefici di ordine sociale e ambientale. La scelta delle specie da utilizzare è quindi legata alla possibilità di realizzare produzioni agricole di pregio e ad alto valore alimentare.

food forest è una forma di permacoltura la cui funzione prioritaria è rappresentata dalla produzione di cibo. Da un punto di vista strutturale essa è caratterizzata dalla presenza di uno strato boschivo dominante che costituisce un ecosistema agro-forestale ispirato alla natura e ritenuto ecologicamente stabile.

Criterio ecologico

sistemi di coltivazione intensivi Il principale criterio che guida la realizzazione di sistemi di coltivazione in ambiente urbano è rappresentato dalla sostenibilità

ambientale. La scelta della soluzione adottata dovrebbe infatti essere influenzata, oltre dalle normali considerazioni tecnico-economiche di fattibilità, anche da considerazioni legate all’impatto della stessa sulle risorse ambientali. Si dovrebbero quindi favorire tecniche di coltivazione in grado di razionalizzare tutti i fattori della produzione (input energetici, acqua, fertilizzanti) ricorrendo a sistemi di coltivazione fuori suolo e a fonti di energia rinnovabili (es. solare, fotovoltaico).

rooftop farm le specie proposte per la realizzazione di rooftop farms dovrebbero presentare elevata adattabilità alle condizioni climatiche della zona e presentare inoltre scarse esigenze in termini di cure colturali.

orti sociali le specie proposte, oltre a dover presentare elevata adattabilità alle condizioni agro-pedo-climatiche della zona, devono essere facilmente gestite attraverso itinerari produttivi basati sull’impego di pratiche a basso impatto ambientale.

Scelta delle specie vegetali

sistemi di coltivazione intensivi Su substrato • Pomodoro • Melanzana • Peperone • Cetriolo

Idroponica • Basilico • Lattuga

rooftop farm Ciclo Primaverile-Estivo • Lattuga • Ravanello • Bietola • Cipolle/Aglio • Zucca • Sedano • Pomodoro • Melanzana • Zucchina • Prezzemolo • Basilico

food forest è un intervento di tipo agro-selvicolturale caratterizzato di per sé da elevata biodiversità e stabilità ecologica. Risulta quindi fondamentale in sede di realizzazione proporre un elevato numero di specie facilmente adattabili al contesto agro-pedo-climatico che offrano al contempo produzioni alimentari di pregio. In genere i tre strati che costituiscono la food forest sono costituiti da specie diverse. Autunno-Vernine • Cavolo/cavolfiore • Rapa • Spinacio

Officinali • Salvia • Rosmarino • Maggiorana • Pepolino • Dragoncello • Santoreggia

orti sociali Ciclo Primaverile-Estivo

• Lattuga • Ravanello • Bietola • Fave • Cipolla/Aglio • Zucca • Sedano • Pomodoro • Melanzana • Zucchina • Prezzemolo • Basilico

Autunno-Vernine • Cavolo/cavolfiore • Cardo • Rape • Spinacio • Porro • Radicchio • Asparago • Finocchio

Officinali • Salvia • Rosmarino • Maggiorana • Pepolino • Dragoncello • Santoreggia

food forest Strato arboreo • Noce • Ciliegio • Gelso • Meli innestati • Acero • Frassino

Strato arbustivo • Albicocco • Pesco • Pero • Cotogno • Susino • Caco • Melograno • Fico

Strato basale • Lampone • Ribes • Uva spina

Ortaggi perenni • Fave • Ceci • Piselli • Bietole • Girasoli

This article is from: