La rivista dedicata al mondo dei viaggiatori e delle mete più esclusive - Periodico - N° 3 - Anno 2016 - € 5,00 www.progressonline.it
EUROPA
IL mAgIco Nord dELLE LofotEN un concentrato di norvegia, tutto da ammirare
AmericA
IL GOLDEN STATE A PROVA DI SCATTO Un sogno californiano a misura di travel blogger
A siA
In cammIno per rItrovare Il pIacere della scoperta La Giordania delle attrazioni culturali uniche e di grande fascino
WELLNESS Benessere liBero e gratuito si scrive terme naturali, si pronuncia relax BEL PAESE solda e i suoi ghiacciai dove la strada finisce, inizia la montagna nella sua forma più selvaggia
Cover Story
Quando ogni fogLia È un fiore L’autunno è una seconda primavera, l’ultimo periodo dell’anno in cui lo spettacolo della natura si veste di nuovi colori e offre a tutti la possibilità di rallentare la frenesia della vita quotidiana e di perdersi nel rumore dei propri passi
Editoriale
di Franco Del Panta
AUTUNNO, FESTA PER I SENSI Una stagione che torna ad animare i paesaggi in giro per il pianeta, vestendo di calde e accoglienti tonalità i luoghi più disparati, quasi a stendere un tappeto rosso nel bel mezzo di una natura rigogliosa, pronta a stupire e a regalare forti emozioni. Il momento ideale per lasciarsi coinvolgere e sorprendere dalle mete più affascinanti. Quito, città del Patrimonio, è un museo a cielo aperto con superbi vulcani e un paesaggio irregolare che si aggrappa alle pendici della cordigliera. La Nuova Caledonia svela angoli mistici ed espressive leggende, tesori artistici e storia millenaria s'incontrano in Giordania, mentre gli scatti più coreografici aspettano gli aspiranti travel blogger in California. Ottobre è però anche il mese di una grande mostra per il nostro Paese, un’occasione per riflettere sui sempre più labili confini tra moda e arte: un progetto della Fondazione Ferragamo e del Museo Salvatore Ferragamo analizza le forme di dialogo tra questi due mondi tra contaminazioni, sovrapposizioni e collaborazioni tutte italiane. Nel mese del TTG Incontri di Rimini, la fiera internazionale B2B del turismo in cui tutta l’industria dei viaggi (nazionale e internazionale) si riunisce per contrattare, fare networking, attivare nuovi business, confrontarsi e trovare nuove idee, l’ideale è tuffarsi alla scoperta di mete note e nuove, per programmare un anno con la valigia sempre pronta.
IN VIAGGIO Se 180 metri per uno scivolo vi sembrano pochi... A NYC spuntano le colline panoramiche Tour D’Argent. L'eleganza non ha età Berlino insolita: la nuova vita di un bunker PRIMO PIANO La volta buona delle tigri La collezione Torlonia è di nuovo patrimonio della collettività Un incanto nel cuore della Toscana La nuova frontiera dell’ospitalità è l’urban resort Modobag, in moto a bordo di un trolley Il bistrot dei fiori La berlina intelligente, che non rinuncia al design La nuova frontiera del noleggio Riva e Lamborghini, un sogno che rivive
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EUROPA
Progress - Viaggi
Norvegia Il magico nord delle Lofoten
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Amsterdam Tra passato, presente e futuro
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AMERICA Stati Uniti Un sogno californiano a misura di travel blogger
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Sudamerica Quito la capitale delle nuvole
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ASIA Giordania In cammino per ritrovare il piacere della scoperta
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Shanghai Il ritorno della Regina d’Oriente
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AFRICA Tanzania La terra dei safari
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OCEANIA Nuova Caledonia Alle porte del paradiso
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VIAGGIARE
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Fotogallery Quando ogni foglia è un fiore
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BEL PAESE Solda e i suoi ghiacciai
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Benessere libero e gratuito
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La moda, la storia, l’arte Un racconto lungo un pasto
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HOTELLERIE Un paradiso termale nel Tirolo austriaco 10 Secoli, 10 anni, 1 Castello
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La6 group srl www.progressonline.it N°3# -2016 Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione. Testi e fotografie non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Progress Viaggi è una pubblicazione edita da La6 group srl Rivista registrata presso il Tribunale di Roma il 17/04/2007 - n°152/2007 Uffici Commerciali MILANO, Piazza Aspromonte 17 Editor in Chief Leonardo Garcia de Vincentiis Direttore Responsabile Franco Del Panta direzione@edizionisei.com Direzione Pubblicità Paolo Del Panta advertising@edizionisei.com Ufficio Stampa Alessandro Petrone redazione@edizionisei.com Pubbliche Relazioni Fabrizio Falconi f.falconi@edizionisei.com Marketing e editoriale Maria Temperoni m.temperoni@edizionisei.com Redazione e Collaboratori Editoriali redazione@edizionisei.com A. Calvaruso, G. Baldoni, L. Conceção Do Sacramento, R. Bernardo, E. Pasca, E. Rodi, M. Vaccaro, L. Omiccioli, A. Fusè, l. Leoni, M. Giustini, E. Bonardi, S.Giardinelli, D. Salvati, Y. Leone, M. Morelli, F.Bonetti P. De Donato, R. Bernardi e M. Barba Marketing & ICT Milko Vaccaro Ufficio Abbonamenti info@edizionisei.com Ricerca Iconografica e Servizi Luca Omiccioli - Milko Vaccaro Art Direction Vania Rossi Stampa, Allestimento e Distribuzione SEI srl Informazioni e Abbonamenti info@edizionisei.com Fotografie Foto e testi servizio New York City: Iscoa USA corp. Shutterstock - LM - Maison de la France M.R. Boserman - L. Omiccioli - M. Vaccaro L. Conceção Do Sacramento - M.L.C. Beduschi S. Von Mallinckrodt - A. Calvaruso M. Fernandez Grotewold - R. Bernardo Tony Baskeyfield - Raymond Sahuquet Gerard Larose - Ente Turismo Indian N.B. Ci scusiamo se, per cause indipendenti dalla nostra volontà, abbiamo omesso o erroneamente citato qualche fonte iconografica. Massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati. Spedizione in abbonamento postale. 70% Filiale di Roma.
Fotoreportage
DISTRUGGERE PER PRESERVARE
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el parco di Nara, nell'isola di Honshū, la più grande del Giappone, esiste un bosco in cui i cervi addomesticati
corrono in libertà e passano attraverso una foresta i cui alberi sono così straordinariamente antichi da essere dichiarati patrimonio dellʼumanità UNESCO. Qui sorgono molti piccoli santuari, tra cui uno che si dice faciliti la ricerca dellʼanima gemella, ma solo in uno è custodita la pietra in cui, secondo la tradizione, riposa la divinità Takemikazuchi no Mikoto, patrona delle arti marziali, a cui i samurai più valorosi hanno dedicato la vita trascorrendo nel tempio Kashima buona parte dell'esistenza, approfondendo l'uso della spada. Probabilmente è uno dei luoghi più densi di storia al mondo ed è, difatti, parte anch'esso del patrimonio dellʼumanità UNESCO e accessibile soltanto al clero shintoista e alla famiglia imperiale. Tuttavia, il tempio è preda di uno strano destino: ogni vent'anni viene demolito e ricostruito durante lo “Shikinen Zotai”, rituale che rinnova le strutture e gli interni del luogo di culto. La tradizione ha avuto origine per volere dei Fujiwaras, una delle famiglie più importanti di Nara, che per moltissime volte, riedificarono il tempio shinto esattamente identico, in modo da conservare per sempre un aspetto perfetto. Sveva Riva
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Fotoreportage
TORNARE BAMBINI NELLE LANGHE
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i sono oggetti che diventano iconici non soltanto perché spinti da un meccanismo di marketing, ma perché
nascondono un'idea così seducente e così facilmente realizzabile che è in grado, da sola, di creare le condizioni naturali per la propria duplicazione e diffusione. È il caso delle “Panchine Giganti” di Chris Bangle, designer statunitense affermato nel settore automobilistico e da tempo italiano d'adozione. Queste panchine fuori scala, per la prima volta collocate in un contesto come quello delle Langhe, le morbide e verdeggianti colline piemontesi da cui nascono prodotti pregiati come il Barolo, la Robiola e il tartufo d'Alba, sono diventate in poco più di un anno unʼattrazione per i visitatori della zona. Il loro potere? Offrire una prospettiva inedita data proprio dalle dimensioni della panchina che fa sentire chi vi siede come un bambino, capace di meravigliarsi della bellezza del paesaggio con uno sguardo nuovo. Le panchine sono fatte per rilassarsi, a differenza di una sedia o di una poltrona sono larghe abbastanza da accogliere uno o più amici e rappresentano un gesto sociale piacevole che racchiude in sé una carica di energia positiva. Inoltre, secondo lo stesso Chris Bangle: «Eʼ una grande lezione nellʼutilizzo dellʼinnovazione contestuale. Siamo così ossessionati dallo scoprire cose sempre nuove che spesso ci neghiamo lʼinteressante esperienza di sperimentare cose ben conosciute ma in un contesto diverso». Martina Morelli
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da Londra di Maria Baffigi
Se 180 metri per uno scivolo vi sembrano pochi... Coraggiosi fatevi avanti, a Londra vi attende un'attrazione da record!
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l'ArcelorMittal Orbit Slide, lo scivolo più lungo e alto del mondo. Opera dell'artista belga Carsten Höller, il tunnel aereo trasparente, ricoperto di plexiglass, che ha una lunghezza di 178 metri per un'altezza di 76 metri. La struttura ludica si avvolge attorno all'omonima ArcelorMittal Orbit Tower dell'artista britannicoindiano Sir Anish Kapoor, realizzata per il Parco Olimpico di Londra in occasione dei Giochi del 2012 e da allora diventata un simbolo della città per lo splendido panorama che si gode dalla torre di osservazione. Questa volta più che la vista sarà il brivido ad avere la meglio. In un
A PROVA DI VERTIGINE Il più alto e lungo scivolo al mondo si snoda in dodici spire attorno all’opera d’arte pubblica più elevata della Gran Bretagna.
tempo di soli quaranta secondi si verrà catapultati dall'alto a una velocità che viaggia dai 6 metri al secondo per sfiorare i 25 chilometri all'ora, girando per cinque volte attorno alla torre fino a percorrere un
tratto lungo circa 50 metri. La giostra è accessibile a tutti i maggiori di 8 anni e alti non meno di 130 centimetri. Il biglietto cumulativo (torre e scivolo) ha un costo di 15 sterline per gli adulti e 10 per i bambini. www.arcelormittalorbit.com
da New York di Paola De Donato
A NYC spuntano le colline panoramiche New York è una città famosa, tra le altre cose, per l’altezza dei suoi grattaceli, che ne offrono una suggestiva visuale dall’alto. Da alcune settimane, in questa metropoli che si è sempre estesa in pianura, oltre che dai giganteschi palazzi, si può ammirare una splendida vista anche da colline artificiali
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orte allʼinterno dellʼisolotto di Governors Island, nellʼUpper New York Bay, che si trova tra Brooklyn e Manhattan, le colline, «The Hills», sono, per lʼesattezza quattro e coprono un perimetro di quattro chilometri quadrati allʼinterno di un parco pubblico: sorgono in unʼarea dove non cʼera nient'altro che un parcheggio; chi le visita può trovarvi scivoli, installazioni artistiche e sentieri panoramici. I loro nomi sono Grassy Hill, Slide Hill, Discovery Hill e Outlook Hill. Questʼultima è alta 20 metri, altezza maggiore rispetto alle altre tre; per arrivare in cima, IL NUOVO VOLTO DI GOVERNORS ISLAND Anche New York ha le sue colline, ma non abbiate paura: le inconfondibili silhouette dell'entroterra senese non temono concorrenza...
si può passeggiare per The Scramble, percorso costruito con i blocchi di granito appartenenti al lungomare del 1905. A Discovery Hill si trova unʼopera dʼarte permanente dal titolo “Cabin”, dellʼartista inglese Rachel Whiteread, mentre a Slide Hill il divertimento è assicurato grazie a quattro scivoli posti ai fianchi della collina, fra cui si trova anche lo scivolo più lungo di tutta New York City; infine a Grassy Hill si può godere di una bellissima
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visuale dello skyline di Manhattan. Le colline artificiali sono fatte in parte di materiali presi da edifici demoliti e in parte di pietra pomice, hanno unʼaltezza che va dai sette ai venti metri e offrono una visuale a tutto tondo del New York Harbour, oltre che della Statua della Libertà: sono, infatti, il punto più vicino al monumento simbolo della città, il che le rende, ancor di più, un luogo da visitare. Assolutamente.
da Parigi di Paola De Donato
Tour D’Argent. L'eleganza non ha età È tra i più conosciuti e illustri ristoranti parigini, nonché uno dei più antichi al mondo (è stato, infatti, aperto nel 1582); il suo affaccio sulla Senna è stato, in passato, ammirato da regnanti come la regina Elisabetta II d’Inghilterra e l’imperatore giapponese Hiro Tito, ma anche da intellettuali, artisti, capi di stato e stelle del cinema
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i tratta del Tour DʼArgent, nome dovuto alle tracce argentate di mica presenti sui muri esterni, che, nei mesi scorsi, ha messo allʼincanto più di 3.000 tra i suoi mobili e suppellettili, come tappeti, tavoli e paraventi, argenterie cesellate, preziose tovaglie, calici di cristallo, porcellane, portacenere, lanterne e bottiglie pregiate. È stata la terza asta avvenuta nella storia del noto ristorante, la cui fama e importanza sono dovute anche al fatto che, dal 1911, ne è proprietaria unʼunica famiglia, quella dei Terrail. Tra gli oggetti più significativi e preziosi messi allʼasta cʼè, sicuramente, la “presse à canard”, costruita nel 19° secolo per preparare in modo unico la Canard a la presse (lʼanatra pressata),
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piatto celebre del ristorante, e venduta per una cifra che oscilla tra i 4.000 e i 6.000 euro. Messi allʼincanto anche i preziosi vini conservati nella cantina del ristorante (composta da più di 350 mila bottiglie di 15 mila marchi differenti), tra cui spiccano tre bottiglie di Grand Belle Clos du Griffier, che riportano la data -antecedente alla Rivoluzione Francese, ovvero 1788- stampigliata nella ceralacca. Grazie allʼasta e alla vendita dei suoi preziosi oggetti, il Tour DʼArgent si è concesso a un rinnovamento, pur rimanendo legato al suo glorioso stile del passato, e ha riaperto in una nuova veste, sia negli arredi che nel menù, curato dallo chef stellato Philippe Labbé, noto in particolare per esser stato nominato “Chef dell'anno” nel 2013 dalla guida Gault Millau.
UNA VERA ISTITUZIONE Tra i grandi nomi passati nelle sale del Tour d’Argent spiccano quelli di Marcel Proust, George Sand, Romy Schneider, Marilyn Monroe, Salvador Dalí, John Wayne e Orson Wells.
da Berlino di Maria Baffigi
Berlino insolita: la nuova vita di un bunker Centinaia e centinaia di musei, gallerie pubbliche e private, fondazioni. A Berlino non si può dire che manchino gli spazi dedicati all'arte e alla cultura. Eppure la capitale tedesca sembra avere continuamente sete di rinnovamento tra ristrutturazioni e aperture di nuove location
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ultima moda è la riconversione di luoghi del tutto estranei all'arte. Tra questi, due bunker di epoca nazista che oggi ospitano alcune delle più prestigiose e apprezzate collezioni d'arte della città. Il primo si trova al numero 20 della Reinhardtstraße. Costruito nel 1942, è stato utilizzato nel dopoguerra
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dall'Armata rossa come prigione, poi adattato a magazzino per la frutta tropicale proveniente da Cuba (per tale motivo soprannominato BananeBunker) e, in seguito alla caduta del muro, trasformato in un locale tecno. In ultimo, il bunker ha subito un'importante ristrutturazione condotta dall'architetto Jens Casper per poter accogliere la collezione
d'arte di opere contemporanee internazionali di Christian e Karen Boros, datate dal 1990 ai giorni nostri. Lungo il percorso espositivo spiccano gli allestimenti di Klara Lidén, i dipinti di Thomas Scheibitz, gli scatti di Wolfgang Tillmans, un'installazione di Tomás Saraceno e un gigantesco albero di sei metri realizzato da Ai Weiwei con legname deperito di palude. Inaspettate suggestioni sono suscitate dalle installazioni acustiche proposte da una serie di artisti che lavorano con il suono, come Alicja Kwade e Michael Sailstorfer, perfette per le superfici nude degli interni. La galleria è anche una vetrina per i più giovani: in mostra le opere di alcuni dei più promettenti artisti berlinesi presenti su piazza. L'altro indirizzo è sull'Hallesches Ufer, zona Kreuzberg, in un ex bunker delle telecomunicazioni della seconda guerra mondiale riconvertito dall'architetto inglese John Pawson in un museo privato, «The Feuerle Collection». 6.500 metri quadrati ospitano una delle raccolte d'arte asiatica più rinomate d'Europa, accumulata nel corso degli anni da Désiré Feuerle e resa finalmente accessibile al pubblico. La collezione accosta sculture cinesi dal settimo al
tredicesimo secolo a mobili della dinastia Qing, insieme a opere di Cristina Iglesias, Anish Kapoor, Zeng Fanzhi e James Lee Byars con l'obiettivo di creare un'interazione tra epoche e culture diverse. Una volta varcata la soglia del bunker, il visitatore viene immerso in una nuova dimensione: la colonnina di mercurio segna i 17 gradi ed è vietato l'uso di macchinette fotografiche e telefonini. Le opere non presentano etichette e le spiegazioni sono fornite dagli Art Mediators, a disposizione nelle varie sale. L'Oriente con il suo fascino rivive nell'Incense Room, ricreata ispirandosi all'antica cerimonia cinese dell'incenso. Le visite sono esclusivamente su prenotazione: www.sammlung-boros.de www.thefeuerlecollection.org
Attualità di Maria Baffigi
La volta buona delle tigri Finalmente l'impegno da parte delle istituzioni e delle autorità, così come un turismo più sostenibile e progetti di conservazione mirati ed efficaci sembrano dare i loro frutti... E la natura ringrazia!
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l WWF e il Global Tiger Forum (GTF) lanciano un importante annuncio: per la prima volta dopo cento anni le tigri sono in aumento. Secondo l'ultimo censimento la quota ha raggiunto 3.890 esemplari mentre solo nel 2010 se ne contavano appena 3.200. Nello stesso tempo, molte nazioni si sono decise a impegnarsi concretamente affinché la popolazione dei grandi felini possa raddoppiare da qui al 2022. I dati raccolti fanno fede ad attente indagini condotte in diversi paesi dall'India al Bangladesh e sulla base delle stime stilate da vari scienziati indipendenti dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) che hanno sopperito all'impossibilità di eseguire indagini formali in Cina, Indonesia, Malesia, Myanmar e altri. Passando al dettaglio, circa i due terzi delle tigri di tutto il mondo vivono in India, dove si è registrato un aumento da 1.706 a 2.226 solo nel corso degli ultimi cinque anni. Un risultato incoraggiante reso possibile da una serie di investimenti su più fronti: lotta al bracconaggio, risarcimento danni a agricoltori e abitanti dei villaggi, investimento nel turismo sostenibile.
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LA REGINA DELLA GIUNGLA Bracconieri, deforestazione, cambiamenti climatici: reduce da anni di decimazione, la popolazione mondiale di tigri sembra, finalmente, iniziare a riappropriarsi del proprio habitat.
Virtuosa anche la situazione in Nepal con una ripresa del 60%, in Russia si è passati da 360 a 443 esemplari, in Bhutan da 75 a 103. Rovescio della medaglia è il Bangladesh dove il numero di tigri è sceso da 440 a 106, fanalino di coda la Cina con solo sette tigri selvatiche, il Vietnam
con cinque e la Cambogia nessuna. Molteplici sono le cause: dal mercato nero allo sviluppo illegale del territorio che inevitabilmente degrada l'habitat naturale di questi animali. Il WWF insieme ad altre organizzazioni si sta muovendo per promuovere campagne di sensibilizzazione e sollecitare l'inasprimento dei provvedimenti contro i trafficanti anche scontrandosi con la medicina tradizionale cinese che vanta numerosi trattamenti derivati dalle tigri e la diffusione in prodotti cosmetici di lusso. Oltre i numeri, è importante oggi e in futuro portare avanti prima di tutto un sistema di cooperazione tra i paesi.
Cultura di Oreste Sacco
La collezione Torlonia è di nuovo patrimonio della collettività Una lunga trattativa tra Stato italiano e principi Torlonia - a quarant’anni dalla trasformazione di palazzo Torlonia alla Lungara a Roma - restituirà al grande pubblico i Marmi Torlonia, «un patrimonio della famiglia ma anche dell’umanità»
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uella che è stata definita la più importante collezione privata dʼarte antica del mondo sarà fruibile, finalmente, al grande pubblico. Lʼaccordo storico, come è stato definito dal Ministro italiano dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, sancisce un'importante collaborazione per valorizzare pienamente la splendida collezione Torlonia, un immenso patrimonio privato, comparabile per grandezza e bellezza a quelli esposti nei Musei Capitolini e nei Musei Vaticani, accumulato nel corso dellʼOttocento dallʼomonima famiglia. Lʼaccordo è sì storico, viste le vicissitudini che hanno accompagnato la storia di questa
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collezione. I Torlonia erano aristocratici e banchieri che, grazie alla loro enorme influenza, riuscirono a costituire il complesso di marmi antichi più imponente e storicamente significativo ancora di proprietà privata. Nel 1859 Alessandro, il “principe banchiere”, fondò il Museo in via della Lungara, nel rione Trastevere di Roma, in cui confluirono le splendide collezioni acquisite dalla famiglia da nobili romani in declino e insolventi, nonché attraverso la raccolta di reperti provenienti dalle campagne di scavo svolte nelle stesse proprietà della famiglia. Questo museo privato era pressoché inaccessibile al pubblico, fatta eccezione per qualche aristocratico o studioso. Nel corso degli anni si è sviluppata così una lunga e difficile battaglia tra lo Stato Italiano e la famiglia, affinché questo importante patrimonio fosse reso pubblico. Battaglia terminata: si comincerà con una mostra temporanea prevista per il 2017, nella quale saranno esposte una selezione di sculture più rappresentative, in
grado di evidenziare lʼimportanza della collezione e il rilievo del progetto. Successivamente la mostra si sposterà prima a New York poi in una fortunata capitale europea ancora da designare. La Fondazione Torlonia sosterrà le spese per il restauro dei reperti, mentre il Ministero provvederà alla realizzazione dell'esposizione. Ancora da rintracciare una sede adeguata al prestigio della collezione che possa accoglierla definitivamente,
con le sue 620 opere scultorie di origine greca e romana. Tra i pezzi più importanti esposti, sculture greche del IV e V sec. a.c., come l'Hestia Giustiniana, l'Atleta di Mirone, il Diadumeno di Policleto, l'Eirene di Cefisodoto, il ritratto ellenistico di Eutidemo di Battriana, opere etrusche come gli affreschi provenienti dalle necropoli di Vulci, oltre a una serie di busti di imperatori romani di inestimabile valore.
Tra via Montenapoleone e il Teatro alla Scala, un’affascinante casa milanese le cui camere conservano perfettamente il mobilio e i dettagli d’epoca. Punto di riferimento per chi cerca lusso, discrezione e privacy immersi nell’atmosfera intima e piacevolmente retrò di un palazzo nobiliare dell’antica Milano. Via Manzoni 29 - Milano - T. +39 02 723141 - infos@grandhoteletdemilan.it - www.grandhoteletdemilan.it
Hotel di Yuri Fronteddu
Un incanto nel cuore della Toscana La regione si è guadagnata un posto d’onore in quanto a luoghi del benessere a 5 stelle, resort che hanno trasformato questo territorio in una delle mete più glamour per gli italiani e non solo
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apolavori della cultura, prodotti unici e gustosi della cucina locale, il mito di vini straordinari: la Toscana è questo e molto altro ancora. Una regione che dona lʼebrezza di vivere ogni giorno unʼemozione diversa: dallʼatmosfera medioevale di San Gimignano e di Monteriggioni, al fascino misterioso di Sovana, Pitigliano e Volterra, culla della civiltà etrusca, dalle tracce dei grandi interpreti della pittura italiana, come Piero della Francesca, alle celebri cantine, dove riposano le grandi annate di Brunello di Montalcino e Chianti. A pochi minuti da Siena e dagli itinerari più stimolanti, dai musei e dai palazzi più esclusivi sorge uno splendido Spa Relais, dal suggestivo nome di Castel Monastero le cui origini si perdono nella storia del medioevo toscano.
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Acquistato da una nobile famiglia della zona, ne divenne la villa di campagna, sito deputato a celebrare il rito della caccia e a raccogliere i frutti della vigna interna ai territori del Castello. Dopo un accurato processo di restauro volto a ripristinarne gli antichi splendori è oggi pronto ad accogliere gli ospiti con quasi dieci secoli di storia: basta oltrepassare le mura che proteggono lʼantico borgo e ritrovarsi nella piazza su cui si affacciano gli splendidi edifici o entrare in una delle camere e suite, e nella meravigliosa villa indipendente, per sentire il fascino, i colori e lo stile della Toscana più autentica. Dalla finestra vigneti, boschi e campi a perdita d'occhio, e poi una splendida piazza, con il suo caffè, il suo ristorante, e persino una piccola chiesa. Il modo perfetto per vivere la Toscana. www.castelmonastero.com
Travel di Sveva Riva
La nuova frontiera dell’ospitalità è l’urban resort Da un edificio del 17 ° secolo nasce un hotel unico che non rinuncia a dare importanza alla tradizione, sia nei materiali, come la pietra di Trani e la pietra leccese, che nella cucina, tra orecchiette alle cime di rapa e il leggendario pasticciotto
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i sono voluti dieci lunghi anni di lavoro e la sua passione per una terra a cui deve le origini. Si aggiungono autenticità, passione e volontà, tratti distintivi della Puglia, che lʼimprenditore italo-francese Giacomo Fiermonte ha voluto celebrare con la realizzazione de “La Fiermontina”, un urban resort nel centro della città di Lecce. Un progetto di grande respiro che vede al suo interno la fusione tra la storia della famiglia di Fiermonte e
la sua passione per lʼarte contemporanea, la natura e gli ulivi secolari. Per dare vita a quello che è un omaggio ai natali della nonna Antonia, il proprietario si è avvalso del contributo di un grande nome dell'architettura pugliese, Antonio Annicchiarico, che, tra gli altri lavori, ha curato ambientazione e scenografia del primo film di Roberto Benigni "Il piccolo diavolo" e una residenza per la famiglia Hermès, perchè “solo un pugliese avrebbe potuto
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creare qualcosa di così moderno e, al tempo stesso, pienamente leccese”. La Fiermontina è un boutique hotel dal design minimalista ed elegante, con arredi firmati Le Corbusier,
Charlotte Perriand e Tobia Scarpa, nel giardino ci sono altre sculture realizzate da artisti francesi un tempo legati sentimentalmente alla nonna di Fiermonte che ne fu la musa ispiratrice, le sculture insieme agli ulivi secolari, una rarità nella parte antica di Lecce, compongono un esclusivo museo en plein air. Un luogo che vive al di fuori di ogni tempo e spazio, in una unica fusione di classico e contemporaneo, nel cuore della città di Lecce. www.lafiermontina.com
Lifestyle di Eugenio Bonardi
Modobag, in moto a bordo di un trolley A qualcuno sembrerà incredibile, basta invece osservarlo per capire che non c’è nessun trucco. Con il suo manubrio a scomparsa, le quattro ruote sottostanti e soprattutto il motore elettrico da 200 watt, “Modobag” è già riuscito a farsi conoscere e ad attrarre l’attenzione in tutto il mondo
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l trolley-moto, come già lo chiamano gli esperti del settore, è perfettamente in grado di trasportare una persona di 80 chili per un percorso di circa dieci chilometri. Oltre a batteria integrata e motore, il nuovo mezzo di trasporto presenta numeri eccezionali: misura 55, 22 e 35 centimetri, ha un volume di 32 litri e un peso di 8 chili e 600 grammi e, questo secondo il parere dei suoi progettisti, può essere utilizzato anche come bagaglio a mano. In questi giorni, molti video circolano su Youtube e, più in
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LE NUOVE FRONTIERE DEL VIAGGIO Grazie al motore elettrico Modobag può portare in sella una persona per 10 chilometri: presto questi trolley sfrecceranno per gli aeroporti di tutto il mondo.
generale, sul web, lasciando intendere che Modobag rivoluzionerà per sempre i piccoli spostamenti, abbreviandoli fino a tre volte rispetto alla normale velocità in cammino. Ma c'è di più: la piccola valigia non è solo sinonimo di mobilità e trasporto, ma anche di funzionalità e divertimento, poichè non cʼè alcun bisogno di cercare una presa di corrente, ma grazie alle sue prese USB, si possono collegare due dispositivi. Tra i diversi tipi di batterie a disposizione, le TSA, le FAA e le IATA ne assicurano un funzionamento fino a 4.000 cicli di ricarica. Anche sotto questo aspetto, i tempi sono incredibilmente veloci: bastano 15 minuti per raggiungere lʼ80% e meno di unʼora per una ricarica completa.
Food a cura della redazione
Il bistrot dei fiori In una moltitudine di piante, fiori e originali composizioni vegetali, nasce un open space in cemento grezzo con area food e lounge café in cui si fa colazione, si pranza, si cena e si ascolta buona musica. Si chiama Potafiori
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el cuore di Milano esiste un luogo in cui fiori, cibo e musica si fondono in unʼunica entità: si chiama Potafiori ed è il frutto della visione creativa di Rosalba Piccinni, la «cantafiorista» che ha sviluppato negli anni la passione di accogliere i clienti trasformando il tempo della preparazione di un bouquet in un momento da assaporare fatto di buona musica e di buon cibo. Da Potafiori il cibo è, con i fiori, protagonista, grazie al contributo di Giorgio Bresciani, giovane chef con esperienze in Italia e allʼestero, che interpreta il
gusto e lo stile di Rosalba Piccinni proponendo piatti semplici ma al tempo stesso originali e inconsueti. Punti di riferimento: stagionalità e improvvisazione. Il menù è aggiornato ogni settimana in base alla disponibilità del mercato, alla stagione e allʼintuito della cucina che segue il mood del negozio, con i fiori e le composizioni sempre sorprendenti. Come per i fiori, infatti, particolare attenzione è rivolta alla “mise en place”, con accostamenti arditi di materiali diversi che trasformano un piatto in unʼesperienza unica anche dal punto di vista estetico.
A completare questo mix di gusto, bellezza e design unʼimprovvisa serenata al tavolo, un concerto strumentale, l'anima jazz di questo bistrot che è anche un
contenitore culturale, tra laboratori creativi e mostre d'arte, e un concept store. Al centro ci sono sempre i fiori, dai più preziosi ai più umili: erbe di campo, rose, radici spinose, orchidee rare, foglie di cactus e boccioli profumati per allietare e risvegliare tutti i sensi. www.potafiori.com
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NORVEGIA
IL MAGICO NORD DELLE LOFOTEN Arduo trovare un aggettivo che possa descrivere al meglio le Lofoten, se non paragonando questo arcipelago ad un concentrato di quanto meglio ha da offrire, paesaggisticamente parlando, la Norvegia. Værøy, Røst, Moskenesøy, Flakstadøy, Vestvågøy, Gimsøy, Austvågøy, questi i nomi, tanto impronunciabili quanto intriganti, delle sette isole che si trovano lungo la costa nord-est della Norvegia, oltre il Circolo Polare Artico, raggiungibili in aereo o comodamente in traghetto dalla città di Bodø
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UN VIAGGIO SULLE TRACCE DELLA STORIA MILLENARIA DI COLORATISSIMI VILLAGGI
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ette isole che incantano per il loro aspetto selvaggio, caratterizzato da vette impervie che cadono a picco sul mare, da profondi fiordi che ne ricamano le frastagliatissime coste, e da valli verdissime battute dai venti, gli stessi che durante tutto l’anno sono l’elemento fondamentale per il processo di essiccazione del merluzzo (stoccafisso) che ritroviamo diffusissimo in queste coste appeso a tralicci di legno. Provenendo in traghetto da Bodø, si raggiunge l’isola di Moskenesøy – dominata dalla vetta del monte Hermannsdalstind (1020 s.l.m.) – dove ad attendere il turista è il caratteristico villaggio di pescatori dal curioso nome di Å, contraddistinto da case rosse e bianche – le cosiddette “rorbu” – la cui visita ci immerge nella millenaria storia dell’attività peschereccia dei suoi abitanti: sin dal 1000 dC lo stoccafisso è il prodotto più esportato delle Lofoten. Proseguendo la E10 che attraversa, senza soluzione di continuità, cinque delle sette isole, l’isola di Moskenesøy offre anche uno degli scenari più incredibili dell’arcipelago: siamo nel villaggio di Reine dove la natura si è sbizzarrita nel creare uno skyline di rara bellezza. Nella successiva isola, Flakstadøy, incontriamo la cittadina di Flakstad, che oltre ad essere un rinomato centro di musica tradizionale, è ricca di gallerie e musei. Al contrario nell’incantevole atmosfera del coloratissimo villaggio di pescatori di Nusfjord si torna a respirare la dimensione più autentica delle Lofoten. A Flakstadøy alcuni sentieri permettono di raggiungere luoghi incantevoli come Nesland, Andopen e Kvalvika. Nell’isola di Vestvågøy, troviamo Uttakleiv
ETERNA BELLEZZA Dall’alto: villaggio di pescatori di Å con le caratteristiche “rorbu” . Panoramiche delle isole di Moskenesøy, Flakstadøy e Vestvågøy.
ORIZZONTE OCEANO A Destra: Casa vichinga di Borg (Vestvågøy). Al centro: la vetta di Svolværgeita a Svolvær, molto apprezzata dagli scalatori. In basso: Isola di Røst
che è stata definita, nel 2010, la spiaggia più romantica d’Europa dalla rivista “The Times”. Leknes ne è il capoluogo e vi si trova anche un aeroporto. Peraltro la conformazione del paesaggio di quest’isola la rende particolarmente adatta alle escursioni, alle attività di parapendio e al cicloturismo. Vari e interessanti i villaggi di questa isola, come Stamsund che oltre ad offrire un impianto sciistico è anche sede di una importante attività di teatro contemporaneo. Paradiso dei cicloamatori è la strada denominata Valbergvein che costeggia varie spiaggette che offrono anche strutture ricettive. Se poi si vuole vivere una full immersion nel mondo vichingo, non c’è luogo migliore di Borg dove si trova il Lofotr Viking-Museum. Il ritrovamento in seguito a scavi archeologici effettuati nell’area, di reperti e delle fondamenta di una vasta dimora vichinga (lunga ben 83 metri) ne ha permesso la ricostruzione degli ambienti, riportandoci indietro di 1000 anni. E non poteva mancare un festival dedicato alla cultura vichinga, il Lofotr Vikingfestival che si tiene ogni anno agli inizi di agosto con un mercato, attività ludiche, concerti e altro ancora. La piccola isola di Gimsø, per la sua particolare esposizione, offre una spettacolare vista dell’oceano ma è anche un ottimo punto di osservazione per il sole di mezzanotte. Ad Hov si trova un antico insediamento con testimonianze che risalgono all’età della pietra dove è possibile fare anche delle belle passeggiate a cavallo. L’isola di Austvågøy è anche la più grande dell’arcipelago con importanti centri ricettivi che ritroviamo principalmente a Svolvær, che ha un suo aeroporto, e dove ha sede la “Casa della Cultura delle Lofoten”. Da Svolvær è ben visibile la curiosa vetta della Svolvaergeita, simbolo di Svolvær e un must per tutti gli amanti delle scalate. Da Svolvær si prosegue con la visita del villaggio medievale di Kabelvåg con la sua cattedrale lignea, una delle più grandi di tutta la Norvegia. Ma il luogo più scenografico è il villaggio di pescatori è Henningsvær, con le sue caratteristiche rorbu, una sorta di mini
L’UNIVERSO MARINO DELLE LOFOTEN CREA UNO SPETTACOLO NATURALE SENZA EGUALI E UN PAESAGGIO CHE RICORDA L’ARMONIA DELLE NINFEE ADAGIATE SU UNO SPECCHIO D'ACQUA arcipelago collegato da vari ponti tanto da essere definito la “Venezia” delle Lofoten. Da non perdere, poi, la visita del villaggio di Laukvik, che oltre ad offrire nelle zone circostanti percorsi ideali per il trekking, è sede del “Polarlightcenter” creato nel 2007 e dedicato al fenomeno dell’aurora boreale. Le due piccole isole di Værøy e Røst rappresentano, nel loro piccolo, un concentrato delle bellezze naturalistiche delle Lofoten. In particolare Røst è composta da ben 365 tra isolotti e scogli, di Røstlandet è l’isola più grande. Nell’isolotto di Trenyken vi si trovano addirittura incisioni rupestri antiche di 5000 anni. Værøy e Røst vantano entrambi un’importante presenza di colonie marine dove è possibile ammirare aquile di mare, cormorani, urie, morus e le simpaticissime pulcinelle di mare: uno spettacolo davvero unico per gli amanti dei safari marini.
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COME FIORI SULL’ACQUA In alto: Panoramica del villaggio di Reine (isola di Moskenesøy). A sinistra: Villaggio di Henningsvær (Austvågøy). In basso: Villaggio di Svolvær (Austvågøy).
Se è vero che il clima di queste zone non è tra i più clementi, con quei repentini cambi di luce e atmosfera tanto cari agli appassionati di fotografia, è altrettanto vero che gli scenari offerti dalle Lofoten sono tra i più affascinanti della Norvegia e di tutta l’area scandinava. Attrezzandosi con il giusto equipaggiamento si può intraprendere la visita di questi luoghi ameni senza problemi, utilizzando la bicicletta, molto popolare in queste isole, ovvero dedicandosi al trekking, e alle escursioni in barca per un sano e ricreativo birdwatching. Senza dimenticare, per i più temerari, una visita durante il periodo invernale che regalerebbe quell’indimenticabile spettacolo che è l’aurora boreale… Benvenuti nel magico Nord. Franco Bruni
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AMSTERDAM
TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO La vivace cittĂ nordica si veste di inedite proposte in tutte le stagioni
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msterdam: la pittoresca città dei canali; dei meravigliosi palazzi storici; delle biciclette (sembra che ci siano più biciclette – 881.000 che abitanti dall’ultimo censimento i residenti sono 799442); del celebre quartiere a luci rosse che attira ogni giorno migliaia di turisti in cerca del “cuore” della città; degli oltre 6mila negozi, 1.500 bar e più di mille ristoranti. Un brulicante viavai di persone che trova in ogni angolo della città un motivo per fermarsi a guardare e a stupirsi, a cominciare dalla vasta cerchia dei canali che circondano il centro della città, i quali, per la loro bellezza e particolarità fanno parte dal 2013 del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Amsterdam riassume passato, presente e futuro in un clima accogliente, dove i turisti sono parte integrante della città come lo sono i 75 musei, i 9000 spettacoli che incantano ogni anno turisti e non, oppure le 2500 houseboat “parcheggiate” sulle acque dei canali. Il passato è rappresentato dagli 8.863 edifici storici dei secoli XVI, XVII e XVIII, praticamente intatti, ancora abitati o adibiti a musei. Una città del passato perfettamente conservata, con i suoi stretti vicoli, dove il sole fatica a illuminare i sampietrini, dove si respira l’atmosfera di una volta, dove si alza lo sguardo verso il cielo per vedere i tetti a punta delle bellissime case alte e strette, dove si riesce a immaginare come, nei secoli passati quando Amsterdam era uno dei porti più floridi di tutto il mondo - si scambiavano le spezie, i preziosi tessuti e i manufatti provenienti dall’Africa e dall’India. Il porto era considerato il “magazzino” mondiale delle merci più rare e pregiate. Anche nel passato ad Amsterdam nacquero quelle che oggi chiameremmo “Start Up”: nel 1602 fu fondata la Compagnia delle Indie Orientali, un'organizzazione che sarebbe diventata la prima multinazionale del mondo e di cui la città di Amsterdam deteneva una quota di maggioranza. Altro primato è quello della compagnia di bandiera, la KLM, fondata il 7 ottobre 1919: si tratta della compagnia aerea più vecchia del mondo ad operare sotto lo stesso nome. Il futuro? È a nord-est di Amsterdam, dove sono sorte su un’ampissima area bonificata Almere e Lelyland, nuove città di fama internazionale non solo per il fermento nei campi dell’architettura e del design, ma anche per la splendida natura selvaggia a portata di mano. Anche il NEMO Science Museum ha l’aria futuristica: l'edificio, disegnato dal famoso
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I AMSTERDAM La firma di Amsterdam
✑ Situato nella piazza Museum Quarter, sul retro del Rijksmuseum, lo slogan I amsterdam è diventato in breve un’icona della città e un ricercatissimo set fotografico. Highlight? Farsi ritrarre abbracciati oppure a cavalcioni delle lettere. Alte più di due metri, le lettere dello slogan raggiungono la larghezza di 23.5 metri.
architetto italiano Renzo Piano, ha una magnifica terrazza, una vera e propria piazza, dalla quale si gode una vista spettacolare sull'intera città. NEMO, riconoscibile per il suo meraviglioso profilo verde, è il più grande centro scientifico dei Paesi Bassi: si entra nella Macchina del Tempo e si scopre come si diventerà fra trent'anni. E questo vivace zapping tra passato, presente e futuro è percepibile in ogni stagione. In primavera, la fioritura dei tulipani rappresenta uno spettacolo senza paragoni, in termini di colore e di paesaggi (tre importanti aree dove si coltivano i tulipani si trovano a mezz’ora di auto da Amsterdam: Noordoostpolder, Kop van Noord-Holland e Bollenstreek): anche Amsterdam è in fermento, addobbata di fiori e di profumi primaverili. L’estate regala il bel tempo, per godersi interminabili passeggiate sui canali, piacevoli gite in barca, chilometriche escursioni in bicicletta tra i 40 parchi di Amsterdam. Il divertimento è ovunque: tra party sulle spiagge urbane, eventi come l'Amsterdam Fashion Week, il Robeco Summer Concert Series al Concertgebouw e le rassegne di ogni genere e tipo, c'è davvero solo l'imbarazzo della scelta.
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L’autunno accende la città di sfumature ambrate, i giorni si accorciano e il freddo inizia a farsi sentire: è il momento in cui la città si riversa nei locali; le band musicali in tour fanno tappa ad Amsterdam per fare il “tutto esaurito”, i musei si riempiono di appassionati di arte e cultura e i più curiosi non si fanno scappare i festival più stravaganti (da non perdere, sabato 5 novembre 2016, la “notte dei musei”: circa 50 musei di Amsterdam aprono al pubblico dalle 19 alle 2 di notte con eventi speciali, workshop, concerti, performance e visite speciali. Delizie culinarie e drink sono disponibili per mantenere alta la riserva di energia). In inverno, Amsterdam lotta contro il buio: dal 26 novembre al 17 gennaio torna l’Amsterdam Light Festival, la manifestazione che accende (letteralmente) i riflettori sul bellissimo centro di Amsterdam e sui suoi canali, la città si illumina di milioni di luci, di colori, di suggestive atmosfere. A inizio dicembre, in piazza Dam viene collocato un imponente albero di Natale. Durante le Feste, la festosa facciata del magazzino de Bijenkorf e le luminarie della zona diventano la meta ideale per immergersi nella suggestiva atmosfera natalizia della piazza più famosa di Amsterdam. www.iamsterdam.com www.holland.com Alessandra Fusé
DOVE DORMIRE Tra presente e passato
✑ Per chi vuole un hotel moderno, dall’architettura e dal design contemporaneo, c’è l’hotel Bilderberg Garden, situato in una tranquilla zona residenziale, nel famoso “Museum District”. In 15 minuti a piedi si arriva ai musei Rijksmuseum, Van Gogh Museum e al museo dei Diamanti. www.bilderberg.nl ✑ Per chi vuole stare in centro, per raggiungere a piedi il cuore pulsante di Amsterdam, c’è l’hotel Roemer, intimo, con solo 37 stanze, è considerato un piccolo gioiello architettonico in una casa del 18° secolo. Si trova nella zona chiamata “Fashion & Museum District”. Bellissime le camere all’ultimo piano, con soffitto mansardato. www.hotelroemer.com
AD AMSTERDAM CI SONO ANCORA DEI MULINI DEL 17º SECOLO: DE OTTER (ANCORA OGGI ABITATO) E RIEKERMOLEN. PER VEDERNE DEGLI ESEMPLARI SUCCESSIVI, SI PUÒ VISITARE L’ADMIRAAL O DE BLOEM – QUEST’ULTIMO SPOSTATO DAL SUO ORIGINALE LUOGO DI COSTRUZIONE
STATI UNITI
UN SOGNO CALIFORNIANO A MISURA DI TRAVEL BLOGGER Che siate pronti a surfare come nella miglior tradizione americana, o a perdervi nell'ebbrezza di un soggiorno in mezzo alle vigne, o a lanciarvi alla scoperta di scenari surreali e maestosi, la California fa al caso vostro, rigorosamente con smartphone alla mano!
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l “Golden State” è, senza dubbio, la meta ideale per la vacanza dei vostri sogni, libera da ostacoli e problemi. Ma con le sue città uniche, i luoghi storici, le spiagge paradisiache, i paesaggi mozzafiato e le famose attrazioni, è uno dei luoghi più “instagrammabili” del mondo. Ecco, allora, una serie di destinazioni che gli instagrammer in visita in California non potranno proprio lasciarsi sfuggire, per condividere il loro bollettino di viaggio 2.0.
SHASTA CASCADE Che sia per la bellissima cascata di 40 metri o per le stupende sorgenti di natura vulcanica Shasta Cascade offre ai visitatori
BAY AREA LA BAY AREA È INCREDIBILMENTE “FOTOGENICA” ED È PIENA DI SPOT E OPPORTUNITÀ FOTOGRAFICHE IMPERDIBILI PER UN APPASSIONATO DI INSTAGRAM. TRA QUESTI UNO DEI LUOGHI LEGGENDARI DI SAN FRANCISCO, IL GOLDEN GATE BRIDGE CHE POSSIEDE UN FASCINO SPECIALE. CHI AMA ESPLORARE, PUÒ VISITARE IL SUTRO BATHS E 16TH AVENUE STEPS. ALLONTANANDOSI DALLA CITTÀ E DIRIGENDOSI VERSO SONOMA, SI POTRÀ AVERE UN ASSAGGIO DELLA WINE COUNTRY. CHI RESISTERÀ A SCATTARE E CONDIVIDERE FOTO DI VIGNETI, PICNIC POMERIDIANI E DEL DELIZIOSO FORMAGGIO TIPICO?
un mondo di opportunità fotografiche. Con milioni di litri di acqua che alimentano le cascate ogni giorno avvicinandosi alle Burney Falls sembra quasi di entrare in un sogno. Il viaggio all’interno di queste bellezze continua al Lassen Volcanic National Park, dove sarete catturati dalla meraviglia e dai suoni della natura.
NORTH COAST Percorrendo la costa nord della California i visitatori troveranno un bellissimo luogo chiamato Humboldt County. Instagram sarà l’ultima cosa alla quale penserete guardando a bocca aperta il panorama ma, chi si ricorderà di tirare fuori lo
smartphone si ritroverà con degli scatti fuori dal comune. Avenue of the Giants è uno spot molto gettonato tra i fotografi per le numerose sequoie giganti che svettano anche nel famoso Shrine Drive-Thru Tree.
GOLD COUNTRY La Gold Country ospita uno dei ponti più alti del Golden State ed è una località che ogni Instagrammer dovrebbe visitare almeno una volta nella vita. Il AuburnForesthill Bridge è alto oltre 240 metri e si estende sopra l’American River. Proseguendo, si incontra l’Amador County, dove è possibile scattare bellissime fotografie a Daffodil Hill,
letteralmente la collina dei narcisi che qui fioriscono in primavera.
HIGH SIERRA Quando si parla di Instagram e di High Sierra si pensa immediatamente allo Yosemite National Park. Tenaya Lodge organizza visite guidate all’interno del parco nazionale, l’ideale per chi vuole catturare istanti magici da condividere. Continuando verso sud si incontra il Devils Postpile National Monument situato nei dintorni della località di Mammoth Lakes.
CENTRAL VALLEY San Joaquin Valley nasconde a circa 6 metri di profondità una sorpresa sotterranea
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meravigliosa. Se siete alla ricerca di immagini uniche visitate il Forestiere Underground Gardens, una distesa segreta di oltre 5 ettari di giardini, labirinti, cortili e sentieri. Alla fine della visita, non dimenticate di passare per la Lodi Wine Country dove potrete farvi un selfie tra i vigneti.
CENTRAL COAST Non è un segreto che nella costa centrale della California si trovino alcune tra le più belle attrazioni degli Stati Uniti come il Bixby Bridge, Hearst Castle o Bubblegum Alley presso la cittadina di San Luis Obispo. In questa zona anche il Channel Islands National Park, facilmente accessibile dalle città di Ventura County.
INLAND EMPIRE Da non perdere le numerose opportunità Instagram che l’Inland Empire può offrire. Visitate la Temecula Valley, ancor meglio se durante il Temecula Valley Balloon & Wine
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Festival, che offre intrattenimento, gite in mongolfiera e ottimo cibo e vino. Concludete la giornata andando alla ricerca del selfie perfetto al Big Bear Lake.
ORANGE COUNTY Orange County è piena di location Instagrammabili al 100%! Prima tappa il Treasure Island Park che si trova a Laguna Beach. Arrivati fin qui non si può non visitare Disneyland®, uno degli spot più fotografati e geo-localizzati durante tutto l’anno.
LOS ANGELES I visitatori di Los Angeles potrebbero sentirsi sopraffatti con tutte le location perfette tra cui possono scegliere, ad esempio l’ Aquarium of the Pacific, situato a Long Beach, dove farsi un selfie di fronte alla vasca delle meduse, fotografare i pinguini di Magellano, spaventarsi di fronte allo squalo tigre o sorridere per le lontre di mare. Da non perdere l’escursione sul Mount Lee per
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DESERTS INIZIATE IL VOSTRO VIAGGIO IN CALIFORNIA DA UNO DEI DESERTI PIÙ BELLI E FAMOSI: LA DEATH VALLEY. SCOPRITE LE SUE DUNE E RAGGIUNGETE DANTE’S VIEW PER FOTO INDELEBILI NELLA VOSTRA MENTE E NEL VOSTRO FEED DI INSTAGRAM. NON LONTANO TROVERETE IL JOSHUA TREE NATIONAL PARK, DOVE IL MOJAVE DESERT INCONTRA IL DESERTO DEL COLORADO CREANDO UNA VEGETAZIONE AL LIMITE DEL SURREALE
fotografare una delle icone di Los Angeles, l’ “Hollywood”, la struttura formata da lettere in alluminio alte 15 metri che si affaccia da una delle colline più alte della città.
SAN DIEGO Che si tratti di scatti dell’Oceano Pacifico, foto dell’iconica Cali-Baja o selfie tra i murales di San Diego, chi visita questa città dovrà avere lo smartphone sempre pronto, per non parlare di luoghi emblematici come il Balboa Park e l’Oceanside Pier, il pontile più lungo della California con i suoi 600 metri da cui si possono osservare i surfisti e ci si può divertire al parco giochi, passeggiando, facendo jogging o andando in bicicletta. www.visitcalifornia.it Federico Bonetti
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SUDAMERICA
QUITO LA CAPITALE DELLE NUVOLE Un museo a cielo aperto con superbi vulcani in una planimetria irregolare che si aggrappa alle pendici della cordigliera occidentale e si distende nella vallata, Quito, cittĂ del Patrimonio, rifulge di tanta bellezza, angoli mistici e espressive leggende, tesori artistici e storia millenaria
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ll’ombra dell’imponente vulcano Pichincha dalla cima perennemente innevata, Quito è sospesa come un nido d’aquila a 2850 metri di quota, stretta tra due spine dorsali di cime andine. Seconda capitale più alta del Sudamerica dopo La Paz in Bolivia, la coloniale Quito stupisce per quella sua silhouette metropolitana che sale e scende, che si allarga e deborda come un fiume in piena occupando tutti gli spazi vuoti da parte a parte e lambendo le ultime propaggini del Pichincha che la cerchia in un abbraccio di protezione. È l’icona perfetta dell’Ecuador, una grande e tranquilla metropoli andina, aristocratica ed elegante, funzionale e pulita, un melting-pot tra indigeni e ispanici che dividono pacificamente il tessuto urbano armoniosamente coniugato tra passato e presente. Gente semplice e cordiale, un poco riservata per quella innata dignità tipica dei quitenos e degli indigeni dai visi tutti uguali color caramello, intabarrati nei ponchos multicolore e il tipico cappello sempre in testa. La posizione spettacolare della città è, peraltro, stata da sempre motivo di difficile integrazione con la natura che la circonda allo stesso modo come la storia che la attraversò.
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QUITO: UNA DELLE CITTÀ PIÙ BELLE E AFFASCINANTI DELL’AMERICA LATINA A OLTRE 2.800 METRI DI QUOTA Gli antichi quitus, le popolazioni originarie dell’area dovettero sottomettersi agli Inca di Atahulpa che la nominarono capitale dell’impero. Un gioiello antico andato bruciato proprio ad opera del generale inca Ruminahui all’arrivo degli invasori spagnoli. La rinascita di Quito avvenne nel 1534 sulle ceneri di quella incaica. Fu così che il dilemma nacque: Quito di Atahualpa, l’ultimo inca o Quito di Belalcazar, il primo spagnolo a conquistarla? La controversia rimane, ma è pur vero che Quito risplende di tanta bellezza che si è valsa innumerevoli appellativi quali “Luz de America” o “capital del mejor arte mestizo”, per finire con «la Firenze d’America». Poeti e scrittori l'hanno immortalata decantandola, amandola e sospirando per essa nei loro versi. Significativo è quello di Mariano Andrade, scrittore e religioso del diciottesimo secolo che dovette lasciare Quito, città natale per lo Stato Pontificio Romano e il rimpianto di
questa città che tanto amò non lo abbandonò mai “Esa ciudad, donde el arte supo excederse a sí mismo, viéndose lo natural junto con el artificio” (Questa città dove l’arte eccede a se stessa, la bellezza naturale si unisce a quella creata). Per i suoi tanti gioielli, la capitale ecuadoriana è inserita dall’Unesco nel Patrimonio dell’Umanità dal lontano 1978, primo sito dichiarato per l’America Latina per il valore del suo patrimonio artistico, letterario, urbano, paesaggistico e naturale. L’attuale Quito è il centro storico, raccolto per tre lati da una moderna successione di quartieri che uniscono vetro e cemento, l’ossatura della città nuova. Il cuore capitolino che ruota attorno a piazza dell’Indipendenza intercala la visione di architettura coloniale in stile barocco plateresco, mudejar e churriguerista con il viavai incessante di venditori ambulanti, burocrati e cittadini in una sorta di museo vivo.
Strade strette coperte di pietra vulcanica, regali piazze dove si affacciano grandi palazzi, chiese e conventi nell’unione dell’arte europea rinascimentale e l’espressione del sentimento artistico degli indigeni e meticci. La sera è un gioco di luci scenografico che maggiormente evidenzia tanta ricchezza artistica: facciate barocche, arcate e patios, splendidi portali e tondeggianti cupole. Culla di importanti scultori e pittori, il cui stile influenzò tutta l’America Latina, l’arte della capitale andina diede grande risalto a quella religiosa con magnifiche pale d’altare, tele, sculture che esprimono il meglio di questa scuola artistica. L’esempio lo si trova nel capolavoro del barocco ispanoamericano la chiesa della Compania de Jesus eretta a gloria dell’Altissimo tra il 1605 e 1765. Al suo interno è tutto un esplodere di ori opulenti in un’esuberanza di stucchi con decori al soffitto in stile mudejar. Non lontano un altro bell'esempio architettonico, la chiesa di San Francisco, la più vecchia di Quito e del Sud America che porta la data del
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1536. Qui è stato scritto l’atto definitivo della colonizzazione dell’Ecuador e qui è ospitata una cappella con decorazioni d’oro, che , si racconta, siano state in parte realizzate grazie al famoso tesoro di Atahualpa. L’attrattiva è l’altare barocco e la statua della Vergine alata di Quito ad opera di Bernardo de Legarda dalle fattezze indigene riprodotte nel viso. Si narra una simpatica leggenda sull’origine di questa chiesa. Vuole la storia che la costruzione dell’atrio fu affidata ad un buon uomo indigeno di nome Cantuna con l’obbligo di terminarlo nel tempo stipulato. Purtroppo l’onesto lavoratore per una serie di circostanze si trovò alcuni giorni prima della data stabilita impossibilitato a terminare il lavoro. Disperato girava per le vie quando gli si presentò un uomo vestito di rosso con naso e barba appuntiti e si offrì a terminare il lavoro in cambio della sua anima. Cantuna accettò, ma tenne con sé una pietra, quella stessa che lo salvò dall’inferno. Nella notte il diavolo portò a termine il lavoro e all’alba tutto era finito ad eccezione di una sola pietra, quella appunto che aveva sottratto il furbo Cantuna.
Folclore a parte, si passeggia volentieri qui in città dato l’eccezionale clima sempre primaverile seppur a quasi tremila metri e proseguendo alla scoperta del cuore antico si arriva alla chiesa di Santo Domingo, all'armoniosa piazza dell'Indipendenza con la maestosa Cattedrale, il Palazzo del Governo e palazzo Arzobispal. Il Teatro Sucre, oggi nuovamente aperto dopo i sapienti restauri che sottolineano quella sua aria sobria ed elegante. Un po’ più decentrata è la Basilica del Voto Nacional, una costruzione di inizio secolo che ricopia lo stile gotico. Impressionante il panorama che si gode dall’alto del campanile. Tra i molti musei senza dubbio va ricordata la Casa della Cultura dove risiede il Museo del Banco Central, le cui sezioni archeologica e musicale sono estremamente interessanti, e il Museo Municipale, ex ospedale di epoca coloniale, che ripercorre la storia della città dalla fondazione ad oggi. Infine, vale la pena salire sulla sommità del Panecillo da dove domina la grande statua della Vergine alata di Quito, simbolo della città.
PLAZA DE SAN FRANCISCO Quito conta una sessantina di chiese e conventi, da non perdere: il convento di San Francisco, il Monastero di San Domenico, la Chiesa e il Collegio dei Gesuiti.
Fino all’inizio del secolo scorso Quito non era che la città delle nuvole o della luce, per quella sua atmosfera irreale, quasi magica, tipica dell’altopiano andino. L’arrivo della ferrovia che la collegò alla costa e alla città portuale di Guayaquil, la Panamericana poi, e l’afflusso di denaro derivante dall'esportazione delle banane subito dopo la seconda guerra mondiale, ingrandirono la città trasformandola in metropoli. Ma fu solo a partire dagli anni Settanta, l’epoca del petrolio, che Quito si convertì in metropoli moderna arricchita da grandi corsi, superstrade, palazzi e parchi.
Nacquero così il parco della Carolina e quello Metropolitano, paradiso di colibrì di qualità e colori diversi, ma dove hanno trovato il loro habitat soprattutto i colibrì mosca e l’elegante colibrì dalla coda biforcuta. Attraversando i nuovi quartieri nel quadrilatero tra le avenidas Colon, Amazonas, Patria, 10 de Agosto e 12 de Octubre si resta a bocca aperta. Per una metà un rione quasi svizzero mentre l’altra evoca la verticalità urbanistica di stampo americano. Il quartiere conosciuto come Mariscal è l’ombelico commerciale della città con ristoranti e caffè alla moda, churrasquerias, lussuose boutique di moda e artigianato di pregio, banche e uffici.
Un giovane indigeno, bello nella sua semplicità con il suo poncho e il cappello di feltro calato sulla testa da dove ne esce la lunga treccia nera, incurante di questa modernità, dà fiato al suo flauto e una melodia andina, all’apparenza triste, ma molto dolce, si unisce al rumore del traffico. Il rumore della città si affievolisce e la musica vibra. È come un fiume che trasporta lontano, in alto, nei grandi spazi andini dove bianche nuvole giocano con l’azzurro intenso del cielo, nell’incanto della cordigliera tra pascoli vergini e cime vulcaniche immacolate di cui Quito è la naturale porta d’accesso. Sveva Riva
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FOTOGALLERY
QUANDO OGNI FOGLIA Ăˆ UN FIORE Albert Camus definiva l'autunno come una seconda primavera, l'ultimo periodo dell'anno in cui lo spettacolo della natura si veste di nuovi colori e offre a tutti la possibilitĂ di rallentare la frenesia della vita quotidiana e di perdersi nel rumore dei propri passi, gustando i silenzi del sottobosco
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L'abbraccio caldo del selvaggio Ontario
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autunno è il momento ideale per visitare Algonquin Park, meta scelta da migliaia di visitatori da tutto il mondo in questo periodo dell'anno per le infinite opportunità che offre di ammirare lo spettacolo del fall foliage. L’Algonquin Park è il parco provinciale più antico del Canada, la cui “nascita” risale al 1893, ma è relativamente recente la scoperta da parte del turismo di massa che ne ha fatto un vero “must” per le vacanze a tema natura. In effetti, le motivazioni ci sono tutte: il parco ha una estensione di più di 7650 km quadrati, vanta circa 2400 laghi di diverse estensioni e circa 1200 fiumi ed è situato tra la zona a nord di Toronto, dalla quale dista circa 300km, e la zona ovest di Ottawa dalla quale dista circa 260km. Il solo poter guardare uno scenario dominato dalle calde tonalità del giallo, rosso e arancione, che sembrano sprigionarsi persino nell'aria, vale la pena di pianificare un viaggio. È difficile determinare quale sia il momento di maggior bellezza di questo fenomeno – che normalmente qui oscilla tra l'ultima settimana di settembre e la prima di ottobre- , al contrario è semplicissimo individuare nell'acero rosso il protagonista assoluto della scena, seguito dal tardivo foliage dei pioppi, dei larici americani e delle querce rosse, che prolungano ancora un po' lo spettacolo prima di arrendersi a un freddo novembre. Sono, comunque, molti i fattori che influenzano il fascino del fenomeno, dalla luce alla temperatura, per questo sul sito del Parco si può prendere visione di un bollettino aggiornato, con le previsioni sul cambiamento dei colori. www.algonquinpark.on.ca
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Ai Giardini di Sissi va in scena lo spettacolo del fall foliage
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i Giardini di Castel Trauttmansdorff a Merano è il periodo della cosiddetta “Indian Summer”, con le giornate di sole autunnali che accendono il parco botanico meranese regalando ai visitatori lo straordinario show del “Fall Foliage”. Tra le foglie variopinte di calde tonalità, i frutti maturi degli alberi e le camelie in fiore, ad attendere gli ospiti c'è anche un variegato e ricco programma di eventi e iniziative per tutti. La caduta delle foglie che chiude il ciclo naturale e segna il ritmo delle stagioni, proprio nell’anfiteatro botanico dei Giardini di Castel Trauttmansdorff è un avvenimento atteso con trepidazione, che richiama annualmente fotografi, appassionati e turisti da tutto il mondo. Infatti i visitatori in questo periodo possono osservare il variopinto mutamento delle foglie da un punto di vista privilegiato: un parco di oltre 12 ettari con più di 80 diversi ambienti botanici che si tingono di colori accesi, dalle chiome delle querce rosse agli aceri del Canada, dalle sequoie ai cipressi, tutto cambia d’abito. www.giardinidisissi.it
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Un tripudio di colori a Kyoto
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onostante i ciliegi costituiscano per natura un fenomeno di straordinaria bellezza nella loro fioritura, esiste un fascino più discreto e meno conosciuto anche nel foliage che, inoltre, si verifica per una durata maggiore, per cui non necessita del classico colpo di fortuna per assistervi. Le foglie degli alberi che affollano molte zone della città di Kyoto iniziano a mutare nel mese di ottobre, con un picco a metà novembre, per poi protrarre questa straordinaria variazione fino alla metà di dicembre. Se anche non si riuscisse a far coincidere i tempi di un viaggio con il picco del foliage in città, è sufficiente muoversi alla scoperta dei dintorni per trovare i colori più belli: le Kitayama Mountains iniziano a vestirsi dei colori caldi dell'autunno già prima del periodo indicato, così come spingendosi a sud, a Uji o a Nara, si può godere lo spettacolo ben oltre la metà di dicembre. Ma la città stessa pullula di luoghi incantati in cui il fall foliage si esprime al massimo del suo potenziale sensoriale: ogni tempio, santuario o giardino dispone di una gran quantità di alberi da ammirare. Ma non crediate di poter godere di questo spettacolo della natura in solitaria: gli abitanti di Kyoto amano il foliage quasi quanto la fioritura, per cui l'ideale è svegliarsi di buon ora e scoprire la città fin dal primo mattino. www.turismo-giappone.it
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Emozionarsi nella natura della Valle di Jiuzhaigou
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a Valle di Jiuzhaigou (ovvero "Valle dei Nove Villaggi") si trova presso la prefettura di Nanping, 450 Km a nord della città di Chengdu. Il nome trae origine dalla presenza, all'interno dell'area, di villaggi abitati da genti di etnia tibetana, le quali da sempre considerano sacri i corsi d'acqua e le montagne della zona. Infatti, proprio grazie all'abbondanza di corsi d'acqua, laghi, cascate e specie locali di flora e fauna, nel 1997 l'intera area è stata premiata dell'UNESCO con il titolo di Man and Biosphere Reserve, e nel 1992 è entrata a far parte della lista del patrimonio mondiale da salvaguardare. Questo paesaggio non teme rivali, con i suoi angoli di incontaminata purezza e le sue atmosfere oniriche. Un capolavoro della natura, un paesaggio ricco e variegato che, tra laghi cristallini, foreste verdeggianti e montagne innevate, lascia spazio anche ai costumi locali del popolo tibetano e delle genti Qiang che contribuiscono a conferire un alone di magica all'intero sito. Un luogo da vedere in tutte le stagioni, ma che in autunno si veste di colori incredibili e di suggestivi contrasti. www.turismocinese.it Martina Morelli
Un autunno a stelle e strisce
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n tema di foliage i primi nomi a saltare in mente sono sicuramente quelli di New York City e Central Park,visti i colori da favola di cui il parco più conosciuto della Grande Mela si veste in autunno. Ma in molti altri Stati a stelle e strisce, c'è un motivo per partire armati di macchina fotografica e immortalare paesaggi mozzafiato, soprattutto tra ottobre e metà novembre, con la metamorfosi di parchi e boschi per il cambiamento di colore delle foglie degli alberi. Sul lago Michigan, nello Stato omonimo,ad esempio, c'è la perfetta combinazione di pace e infinite e intense sfumature di colori caldi come un abbraccio. Più che un lago, data la sua grandezza, lo si potrebbe definire un vero e proprio mare, visto che è impossibile riuscire ad avvistare le sue sponde, perfino dal grattacielo più alto di Chicago. Di origine glaciale e l’unico ad essere completamente racchiuso nel territorio degli USA, questo lago fa parte del comprensorio dei cinque Grandi Laghi dell’America del nord ed è connesso al lago Huron attraverso lo stretto di Mackinac. Qui, oltre ad osservare il tripudio di gradazioni di giallo, arancio e rosso, ci si può dedicare a differenti attività, dal giro in kayak fino alla pesca, sia in inverno che nelle stagioni più calde. Chicago, nonostante il clima solitamente rigido e ventoso, diventa una vera e propria stazione balneare e meta prediletta di windsurfer da tutto il mondo, soprattutto d’inverno, in quanto solo il gelido e forte vento del nord riesce a smuovere le onde giuste dedicate ai surfisti che sfidano anche i -10 gradi. Per chi è meno temerario, è sempre consigliata una passeggiata lungo le sponde del bellissimo Lago, magari in bicicletta. Franco Del Panta
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GIORDANIA
IN CAMMINO PER RITROVARE IL PIACERE DELLA SCOPERTA Cos’hanno in comune l’imperatore romano Adriano, il profeta Mosè e Lawrence d’Arabia? Sono solo tre dei molti personaggi storici che hanno attraversato la Giordania su itinerari che oggi vengono ripercorsi da migliaia di avventurieri e vacanzieri di tutto il mondo
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tto mesi di sole all’anno, attrazioni culturali uniche e di grande fascino, una grande varietà di ambienti naturali facilmente accessibili e praticamente sconosciuti al turismo di massa: la Giordania è questo e molto altro. Il turismo ecologico e d’avventura si sta ritagliando sempre più spazio nell'offerta di questo paese, grazie a una perfetta combinazione di avventura, strutture confortevoli, alberghi e ristoranti di qualità, diffusi su tutto il territorio, che consentono una pausa golosa tra un’escursione e l’altra. Seguire le orme del viaggio dell’imperatore Adriano da nord a sud della Giordania
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visitando città bibliche e fortezze di legionari alla guida di veicoli 4x4; spingersi sulle rotte di Lawrence d’Arabia a dorso di cammello o di mulo negli altipiani centrali e nei deserti orientali, trascorrendo una settimana in viaggio con soste in accampamenti sempre diversi: queste sono solo alcune delle entusiasmanti esperienze a disposizione del viaggiatore, che può anche decidere di percorrere parte del tragitto lungo i margini del deserto su treni a vapore d’epoca risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Gli amanti della natura possono scegliere, poi, di tuffarsi nei vasti ed emozionanti silenzi del deserto del Wadi Rum, di farsi abbracciare
dalle colline boscose della Giordania centrale o di scoprire la depressione della Rift Valley giordana, dove si trova anche il Mar Morto, la depressione più bassa della Terra. Una delle più grandi avventure acquatiche che è possibile vivere in Giordania consiste nel camminare, scalare e, talvolta, persino guadare o nuotare attraverso la maestosa gola del Wadi Mujib, sulla costa orientale del Mar Morto, per raggiungere un magico specchio d’acqua e una cascata che emergono come un miraggio tra le rupi e gli aridi pendii circostanti. Il Mar Rosso, risorsa turistica di Aqaba, è sempre caldo, mite e pronto ad accogliere subacquei e appassionati di altri sport
LA GIORDANIA È IN GRADO DI SODDISFARE OGNI ESIGENZA, TRA UNA VISITA A UN SITO STORICO AL MATTINO E UNA NUOTATA, UNA PARTITA A GOLF, A TENNIS O A BOWLING NEL POMERIGGIO
IL TURISMO È IN RAPIDA ESPANSIONE IN GIORDANIA E PROMETTE DI CONFERMARSI COME UNO DEI SETTORI PIÙ DINAMICI E INNOVATIVI ANCHE NEGLI ANNI A VENIRE
acquatici, con una vasta gamma di strutture per la motonautica, le immersioni subacquee, lo snorkeling, la vela, la pesca, il nuoto, lo sci d’acqua, il wind surf o, più semplicemente, per rilassarsi e prendere il sole sulle acque calde e cristalline. Le frizzanti montagne color porpora che circondano Aqaba sono la destinazione ideale per gli escursionisti alla ricerca di avventure in territori inesplorati. Il visitatore più audace molto probabilmente scalerà le montagne della Giordania nel Wadi Rum, conquistando scogliere di granito su cui sono ancora visibili iscrizioni risalenti a oltre 5.000 anni fa, o sorvolerà in elicottero o in
mongolfiera le cime montuose del Wadi Rum o di Petra. La Giordania offre anche la possibilità di effettuare voli a vela e affittare aerei privati all’aeroporto di Amman, presso Marka. Gli amanti dell’equitazione possono dedicare qualche giorno a ripercorrere alcuni tratti delle antiche rotte delle spezie, della seta e dell’incenso che attraversano le verdi colline di Petra, Amman e della Giordania settentrionale, mentre cavalieri più coraggiosi potranno montare destrieri arabi per un’escursione di quattro giorni attraverso il deserto orientale, fermandosi per trovare ristoro e acqua negli antichi castelli islamici e presso le stazioni carovaniere, sulle tracce dell’originale servizio postale a cavallo, operante nella zona già nel VII secolo. E dopo tanto movimento, perchè non dedicarsi un momento di relax per lo spirito e il corpo nei tanti alberghi e centri termali di qualità presso il Mar Morto, con le sue spesse e tiepide saline, o le cascate di Hammamat Zarqa Ma’in, che offrono diversi tipi di sorgenti calde naturali. Il tesoro incontaminato del Wadi Rum Il Wadi Rum è la meta perfetta raggiungibile in meno di un'ora, prima o dopo aver visitato Dana, Petra o Aqaba. È la destinazione imperdibile per quanti sono alla ricerca di esperienze fuori dal comune, tra canyon inesplorati o “siq” con antiche iscrizioni talmudiche e disegni incisi nella pietra.
I rocciatori più esperti hanno a disposizione picchi che raggiungono un’altitudine di 1.800 metri, con un livello di difficoltà variabile tra 3 e 5. Si tratta di pareti in pietra arenaria che consentono eccellenti scalate, spesso superiori per qualità e lunghezza a quelle offerte da località come le Dolomiti. Naturalmente agli scalatori viene richiesto di presentare domanda in anticipo al Centro visitatori in quanto il numero di scalate effettuabili è limitato e devono essere sempre accompagnate da una guida beduina esperta. Anche se i veicoli 4x4 rappresentano uno dei modi classici per esplorare il Wadi Rum, molte delle zone più remote sono inaccessibili alle auto, cedendo così il passo ai più ecologici cammelli e cavalli. Una soluzione originale per spostarsi in questo territorio è quella delle carovane trainate da cammelli e cavalli per l'appunto, che viaggiano tra Aqaba, il Wadi Rum e Petra. Inoltre, grazie al suo ecosistema unico al mondo, il Wadi Rum è l’ideale per gli amanti del bird watching: la primavera e l’autunno sono i momenti migliori dell’anno per avvistare un gran numero di specie intente a nidificare sulle pareti rocciose o a sollevarsi in volo sui pendii, grazie all’aiuto delle correnti ascensionali. Avvoltoi, aquile e altri uccelli di grandi dimensioni vengono spesso avvistati da queste parti.
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IL WADI RUM OFFRE PANORAMI MOZZAFIATO E UN SENSO DI PROFONDA TRANQUILLITÀ. QUI È ANCHE POSSIBILE VISITARE IL POZZO DI LAWRENCE, UN TEMPIO DEI NABATEI, LE OASI DEL DESERTO E AFFASCINANTI PONTI DI ROCCIA
Ma il massimo per chi va alla ricerca di attività adrenaliniche è la passeggiata notturna: un’esperienza surreale, assolutamente sconsigliata ai deboli di cuore e ai meno esperti, vista la facilità con cui si può perdere l’orientamento in questa zona sconfinata e selvaggia. Questo è anche il luogo ideale per accamparsi, scegliendo tra “siti selvaggi” privi di strutture, nei quali occorre portare le proprie tende e attrezzature, e siti simili agli accampamenti dei beduini completi di strutture e divertimenti. Per preservare la natura incontaminata, nel Wadi Rum non vi sono alberghi, ma Aqaba e Petra sono ottime basi dalle quali partire se preferite una sistemazione più lussuosa. Molto più soft, ma comunque inusuale, è la gita in mongolfiera, un modo indimenticabile per ammirare il Wadi Rum da un punto di vista privilegiato e imprimere questo paesaggio mozzafiato, che ha cambiato la vita a molti, per sempre nella memoria. Maria Baffigi
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Il richiamo dell’arcipelago‌
Seychelles Tourism Board | Via Pindaro 28N, 00125, Roma | tel: (+39) 06 5090135 | fax: (+39) 06 50935201, info-turismo.it@seychelles.travel | www.seychelles.travel/it
SHANGHAI
IL RITORNO DELLA REGINA D’ORIENTE Shanghai era la patria dei vizi e delle virtù. Poi il letargo. Oggi, dopo cinquant’anni di apnea è ritornata più splendente che mai. Grazie a un restyling stupefacente e agli interessi occidentali.
19 MONUMENTI IMPORTANTI TENUTI SOTTO LA PROTEZIONE DELLO STATO, OLTRE 100 MONUMENTI SOTTO LA PROTEZIONE DELLA MUNICIPALITÀ, 175 EDIFICI MODERNI E 300 SITI DI INTERESSE TURISTICO CHE, TUTTI INSIEME, RENDONO LA CITTÀ UNO SPLENDIDO PARCO URBANO CON I LORO RICCHI E SVARIATI STILI
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l sole splende ogni giorno su Shanghai. Dopo più di mezzo secolo di apnea si è riaperta la finestra del passato. Era la Parigi della Cina, la Wall Street dell’altro mondo, la Regina dell'Oriente, la prostituta dell'est. Così la chiamavano. Città delle facili ricchezze, dei profitti illeciti, delle fortune perse ai dadi; patria di avventurieri, truffatori, scommettitori, spacciatori di droga, ricchi oziosi, dandy, magnati, missionari, gangster e ruffiani; di frenesia economica, di traffici di mafie, di vizi e di virtù. Era tutto questo e di più. Fino a quando il dopoguerra le regalò un cambio di rotta che l’avrebbe rinchiusa nell’oblio per cinquant’anni. Al comunismo toccò il compito di far sparire i quartieri poveri, riabilitare migliaia di oppiomani, eliminare lo sfruttamento e il lavoro minorile. Shanghai si chiuse in sé, nella sua
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UNA META PER TUTTI I GUSTI Shanghai offre una ricca scelta di attività ricreative interessanti, tra i numerosi karaoke, le discoteche, i locali notturni e i centri per praticare attività sportive. C'è tempo anche per dedicarsi a opere, spettacoli musicali e concerti.
eterna convalescenza. Per l'Occidente, festa finita. Le musiche dei locali lasciarono il posto alle sirene delle fabbriche e il vento rigoroso delle teorie marxiste spazzò via anche il più piccolo barlume di spregiudicatezza. Alla fine dello scorso millennio il potere centrale l’ha risvegliata affidandole il ruolo di starter del processo di modernizzazione del Paese. Alla ricerca di capitali stranieri per avviarne la ricostruzione, il governo ha calamitato a Shanghai una pioggia di interessi. Grazie a questi oggi la città ha riaperto le sue porte, cambiato il guardaroba e rinnovato i modi, presentandosi a noi più affascinate che mai. Il presente sembra quasi non riesca a starle dietro tanto è smisurata la sua crescita economica. I negozi traboccano di merci e i grattacieli spuntano come funghi. La città, grazie a un
restyling stupefacente, ormai ha riconquistato la posizione che le è stata propria fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale: quella di principale centro commerciale dell’Asia orientale. Il suo passato coloniale riemerge orgogliosamente ostentato nei quartieri che hanno ospitato affaristi, ambasciate e banche
estere. A dimostrare l’idea che la città sia stata e ritorni ancora oggi come un’invenzione straniera, una vorticosa scintilla partorita dai desideri occidentali. Non per nulla tripudi architettonici art decò circondano l’antica cittadina cinese. A partire dal Bund, il lungofiume su cui si affacciano palazzoni
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UTILE A SAPERSI SU SHANGHAI ✑ ✑ ✑ ✑ ✑
Popolazione: 24 256 800 abitanti Fuso orario: 8 ore avanti rispetto al meridiano di Greenwich Prefisso telefonico: 021 (dall'Italia: 0086 21) Lingua: mandarino (putonghua) /shanghaihua Stagione ideale per visitarla: la primavera e l'autunno. In inverno si raggiungono temperature raggelanti, con una pioggerellina continua. L'estate è calda e umida con temperature che raggiungono i 40°C.
Shanghai - Consolato Generale
✑ Cons. Gen. Stefano Beltrame CHANG LE RD 989 - 19 PIANO. CAP 200031 Tel. 0086 21 021-659 659 00 Fax 0086 21 64716977 Home page: www.conitsha.org.cn
massicci in perfetto stile business anni Trenta tornati ora com’erano ai tempi d’oro. Bund è un termine anglo-indiano che indica la banchina di una zona portuale melmosa. È l’icona della città, il suo simbolo, il perno di gravità attorno a cui ruota ogni cosa. Per gli europei è Wall Street, per i cinesi la vita stessa: un posto di commercio frenetico e un’ottima location per gli affari occidentali più raffinati. Un incredibile assortimento di hotel, strade di negozi e locali notturni. Con un tocco di sfarzosa antichità. Su tutti troneggia la monumentale e solenne cupola della vecchia Banca di Hong Kong. Al di là del fiume è sorta in pochi anni dal nulla Pudong, nuova cittadella ad alta tecnologia, il più moderno quartiere dell’Asia: è da qui che la città continua a
CONOSCIUTA COME “LA PERLA D’ORIENTE”, SHANGHAI È LA MAGGIORE METROPOLI ECONOMICA DELLA CINA ED UNA DELLE MODERNE METROPOLI INTERNAZIONALI crescere grazie a nuove stazioni e linee della metropolitana che la attraversano. Qui l'innovazione ha un nuovo nome dal 2004, anno in cui l'allora cancelliere tedesco Gerhard Schroeder e il premier cinese Zhu Rhongji inaugurarono la prima tratta ferroviaria al mondo servita da un treno a trazione magnetomeccanica: il Transrapid, ideato e costruito da tecnici tedeschi, corre da allora senza rotaie e senza ruote a 430 chilometri orari, percorrendo i 30 chilometri che separano Shanghai dall'avveniristico aeroporto di Pudong in otto minuti. Per non parlare del circuito di Formula 1 che Jean Todt definì, ai tempi dell'inaugurazione, “perfetto”: visto dall’alto ricorda il primo degli ideogrammi che danno il nome alla metropoli, “shang”e non c'è da meravigliarsi delle sue impeccabili fattezze, visto che è costato qualcosa come 300 milioni di euro.
Anche lo shopping qui non è cosa da poco. Il vero cuore per gli amanti delle vetrine e dei grandi nomi della moda è il quartiere francese, la zona intorno a Huaihai Lu e l'hotel Jinjiang: immensi magazzini, caffetterie, boutique e singolari negozi d'antiquariato lungo una strada arredata con colorati vasi di fiori. Qualche ora la meritano anche i dintorni dei Giardini (completati nel XIV° secolo dopo vent’anni di lavori, distrutti durante la guerra dell’oppio e ora perfettamente ripristinati) e dei Bazaar Yuyuan. Rispetto alla lussuosa offerta di Huaihai Lu, Nanjing Donglu (la parte est) oggi appare decaduta e pare aver perso valore. Ma in passato è stata per lungo tempo una delle zone più belle della Cina. Tuttavia folle oceaniche camminano a fatica attraverso le cattedrali del commercio, frastornate dagli schiamazzi e appesantite da buste della spesa. Forse il simbolo della Cina dai continui cambiamenti è il Museo Shanghai: stupefacente dentro e fuori, disegnato con l'intento di richiamare la forma di un'antica nave cinese (ding), ospita le più straordinarie collezioni d'arte del Paese. Piero Trellini
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AFRICA
TANZANIA, LA TERRA DEI SAFARI Una terra ancora incontaminata, dove l’avventura e la natura la fanno da padroni. Si tratta di un viaggio per veri amanti del mondo e dell’esplorazione, lontano da mete (e atteggiamenti) turistici, a contatto con un popolo che mantiene faticosamente intatti tradizioni e valori antichissimi
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UN ITINERARIO DEDICATO INTERAMENTE ALLA NATURA E ALLA SCOPERTA DELLA CULLA DELL'UMANITÀ E DELLA BIODIVERSITÀ
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n Tanzania è ancora possibile il gusto della scoperta di un Africa che sia tanto straordinaria e suggestiva quanto accessibile a pochi privilegiati. Vogliamo scoprirne e unirne fenomeni straordinariamente scenografici, esperienze da “La mia Africa” e angoli fuori dal mondo e dal tempo. In volo a bassa quota sembrano dischi volanti i bianchi cerchi di sale che punteggiano il rosso specchio d’acqua del lago Natron, mentre le fumarole sulla cima di un vulcano e le colate laviche che ne vengono generate ci scoprono appassionati geologi volanti. I grandi piani del Serengeti,
stereotipo di quell’Africa in grado di stupirci ed affascinarci attraverso la lotta per la vita dei suoi animali, ci si presentano nella loro ampiezza dal cielo per poi accoglierci a bordo dei fuoristrada. Il lago Tanganika e il campo di Greystoke, due nomi evocativi che risvegliano in noi il desiderio di ritrovare le nostre origini in un angolo di primordiale privacy. L’incontro allora con gli scimpanzè ed il veleggiare silenziosi al tramonto sul grande lago in qualche modo interagiscono nel farci scoprire un nostro eden dimenticato dal forte sapore africano.
I parchi naturali I più bei parchi situati nel nord della Tanzania possono essere visitati in circa una settimana di safari a bordo di fuoristrada appositamente attrezzati per una comoda visione dell'ambiente esterno e per potere fotografare al meglio gli animali. Assolutamente vietato scendere senza espressa autorizzazione della guida che accompagna i turisti. Si arriva al Kilimajaro International Airport di Arusha, piccola cittadina posta a circa 1500 metri ai piedi del monte Meru e punto di partenza per le escursioni verso i grandi parchi del nord. Arusha non offre molto al
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TANZANIA ON THE ROAD: ASSISTERE ALLE EMOZIONANTI SCENE DI CACCIA DA PARTE DEI PREDATORI SULLE ORME DI ZEBRE, GNU, LEONI, IENE, GHEPARDI E MOLTI ALTRI ANIMALI turista, ma è qui che si incomincia ad assaporare l'atmosfera africana. Passeggiando lungo le strade e visitando il mercatino ricco di frutta ed oggetti di artigianato si ha un primo approccio con le etnie locali ed in particolare con le altere donne Masai nei loro costumi tradizionali. Lasciata la città si prende la strada asfaltata che va in direzione di Dodoma, l'attuale capitale ufficiale della Tanzania. Dopo circa 100 km. si raggiunge il Tarangire National Park. Meno spettacolare degli altri parchi che si visiteranno in seguito, il Tarangire lascia un ottimo ricordo poichè rappresenta il primo contatto con la natura selvaggia di questi luoghi. Abbandonando il Tarangire si ritorna verso Arusha per poi deviare in direzione del parco del Serengeti. La strada asfaltata, che da qui in poi si trasforma in terra battuta, costeggia il lago Manyara. Attorno al lago c'è un altro parco, piccolo, ma considerato un vero gioiello della natura che visiteremo al rientro dal Serengeti, il parco più vasto e ricco di animali di tutta la Tanzania, territorio preferito dalle grandi mandrie di gnu e zebre. Il viaggio è lungo e la strada è abbastanza sconnessa e molto polverosa. Prima di entrare nel Serengeti la strada sale per raggiungere il bordo del cratere di Ngorongoro a circa 2000 metri di altezza, uno degli spettacoli più straordinari che la natura possa offrire. In questo grande buco dal diametro di 17 chilometri vivono in perfetto equilibrio una gran quantità di animali di specie diverse: leoni, ghepardi, gnu, zebre, rinoceronti, elefanti, fenicotteri ed altri ancora. Proseguendo il safari ora si scende verso Serengeti, "la grande pianura", un mare di erba che viene interrotto solo di tanto in tanto dai Kopje, grandi massi che emergono dalla savana. Su alcuni di questi rilievi sono stati
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costruiti dei lodges assai confortevoli in cui pernottare e da cui è possibile osservare gli animali al tramonto. Questo è il territorio degli uomini Masai che qui vivono nei loro caratteristici villaggi a pianta circolare e che non sempre sembrano gradire le attenzioni dei turisti. Alti, con lineamenti alteri, armati delle tradizionali lance che oggi usano solo più per difendersi da eventuali attacchi di animali, vivono di pastorizia dedicandosi unicamente alla cura del bestiame. Qui le donne svolgono i lavori più duri e faticosi: portano collane ed orecchini splendidamente colorati e sovente hanno il cranio completamente rasato. Lasciato il Serengeti si ripercorre la polverosa pista al contrario, in direzione del lago Manyara. Consigliamo vivamente di visitare il parco che sorge lungo le sue sponde poiché è uno splendido esempio di ambiente misto fra savana e foresta tropicale, interrotto da stupende ed improvvise radure in cui vivono numerosi animali. Si rientra infine all'aeroporto di Arusha per eventualmente proseguire con un soggiorno marino nell'isola di Zanzibar che si può raggiungere direttamente dall'aeroporto di Arusha tramite voli privati.
Altrimenti con Air Tanzania si può volare sulla costa a Dar Es Salaam la capitale ufficiale della Tanzania fino al 1973 e da qui traghettare sull'isola con una nave. Anche in questo caso consiglio a chi mi legge di non perdere l'occasione di visitare l'isola, grande produttrice di chiodi di garofano, spezie e caffé, che ha mantenuta intatta l'atmosfera dei tempi passati.
Il mare è bello e pulito, ma purtroppo le forti escursioni delle maree, soprattutto sul versante est dell'isola, spesso costringono a lunghe passeggiate per raggiungere le acque profonde. Nella zona di Uroa Bay non c'è una barriera corallina vicina: gli appassionati di immersioni subacquee devono uscire con barche a noleggio per raggiungere la barriera distante che non è mai affiorante.
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OCEANIA
ALLE PORTE DEL PARADISO Esistono luoghi che vanno al di là di ogni immaginazione e sembrano quasi non appartenere a questo mondo. La Nuova Caledonia è uno di questi
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MOMENTI INESTIMABILI, DA DEDICARE A UN PURO ISTINTO DI SCOPERTA ASCOLTANDO LE LEGGENDE E DEGUSTANDO LA SAPORITA CUCINA DELLA NUOVA CALEDONIA
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u il grande esploratore James Cook, nel 1774, a chiamare « Nuova Caledonia » questa grande isola, in omaggio alla Scozia - il termine Caledonia è il nome latino che definiva anticamente l'attuale Scozia pur essendo poi passata molto rapidamente sotto la tutela francese. Oggi la Nuova Caledonia rimane un’importante tappa marittima, in cui riscoprire le tracce degli oltre 300 clan kanak stanziati in queste terre prima dell’arrivo di Cook, che sono riusciti a riappropriarsi progressivamente della propria cultura e della loro vocazione di marinai e pescatori. Innumerevoli petroglifi, incisioni rupestri dai motivi simbolici e geometrici, si trovano soprattutto dalle parti di Poya, e attestano l'antichissima presenza melanesiana, da scoprire anche nel Centro Culturale Tjibaou a Nouméa, progettato da Renzo Piano e ispirato alle tipiche capanne melanesiane, che ricostruisce la cultura, i costumi Kanak e il mito della creazione del primo uomo.
Una natura da amare A sole 2 ore di volo dall’Australia, la Nuova Caledonia è circondata da una barriera corallina
di 1.800 Km (la seconda più lunga del mondo) e ha la laguna più grande del mondo, oltre 23.000 Kmq di cui 15.000 hanno avuto il riconoscimento Unesco. Un paese con una eccezionale biodiversità, una flora e una fauna uniche al mondo, con più di 1.000 specie di pesci, 6.500 di invertebrati marini, 350 tipi di corallo duro e circa 500 di corallo morbido. La laguna ospita infatti un gran numero di pesci, tartarughe, specie marine uniche, una tra le più numerose popolazioni di dugonghi al mondo e costituisce una preziosa fonte di informazione per la storia dell’Oceania con le sue formazioni rocciose di diverse epoche. Un’ampia parte della laguna della Nuova Caledonia e della sua barriera corallina è stata inserita nel Patrimonio dell’Umanità dell'Unesco, tra molti altri siti di inestimabile valore.
INFINITE SFUMATURE Un territorio in cui si trovano tutti i simboli di una natura incontaminata e preservata dal rispetto che i suoi abitanti hanno nutrito per secoli. Un panorama da mozzare il fiato.
Esistono precisi criteri di selezione per rientrare in questa lista di luoghi magnifici, tra cui un significativo processo ecologico e biologico per l’evoluzione degli ecosistemi, la presenza di un ambiente ideale per la conservazione della biodiversità e delle specie minacciate, un’eccezionale bellezza naturale e il fatto di offrire esempi rappresentativi per la storia della Terra: su queste basi sono ben sei i siti neocaledoniani presenti. Si tratta della Grande Laguna del Sud e la zona costiera occidentale, nel Nord, le aree costiere settentrionali e orientali e la Grande Laguna del Nord, nelle isole della Lealtà, gli atolli Ouvéa e di Beautemps-Beaupré al largo gli Atolli d’Entrecasteaux. La barriera corallina è un luogo magico da esplorare, dove ad incantare non solo i pesci dai colori variopinti, ma anche un’architettura fatta di tunnel, volte, canyon e grotte. Un patrimonio inestimabile che da oggi è riconosciuto e tutelato a livello mondiale. Lunghe spiagge bianche e acqua cristallina, una natura rigogliosa dai colori brillanti, una calda ospitalità, tradizione, lusso e charme attendono i turisti che decidono di partire per un viaggio che rimarrà indelebile nella memoria. S.R.
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Autunno–Inverno Autunno–Inverno 2016–2017 20 16–2017
Berga amo Bergamo
gamec.it g amec.it #GAMeCmostre2016 # GAMeCmostre2016
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7 ottobre otto obre 2016 2016
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BELPAESE
SOLDA E I SUOI GHIACCIAI Dove la strada finisce, inizia la natura, i ghiacciai, la montagna nella sua forma piĂš selvaggia
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a sempre, Solda rappresenta un luogo magico per chi ama le vette, le nevi eterne, l’austerità dei ghiacciai e il senso di isolamento che spesso contraddistingue le zone più autentiche e incontaminate che riservano le montagne. E Solda, in Valvenosta – Alto Adige, ha una particolarità da offrire: qui la strada finisce. Si arriva in fondo alla valle e si può solo parcheggiare la macchina. In estate si può proseguire a piedi per i numerosi sentieri e in inverno si può sciare (o ciaspolare). La strada finisce perché le imponenti montagne creano un confine naturale che non si lascia modellare dall’uomo. Finisce il paese di
Solda e iniziano i ghiacciai. La famosa carta del Tirolo disegnata nel 1774 da Peter Anich indicava Solda come la “Fine del mondo”. La strada termina proprio dove è situato il parcheggio della “funivia Solda”, la più grande funivia del mondo (110 persone alla volta in una sola cabina) che porta verso i ghiacciai, verso il paradiso degli amanti della montagna. L'Ortles è il più grande rilievo dell'Alto Adige e della regione Tirolo. Già nel 1804 ci fu la sua prima scalata su ordine dell'arciduca Giovanni d'Asburgo. Negli anni successivi, l'Ortles fu affrontato varie volte. Il paese di Solda (400 abitanti) sorge nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, a quasi 1900 metri di altitudine; Solda vanta
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una lunga tradizione turistica, risalente agli albori della storia dell’alpinismo e degli sport invernali, grazie all’Ortles, il massiccio montuoso lungo ca. 50 km, con quasi 100 ghiacciai questa regione è una delle mete preferite dagli alpinisti e dagli amanti della montagna. In questo luogo di montagna pura, si possono ammirare da vicino le vette più alte dell'Alto Adige. Gli alpinisti considerano l'Ortles una delle vette più importanti delle Alpi orientali. La montagna si trova completamente in territorio altoatesino. Tutti gli itinerari che portano alla vetta sono impegnativi, raccomandati solo agli alpinisti esperti, da affrontare con le guide alpine. In inverno, Solda e la sua valle diventano bianchi, diventando un tutt’uno con i ghiacciai perenni e le vette innevate durante tutte le stagioni; i due comprensori sciistici Solda e Trafoi si trasformano in un'area sportiva che si caratterizza per il paesaggio sublime: l'esteso comprensorio sciistico di Solda ai piedi del re Ortles, offre agli amanti delle vacanze sulla neve 44 chilometri di divertenti piste (tra cui 14 km di piste nere, 13 rosse e 17 blu) a oltre 3.000 m di altitudine; il comprensorio sciistico di Trafoi è un'idilliaca area sciistica per famiglie immersa nel Parco Nazionale dello Stelvio. Il grande alpinista
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himalayano Reinhold Messner ha trovato proprio a Solda il suo luogo ideale per costruire il museo “MMM Ortles - Alla fine del mondo”, uno splendido e inconsueto museo dedicato al mondo dei ghiacci eterni ed il ristorante “Yak & Yeti”, attiguo al museo, dove assaggiare la carne di Yak. Solda è per Messner un privilegiato luogo d’elezione, una piccola enclave tibetana in
Alto Adige: da anni pascolano pacifici i suoi yak tibetani, che hanno trovato a Solda ambiente e clima ideali. Il paradiso di Solda non ha conquistato solo Messner: gli appassionati di sport invernali reputano Solda un eldorado per sciatori e snowboarder dove si può sciare a partire da fine ottobre! Una vera chicca per le Alpi in Italia, dove solitamente la stagione sciistica inizia a fine novembre, inizio dicembre. La neve perenne dei ghiacciai è sempre garantita: le piste sono perfettamente preparate e, quest’anno si inizia a sciare dal 22 ottobre (fino al 1° maggio). Con i più moderni impianti di risalita si arriva senza fare code al paradiso di neve, sole e divertimento, dove le piste si snodano dai 1.900 m ai 3.250 m di altitudine. Per chi ama praticare lo sci di fondo, ci sono 8 chilometri di piste ben preparate attraverso un unico fondovalle ai piedi del massiccio dell’Ortles a 1.900 m di altitudine; la pista di fondo è illuminata di sera ed omologata per gare internazionali; tutte le entrate per le piste da fondo si trovano nelle immediate vicinanze degli alberghi. Divertimento notturno sullo slittino: la pista di connessione fra Pulpito e la funivia diventa di notte una pista per slittino: questa pista di 2 km è
MESSNER MOUNTAIN MUSEUM DI SOLDA ✑ Il Messner Mountain Museum di Solda, con la sua incredibile costruzione sotterranea, è dedicato con i suoi 300 m2 ai temi dei ghiacciai e del ghiaccio. Il ghiaccio è il filo conduttore che lega le vette delle montagne con il paese di Solda: insieme all'architetto venostano Arnold Gapp, Reinhold Messner ha realizzato questa struttura davvero unica. Si tratta del più piccolo museo di Messner (il quale nelle Alpi ha costruito 6 musei dedicati tutti alle montagne) ed anche il più concettuale e artistico. Collocandosi in un punto particolare della caverna, attraverso il vetro, è possibile scorgere la cima dell'Ortles. Il MMM Ortles accompagna i visitatori a scoprire il terrore del ghiaccio e dell'oscurità, i miti dell'uomo delle nevi e del leone delle nevi, il white out (ovvero il bianco completo, quando non si distingue l’orizzonte, in quanto tutto è bianco) e il terzo polo, si viaggia tra queste sale attraverso due secoli di storia degli attrezzi da ghiaccio, dello sci, dell'arrampicata su ghiaccio e delle spedizioni ai poli. Il locale prende luce dall'alto, da una vetrata che attraversa il soffitto come il crepaccio di un ghiacciaio. In questa grande sala, si ha l’impressione di essere dentro ad un ghiacciaio, dentro un crepaccio, tra freddi pareti e la luce che filtra dalle fessure; una rampa scende verso una caverna artificiale realizzata interamente in cemento armato a vista. Il museo accoglie inoltre la più grande raccolta mondiale di dipinti e fotografie dell'Ortles. Reinhold Messner spiega: “I tre poli, il Polo Nord, il Monte Everest (detto anche Polo Est) e il Polo Sud, simboleggiano la fine del mondo ovvero i confini estremi della terra in termini di latitudine e in termini di elevazione. Sono luoghi eternamente ricoperti da una coltre di neve, dove regnano freddo e tempeste. Nonostante non abbiano nulla di accogliente, questi punti di fuga sono diventati oggetto della vanità umana perché spingersi fin lì è un'impresa incomparabile che dà fama e prestigio”.
illuminata tre volte la settimana dalle ore 18,00 alle 23,30. È ideale per tutta la famiglia e regala emozioni sulla neve al chiaro di luna. Anche agli amanti delle passeggiate immerse nella neve Solda offre un cammino circolare di 12 chilometri ben segnalato: il silenzio e l’aria fresca assicurano un forte contatto con la natura alpina, declinata con l’emozione che regala la stagione fredda. www.venosta.net Alessandra Fusé
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WELLNESS
IN NATURA
BENESSERE LIBERO E GRATUITO Si scrive terme ma si pronuncia relax: le immersioni in acqua calda di origine sulfurea fanno bene a tutto, levigano la pelle e portano via stress e cattivi pensieri. Il fenomeno termale è di origine naturale, quindi è da sempre ben conosciuto in tutto il globo, anche se possiamo considerare gli antichi romani i primi ad averlo sfruttato su larga scala come fenomeno di massa, favorendone la diffusione della cultura.
L
e prime terme sono, ovviamente, sorte in prossimità di fonti d’acqua termale naturale, di cui l'Italia è ricca, per poi moltiplicarsi nelle attuali migliaia di strutture in cui è possibile trascorrere qualche ora di completo relax. Ma se le terme erano ben conosciute fin dall’epoca romana, pochi sanno che le più belle ed impressionanti di queste sono ancora oggi gratuite ed aperte al pubblico. La natura produce gratuitamente, quindi le proprietà benefiche dell’acqua delle fonti termali libere sono le stesse di quelle a pagamento, realizzando a costo zero lo stesso risultato di un costoso trattamento in una spa privata. Le terme libere italiane sono ovunque, dal nord al sud, e possono esaudire ogni desiderio di benessere senza dover pensare, per una volta, al portafoglio.
Anche se in alcune zone d’Italia il fenomeno è più conosciuto e considerato normale, a causa della vicinanza di vulcani attivi, le più spettacolari località termali si trovano in zone meno famose e talvolta insospettabili, come per la Vasca di Leonardo, nell’alta Valtellina (regione alpina a monte del Lago di ComoLombardia). Tra le zone termali più popolate di sorgenti gratuite possiamo annoverare la provincia di Viterbo, a pochi chilometri da Roma, che vanta un ricco bacino termale e dove è possibile trovare molte zone libere dove godere dei piaceri delle terme a stretto contatto con la natura. Tra queste ci sono le terme di Bagnaccio, in aperta campagna e dalle cui vasche si possono ammirare grandi distese di prati fino a vedere la catena dell’Appennino, le
BAGNO VIGNONI (TOSCANA) Nel cuore della Toscana, un luogo di pace e tranquillità per gioire dei benefici che la natura ci offre.
terme del Bullicame, che sorgono in un cratere in cui l’acqua sgorga in modo impetuoso perché la portata è molto elevata, le Piscine Carletti, che comprendono alcune vasche alimentate da numerosi rigagnoli d’acqua a 58°C trasparente e limpida. Tutte molto frequentate anche durante la settimana ed a meno di 3 km da Viterbo. La Toscana, più conosciuta per i tesori d’arte, non è da meno: la zona di Siena offre numerose occasioni per gli amanti dei bagni caldi “al naturale”. Bagni San Filippo è famosa per le sue sorgenti libere e limacciose, situate in una zona verde vicino al Monte Amiata e molto frequentate soprattutto da persone del luogo; Petriolo, località termale ricchissima di acque minerali ad azione curativa; Bagno Vignoni, un antico borgo con una vasca termale proprio nel mezzo della piazza principale che però gli abitanti preferiscono non venga più usata per questioni di decoro, anche se c’è ancora
VERE E PROPRIE OASI DI RELAX DOVE SENTIRSI IN PACE CON LA NATURA, CIRCONDATI DALLA CALMA CHE CARATTERIZZA QUESTI ANGOLI DI PARADISO qualche temerario che ama immergersi di nascosto piuttosto che frequentare la seconda piscina termale dove, invece, è possibile sostare liberamente usufruendo dei benefici effetti delle acque solfuree. Ischia, poi, merita una menzione speciale. È un’isola vulcanica che ha terme naturali dappertutto e si può trovare facilmente, come la chiamano gli isolani, l’“acqua calda nel mare”: flussi di acqua calda che filtrano dal sottosuolo marino provocando nei bagnanti una piacevole e strana sensazione. Molte spiagge ne sono dotate, come quella di Cartaromana, vicino ad Ischia Ponte, ma è a Sorgeto che il miscuglio dell’acqua termale, che raggiunge i 90°, con quella di mare regala una sensazione splendida anche d’inverno, anche se le terme forse più conosciute sono quelle di Saturnia, in provincia di Grosseto, dove le spettacolari Cascate del Mulino sono una meta frequentatissima ed ambita, tanto da aver stimolato lì vicino la costruzione dello
stabilimento termale più esclusivo e caro d’Italia, frequentato da molti vip di ogni paese del mondo. Altre terme, come le Fordongianus sul fiume Tirso, vicino a Oristano in Sardegna, o le Terme di San Casciano, vicino a Firenze, o le già citate Vasche di Leonardo, a Bormio, in provincia di Sondrio, dove le vasche libere che raccolgono la caldissima acqua termale proveniente dalla parete rocciosa, sono conosciute e sfruttate fin dai tempi antichi e sono arrivate a noi praticamente intatte. Ecco una guida completa delle terme libere e gratuite (o quasi) presenti in Italia.
sulla Statale 38 dello Stelvio, in direzione Livigno, subito dopo aver passato lo stabilimento a pagamento delle Terme di Bormio. La temperatura mite anche in estate consiglia un abbigliamento consono e lo spettacolo della natura alpina circostante, veramente difficile da trovare altrove, una macchina fotografica.
Bagno Vignoni (Toscana) Quello che più impressiona di questa località è certamente la grande piscina termale scavata nella piazza centrale del borgo, che però, per motivi di decoro, non è balneabile e dopo una visita obbligata all’incantevole
Vasca di Leonardo da Vinci (Lombardia) Le diede il nome Leonardo da Vinci in persona, citandola nel Codice Atlantico. La Vasca, con acqua che sfiora i 40°, si trova a quasi 1400 metri di quota e si raggiunge solo a piedi con una breve passeggiata nel bosco partendo dal ponte sul torrente che si trova
TERME DEL BULLICAME E AREA TERMALE DELLE PISCINE CARLETTI (VITERBO) Fra le più famose sin dall’epoca antica, le terme libere del Bullicame sono al tempo stesso un luogo di relax e benessere, ed un’attrazione storico-culturale
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LE CASCATE DEL MULINO A SATURNIA UNO DEI LUOGHI PIÙ SUGGESTIVI ED AFFASCINANTI DELLA MAREMMA TOSCANA
paese ci si deve spostare verso il Parco dei Mulini, vicino al fiume Orcia, dove si trova una vasca naturale con acqua termale tiepida alimentata dalla stessa piscina del centro dove ci si può immergere in libertà. L’acqua della vasca, profonda solo pochi decimetri, è adatta alle famiglie con bambini, ma attraversando i canali perde gran parte del calore iniziale e, pur mantenendo le proprietà termali, rende consigliabile immergersi prevalentemente in estate.
Le cascate del mulino a Saturnia (Toscana) Si tratta forse delle più impressionanti e famose terme italiane, conosciute nel mondo per il favoloso contesto naturalistico
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che le adorna, le sue grandissime vasche calcaree create nel corso dei secoli dalle acque termali ricche di calcio sono conosciute a livello pressoché universale. Le acque fluiscono a cascata da un livello di vasche all’altro, ad una temperatura di 37°C piacevole anche d’inverno, e, sebbene ampie e numerose, sono sempre così affollate che si corre il rischio, soprattutto in estate e nei week-end, di trovare davvero troppa gente per poterle apprezzare in pieno. Le cascate sono, però, anche l’unica cosa gratuita nei dintorni, lo stabilimento termale di Saturnia è forse il più costoso della nazione e nel bar adiacente alla cascata si paga anche la doccia: due euro spesi bene.
Bagni di San Filippo (Toscana) La “Balena Bianca”, o “cascata immobile”, come detta localmente per via della monumentale formazione calcarea che le acque termali hanno sedimentato negli anni, si trova sul corso del fiume Fosso Bianco, a pochi passi dallo stabilimento termale a pagamento di San Filippo ai Bagni a Castiglione d’Orcia. Superate le prime pozze e formazioni calcaree sul sentiero, si trova la cascata nella quale è piacevole immergersi quando il sole splende alto nel cielo e fa brillare i cristalli di calcare che la costituiscono. Le acque a 48°C rendono i bagni gradevoli anche durante il periodo più freddo dell’inverno e sul fondo della vasca si trova il prezioso fango termale da spalmare addosso per levigare la pelle.
Terme di Petriolo (Toscana)
Terme di San Casciano (Firenze)
Terme di Bagnaccio (Viterbo)
Le Terme di Petriolo, citate da Cicerone e Marziale, erano già conosciute in epoca romana, anche se con nomi differenti. L’acqua ricca di idrogeno solforato, sgorga a 43°C lungo il torrente Farma, nel comune di Monticiano in provincia di Siena, in un luogo perfetto per rilassarsi e socializzare. L’accesso è completamente libero rendendole frequentate spesso anche nelle notti stellate. Grazie al fiume Farma che scorre accanto alla sorgente termale, in queste terme è possibile passare dall’acqua calda a quella fredda in poco tempo, caratteristica apprezzata per la circolazione sanguigna e non comune nelle terme libere.
San Casciano è ricca di sorgenti termali, ma le più famose, forse, sono le piscine termali gratuite costruite ed utilizzate fin dai tempi degli antichi Romani che hanno ospitato bagnanti di tutto il mondo da oltre due millenni. La temperatura dell’acqua è di circa 40° e delle tre vasche visibili, l’unica accessibile è quella in pietra dalla caratteristica forma triangolare della sua vasca principale. I bagni liberi di San Casciano dei Bagni non devono essere confusi con lo stabilimento termale di San Casciano Val di Pesa, dal nome molto simile e che genera spesso equivoci ma non possiede bagni liberi.
La visita alle pozze di Bagnaccio non è completamente gratuita: si paga un contributo di 5 euro che viene utilizzato per coprire le spese di servizi e manutenzione. Il complesso comprende alcune vasche e spazio a sufficienza, soprattutto nei periodi meno affollati, oltre a personale gentile e disponibile. Sono normalmente aperte dalle 7 del mattino a mezzanotte, ma l’orario può variare in base alle giornate e alle festività, e sono adatte anche ai bambini, anche se solo due delle vasche disponibili sono consigliate per i più piccoli a causa della temperature dell’acqua e per evitare di disturbare troppo agli adulti.
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Terme del Bullicame e area termale delle Piscine Carletti (Viterbo) Bullicare, bollire, la parola fu usata da Dante in Persona per indicare questo luogo che possiede una vasca d’acqua calda e una fredda in un ambiente calmo e rilassante. Si trovano nella periferia di Viterbo, vicino ad un’altra zona termale denominata Piscine Carletti, due sorgenti che si trovano a meno
di 3 km dal centro di Viterbo. L’acqua termale, di tipo sulfureo-solfato-bicarbonatoalcalino-terrosa, ricca di oligoelementi e sali minerali, arriva fino a 58°C e sono davvero facili da raggiungere anche in autobus. Sono aperte anche di notte, senza illuminazione, e senza servizio di pulizia, ma potrete comunque avere una splendida esperienza di relax e salute sotto al sole, anche se la scarsa
BAGNI DI SAN FILIPPO (TOSCANA) Per gli amanti della natura il Fosso Bianco, un torrente immerso nel bosco dove confluiscono diverse sorgenti di acqua calda in un susseguirsi di “pozze” (vasche), è il luogo ideale da visitare tutto l'anno.
presenza di alberi, le rendono migliori nelle stagioni miti.
Terme delle Masse di San Sisto (Viterbo) Anche queste non sono completamente libere, per accedervi si deve acquistare una tessera associativa annuale dal costo di 25 €, che però non ha altre limitazioni. Il costo, va ad un’associazione di volontariato che cura il servizio di pulizia e di manutenzione dell’area. In queste terme è presente acqua a temperatura differente, calda a 38° e fredda a 18°, rendendole adatte a alle famiglie ed a chi soffre di problemi circolatori, potendo alternare i bagni in poco spazio. L’area dispone di docce, minibar, bagni pubblici ed area gioco bambini. Pierluigi Pennati
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AQUA DOME
PARADISO TERMALE NEL TIROLO AUSTRIACO Non c'è limite al potere della natura: bastano poche ore nel meraviglioso “regno acquatico” di Aqua Dome per capirlo. Coccolati da aria pura, acque termali e gli ultimi ritrovati in fatto di relax, basterà un attimo per ritrovare il benessere di mente e corpo
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na cosa è certa: qui non ci si può annoiare. Gli amanti del benessere hanno a disposizione decine di “attrazioni” wellness per recuperare energie e rilassarsi al massimo. Comfort senza confini e relax: ecco il motto della migliore località termale delle Alpi. Quando si arriva in questo angolo di natura, incastonato tra le montagne del Tirolo austriaco, dopo aver attraversato l’intricato dedalo di stradine e incantevoli paesini rurali, sembra di entrare in un altro mondo. Ad accoglierti, in questa maestosa natura, tra cascate che si stagliano in lontananza tra le rocce e il tintinnio dolce dei campanacci dei pascoli intorno, una struttura imponente, architettonicamente affascinante e innovativa ma, paradossalmente, perfettamente integrata con la natura circostante, che, pur nella sua modernità, sembra essere stata lì da sempre. Aqua Dome è costruita sulle più grandi e spettacolari terme della Alpi. Un regno “acquatico” dove l’aria pura si accosta al piacere del bagno nell’acqua termale che sgorga a 40 ° C da una fonte naturale (che si trova a ben 1.865 metri di profondità) nei pressi della struttura: 12 piscine interne ed esterne con acqua calda a 34 - 36 ° C, innumerevoli saune da scoprire e riposanti sale relax dove sognare. Le speciali piscine e saune lasciano completamente alle spalle lo stress quotidiano. In questo tempio ci si rilassa dalla testa ai piedi. Anche la sera il relax è assicurato, soprattutto il venerdì sera, quando le terme sono aperte fino a mezzanotte, per guardare le stelle galleggiando nell’acqua calda.
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AQUA DOME Tirol Therme Längenfeld
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Oberlängenfeld 140 6444 Längenfeld / Österreich Tel.: +43-5253-6400 Fax: +43-5253-6400-480 office@aqua-dome.at www.aqua-dome.at
Il percorso ideale inizia nel cuore di Aqua Dome, nel “duomo termale”, una gigantesca cupola di cristallo che ricrea il perfetto equilibrio di acqua e aria, acciaio e pietra. Nelle due grandi piscine alla temperatura di 34° e 36° Celsius di calde acque termali, si nuota e ci si lascia trasportare dall’acqua, mossa dai numerosi idromassaggi, le grandi vetrate permettono di vedere il panorama circostante. Le famiglie con bambini trovano qui un proprio meraviglioso mondo acquatico separato, sempre caratterizzato dalla copertura in vetro per la massima luminosità degli ambienti. Per uscire nelle vasche esterne, aperte naturalmente tutto l’anno, si passa per una sorta di “canale d’acqua” che collega le piscine interne con l’outdoor: trasportati da una leggera corrente, ci si lascia coccolare. Il benessere continua nell’area saune, chiamata "Gletscherglühen" che entusiasma
per la diversità e per l’atmosfera sofisticata: qui ci sono saune per tutti i gusti, per provare l'esperienza più adatta ai propri desideri, con gettata di vapore o accompagnamento musicale, con effetti di luce o aromi speziati, con scrub pulizia o solo una sauna pura, seguita da doccia rinfrescante con pioggia tropicale, o doccia “temeraria” a cascata con acqua fredda oppure un delicato bagno di goccioline di vapore: anche questa è un'esperienza sensuale. Anche fuori la sensazione è di incredibile leggerezza: le vasche all'aperto sembrano fluttuare nell’aria, sono dei bacini futuristi, un capolavoro architettonico, armoniosamente progettato intorno alla natura. Un cono di vetro luminoso unisce attraverso una scala interna le tre piscine e offre una vista sul panorama montano. Di notte, questo monumento di vetro si illumina
con colori vivaci e brilla con le stelle del firmamento. Un'esperienza meravigliosa.
SPA 3000 Ma il benessere non finisce qui: per gli ospiti dell’hotel AQUA DOME c’è l‘innovativa SPA 3000: nei suoi 2.000 metri quadrati vengono proposti agli ospiti le erbe dell‘Ötztal, minerali, fuoco e acqua, tipici e autentici del territorio. La sauna alle erbe alpine, l’angolo delle tisane così come l’area rilassante della piscina decorata con muschio vero alle pareti, garantiscono puro benessere. Una sauna con cristallo dove sdraiarsi liberamente, lettini idromassaggio e ampi spazi relax si trovano al piano più alto delle terme. Attraverso la grande vetrata, gli ospiti possono lasciare vagare lo sguardo tra le montagne della Ötztal e attraverso gli occhi sperimentare il benessere nel vero senso della parola. Alessandro Petrone
Leggilo su progressonline.it
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NON
SOLO FASHION
LA MODA, LA STORIA, L’ARTE La moda è arte? Un progetto della Fondazione Ferragamo e del Museo Salvatore Ferragamo analizza le forme di dialogo tra questi due mondi tra contaminazioni, sovrapposizioni e collaborazioni
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ARTE, MODA E DESIGN TESSILE SONO DIVENTATI TERRITORI CONDIVISI, PER ESPRIMERE IDEE E LINGUAGGI ATTRAVERSO I NUOVI MATERIALI MESSI A DISPOSIZIONE DA TECNOLOGIE E CREATIVITÀ
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na semplice domanda che nasconde il complesso universo di una relazione articolata, su cui si è indagato a lungo nel corso del tempo, senza mai giungere però a una definizione chiara o univoca. Ci provano la Fondazione Ferragamo e il Museo Salvatore Ferragamo attraverso un'esposizione articolata in più sedi e temi: dalle esperienze dei Preraffaelliti a quelle del Futurismo, dal Surrealismo al Radical Fashion, nel percorso si focalizza l’attenzione sul lavoro di Salvatore Ferragamo, affascinato e ispirato dalle avanguardie artistiche del Novecento. Ma al centro dell'indagine ci sono anche alcuni
atelier degli anni cinquanta e sessanta, luogo di studio e d’incontri, e la nascita della cultura della celebrità, per proseguire con le sperimentazioni degli anni novanta e arrivare a domandarsi se nell’industria culturale contemporanea si possa ancora parlare di due mondi distinti, o se invece siamo di fronte a un fluido gioco di ruoli. La particolarità del piano espositivo risiede nella collaborazione di più istituzioni culturali e nella dislocazione della mostra in varie sedi: oltre al Museo Salvatore Ferragamo, promotore e organizzatore del progetto insieme alla Fondazione Ferragamo, ospitano le diverse esposizioni a Firenze la Biblioteca
Nazionale Centrale, le Gallerie degli Uffizi (Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti), il Museo Marino Marini e, a Prato, il Museo del Tessuto.
Il caso Ferragamo La prima sezione della mostra è dedicata a Salvatore Ferragamo e alle sue calzature,
Fondamentale in questo percorso fu il ruolo svolto da Rosa Genoni, sarta ma anche insegnante della sezione sartoria alla Scuola professionale femminile di Milano. Per l’Expo di Milano del 1906 fece realizzare due abiti, come manifesti programmatici delle sue idee, uno ispirato ad un disegno di Pisanello conservato nel Museo Condé a Chantilly, l’altro all’abito della Primavera del Botticelli. Il mantello desunto dall’opera del Pisanello, generosamente prestato dalla Galleria del Costume di Palazzo Pitti, è messo a confronto con abiti contemporanei ispirati a celebri opere d’arte.
Forme e superfici
TRA ARTE E MODA ✑ Museo Salvatore Ferragamo Firenze Palazzo Spini Feroni 19 maggio 2016 - 7 aprile 2017 Orario: 10 - 19,30 www.ferragamo.com/museo giudicate già negli anni trenta manufatti di valore artistico, facendo riferimento ad un concetto dell’arte che focalizzava l’attenzione sulla maestria tecnica al pari della creatività concettuale. Ferragamo, nel suo lavoro, prendeva a modello la bottega artistica rinascimentale, di cui si avevano a Firenze numerose testimonianze e con orgoglio rivendicava il ruolo dell’artigiano-artista, caro alla tradizione. Una videoinstallazione mette a confronto le calzature con la loro fonte d’ispirazione, il mondo classico, l’oriente, le avanguardie artistiche del Novecento, il Surrealismo ma anche la cultura artigiana della città. Nella sala sono esposti anche i bozzetti pubblicitari originali, creati dal pittore futurista Lucio Venna negli anni Trenta per promuovere
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le calzature Ferragamo, i modelli realizzati per intellettuali e artisti e il dipinto di Kenneth Noland della fine degli anni Cinquanta, che ha suggerito a Ferragamo un elemento decorativo di un modello e il suo nome.
La moda s’ispira all’arte Arte e moda si sono fronteggiate, spesso guardate l’una con l’altra, anche nel passato. Se gli artisti sono stati affascinati dall’abbigliamento, come strumento essenziale per dare realismo alle loro raffigurazioni, gli artigiani sarti hanno tratto molte volte le loro ispirazioni dal mondo dell’arte e assunto atteggiamenti che li equiparavano agli artisti. Per gli studiosi d’arte, l’abbigliamento documentato in un dipinto aiuta la datazione di un’opera d’arte. Viceversa per gli storici della moda, l’abito dipinto dà conto del movimento, del gesto e dell’appiombo di una veste. Per la moda italiana, sin dai primi dibattiti agli inizi del Novecento sulla necessità di dare identità nazionale alla produzione vestimentaria del Bel Paese, il riferimento al mondo dell’arte italiana è stato sentito come elemento di forte distinzione, rispetto alla moda francese, allora imperante.
Per secoli gli artisti hanno raffigurato ogni minuto dettaglio delle vesti che via via sono state alla moda, tramandando fino a noi la testimonianza visiva di gestualità, posture e gusti, ma anche di soluzioni sartoriali, materiali e decorazioni opera di tanti anonimi artigiani. Gli artisti hanno partecipato attivamente a questa gara del lusso, facendo disegni per tessuti, merletti, ricami e persino costumi per feste di corte e hanno dato inizio a quella che sarebbe stata la comunicazione di moda con capolavori dell’incisione. Si inizia con gli artisti Preraffaelliti inglesi, la Secessione viennese di Gustav Klimt e della Wiener Werkstätte proseguendo con Mariano Fortuny, senza dimenticare le sperimentazioni futuriste. Si passa poi alle esperienze degli artisti che hanno fatto moda come Sonia Delaunay e alle collaborazioni dirette tra artisti e creatori di moda, come Thayaht con Vionnet oppure Dalí e Cocteau con Schiaparelli, fino ad arrivare alle cooperazioni più recenti. Un’attenzione particolare è dedicata ai designer che ispirandosi all’arte hanno profondamente innovato la moda, come nel caso di Yves Saint Laurent con Mondrian.
Andy Warhol strategie di comunicazione Molte volte gli artisti hanno lavorato per la comunicazione della moda, come disegnatori per le riviste, come illustratori di cataloghi pubblicitari. Esempio eclatante di questa simbiosi tra mondo dell’arte e della moda è costituito da Andy Warhol. Warhol nasce con la moda sin da quando nei primi anni ‘50 era stato disegnatore e pubblicitario di «Glamour», «Vogue» e «Harper’s Bazaar», ideando scarpe dalla linea sottile ed elegante. In questa sezione sono esposte alcune pagine pubblicate
MOLTI SONO I PRESTITI PROVENIENTI DALLE PIÙ PRESTIGIOSE COLLEZIONI PUBBLICHE E PRIVATE, NAZIONALI E INTERNAZIONALI, CHE DANNO ALLA MOSTRA “TRA ARTE E MODA” UN RESPIRO INTERNAZIONALE
Giambattista Valli, Stephen Jones, Rodarte, Jun Takahashi, Kris van Assche, Martine Sitbon, Proenza Schouler, Riccardo Tisci compone un caleidoscopio di immagini di arte, musica, poesia e fotografia.
Yinka Shonibare nelle riviste di moda di quegli anni che mostrano le sue prime prove come illustratore di moda. Warhol ha diretto una rivista «Interview», qui riproposta in diciotto numeri, che ha fatto da trade union del mondo dell’arte con quello della moda. Con il suo presenzialismo sulla scena culturale di New York, a feste, vernissage, restrospettive e sfilate, ha dato forma alla relazione fra arte, moda e celebrità che conosciamo oggi. Questo concetto è rappresentato da una serie di scatti fotografici che ritraggono Warhol in diversi momenti della vita sociale newyorkese e dalla celebre installazione Altered Image di Christopher Makos.
Marucelli ospitando le opere d’arte originali di Pietro Zuffi, Getulio Alviani, Paolo Scheggi che erano esposte alle pareti e gli abiti, che furono frutto del sodalizio con questi artisti. Arricchita da documenti, fotografie, brochure promozionali e pubblicazioni questa parte della mostra documenta anche gli anni precedenti a questo momento, il dopoguerra, quando la sarta istituì il premio di poesia San Babila e il suo salotto, ogni giovedì, era frequentato da scrittori e poeti, tra cui i maggiori rappresentanti della poesia italiana del Novecento, Ungaretti, Quasimodo e Montale.
Dall’atelier al mood board Germana Marucelli. Interprete rara di poesia Se l’atelier di Ferragamo rappresenta la bottega dell’artista- artigiano del Rinascimento, dove fondamentale è la maestria tecnica che andava di pari passo alla creatività, l’atelier degli anni sessanta di Germana Marucelli, è il luogo di incontro tra operatori della moda, artisti e intellettuali uniti nella ricerca di nuove forme espressive in grado di interpretare il proprio tempo. La sezione riproduce l’atelier-salon della
Questa sezione mostra come l’immaginario dei fashion designer sia sempre più uno storytelling per immagini che emerge dal flusso di informazioni, cercando di stimolare nel pubblico due qualità come l’attenzione e la memoria. Realizzato con la rivista «A MAGAZINE CURATED BY», uno spazio immersivo accoglie il pubblico e lo proietta nell’universo visivo e immaginifico di eccezionali menti creative. Il mondo di Haider Ackermann, Martin Margiela, Yohji Yamamoto, Iris van Herpen, Dries van Noten,
Che l’arte possa usare la moda per plasmare il suo linguaggio critico, è dimostrato dall’opera dell’artista britannico di origine nigeriana, Yinka Shonibare. Con le sue installazioni, trasposizioni filmiche, propone una profonda riflessione sulla multiculturalità, analizzando principalmente la questione coloniale. Le figure che animano le sue opere sono costituite da manichini in pose teatrali e drammatiche, abbigliati secondo le fogge tratte dai dipinti del XVIII e XIX secolo, ma realizzate con stoffe batik, di chiara discendenza africana.
Giochi di ruolo Oggi la riflessione sul rapporto arte /moda dovrebbe essere consapevole che è ormai superato quel dualismo (due sistemi che si scrutano, talvolta dialogano, ma restano separati) che ha attraversato la storia della moda del secolo scorso. La moda come l’arte si interroga sulle sue pratiche. La sezione attraverso il lavoro di una serie di autori come Hussein Chalayan, Martin Margiela, Viktor & Rolf, Helmut Lang, Nick Cave racconta come oggi sia sempre più difficile definire e chiudere le diverse pratiche creative. M. Barba
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ITINERARI
DA SOGNO
10 SECOLI, 10 ANNI, 1 CASTELLO Immerso nelle verdi colline del Chianti, il Castello Del Nero offre un’ospitalità davvero regale e un’autentica esperienza toscana
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love Chiantishire. Parola magica che allude a verdi campagne sconfinate, dolci colline e ottimi vini rossi. In questo panorama ci si può perdere o trovare il luogo del cuore. Il Castello Del Nero è uno di questi. La vecchia fortezza del XII secolo, appartenuta all'estinta famiglia fiorentina Del Nero, poi al marchese Torreggiani e a sua moglie, l'americana Anna Fey (che tra l'altro si è fatta seppellire nella cappella del castello nel 1917), e, negli ultimi anni, all'imprenditore italo-americano Robert Trotta, è da 10 anni un lussuoso hotel a cinque stelle. Un angolo paradisiaco che è sempre pronto ad accogliere e cullare qualsiasi turista per garantirgli una vera esperienza toscana. Di vero charme. Si perché con le sue 32 camere e 18 suites, i suoi 300 ettari di dolci declivi della Val di Pesa che includono due laghi, la Spa di prima categoria, il ristorante stellato e l'innegabile professionalità del personale, non è un albergo per tutti. La clientela internazionale, prevalentemente americana, britannica e russa, è davvero d'alto bordo. Ma nonostante questo le famiglie sono bene accette, soprattutto con i figli piccoli. A loro, ad esempio, è dedicata una particolare caccia al tesoro (con piccolo premio finale) che ha come scopo quella di scoprire le varie “esperienze” del castello. Il primo step è il disvelamento delle camere e delle suites. Tutte doppie, tutte di pregio, sottolineate da affreschi, stemmi araldici sui quali svetta spesso il levriero rampante della famiglia Del Nero e soffitti a volta che non solo adornano le stanze, ma raccontano la storia e la magnificenza del posto. Ognuna si apre sullo splendido panorama della campagna, disseminata di vigneti e uliveti, dove trovano rifugio fagiani, daini e cinghiali. L'atmosfera che si respira passando da un luogo all'altro è di
estrema intimità e calore, in quanto ogni camera è diversa nel disegn, stile e arredo tutte restaurate e arredate dall'architetto belga Alain Mertens (lo stesso che ha arredato la casa di Sting), spesso con travi di legno a vista e bagni in marmo e mosaici per dare all'ospite un' esperienza visiva e tattile come la toilet della suite 102, definita dalla rivista americana “Harper's Bazaar” uno dei bagni più belli del mondo. Ciascuna suite, inoltre, si differenzia per un suo stile che racconta le storie di coloro che la abitavano nei secoli passati. La più particolare è la Royal Suite. La sistemazione è davvero prestigiosa, elegante, con alti soffitti affrescati e una terrazza privata. Si dice che qui si siano avvicendati politici, regnanti, archistar, attori e registi hollywoodiani. L'ultimo è passato solo un paio d'anni fa e in incognito passeggiava tranquillamente nei sentieri del castello assieme alla famiglia e i suoi collaboratori più stretti. Gonfi di curiosità abbiamo cercato di capire chi fosse, ma l'abile riservatezza del personale ci ha lasciati a bocca asciutta. L'unica descrizione che siamo riusciti a strappare è stata: «regista, maschio, americano, vincitore di Oscar, in “vacanza” o “al lavoro” durante le riprese di un film». La caccia al personaggio, se volete è ancora aperta, come il resto della caccia al
UN ROMANTICO RESORT DI LUSSO, AFFACCIATO SULLA VALLE DEL CHIANTI, OSPITATO IN UN CASTELLO DEL XII SECOLO. COSA CHIEDERE DI PIÙ?
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pudding all'inglese con avena e frutta. Il Garden Restaurant è atto anche per pranzi e cene al lume di candela. L'ultima traccia è quella posta nel Centro Benessere con marchio Espa, considerato uno dei più esclusivi del mondo. Qui il relax è d'obbligo. Verrebbe da dire “imposto”, immancabile. All' ingresso si viene accolti dalle addette che con molta premura vi “vestiranno” dalla testa ai piedi affinché l'esperienza di condivisione con il territorio sia unica. I trattamenti offerti sfruttano, infatti, gli elementi naturali del paesaggio toscano come l’esfoliazione al sale marino e al rosmarino toscano. Il sale marino elimina la pelle morta e
tesoro. La seconda traccia parte proprio dai tesori disseminati nelle varie aree del castello. Si tratta per lo più di pezzi unici di immenso valore artistico. La maggior parte sono stati scoperti, catalogati e restaurati sotto la supervisione della Soprintendenza delle Belle Arti. Stucchi, affreschi, quadri, sculture, stemmi araldici e soffitti a volta accompagnano il visitatore nella sua permanenza facendogli percepire il peso del tempo e facendone un tutt'uno con l'ambiente, che naturalmente trova il suo apice proprio nel rinomato ristorante La Torre, premiato con 1 stella Michelin. Il terzo step arriva e parte proprio da qui. Nello spazio dalle robuste pareti in pietra che un tempo erano le antiche scuderie è stato ricavato il sacrario del palato. Il cibo per la Toscana è il carattere di questa terra dal clima mite e dal terreno fertilissimo. Lo Chef Giovanni Luca Di Pirro ed il suo staff offrono un'esperienza enogastronomica d'altissimo livello. Il pesce è freschissimo, come anche le carni sapientemente lavorate e piatti che stupiscono per la loro particolarità. A noi sono piaciute le Capesante tostate in padella con asparagi al coriandolo; i Pici tirati a mano al ragù di agnello alla mentuccia, Filetto di manzo alla Chateaubriand con crema di patate al dragoncello e le patate viola schiacciate profumate al limone. Tutto annaffiato dal Chianti Classico oppure dall'eccellente Rosso Toscano che viene prodotto dalla stessa azienda del Castello a riprova che il Chianti è uno dei vini più antichi del mondo. Già gli Etruschi lo piantarono circa 2500 anni baloccandosi nell'ambrosia di questo vino di carattere. La splendida cantina del Castello è stata restaurata da poco e con le sue circa 1000 etichette di diverse provenienze, comprese le bollicine sia italiane che francesi è un luogo sacro, intimo, dove a richiesta vengono
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organizzati banchetti privati o degustazioni alle quali si prestano sommelier internazionali. Il quarto indizio è sempre legato al cibo, ma in maniera differente. Con il bel tempo è possibile fare colazione sulla terrazza del Garden Restaurant. Anche qui lo sguardo si perde sulle viti e gli ulivi della proprietà. Oltre alla colazione all'italiana, quella internazionale è davvero imperdibile. Oltre alle moltissime torte di ogni genere, freschissime tutti i giorni, i vali tipi di latte (soya, riso, malto e naturalmente vaccino), lo chef vi delizierà con dell'ottimo pancake con sciroppo d'acero e dell'ottimo
secca, l‘olio d‘oliva e il rosmarino conferiscono la naturale idratazione. Il sale marino Espa, seccato al sole, e il rosmarino blu della Toscana, combinati con l‘olio extra vergine di oliva, tutti ingredienti prodotti al Castello del Nero, danno alla pelle un effetto ammorbidente, purificante e idratante. A questo punto la caccia al “tesoro” è terminata ed è destinata a trasferirsi alla Reception dove vi verrà consegnato un piccolo ma intrigante tesoro. Peccato però che a questo punto la vacanza sia arrivata al termine e del Castello del Nero rimarrà solo un bellissimo ricordo. Ma non c'è da disperarsi: per il suo decimo anno di attività sono stati creati ad hoc pacchetti esclusivi per festeggiare questa prestigiosa ricorrenza. Uno di questi è il Pacchetto del 10° anniversario, valido tutto l'anno, che prevede un soggiorno di tre notti, una cena à la carte al ristorante «La Torre» e un esclusivo trattamento alla Spa. Roberto Leggio
VITA ,
STORIA , CIBO
UN RACCONTO LUNGO UN PASTO Tanto, tantissimo, sole e un paesaggio fatto di un numero inimagginabile di sfumature dorate: eccoci in Puglia, tra i candidi vicoli arroccati sui promontori o nelle masserie adagiate su distese di grano biondo. Milioni di spighe che rappresentano il vero oro di queste terre antiche, su cui regna incontrastato il dominio dell'orecchietta
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ucina come memoria storica di un intero paese e della sua biodiversità. La Puglia ne è la più palese rappresentazione: nella lunga, amara e vivace storia di questa regione non c'è stato un momento in cui la cucina non sia cresciuta di pari passo alla civiltà, perchè se è vero che il patrimonio culinario italiano è una scoperta solo relativamente recente delle mode gastronomiche, è anche vero che esiste da millenni. Ne sono ben consapevoli le donne pugliesi, detentrici di un metodo che sfida il naturale corso del tempo, capace di generare dalla sola farina di grano duro imapastata con acqua e sale un tesoro chiamato “orecchietta”. Emblema, non soltanto culinario, della Puglia nel mondo, le orecchiette nascono da un gesto semplice e rapido, ma difficile da replicare, letteralmente trascinate sullo spianatoio con la punta di un coltello per renderle ruvide all’esterno, ma lisce all’interno e per assumere le sembianze di piccole orecchie (da cui il nome). Pochi passaggi per ottenere dall'impasto compatto e morbido un tubo da dividere a tocchetti e a cui dare una forma simile a quella di una conchiglia. Tutto qui. Ma gli italiani sanno che dietro ad ogni piatto c'è molto altro. Tra i nerboruti e
PASSIONI DI FAMIGLIA Domenico Ottaviano e il “trabucco” di famiglia su cui è nato il suo ristorante.
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LA PASTA FRESCA E, RIGOROSAMENTE, FATTA IN CASA, È UN GRANDE CLASSICO DELLE TAVOLE ITALIANE, CHE NASCONDE I SEGRETI DI TRADIZIONI MILLENARIE E DI UNA STORIA, SPESSO, TRAVAGLIATA secolari ulivi pugliesi l'orecchietta è un bene irrinunciabile, che è sopravvissuto e ha fatto sopravvivere generazioni, accompagnandone l'esistenza. Un impasto che porta in sé tutta la ricchezza di tradizioni millenarie, nonché di superstizioni dal sapore antico. Utilizzate dalle future mamme per prevedere il sesso del nascituro, attraverso un semplice
“rituale” in cui in una pentola d’acqua venivano gettati un’orecchietta e una pennetta e a seconda di quella che saliva prima in superficie al momento del bollore, si stabiliva se il bambino sarebbe stato maschio, nel caso della pennetta, o femmina, per l'orecchietta, servivano anche come simbolo di protezione, quando con l'impasto si assemblava una croce da far aderire all'uscio di casa. Liberata dalla superstizione, l'orecchietta continua a vivere in infinite varianti, da un classico come l'abbinamento con le cime di rapa, verdura che cresce in abbondanza in queste terre, alle più veraci orecchiette di grano arso, preparate con grano tostato “scarto” della mietitura, fino alle interpretazioni americane della regina del ménage domestico Martha Stewart. Manualità, pazienza, ma soprattutto un'innata
passione per la convivialità del pasto, che non si limita al solo riunirsi intorno a un tavolo, che è, anzi, il mero culmine di tanti fondamentali momenti, come la preparazione, il rito, la stagionalità, l'ambiente. Perchè non è solo il prodotto ad essere importante, non sono solo le materie prime (comunque fondamentali), ma è l'intera sfera del gusto, fatta di profumi, colori e sensazioni. Vivere il paesaggio in un piatto, assaporare l'aria buona che viene dal mare, magari sul
IL TOCCO DELLO CHEF “Orecchiette alle cozze nere su crema pepata di cavolfiore” di Domenico Ottaviano
✑ Ingredienti per 4 persone 320 g di orecchiette fresche 600 g di cozze già pulite 1 cavolfiore 200 g di pomodorini 1 cipollotto fresco 2 spicchi d’aglio foglie di alloro peperoncino secco vino bianco olio extravergine d’oliva sale ✑ Preparazione Lavate il cavolfiore, tagliatelo in piccoli pezzi e lessatelo con alcune foglie d’alloro in acqua salata. In una padella soffriggete a fuoco alto l’olio extravergine, un piccolo cipollotto tritato e due spicchi d’aglio in camicia. Unite i pomodorini e abbassate il fuoco. Aggiungete le cozze e sfumate con il vino bianco. Aggiustate di sale, aggiungete il peperoncino secco a piacere. Scolate il cavolfiore e riducetelo in purea con un frullatore a immersione aggiungendo pepe in grani e olio extravergine d'olivaCuocete la pasta. Versate la pasta nel sugo e completate con acqua di cottura. Servite adagiando la pasta su un letto di crema di cavolfiore e decorando con altro basilico fresco.
mare, come in uno dei “trabucchi” che sporgono dalle coste del basso Adriatico, nel promontorio del Gargano. Strutture in legno nate per la pesca, ma riconvertite negli anni. Domenico Ottaviano, chef emergente ed erede di una secolare tradizione di amore per il mare, gestisce, insieme al fratello Vincenzo, “Al trabucco da Mimì”, un ristorante unico nel suo genere, nato dalla passione di una delle più antiche famiglie di costruttori di trabucchi del Gargano. Qui, inebriati dall'odore dell'origano, cullati dal canto cadenzato delle cicale e abbracciati dal calore di un tramonto, ci si innamora, ancora e sempre, di questa terra, di questa vita. Martina Morelli
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PIACERE
ALLA GUIDA
LA BERLINA INTELLIGENTE, CHE NON RINUNCIA AL DESIGN Giunta alla decima generazione, la best seller di casa Mercedes compie un grande passo in avanti e si proietta nel futuro con la nuova Classe E
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oderna, sofisticata, dinamica: la nuova Classe E ha una spiccata personalità, ma è anche agile in un design che rispetta le tipiche proporzioni delle berline Mercedes. Un profilo slanciato che si sviluppa dal cofano motore allungato e segue la linea del tetto in stile coupé fino a confluire in una coda dalle ampie spalle ne distingue la silhouette, mentre il frontale è molto incisivo, configurato a seconda della versione di design e di equipaggiamento: SPORT, BUSINESS SPORT, AMG LINE e PREMIUM PLUS, accumunate dalla mascherina sportiva con la grande Stella centrale, e EXCLUSIVE che, invece, propone una moderna rivisitazione della classica mascherina con la Stella sul cofano. I gruppi ottici posteriori a due segmenti sono incastonati nel corpo della vettura e sono caratterizzati da un particolare effetto luminoso che evoca la polvere di stelle, la Via Lattea o lo scintillio della turbina di un jet. Questo effetto, introdotto per la prima volta sulla nuova Classe E, è il risultato di un’innovativa tecnologia con riflettori che creano una speciale struttura superficiale perfettamente calcolata per le luci posteriori. Emozione e intelligenza, queste le parole chiave, anche nell'interpretazione degli interni in cui, a richiesta, sono disponibili due display ad alta definizione di ultima generazione, entrambi di dimensioni generose e con diagonale dello schermo di 12,3 pollici: una dotazione unica nel segmento. Il cruscotto widescreen comprende la strumentazione, con un ampio display con strumenti virtuali nel diretto campo visivo del guidatore, e un display centrale sopra la consolle. Ma c'è dell'altro. Per la prima volta fanno il loro ingresso in auto i pulsanti Touch Control che, collocati sul volante, reagiscono come lo schermo di uno smartphone ai movimenti orizzontali e verticali delle dita, consentendo al guidatore di gestire tutte le funzioni del sistema di infotainment senza togliere le mani dal volante. Si aggiungono anche un touchpad con Controller nella consolle centrale, in grado di riconoscere persino la grafia personale, e il sistema di comando vocale VOICETRONIC. Materiali di alta qualità determinano lo stile dell’abitacolo, come
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SBALZI CORTI, PASSO LUNGO, RUOTE GENEROSE E FIANCATE CARICHE DI TENSIONE: UNA SILHOUETTE INCONFONDIBILE PER LA NUOVA CLASSE E
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DESIGN PULITO E DAL FORTE IMPATTO EMOTIVO, UNO STILE CHE SI RITROVA ANCHE NEGLI INTERNI CARATTERIZZATI DA INEDITA ESCLUSIVITÀ ED INNOVAZIONE: BENVENUTA NUOVA CLASSE E
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A BORDO DELLA CLASSE E NUMEROSE INNOVAZIONI TECNICHE CHE APRONO NUOVI ORIZZONTI A UNA GUIDA SEMPRE PIÙ SICURA E SENZA STRESS
l'innovativo tessuto metallico e le ‘flowing lines’ ispirate agli yacht, che interpretano gli intarsi in legno in chiave c delle porte e della linea di cintura (a richiesta).
Per l’illuminazione dell’abitacolo viene impiegata esclusivamente la tecnica LED, di lunga durata e a basso consumo energetico. Lo stesso vale anche per le luci soffuse ‘ambient’ ampliate in dotazione con le versioni, che mettono a disposizione una gamma di 64 tonalità per la massima personalizzazione. Le declinazioni disponibili spaziano dalla E 200, con motore a quattro cilindri a benzina, e la E 220 d, con motore a quattro cilindri diesel di nuova concezione, alla E 350 d con motore a sei cilindri diesel, ma la gamma si completa con ulteriori modelli tra cui, ad esempio, la E 350 e con tecnologia ibrida, che consente di percorrere oltre 30 chilometri in modalità esclusivamente elettrica, a zero emissioni locali. Altrettanto esemplare è il motore diesel perfezionato in ogni suo aspetto che, grazie
anche alla struttura leggera della vettura e valori record in termini di aerodinamica, stabilisce nuovi parametri di riferimento nel segmento sotto il profilo dell’efficienza. Tutti i modelli sono equipaggiati con il nuovo cambio automatico a nove marce 9G-TRONIC di serie, che consente innesti rapidi e un minore regime di rotazione del motore, mentre le nuove sospensioni pneumatiche multicamera, disponibili a richiesta, garantiscono un comfort e una dinamica di marcia straordinari. Numerose altre innovazioni come l’assistente attivo al cambio di corsia, fanno della Classe E la più intelligente delle berline di categoria business. www.mercedes-benz.it Martina Morelli
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MOBILITÀ
LA NUOVA FRONTIERA DEL NOLEGGIO Una formula vincente utilizzata da aziende di ogni dimensione che hanno veicoli in proprietà o in noleggio e che scelgono di demandare in outsourcing solo una parte dei servizi: il noleggio a lungo termine è una soluzione su misura delle diverse necessità di un target ampio e trasversale, un servizio diversificato rispetto agli operatori tradizionali, alle case automobilistiche e alle imprese specializzate
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egli ultimi anni la politica retributiva delle aziende si è spostata verso una maggiore incidenza e articolazione della sua parte variabile e la concessione dell’auto è in prima fila, più efficace di un aumento di stipendio, costa meno e al dipendente rende di più. In Italia, la diffusione di benefit e di servizi dedicati al personale dipendente pur essendo in aumento, è ancora limitata e concentrata soprattutto nelle imprese di maggiori dimensioni. A fruirne, poi sono generalmente i dirigenti, con quadri e impiegati coinvolti in modo marginale e con l'esclusione di un’ampia fetta di lavoratori. Secondo recenti ricerche di mercato, il noleggio a lungo termine resta in cima ai desideri di quadri e dirigenti delle imprese del nostro Paese, come bene tangibile e soluzione ideale per concentrarsi sul proprio lavoro, mentre esperti qualificati si prendono cura dell’auto Anche le imprese ritengono il noleggio a lungo termine uno strumento di grande importanza per fidelizzare il dipendente e sottrarlo alle sirene della concorrenza, un aspetto quanto mai importante oggi che sulle risorse umane vengono investiti ingenti sforzi finanziari e notevoli aspettative. Il canone varia a seconda del tipo di veicolo noleggiato, della durata del contratto, del chilometraggio previsto, e in base al tipo di servizi supplementari che vengono scelti: auto sostitutiva, strumenti di gestione della car policy, rapporti
AL VOLANTE CON AUTOMOTIVE SERVICE GROUP I vantaggi
✑ Finanziari: nessuna anticipazione e immobilizzo di capitali per l’acquisto del veicolo, il pagamento della tassa di proprietà e i servizi legati alla gestione del veicolo; ✑ Gestionali: la possibilità di prevedere un pacchetto di servizi “all inclusive” ed un canone fisso mensile, eliminano il rischio di dover sostenere spese non programmate, facilitando la pianificazione dei costi legati alla gestione del veicolo; ✑ Amministrativi: tutte le attività, sia in ufficio che su strada, sono terziarizzate; ✑ Economici: il potere d'acquisto di un grande operatore consente di accedere a costi estremamente competitivi per i veicoli, l'assicurazione, la manutenzione ed il finanziamento. In un settore che risente della crisi generale dell’auto, Automotive Service Group decide d’investire sulla qualità, forte della partnership strategica con ALD Automotive che offre consolidata esperienza e qualità dei servizi maturata in oltre 50 anni di attività. Il veicolo è gestito da ASG per l’intera vita contrattuale, e comprende tutte le pratiche relative all’immatricolazione, alla messa su strada, all’assicurazione, alla tassa di proprietà, alla manutenzione, ai sinistri e alle auto in sostituzione. Automotive Service Group svolge attività di mediazione e consulenza nel settore del Noleggio di autoveicoli a lungo termine, rivolta principalmente a professionisti e PMI che intendono avvalersi dei vantaggi derivati dai servizi che la società è in grado di offrire: il cliente si libera di qualunque preoccupazione e spesa legate alla classica proprietà del veicolo, con servizi generalmente non inclusi in alcuna forma del classico leasing (ad es. copertura assicurativa, manutenzione ordinaria e straordinaria...) per un costo finale visibilmente più conveniente. A fine contratto: ASG si occupa della rivendita dell’Usato, assorbendo i relativi rischi; offre la possibilità di acquistare le autovetture, a tutti i clienti e gli utilizzatori, oltre che ai dipendenti delle aziende clienti e loro familiari, a prezzi e condizioni assolutamente uniche e vantaggiose.
Automotive Service Group Sede Operativa: Viale dell’Esperanto, 71 – Zona Eur Roma Tel. 06.87752179 – email: segreteria@automotivesg.com Showroom SICCA: Via Leone XII snc angolo Viale Gregorio VII, Roma Web: www.automotivesg.com
informativi sull’utilizzazione dell’autoveicolo e la carta di credito per l’acquisto del carburante. La formula può variare da uno a tre anni, e meno frequentemente si può estendere fino a 48-60 mesi. È previsto il pagamento di un canone mensile come copertura delle spese dalla tassa di proprietà, bollo, manutenzione ordinaria e straordinaria alla gestione dei sinistri, assicurazione, cambio pneumatici e gestione delle multe. L’azienda che prende a noleggio il veicolo deve badare al solo carburante e seguire le istruzioni per una corretta manutenzione dell’auto, con controlli periodici nelle autofficine convenzionate. Martina Morelli
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PASSIONE
IN MARE
RIVA E LAMBORGHINI, UN SOGNO CHE RIVIVE È servita tutta la passione dello specialista olandese Riva World e del suo titolare Sandro Zani, nonché il lavoro certosino di vari esperti, per riportare in acqua la versione più veloce mai costruita nella storia di Riva, il rarissimo Riva Aquarama Lamborghini
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UN EQUILIBRIO UNICO DI ELEGANZA, LUSSO E DESIGN QUELLO DI RIVA CHE NON POTEVA NON COLPIRE L’OCCHIO ATTENTO DI FERRUCCIO LAMBORGHINI NEGLI ANNI ‘60
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ostruito dai Cantieri Riva di Sarnico dal 1962 al 1996 in 789 esemplari, il Riva Aquarama è considerato un mito della cantieristica italiana. Non fu un caso, dunque, che l'occhio attento di Ferruccio Lamborghini, nel 1968, finì attratto da questa fuoriserie del mare, tanto da non solo decidere di acquistarne una, ma da concordare con Carlo Riva, fondatore del marchio, di installare 2 suoi motori V12 anziché i due V8 di serie. Il fondatore della Casa automobilistica di Sant'Agata Bolognese, vero protagonista della nascita dell'azienda e delle fasi iniziali della sua straordinaria storia, era un uomo di successo, forte e dalle idee chiare, non temeva i tuffi nel buio, come sperimentare in acqua gli stessi motori montati sulla 350 GT, il primo modello prodotto cinquanta anni fa dalla Lamborghini. In tre mesi un esemplare unico dalle caratteristiche eccezionali vide la luce, unendo la grande qualità dei materiali e di esecuzione dello scafo Riva alla la potenza di 700 cavalli dei due propulsori Lamborghini: un sogno per tutti gli appassionati. Questo esclusivo esemplare di Aquarama, con il numero progressivo di produzione “278”, venne consegnato a Ferruccio Lamborghini nella primavera del 1968 e iscritto nel Compartimento Navale di Venezia. Non solo automobili sportive di lusso, dunque, tra le passioni di Ferruccio, ma anche un leggendario motoscafo di cui si persero le tracce dopo la morte del suo proprietario nel 1993. L'Aquarama più veloce del mondo, che poteva raggiungere 48 nodi invece dei 40 del modello di serie, rimase così per anni abbandonato in un magazzino di barche, lontano dalle sue memorabili imprese in mare. Questo fino a quando un collezionista
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ACCELERAZIONI E PRESTAZIONI DI PUNTA DEGNE DELLA STORIA DI RIVA E DEL BRAND DEL TORO olandese lo ha ritrovato, acquistato e riportato alle condizioni originali dopo tre anni di lavoro presso la Riva World, in cui lo scafo in legno è stato riparato, levigato, lucidato e poi trattato con non meno di 25 strati di vernice, i particolari cromati sono stati restaurati e trattati nuovamente e gli interni sono stati riparati con nuovi rivestimenti creati seguendo fedelmente il celebre disegno Riva. Le maggiori difficoltà sono state incontrate per recuperare i motori V12 Lamborghini originali, operazione riuscita solo grazie alla collaborazione di Automobili Lamborghini che possiede (esposto nel museo di
Sant'Agata Bolognese) un V12 4.0 della 350 GT in versione “marinizzata” e che ha permesso di ricostruire le caratteristiche e le modifiche apportate ai motori della barca di Ferruccio Lamborghini. Anche Lino Morosini, direttore della divisione di motori Riva per 45 anni e “padre” dell'Aquarama Lamborghini, ha fornito un prezioso contributo per riuscire ad adattare i motori V12 con un sistema di raffreddamento ad acqua attraverso un circuito chiuso appositamente progettato. Sveva Riva