Progress settembre 2021

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SETTEMBRE 2021 EURO 5,00

MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE

Bentornata wanderlust! Il turismo ha di nuovo un futuro

GALLERIA BORGHESE

BIENNALE 2021

LE FORME, L’ARTE

FILIPPO LA MANTIA

PATRIMONI D’ITALIA

ALFA ROMEO BERTONE B.A.T

Oltre il museo

Il buon cibo è casa, non culto

Venezia la città del futuro La cultura cerniera del mondo

L’Opera non conosce stagioni Estro da dream car




EDITORIALE

UN AUTUNNO DI CULTURA PER TORNARE A RESPIRARE Una fame di bellezza, di arte, di cultura, figlia di quel ritorno alla normalità tanto atteso è ciò che domina questo autunno caldo, in ogni senso. Una normalità nuova e diversa, ma pur sempre desiderata e conquistata. Per noi è un viaggio nella cultura e nella ripartenza, che inizia idealmente da Bologna e dai suoi portici patrimonio Unesco. Passa da Venezia e dalla “grande madre” delle Biennali del mondo, che quest’anno con l’edizione numero 17, fino al 21 novembre 2021, riafferma il suo ruolo di primissimo piano tra le rassegne d’arte di respiro internazionale. Venezia che sarà anche al centro dell’Expo 2020 Dubai come modello internazionale per il contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici: il 3 ottobre, sarà lanciata sulla piattaforma globale di Expo la candidatura della città a capitale mondiale della sostenibilità. E poi Mantova, simbolo di evoluzione, sinonimo di Rinascimento, storia nella storia. Per usare le parole del Presidente del Consiglio Mario Draghi “Storia e bellezza sono parti integranti dell’essere italiani. Quando il mondo ci guarda, vede prima di tutto arte, musica e letteratura”. Ed è ciò che anche noi vogliamo vedere prima di ogni altra cosa, ogni giorno. Franco Del Panta


Experience Egypt

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MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE

SETTEMBRE 2021

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IMPRESA ITALIANA

P AT R I M O N I D ’ I T A L I A

LE FORME, L’ARTE

A SMAU L’ECOSISTEMA ITALIANO DELL’INNOVAZIONE

LA CULTURA CERNIERA DEL MONDO

EURO 5,00

L’OPERA NON CONOSCE STAGIONI

62 ECCELLENZE ITALIANE

UNA STORIA DI OLIO E PASSIONE CHE ATTRAVERSA I SECOLI

24 SCENARI CONTEMPORANEI

“INNOVARE NEL SOLCO DELL’IDENTITÀ”

28 B I E N N A L E 2 02 1

VENEZIA, LA CITTÀ DEL FUTURO

48 CIAK, SI GIRA

VITE IN PELLICOLA

52 LE TTURE

SERGIO MAGALINI: MEMORIE DI UN GIOVANE NONAGENARIO

68 VITE DA CHEF

IL BUON CIBO È CASA, NON CULTO


Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione. Testi e fotografie non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

92 N AU T I C A I T A L I A N A

BUONE NUOVE DAL MARE

Progress è una pubblicazione curata da Group Service Events s.r.l. Largo della Primavera, 40 00171 Roma Rivista mensile registrata presso il Tribunale di Roma 17/09/2010 N° 356/2010

SETTEMBRE 2021 Uffici Commerciali Roma, Via Giovanni Devoti, 28 - 00167 Roma Editor in Chief Leonardo Garcia de Vincentiis

74 SÌ, VIAGGIARE

Direttore Editoriale Franco Del Panta

BENTORNATA WANDERLUST!

Direttore Pubblicità Paolo Del Panta marketing@groupservicevents.com

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Redazione e Collaboratori Editoriali redazione@groupservicevents.com E. Pasca, M. Morelli, E. Rodi, S. Riva, L. Mancini, Y. Leone, S. Valentini, M. Baffigi, F. Bruni, R. Bernardo, M. Pituano, M. Bertollini, R. Cavrioli, B. Vecchiarelli, J. Daporto, E. Zucca, D. Battaglia , M.Tiberi, G.Migliore, E. Rauco, G.Collina, R. Giasi, L.Omiccioli

O S P I T A L I T À D ’ AU T O R E

SALENTO RURAL CHIC

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ESTRO DA DREAM CAR

Ricerca Iconografica e Servizi A cura della redazione Art Direction Francesco Sciarrone www.francescosciarrone.it Stampa, Allestimento e Distribuzione Group Service Events srl Informazioni e Abbonamenti info@groupservicevents.com www.progressonline.it N.B. Massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati. Spedizione in abbonamento postale. 70% Filiale di Roma.


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Crespi d’Adda, la “città aziendale” Dal 1995 il borgo di Crespi d’Adda figura nella lista dei luoghi Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. La voce lo descrive come “uno straordinario esempio di “città aziendale”, un fenomeno che si è sviluppato in Europa e Nord America nel XIX e all’inizio del XX secolo, espressione della filosofia prevalente di industriali illuminati nei confronti dei loro dipendenti”. Il sito è tuttora praticamente intatto ed è in parte utilizzato per scopi industriali, sebbene le mutevoli condizioni economiche e sociali ne minacciano la sopravvivenza. Situato in provincia di Bergamo, tra due fiumi, l’Adda e il Brembo, Crespi d’Adda fu creato nel 1878 dai Crespi, una famiglia di produttori di cotone che voleva dare vita al “villaggio del lavoro ideale”. In questo piccolo mondo, i proprietari “regnavano” dal loro magnifico castello e si prendevano cura dei loro dipendenti. L’idea somigliava a quella di un feudo e pertanto la residenza dei Crespi era un simbolo sia della loro autorità che della loro benevolenza nei confronti dei lavoratori e delle loro famiglie. Ad abitare il villaggio erano esclusivamente i dipendenti della fabbrica, il che faceva sì che l’intera vita della comunità ruotasse attorno allo stabilimento produttivo - di fronte al quale era stata costruita la strada principale -, ai suoi ritmi e alle sue esigenze. “Dalla culla alla tomba”: sia all’interno che all’esterno della fabbrica la famiglia Crespi provvedeva a tutte le necessità dei dipendenti e delle persone a loro carico. Non c’erano solo case, ma anche tutti i servizi pubblici necessari al funzionamento della vita comunitaria: una chiesa, una scuola, un ospedale, un circolo ricreativo, un teatro, un cimitero, bagni pubblici e negozi. Crespi d’Adda è il modello perfetto di un complesso architettonico che illustra un periodo storico piuttosto significativo, quello della nascita dell’industria moderna italiana e oggi è ancora una comunità funzionante in gran parte costituita da discendenti dei dipendenti originari. Margherita Pituano

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SULLE ALPI PER UNA RIFLESSIONE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO “Our Glacial Perspectives” è l’ultima opera d’arte pubblica e permanente dell’artista daneseislandese Olafur Eliasson situata a ben 3.212 metri sul livello del mare, sul ghiacciaio del Giogo Alto in Trentino Alto Adige. L’opera d’arte è un vero e proprio percorso di riflessione che segna una linea temporale della vita del nostro pianeta, del ghiacciaio e dell’ambiente che inizia con un sentiero di 410 metri lungo la cresta della montagna passando attraverso nove portali distanziati ad intervalli corrispondenti in scala alla durata delle ere glaciali sulla Terra. Alla fine una grande sfera in vetro chiamata Pavillon e costituita da più anelli in acciaio e vetro che contengono un ponte circolare. In piedi sul ponte lo spettatore può utilizzare la sfera come strumento astronomico allineando lo sguardo con gli anelli circostanti che tracciano il percorso apparente del sole nel cielo in un dato giorno. Gli anelli dividono l’anno in intervalli di tempo uguali: l’anello superiore traccia il percorso

del sole nel solstizio d’estate, l’anello centrale segue l’equinozio e quello più in fondo il solstizio d’inverno. Inoltre, ogni anello è costituito da lastre di vetro rettangolari che coprono un arco del movimento del sole nel cielo della durata di 15 minuti. Lo spettatore può così determinare l’ora del giorno in base alla posizione del sole. I vetri del percorso solare sono colorati di varie tonalità di blu in riferimento al cianomeby Sveva Riva tro, una scala sviluppata nel XIX secolo per misurare l’azzurro del cielo. Il vetro colorato filtra e riflette la luce e la radiazione solare, comportandosi come una mini-atmosfera. All’esterno del Pavillon, due anelli paralleli in acciaio incorniciano la linea dell’orizzonte, mentre i semianelli che sorreggono la struttura indicano gli assi nord-sud ed est-ovest. Segnando l’orizzonte, le direzioni cardinali e il movimento del sole, l’installazione dirige l’attenzione del visitatore verso una prospettiva planetaria più ampia sui cambiamenti climatici che stanno interessando direttamente il ghiacciaio del Giogo Alto. “L’opera d’arte funge da lente d’ingrandimento per l’esperienza molto particolare del tempo e dello spazio che questo luogo offre: vasto e sconfinato da un lato, locale e specifico dall’altro” ha affermato Eliasson. “È un dispositivo ottico che invita a impegnarci su prospettive planetarie e glaciali”.

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MUSEI REALI: UN AUTUNNO DA RICORDARE

internazionale “Cipro. Crocevia delle civiltà”, che si terrà fino al 9 gennaio 2022 nelle Sale Chiablese, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino Nell’ambito dei progetti di e curata da Luca Bombardieri, collaborazione tra musei docente di Archeologia cipriota, italiani e stranieri, fino al ed Elisa Panero, curatrice delle 12 dicembre 2021 i Musei collezioni archeologiche dei Musei Reali ospitano nelle Sale dei Reali. Si tratta di un’occasione Maestri Caravaggeschi, al unica per lasciarsi conquistare primo piano della Galleria by Marco Bertollini da una delle isole mediterranee Sabauda, l’opera di Orazio più misteriose, il cui incanto è Gentileschi “Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo”, in prestito dalla Galleria Nazionale a tutt’oggi immutato: mitica culla di Afrodite, che nasce dell’Umbria di Perugia. dalla spuma del mare cipriota, l’isola è crocevia di scambi commerciali e approdo di culture differenti in cui si forma L’evento espositivo è una straordinaria opportunità di la moderna concezione del mondo mediterraneo. confronto con l’ “Annunciazione”, capolavoro dello stesso Allestita nello Spazio Scoperte al secondo piano della artista, celebre seguace di Caravaggio, custodito dai Galleria Sabauda, fino al 7 novembre ila mostra dossier Musei Reali. Il confronto tra queste due opere permette “Come parla un ritratto. Dipinti poco noti delle collezioni di accostarsi al metodo di lavoro del pittore, che consiste reali”. L’esposizione presenta opere poco note della nel riutilizzo di cartoni o di lucidi per comporre singole Pinacoteca e di Palazzo Reale che permettono di figure o intere scene. Il volto di Santa Cecilia che seguire l’evoluzione della ritrattistica di corte dal tardo suona la spinetta e un angelo, dipinto tra il 1615 e 1620 Cinquecento alla metà del Settecento. Alcuni dipinti sono ritorna con attitudine simile in quello della “Vergine esposti per la prima volta dopo interventi conservativi nell’Annunciazione” di Torino, donata dallo stesso eseguiti dalle restauratrici dei Musei Reali. Studi e ricerche Gentileschi al duca Carlo Emanuele I di Savoia nel 1623 e sono stati condotti in collaborazione con il Dipartimento di oggi esposta nella Galleria Sabauda. Studi Storici dell’Università di Torino. La visita alla mostra è Il fascino millenario di Cipro, cuore del Mediterraneo e compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali. ponte tra Oriente e Occidente, è protagonista della mostra www.museireali.beniculturali.it

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IL GIARDINO DEGLI ARCHETIPI

titolo della mostra - spaziano dall’arte e dalla musica alle metropoli moderne e ai mondi utopici. Spazi dove i confini tra passato, presente e futuro, tra storia A Firenze, all’interno del Gucci e mitologia, sono flessibili. All’ingresso Garden è nato uno spazio i visitatori sono accolti da una cabina multi-sensoriale che esplora le di regia con 30 schermi che mostracampagne Gucci degli ultimi sei no in modo intermittente le immagini anni e il manifesto creativo di Alessandro Michele. È il giardino delle campagne presentate nelle sale degli archetipi. a venire. Scorci di Los Angeles, Berlino e Tokyo si alternano a visioni di giarby John Daporto Un archetipo è il modello originale di dini incantati e paesaggi intergalattici. qualcosa, la fonte, l’idea. Come tale, I costruttori di Ark sono visti accanto non può mai essere ricreato come una copia di se stesa collezionisti compulsivi, ballerini, sorrisi irriverenti, so, ma piuttosto forma e influenza ciò che gli segue. Allo pop star festanti, giovani in rivolta e cavalli in attesa a un stesso modo, le campagne pubblicitarie di Gucci negli autolavaggio. I mondi sono paralleli, a volte sovrapposti, ultimi sei anni, complementari alla visione del direttore da esplorare in compagnia di suggestioni e riflessioni. creativo Alessandro Michele, rappresentano momenti “Ho pensato che fosse interessante accompagnare le assolutamente unici. Sono spunti di riflessione su temi persone in questi primi sei anni di avventura, invitandole universali e sulla creatività stessa. ad attraversare l’immaginario, la narrazione, l’imprevisto, Queste visioni, domande e punti di vista sono illustrati in il luccichio. Quindi, ho creato un parco giochi di emouna mostra immersiva intrisa dell’estetica caleidoscopizioni che sono le stesse delle campagne, perché sono ca di Michele. Un viaggio nel tempo e oltre che inizia nel il viaggio più esplicito nel mio immaginario”, afferma Gucci Garden di Firenze, dove, nel 1921, Guccio Gucci Alessandro Michele. fondò la Maison. Le diverse ispirazioni e “Archetipi” - il www.virtualtourguccigarden.gucci.com

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IL PIANETA CHE RINASCE: EXPO 2020 DUBAI

Dhabi, diviso in tre grandi distretti tematici con 192 padiglioni, ognuno rappresentante di un Paese diverso. Ci sarà anche l’Italia, naturalmente, con il suo padiglione disegnato Al via dal 1 ottobre fino al 31 da Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo marzo 2022, l’Expo 2020 Dubai, Gatto e F&M Ingegneria e con un organizzato per la prima percorso espositivo caratterizzato volta nella regione del Medio da installazioni dimostrative Oriente, Africa e Asia del Sud dell’innovazione e della sostenibilità (MEASA). accanto a centinaia di iniziative, by Margherita Pituano raggruppate in 10 diversi format. 70 Migliaia i visitatori attesi nella città partner istituzionali, oltre 50 imprese emiratina pronta per mostrarsi al sponsor, 15 Regioni e 30 Università coinvolti in un ricco meglio con tante nuove attrazioni da record: Ain Dubai, la programma di forum multilaterali e dialoghi di alto ruota panoramica più alta del mondo situata su Bluewaters livello, che vanno dal clima allo spazio, dallo sviluppo Island, Deep Dive Dubai, la piscina più profonda del urbano alla promozione del dialogo interculturale, fino mondo, il Time Out Market inaugurato nel Souk Al Bahar alle sfide dell’innovazione e della digitalizzazione nella di Dubai all’inizio del 2021 con 17 concept culinari a salute, nell’agricoltura e nella blue economy. Al centro chilometro zero e molto altro. dell’attenzione Venezia come modello internazionale “Connecting Minds, Creating the Future” il tema per il contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici: di Expo Dubai 2020, un invito per tutti i paesi del il 3 ottobre, sarà lanciata sulla piattaforma globale di pianeta ad impegnarsi rispetto ai temi di opportunità, Expo la candidatura della città a capitale mondiale della mobilità e sostenibilità. La manifestazione avrà luogo sostenibilità. in un immenso spazio costruito ad hoc: il Dubai www.expo2020dubai.com Exhibition Centre, a 40 km da Dubai e 120 km da Abu

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UN NUOVO CEO A MARANELLO Ferrari ha annunciato la nomina di Benedetto Vigna in qualità di Amministratore Delegato. Vigna, 52 anni, è laureato con lode in fisica all’Università di Pisa. Entrato in STMicroelectronics nel 1995, ha fondato le attività MEMS della Società e ha lavorato by Margherita Pituano per conquistare la leadership di ST nel mercato delle interfacce utente attivate dal movimento. Le sue responsabilità sono state ampliate alla connettività e soluzioni di imaging e power management. Ha inoltre guidato una serie di iniziative di successo in nuove aree di business, con un focus particolare nei segmenti del mercato industriale e automotive. John Elkann, Presidente di Ferrari, ha così commentato la nomina: “Siamo felici di dare il benvenuto a Benedetto Vigna come nostro nuovo Amministratore Delegato. La sua profonda conoscenza delle tecnologie che guidano gran parte del cambiamento della nostra industria, le sue comprovate capacità di innovazione, l’approccio imprenditoriale e la sua leadership rafforzeranno ulteriormente Ferrari scrivendo nuovi capitoli della nostra storia irripetibile di passione e performance nell’era entusiasmante che ci attende”. Nel suo ruolo di Amministratore Delegato la priorità di Benedetto Vigna sarà assicurare che Ferrari continui a rafforzare la sua leadership come artefice delle vetture più belle e tecnologicamente avanzate al mondo. Le sue ampie conoscenze, frutto di oltre 26 anni di esperienza nel cuore dell’industria dei semiconduttori che sta rapidamente trasformando il settore automobilistico, accelererà l’abilità di Ferrari di aprire nuove strade nell’applicazione delle tecnologie di ultima generazione. “È un onore straordinario entrare a far parte della Ferrari come Amministratore Delegato – ha dichiarato Benedetto Vigna – e lo faccio in egual misura con entusiasmo e responsabilità. Entusiasmo per le grandi opportunità che potremo cogliere. E con un profondo senso di responsabilità nei confronti degli straordinari risultati e delle capacità degli uomini e delle donne di Ferrari, di tutti gli stakeholder della Società e di coloro che, in tutto il mondo, provano per Ferrari una passione unica”. www.ferrari.com | 18 |



CENT’ANNI DI MOTO GUZZI

che attraversa l’anno del centenario e la Penisola, portando in diverse e prestigiose location la storia di Moto Guzzi, una vicenda unica raccontata attraverso le Fondata nel 1921, Moto Guzzi motociclette più preziose e rappresentaha percorso un secolo di storia fatta di splendide motociclette, tive, modelli iconici che hanno intrecciadi vittorie, di avventure, di to la loro storia con la crescita industriale personaggi straordinari che e sociale d’Italia. ne hanno costruito il mito, uno Il primo evento espositivo è a Milano, dei più autentici e gloriosi nel presso la sede ACI di corso Venezia, con motociclismo mondiale. una mostra che accoglie motociclette by Giorgio Migliore che hanno segnato le rispettive epoche, Nei suoi cento anni, Moto Guzzi ha fircapolavori di ingegno e di meccanimato vittorie sui circuiti di tutto il mondo, conquistando 14 ca, macchine straordinarie che hanno spesso precorso i titoli iridati nel Motomondiale. È stata, sin dalle sue origini, tempi e hanno rappresentato esempi di stile e tecnologia. la moto delle grandi avventure, e quella tradizione contiDalla Sport 500 degli anni ‘20 che dette il via alla produnua con viaggiatori che ogni giorno, e in ogni parte del zione alla Sport 15, avveniristica creazione degli anni ’30; mondo, partono in sella alla loro Moto Guzzi verso mete dal Guzzino degli anni ’40, al Falcone, entrato prepotenlontane. Moto Guzzi è stata la moto dei record di velocità, temente nella cultura popolare, al Galletto 192 degli anni simbolo di crescita di un Paese rivolto al futuro. ‘60, alla V7 Sport che per i ragazzi degli anni ’70 fu un Oggi Moto Guzzi produce moto autenticamente italiane, mito di sportività. Ancora la V50, la Daytona 1000, per arcome sempre costruite a Mandello del Lario con abilità rivare alle più recenti Griso e la anticonformista MGX-21. artigianale, assemblate pezzo per pezzo e lavorate con Sarà poi esposta anche la V7 850, motocicletta celebrativa la cura della più preziosa manifattura italiana. Motocidei 100 anni. Per Moto Guzzi gli eventi celebrativi dei clette che sanno unire lo stile più classico con le migliocento anni hanno avuto il loro culmine a Mandello del ri dotazioni tecnologiche, apprezzate nel mondo per Lario quando la speciale edizione delle GMG - Giornate l’eleganza e la qualità costruttiva. A un marchio tra i più Mondiali Moto Guzzi ha richiamato appassionati da tutto distintivi del motorismo italiano ACI Storico, il Club nel il mondo. Club dell’Automobile Club d’Italia per la salvaguardia del www.motoguzzi.com grande patrimonio motoristico italiano, dedica un evento

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| IMPRESA ITALIANA |

A SMAU L’ECOSISTEMA ITALIANO DELL’INNOVAZIONE Da oltre 50 anni SMAU supporta le aziende e i professionisti nel soddisfare i propri fabbisogni di innovazione promuovendo il networking e l’aggiornamento professionale. Una piattaforma di relazione che crea rete all’interno dell’ecosistema dell’innovazione seguendo le dinamiche dell’innovazione aperta.

collaborazioni e avvio di nuove partnership”, spiega La competitività delle imprese e delle startup italiane Valentina Sorgato, Amministratore Delegato di Smau. attira sempre di più l’incoming dall’estero di InnovaUn rimbalzo anticipato, quindi, tion Manager e abilitatori dell’ecoquello dell’economia del Belpaese, sistema dell’innovazione interessati Il 12 e il 13 ottobre, a Milano, schizzato nel periodo estivo e di ad allacciare nuove relazioni. Non è l’iniziativa Italia RestartsUp porta cui si aspetta conferma nel perioun caso, infatti, che l’Italia spicchi do autunnale, con le più ottimistitra i Paesi europei più avanzati per a SMAU le esperienze di Innovation accelerazione nel secondo trimestre Manager e i progetti di innovazione in che aspettative e la previsione di chiudere il 2021 con una crescita 2021, come riportato dai dati Ocse arrivo da oltre 14 Paesi, tra cui USA, del +6%. A fare da indicatore è aggiornati al 30 agosto, con un Pil Israele, UK, Spagna, Francia, anche un crescente tasso di digiin rialzo del +2,7% rispetto al primo Germania Paesi Bassi, insieme ai talizzazione, quasi raddoppiato, in trimestre 2021, seconda solo al Resettori come il turismo, per esemgno Unito che registra +4,8%. Dati principali stakeholder pio, che ha toccato il +70% per che mettono in luce un ritmo di del panorama italiano. l’apporto di tecnologie e modelli crescita dalle forti disparità rispetto digitali nei servizi, dato anche alle altre economie europee, dove dalle 13.582 startup innovative, quella italiana sorpassa la Gersolo in Italia, rilevate dall’ultimo rapporto trimestrale mania che ha registrato +1,6% e la Francia +0,9%, con elaborato dal Mise, in collaborazione con InfoCamere una media europea complessiva del +2%. “Il crescente e le Camere di Commercio. Un numero che evidenzia interesse verso l’ecosistema italiano dell’innovaziocome la diffusione dell’Open Innovation, un modello ne da parte di operatori internazionali è dimostrato che stimola sempre di più l’innovazione all’interno dall’aumento del numero di richieste di contatto che ci delle aziende attraverso sinergie con realtà, progetti e stanno arrivando dai mercati esteri, che sono triplicate idee esterne alle stesse, stia generando collaborazioni nel giro di qualche mese. Finalmente i riflettori tornaad alto impatto nel panorama dell’innovazione italiana, no a essere puntati sul nostro Paese, con proposte di | 22 |


| IMPRESA ITALIANA |

in diversi settori. Un’evidenza che non è passata inosservata all’estero, attirando alcuni dei maggiori player mondiali ad attingere all’ecosistema italiano per generare nuove collaborazioni e avviare nuovi progetti. Per favorire il supporto all’innovazione e allo sviluppo del network internazionale, il 12 e il 13 ottobre, nell’ambito di Smau a Milano si svolgerà l’iniziativa Italia RestartsUp, l’incoming di operatori internazionali realizzato in collaborazione con ICE-Agenzia e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Sono 14 i Paesi esteri coinvolti per la selezione di oltre 50 operatori interessati ad entrare in contatto con l’ecosistema italiano dell’innovazione, tra cui la compagnia di telecomunicazioni spagnola Telefónica, che ha un portafoglio di oltre 400 startup alle quali offre accesso alla propria rete globale di 350 milioni di clienti in 24 Paesi; Founders Factory, acceleratore britannico che affianca le startup nell’accesso al mercato, fondato da un imprenditore che nel 1998 fu tra i soci fondatori di Lastminute.com; L Marks, acceleratore basato a Londra che ha lanciato più di 70 programmi di innovazione con startup che offrono soluzioni tecnologiche per più settori: dall’intelligenza artificiale alla cybersecurity, fintech, blockchain, big data, realtà virtuale e aumentata e via dicendo; Danone, la multinazionale di prodotti alimentari con sede a Parigi, che ha creato un’unità dedicata ai prodotti a base vegetale; Città di Nizza, che sta per lanciare un incubatore di startup ed è interessata ad entrare in contatto con aziende italiane che offrono servizi per le smart communities. “L’appuntamento SMAU di Milano del 12 e 13 ottobre sarà l’occasione per i protagonisti dell’ecosistema italiano dell’innovazione per stringere alleanze e avviare nuove partnership. Più di 100 saranno le startup di tutta Italia presenti nei due giorni, oltre alle imprese più dinamiche che presenteranno i loro progetti di open innovation in corso e che sono interessate ad entrare in contatto con nuovi fornitori e partner, e inoltre gli operatori internazionali che porteranno le loro esperienze da Los Angeles, Mosca, Tel Aviv, Stoccolma, Londra, Madrid, Parigi e Berlino” commenta Valentina Sorgato, Amministratore Delegato di Smau. Roadshow SMAU SMAU Marche 18 novembre 2021 SMAU Napoli 16-17 dicembre 2021 SMAU Taranto 27 gennaio 2022 SMAU Palermo febbraio 2022 SMAU Parigi 23-24-25 marzo 2022 SMAU Berlino 27-28-29 aprile 2022 SMAU Londra 25-26-27 maggio 2022. www.smau.it/milano

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| SCENARI CONTEMPORANEI |

“INNOVARE NEL SOLCO DELL’IDENTITÀ” Stefano Vaccari, Direttore generale del CREA, Consiglio per la ricerca e l’economia in agricoltura, ci racconta le forze e le sfide ogni giorno in campo per accrescere la produttività e la competitività del comparto e per garantire la massima tutela del territorio.

- ma nel complesso il settore è dinamico e ha retto Il CREA è il più importante ente italiano di ricerca meglio di altri comparti la terribile crisi da pandemia dedicato all’agroalimentare, fiore all’occhiello del COVID. Il recupero della produzione ai livelli del 2019 made in Italy a livello globale. Qual è la fotografia è molto vicino e vi sono segnali importanti di ripresa. attuale del comparto? L’agroalimentare italiano è un pilastro dell’economia Le esportazioni invertono il nazionale. Pochi numeri per dare il trend discendente e crescono senso della sua importanza per la nuovamente. Si torna finalmente vita del Paese: il sistema agro¬al“La sfida non è tanto tra cibo e a respirare un clima di fiducia imentare, inteso complessivamente materia prima quanto nel fare nei confronti del settore primain tutte le sue componenti (agricrescere sempre più le conoscenze rio e delle sue politiche? Com’è coltura, agroindustria e commercio degli uomini e delle donne che cambiato lo scenario negli ultimi all’ingrosso e al dettaglio e ristomesi? razione), vale quasi il 16% del PIL lavorano alla cura ed allo sviluppo La crescita dell’export agroaliitaliano, con un valore stimato di di un ciclo biologico” mentare è un indicatore potente oltre 522 miliardi annui. del recupero in atto. Quota 50 miL’agricoltura italiana, nonostante liardi di euro di export non è così la poca disponibilità di terra – circa lontana e se la pandemia verrà tenuta sotto controllo la metà rispetto, per esempio a Francia e Spagna - è la sui mercati tradizionalmente positivi per il nostro prima in Europa in termini di valore aggiunto. Siamo i food – USA, Germania, Regno Unito e Francia in testa primi produttori del mondo di vino e i primi in Europa – già alla fine dell’anno in corso potremo guardare con in valore nella produzione di ortaggi. Ci sono ancora minore preoccupazione il futuro. Per alcuni prodotti, importanti criticità – la dimensione media aziendale come il vino, stimiamo che alla fine del 2021 si possa ancora ridotta, l’ancora lento ricambio generazionale, addirittura superare i dati del 2019, sempre, ovviamenla non soddisfacente capacità di organizzare i produtte, incrociando le dita per quanto riguarda la pandemia. tori in numerose aree del Paese, specie quelle del Sud | 24 |


| SCENARI CONTEMPORANEI |

La sostenibilità è sempre più al centro di ogni dibattito, in ogni settore. La produzione agroalimentare italiana a che punto è in questo senso? Il food italiano è tra i più sostenibili del mondo: il 16% circa delle terre italiane è già condotto con metodo biologico e le produzioni a Indicazioni geografiche hanno da tempo abbracciato la sostenibilità, territoriale e sociale, come punto di forza per rafforzare la distintività dei prodotti. Possiamo fare meglio, senza dubbio. La migliore gestione dell’energia e dell’acqua sono possibili, così come sforzi vanno fatti nel ridurre ulteriormente l’uso di pesticidi e nitrati, ma siamo su una strada ben delineata e non partiamo da zero.

attraverso insetti antagonisti è uno dei risultati di questo sforzo. Benessere animale, sviluppo di soluzioni specifiche per le tante agricolture italiane, valorizzazione delle produzioni e delle risorse naturali, acqua e suolo in primis, e sviluppo delle filiere minori hanno avuto anche nel 2020 sviluppi scientifici importanti presso i centri del CREA, così come la ricerca nel settore del legno e delle foreste: ricordiamo, tra l’altro, che il CREA fornisce il supporto scientifico per l’elaborazione dell’Inventario Forestale Nazionale e dei Serbatoi di Carbonio. Non va infine dimenticato che il CREA fornisce il supporto strategico nel campo dell’economia agraria al Ministero e alle Regioni, oltre ad essere il riferimento nazionale nella ricerca dell’Alimentazione e della Nutrizione. Tutte le ricerche CREA del 2020, con l’indicazione dei Centri e dei Ricercatori di riferimento, sono illustrate, anche in inglese e a breve in cinese, nel CREA Report 2020 disponibile su internet sul sito www.crea.gov.it .

Una transizione ecologica che richiede l’uso di tecnologie sempre più avanzate. Quali le forze messe in campo dal CREA? Anche in questo difficile momento storico l’attività di ricerca del CREA non si è fermata ed i 12 centri, le 80 sedi e le oltre 2.200 Ricostituire quegli equilibri persone che vi lavorano hanno naturali spesso danneggiati da continuato a produrre ricerche molteplici avversità - un esempio “L’agricoltura italiana, nonostante in tutti gli ambiti agroalimentari su tutti la diffusione della Xyleled ambientali. Nel solo 2020 il la negli uliveti italiani - è tra gli la poca disponibilità di terra è la CREA ha condotto 799 ricerche, obiettivi primari del CREA. Come prima in Europa in termini di valore che hanno dato vita a 634 pubblisi interviene per preservare il noaggiunto. Siamo i primi produttori del stro patrimonio agroalimentare? cazioni ed a centinaia di momenti mondo di vino e i primi in Europa in di disseminazione dei risultati. Tra Direi che il caso Xylella è un esemvalore nella produzione di ortaggi” dottorati e assegni di ricerca e borpio dei danni che si creano quando se di studio il CREA ha consentito ci si affida alla demagogia e agli a 200 giovani laureati di sviluppare “strilli di piazza” anziché a proricerche e tecnologie. grammi di intervento aventi solide basi scientifiche che la La ricerca CREA, come detto, ha abbracciato tutti i ricerca pubblica riconosce come tali. Identificare i metodi di campi dell’Agroalimentare: dalla genomica, alla tecnolocontenimento e lotta di un batterio e del suo insetto vettore gia meccanica ed elettronica, al miglioramento varietale è quello che la ricerca pubblica fa normalmente. È però tradizionale, ai modelli predittivi per l’aumento della indispensabile che le indicazioni vengano recepite immesostenibilità dell’attività agricola, per ridurre i fitofardiatamente dalle Istituzioni. I ritardi attuativi dei piani di maci e aumentare la capacità delle piante di resistere a eradicazione e contenimento hanno conseguenze ambienstress idrici e avversità. Intensa è stata l’attività di lotta tali ed economiche spesso pesantissime. Offrire soluzioni ai parassiti delle piante, sia quelli, purtroppo sempre è dunque quello che fa il CREA, come ha dimostrato da più numerosi, di nuova introduzione in Italia, sia quelli ultimo nella lotta alla cimice asiatica. Miglioramento tradizionali. Il successo nella lotta alla cimice asiatica genetico, agricoltura di precisione, modelli predittivi dei | 25 |


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patogeni e degli stress idrici sono altri risultati concreti già a disposizione del mondo agricolo italiano. Vorrei infine sottolineare che il CREA, con le sue 119 collezioni di germoplasma animale e vegetale, alcune, come quelle della vite e dell’olivo, tra le maggiori del mondo, è forse il maggiore conservatore di biodiversità in Italia! Si tratta di un’azione silenziosa e costante che da decenni consente all’agricoltura italiana di preservare il suo patrimonio genetico.

Ciò vuol dire una ricerca genetica sempre più attenta a selezionare varietà e razze dalle produzioni sostenibili e coerenti con i prodotti che da esse deriveranno, un’attenzione sempre maggiore all’agricoltura di precisione ed all’uso mirato di acqua e mezzi tecnici, una capacità di migliorare le conoscenze dei nostri produttori, elemento, quest’ultimo, decisivo per la sfida futura. L’Imprenditore agricolo è sempre più il Custode del ciclo della vita, in coerenza con la definizione di attività agricola definita dal codice civile. Direi quindi che la sfida non è tanto tra cibo e materia prima, che in Italia sono strettamente legati, quanto nel fare crescere sempre più le conoscenze degli uomini e delle donne che lavorano, come appunto dice il codice civile, “alla cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico”. È una sfida grande e una responsabilità forte per la ricerca e per i produttori agricoli. Margherita Pituano

Quali sono le nuove frontiere dell’agricoltura moderna: la vera sfida si gioca sul cibo o sulle materie prime? L’agroalimentare italiano è uno straordinario mix di innovazione e di tradizione. Il cuore delle nostre produzioni ha radici secolari, millenarie se pensiamo ai formaggi a pasta dura della pianura padana. Per l’agricoltura italiana la sfida è valorizzare sempre più questo legame: innovare nel solco dell’identità.

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VENEZIA, LA CITTÀ DEL FUTURO Connessi, solidali, ecologisti. Come vivremo il tempo della post pandemia? E come saranno le nostre città?

Nella magia della Biennale di Venezia 2021, forse, possiamo trovare nuove risposte. Architetti provenienti da tutto il mondo, con culture e visioni diverse ma uniti dalla comune esperienza di una pandemia che ha sospeso progetti, forum, mostre per oltre un anno, esprimono la ricerca di una nuova filosofia di vita. La rinascita, la ripartenza nel dopo pandemia sono la speranza e la fiducia in un futuro, forse, migliore. In Italia, la sfida, tra sogno e realtà, significa arte, a Venezia. La Serenissima, città eletta patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO, malinconica, struggente, elegante nella sua altera semplicità. Unico ed esclusivo il soggiorno veneziano. Un salto fiabesco, in un attimo, dalla ferrovia alla laguna e ai battelli che segnano un tempo lento, dimenticato e dal battito raffinato. Un luogo in cui svaniscono, in pochi istanti, i ritmi nevrotici di città lontane, con lo scivolare delle gondole sull’acqua. Un fascino che i veneziani custodiscono gelosamente. Venezia sommersa dall’acqua alta. Le polemiche per il Mose e per le navi da crociera che hanno lambito la laguna. Annullato il Carnevale. Venezia abbandonata per mesi dai turisti, a causa del virus. Gondole, motoscafi e vaporetti fermi. Le calle vuote nel silenzio di una città deserta. Ma ora Venezia rivive e ospita di nuovo la “grande madre” delle Biennali del mondo, l’Esposizione Internazionale d’Arte, istituita nel 1895, che quest’anno alla 17.a edizione, fino al 21 novembre 2021, riafferma un ruolo di primissimo piano tra le rassegne d’arte di respiro internazionale. Con i suoi 126 anni di storia, “la Biennale è una mappa geopolitica del mondo che mette assieme le realtà più diverse dal punto | 29 |


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di vista politico, economico e della condizione umana di Attribuito, per l’occasione, a Rafael Moneo, architetto, doquegli artisti che si incontrano a Venezia provenendo da cente, teorico dell’architettura e critico spagnolo, il Leone tanti luoghi così diversi fra loro. E l’Architettura è senza d’Oro alla carriera. dubbio la disciplina che più direttamente può incidere La Mostra internazionale comprende i lavori di 114 parin quella mappa rilevandone tecipanti provenienti, in parle criticità e cogliendone gli ticolare, da Africa, America aspetti positivi”, in quanto Latina e Asia, e con un’ampia “In un contesto di divisioni politiche “trova la sua ragion d’essere rappresentanza femminile. acutizzate e disuguaglianze economiche proprio nel profondo legame Cinque le aree tematiche, di crescenti, chiediamo agli architetti di che ha con la vita e con la cui tre allestite nell’Arsenale immaginare spazi in cui possiamo vivere società, quando attraverso la (Among Diverse Beings, As New Households, As Emersintesi creativa è capace di generosamente insieme”. ging Communities) e due nel rappresentare tutti gli aspetti Hashim Sarkis, curatore della Biennale Padiglione Centrale (Across del vivere umano”, come ha Borders e As One Planet). affermato il presidente della Rapporto con la natura, Biennale Roberto Cicutto, scienza e senso di comunità dominano la scena dell’espoveneziano doc, già produttore e distributore cinematograsizione principale nell’Arsenale. fico.

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Curatore della manifestazione è l’architetto Hashim Sarkis, docente e ricercatore, Preside della School of Architecture and Planning al Massachusetts Institute of Technology (MIT) che ha evidenziato: “In un contesto di divisioni politiche acutizzate e disuguaglianze economiche crescenti, chiediamo agli architetti di immaginare spazi in cui possiamo vivere generosamente insieme”. Ma cosa significa, in questo momento sospeso, poter vivere “insieme”? Registi della nostra vita in un mondo instabile che ha svelato come i destini individuali e collettivi siano intimamente connessi e quanto sia importante il rispetto dell’ambiente, da dove partiremo? E come saranno le città del futuro? A rispondere sono le 61 nazioni protagoniste dell’evento, in una nuova prospettiva di comunità globale. Nell’anno dell’incertezza per la crisi sanitaria causata dal Covid, la mostra più rappresentativa delle tendenze artistiche, specchio del mondo contemporaneo, la Biennale

di Venezia, racchiude la sua essenza nel profetico titolo “How will we live together? (Come vivremo insieme?)”, pensato nel pre pandemia. Tra le attuali sfide globali, c’è ancora necessità di Architettura? E qual è il destino dell’umanità nel Pianeta? Tanti i temi dei vari padiglioni. Progetti e installazioni evocative delle urgenze sociali ed ecologiche che richiedono un’architettura e un’urbanizzazione comprensiva non solo degli esseri umani ma anche del suolo, delle piante e degli animali. “Comunità resilienti” è il titolo del padiglione Italia, curato da Alessandro Melis, centrato sulle sfide imposte dal cambiamento climatico. Ma i padiglioni non sono gli unici eventi che si sviluppano attorno alla Biennale, tra progetti e suggestioni. Ad esempio, con “Future Assembly”, lo Studio Other Spaces indaga sull’intreccio della nostra esistenza con entità viventi e non viventi che rappresentano il “più-che-um-

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ano” e hanno un ruolo decisivo nel definire il futuro del pianeta. Semi, funghi, radici, oceani, montagne, coccinelle. E’ a loro, ai “più che umani”, che dobbiamo guardare, secondo lo Studio di Berlino. Generando uno spazio per nuove strutture di dialogo, in un approccio olistico. “Vivendo questi mesi di quasi clausura, purtroppo assieme ai problemi anche molto gravi che in molti hanno dovuto affrontare, è capitato di stupirci di molte cose. La bellezza delle città svuotate dal traffico, i cieli limpidi non solcati da aerei, il silenzio che ci ha fatto riscoprire suoni forse dimenticati. Per alcuni quel silenzio è stato paralizzante, per altri forse stimolante”, sono le parole del Presidente Cicutto. Artisti impegnati, insomma, ad immaginare il futuro. Non più singoli progettisti o studi professionali, ma team internazionali di giovani ricercatori, di varia collocazione geografica. Con proposte su tematiche sociali riguardanti famiglia, anziani, profughi e migranti.

Ma è soprattutto il pianeta, nell’attuale emergenza climatica, che impone il proprio passo nella Biennale del 2021. Al centro la fragilità della terra, le risorse sempre più scarse, le mutazioni geografiche demografiche, i flussi migratori, la pervasività delle reti e le promesse tecnologiche. L’architettura sembra, così, lasciare spazio all’ambiente e a visioni filosofico-scientifiche per una relazione più adeguata fra gli individui e tutto ciò che popola l’universo. Alla ricerca di nuovi modelli e progetti formativi, per una cultura di una società più inclusiva. Il percorso di trasformazione verso la città 4.0 ha definito nuovi parametri di misurazione della qualità urbana (solidità economica, mobilità sostenibile, tutela ambientale, qualità sociale e inclusività, capacità di governo e trasformazione digitale) e il rapporto nazionale italiano ICity Rank del 2020 incentrato solo sulla trasformazione digitale ha eletto “regina” Firenze. Ma in Giappone,

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Road to 2022 L’Esposizione Internazionale d’Arte, che si svolgerà dal 23 aprile al 27 novembre 2022 (pre-apertura 20, 21, 22 aprile) ai Giardini, all’Arsenale e in vari luoghi di Venezia si intitolerà Il latte dei sogni. La Mostra prende il nome da un libro di Leonora Carrington in cui, come spiega Cecilia Alemani, «l’artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita è costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. La Mostra propone un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell’umano.» Prima donna italiana a rivestire la carica di curatore, Cecilia Alemani ha all’attivo numerose mostre su artisti contemporanei ed è responsabile e capo curatore di High Line Art, programma di arte pubblica della High Line, il parco urbano sopraelevato di New York, nonché già curatrice del Padiglione Italia alla Biennale Arte 2017.

sotto il monte Fuji, dal laboratorio Toyota Women city già si guarda alla nascita della città del futuro destinata ad accogliere tutte le innovazioni in tema di connettività, mobilità, robotica, intelligenza artificiale. E, secondo alcuni scienziati, tra vent’anni, vivremo fianco a fianco con un robot umanoide come se fosse un qualsiasi altro essere umano. Sempre connessi. Ogni superficie delle mura domestiche sarà interattiva e dialogherà con lo smartphone, come afferma Corning, multinazionale produttrice del vetro dei display.In un periodo storico che ha messo in discussione non solo sistemi economici, politici e culturali, la Biennale 2021 può farci riflettere sul nostro futuro e sperare in una modalità di vita e di socialità nella quale individuo, abitazioni, comunità, territorio e pianeta possano essere realmente connessi. Riusciremo a superare la sfida di recuperare il senso della complessità ed unicità della nostra vita? Elvira Frojo

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LA CULTURA CERNIERA DEL MONDO Bologna con i suoi portici è patrimonio Unesco. Una tavola rotonda suggestiva e unica al mondo, alla luce di un caldo tramonto romano, ha sancito, nell’arena del Colosseo, che la Cultura è tra i grandi pilastri del futuro.

dall’Unione Europea, investiamo in queste attività quasi Approvata, all’unanimità, la Dichiarazione dei mini7 miliardi di euro”. stri del G20 della Cultura, a Palazzo Barberini a Roma. Mentre Franceschini ha sottolineato: “La pandemia ha “Non è una dichiarazione simbolica” ma un manifesto, reso ancora più evidente quanto siamo interdipendenti, “un punto di inizio”, ha detto il Ministro della Cultura quanto sia necessario che i Paesi lavorino insieme, perDario Franceschini, per le future politiche culturali, per ché problemi globali esigono risposte globali. Allo stesso colmare divari di genere, proteggere il patrimonio cultutempo la pandemia ci ha anche fatto capire quanto la rale dai disastri ambientali e dal traffico illecito dei beni. cultura sia la linfa delle nostre Per una tutela che richiede vite. Le piazze vuote, i musei nuove sfide, in una fase di tranchiusi come i cinema, i teatri, sizione tecnologica e digitale e Non solo percorsi cittadini le biblioteche, hanno reso in una logica di cooperazione ma traccia profonda dell’identità le nostre città tristi, spente. tra i popoli. più intima della città regina Per questo ora sappiamo che “Storia e bellezza sono parti sarà la cultura la chiave della integranti dell’essere italiani. della cultura, i portici bolognesi ripartenza, il motore di una Quando il mondo ci guarda, proteggono, abbracciano, crescita innovativa, sostenibile vede prima di tutto arte, mufavoriscono incontri. ed equilibrata’’. “Uno spazio sica e letteratura”, ha detto il di dialogo” sempre aperto Presidente del Consiglio Mario “perché ben prima dell’azione Draghi aprendo la prima minidi governo, la cultura parla ai popoli. Le emozioni che le steriale della Cultura nella storia del G20, quest’anno a Arti ci regalano hanno il potere di consegnare all’upresidenza italiana. E, ancora, “la riscoperta del passato è condizione necessaria per la creazione del futuro”. Da manità intera il senso di un destino comune”, sono le parole del Ministro. economista, il premier ha evidenziato ai grandi della Nello splendido Anfiteatro Flavio un grido d’allarme per Terra, rappresentanti l’80% del PIL mondiale, che, per il disastro climatico è stato lanciato da Draghi: “Più di l’Italia, “il sostegno alla cultura è cruciale per la ripardieci siti patrimonio dell’umanità sono in pericolo per tenza del Paese. Il settore dei viaggi e del turismo vale l’innalzamento del livello del mare. Il rischio di alluvioni il 13% del prodotto interno lordo e impiega in maniera minaccia tra il 15 e il 20% dei beni culturali del nostro diretta o indiretta tre milioni e mezzo di persone. Nel Paese”. Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato | 37 |


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L’Italia, “custode di tesori e laboratorio di idee”, vanta il stretto, con appena 95 centimetri di larghezza, è in via Sen‘record’ di 59 siti considerati patrimonio dell’umanità. Da zanome, mentre il più largo è quello della basilica di Santa preservare per le future generazioni. Maria dei Servi, in strada Maggiore. Primo Paese al mondo, seguito da Cina Il più alto, con dieci metri d’altezza, è (56) e Germania (50). quello del palazzo dell’Arcidiocesi di Bologna, simbolo di “uno stile Tra gli ultimi riconoscimenti delle bellezBologna, in via Altabella. di vita urbano sostenibile, ze italiane da parte del Comitato Unesco, Un ‘prolungamento’ delle abitazioni, in cui gli spazi religiosi sono protagonisti i portici di Bologna. nel periodo più antico, poi un luogo per e civili e le abitazioni di tutte Nell’album delle meraviglie, Bologna è accogliere studenti, artisti, intellettuali. la città che ha più portici al mondo, oltre Non solo percorsi cittadini, dunque, le classi sociali sono 38 chilometri solo nel centro storico, 62 ma traccia profonda dell’identità più perfettamente integrate” intima della città regina della cultura, i insieme a quelli ‘fuori porta’. Costruiti in portici bolognesi proteggono, abbraclegno a partire dall’anno 1041, dal ‘500 ciano, favoriscono incontri. Un’emoin laterizio o pietra. Così diversi e così zione antica che si rinnova ogni giorno, in un mondo di città simili, nella loro natura. Sono ‘i portici’. Senza soluzione di spesso ‘invisibili’, come descritte nel 1972 da Italo Calvino continuità. Il portico di San Luca, con i suoi 3.796 metri di con capacità visionaria. lunghezza e 666 arcate, è il più lungo al mondo; quello più

“I portici sono la città che si fa casa e la casa che si fa città, accoglie e ci accoglie. I portici esprimono anche nell’architettura il luogo dell’accoglienza e della fraternità, dell’incontro e della vicinanza, dove tutti sentono una protezione e possono camminare insieme”. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna

Bologna è la città che ha più portici al mondo, oltre 38 chilometri solo nel centro storico, 62 insieme a quelli ‘fuori porta’. Il portico di San Luca (destra), con i suoi 3.796 metri di lunghezza e 666 arcate, è il più lungo al mondo.

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Bologna amata dallo scrittore francese Stendhal e scolpita nel suo diario di viaggio, “Voyages en Italie” (1826), attraversando i lunghi portici: “Mi succedeva di fermarmi, oppresso dalla felicità, per dirmi: Com’è bello!” E a Bologna, all’Università Alma Mater, ove ha insegnato, rinasce la biblioteca di Umberto Eco. Nel prossimo anno, 44mila libri del ‘900 di proprietà dello studioso, circa 200 metri quadrati su due livelli, saranno collocati, nell’ordine da lui definito, nell’ala novecentesca della Biblioteca Universitaria, cuore dell’ateneo. Ai volumi sarà possibile anche accedere attraverso un percorso ‘virtuale’. Bologna, simbolo di “uno stile di vita urbano sostenibile, in cui gli spazi religiosi e civili e le abitazioni di tutte le classi sociali sono perfettamente integrate”, come si legge nella candidatura Unesco. E sono le parole dell’arcivescovo del capoluogo emiliano Matteo Zuppi a ribadire il senso del prestigioso riconoscimento: “I portici sono la città che si fa casa e la casa che si fa città, accoglie e ci accoglie. I portici esprimono anche nell’architettura il luogo dell’accoglienza e della fraternità, dell’incontro e della vicinanza, dove tutti sentono una protezione e possono camminare insieme”. E, riferendosi a quel tratto più lungo che sale alla Madonna di San Luca: “È un luogo che ci unisce verso il punto più alto e spirituale di Bologna. Rappresenta il nostro ‘cammino di Santiago de Compostela’ dove tutti sono aiutati a camminare, a salire, a cercare e, come pellegrini, ad ammirare quella bellezza”. Nel periodo più difficile per un’umanità disorientata, nell’incertezza della pandemia che ha travolto progetti, relazioni, affetti, la Cultura potrà ridare energia al mondo unendo in un unico abbraccio distanze e diversità tra i popoli? L’Italia accetta questa sfida! Elvira Frojo

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Gian Lorenzo Bernini “David” - Galleria Borghese, Sala del David (Sala 2), ph. A.Novelli© Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Galleria Borghese

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GALLERIA BORGHESE: L’ARTE OLTRE IL MUSEO “Una comunità in costruzione, che condivide passione e saperi”: con Francesca Cappelletti, Direttrice della Galleria Borghese di Roma, alla scoperta della vita ai tempi del Covid-19 in uno dei più importanti musei al mondo

Per Antonio Canova era “la raccolta privata più bella Appena sono arrivata purtroppo abbiamo dovuto del mondo”. Frutto del collezionismo del cardinale richiudere il museo ma non ci siamo mai fermati. AbScipione Borghese, nipote di papa Paolo V, e della sua biamo lavorato a pieno ritmo, per la ricerca incessante ferma volontà di custodire ed esporre le straordinarie sulle opere, per gli aspetti conservativi, ma anche per opere d’arte appartenenti a una delle famiglie nobiliari i progetti futuri. L’assenza del pubblico ci ha dato la che più segnò la storia di Roma e del mecenatismo possibilità di dedicarci a numerosi lavori di restauro italiano, la Galleria Borghese e ripensamento degli allesticostituisce oggi una straordimenti. Ma soprattutto, questo “L’esperienza diretta rimane naria opportunità di immerperiodo ci ha dato la possibicentrale, ma continueremo gersi completamente nell’arte lità di riflettere sulle collezioe nell’opera dei maestri più ni e sul ruolo del museo in a pensare a chi non può fisicamente ammirati di ogni tempo. generale. Pensando al museo raggiungerci ma non deve rimanere A guidarci nel presente e nel estraneo a queste riserve di bellezza come luogo di apprendimento, futuro di quella che lo storistiamo lavorando per rendere e di storia, può comunque entrare a co dell’arte Francis Haskell l’esperienza del visitatore più far parte di una comunità definì come una “meravigliodidattica. Il museo deve essere un luogo di ricerca e di studio sa confusione” è Francesca in costruzione, che condivide Cappelletti, Direttrice della e a porte chiuse questa espepassione e saperi” Galleria Borghese da settembre rienza deve trasferirsi online. 2020 e professore ordinario di Per questo motivo ci stiamo Storia dell’Arte Moderna all’Università di Ferrara, da fortemente impegnando ad ampliare la nostra presenza online. Con Maria Laura Vergelli, che si occupa della anni dedita allo studio del collezionismo italiano dal Rinascimento all’Ottocento. comunicazione, abbiamo sviluppato un programma di eventi online e stiamo contemporaneamente lavorando Il suo insediamento è avvenuto a settembre 2020 ad ampliare le risorse sul nostro sito web in modo che nelle condizioni particolari cui ormai la pandemia chiunque possa interagire con noi anche da casa. ci ha – tristemente – abituati. Ma nei musei a porte chiuse si continuava a lavorare e a riflettere sugli In questo contesto ha finalmente fatto ritorno negli approcci futuri... spazi della Galleria Borghese la ‘Danza Campestre’, | 43 |


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Galleria Borghese, Salone di Mariano Rossi, ph. A.Novelli © Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Galleria Borghese

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dipinto di Guido Reni a lungo dato per disperso. Quanto conta aver raggiunto un risultato simile proprio in un periodo così complesso per il mondo dell’arte e della cultura? Il fatto che il dipinto “Danza Campestre” sia rientrato nella sua sede originaria è senz’altro un risultato fantastico. Il dipinto apparteneva al cardinale Scipione Caffarelli Borghese, per cui riportare il dipinto qui nella sua Villa è davvero un fatto di grande rilievo. Il rientro di questo dipinto nella collezione ci fa ripensare alla collezione nel suo insieme e ci riconduce al rapporto che legava Scipione e Guido Reni, uno dei suoi artisti preferiti. Il cardinale aveva intuito l’unicità del suo stile e gli aveva affidato lavori importantissimi, come la decorazione, con la celebre Aurora, di uno dei piccoli edifici del suo palazzo sul Quirinale. Il risultato è positivo non solo per la Galleria Borghese, ma per il mondo dell’arte e della cultura. La collezione permanente della Galleria ha da secoli una dimensione internazionale descritta anche nella letteratura di viaggio del Grand Tour. Come si continua a valorizzare questo straordinario patrimonio espositivo? Durante il periodo di chiusure per valorizzare il nostro straordinario patrimonio espositivo è stato essenziale potenziare le nostre attività digitali. Abbiamo per l’appunto realizzato registrazioni di presentazioni di libri, da Aldo Cazzullo a Paolo Di Paolo, ma anche video di spiegazione delle opere da parte di chi lavora tutti i giorni nel nostro museo (storici dell’arte e restauratori). Nella rubrica ‘Uno sguardo da lontano’ abbiamo ospitato interventi sulle nostre opere da parte del direttore dell’Accademia di Francia Sam Stourdzé, o di Elisabetta Rodini, responsabile della storia dell’arte dell’American Academy. Queste iniziative si sono rivelate di successo perché hanno coinvolto il nostro pubblico rendendolo partecipe nelle attività del museo durante questo periodo difficile. È attualmente in corso una mostra di Damien Hirst con un imponente gruppo di opere dalla serie “Treasures from the Wreck of the Unbelievable”. Antico e contemporaneo: come convivono queste due anime negli spazi della Galleria e nella programmazione futura? Qui alla Galleria Borghese antico e contemporaneo sono sempre stati in dialogo. Questo rapporto è stato coltivato soprattutto in passato dalla ex-direttrice Anna Coliva. L’accostamento di antico e contemporaneo ci

Francesca Cappelletti, Direttrice della Galleria Borghese di Roma

Galleria Borghese, Salone di Mariano Rossi, ph. A.Novelli © Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Galleria Borghese

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Gian Lorenzo Bernini, “Il ratto di Proserpina”. Galleria Borghese, Sala del David (Sala 2), ph. A.Novelli © Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Galleria Borghese

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apre a nuove possibilità di lettura delle opere. Credo che ci siano artisti contemporanei che possano creare davvero una nuova lettura delle opere all’interno della Galleria, aiutarci a comprenderle ancora meglio. Per il momento non ci sono progetti concreti ma tante idee… vedremo! Missione dei musei non è quella di occuparsi di arte fine a se stessa, ma di garantirne una fruibilità quanto più possibile allargata. A che punto è la Galleria Borghese e, più in generale, a che punto siamo in Italia? Tutti i musei in Italia stanno potenziando la loro presenza digitale come conseguenza di questo periodo e in modo da garantire un’accessibilità quanto più possibile allargata. Questa espansione digitale permette ai musei di farsi conoscere da un pubblico più ampio che non è necessariamente esposto regolarmente all’esperienza del museo. Credo che parlare a pubblici diversi, raggiungere anche il non-pubblico dei musei possa essere una delle nostre ambizioni e certamente mostrare gli studi che continuiamo a fare qui non potrà che avvicinare potenziali visitatori, sul sito e, speriamo presto, anche nelle sale. Un processo di apertura e inclusione che passa da comunicazione social e online. Lo abbiamo visto negli ultimi mesi (in risposta anche alla necessità di trovare una via alternativa d’interazione) e quanto lo vedremo in futuro? Appena sono arrivata ho immediatamente deciso di ampliare l’attività della Galleria Borghese online. Abbiamo lavorato molto sulla parte digitale: nuovi contenuti sul sito, su Instagram, su Youtube, e su tutti i canali social. È stato essenziale al tempo e lo è tuttora – il creare un rapporto con il visitatore che vada oltre quello che viene stabilito attraverso l’esperienza fisica al museo. La nostra pagina Instagram è cresciuta notevolmente dall’esordio dei video con i curatori o le letture delle poesie, i nostri visitatori hanno il desiderio di sentirsi coinvolti nelle attività del museo. Per quanto riguarda il futuro penso che vedrete molto da parte nostra…! L’esperienza virtuale non sostituirà mai quella reale, ma andrà di pari passo, cercando di preparare o completare la visita. L’esperienza diretta rimane centrale, ma continueremo a pensare a chi non può fisicamente raggiungerci ma non deve rimanere estraneo a queste riserve di bellezza e di storia, può comunque entrare a far parte di una comunità in costruzione, che condivide passione e saperi.

Uccelliera. Galleria Borghese, ph. L.Romano

Martina Morelli

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VITE IN PELLICOLA Un cortometraggio per raccontare l’amore ai tempi del Covid e del distanziamento sociale. La firma è quella di un maestro dell’esistenzialismo

“Mascherine” è il nuovo cortometraggio di Alessandro Haber. A produrlo Carla Finelli, con la Settembre Produzione, da lei fondata, mentre Sonia Giacometti ne è l’executive producer. Coproduttori sono la ZTV Production di Sergio Romoli, Christine Reinhold, con la sua A World With a View. In compartecipazione la Miami No Face Production di Stefano Giuliani, già produttrice del lungometraggio Sassiwood e del pluripremiato cortometraggio Stardust. Abbiamo incontrato il regista per farci raccontare questa nuova ed entusiasmante avventura dietro la macchina da presa.

scere mia figlia, Celeste, che era a passeggiare a Campo dei Fiori. Mi saluta, io rispondo: “Ciao!”. Lei mi si avvicina e mi fa: “Come solo ciao mi dici, papà?” Mi sono mancate le facce. Perché è la faccia che spiega le emozioni, non solo gli occhi. È la faccia che esprime i sentimenti. E adesso che finalmente si ritorna a guardarci in viso, grazie ai vaccini, la gente continua ad avere paura. Crede che la pandemia abbia accentuato vizi e virtù del popolo italiano? La pandemia non ci apparteneva e ci ha spiazzato tutti. La gente è allarmata, me ne accorgo per strada, quando le persone, anche all’aperto, si scansano. I giovani sono invece quelli che hanno voglia di abbracciarsi e stare insieme, facendo prevalere la voglia di vivere sulla paura.

“Mascherine” è il titolo del suo ultimo cortometraggio. Da dove nasce? Non sappiamo ancora se il titolo sarà effettivamente “Mascherine” oppure “L’inganno”, ma posso certamente raccontarvi di più sulla genesi di questo corto. Durante i primi mesi di pandemia la mancanza di identità, il fatto che non ci si riconosceva più, che si era tutti omologati, mi ha spinto a raccontare una situazione realisticamente paradossale. Una storia piena di disagio e di incredulità. In questi mesi ho fatto fatica a riconoscere i miei amici. E un giorno ho perfino avuto problemi a ricono-

Nonostante il vaccino, lei crede che la mascherina entrerà per sempre a far parte dei nostri outfit? Intanto premetto che sono favorevole al vaccino e ne ho fatto due dosi. Poi dico anche che per il momento suppongo che l’uso della mascherina sarà ancora importante fino a che la campagna vaccinale non sia completata. | 48 |


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Carla Finelli, produttrice a capo della Settembre Produzioni, come è stato affiancare Haber nella realizzazione di questa pellicola? Ha altri progetti che sta portando avanti? Il progetto nasce lo scorso anno, quando insieme ad Alessandro Haber realizzammo un corto. Dopo quell’esperienza Alessandro ci ha manifestato la sua intenzione di dar vita a “Mascherine”. Appena ci ha spiegato la trama da affrontare, abbiamo subito deciso di sposare il progetto e lavorando con lui si è creata una bella sintonia professionale. Oltre “Mascherine”, insieme a Sonia Giacometti, sto portando avanti “Generazione di Fenomeni”, un film dove la regia è affidata ad Alessio Di Cosimo e dove lo tesso Alessandro Haber sarà presente (stavolta in un cameo). Sonia Giacometti, lei è una financial manager ma, nel caso di “Mascherine”, anche executive producer. Ci spiega un po’ questo suo passaggio di ruolo? Ci sono nuove sinergie con la Settembre Produzione all’orizzonte? È stata un’esperienza interessante perché mi ha portato ad interagire, oltre che con gli attori, anche con le maestranze, permettendomi di capire come queste sappiano ben collaborare col regista. Cosa che, in effetti, si è verificata in “Mascherine”, dove tra operatori e regista si è creato un sodalizio e grande rispetto reciproco. Infine, sono tante le sinergie già messe in cantiere per l’anno che verrà. Noi vorremmo portare avanti dei progetti che coinvolgano sia grandi maestri come Haber ma che includano anche giovani talenti emergenti per dare loro l’opportunità di crescere professionalmente. Sveva Riva

In foto: Carla Finelli, Sonia Giacometti, Alessandro Haber, Filippo Gasperi, Alessandro Tedeschi e Sergio Romoli.

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«Piero Trellini, il più grande fantasista della letteratura italiana contemporanea. L’autore di un libro unico e formidabile: la Danteide» Antonio D’Orrico, Corriere della Sera, La Lettura


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SERGIO MAGALINI: MEMORIE DI UN GIOVANE NONAGENARIO Il Prof. Sergio Magalini, grintoso ultranovantenne (classe 1927), si racconta in un libro che è un inno alla vita, dove, ad una vera e propria passione per la Medicina - coadiuvata da studi e ricerche prima e dopo la laurea, conseguita a La Sapienza di Roma e approfondita per tanti anni negli Stati Uniti - si intrecciano curiosità eterogenee e un amore profondo per l’arte, declinata e visitata in molti modi.

Professore com’è nata l’idea di scrivere ”Le Memorie di un giovane nonagenario?” La passione per la scrittura l’ho sempre avuta, ma ho capito la sua valenza quando, da giovane, scrissi un giorno dei brevi racconti legati all’infanzia e li sottoposi a dei miei cugini: ebbero un grande successo! Da allora capii che, oltre ad avere un’ottima memoria, mi divertivo a scrivere e scrivendo dilettavo anche gli altri. Non ho più smesso.

versi che scrissi da ragazzo, nel febbraio del 1943, un periodo non esattamente tranquillo. Era da poco finita la guerra eppure, la sensazione che ho avuto e che tutt’ora ho è che - nonostante tutto il male che noi uomini commettiamo - il mondo in modo ciclico rinasce sempre, e la vita continua a rifiorire. È in fondo la filosofia della mia vita. Lei si definisce un “divoratore di libri”. Ma la sete di leggere nasce dal desiderio di scoprire l’uomo e l’universo o di comprendere più profondamente se stesso? Credo entrambe le cose…L’universo è parte di noi, conoscerlo significa comprendere anche se stessi.

Il suo libro è un viaggio attraverso il tempo…ma quale tempo per lei resta, tra tutti, quello più significativo e che ama ricordare spesso? L’infanzia ad Amatrice, mio paese natale, è stato il periodo più bello, più spensierato. Ricordo che da bambino vivevo l’irrefrenabile desiderio di avventura e di scoprire il mondo ed è così che sono scappato da casa tante volte! Mia madre è stata una figura fondamentale nella mia vita, mi ha insegnato a essere curioso; mi insegnava molte cose, soprattutto me ne spiegava il significato. La curiosità di sapere mi ha sempre accompagnato nella vita e tuttora mi accompagna.

Dalla medicina alla pittura: quale relazione sentimentale o professionale trova per le due cose? Proprio su questo argomento scrissi un grosso articolo in occasione della Conferenza di Marsiglia, ma ora sarebbe un po’ lunghetto e complesso da raccontare. Ritengo che l’arte sia un fenomeno di comunicazione composta da tanti sottotipi, in cui un oggetto diventa espressione dell’immagine, proprio come nella lingua, basata su un sistema logico razionale che trova espressione verbale attraverso la prosa, la poesia, il paralogismo, il paradosso, l’utopia, il distopico, il distonico etc. Non sempre la lingua riesce ad esprimere al meglio la vita e il concetto di un

Nella controcopertina del libro si legge “Non muore il mondo che eterno rifiorisce a primavera. L’ho visto, ieri passando, un ramo di mandorlo in fiore…” Avevo scritto due versi, a dire il vero. Poi li ho uniti. Sono | 52 |


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morivano molti, purtroppo. E il sistema statunitense ci imoggetto che si vuole rappresentare, cosa che l’arte invece, poneva di non assistere sempre lo stesso piccolo paziente, in attraverso la forma mimetica, iconologica, analogica, metamodo da conservare la lucidità per forica e simbolica, riesce a deropoterlo curare senza affezionarsi gare e privilegiare. È proprio con “Lo studio - e poi l’insegnamento troppo. Lo stesso avveniva con i il simbolismo che l’artista riesce a - della medicina sono stati la mia bambini malati: non ci assegnastaccarsi dalla rappresentazione del vano sempre gli stessi, dovevamo fatto per esprimere l’essenza del fatvita. In America all’inizio “ruotare” anche se i piccoli cercato. Lo studio - e poi l’insegnamento della specializzazione, ho avuto vano un riferimento in noi. Sembra - della medicina sono stati la mia parecchie difficoltà per esempio un metodo cinico, ma non è provita. In America, da giovane, all’inicon la lingua. Mettevo al servizio prio così. Serve a mantenere quel zio della specializzazione, ho avuto degli altri le mie competenze ma distacco che aiuta a curare meglio. parecchie difficoltà per esempio E nonostante l’enorme sofferenza con la lingua, non la parlavo bene. facevo fatica a comprendere e a che respiravo quotidianamente, Mettevo al servizio degli altri le mie farmi comprendere”. cercavo sempre di trasmettere cocompetenze ma facevo fatica a comraggio, speranza, forza di resistere. prendere e a farmi comprendere. Davo un messaggio positivo, sempre. Mi sono abituato negli Poi sono migliorato, naturalmente, tanto che un giorno che anni a convivere con la morte: non la temo, ho imparato ad ero a New York ho ordinato un panino in un bar e il barista accettarla con serenità, fa parte della vita. in uno slang tipicamente U.S.A. mi chiese se ero di Boston e Nell’arte uno crea, è lui stesso autore di ciò che fa, l’opera fu per me una grande soddisfazione! d’arte è essa stessa espressione, al posto di mille parole. Per La professione del medico è delicata, sicuramente. La branca quanto mi riguarda è un po’ come avveniva a Michelangelo che avevo scelto poi – oncologia e, allora, i primi studi sulla davanti al blocco di pietra: c’è già nel materiale che vedo chemioterapia – mi obbligava a confrontarmi tutti i giorni quello che desidero fare, basta “cavarlo”. Molte mie opere con la morte. Occupandomi di leucemia infantile, la morte sono così, avevano già dentro quello che volevo significare. dei bambini, specialmente, era tremenda, inaccettabile. Ne | 53 |


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Parlando di arte: lei sa benissimo che la “pareidolìa” è la capacità illusoria della mente, la tendenza ad immaginare o riprodurre o trasformare artisticamente un oggetto dandogli una forma, un’espressione attraverso la pittura, il ritocco. Nel suo libro, riferendosi ad una precedente pubblicazione – che se non erro risale al 2018 – cita gli “Straccali”, tavolette irregolari e multiformi che raccoglie sulla spiaggia e che anima con la sua arte. Alla luce di questi fatti, si sentirebbe di affermare di essere un pittore pareidolitico? In un certo senso, sì. Molti miei dipinti rimandano a visioni e cose che già “immaginavo”, le ho solo fatte emergere dando loro una forma. È un po’ come vedere oltre, vedere il fantasma in un oggetto e tirarlo fuori. Quando guardo un oggetto e ne cerco la struttura, che può essere riferita ad un mondo reale, me ne vengono in mente più di una, però, dovendone scegliere solo una, sono costretto ad ucciderne altre mille, sentendomi un iconicida. Trovo comunque

che la pareidolia sia uno strumento estremamente efficace per la pittura di qualsiasi tipo, perché permette di accedere a strati del subcosciente o della memoria collettiva, agli archetipi, che il sistema razionale non ci permette di raggiungere. Se dovesse scegliere tra due mostri sacri dell’arte come Leonardo da Vinci - pittore, inventore, uomo di scienza, “anatomo patologo” di altri tempi – e Caravaggio – pioniere nel gioco delle luci, evocativo dall’ombra, artista dalle eccezionali capacità scenografiche – chi sceglierebbe? È impossibile scegliere, sono due volti della stessa realtà. Dal punto di vista scientifico sono forse più vicino a Leonardo. Quando per tre anni lavorai al volume “Dictionary of Medical Syndromes” ho confrontato centinaia di testi e di casi. È stato un lavoro molto importante, non c’era ancora internet che mi avrebbe permesso di fare tante comparazioni più facilmente. Molti, infatti, pensarono che si trattasse di un | 54 |


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Al di là del messaggio autobiografico, il libro vuol essere in qualche modo un messaggio ben preciso per qualcuno in particolare o un consiglio che vuole indirizzare, ad esempio, alle generazioni future? Beh, il messaggio di speranza che con questo libro vorrei trasmettere, specialmente ai giovani, è che la vita è davvero bella e, nonostante i dolori, le sofferenze, gli ostacoli, vale la pena di essere vissuta appieno. Goduta ogni giorno.

lavoro fatto a più mani e poi assemblato. Ma ho fatto tutto da solo ed è stato un testo fondamentale per tanti aspetti. Ricordo che un giorno arrivai a Philadelphia e vidi le vetrine di una libreria specializzata in testi di medicina completamente tappezzate del mio volume. È stata una delle emozioni più grandi della mia vita, un’enorme soddisfazione! Ora una domanda che entra direttamente nell’intimo e che può apparire irriverente: leggendo il suo libro è pressoché inevitabile domandarsi perché con il gentil sesso lei ha sempre avuto una sorta di difficoltà relazionale. Perché un uomo della sua levatura, del suo fascino, della sua straordinaria cultura e simpatia non ha acquisito nel tempo maggior sicurezza e spontaneità nei confronti delle donne? Ancora ai tempi dell’università soffrii moltissimo per un amore intenso verso una collega di studi, purtroppo non ricambiato. Da allora, per paura di stare ancora così male, mi ritraevo ogniqualvolta mi si presentava l’occasione di impegnarmi in un rapporto stabile. Questo mi ha portato, purtroppo, ad assumere un atteggiamento a volte davvero crudele – con una persona, in particolare – tanto da evitare qualunque progetto di vita in comune. Mi ritiravo prima, per non soffrire…a volte sono stato spietato. E ora me ne dispiace molto, se avessi modo glielo direi che ho questo rimorso.

Lei ha compiuto 94 anni il 27 luglio, ma ne dimostra 60. Ci sveli il segreto della sua eterna giovinezza… La serenità di vita, aver acquisito un equilibrio grazie al quale non me la prendo più per cose di cui non ne vale la pena…E poi essere sempre curioso della vita. Ha un sogno nel cassetto? In realtà, sto lavorando ad un nuovo libro fatto di “lacerti”, un insieme di tutti quei “tagli e ritagli” di vita che ho tralasciato in queste mie “Memorie di un giovane nonagenario”. Beh, allora buon lavoro, professore! Grazie… Intervista a cura di Maria Cristina Bagolan e Paolo di Pietro | 55 |


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Il Corsaro, stagione 2019-20. Foto di Yasuko Kageyama.

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L’OPERA NON CONOSCE STAGIONI Ricerca dell’eccellenza artistica e voglia di sperimentare per realizzare un cartellone che stia al passo con una società che cambia velocemente: bentornato Teatro dell’Opera

compositori di oggi, Giorgio Battistelli. Partendo dalla La nuova stagione del Teatro dell’Opera di Roma è tragedia di Shakespeare, Ian Burton ha realizzato il liespressione di una consolidata identità del Teatro che bretto di “Julius Caesar”, tragedia in musica, affidata alla con grandi coproduzioni internazionali offre al pubpoetica visione di Robert Carsen. Sarà il maestro Daniele blico melodrammi della tradizione e opere raramente Gatti, sul podio dell’Orchestra dell’Opera, a tenere a eseguite. battesimo questa nuova composizione che segna il suo “Il Teatro dell’Opera di Roma sperimenta e consolida la congedo come direttore musicale. Nel cast internazionale formula del connubio fra tradizione e innovazione, che Clive Bayley che sarà l’impein questi anni ha contribuito ad ratore romano, Elliot Madore e affermare Roma come Capitale Julian Hubbard che interpreteinternazionale della cultura. L’edizione della “Turandot” ranno rispettivamente Brutus Il calendario della stagione si annuncia come una lettura e Cassius. Immancabile anche 2021-2022 reinterpreta i grandi davvero nuova del capolavoro di in questa stagione la “Tosca” classici della lirica e del balletto così come la vide Puccini nella con la creatività e la maestria Puccini con un allestimento curato dei nostri grandi artisti, e con in ogni aspetto da uno dei più grandi prima assoluta del 1900. Dal 4 dicembre (con una ripresa nel lo sguardo rivolto al futuro di artisti contemporanei, Ai Weiwei novembre 2022) torna in scena un’Amministrazione che ha l’opera simbolo del Teatro Cosaputo raccogliere e vincere stanzi, con la regia di Alessanla sfida di questo periodo così dro Talevi ricostruita sull’allestimento originale di Adolf delicato. Dai capolavori storici alle prime assolute, dalle Hohenstein. Alla direzione dell’Orchestra il maestro grandi coproduzioni internazionali dei nuovi format alle Paolo Arrivabeni. Nel ruolo di Floria Tosca per la prima location alternative che hanno letteralmente portato il volta sul palco del Teatro Saioa Hernández, mentre il Teatro in città, il Costanzi conferma quell’eccellenza di Barone Scarpia sarà interpretato da Roberto Frontali. Nei cui andiamo così fieri”, ha dichiarato la Sindaca di Roma panni del pittore e rivoluzionario Mario Cavaradossi tore presidente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma na a Roma Vittorio Grigolo, sul palcoscenico che lo ha Virginia Raggi. visto debuttare a soli tredici anni nel mondo dell’opera Un calendario operistico entusiasmante che si aprirà il nel ruolo del pastorello proprio nell’edizione memorabile 20 novembre, con una prima rappresentazione assoluta, di Tosca con Luciano Pavarotti del 1990. Grande attesa commissionata dal Lirico romano a uno dei maggiori | 57 |


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sa Miller” del giovane Verdi affidato alla regia di Damiano Michieletto. Lo scorso maggio Michele Mariotti aveva diretto per la prima volta il melodramma tragico in tre atti, trasmesso in streaming su Operaroma.tv. Questo lavoro tratto da Schiller, da tempo considerato centrale nell’evoluzione stilistica di Verdi, segnerà la prima direzione a Roma del maestro Mariotti dopo la nomina quadriennale a Direttore musicale del nostro Teatro dal novembre 2022. Lo spettacolo ha le scene di Paolo Fantin e i costumi di Carla Teti. Michele Pertusi sarà il conte di Walter, Antonio Poli Rodolfo, Daniela Barcellona Federica, Marco Spotti Wurm, Amartuvshin Enkhbat, giovane baritono mòngolo, debutta come Miller, Roberta Mantegna ritorna in stagione come Luisa. Si tratta di un allestimento in collaborazione con l’Opera di Zurigo. L’edizione della “Turandot”, in programma dal 22 al 31 marzo, si annuncia come una lettura davvero nuova del capolavoro di Puccini così amato e tante volte rappresentato

per “Kát’a Kabanová” di Leoš Janáček che arriva per la prima volta al Teatro Costanzi in un allestimento in coproduzione con la Royal Opera House di Londra, firmato da Richard Jones, che gli è valso l’Olivier Award 2019. Sul podio il maestro David Robertson. Dal 18 al 27 gennaio si potrà dunque ascoltare e vedere uno dei maggiori lavori teatrali del Novecento, in cui conflitti sociali di un mondo autoritario e drammi interiori della protagonista s’intersecano fino a condurre alla tragedia finale. Come protagonista il ritorno di Corinne Winters, già impegnata nella “Madama Butterfly” la scorsa estate al Circo Massimo. Nel cast anche Charles Workman (Boris Grigorijevič), Susan Bickley (Marfa Kabanová), Julian Hubbard (Tichon Kabanov). A febbraio (dall’8 al 17) finalmente in forma scenica “LuiIn alto: Luisa Miller. Opernhaus Zurich 2010. Foto di Danielle Liniger. A destra, in alto: Lo Schiaccianoci, stagione 2015-16. Foto di Yasuko Kageyama. Sotto: Lo Schiaccianoci. Rebecca Bianchi (Marie), stagione 2015-16. Foto di Yasuko Kageyama.

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pessa si alterneranno Oksana Dyka ed Ewa Vesin, mentre in quello di Calaf Bryan Hymel e Arsen Soghomonian. “I Puritani”, l’ultimo capolavoro della fulminea carriera di Vincenzo Bellini, ritorna in forma scenica dal 19 al 30 aprile, dopo il concerto dello scorso gennaio che aveva realizzato visualizzazioni da record sul nostro canale You Tube. Sul podio dell’Orchestra dell’Opera anche stavolta il maestro Roberto Abbado. Alla regia di questo nuovo allestimento Andrea De Rosa, che ha già firmato numerose produzioni di successo al Costanzi. Nel ruolo di Elvira Valton il ritorno di Jessica Pratt, tra le più apprezzate interpreti del repertorio belcantista. Nei panni di Lord Arturo Talbo il tenore americano Lawrence Brownlee si alternerà con Francesco Demuro. Sir Riccardo Forth sarà interpretato da Franco Vassallo, Sir Giorgio Valton da Nicola Ulivieri e Lord Gualtiero Valton da Roberto Lorenzi. Dal 3 all’11 giugno un classico verdiano, “Ernani”, un me-

all’Opera di Roma. Il nuovo allestimento sarà curato in ogni aspetto (regia, scene, costumi, video) da uno dei più grandi artisti contemporanei, Ai Weiwei, che per la prima volta si cimenta con una regia teatrale. Una scelta lontana dalla sua consueta ricerca artistica, ma che Ai Weiwei ha accettato anche perché, giovanissimo, era stato una comparsa nella Turandot di Zeffirelli al Metropolitan. Da quei giorni newyorchesi un lungo cammino di artista, e di oppositore del governo cinese, lo ha condotto a essere una figura di assoluto spicco nel mondo culturale di oggi. Leggere l’immaginario mondo cinese di Gozzi, e poi di Puccini, da parte di un artista cinese sarà motivo di straordinario interesse. Sul podio dell’Orchestra ritorna la direttrice Oksana Lyniv dopo il debutto romano dello scorso maggio. Nel ruolo della princiIn alto: Tosca, stagione 2017-18. Foto di Yasuko Kageyama. Sotto: Tosca. Foto di Yasuko Kageyama. A sinistra: Alceste. Foto di Wilfried Hösl.

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lodramma ricco di bellissime e famose arie come “Ernani, operistica una vera perla. Dal 4 al 13 ottobre sarà possibile involami” e di popolari momenti corali come “Si ridesti il ascoltare “Alceste di Gluck”, opera di estremo fascino e di Leon di Castiglia”, in cui il grande compositore anticipa rara esecuzione: sulle scene del Teatro dell’Opera manca dal caratteri e psicologie che svilupperà 1967. Sul podio il maestro Gianluca nelle creazioni successive, quelle Capuano, specialista del repertorio definite “della maturità”. Alla base del Settecento. La regia di queTorna a Roma Vittorio Grigolo, della storia l’opera teatrale di Victor sto allestimento della Bayerische sul palcoscenico che lo ha visto Hugo “manifesto” del romanticiStaatsoper è firmata da Sidi Larbi debuttare a soli tredici anni smo francese. Sul podio il maestro Cherkaoui che firma anche la corenel mondo dell’opera nel ruolo Marco Armiliato; la regia di questo ografia. Nella sua visione, i danzadel pastorello nell’edizione di Tosca allestimento che aveva inaugurato tori della compagnia Eastman sono un’estensione del Coro, una sorta la stagione 2013/14 è firmata da con Luciano Pavarotti del 1990 di coro muto. Nel cast Stanislas de Hugo de Ana, che ha ideato anche Barbeyrac (Admète), Marina Viotti scene e costumi. Sulla scena un (Alceste), Luca Tittoto (Grand cast internazionale: Francesco Meli Prêtre) e Patrik Reiter (Evandre). (Ernani), Luca Micheletti (Don Carlo), Evgeny Stavinsky (de Sveva Riva Silva), Angela Meade (Elvira). Ultimo titolo della stagione

Qui e nella pagina accanto: La Passione

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UNA STORIA DI OLIO E PASSIONE CHE ATTRAVERSA I SECOLI L’Azienda Agricola Capo Farfa è un vero caposaldo nel settore agricolo. Abbiamo scoperto i suoi segreti in un viaggio ideale, sospeso tra le suggestioni della storia passata e la concreta esperienza del lavoro e dell’impegno presente.

C’è un racconto di amore e passione che dal 1600 si rinnova nelle terre lussureggianti della Sabina, regione storico-geografica dell’Italia centrale, collocata all’interno del Lazio, che prende il nome dai suoi antichi abitanti, i Sabini, terra che nella sua storia millenaria ha sempre dato risalto alla produzione dell’olio d’oliva, vero e proprio oro verde, patrimonio di cultura e sapore dalle innumerevoli proprietà benefiche. Questo racconto è quello della famiglia Agamennone, proprietaria dell’azienda agricola Capo Farfa – il cui nome identifica la zona di pertinenza dell’azienda stessa, traendo origine dal fiume Farfa – da oltre 400 anni, la quale coltiva e produce, nel pieno rispetto della coltura biologica, l’olivo caratteristico del territorio, di varietà “Carboncella” e la Mennonia. A capo della famiglia e dell’azienda oggi c’è Marco Agamennone, alfiere dell’olio di qualità, custode di storie, tradizioni e conoscenze che affondano le radici nel passato, ma con lo sguardo sempre vigile e pronto sul futuro. “Capo Farfa significa letteralmente inizio del fiume Farfa, poiché qui sotto ci sono proprio le sue sorgenti, che danno acqua potabile anche ad alcune zone di Roma. Tutto il territorio è sotto tutela per proteggere la falda acquifera e l’Azienda Agricola Capo Farfa è appunto orgogliosamente biologica” sottolinea Marco Agamennone. L’Azienda Agricola Capo Farfa si colloca nella parte più alta della Sabina, precisamente nel territorio di Poggio San Lorenzo, e oggi costituisce

un vero caposaldo nel settore agricolo, producendo un olio extra vergine d’oliva di qualità straordinaria, frutto del binomio riuscito tra sapere antico e tecnologie avanzate. Insieme a Marco Agamennone, abbiamo compiuto un vero e proprio viaggio ideale, sospeso tra le suggestioni della storia passata e la concreta esperienza del lavoro e dell’impegno presente, per conoscere meglio la ricchezza e la bellezza di un’eccellenza italiana invidiata nel mondo. Mennonia “Nel 1840, così come si tramanda nella nostra famiglia – ricorda Marco Agamennone – il mio bisnonno Odoardo curava in modo particolare alcune piante di olivo, di cui era molto geloso e ogni anno le utilizzava esclusivamente per estrarne l’olio per la scorta annuale destinata alla propria famiglia. Mio nonno Agamennone Agamennone, da noi chiamato per brevità nonno Mennone, continuò la cura di queste poche piante di olivo, usandole sempre e solo per produrre “l’olio per la casa”. Da queste premesse, scaturisce il tesoro prezioso della famiglia Agamennone: “mio padre e io – continua Marco – incuriositi da questa varietà particolare, iniziammo a fare ricerche e scoprimmo che non ne esisteva nessun’altra uguale. Quest’olivo lo possedeva (e tutt’ora lo possiede) solo la famiglia Agamennone!”. Nel 1985 buona parte dell’azienda viene danneggiata da una terribile gelata, ma quelle poche piante così speciali incredibilmente | 63 |


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scrigno incredibile di reperti storici risalenti al periodo romano e medievale, tanto che è possibile godersi dei pregevoli “itinerari storico-botanici” proprio percorrendo il tracciato romano dell’antica via Salaria che attraversa la Sabina. La famiglia Agamennone, che ha acquisito la proprietà dei terreni di Capo Farfa nel 1600, è originaria di Arquata Del Tronto: nello stemma di famiglia non a caso troviamo tre stelle, l’ancora e il mare, segno di una possibile provenienza dal versante adriatico. Dal momento che Arquata del Tronto era un luogo strategico per lo Stato Pontificio, da proteggere, è ipotizzabile che la famiglia Agamennone abbia servito il papato difendendo l’avamposto e quindi abbia ricevuto come ricompensa il possedimento dove sorge l’azienda agricola attuale, in cui risalta, come un antico signore ancestrale, l’olivo impollinatore di Capo Farfa, piantato circa 600 anni fa e in grado di fecondare circa 30.000 olivi in un raggio d’azione di 6/7 km. La famiglia Agamennone ha sempre lavorato la terra e il suo frantoio non ha mai perso una stagione. Il frantoio viene edificato nel Medioevo sopra la villa di epoca romana di Laberia Crispina ed è un piccolo gioiello che ha seguito le fasi della storia restando attivo fino a oggi: la sua bellezza risiede nelle forze che si sono avvi-

superano indenni il terribile evento. “Dovendo decidere quali piante utilizzare per colmare i danni causati dal gelo, decidemmo di analizzare l’olio prodotto da questa pianta così resistente e amata dai miei avi. Ci vollero più di due anni per capirne la composizione e le sue caratteristiche. Nel 1988 decidemmo di impiantare parecchi ettari con questa varietà d’olivo e, in ricordo del nonno, decidemmo di “battezzarla” con il nome di Mennonia, registrandola come nuova varietà al CNR di Perugia” conclude Agamennone. Dal 1989 il nome Mennonia identifica così una varietà d’olivo da cui l’Azienda Agricola Capo Farfa estrae un olio extra vergine unico e particolarmente pregiato: geneticamente si tratta di una mutazione della tipica “carboncella” della Sabina, ma questa varietà ha la capacità eccezionale di amplificare i sapori dei cibi, invece di sovrastarli, soprattutto quelli delicati come il pesce. Un po’ di storia... Il paese di Poggio San Lorenzo è collocato in una posizione privilegiata e strategica sull’antica Via Salaria e tutto il territorio circostante, punteggiato da maestose piante d’olivo e dominato da infinite gradazioni di verde, è uno | 64 |


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a diretta gestione dell’abbazia di Farfa, e la chiesetta che fungeva da cimitero del castello, costruita intorno al 1100. L’Abbazia ha conservato tutte le informazioni relative al suo castello: dalla rendicontazione del sale fornito al castello da parte dell’Abbazia, gli studiosi hanno dedotto che la sua capienza massima era di circa 300 persone. Il castello fu poi abbandonato intorno al 1700 e la popolazione di Capo Farfa venne assorbita dal castello Orsini di Poggio San Lorenzo. Per cento anni nessuno era più salito sulla rocca del castello, divenuta una zona impenetrabile a causa della fitta vegetazione: a febbraio 2020, poco prima del lockdown per la pandemia di COVID-19, la famiglia Agamennone ha deciso di ripulire l’area da tutta la vegetazione, riportando alla luce diversi oggetti come stampi per fondere le armi e vasellame. La Torre del castello di Capo Farfa è tornata ad ergersi dominando un panorama mozzafiato: partendo da Nord, troviamo il monte Terminillo, da qui a Farfa con soli due passaggi si potevano avere informazioni di invasioni dalle parti dell’Adriatico. Qui si biforcano le strade romane Cecilia e Salaria: perdere questo castello significava dunque perdere un punto strategico cruciale e una comunicazione rapida sulla situazione del versante adriatico.

cendate per il funzionamento della macina, dal somarello all’energia dell’acqua, del vapore, fino al motore a scoppio e all’elettrico e, di fatto, tutte queste fasi hanno lasciato testimonianze tangibili, contribuendo a renderlo un vero e proprio monumento vivo dell’evoluzione agricola del territorio. Inoltre, quando venne costruita la villa romana, la Domina volle avere le terme al suo interno e cosi ordinò agli schiavi di scavare un acquedotto, lungo 1 km e mezzo: l’acquedotto, risalente al II secolo d.C. fornisce ancora acqua al comune di Poggio San Lorenzo. Nel frantoio degli Agamennone è custodita inoltre una macina vecchia di duemila anni: la datazione è stata desunta dal pavimento circostante, risalente appunto al secondo secolo dopo Cristo, contemporaneo dunque alla costruzione della villa romana. Le antiche macine in pietra del frantoio sono catalogate dal Ministero dei Beni Culturali Italiano, mentre il piccolo museo curato dalla famiglia Agamennone, tra le tante curiosità, espone imponenti giare in terracotta anticamente utilizzate per la conservazione dell’olio, chiamate Bettine e prodotte fino al 1750. Nell’area dell’azienda troviamo un’altra testimonianza storica di grande pregio, i ruderi di un antico castello, costruito intorno al 900 d.C. e immerso tra gli olivi, il castello di Capo Farfa appunto, | 65 |


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Le proprietà benefiche dell’Olio Extravergine d’Oliva Il progetto Bitter EVO L’Olio EVO viene estratto esclusivamente con mezzi Presso l’Azienda Agricola Capo Farfa, le olive vengono mofisici, senza utilizzare nessun tipo di additivo chimico. lite nello stesso giorno in cui vengono raccolte, utilizzando Non a caso l’EVO risulta digeribile al 100%, al contrario due coppie di antiche macine in granito e rispettando le basdi prodotti ormai esageratamente sdoganati come l’olio di se temperature. Successivamente, l’olio extra vergine d’oliva arachidi, digeribile solo all’81%, l’olio di girasole, digeriviene estratto con macchinari di ultima generazione e infine bile solo all’80%, e l’olio di mais, con un tasso di digeribiuna soffice filtratura lo spoglia di tutte quelle particelle che lità pari a un misero 36%. Per la sua composizione, l’Olio nel tempo possono danneggiarlo. Questa “estrazione a fredExtravergine d’Oliva è l’unico grasso vegetale più simile do” garantisce un prodotto assolutamente non contaminato, al grasso presente nel latte materno e non tutti sanno che dotato di una bassissima acidità e ricco di vitamine, enzimi, le foglie dell’ulivo sono addirittura ottimi coadiuvanti nel polifenoli e antiossidanti naturali che lo conservano in modo trattamento di patologie importanti come l’ipertensione, naturale nel tempo e l’Azienda Capo Farfa è certificata per la mentre, se guardiamo al cuore dell’olio EVO, possiadicitura “estratto a freddo”, usata nell’etichettatura. Insieme mo scoprire che all’interno delle all’organismo di ricerca privato Eko sue preziose gocce è racchiuso un Group, finanziatore del progetto, bouquet di elementi preziosissimi e l’azienda agricola sta collaborando, A capo della famiglia e utili per sostenere uno stato di salute come sede dei lavori, ad una ricerca dell’azienda oggi c’è Marco ottimale. Ad esempio, prendiamo per aumentare gli antitumorali Agamennone, alfiere dell’olio l’acido oleico (75%), ovvero l’acido nell’olio, con la partecipazione di qualità, custode di storie, grasso più importante, in grado tra dell’Università degli Studi della l’altro di prevenire i tumori al seno, Tuscia di Viterbo e dell’Università tradizioni e conoscenze che riducendo il livello di Her-2neu: la La Sapienza di Roma. Il procedimenaffondano le radici nel passato, presenza di acido oleico nel sangue to di diluire, dopo la frangitura, la ma con lo sguardo sempre vigile e pasta di olive con acqua potabile è riduce il livello di colesterolo cattivo pronto sul futuro. e aumenta quello buono, protegge dai stato sostituito dai ricercatori con tumori al colon e alla prostata, riduce la stessa acqua delle olive chiamata il rischio di infarti e regola le funzioni acqua di vegetazione. Recuperando del fegato. Abbiamo poi i preziosi acidi palmitico (10%), per questo scopo direttamente l’acqua del chicco dell’oliva, stearico (2%), linoleico (3%) e alfa linoleico (3%), per non già tiepida a 27 gradi (sotto questa gradazione l’olio non si parlare degli steroli, famosi per bloccare l’assorbimento estrae). I ricercatori si sono resi conto che con questo procedel colesterolo nell’intestino. dimento, oltre al processo energetico che vede ridursi conL’apporto di olio d’oliva è importante anche per i bambini, siderevolmente la quantità di energia utilizzata, avvengono poiché costituisce per loro una fonte di acidi grassi esseninteressanti cambiamenti rispetto agli antitumorali presenti ziali. L’introduzione di questi acidi grassi nell’alimentain natura nelle olive: la carica polifenolica e le molecole antizione infantile è fondamentale per lo sviluppo e il funziotumorali infatti aumentano in maniera sensibile. Nasce così namento del cervello e delle strutture nervose in generale, il progetto Bitter Evo, in risposta alla necessità di conservare per la protezione della salute cardiovascolare e di quella nell’olio extravergine d’oliva i preziosi antitumorali, i quali visiva. Due cucchiai al giorno di olio d’oliva, pari circa a con l’estrazione in parte venivano persi. Riutilizzando l’acqua 10 grammi, favoriscono sia l’assorbimento di sostanze utili di vegetazione, ovvero la parte acquosa presente in natura per la crescita che la mineralizzazione ossea. È importante nelle olive, come da intuizione dei ricercatori, si aprono sottolineare poi che l’Olio extravergine d’oliva ha un pundunque nuove importanti prospettive per la salute pubblica to di fumo molto alto, per cui risulta essere molto adatto e e anche per la realizzazione di uno sviluppo produttivo più più sano per la frittura dei cibi. Gli oli estratti a freddo si sostenibile per l’ambiente. difendono infatti meglio dall’ossidazione. Elisabetta Pasca

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IL BUON CIBO È CASA, NON CULTO Filippo La Mantia, oste e cuoco, racconta la sua idea di cucina e di rinascita dopo la crisi

Una vita non è mai un monolite compatto e uniforme, ma è nologie legate al ruolo quasi divinizzato degli chef, il senso attribuito al cibo si è gonfiato in maniera esponenziale e a un fluido mutevole che sfugge spesso a schemi precostituiti e concertazioni preliminari: la storia di ogni essere umano volte fuorviante, ma il cibo in realtà appartiene a tutti, è un elemento basilare” spiega La Mantia con semplicità. “Certo, è il più delle volte colorata da un prisma dalle innumerevoli sfaccettature e un’esistenza può contenerne infinite altre. In poi ci sono le sperimentazioni, le diversificazioni, però in questo scorrere imprevedibile, si può cambiare pelle, cadere, sostanza ciò che conta è che si mangia perché si ha fame. Per cambiare e ricominciare e proprio per questo può essere utile me la gente deve poter mangiare a qualsiasi ora, il compito ancorarsi a valori imprescindibili, del cuoco è soddisfare il bisogno al senso autentico delle parole, per di mangiare delle persone quando ne hanno voglia”. non perdere la rotta, smarrendo la “Il cibo non è esperienza, è quotidiano Non a caso, cucinare come destinazione. Se ne rende benissie come tale deve essere vissuto, servizio, mettendosi a disposimo conto Filippo La Mantia, che come una cosa normale. zione completa dell’avventore è all’appellativo di chef, preferisce In questi ultimi anni, tra televisione la cifra stilistica che ha sempre senz’altro quello di “oste e cuoco”, contraddistinto l’operato di che sintetizza alla perfezione il suo e altre fenomenologie legate Filippo La Mantia e resta ancora modo di concepire la propria misal ruolo quasi divinizzato degli chef, oggi la stella polare del suo agire, sione professionale. “Mi autodefiil senso attribuito al cibo si è gonfiato nonostante le difficoltà causate nisco “oste e cuoco” dal 1999: prain maniera fuorviante” dalla pandemia di COVID-19, ticamente ci sono nato con questa che hanno portato lo chef alla impostazione mentale. Per me un dolorosa decisione di chiudere il oste deve seguire il cliente in tutte suo ristorante ben avviato a Milano. “A sessant’anni, chiule fasi, deve ricevere, accompagnare al tavolo, prendere l’ordinazione e poi andare a cucinare, e ancora, servire, portare dere la mia attività è stata un’esperienza che mi ha segnato, il conto e riaccompagnare alla porta. Si tratta di una missione sono sincero. Per un cuoco aprire un proprio ristorante in a trecentosessanta gradi, che io ho sempre sposato nel corso una città straordinaria come Milano è il sogno di una vita. della mia esperienza lavorativa”. Ecco come, di conseguenza, Certo, mi rendo conto di non aver dovuto chiudere a causa La Mantia riconduce il significato del cibo e della cucina alla di una mancanza da parte mia o della mia brigata: fino a febbraio 2020 avevo tantissimo lavoro, più di quello che avrei loro essenza più vera e autentica: “il cibo non è esperienza, mai immaginato, il progetto piaceva tantissimo al pubblico. è quotidiano e come tale deve essere vissuto, come una cosa Purtroppo, a causa della pandemia, i grandi eventi, i brunch normale. In questi ultimi anni, tra televisione e altre fenome| 69 |


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e i buffet affollatissimi del week end, che consentivano a una struttura di 1.800 metri quadrati di operare a pieno regime, sono venuti meno”. Una batosta inaspettata che ha determinato un ripensamento inevitabile del percorso: “con il primo lockdown, soprattutto all’inizio, abbiamo pensato che questa brutta faccenda sarebbe passata in fretta e che avremmo ricominciato presto e in effetti da maggio a ottobre abbiamo avuto una buona ripresa lavorando tantissimo, pur nel rispetto delle nuove normative di distanziamento e sanificazione, tre volte al giorno, come indicato dal governo. Ovviamente le operazioni di adeguamento hanno richiesto spese ingenti: alla fine, le nuove restrizioni in autunno hanno vanificato tutto, portandomi alla decisione di chiudere definitivamente. Dal punto di vista economico, era diventato impossibile sostenere una struttura di quel tipo con il 45% di fatturato in meno”. Eppure, la battuta d’arresto non diventa sinonimo di fine irreversibile: “la storia ci insegna che tutto rinasce – spiega convinto La Mantia – i nostri

“Qualsiasi cosa accada, la cosa più importante resta la dignità, insieme al rispetto verso gli altri. Noi lavoriamo per le persone: senza gli avventori siamo come attori che recitano in un teatro vuoto” nonni hanno affrontato guerre e pandemie e sono andati avanti, questo non dobbiamo mai dimenticarlo”. Infatti, la vita dell’oste cuoco prende una nuova piega, inaspettata quanto densa di nuove opportunità, grazie alla collaborazione, con un esperimento di co-cucina, portata avanti insieme allo chef e amico Giancarlo Morelli. “Giancarlo è mio amico da vent’anni, ci siamo conosciuti grazie al nostro mestiere e il nostro rapporto nel tempo è diventato quasi sanguigno, fraterno. Quando ho chiuso, ero talmente aberrato da non voler fare più nulla, poi però i clienti hanno cominciato a contattarmi al telefono, in centinaia volevano il mio cibo a casa. Un giorno ero a pranzo proprio con Giancarlo e gli ho confessato il desiderio di riaprire per il delivery, appoggiandomi alla cucina di un mio amico gestore di un catering. Ho detto che non avevo mai visto due chef condividere la propria cucina, per questo motivo non avevo chiesto a un collega. Il giorno dopo, ricevo una telefonata: era Giancarlo, ci aveva pensato tutta la notte e mi comunicava che sarebbe stato felice di ospitarmi nella sua cucina. Grazie a questa | 71 |


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collaborazione posso fare qualcosa sia per i miei clienti che per i miei ragazzi”. E non è tutto, perché, nel frattempo, grazie al progetto della caffetteria con cucina “Miscela d’Oro” a Messina, per La Mantia arriva anche il connubio con la famiglia Urbano, da tre generazioni dedita alla torrefazione del caffè, esportando le sue miscele in 50 Paesi nel mondo. “Miscela d’Oro è la sintesi di famiglia, impresa, lavoro, unione e territorialità. Ho incontrato la famiglia Urbano due anni fa e da lì è iniziata una sorta di simbiosi, perché loro masticano lavoro e passione” racconta La Mantia. “Si tratta di una famiglia che ha investito con coraggio, affrontando anche diversi ostacoli. Il progetto del locale è frutto della creatività dell’architetto Piero Lissoni, il quale, in 180 metri quadrati, ha allestito un capolavoro assoluto di architettura e design, grazie anche alla collaborazione con gli artigiani locali e

all’utilizzo di materiali caratteristici, come la lava impiegata per i pavimenti. Unendo all’ambiente la mia idea di cibo è venuta fuori una formula che ha letteralmente conquistato il pubblico, nonostante le difficoltà del momento. Lo definisco il mio “progetto perfetto”. Le città devono evolversi grazie a iniziative di questo tipo, superando invidie e particolarismi: il confronto deve fare crescere e il successo di Miscela d’Oro lo dimostra, è un regalo che la famiglia Urbano ha voluto fare alla comunità cittadina”. Ritorna anche qui il concetto del dono da offrire all’altro, una spinta inarrestabile a fare bene per far stare bene: “per me, qualsiasi cosa accada, la cosa più importante resta la dignità, insieme al rispetto verso gli altri. Noi lavoriamo per le persone: senza gli avventori siamo come attori che recitano in un teatro vuoto. A me manca tanto il palcoscenico del rapporto

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diretto col cliente, con il delivery purtroppo non può essere la stessa cosa”. In questa visione, al centro di tutto c’è sempre l’attenzione alla qualità dei prodotti e la garanzia dell’eccellenza: “la materia prima è fondamentale, è la cosa a cui tengo di più in assoluto e non ho mai risparmiato un centesimo su di essa – sottolinea lo chef – l’olio extra vergine d’oliva deve costare tanto: gli oli che costano poco non sono buoni. I piatti per me devono rappresentare la tradizione, la casa, la famiglia, il divertimento, perché la mia missione è dare alle persone la sensazione di gustare un ottimo pasto fatto in casa. Il mio ristorante era e tornerà a essere un’appendice della casa, non un luogo di culto”. Guardare al futuro insomma è un dovere e una volontà: Filippo La Mantia è un uomo che ha vissuto molte vite ma non si tira indietro a sperimentarne altre ed è disposto di nuovo a rimettersi in gioco, a ricomin-

ciare da capo. “Appena i tempi saranno maturi, mi dedicherò anima e corpo a un nuovo progetto” promette convinto. La sua esperienza è allo stesso tempo il suo investimento per gli anni a venire: “io lavoro col cous cous da trent’anni, è un elemento che reputo straordinario, lo si può utilizzare dall’antipasto al dolce. Quindi se devo scegliere un elemento con cui identificarmi non ho dubbi, opto per la semola del cous cous, perché racchiude molteplici significati, dall’integrazione alla preghiera e alla religione, è rito, è terra, è mani”. Con quelle stesse mani, La Mantia continuerà a scrivere la sua storia, guardando al futuro con la consapevolezza del presente e il sostegno del passato, forte di un’idea appassionata che rende affascinante e irresistibile il suo modo di intendere la cucina e le declinazioni del gusto. Elisabetta Pasca

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BENTORNATA WANDERLUST! Il turismo ha di nuovo un futuro, fatto di grandi sfide e grandi, grandissime destinazioni

Anguilla tra le migliori destinazioni del mondo secondo TRAVEL+LEISURE 2021 Anguilla si classifica alla quinta posizione tra le migliori 25 isole dei Caraibi, Bermuda e delle Bahamas e si aggiudica il ventiduesimo posto tra le 25 isole migliori del mondo. Non solo, il Frangipani Beach Resort e il Belmond Cap Juluca Hotel risultano tra le migliori sistemazioni che le isole caraibiche offrono! “Il 2020 è stato un anno insolito per Anguilla, in quanto il viaggio verso l’isola è stato limitato per la maggior parte dell’anno a causa della pandemia” ha dichiarato Stacey Liburd, direttore del Turismo. “Abbiamo introdotto il concetto di bolla a novembre che finalmente ha permesso ai nostri visitatori di sperimentare l’isola sotto un sistema di movimenti guidati. Siamo orgogliosi che, nonostante le sfide del viaggio, abbiamo mantenuto una posizione tra le migliori destinazioni del mondo e nel 2022 abbiamo tutte le intenzioni di rivendicare il primo posto tra le migliori isole caraibiche, che abbiamo tenuto per quattro anni consecutivi”. Ogni anno da 26 anni, TRAVEL+LEISURE - la rinomata rivista di viaggio statunitense – chiede ai lettori di valutare le loro esperienze di viaggio in tutto il mondo, condividere le loro opinioni sulle migliori città, hotel, resort, spa, compagnie aeree, linee di crociera e molto altro. Le isole vengono valutate in base alle attività prop oste e le loro attrazioni naturali, spiagge, cibo e ospitalità e vengono poi classificate in base al loro valore complessivo. www.ivisitanguilla.com

Ne abbiamo avuto un assaggio durante l’estate da poco conclusasi, la campagna vaccinale e la possibilità di vivere con maggiore serenità le vacanze hanno impresso un nuovo passo alla ripresa del turismo. Secondo un recente studio di Euler Hermes, società del gruppo Allianz, l’Europa potrebbe infatti vedere una ripresa del turismo più veloce rispetto agli Stati Uniti e all’Asia, con 771 milioni di arrivi previsti nel 2024, più del triplo del minimo storico toccato nel 2020. Il presente e il futuro del settore turistico tornano di nuovo in scena dunque e, finalmente, tornano a far parlare di sé. Ed è subito States Jeff Zienst, consigliere della Casa Bianca, ha annunciato una imminente riapertura dei viaggi per turismo dall’Europa agli Stati Uniti a cittadini completamente vaccinati a partire dal mese di novembre 2021. Per entrare negli Usa i viaggiatori dovranno effettuare un test entro tre giorni dalla partenza e se negativo non saranno tenuti alla quarantena una volta giunti a destinazione. I Centri per il controllo e le malattie infettive definiranno esattamente chi può considerarsi “completamente vaccinato” e quali vaccini sono considerati adatti a consentire l’ingresso. Le compagnie aeree raccoglieranno telefoni e email per consentire il tracciamento dei nuovi arrivati per capire se ci sono state esposizioni al contagio. La fine del divieto di viaggio interesserà i cittadini dell’Unione europea, del Regno Unito e della Cina e verrà estesa, sempre nel mese di novembre, a chi proviene anche da Brasile e Sudafrica. A breve saranno ufficialmente comunicati i protocolli e le definizioni di ingresso senza quarantena. www.visitusaita.org | 74 |


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Egitto: ieri, oggi, domani L’attesa della tanto agognata riapertura al turismo italiano delle destinazioni esotiche sembra stare per finire, segnando quello che per molti viaggiatori sarà il ritorno alle vacanze invernali su assolate spiagge tropicali. In un nuovo incontro tra governo e associazioni turistiche sono state poste le basi per una prima apertura in tempi brevi che consenta a tour operator e agenzie di viaggi di riprendere a pianificare la programmazione. In pole position c’è certamente la destinazione Egitto, il mare cristallino delle località balneari più ricercate, le morbide dune del deserto del Sahara, le opere storiche che hanno sempre attratto visitatori da tutto il mondo. In Egitto c’è tutto questo: c’è la sabbia bianca delle coste del mare e scura delle regioni desertiche, c’è la montagna, meta adatta in tutte le stagioni, e c’è la storia di un paese che da migliaia di anni è legato a doppio filo all’Italia, a Roma. Le piramidi, la Sfinge, la crociera in battello sul

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Nilo, la Valle dei Re… il Paese offre da sempre ai turisti molte destinazioni, molte soluzioni per vivere appieno tutto ciò che questo antico territorio propone. Mete più popolari, altre meno note, hanno continuato a dominare il desiderio di tanti viaggiatori anche durante questo lungo stop al turismo.Tra i luoghi più famosi e intrisi di storia c’è la regione del Sinai. Questa terra, permeata di tradizione e religione, ha riscoperto un gioiello incastonato tra le dune sabbiose e il territorio roccioso. In un contesto simbolo della cristianità in Medio Oriente, il Monastero di Santa Caterina, antichissimo complesso nella penisola del Sinai spalanca le porte della sua biblioteca. Un luogo antichissimo e colmo di storia che raccoglie volumi e opere di inestimabile valore. Un centro unico al mondo che, per quanto riguarda la collezione di codici e manoscritti, è secondo solo alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Tesori che non vediamo l’ora di tornare a scoprire. www.egypt.travel

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Galataport: un nuovo porto per Istanbul Il porto di Istanbul sta per aprire i battenti e si appresta ad accogliere le prime navi da crociera. Il nuovo progetto costato 1,7 miliardi di dollari avrà il compito di accogliere 25 milioni di persone tra turisti, visitatori e crocieristi. Galataport - questo il nome del porto - è stato pensato anche come un luogo di aggregazione per l’intera città, laddove una volta non c’era nulla se non lo sguardo verso il mare. Ora qui non ci sarà solo l’arrivo e il transito delle navi ma ci sarà arte e cultura, gastronomia e shopping, nonché attrazioni e servizi per visitatori e residenti. Tra gli edifici degni di nota anche un nuovo polo museale progettato da Renzo Piano e, ancora, il Museo di pittura e scultura della Mimar Sinan Fine Arts University di Istanbul e la Piazza Tophane caratterizzata dalla torre dell’orologio, il simbolo di questa nuova zona. Inoltre, Istanbul è risultata al primo posto tra le “Top Cities of Europe” secondo la rivista americana Travel & Leisure. Ma non finisce qua. La città turca infatti ha ricevuto un altro importante riconoscimento: l’aeroporto di Istanbul si è posizionato al secondo posto nella classifica dei migliori aeroporti internazionali del mondo. Ulteriore riconoscimento per il Museo di Troia, collocato nella provincia nord-occidentale di Çanakkale, che dopo aver ricevuto la menzione speciale come museo europeo agli EMYA 2020 ora riceve la menzione speciale 2020/2021 dall’Accademia Europea dei Musei (EMA). Il Museo di Troia, tra i più importanti musei archeologici del mondo, è il primo museo di Turchia a ricevere questo doppio riconoscimento. www.turchia.it Il mondo si incontra a Rimini TTG, SIA e SUN 2021 mettono a disposizione di tutti gli operatori del settore turistico gli strumenti della fiducia, con duecento eventi divisi per nove arene in tre giorni. Dal 13 al 15 ottobre prossimi, alla Fiera di Rimini, le tre manifestazioni di Italian Exhibition Group che costituiscono il più importante marketplace italiano del turismo, declineranno il tema portante di questa edizione, «Be Confident», secondo quattro pilastri: persone, natura, futuro e vita. Il calendario di TTG, SIA e SUN parte il 13 ottobre con una Opening Ceremony dedicata a ´Progetti e innovazione nel futuro dell´industria´ che vedrà dialogare, fra gli altri, Giorgio Palmucci, Presidente ENIT, Fabio Lazzerini, Amministratore delegato di ITA . Italia Trasporto Aereo, Bernabò Bocca, Presidente di Federalberghi e Massimo Garavaglia, Ministro del Turismo. In programma anche appuntamenti organizzati da ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo e da FAITA FederCamping dedicati ai temi del momento e alla progettazione strategica dei servizi. Evento clou, la presentazione della Vision TTG 2022 che presenterà ai professionisti della filiera una prospettiva sui movimenti e sulle tendenze del mercato turistico dei prossimi cinque anni. www.ttgexpo.it | 77 |

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Le Seychelles premiate “Top island destination” in Africa e Medio Oriente Ancora una volta in cima alla classifica (come già avvenuto nel 2019) le Seychelles, l’acclamato paradiso incontaminato nell’Oceano Indiano, si sono classificate prime nella loro categoria ai Travel + Leisure 2021 World’s Best Awards con un punteggio di 88, seguite da Zanzibar e Mauritius rispettivamente in seconda e terza posizione. Le novità di quest’anno sono più accattivanti che mai, ha affermato la rivista, annunciando i risultati del sondaggio che consente ai lettori di condividere le proprie esperienze di viaggio ed esprimere un rinnovato apprezzamento per i luoghi che offrono una bellezza naturale senza pari. Le destinazioni premiate in genere ispirano i viaggiatori per l’organizzazione della loro prossima vacanza alla ricerca delle esperienze più gratificanti in tutto il mondo. Oltre a vantare una lussureggiante vegetazione tropicale, candide spiagge, uno splendido ambiente esotico e acque cristalline, le Seychelles sono anche famose per i siti naturali perfettamente conservati come la Vallée de Mai, uno dei due arcipelaghi di 115 isole, inserita tra i siti Patrimonio dell’UNESCO grazie alla sua flora e fauna uniche e ai suoi parchi marini che hanno sicuramente affascinato i lettori di Travel + Leisure. Commentando il premio, Bernadette Willemin, Direttore Generale Marketing di Seychelles Tourism ha affermato: “essere nominata ancora una volta come migliore arcipelago del 2021 in Africa e Medio Oriente è motivo di grande orgoglio per la nostra piccola destinazione. È rassicurante per l’industria in generale sapere che i nostri visitatori non solo riconoscono la bellezza naturale delle nostre isole, ma anche l’esclusività dell’intera esperienza che ci rende unici e sicuramente ‘Un altro mondo’.” www.seychellestourismboard.travel

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In volo sulla Costiera Se via terra e via mare la Costiera è uno dei tratti più belli e caratteristici della nostra penisola, dall’alto è davvero un sogno, il paracadutismo, anche chiamato skydiving, offre ai più coraggiosi e ai più temerari la possibilità di ammirare da circa 4500 metri di altezza questo luogo famoso in tutto il mondo. Il paracadutismo e la Costiera Amalfitana sono il connubio perfetto per vivere un’esperienza straordinaria da provare almeno una volta nella vita. Il lancio con il paracadute in tandem che consiste nel lanciarsi da un aereo saldamente agganciati ad un istruttore, è sicuramente il metodo più semplice e veloce per provare l’ebrezza della caduta libera. Per questa attività non sono necessari particolari corsi o istruzioni, l’istruttore guiderà il passeggero per tutta la durata del lancio e basterà partecipare ad un breve briefing a terra tenuto da uno staff di paracadutisti esperti. Questa straordinaria esperienza dello skydiving possono viverla davvero tutti, è infatti pensata per soddisfare tutti i livelli di esperienza, possono lanciarsi paracadutisti esperti, persone che hanno già avuto esperienze di lanci in tandem, ma anche chi non lo ha mai fatto prima. Il punto di partenza è l’aeroporto di Salerno, facilmente raggiungibile dalla Costiera Amalfitana dove si può alloggiare all’Hotel Santa Caterina, un albergo a picco sul mare con camere e suite da sogno circondato dalla naturale bellezza della Costiera Amalfitana. Una volta saliti in aereo, dopo circa 15 minuti dal decollo si raggiunge la quota di 4500 metri e il punto esatto per il lancio, all’apertura dei portelloni si è travolti da una straordinaria emozione, la Costiera Amalfitana da un punto di vista cosi alto è veramente qualcosa di unico e meraviglioso, poi arriva il momento del salto nel vuoto, per i primi 60 secondi si vola liberamente con il paracadute chiuso a 200 km/h ed è in questo momento che si prova un profondo senso di libertà dato dalla caduta libera, essere sospesi tra il cielo azzurro e il mare blu è una sensazione difficile, se non impossibile da descrivere. Tutte le insenature, le baie, le case arroccate, le grandi rocce a picco sul mare si possono ammirare dall’alto, cullati dall’aria con solo il rumore del vento e del mare. All’apertura del paracadute, a circa 1500 metri di altezza, si inizia a veleggiare più lentamente verso la superficie per atterrare dolcemente. www.hotelsantacaterina.it Giorgio Migliore

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SALENTO RURAL CHIC

Dall’alba al tramonto nella terra del sole perenne bagnata dai due mari, lo Ionio e l’Adriatico: benvenuti a Masseria San Sebastiano

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Immersa nella campagna salentina, Masseria San Sebastiano sorge alla fine del ‘700 all’interno di una cava intorno ad un giardino antico dedicato ai bisogni della famiglia, tra mandorli e maestosi alberi di fico. Situata tra i feudi di Galatone e Nardò, a pochi passi dalle campane dell’abbazia di San Nicola di Pergoleto, la masseria dedica il suo nome, com’era uso un tempo, al patrono del borgo più vicino, Galatone. I suoi tufi bruni portano impresso il segno del tempo che è stato. Un accurato restauro ha mantenuto ogni elemento architettonico trovato per preservare la sua essenza rurale. Nella sua razionale ma armonica partitura degli ambienti, San Sebastiano ospita sette suite fedeli alla tradizione ma senz’altro votate all’innovazione, al comfort e al benessere degli ospiti.

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| OSPITALITÀ D’AUTORE |

I frutti dei campi e dell’orto di San Sebastiano vengono lavorati dalle mani esperte dello staff del ristorante Gustavo per offrire agli ospiti le autentiche suggestioni della preparazione del cibo intesa come rito atavico e sacro. Dalla passione per la cucina mediterranea e dal desiderio di esportare nel mondo l’eccellenza culinaria pugliese è nato, inoltre, il Convitto, una pizzeria dedita ai valori di artigianalità e genuinità delle materie prime. Insomma, tutto il calore di una casa pugliese. Masseria S.Sebastiano Contrada Vignali, 73044 Galatone LE (+39) 345 615 5711 www.nardomasseriasalentogalatone.com Franco Del Panta

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ESTRO DA DREAM CAR La famiglia di Alfa Romeo Bertone B.A.T (Berlinetta Aerodinamica Tecnica) è considerata uno dei progetti automobilistici più spettacolari e memorabili mai prodotti. Più di un semplice studio di progettazione è la prova tangibile di quanto i migliori costruttori del mondo fossero in grado di creare con il proprio talento.

Tra il 1953 e il 1955, dal sodalizio tra Alfa Romeo e carrozzeria Bertone prese vita la serie di Alfa Romeo Bertone B.A.T (Berlinetta Aerodinamica Tecnica), una famiglia di concept car composta da B.A.T. 5 (1953), B.A.T. 7 (1954) e B.A.T. 9 (1955). La B.A.T. 5 fu la prima ad essere lanciata al Salone dell’Automobile di Torino 1953 per volere di Nuccio Bertone, proprietario della Bertone e scopritore di alcuni tra i più grandi designer di automobili di sempre come Giorgetto Giugiaro e Marcello Gandini. Bertone chiese a uno dei suoi designer, Franco Scaglione, di disegnare una vettura sull’autotelaio dell’Alfa Romeo 1900C che riducesse al minimo il coefficiente di resistenza aerodinamica e contemporaneamente fosse capace di stupire il pubblico con un design d’avanguardia. Il talento e gli studi aerodinamici empirici di Franco Scaglione diedero vita a una vettura rivoluzionaria in grado di portare i principi ereditati dall’aeronautica, e già espressi da Scaglione nell’Abarth 1500 Biposto, a un nuovo livello. A partire dalla carrozzeria, realizzata interamente a mano dai battilastra della Bertone direttamente a grandezza naturale, che si prefigge di minimizzare la resistenza aerodinamica e le dispersioni generate dalle ruote alle alte velocità. L’assenza della tipica calandra triangolare Alfa Romeo, sostituita da un “naso” in metallo integrato nella scocca e una grande presa d’aria sdoppiata tra i parafanghi allungati caratterizzano il frontale, integrando i fari a scomparsa. La fiancata di forma ellittica, oltre alle pinne posteriori, presenta le ruote anteriori e posteriori carenate e una grande apertura di sfogo dell’aria dietro il passaruota anteriore, su cui domina lo stemma Bertone. L’abitacolo è assolutamente performante grazie alla forma a goccia, ai finestrini laterali angolati a 45° rispetto al corpo vettura e un grande parabrezza panoramico che si integra perfettamente con il padiglione quasi piatto. | 86 |


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La parte più appariscente è certamente la coda che sfoggia un enorme lunotto diviso in due parti da una sottile striscia di lamiera, concetto ripreso poi dalla Chevrolet Corvette Stingray, due piccoli fanali circolari e due catadiottri allungati integrati nella parte bassa della carrozzeria, il terminale di scarico sdoppiato nero al centro e due “pinne” alte quasi quanto il tetto, con una feritoia ognuna e leggermente incurvate verso l’interno. Grazie a queste linee stupefacenti, la B.A.T. 5 poteva vantare un Cx di 0.23 che consentiva all’auto di raggiungere i 200 km/h di velocità massima, oltre 30 km/h in più della 1900 C SS con lo stesso motore da 100 CV.

Un’auto estremamente leggera, soli 1100 kg, con una carrozzeria rifinita in grigio con dettagli rossi ricca di curve, grandi sbalzi anteriore e posteriore, ruote carenate, abitacolo “a goccia”, e soprattutto grandi pinne sui parafanghi posteriori. In quel periodo la Bertone non possedeva una galleria del vento e per ottenere le preziose informazioni aerodinamiche necessarie al progetto utilizzarono un sistema, comune all’epoca, basato su alcuni fili di lana. Questi venivano applicati alla carrozzeria delle auto che venivano guidate su strada a diverse velocità e fotografate da un’altra vettura affiancata per osservare i movimenti dei fili di lana al vento. Gli interni, al contrario, sono semplici con due sedili dalla forma sportiva e pannelli delle porte rivestiti in pelle rossa, tappetini chiari, cruscotto in tinta con la carrozzeria e una piccola cupola su cui sono posti gli strumenti di bordo. Il volante a tre razze con corona in legno, i tre strumenti circolari, la leva del cambio a cloche e la pedaliera sono una diretta eredità dell’Alfa Romeo 1900C SS.

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UNA STORIA DI SUCCESSO La famiglia Alfa Romeo Bertone B.A.T. rappresentava una dimostrazione unica di ingegneria progettuale lungimirante e aerodinamica avanzata. Sebbene progettata intorno a modesti telai stradali fu in grado di lasciare il pubblico senza fiato grazie al mix di design ed efficienza meccanica, quasi al limite della fantascienza. Al Salone dell’Automobile di Torino del 1953 la vettura riscosse successo immediato grazie propria alla sua presenza scenica. B.A.T. 5 venne venduta il 1º ottobre 1953 all’importatore e pilota americano di auto europee Stanley “Wacky” Arnolt per soli 7.650 $ che la guidò per oltre 30 anni. Negli anni ‘80 la vendette e venne restaurata per fare il suo debutto in pubblico insieme alla B.A.T. 7 e alla B.A.T. 9, 36 anni dopo il Salone di Torino, al Pebble Beach Concours d’Elégance 1989, dove per la prima volta tutte e tre le auto apparvero insieme. Di recente i tre concept Alfa Romeo BAT sono stati venduti da Sotheby’s a 14,84 milioni di dollari in occasione di un’asta inserita in una Contemporary Art Evening, tenutasi a New York. Franco Del Panta

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| NAUTICA ITALIANA |

BUONE NUOVE DAL MARE L’industria nautica made in Italy continua a far parlare di sé e a mantenere salda la leadership di mercato, grazie a una cura del design, dello styling e delle finiture degli interni inconfondibile e alla costante crescita di progetti e unità in corso di costruzione

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Azimut Yachts con le collezioni Atlantis, Magellano Flybridge, S, Verve e Grande propone la più estesa gamma di yacht dai 34 ai 125 piedi (10 - 38 metri). In particolare, Azimut Atlantis 45 è equipaggiato con il nuovo sistema di ormeggio assistito targato Volvo Penta. Coupé dall’animo sportivo, le sue linee esterne e il décor degli interni sono curati da Neo Design. Atlantis 45 è tra i primi yacht su cui viene installato il nuovo sistema sviluppato da Volvo Penta; non è un caso, perché Azimut Yachts è da sempre aperta alle nuove tecnologie capaci di migliorare comfort e sicurezza a bordo. Il sistema di ormeggio assistito assicura al capitano un controllo ottimale dell’imbarcazione durante le fasi di manovra rendendo le operazioni ancora più

agili e intuitive, compensando in automatico variabili come vento e correnti così da assicurare un’ottima tenuta di rotta. La centralità del cliente e il focus sul prodotto sono elementi portanti della strategia di crescita dell’azienda soprattutto in un mercato estremamente competitivo e importante come quello degli USA, capace di fare da traino all’intero settore. Fondato nel 1873, Benetti è uno dei più antichi cantieri italiani specializzati in yacht di lusso, icona di uno stile senza tempo e di eccellenza nella costruzione. Ogni yacht è unico, realizzato in base ai desideri del proprio Armatore. Benetti progetta, costruisce e commercializza imbarcazioni in composito da 29 a 44 metri, e imbarcazioni in alluminio e acciaio da 37 fino a oltre 100 metri.

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Tra questi Delfino 95 è un modello di grande successo con linee esterne di Giorgio M. Cassetta e interni progettati da La Mer Design’s Nikki Fhon, con sede a Fort Lauderdale e dall’Interior Style Department del Cantiere. Delfino 95 è uno yacht di 29 metri dalle linee sinuose e dall’eleganza senza tempo che abbina uno stile contemporaneo ad ambienti molto luminosi da cui godere di impareggiabili viste sul mare. Il layout si sviluppa su 4 ponti. Il Main Deck ha a prua la cabina armatoriale a tutto baglio e un ampio salone le cui grandi vetrate permettono alla luce naturale di illuminare e trasformare lo spazio. A centro nave, la plancia di comando è rialzata rispetto al Main Deck e permette l’accesso all’Upper Deck salendo tre gradini. Lo stesso ponte, all’esterno, ospita a poppa un grande tavolo per 10 persone, un mobile bar e un’area lounge a poppa con vista sul beach club e sul mare. A prua, una piscina Jacuzzi/ custom è circondata da prendisole. Il Lower Deck accoglie a prua le 3 cabine per equipaggio e comandante (5 persone), a centro nave 4 cabine doppie con bagno privato per gli ospiti e a poppa la sala macchine e il garage per toys e tender fino a 4,4 metri. Sul Sun Deck un comodo divano e una seconda postazione di comando rendono possibile godere della crociera all’aperto in ogni momento. La velocità massima è 14,5 nodi, quella di crociera 10 per una navigazione di 2.320 miglia nautiche. La nuova esclusiva ammiraglia di Evo Yachts, il 24 metri inizialmente conosciuto, a livello di concept, come Velar 78 e oggi ufficialmente denominato Evo V8, primo modello della nuova linea V, è uno yacht di grande originalità, destinato a stupire il mercato per la sua grande carica innovativa. Modello dal design minimalista e raffinato, è stato progettato per offrire un modo di vivere a bordo inedito e alternativo a quanto visto finora: questo straordinario progetto si discosta con forza dai dettami stilistici dei precedenti esemplari per offrire una nuova interpretazione dell’andare per mare. Evo V8 è una barca disegnata per emozionare e stupire, come una matrioska che nasconde una sorpresa dentro l’altra: designer e costruttori promettono di svelare i suoi segreti al momento della presentazione ufficiale al Cannes Yachting Festival 2021, ma già dai rendering appena diffusi emergono le prime anticipazioni. Per Blu Emme Yachts, il cantiere dietro il fortunato brand Evo Yachts, la realizzazione di questo modello e di una nuova linea di prodotto rappresenta un momento di svolta importante. Nato dalla matita del designer Valerio Rivellini, Evo V8 parte dunque dal desiderio di trovare il punto d’incontro tra le suggestioni provenienti da due mondi, quello della vela e quello della nautica a motore, e si propone di co| 94 |


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gliere il meglio di entrambi i settori per rivoluzionare il modo di percepire l’esperienza della navigazione. Il layout particolarmente innovativo di Evo V8, che lo distingue dalle imbarcazioni della stessa categoria presenti sul mercato, è ancora più evidente nella beach area che, a piacere dell’armatore, può essere collegata direttamente con la propria cabina. La beach area è infatti un ambiente aperto verso il mare, a soli 70 cm dalla linea di galleggiamento, progettato per godere appieno del contatto con la natura e di una vista panoramica ininterrotta a 180° grazie a murate laterali apribili che eliminano ogni impedimento visivo e regalano la sensazione di divenire tutt’uno con l’ambiente circostante. Tre gradini verso prua collegano la beach con una zona lounge ribassata che precede la cabina armatoriale e, grazie a grandi porte-finestra scorrevoli, svolge una duplice funzione: patio all’aperto per l’uso diurno quando, separata dagli spazi interni, offre riparo dal vento e dal sole, salotto privato per l’armatore durante la notte quando la porta sull’esterno è chiusa e si trasforma in una esclusiva suite open space lunga 12 metri. Baglietto Group annuncia la consegna dell’ultima costruzione firmata CCN, il M/Y Run Away al suo armatore, rappresentato da Camper & Nicholsons New Build Division. Primo esemplare della linea DOM, in alluminio, il M/Y Run Away nasce dalla felice collaborazione del cantiere

con il designer Stefano Vafiadis che ne ha curato sia gli interni che gli esterni, trovando ispirazione, per questi ultimi, nelle linee del più attuale “car design”. Pensato per un armatore giovane e moderno, Run Away presenta caratteristiche non comuni per un’imbarcazione di 37m. Il terrazzino privato nella cabina padronale da cui godere di splendidi momenti di relax in assoluta privacy, ad esempio, o ancora l’ascensore che collega tutti i ponti, dal ponte inferiore al ponte sole. Degni di nota in questo yacht sono anche i considerevoli volumi, non scontati in imbarcazioni di queste dimensioni. Altro elemento fortemente caratterizzante dell’imbarcazione è l’ampio uso di vetrate, assecondando una richiesta sempre più frequente da parte degli armatori desiderosi di un sempre maggiore contatto con il mare. Il layout di “Run Away” è personale, basato su un concetto di lifestyle dinamico e fresco e prevede una configurazione a 6 cabine, con la suite armatoriale a prua sul ponte principale e 5 cabine sul ponte inferiore. La linea DOM da DOMUS, in latino “Casa”, nasce essenzialmente dal concetto di un’imbarcazione che racchiuda in sé le sensazioni positive legate alla propria residenza: uno spazio intimo e sereno, confortevole ed elegante e al contempo arioso e funzionale. Franco Del Panta

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