Progress agosto/settembre 2020

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MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE

NUMERO 146 - ANNO 2020

EURO 5,00

Seychelles 250 anni e non dimostrarli

STORIE DI DESIGN

VALENTINO CASSANELLI

CAPPELLA SANSEVERO

SALONI NAUTICI

Chiamateli con il loro nome: artisti Il mistero pulsante del cuore di Napoli

La Stella di Forte dei Marmi Autunno a gonfie vele

AUTO D’EPOCA

Sebring: la Maserati che non ti aspetti A PRIVATE VIEW OF ITALY

L’Italia nascosta


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Via Mezzomonte, 23 33077 Sacile (PN) Tel. +39 0434 737052 E-mail: info@felis.it Web: www.felis.it


EDITORIALE

C’È SEMPRE TEMPO PER IMPARARE Un periodo denso di significati e di memoria, sotto molti punti di vista: da Ground Zero alla scomparsa di personalità del calibro di Madre Teresa di Calcutta e Maria Callas, la fine dell’estate nel tempo ci ha tolto molto. Ma ci ha anche fatto il più prezioso dei doni, la consapevolezza del valore del ricordo. E mai come quest’anno, dopo che un virus si è portato via gran parte della nostra memoria storica con quegli anziani che soli se ne sono andati, ne comprendiamo il valore. E se fatichiamo a interagire nuovamente con la quotidianità, allora bene, vuol dire che quel ricordo è ancora vivo e che, forse, lo sarà per sempre. È importante custodirlo gelosamente quanto tramandarlo, affinché diventi memoria collettiva, e con il tempo, storia. A indicarci il cammino da seguire, ci sono molte testimonianze e molti nomi depositari di sapere, ma anche e soprattutto di quella creatività e innovazione di cui in questo momento abbiamo disperato bisogno. Per questo abbiamo voluto parlare di design, di quella che reputiamo la cellula costitutiva più autentica e significativa del nostro tessuto artistico e produttivo, perché ci sono oggetti, figli dell’ingegno di artisti illuminati, che continuano a tramandare inesausti, giorno dopo giorno, l’essenza più profonda e sincera della nostra identità, inesauribile fonte d’ispirazione e di rinascita. Lasciamo allora che questi tornino ad essere giorni di buoni propositi, di desideri e di progetti da coltivare con cura insieme alle nostre idee migliori. Franco Del Panta



MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE

NUMERO 146 ANNO 2020

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SCENARI CONTEMPORANEI

A P R I V AT E V I E W O F I T A LY

EURO 5,00

L’ITALIA NASCOSTA

SCUOLA,REGOLE NUOVE PER RIPENSARE L’ITALIA FIRE

D

38 RISORSE (DIS)UMANE

LICENZIAMENTI A CAUSA DEL COVID-19: UNA GUIDA PRATICA

42 STORIE DI DESIGN

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CHIAMATELI CON IL LORO NOME: ARTISTI

I V O LT I D E L B U S I N E S S

VACANZE? CHIAMIAMOLE ESPERIENZE

62 N A P O L I S V E L AT A

CAPPELLA SANSEVERO: IL MISTERO PULSANTE DEL CUORE DI NAPOLI

50 ORIZZONTE TURISMO

SÌ, VIAGGIARE (MA IN SICUREZZA)

52 ISOLE DA SOGNO

SEYCHELLES: 250 ANNI E NON DIMOSTRARLI

68 PER SONAGGI STORIC I

LA DONNA CHE SCRISSE LA STORIA TRA IL PAPATO E L’IMPERO


Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione. Testi e fotografie non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

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IN SALA

ALLA GUIDA

I CINEMA E I FILM DOPO LA PANDEMIA

MERCEDES GLA: IL SUV CHE NON C’ERA

90 T H E I T A L I A N W AY

SEBRING: LA MASERATI CHE NON TI ASPETTI

Progress è una pubblicazione curata da La6 Group s.r.l. Largo della Primavera, 40 00171 Roma Rivista mensile registrata presso il Tribunale di Roma 17/09/2010 N° 356/2010

Progress n°146 / settembre 2020 Uffici Commerciali Roma, Via Giovanni Devoti, 28 - 00167 Roma Editor in Chief Leonardo Garcia de Vincentiis Direttore Editoriale Franco Del Panta direzione@edizionisei.com Direttore Pubblicità Paolo Del Panta advertising@edizionisei.com

76 FASHION IN PROGRESS

ELSA PERETTI, DA TIFFANY AL MONDO

82 VITE DA CHEF

LA STELLA DI FORTE DEI MARMI

96 PASSIONE IN MARE

LA STORIA RIVA RIVIVE SUL LAGO D’ISEO

100 PASSIONE IN MARE

AUTUNNO A GONFIE VELE

Redazione e Collaboratori Editoriali redazione@la6group.com A. Creta, E. Pasca, M. Morelli, E. Rodi, E.Frojo S. Riva, L. Mancini, Y. Leone, S. Valentini, M. Baffigi, F. Bruni, R. Bernardo, M. Pituano, M. Bertollini, R. Cavrioli, B. Vecchiarelli, J. Daporto, E. Zucca, D. Battaglia , M.Tiberi, G.Migliore, E. Rauco, G.Collina, R. Giasi, Ricerca Iconografica e Servizi A cura della redazione Art Direction Francesco Sciarrone www.francescosciarrone.it Stampa, Allestimento e Distribuzione La6 Group s.r.l. Informazioni e Abbonamenti info@la6group.com www.progressonline.it

Cover: Image courtesy of Torsten Dickmann – STB

N.B. Massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati. Spedizione in abbonamento postale. 70% Filiale di Roma.


Garbatella: il “quartiere paese” compie 100 anni Era il 18 febbraio 1920 e l’allora re d’Italia Vittorio Emanuele III presiedeva un’importante cerimonia in Piazza Benedetto Brin a Roma. Era l’apertura ufficiale del quartiere Garbatella. Sorta per ospitare le famiglie dei lavoratori della vicina zona industriale di Ostiense e degli operai impiegati in un ambizioso progetto di costruzione di due porti fluviali sul fiume Tevere (in realtà mai realizzato), quella che era una borgata malfamata del versante meridionale di Roma si è gradualmente trasformata in una delle zone più caratteristiche della città. Curiosa è già l’origine del nome, per cui tra le tante ipotesi vince quella che la vuole legata alla presenza nel quartiere di un’osteria dove si trovava un’ostessa dai modi così gentili e garbati da meritarle il soprannome “garbata ostella”. Si dice che il suo vero nome fosse Carlotta e che l’osteria si trovasse nella zona della Basilica di S.Paolo, presso via delle Sette Chiese, la strada che i pellegrini percorrevano nel loro pellegrinaggio alle sette chiese di Roma. Leggende a parte, questo angolo di Roma ancora poco conosciuto deve la sua fortuna al suo carattere autentico, che si sviluppa in architetture eclettiche, strade sconnesse, gradini tortuosi e i famosi “lotti”. L’ispirazione primaria del nuovo quartiere era infatti quella della città giardino all’inglese, un complesso di case unifamiliari dotate di cortili interni e di appezzamenti di terreni agricoli, il lotto appunto, il vero protagonista della sistemazione urbanistica del quartiere. Oggi Garbatella ha l’atmosfera intima di un paese e un fascino logoro e autentico animato dalle storie dei suoi abitanti, che qui sono nati e da qui non se ne sono mai andati. Un’isola di romanità silenziosa e vera. Sveva Riva

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PARIGI, MOTORE, AZIONE

Moulin Rouge: film diretto nel 2001 da Baz Luhrmann e con protagonisti Nicole Kidmann e Ewan McGregor. Inconfondibile il teatro Cosa rende Parigi così dal quale prende il nome il film: quel speciale da attrarre milioni di Moulin Rouge di cui la Kidmann è turisti ogni anno? Saranno le l’etoile. La storia ambientata a fine inconfondibili architetture, le prelibatezze della sua cucina, ‘800 e la trama si ispirano a quella la sconfinata offerta culturale de La Traviata di Giuseppe Verdi. o, semplicemente, quel “non so Film che ridiede vigore ai musical che” impossibile da spiegare? made in Hollywood e che conquistò due premi Oscar. Qualsiasi cosa sia, i registi non ne Ratatouille: passiamo al genere sono immuni, anzi, molti di loro animato per questo film campione hanno visto in Parigi la location d’incassi. Siamo nel 2007 e Brad adatta per i loro film. Eppure Bird “dirige” il topo più famoso ambientare un film a Parigi è della cucina mondiale, Remy. by Beatrice Vecchiarelli tutt’altro che semplice, anche per i Prodotto dalla Pixar, il film è stato registi più rinomati. Ci sono alcune acclamato da critica e pubblico, riuscendo a incassare regole vincolanti per girare sul territorio francese. Le in tutto il mondo più di 600 milioni di dollari. Remy troupe, infatti, devono lavorare per almeno 5 giorni in venne poi inserito dalla rivista Empire nella classifica Francia, le produzioni non possono spendere meno di dei personaggi animati più apprezzati della storia del un milione di euro e i registi devono far recitare almeno cinema. due attori francofoni e mettere nel film almeno due Il codice da Vinci: siamo nel 2006 per la prima scenari simbolici della Francia. Tutto ciò sia per favorire trasposizione cinematografica dei romanzi di Dan l’economia locale che per esportare l’immagine della Brown. Ron Howard dirige Tom Hanks, nei panni del nazione nel mondo. Uno sforzo che vale comunque la professor Langdon, attraverso i musei e le chiese di pena se si pensa anche solo ad alcuni dei film (tutti Parigi per risolvere un misterioso assassinio. Pellicola sarebbe davvero impossibile) che hanno avuto Parigi presentata a Cannes nel 2006, registrò un incasso di come sfondo delle loro trame. oltre 750 milioni di dollari.

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città migliori sorgano quando un pubblico informato e diversificato gioca un ruolo attivo nel modellare e mantenere i quartieri in cui vivono Torna a settembre il festival – si può leggere sul sito ufficiale che permette di accedere dell’evento – Siamo in questo gioco gratuitamente ad alcuni degli per un motivo molto semplice: perché edifici più famosi di Londra amiamo le città e amiamo Londra. E poiché crediamo che il grande design, Quando Victoria Thornton, nel 1992, nell’architettura, nella progettazione ha dato vita alla prima edizione urbana, nella pianificazione e nelle dell’Open House London, l’intento by Lucia Mancini infrastrutture, possa trasformare in era chiaro e semplice: permettere meglio la vita della gente comune». L’Open House l’accesso gratuito per un weekend ai più famosi e London 2020 assume ancora più importanza in virtù iconici edifici di Londra, invitando i cittadini, ma anche i della triste situazione derivante dalla pandemia globale. visitatori esterni, a scoprire le bellezze architettoniche Proprio per questo l’evento di quest’anno è forse più londinesi. Sono passati 28 anni, e la filosofia di questo ambizioso che mai: il primo obiettivo, lo scopo da evento non è affatto cambiata: anche in questo 2020 raggiungere sopra ogni altro, è quello di ricollegare così difficile, uno dei più grandi festival di architettura i londinesi a una città da cui sono stati separati per del mondo, con 365.000 visite in un solo fine settimana, mesi, aiutando a far ripartire, contemporaneamente, le aprirà le porte di molti edifici per due giornate economie locali, il benessere e la vita pubblica. Anche intere, il 19 e 20 settembre. Come ogni anno, sarà se gratuito, infatti, Open House genererà comunque una possibile per i visitatori esplorare oltre 800 palazzi, notevole quantità di attività economiche a settembre, partecipare a passeggiate guidate, conferenze e tour aiutando a sostenere le imprese locali in tutta la città e a insieme ad architetti, sviluppatori, designer, ingegneri rimettersi in piedi. Il programma speciale di quest’anno e imprenditori. I professionisti coinvolti, in particolar prevede modalità sicure di esplorare le strade di Londra, modo, svolgono un ruolo chiave anche nei programmi a piedi e in bicicletta, con momenti di socialità “Covid educativi dell’Open House London: il festival prevede free” e dando modo di partecipare al festival anche da infatti anche dei momenti di formazione rivolti a studenti casa. e bambini, aiutandoli a conoscere l’architettura, la Per informazioni: www.openhouselondon.org.uk pianificazione e le infrastrutture. «Riteniamo che le

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Foto: Priska Ketterer/Lucerne Festival

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FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA LETTERATURA DI BERLINO

Un’occasione davvero imperdibile, infatti, per accedere alla scena letteraria mondiale scoprendone le molteplici forme e i numerosi stili. Un appuntamento da segnare in agenda non solo per i berlinesi, ma anche per Appuntamento dal 9 al 19 tutti coloro che, in quei giorni, avranno settembre con uno degli eventi la fortuna di trovarsi nella capitale letterari più importanti del tedesca. mondo: grandi autori, incontri Durante le giornate del festival, a accademici, panel e discussioni Berlino approdano alcuni degli scrittori by Lucia Mancini da non perdere più noti e letti in tutto il mondo. Nelle scorse edizioni, ad esempio, il Festival Nella capitale tedesca si torna a respirare il profumo della Internazionale della Letteratura ha ospitato autori come cultura con il 20° Internationales Literaturfestival Berlin, Isabel Allende (Cile), John Green (USA), David Grossman il Festival Internazionale della Letteratura di Berlino, in (Israele), Daniel Kehlmann (Germania), Yasmina Reza (Iran programma dal 9 al 19 settembre 2020. Nei suoi anni / Francia), Arundhati Roy (India), Salman Rushdie (India / di attività, l’evento è diventato uno degli appuntamenti USA) e Irvine Welsh (Regno Unito), solo per fare qualche letterari più importanti del mondo. nome, ma la lista è decisamente più lunga. Con il tempo, questa occasione di incontro si è evoluta Gli eventi e gli incontri, come di consueto, sono suddivisi fino a divenire una piattaforma per presentare le in un ricco programma organizzato per sezioni: Letterature tendenze contemporanee da tutto il mondo nel campo dal mondo, Riflessi, Letteratura internazionale per bambini della prosa, della poesia, della saggistica, dei romanzi, e ragazzi, Memoria, parla!, Scienza e scienze umane, dei fumetti e della letteratura per bambini e ragazzi. Speciali. Come per ogni edizione, il Festival Internazionale Le discussioni attorno ai temi prettamente letterari, con della Letteratura di Berlino si impegna inoltre a porre incontri accademici che promuovono attivamente la l’attenzione sui diritti umani, promuovendo, tramite i lettura e l’insegnamento della letteratura, si mescolano suoi appuntamenti, una visione del mondo cosmopolita, indissolubilmente con argomenti politici e di attualità. dando voce a molteplici prospettive attraverso il dialogo e Undici giorni di letture, panel di discussione, incontri l’ospitalità. Per maggiori informazioni: e seminari che mirano a raggiungere il più vasto www.literaturfestival.com pubblico possibile per includerlo attivamente nel festival.

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IL MANN CONQUISTA IL MONDO

ge intellettuali e artisti di tutto il mondo per condividere contenuti e supportare la comunità creativa, ha scelto il Museo Archeologico Nazionale di Napoli per La bellezza conservata nel Museo rappresentare il Belpaese attraverso Archeologico Nazionale di Napoli l’obiettivo di Luigi Spina, che per anni si è uno dei principali esempi della è occupato di ricerca tra i capolavori del ricchezza e unicità del patrimoMANN, dall’atlante al Doriforo, dall’Antinio storico e artistico italiano. noo ai Corridori, dai reperti in vetro delIl MANN è tra le più antiche e importanti la collezione di oggetti di uso quotidiano istituzioni al mondo per il contributo alle città vesuviane e la colossale Flora offerto al panorama culturale europeo. by John Daporto Farnese. L’origine e la formazione delle collezioni “Siamo stati felici di unirci al progetto sono legate alla figura di Carlo III di Bordigitale #MirrorThe World, creato da Vivienne Westwood bone, sul trono del Regno di Napoli dal 1734, e alla sua ha commentato il direttore del MANN, Paolo Giulierini politica culturale: il re promosse l’esplorazione delle città un’icona della moda britannica e una donna straordinaria vesuviane sepolte dall’eruzione del 79 d.C. che, con la sua creatività, ha combattuto a lungo contro il Le collezioni del Museo, divenuto Nazionale nel 1860, cambiamento climatico e per etica consumo. Creare una sono andate poi arricchendosi con l’acquisizione di piattaforma culturale per connettere artisti e grandi opere reperti provenienti dagli scavi nei siti della Campania e provenienti da tutto il mondo in questo momento difficidell’Italia Meridionale e dal collezionismo privato. le è un ulteriore segno della sua sensibilità. Sappiamo Un ruolo tanto importante nello scenario della cultura che la signora Westwood ama molto il nostro museo e i mondiale da ammaliare la designer britannica Vivienne capolavori del classicismo. Stiamo aspettando di darle il Westwood che nel suo progetto #MirrorTheWorld, una benvenuto a Napoli”. campagna digitale per scoprire la bellezza che coinvol-

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8-13 SETTEMBRE 2020 C A N N E S - V I E U X P O R T & P O R T C A N TO

1o SALONE NAUTICO IN ACQUA D’EUROPA

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LA TORRE VELASCA DI MILANO È L’ARCHITETTURA BRUTALISTA PIÙ FAMOSA DI INSTAGRAM In architettura, il brutalismo è uno stile caratterizzato da semplici strutture a blocchi. Il suo nome si riferisce a uno dei materiali by John Daporto più utilizzati, il cemento armato, che in francese è chiamato “béton brut”. Lo stile ha raggiunto l’apice della sua popolarità alla fine degli anni ’50 e proprio in quegli anni, precisamente tra il 1956 e il 1958, lo Studio BBPR (Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers) costruì la Torre Velasca nel centro di Milano. Il grattacielo prende il nome dalla piazza intitolata al governatore spagnolo Juan Fernàndez de Velasco ed è diventato un pezzo inconfondibile dello skyline della città, non solo perché è alto oltre 106 metri, ma anche per una peculiare forma a fungo. Ciò richiama la tradizione medievale locale di costruzione di fortezze con parti inferiori più strette e parti superiori più larghe sostenute da forti travi. Per il suo aspetto, i milanesi lo chiamano affettuosamente “il grattacielo con le parentesi graffe”. Ma se gli edifici brutalisti all’inizio erano visti come metafora di disagio sociale, oggi rispolverano il loro fascino a favore di un consenso sempre più di massa. Sui social spopolano le immagini più famose ed è stata avviata la campagna #sosbrutalismo che punta alla salvaguardia di fabbricati sottovalutati o a rischio di demolizione. La Torre Velasca di Milano è riuscita a guadagnarsi la prima posizione tra gli edifici brutalisti più instagrammati al mondo, con ben 22.270 menzioni. Lo abbiamo scoperto con Musement, piattaforma turistica specializzata nella ricerca e prenotazione di tour e attrazioni, che ha stilato una classifica degli edifici iconici del movimento béton brut più fotografati e poi postati. La “torre con le bretelle” guarda dall’alto le architetture brutaliste cugine nelle altre città. Definito da qualcuno come uno dei palazzi più brutti della città, nel 2011 la Torre Velasca fu messa sotto protezione come edificio storico… ed oggi si riprende la sua rivincita.

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©Ninja Rod


by Giorgio Migliore

IL MONDO SECONDO EMILIANO PONZI C’è un famoso designer e illustratore italiano che vive tra Milano e New York ed è considerato uno dei più grandi al mondo. Forse non tutti conoscono il suo nome, ma i lavori di Emiliano Ponzi hanno conquistato gli occhi e il cuore di milioni di persone attraverso le pagine di innumerevoli pubblicazioni. Classe 1978, nato in Emilia e milanese d’adozione, ha debuttato a livello internazionale nel 2008 a Savanah, in Georgia, con la sua prima personale e con il suo stile carico di colore e vitalità negli anni ha conquistato l’attenzione di brand come Armani, Bulgari, Gucci, Ferrari, ma anche di testate giornalistiche del calibro di New York Times, Le Monde, The New Yorker, fino a collocarsi tra i migliori illustratori della sua generazione. Le sue immagini sono audaci e sviluppano un racconto

unico attraverso l’uso ponderato della linea, delle ripetizioni, delle composizioni e delle metafore concettuali che gli è valso moltissimi riconoscimenti, tra cui il Young Guns Award del New York Art Directors Club, il Gold Cube del The Art Directors Club di New York e diversi premi della Society of Illustrators di New York. “10 × 10”, la sua prima monografia, è stata pubblicata da Corraini nel 2011 ed è andata esaurita sia nella prima che nella seconda edizione. Penguin Books lo ha scelto per celebrare l’80° anniversario di attività con “Il viaggio del pinguino” (2015) e il MoMA di New York ha pubblicato il suo “La grande mappa della metropolitana di New York” nel 2018. E tutto questo è solo un assaggio delle molteplici evoluzioni di una produzione sempre in equilibrio tra arte, parola e immagine. | 18 |


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IL BICERIN, LA DELIZIA TORINESE CON PIÙ DI 250 ANNI DI STORIA C’è una sola bevanda che, da più di 250 anni, trova d’accordo e riunisce i torinesi: il bicerin. Letteralmente significa “bicchierino”, ma in realtà è un’esplosione di gusto: by Elisa Rodi un particolare caffè che non si serve in tazzina, ma in un piccolo calice di vetro trasparente, senza manico, che viene poi appoggiato sul piattino classico. La sua nascita risale al 1763, presso lo storico locale torinese “Caffè al Bicerin” (che acquisì il medesimo nome solo dopo il successo della bevanda). Qui, miscelando in maniera eccelsa pochi ingredienti quali cioccolato, caffè e fior di latte, è nata questa specialità che da anni riesce a conquistare il palato di piemontesi e non. Giuseppe Dentis aprì il Caffè davanti all’ingresso del Santuario della Consolata, una posizione strategica perché ben presto la nuova miscela diventò il sostegno ideale per i fedeli che, usciti da messa dopo il digiuno per la comunione, trovavano nel bicerin un dolce ed energetico conforto. Lo stesso valeva nel periodo di Quaresima: non essendo la cioccolata calda considerata “cibo”, poteva essere assunta senza indugi anche durante il digiuno. Come accade per tutte le ricette esclusive e inimitabili, le dosi vengono ancora oggi conservate gelosamente, nonostante il passare degli anni. Il bicerin, più che un’invenzione, sarebbe però da classificare come evoluzione della bavareisa, una bevanda in voga nel Settecento e composta da caffè, cioccolato, latte e sciroppo, serviti separatamente; spettava poi al cliente unire gli ingredienti, secondo un rituale che si concludeva con il servire l’esclusivo caffè in grossi bicchieri di vetro. La bevanda ha attraversato secoli di storia, riuscendo a far innamorare del suo gusto personaggi storici come Camillo Benso conte di Cavour, Alexandre Dumas, Pablo Picasso e Ernest Hamingway o Umberto Eco, estimatore del bicerin a tal punto da citarlo nella sua opera “Il cimitero di Praga“. Inutile dire che quella al “Caffè il Bicerin” è una tappa obbligata per chi si trova a visitare Torino, specialmente d’inverno. Qui nulla è cambiato dall’Ottocento: sempre gli stessi spazi, i tavolini di marmo, i piatti di porcellana, il bancone scuro e i vasi di confetti colorati dietro la cassa. Un posto senza tempo dove concedersi il gusto della tradizione piemontese. | 20 |


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ABBANDONARE UN ANIMALE NON E SOLO UNA CRUDELTA, MA UN REATO PUNIBILE ANCHE CON L’ARRESTO. SE VEDI COMMETTERLO, CHIAMA I SOCCORSI, SEGNALA E TESTIMONIA. SARAI LA COSCIENZA DI CHI NON CE L’HA.

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VESPA 946 CHRISTIAN DIOR: LA NASCITA DI UNA NUOVA ICONA

gato alla mia vita personale, e che ora fa parte della mia vita professionale in Dior.” Lo scooter sarà prodotto in Italia, con la cura, la dedizione e la Dior e Vespa collaborano nella precisione di un atelier di moda. creazione di uno scooter esclusivo Ispirato al design della sella, il e di una linea di accessori bauletto decorato con il motivo Dior coordinati in quello che è un vero Oblique (disegnato da Marc Bohan e proprio omaggio allo spirito solare e all’arte di vivere dei due nel 1967) è stato appositamente brand. progettato per essere fissato al porby Giorgio Migliore tapacchi, conferendo uno stile unico Il brand italiano e la Maison parigina non a questo modello. Un casco decorato hanno in comune solo l’anno di fondazione, il 1946, con lo stesso motivo iconico completa l’esclusiva linea di ma anche e da sempre la volontà di ispirare una visione accessori. Simboli di fuga verso nuovi orizzonti, queste del mondo innovativa, luminosa e creativa. Oggi più che creazioni in edizione limitata saranno disponibili dalla mai, la collaborazione tra Dior e Vespa reinventa lo spirito di libertà, movimento ed espressione alla base dei due marchi. Da questo appassionato confronto prende vita Vespa 946 Christian Dior, il cui telaio monoscocca e le cui delicate linee grafiche rendono omaggio all’heritage delle due case. Simbolo di eleganza, questo oggetto del desiderio riflette il comune impegno verso l’eccellenza del savoir-faire e della cura del dettaglio condivisa dai due brand. Questa moderna versione dell’iconica Vespa 946 presentata nel 2012 a Milano e contraddistinta dall’eleganza e dal minimalismo delle linee e dall’innovazione tecnologica, è stata ridisegnata per l’occasione da Maria Grazia Chiuri, Direttore Creativo delle collezioni donna di Dior. “Il progetto con Vespa mi ha subito entusiasmata – ha commentato la stilista, protagonista di una rivoluzione di stile in casa Dior - Vespa mi ricorda la mia città, Roma. È legata alla libertà di muoversi facilmente in città, come nel film Vacanze Romane (1953), che ha lasciato quella straordinaria immagine di Audrey Hepburn aggrappata a Gregory Peck a bordo di una Vespa per sempre impressa primavera del 2021 nelle boutique Dior di tutto il mondo nella nostra memoria collettiva. Molti dei miei ricordi felici e successivamente in selezionati flagship store Motoplex hanno una Vespa come protagonista. Era il mezzo che io e del Gruppo Piaggio (gli accessori, tra cui il casco e il mio marito usavamo per spostarci a Roma e per andare al bauletto, saranno disponibili esclusivamente nelle boutimare a Fregene. È un simbolo dell’italianità fortemente leque Dior). | 22 |


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CARLO UBBIALI: IL PRIMO CAMPIONE

suoi albori. “Io son nato meccanico” ha dichiarato tempo fa in un’intervista, “poi se un bravo meccanico sa andare bene anche in sella meglio ancora, perché Il suo nome forse non vi dirà granper andar veramente forte è necessario ché, considerando che nel mondo sapere di meccanica. Ieri più di oggi era del motociclismo italiano la storia fondamentale conoscere le componenti è stata monopolizzata da due della moto”. Una guida asciutta quella fenomeni come Giacomo Agostini di Ubbiali, che su pista non dava spazio e Valentino Rossi. al superfluo badando invece all’essenÈ proprio accanto a queste due icone, ziale: poco spettacolo, tanti piazzamenti però, che merita di sedere Carlo Ubbiali, by Alessandro Creta importanti, 39 vittorie. Il soprannome “la numeri e premi alla mano uno dei più volpe” gli fu dato proprio per questo: grandi piloti di tutti i tempi, sicuramente una volta stilata la tattica di gara in pista vi si atteneva rigoil più grande dell’immediato secondo dopoguerra. Dorosamente, seguendo fino in fondo il suo piano (che ideava tato di una forza mediatica minore rispetto ai due mostri col fratello), studiava gli avversari fino a metà gara, salvo sacri prima citati (10 titoli iridati vinti da Agostini, uno in poi sferrare gli attacchi decisivi nelle ultime battute della più del 46 di Tavullia), Ubbiali proprio come Rossi può corsa. La ricerca del buon piazzamento, vantare ben 9 titoli mondiali, ottenuti in 11 stagioni in sella più della vittoria a tutti i costi, lo ha così alla sua moto, dal 1949 al 1960. Altra epoca rispetto ad portato, punto su punto, a costruire la Agostini (che ha corso a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70) e conquista dei 9 titoli mondiali. Valentino Rossi (probabilmente alla sua ultima stagione), Insignito nel 2019 del Collare d’oro e forse anche per questo il nome di Ubbiali, anche per al merito sportivo dal Comitato gli appassionati italiani, non ha il peso specifico degli Olimpico italiano, Ubbiali resterà altri due campioni. Ciononostante Carlo Ubbiali ha per sempre uno dei più grandi scritto la storia del motorsport italiano e internazionale, interpreti italiani del motociclismo entrando di diritto nell’enciclopedia di questa disciplina mondiale. quando questa, nel secondo dopoguerra, era ancora ai

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| SCENARI CONTEMPORANEI

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Il Governo ha dato il via alla riapertura delle scuole. lati, tra i diplomati, era circa il 60% nel 2018, non omoMesi di vertici tra Ministri, forze politiche, sindacagenea sul territorio nazionale. Quest’anno, tra vecchie e ti. E, ancora, il parere di Istituzioni ed esperti. nuove incognite, presumibilmente si rafforzerà l’indeciNon sono mancate le polemiche e le difficoltà. Orientasione dei giovani, divisi nella scelta tra studio e lavoro. menti diversi anche nella comunità scolastica. In una situazione nazionale che, secondo i dati Eurostat, Una corsa contro il tempo. Ma la campanella ha suonato, vede una percentuale del numero di laureati, tra i 30-34 a settembre. Si riparte, dunque, sia pur tra mille incertezanni, del 27.6%, contro una media europea del 40.3%. ze. Nei mesi scorsi, la scuola ha ripensato ad una propria E come sarà la scuola dell’anno 2020/2021? Tutto è da possibile fisionomia per la ripresa. Dalla scuola dell’inverificare ‘sul campo’. fanzia alla scuola primaria e secondaria e all’università. Regole di comportamento e modalità organizzative sono Dalla configurazione e posizionamento dei banchi al state definite dalle ‘linee guida’ del Governo ma attuate, ruolo dei docenti, dalla didattica (in presenza e in remoto) in autonomia, dalle Regioni e dai singoli Istituti scolastici alle proposte formative, il tema è stato al centro di accesi secondo le specifiche situazioni. dibattiti per tutta l’estate. Certo, è una prova difficile. I genitori sperano in un rasNel difficile scenario di un’emergenza sanitaria ed econosicurante ritorno alla stabilità per l’anno appena cominmica che rischia di rafforzare le disuguaglianze educative ciato, gli insegnanti e i dirigenti scolastici confidano nel tra aree geografiche e di lacerare le famiglie, la scuola positivo riscontro delle misure organizzative realizzate riapre dando il meglio di sé. per lo svolgimento delle È un settore, quello scolastiattività. co, che coinvolge 8 milioni Un fatto è certo. Il nuovo di studenti e un milione e inizio lascia alle spalle la 250.000 lavoratori. difficile esperienza vissuNel difficile scenario di un’emergenza La Relazione della Commista con la chiusura delle sanitaria ed economica che rischia sione Europea per il 2018, scuole, nella consapevodi rafforzare le disuguaglianze educative nell’evidenziare come gli lezza che l’apprendimento tra aree geografiche e di lacerare le famiglie, investimenti nell’istruziosi nutre, soprattutto, di la scuola riapre dando il meglio di sé. ne siano, nel nostro Paese, relazioni umane. Mentre la nettamente inferiori alla ripresa è vista anche come media UE (in particolare un’opportunità per rifletper l’istruzione superiore), tere e guardare al futuro ha sottolineato che ‘l’edudell’istruzione in Italia con cazione civica e alla cittadinanza è, per legge, un obietsguardo più lungimirante. tivo chiave dell’istruzione, ma non esiste un approccio La didattica a distanza, durante il lockdown, ha richiesto sistematico per la sua attuazione, che avviene a livello di immediate risposte per garantire le esigenze formative. singola scuola’. Nella difficile situazione, gli insegnanti hanno avuto cura In Italia, poi, persiste la ferita della dispersione scolastica. dei propri studenti. Educatori attenti, ovunque, a non Secondo i dati MIUR 2019 relativi alla scuola secondaria allentare l’interesse e la fiducia delle classi. Senza lasciare di primo e secondo grado, gli abbandoni sono rispettivaindietro nessuno. Impegnati a trasmettere, oltre che comente dell’1.17% e del 3.82 % degli alunni, con percentuanoscenze, il senso di una preziosa vicinanza per ridurre, le più elevata nelle aree più disagiate del Paese. soprattutto, l’impatto negativo del distanziamento, il Inoltre, rispetto agli obiettivi fissati dalla Commissione disagio e il disorientamento. europea per la promozione dell’istruzione per il 2020 (un Ora che i cancelli delle scuole si sono riaperti, è necessatasso di abbandono inferiore al 10% tra i giovani di età rio un periodo di adeguamento degli studenti per rialcompresa tra i 18 e i 24 anni e almeno il 40% di laureati lacciare il passato al presente, per elaborare le paure e le dei cittadini tra i 30 e i 34 anni), l’Italia ha registrato, nel incertezze dell’isolamento forzato, dicono gli psicologi. 2018, il 14.5% di abbandoni. La percentuale di immatricoOgnuno attraverso la propria storia. L’apprendimento

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frontale e la presenza in classe significano recuperare i ritmi di una normalità strappata, improvvisamente, dal virus, nemico invisibile. Con una modalità del tutto nuova. ‘Chiudere le scuole è stata una ferita, un tormento che ci porteremo dentro. Tuttavia, dobbiamo ricordarlo sempre: è stata una scelta che ci ha consentito di salvare migliaia di vite umane’, ha scritto la Ministra dell’istruzione Lucia Azzolina in una lettera alla comunità della scuola annunciando le ‘linee guida’. ‘Otto milioni di studentesse e di studenti hanno dovuto lasciare le loro aule, ex abrupto, per vivere una scuola diversa, una scuola da casa…. È tempo di tornare nelle nostre aule. In presenza e in sicurezza. Insieme e senza paura…. La scuola è di tutti e di ciascuno come recitano le indicazioni nazionali. È scambio – ha evidenziato ancora la Ministra – è accoglienza della diversità come valore irrinunciabile, è interculturalità, è confronto, è il luogo in cui si apprende, si cresce, ci si prepara al domani, alla vita. La scuola genera

Nei mesi scorsi, la scuola ha ripensato ad una propria possibile fisionomia per la ripresa. Dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria e secondaria e all’università. Dalla configurazione e posizionamento dei banchi al ruolo dei docenti, dalla didattica (in presenza e in remoto) alle proposte formative, il tema è stato al centro di accesi dibattiti per tutta l’estate.

una convivialità relazionale intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi’. Nella riconquistata dimensione di apparente normalità è, dunque, tempo di ripartire insieme, docenti e studenti, con ottimismo. Tutto, innanzitutto, all’insegna della sicurezza. Distanziamento, igiene delle mani e mascherina sempre in tasca, sono ormai entrati nelle abitudini e nei gesti quotidiani anche dei più giovani. Nella maturata contezza che il virus continua a circolare e che bisogna evitare la ripresa del contagio. Una situazione da gestire con maggiore attenzione, nell’ambiente scolastico. L’Organizzazione mondiale della sanità mette in guardia, in particolare, dai rischi di ondate epidemiche ricorrenti da Co-

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vid-19, a partire proprio da quest’autunno. Sempre secondo l’OMS, tuttavia, ‘bambini e adolescenti fino a 18 anni rappresentano dall’1 al 3% delle infezioni segnalate, anche se questa fascia d’età costituisce il 29% della popolazione mondiale’. Per la complessa riorganizzazione logistica delle scuole, in un’ottica di velocizzazione dei processi burocratici, è sceso in campo anche Domenico Arcuri, Commissario per l’emergenza pandemica. Ha coordinato l’acquisto, la fornitura e la distribuzione di beni utili a garantire l’avvio dell’anno scolastico in sicurezza. In particolare, per il rinnovo degli arredi scolastici in modo adeguato alle prescrizioni di sicurezza. È stato, inoltre, istituito un ‘Fondo per l’emergenza Covid-19’ nazionale a favore del Ministero dell’Istruzione e si spera nel contributo europeo. Tante le misure predisposte per garantire la sicurezza sanitaria. Secondo le indicazioni di massima definite dal MIUR, banchi singoli (tradizionali e ‘di tipo innovativo’ con ribaltina), mascherine negli spazi comuni e, in alcuni casi, anche in classe. Ingressi e uscite contingentati per evitare assembramenti. Test sierologici e misurazione della temperatura per docenti e personale scolastico. Per gli studenti, a campione, controllo a cura delle scuole ma, prioritariamente, da parte delle famiglie, con obbligo di restare a casa con temperatura superiore ai 37,5 gradi. Distanza di almeno un metro tra gli studenti nei percorsi di entrata e di uscita, senza rischio di assembramento. Mascherina (dai 6 anni in su) durante l’ingresso e l’uscita (nel caso di studenti immunodepressi, anche durante le lezioni), nei corridoi e nelle zone di passaggio. Nelle aule, spazio individuale di due metri quadrati, banco compreso. Tra la cattedra e i banchi più vicini, almeno due metri. Naturalmente, ambienti e superfici dei locali adeguatamente puliti e sanificati. Per le strutture carenti di spazio, svolgimento delle lezioni in caserme o tensostrutture opportunamente allestite o in altri luoghi extra scolastici. Per le famiglie con reddito Isee entro i ventimila euro, bonus da cinquecento euro per acquisto di PC, tablet e connessione veloce. La funzionalità dell’insegnamento è, in ogni caso, rimessa all’autonomia scolastica. Le scuole possono suddividere le classi in più gruppi, con frequenza a turni differenziati, alternando didattica ‘in presenza’ e ‘a distanza’ ed estendendola al sabato. Possono aggregare discipline o realizzare interventi di manutenzione

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ordinaria o di ‘edilizia leggera’, creando aree supplementari scolastiche all’aperto. Prescrizioni operative se, come si spera, non ci sarà un ritorno della pandemia. In tal caso, è pronto un ‘piano B’ per il ritorno alla didattica ‘a distanza’ con piattaforma del MIUR. Oltre 80.000 sono le assunzioni a tempo indeterminato di personale docente per l’anno scolastico 2020/2021. Un sistema interamente informatizzato per gestire le supplenze. ‘Una vera e propria rivoluzione’, ha detto la Ministra Azzolina illustrando le nuove misure. ‘Rendiamo più efficiente la chiamata dei supplenti, garantendo una copertura più rapida delle cattedre che restano vacanti dopo le assunzioni. E digitalizziamo finalmente graduatorie che ancora venivano aggiornate con moduli cartacei. Parallelamente stiamo digitalizzando anche il sistema delle immissioni in ruolo’. Tra le proposte della Ministra, accesso alle supplenze anche per non ancora laureati. E nell’Università, retta dal Ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi, cosa cambia?

Un fatto è certo. Il nuovo inizio lascia alle spalle la difficile esperienza vissuta con la chiusura delle scuole, nella consapevolezza che l’apprendimento si nutre, soprattutto, di relazioni umane.

Anche qui c’è il desiderio di ripartire e le difficoltà sono tante. ‘L’università è una comunità fatta di menti, di persone e di relazioni. La sua missione non si limita alla trasmissione di saperi ma alla formazione di cittadini attivi e responsabili’, ha detto il presidente della Conferenza dei rettori e rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta. ‘Continueremo a offrire la possibilità di seguire le lezioni da remoto. Non possiamo infatti dimenticare né gli studenti fuorisede, né quelli fragili, né tantomeno gli stranieri’, ha aggiunto il presidente Resta. Almeno fino a febbraio 2021, non si tornerà alla piena normalità del rientro in aula. Diviso, sul punto, il mondo universitario tra esigenze di evitare assembramenti e ‘didattica in presenza’. Per il Ministro Manfredi è fondamentale il ritorno ‘in aula,

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nelle biblioteche e nei laboratori. L’Università è un luogo di speranza, il futuro del Paese non può che partire dalle università’. E ancora il Ministro: ‘Il semestre del nuovo anno sarà un semestre prevalentemente in presenza. Si continuerà con l’offerta didattica a distanza per garantire il diritto allo studio per chi non ha la possibilità di essere presente a settembre’. Da Nord a Sud, tante le nuove offerte formative, nelle università pubbliche e private. Ma si registra aria di crisi. Uno studio della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) ha stimato in diecimila il numero delle matricole inferiore al precedente anno accademico. Si riducono, soprattutto, le richieste (uno studente su tre) dei giovani residenti in centri distanti dai poli universitari o che ricercano un’offerta formativa diversa da quella locale. A causa delle incertezze già esistenti nel periodo pre-pandemia e di nuove incognite connesse ai rischi di una ripresa dell’emergenza sanitaria, insieme a difficoltà di trasferimento e ad esigenze di sistemazione. Il Ministero dell’Università e della Ricerca, per favorire le iscrizioni, ha previsto borse di studio, esonero parziale o totale delle tasse e della retta universitaria. Portoni delle Università aperti già dal mese di maggio per accedere a laboratori e biblioteche, tesi di laurea ‘in presenza’ nel mese di luglio, nel rispetto delle misure di sicurezza necessarie e mantenendo la possibilità di sedute online. Oltre cinquanta Atenei riprendono, ora, le attività in aula. Continua, tuttavia, la didattica digitale per gli studenti internazionali e fuori sede. Riapertura, quindi, secondo un modello misto. Protocolli di sicurezza per tutelare studenti e personale. Barriere in plexiglass negli uffici aperti al pubblico, prenotazioni via mail o app, percorsi e indicazioni per il distanziamento, controllo della temperatura, disinfezione delle mani. Dopo i mesi di sospensione e di immobilità imposti dal virus, dunque, ripartiamo dalla scuola e dai giovani per immaginare il futuro. Digitalizzazione e innovazione, competenza umana e professionale e flessibilità sono gli ingredienti della scuola per l’anno 2020/2021. Un’opportunità per migliorare le dinamiche della conoscenza. Per ripensare a strumenti e modalità educative che possano cogliere e valorizzare sensibilità e intelligenze. Per una scuola ‘aperta’, qualificata e mirata ad un’efficace formazione della persona. ‘Incubatrice di vocazioni’ - come la definiva il costituzionalista Piero Calamandrei - che protegge e cura per andare oltre le fragilità della vita. Una speranza e una visione del domani. Elvira Frojo

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VACANZE? CHIAMIAMOLE ESPERIENZE In una fase di cambiamenti senza precedenti anche il settore dell’hotellerie si trasforma con gli alberghi che diventano sempre più luoghi dove non solo si soggiorna, ma si vive un’esperienza differente. Attenzione al cliente, sicurezza e relax, ma anche (ri)scoperta culturale: a raccontarci le nuove frontiere dell’ospitalità Anna Gricini, Regional Director of Sales & Marketing Italy per Rocco Forte Hotels

zione della sanificazione delle camere. Ma c’è anche il Ripartire sempre dalla qualità: questo è senza ritorno nei ristoranti e bar ai guanti per il personale di dubbio il mantra di Rocco Forte Hotels anche servizio e piatti in tavola coperti da cloche e i menù ad in questa fase di ripresa. Gli ultimi mesi hanno uso singolo ed esclusivo, così come abbiamo studiacambiato in qualche modo la strategia e l’approcto nuovi protocolli nelle nostre Spa per garantire il cio del gruppo al mercato italiano (e non solo)? distanziamento sociale. La priorità è stata quella di assicurare l’implemenAbbiamo anche rivisto tutte le tazione delle migliori misure di esperienze dei nostri ospiti cersanificazione per garantire la “In questo momento storico è cando di anticipare le loro esimassima sicurezza ai clienti e ai anche un vero e proprio genze e preferenze alla luce della dipendenti. Abbiamo sviluppato messaggio di rinascita e situazione, ovvero valorizzando un protocollo che supera quanto gli spazi esterni per la nostra richiesto a livello internazionaottimismo quello che abbiamo offerta F&B a partire dall’Hotel le per garantire la sicurezza di voluto trasmettere con de Russie con il ristorante Le tutti. Ogni hotel avrà un team di l’apertura al pubblico del Jardin de Russie ospitato nel esperti dedicati che dirigerà le Giardino dell’Hotel de Russie.” Giardino Segreto e lo Stravinskij operazioni straordinarie di pulizia Bar nella Piazzetta Valadier, luoe disinfezione profonda in tutti ghi simbolo e amatissimi salotti gli ambienti, per il benessere di nel cuore della Capitale, che riaprono con orgoglio ospiti e personale, grazie a prodotti professionali effiall’avvio dell’estate romana, ma anche i grandi spazi cacemente testati. Il protocollo completo di sanificadel Verdura Resort con i suoi 240 ettari e la Masseria zione, inoltre, è stato messo a disposizione degli ospiti prima del loro arrivo. Ci sarà una pulizia e disinfezioTorre Maizza con l’uliveto che circonda l’hotel. Abbiamo pensato ad escursioni open air anche fuone profonda di tutte le aree pubbliche e intensifica| 33 |


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riporta come la visita ai meravigliosi Giardini di Ninfa vicino Roma, oppure a Tivoli con Villa d’Este e Villa Adriana fino a proporre di raggiungere l’isola di Ponza in elicottero per una gita in giornata per gli ospiti che scelgono l’Hotel de Russie, ma anche visite ed escursioni alla scoperta della Sicilia Sud Occidentale per chi sceglie il Verdura che possono essere fatte in bici, in barca o in elicottero. Ogni esperienza mostrerà agli ospiti il territorio con una prospettiva diversa. In Puglia, abbiamo organizzato visite nelle città bianche come Cisternino, Locorotondo e Ceglie Messapica, ma anche esperienze culinarie ideate dallo Chef Fulvio Pierangelini e che vanno dalle lezioni di cucina per imparare l’arte della pasta fatta in casa alle visite al porto per selezionare il miglior pesce fresco insieme allo Chef. Abbiamo anche pensato all’organizzazione di performance all’aperto come un viaggio cinematografico con le proiezioni private all’aperto di alcuni dei capolavori del regista pugliese, Edoardo Winspeare a Masseria Torre Maizza, o le performance musicali in Piazzetta Valadier durante l’aperitivo all’Hotel de Russie. Grande spazio al fitness all’aperto è stato dato in Sicilia, al Verdura Resort, in cui proponiamo una serie di Accademie con le star dello sport per i bambini che potranno vivere un’esperienza unica con sportivi del calibro di Andrea Barzagli, Elisa Di Francisca e tanti altri ancora. Lo Chef Fulvio Pierangelini, Creative Director of Food della Rocco Forte Hotels, si è dedicato al rilancio della nostra offerta culinaria considerando tutte le norme vigenti di sicurezza e ripensando a modalità diverse nella proposta F&B delle nostre strutture: non più buffet, ma menu à la carte e distanziamento sociale. Ma tutto questo non ha scoraggiato il nostro chef che con le brigate dei tre hotel, De Russie, Verdura e Torre Maizza, ha creato dei nuovi menu ispirati ai prodotti della stagione estiva e nuove esperienze per far avvicinare gli ospiti ai segreti della sua cucina e dei prodotti locali. Che si tratti dei resort o dei city hotel sono molte le novità in arrivo o già a disposizione dei vostri ospiti. È questo il fil rouge che oggi lega le esperienze nelle strutture italiane di Rocco Forte Hotels? Come già anticipato, tutte le strutture italiane sono impegnate nel rispetto delle norme di sicurezza vigenti e stiamo già preparando nuove esperienze e organizzando al meglio l’accoglienza dei nostri ospiti anche nelle strutture che apriranno il 3 Settembre: l’Hotel de la Ville a Roma e l’Hotel Savoy a Firenze. Quello che identifica tutte le strutture italiane è l’impegno nel creare un’esperienza unica di soggiorno, a partire dalla prenotazione fino al | 34 |


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check-out, dedicando una grande attenzione a tutte le esigenze e richieste e impegnandoci ad anticipare i desideri dei nostri ospiti. L’Hotel de Russie è tornato ad accogliere i suoi ospiti restituendo loro, e all’intera città di Roma, la bellezza del suo giardino segreto. Cosa ha significato cimentarsi in un simile progetto di restauro? Ci siamo cimentati in questo progetto per restituire ai nostri ospiti e a tutta la città la bellezza e l’unicità del giardino segreto così come l’aveva ideato l’architetto Giuseppe Valadier negli anni ‘20 dell’Ottocento. In questo momento storico, è anche un vero e proprio messaggio di rinascita e ottimismo, quello che abbiamo voluto trasmettere con la conclusione dei lavori e l’apertura al pubblico del 19 giugno scorso. La ristrutturazione è frutto della sensibilità della Famiglia Vaselli che ha dato un segno di grande attenzione e lungimiranza nel voler preservare un bene ambientale come il giardino dando a Roma e all’Hotel de Russie la possibilità di poter vivere questo luogo magico e unico nel suo genere. Non un semplice giardino del verde: si tratta, a tutti gli effetti, di un’architettura realizzata all’esterno e delimitata da una “quinta” botanica, il cui schema architettonico rievoca esattamente quello dell’accesso monumentale al Colle Pinciano che si apre su Piazza del Popolo. Il meraviglioso giardino si presenta oggi, appena restaurato, come uno scenografico palcoscenico naturale, dominato da un asse prospettico centrale e caratterizzato da elementi di architettura neoclassica, quali terrazze, balaustre, grotte, vasche, fontane di rocailles, ninfei e statue, insieme a un ricco patrimonio botanico. L’armonia di questi elementi - valorizzata dalla sinfonia dei giochi d’acqua che dalla roccia sorgiva giungono fino all’ultimo ninfeo - esalta la prospettiva scenografica del giardino e suscita emozioni in grado di affascinare gli ospiti di oggi così come ha ispirato in passato artisti, registi cinematografici e personaggi influenti. Anche l’illuminazione è stata ripensata e la bellezza del giardino storico è ulteriormente evidenziata da effetti di luce che rendono l’atmosfera serale ancora più magica. Un viaggio sensoriale in cui il visitatore può lasciarsi inebriare dai profumi e dai colori delle piante presenti ora riassortite per valorizzare il monumento oscurato per decenni da specie invasive - immaginare momenti romantici, godersi un pranzo o una cena en plein air o assistere a una performance teatrale.

Anna Gricini, Regional Director of Sales & Marketing Italy per Rocco Forte Hotels

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Anche il Verdura Resort da settembre si arricchirà di 8 nuove ville che ancora una volta punteranno ad unire lusso e tradizione del territorio. Quanto conta una simile combinazione in mete ormai così connotate anche a livello internazionale come la Sicilia, ma anche come la Puglia? Avere soluzioni che garantiscono completa privacy e servizi esclusivi è un trend che avevamo già riscontrato negli ultimi anni e che è stato alla base dell’investimento delle nuove ville. Dopo il Covid crediamo che questo trend continuerà ad essere molto presente. Infatti le otto ville saranno completamente indipendenti e ciò garantisce il massimo della privacy e della sicurezza, perché sono tutte sviluppate in un’area dedicata e strategica dell’area del Verdura Resort, lungo le pendici di una collina che degrada dolcemente verso la spiaggia privata del resort assicurando a tutte la vista mare. Sono state concepite da Olga Polizzi – Director of Design di Rocco Forte Hotels, come residenze private la cui architettura si ispira ai tradizionali bagli siciliani, di cui incorpora i tratti più caratteristici: tetto piano, scale esterne, volumi regolari e connessione fluida fra interni ed esterni; così come l’uso dei colori caldi della terra è un evidente omaggio al tufo, materiale principe nelle costruzioni tipiche della regione. Saranno vere e proprie residenze private, ciascuna con il proprio stile, ma senza mai rinunciare agli esclusivi servizi che hanno reso celebre il resort in tutto il Mediterraneo. Gli ospiti delle nuove ville avranno anche diritto a una serie di servizi inclusi nel costo del soggiorno, tra questi: transfer privato dall’aeroporto di Palermo o Trapani, check-in direttamente in villa, 3 biciclette a pedalata assistita e 2 golf cart a uso esclusivo per muoversi liberamente all’interno della proprietà, servizio di sistemazione bagagli all’arrivo e alla partenza, minibar analcolico e selezione di vini e delicatessen siciliani in camera, accesso ai campi da Golf del resort e alla Verdura Spa e servizio di consulenza con il concierge dedicato ed esperto dell’isola U’ Canuscituri. L’idea di creare una soluzione autonoma in completa privacy, ma all’interno di un resort che possa offrire il vantaggio di servizi esclusivi, è stata portata avanti anche in Puglia per la Masseria Torre Maizza con la creazione dell’Alberobello Private Wing. Si tratta di una soluzione composta dall’unione di 5 o 9 suite in una posizione privilegiata immersa nella natura con vista sulla rigogliosa campagna pugliese. Ogni suite è decorata con la massima attenzione ai dettagli, seguendo uno stile autentico, rivisto in chiave contemporanea, con materiali naturali che evocano le strutture di | 36 |

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pietre bianche con i tipici tetti conici da cui questa ala privata prende il nome. All’esterno, giardini privati, terrazze e piscine - tutte con vista sugli antichi ulivi. La Alberobello Private Wing comprende 3 Deluxe Junior Suites con terrazza e giardino + 2 Grand Suite con terrazza, giardino e Plunge Pool, per un massimo di 12 ospiti. Per gruppi fino a 20 persone è disponibile anche l’opzione composta da 7 Deluxe Junior Suite con terrazza e giardino + 2 Grand Suite con terrazza, giardino e Plunge Pool (a partire da €4.900)

“La Rocco Forte Hotels avrà la possibilità di confrontarsi con una città straordinaria in cui porteremo la nostra idea di lusso e qualità.”

A chiudere questo circolo virtuoso arriva anche un ambizioso progetto nel cuore di Milano. Cosa significa aggiungere al vostro portfolio una delle città più dinamiche e ambite a livello internazionale? Si tratta del settimo albergo in Italia (se non contiamo la Rocco Forte House di Roma) che andrà ad arricchire l’ideale Grand Tour by Rocco Forte Hotels, insieme ai già prestigiosi indirizzi di Firenze, Roma, Sicilia e Puglia. Milano è una destinazione che ci permetterà di dialogare con diverse tipologie di clienti dai segmenti business e leisure, già molto promettenti, ai residenti locali fino agli stranieri. La Rocco Forte Hotels avrà la possibilità di confrontarsi con una città straordinaria in cui porteremo la nostra idea di lusso e qualità. Sarà una nuova sfida che ci permetterà di essere presenti a Milano anche in vista delle prossime Olimpiadi invernali del 2026 e dei tanti eventi internazionali che la città accoglie ogni anno. The Carlton Milano, come si chiamerà il nuovo albergo, sarà completamente ristrutturato per offrire circa settanta camere e suite, un ristorante, un lounge bar, un centro benessere con palestra e spa, un bar terrazzato all’ultimo piano con un’invidiabile vista su Milano. Nei negozi al piano terra saranno inoltre presenti selezionati protagonisti del Made in Italy. L’inaugurazione è prevista per i primi mesi del 2023. Martina Morelli |

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LICENZIAMENTI A CAUSA DEL COVID-19: UNA GUIDA PRATICA In poche settimane, il coronavirus ha portato una brusca frenata all’economia, ha mandato il mercato azionario in rovina ed ha provocato perdite di posti di lavoro in tutto il mondo. Innumerevoli piccole imprese hanno chiuso i battenti e quelle che ancora non sono fallite hanno difficoltà a navigare in un panorama economico totalmente nuovo ed in rapida evoluzione. Nessuno sa cosa ci riserva il futuro, ma ulteriori licenziamenti sembrano inevitabili. di solito sono disposti a tagliare la propria retribuzione per Se la tua azienda decide di licenziare alcuni dipendenti salvare posti di lavoro all’interno dell’azienda. Per ottenere a causa degli effetti economici di COVID-19, è fonil supporto dei dipendenti per applicare queste riduzioni damentale che il team delle risorse umane collabori salariali, bisogna assicurarsi che i dipendenti sappiano che con la dirigenza per aiutarla a prendere saggiamente l’obiettivo è prevenire i licenziamenti, decisioni che sono molto difficili. che le riduzioni saranno temporanee e Ma non solo, le HR possono aiutare i che anche i dirigenti stanno riducendo dipendenti coinvolti nei licenziamenti Perdere il lavoro non è i propri stipendi. Bisogna valutare ad affrontare gli effetti che tali decisiouna situazione facile nemmeno anche il fatto che dipendenti con ni avranno su di loro. retribuzioni inferiori possano avere Iniziamo con un consiglio fondadurante periodi migliori, riduzioni percentuali minori, in modo mentale: non bisogna pensare solo ai quindi bisogna immaginare da portare comunque a casa abbastannumeri. È fondamentale anche consiquanto sia difficile doverla za denaro per arrivare a fine mese. derare il brand della propria azienda subire in un contesto di pandemia, Introduzione del part time: avere e le eventuali ripercussioni future. E in cui stress ed incertezza dipendenti che lavorano meno ore che questo tipo di decisioni hanno un o giorni può mantenere intatti i impatto non solo su chi se ne va, ma diventano fattori quotidiani. livelli salariali, a fronte di una minore anche sui colleghi che rimangono. prestazione lavorativa. Allo stesso Ma questi licenziamenti sono davvero tempo può facilitare la possibilità per i necessari? dipendenti di integrare la retribuzione con altri lavori presso Quando le vendite ed il relativo fatturato vanno a picco, la altri datori e quindi mantenere uno stipendio da full time. dirigenza può avvertire l’urgente bisogno di tagliare le spese Cassa integrazione ed altri tipi di congedi: per alcuni lavoe quindi tagliare i costi del lavoro. Questa scelta è immediaratori, può essere preferibile una sospensione dal lavoro di tamente allettante perché tali costi sono una voce di spesa uno o due mesi, rispetto alla perdita della loro posizione. Se enorme nel budget di una compagnia. I licenziamenti però i dipendenti hanno la certezza che il loro lavoro sarà salvanon sono l’unico modo per tagliare i costi, esistono altre guardato, alcuni potrebbero volontariamente utilizzare maopzioni: ecco tre delle più comuni. ternità o congedi straordinari per diminuire il proprio costo Riduzione dei salari (o contratti di solidarietà): i dipendenti | 38 |


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D E R I F

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cenziamento e dei pagamenti finali forniti per iscritto. Tuttavia, fattori come le dimensioni dell’azienda, per non parlare dei protocolli sanitari COVID-19, così come il mantenimento del distanziamento sociale, potrebbero rendere impossibili le riunioni vis-à-vis. Anche se foste costretti a licenziare dei dipendenti tramite un meeting su Zoom, è importante che la notizia venga data con un minimo di contatto umano, piuttosto che tramite un freddo carteggio legale. Perdere il lavoro non è una situazione facile nemmeno durante i periodi migliori, quindi bisogna immaginare quanto sia difficile doverla subire in un contesto di pandemia, in cui stress ed incertezza diventano fattori quotidiani. Quindi in che modo le HR possono aiutare coloro che subiscono un licenziamento? Due sono le aree principali di focus: in primo luogo, come si può essere il più umani possibile durante una transizione difficile? E in secondo luogo, quali servizi di outplacement può l’azienda offrire? Mostrare empatia e rispetto sono i modi più ovvi, e senza alcun costo aggiuntivo, in cui è possibile trattare i dipendenti umanamente. Ciò può includere l’ascolto di persone che hanno bisogno di parlare, esprimere comprensione e preoccupazione per il loro benessere e aiutarli ad avere fiducia nelle loro capacità per trovare un nuovo lavoro. Possibilmente anche dando loro più preavviso possibile di licenziamento. Per quanto riguarda invece un aiuto concreto per il ricollocamento, ci sono diversi passaggi che le risorse umane possono intraprendere. L’ideale sarebbe destinare una parte di budget a servizi di outplacement, ma anche offrire lettere di raccomandazione o segnalare i dipendenti ad agenzie di recruiting o altri datori di lavoro può essere d’aiuto.

aziendale. Se nessuna delle tre opzioni qui citate può essere però applicata, è fondamentale che l’azienda stabilisca criteri chiari (e soprattutto legali) per scegliere chi deve rimanere e chi deve andare via. È importante che venga comunicato ai dipendenti il ragionamento per il quale certe scelte vengono fatte, anche se sia solo la mera applicazione della legislazione relativa ai licenziamenti collettivi. Se si decide di andare verso i licenziamenti e l’obiettivo è risparmiare denaro, potrebbe sembrare più semplice licenziare le persone con i salari più consistenti. Attenzione però: bisogna assicurarsi che le persone giuste rimangano all’interno dell’organizzazione. Oltre a considerare lo stipendio, bisogna misurare altri impatti come la perdita di conoscenze specifiche, influenza che queste persone hanno nel business e nell’azienda e la capacità di motivare il resto della squadra. Scegliere le persone giuste da licenziare è un po’ come scegliere le persone da assumere. I licenziamenti devono essere fatti focalizzando l’attenzione sulle funzioni essenziali, le competenze (anche trasversali) e le conoscenze necessarie affinché la compagnia continui ad essere operativa. Ritenere i dipendenti chiave ed i top performers aiuta a garantire che l’azienda sia pronta a crescere di nuovo man mano che le condizioni economiche miglioreranno in futuro. Comunicare la perdita dell’impiego non è un compito facile. Idealmente, ogni dipendente coinvolto dovrebbe avere un incontro individuale e privato con il proprio line manager ed un rappresentante delle risorse umane, con i dettagli del li-

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L’AUTORE: ALESSIA CASONATO Group HR Operations Director presso SKS365 Malta Ltd, ha lavorato negli uffici del personale di Q8 Petroleum, Procter & Gamble, BNL, BNP Paribas, Philip Morris, Bristol-Myers Squibb, Ministero dei Beni Culturali e Scuderie del Quirinale, potendo avere esperienza diretta del meglio e del peggio delle risorse umane. È una dei pochissimi italiani a poter dire di essersi dimessa da un posto pubblico per ritornare nel settore privato e crede che la più letale arma di distruzione di massa siano i dipendenti scontenti.

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CHIAMATELI CON IL LORO NOME:

Hanno fatto grande la storia internazionale del design per le loro creazioni d’avanguardia, premiati con riconoscimenti ambitissimi e i loro prodotti di design sono tra i più riconosciuti, ricercati e amati in tutto il mondo. Sono gli storici e i nuovi top designer italiani: ve li presentiamo.

Fabio Novembre: narratore di un design sensuale Il suo stile è irriverente, provocatorio e sensuale. Il suo nome è conosciuto in tutto il mondo per l’aver ripensato completamente gli oggetti della quotidianità. La sua biografia recita: “Dal 1966 rispondo a chi mi chiama Fabio Novembre. Dal 1992 rispondo anche a chi mi chiama architetto. Ritaglio spazi nel vuoto gonfiando bolle d’aria e regalo spilli appuntiti per non darmi troppe arie.(…) Voglio respirare fino a soffocare. Voglio amare fino a morire”. Ad essere protagonisti dei suoi progetti sono volti e corpi: basti citare le sedute Nemo con Driade e Jolly Roger per Gufram, Him & Her per Casamania e la lampada Muse per Venini. Nemo è indubbiamente la sua seduta più celebre: riconoscibile e funzionale, racconta l’estetica di Novembre e la capacità di riunire metafisica e creatività. Lo schienale rappresenta un volto umano con una perfezione classica e crea uno spazio abitabile in cui sedersi: è una sedia che viene vissuta dall’interno. Nella visione di Fabio Novembre - che al design ha dato anche straordinari progetti di architettura - gli oggetti possiedono una dimensione emotiva, tanto che forma e contenuto coincidono perfettamente senza lasciare spazio a vacuità. Il suo slogan è: «Fare meno, farlo meglio», un motto che lo allontana dal rischio di progettare le cose che già ci sono. Dare forma a nuove necessità: per Fabio Novembre è questo il futuro del design. Fabio Novembre Poltrona Nemo per Driade, 2010

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Gae Aulenti: la donna del design e della città “Gae”, diminutivo di Gaetana, è stata espressione di una generazione di pionieri che ha lasciato un segno decisivo nel panorama architettonico contemporaneo. «L’architettura è un mestiere da uomini ma ho sempre fatto finta di nulla», diceva, e per questa personalità consapevole ma determinata si è sempre distinta in un ambiente fino a quel momento governato dal maschilismo. Vive l’epoca della guerra e di un’Italia distrutta, una visione che la porta a scoprire la sua passione per l’architettura: «Era un lavoro utile». All’architettura regala ristrutturazioni come quella di Palazzo Grassi a Venezia o della Gare d’Orsay a Parigi, il restauro delle Scuderie del Quirinale a Roma o il Palavela per le Olimpiadi di Torino. In egual modo il design le deve la realizzazione di importanti pezzi d’arredo che non hanno fatto altro che confermare il suo talento e un innato buon gusto. Nel periodo del Neoliberty, Aulenti disegna per lo show room di Olivetti di Parigi la sua famosa lampada Pipistrello, caratterizzata da chiare linee Art Nouveau, disegnata per Martinelli Luce. Inconfondibile per la forma del diffusore che ricorda le ali dell’animale notturno di cui porta il nome, la lampada ancora oggi mantiene intatta la forza espressiva che la rende adatta a ogni ambiente e a ogni arredamento. Intellettuale indiscussa, Gae Aulenti portò sempre con sé una forma di poetica che caratterizzò tutta la sua attività di progettazione: pensare un oggetto, un’architettura, o comunque un progetto, sempre in relazione alla città, il luogo di rappresentazione della storia umana.

Lampada Pipistrello per Martinelli Luce, 1965 Poltrona Locus Solus per Poltronova, 1964

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| STORIE DI DESIGN

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Giò Ponti: l’arte come materia prima Definirlo solo designer non è poco, è più che altro inesatto. Giò Ponti è stato architetto, industrial designer, artigiano, poeta, giornalista, pittore e, soprattutto, appassionato testimonial del design eccellente. A caratterizzarlo è stato il suo passare in maniera disinvolta di scala in scala, disegnando prima un semplice oggetto di uso quotidiano, poi soluzioni geniali per un’abitazione moderna, fino a dar vita a progetti complessi in un contesto urbano. Il grattacielo Pirelli di Milano o la cattedrale di Taranto sono in Italia i simboli del suo lavoro nell’architettura più imponente, ma a lui si devono anche i più iconici oggetti d’arredo. Intellettuale come pochi altri, Giò Ponti ha saputo leggere con lucidità il proprio tempo e anticiparne le esigenze, dando corpo a una propria visione del futuro. «Non il cemento, non il legno, non la pietra, non il ferro, non l’acciaio, non l’alluminio, non la ceramica, non il vetro, sono le materie prime più durevoli: ma l’arte». Partendo da questa idea è riuscito ad occupare un posto in prima fila nella storia del design e dell’architettura. Da designer rivoluzionò lo spirito dell’azienda fiorentina di ceramiche Richard-Ginori, per poi modificare di volta in volta il suo concetto di estetica, proiettandolo verso linee sempre più semplici ma cariche di personalità. Si pensi alle curve voluttuose de La Cornuta, la sua macchina da caffè per La Pavoni del 1948 e poi al disegno industriale della sedia Superleggera nel 1957, realizzata per Cassina come rielaborazione innovativa dell’antica ondulata sedia di Chiavari in legno, entrata presto nelle case di molti italiani. La definì una “sedia senza aggettivi”, e proprio per questo suo essere priva di orpelli divenne uno dei suoi pezzi più celebri. Grazie all’eliminazione del materiale “superfluo”, Giò Ponti alleggerì notevolmente il peso della sedia, trasformandola in un oggetto dal design minimal, moderno ma con forti legami col passato. Un modo per dire: «Torniamo alle sedie-sedie, alle case-case, alle opere senza etichetta, senza aggettivi, alle cose giuste, vere, naturali, semplici e spontanee».

Sedia 699 superleggera per Cassina, 1957 Tavolino con struttura curva in legno e piano in vetro per Casa e Giardino, 1940

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Pier Giacomo e Achille Castiglioni: la raffinatezza funzionale Fratelli nella vita e nel lavoro, hanno segnato la storia del design con gusto e intelligenza. Sebbene Achille fosse il più famoso tra i due, e anche il più longevo, i prodotti più celebri a firma Castiglioni sono figli della loro collaborazione. Pier Giacomo e Achille sono emersi dal loro tempo grazie ad un minimalismo che non è snob e a un’essenzialità che non è retorica. Dalla loro mente sono nati pezzi iconici dalle linee asciutte e dagli ingranaggi sofisticati che rappresentano il movimento della perfezione. Non c’è ostentazione dell’estetica, ma piuttosto equilibrio tra bellezza e meccanica, semplicità che genera rivoluzione. Facile capire perché insieme hanno vinto 14 Compassi D’Oro, il Nobel del design. Dalla raffinatezza funzionale dei due fratelli è nato il prodotto che ancora oggi esprime il suo valore iconico e moderno: la lampada Arco creata per il marchio Flos nel 1962. Una cupola in acciaio forato, sospesa da un arco sempre in acciaio sorretto da un blocco in marmo di Carrara. Un manifesto della loro progettazione, in cui nulla è esclusivamente decorativo, ma tutto è funzionale. La cupola forata, infatti, serve a non far surriscaldare la lampada, i tagli del travertino servono a non creare spigoli che renderebbero più soggetto all’usura il materiale e il foro nello stesso blocco serve per spostare con più facilità la lampada. Con Arco i fratelli Castiglioni hanno riscritto per la prima volta la poesia dello spazio, allontanandosi dalla classicità del lampadario appeso al soffitto, ma creando un’esperienza luminosa all’interno dell’ambiente domestico, in grado di generare un senso di continuità con il resto dello spazio. Lo slancio della lampada verso la storia del design è stato ovvio, tanto da essere definita Opera d’Arte e come tale tutelata dal plagio e dall’imitazione. Le altre lampade Splüghen Brau, Snoopy, Viscontea, Taccia, la poltrona Sanluca, le sedie Lierna e Tric e i sedili Sella e Mezzadro, per citare solo alcuni, sono simboli di quell’avanguardia che ha inevitabilmente cambiato il rapporto con lo spazio quotidiano e con il modo di intendere la vera creatività. Sopra a destra: lampada Arco per Flos, 1962 Sopra a sinistra: lampada Taccia per Flos, 1962

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Ettore Sottsass, inventore degli anni ‘80 Per settant’anni della sua lunga vita, Ettore Sottsass è stato architetto e designer, e anche molte altre cose. Viveur e amico di leggende come Hemingway, Picasso e Allen Ginsberg, il suo nome è stato espressione di una cultura pop dal tocco estroso. Il suo linguaggio estetico è stato ricco di energia e il suo disegno espressione di una vitalità resa ancor più vibrante dal sempre presente tocco di colore, decisamente in contrasto con ogni forma di intellettualismo e rigidità. Sottsass utilizzava oggetti comuni giocando con la forma e lo spazio per dare ai materiali un significato più profondo. Affidava ai colori il valore della parola, perché come questa erano in grado di esprimere emozioni. Ed è con questo spirito che Ettore ha creato e disegnato la macchina da scrivere portatile Valentine per Adriano Olivetti, come pure la macchina per scrivere Praxis 48, la calcolatrice Logos 27, il televisore Memphis per Brionvega, il computer Elea 9003, numerosissimi tavoli, librerie, sedie, specchi. Il principio alla base dei suoi mobili, monumentali e a tratti assurdi, è l’emozione prima della funzione. Un concetto espresso chiaramente dalla Carlton, una libreria che si pone a metà strada tra un totem e un video game; una «risposta ludica alla necessità di avere forme solide e godibili: un modo per raccordare, non senza ironia, il sacro e il profano, la storia e l’attualità, l’archetipo e le sue manifestazioni».

Consolle Demistella per UpGroup, 1990 Valentine per Olivetti, 1968

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Bruno Munari: professione genio «La creatività opera nella memoria tramite la fantasia e l’invenzione: più cose si conoscono e più collegamenti è possibile fare». Sarà per questo che Bruno Munari nella sua vita è stato tante cose: artista, designer, illustratore, architetto, grafico, poeta. In ogni disciplina è riuscito a eccellere e tutte le sue creazioni sono l’espressione della sua filosofia e della ricerca stilistica che lo ha ispirato, secondo la quale bisogna che il design riscopra l’essenziale della forma. Troppi fronzoli e troppo rigore lasciano spazio ad un equilibrio che riesca a dare una logica alla forma dell’oggetto. Con Danese Munari iniziò a progettare con continuità oggetti dell’industrial design, come il famoso portacenere Cubo, icona del design italiano e progetto geniale nella sua semplicità. Un cubo di melammina dentro il quale viene inserita una sottile lastra di alluminio ripiegata su sé stessa per nascondere alla vista e all’odore cenere e mozziconi. Il suo approccio è stato sempre volto alla ricerca di soluzioni semplici senza troppi fronzoli che utilizzassero innovazioni tecniche e materiali innovativi. Esempio concreto e sintomatico di questa genialità progettuale è la lampada Falkland, sempre per Danese. È stata definita la “lampada calza” per il materiale con cui è prodotta, la filanca, quella delle calze da donna, in grado di diffondere la luce in modo del tutto particolare. La firma di Munari è ben visibile: la lampada Falkland è l’apoteosi della linearità dei suoi oggetti, esaltati anche per la logica essenzialità strutturale, quella che gli aveva fatto dire: «complicare è facile, semplificare è difficile». Sopra: lampada Falkland per Danese, 1964; Portaritratti Moiré per Danese, 1967

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Gaetano Pesce: una vita a colori Racchiudere Gaetano Pesce all’interno di un’etichetta professionale è riduttivo, perché la sua arte è esplorativa e non è fatta per lasciarsi racchiudere all’interno di una sintesi. Gaetano Pesce è artista trascendente, scultore, designer, architetto, precursore nelle idee e innovatore nella continua ricerca di materiali. Da oltre quarant’anni lavora con la fantasia su oggetti e strutture di tutti i tipi: bicchieri, vasi, divani, sedie, gioielli, sculture, tavoli, piatti, lampade, scaffali, ma anche case e palazzi. Ogni oggetto, piccolo o grande che sia, affronta un tema e racchiude significati che vanno al di là della semplice forma: il suo obiettivo finale è quello di generare arte, sì, ma anche pensieri che lascino spazio ad una riflessione non confezionata e che vada al di là di ogni limite. L’arte di Gaetano Pesce si getta oltre la convenzione e la produzione industriale, a tal punto da rifiutare la ripetitività dell’opera stessa, diversa ogni qual volta che viene realizzata. Quando nel 1969 presentò al Salone del Mobile di Milano la sua sedia Up 5, manifestò chiaramente quella che è la sua filosofia: sfidare il consolidato e dare all’arte il ruolo sociale che merita: la poltrona con la forma e la figura di un corpo femminile, con l’aggiunta di una palla legata alla poltrona stessa che funge da poggiapiedi, era un oggetto di design ma prima ancora una denuncia di sottomissione e segregazione in cui la donna è tuttora tenuta in molte parti del mondo. “Less is more” non è il suo credo, anzi, per lui il minimalismo è un’espressione morente usata da chi non ha idee.

Poltrona UP5 per Cassina&Gusnelli, 1969

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Antonio Citterio: il gentleman del design All’oggetto Antonio Citterio è solito approcciarsi con gentilezza ed eleganza e non a caso molti lo qualificano come il gentiluomo del design. Figlio di un artigiano ha imparato il suo mestiere osservando, riflettendo e incontrando maestri che gli hanno cambiato la vita, primo fra tutti Sottsass. Le relazioni gli aprono orizzonti e gli moltiplicano le opportunità ed è proprio la collaborazione nel 1986 con il marchio B&B Italia che lo lancia verso il successo e i riconoscimenti pubblici. Per il divano Sity - pensato non solo per essere luogo di conversazione, ma soprattutto per essere una seduta su cui godersi i gesti quotidiani del mangiare, dormire, leggere o guardare la tv - gli viene infatti assegnato il Compasso d’Oro: un progetto che spiega bene la sua visione di designer, allontanandosi dalla mera estetica estrapolata dal contesto abitativo. Nei suoi prodotti di design si nascondono rimandi e omaggi ai maestri a cui si è ispirato e in ognuno di essi aggiunge il suo personale tocco che li rende unici. Ne è un esempio il divano Charles, un tributo al disegno degli anni Cinquanta e Sessanta e anche a Charles Eames, il designer, architetto e regista statunitense che ha sempre sostenuto che i dettagli non sono dettagli, sono loro che fanno il design. Nel best seller di B&B Italia la forza progettuale si vede infatti dai particolari: in primis dal piedino a L rovesciata alla base sottile e rialzata, che conferisce leggerezza estetica al divano e comfort. Antonio Citterio guarda al passato con ammirazione, ma impara tanto dalla modernità. Il suo credo è di progettare qualcosa solo se c’è una reale motivazione, che è anche l’utilizzo di una nuova tecnologia, e solo se un valore del progetto è la comodità. Visavis Softback di Vitra ne è un esempio: una sedia da ufficio atemporale, dalle geometrie semplici e dai materiali sapientemente utilizzati, creando equilibrio ed eleganza senza ostentazione. Nel pieno stile Citterio. Elisa Rodi Sopra: sistema di sedute Sity per B&B Italia, 1986

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SÌ, VIAGGIARE (MA IN SICUREZZA) Tornare a viaggiare ai tempi del COVID-19 si può, ma senza dimenticare le precauzioni necessarie per farlo senza rischi

e ritiro dei bagagli; laddove non sia possibile mantenere In questo 2020 a tinte fosche, funestato dalla la distanza minima di sicurezza, risulta fondamentale pandemia di COVID-19 non ancora debellata, le indossare la mascherina, per proteggere sé stessi e gli distanze e i confini azzerati di un mondo ormai altri. L’igiene personale e la sanificazione degli ampienamente “villaggio globale” sono tornati prepobienti condivisi, in assenza di vaccino, costituiscono un tentemente e inevitabilmente a farsi paletto, sepimportante strumento di salvaguardia e di conseguenza pure in qualità di barriera preventiva per cercare strutture ricettive, porti, stazioni e aeroporti sono tenuti di arginare la diffusione dei contagi. Ora che la fase a garantire ai viaggiatori una disinfezione regolare depiù costrittiva di isolamento necessario, in Europa e nel gli spazi e dei mezzi, provvedenmondo, può dirsi in via di esaurido a fornire agli utenti adeguati mento, occorre fare comunque i Tornare a viaggiare, prodotti igienizzanti e preveconti con nuove criticità e necessidendo una strategia di azione in tà legate agli spostamenti all’estero per piacere o per dovere, caso di contagio. Sì, torneremo e tornare a viaggiare, per piacere o non potrà più prescindere dunque a viaggiare, ma con un per dovere, non potrà più prescindall’osservanza di una serie occhio più attento e contando sul dere dall’osservanza di una serie di di nuove precauzioni supporto di piattaforme create ad nuove precauzioni che entreranno hoc, come Re-open EU, il portale a far parte delle nostre abituweb attivato il 15 giugno dalla dini, come accaduto in seguito Commissione Europea per pianificare al meglio gli agli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. Come spostamenti in Europa, con informazioni in tempo reale giustamente ha sottolineato la Presidente della Comrelative a ogni Stato membro dell’UE. Prima di partire, missione Europea, Ursula von der Leyen, “è importante essere vigilanti, abbiamo tutti un ruolo da giocare nella è opportuno consultare i consigli di viaggio di competenza nazionale, verificando eventuali avvertenze delle diffusione del virus”. La liturgia del viaggio al temautorità nazionali rispetto alle mete previste. In Italia, po del Covid-19 prevede quindi una grammatica ben oltre alle informazioni veicolate tramite il sito viaggiaprecisa: evitare assembramenti, prediligendo dunque le resicuri.it del Ministero degli Affari esteri, è possibile modalità di prenotazione e check-in online per gli sporegistrare il proprio viaggio sulla piattaforma dovesiastamenti in treno, bus e aereo; osservare la regola del monelmondo.it, per poter essere subito rintracciati e social distancing di almeno un metro durante i controlli contattati in caso di emergenza. di sicurezza e imbarco, come anche durante il deposito | 50 |


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SEYCHELLES: 250 ANNI E NON DIMOSTRARLI Quest’anno si celebrano i 250 anni dal primo insediamento sull’isola di Ste Anne e le Seychelles si riconfermano una delle mete esotiche più desiderate al mondo

Anne: il 27 agosto 1770, quando i 28 approdano con Per la maggior parte della storia del mondo, la nave “Telemaque” sull’isoletta, il paese stabilisce le isole Seychelles sono rimaste celate, intati suoi effettivi natali. Sebbene l’insediamento orite e incontaminate, avvolte nel mistero, fino ginario abbia dato in realtà pochi frutti, ha aperto a quando non sono state svelate agli occhi comunque la strada agli insediamenti successivi, increduli e ammirati degli esploratori. Custoche hanno contribuito a creare dito nel bel mezzo dell’Oceano le basi di ciò che oggi costituiIndiano, l’arcipelago fa la sua Il 27 agosto 2020, sce la cultura e la popolazione prima “apparizione” nel 1503, mentre le Seychelles creola delle Seychelles. Il 27 quando l’esploratore portoghese commemorano il traguardo agosto 2020, mentre le SeychelVasco da Gama, durante il suo les commemorano il traguardo viaggio dall’India, individua le del 250° anniversario, la storia del 250° anniversario, la storia vette di alcune nuove isole. Poco dei primi coloni risuona ancora dei primi coloni risuona ancora tempo dopo, queste isole finisconei volti della sua gente, nei volti della sua gente, nel no per dare sempre più spesso nel ritmo delle sue danze e ritmo delle sue danze e della sua ricetto a navi in difficoltà e presto della sua musica e persino musica e persino nei sapori della divengono persino un popolare sua cucina. rifugio dei pirati, cominciando a nei sapori della sua cucina La cultura creola è un esempio sedimentarsi nell’immaginario perfetto di sincretismo virtuocollettivo quale luogo senz’altro so, in quanto risultato originale e innovativo del mirabolante e leggendario. contributo collettivo dei primi coloni con le loro La storia delle Seychelles come nazione vera e provariegate origini etniche, dai coloni europei agli pria inizia però appena 250 anni fa, quando alcuni schiavi africani. coloni francesi, più precisamente 15 coloni bianchi, La lingua madre delle Seychelles, il creolo, deriva 7 schiavi, 5 indiani e 1 donna nera, stabiliscono il infatti da una miscela eterogenea di lingue europee, primo insediamento sulla minuscola isola di Ste | 53 |


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principalmente francese e inglese, profondamente ritmo peculiare, sia africano che europeo. A tal pro“impastate” con alcune declinazioni dei dialetti africaposito, il movimento della tradizionale danza moutya ni. In prima battuta, il creolo parlato dagli isolani può racconta la storia degli antenati africani che ballano assomigliare molto al francese e certamente i coloni intorno al fuoco al ritmo dei tamburi, per sfuggire francofoni importarono la lingua che alle loro preoccupazioni dopo divenne la base del creolo, ma, se il una giornata di lavoro, mentre La squisita cucina delle Seychelles altre danze conosciute e diffuse creolo è di certo per il 75% francese, è ricca, saporita e diversificata, non possono sfuggire a un orecchio sul territorio, come “kontredans” ben allenato le potenti influenze delle e “valz”, attingono direttamente pienamente creola in ogni sua lingue malgasce e africane, che lo declinazione, un’eccellenza fusion dalla tradizione europea e ancoarricchiscono di sfumature differenti che accarezza il palato e conquista ra, a ben guardare, si dice che la danza chiamata localmente “kotis” e ammalianti. i cuori dei visitatori. discenda direttamente dal ceppo Senza dubbio, alcuni aspetti dell’edelle frenetiche danze folkloristiredità europea e africana restano che scozzesi. Il sincretismo creolo permea ogni aspetto inconfondibilmente visibili, ciascuno nel suo modo della vita dell’isola: grandi case in stile coloniale con unico e inequivocabile, a rendere ben più complesso e ampie verande richiamano l’architettura europea, affascinante il quadro d’insieme. D’altro canto, anche mentre la deliziosa cucina locale esplode di gusti la musica stessa degli isolani custodisce in sé il suo

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intensi, grazie ai sapori derivanti dalla tradizione degli antenati africani. La squisita cucina delle Seychelles è ricca, saporita e diversificata, pienamente creola in ogni sua declinazione, un’eccellenza fusion che accarezza il palato e conquista i cuori dei visitatori. L’influenza dell’India in questo caso è la nota più vivace di un’allegra sinfonia di gusto: il riso, l’alimento base originario dell’India e non coltivato in loco, divenuto un must per gli isolani, si sposa felicemente con una varietà incredibile di spezie, dal profumato curry al celebre “masala”, fino al caratteristico murunga, utilizzato per preparazioni come brodi e zuppe. L’anniversario dei 250 anni ci ricorda che le Seychelles sono una nazione relativamente giovane, ma nel frenetico mondo moderno non si può ignorare il pericolo che il suo patrimonio vada perso a causa dei fenomeni sempre più incalzanti di globalizzazione e occidentalizzazione. La missione dei suoi abitanti resta

Image courtesy of Torsten Dickmann – STB | 55 |


| CENTENARIO | ISOLE DA SOGNO FELLINI|

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quindi quella di mantenere viva l’eredità degli antenati, attraverso tradizioni e pratiche tramandate da una generazione all’altra, continuando a tenere fede al senso più profondo della cultura creola, che si arricchisce e si rafforza in virtù della condivisione e della commistione. Festeggiare i 250 anni delle Seychelles significa per gli autoctoni abbracciare più forte e con maggior convinzione il proprio patrimonio e preservare di conseguenza la propria cultura, onorando le radici che hanno permesso ai rami del futuro di prosperare. A causa della pandemia non ancora sconfitta, però, le commemorazioni di quest’anno hanno dovuto assumere un tono abbastanza pacato, con varie piccole attività organizzate per l’occasione: in primo luogo, una commemorazione simbolica per celebrare la giornata sull’isola di Ste-Anne, seguita da una commemorazione ufficiale in uno dei villaggi del | 56 |


|| ISOLE ISOLE DA DA SOGNO SOGNO ||

patrimonio delle Seychelles, il Domaine Val De pres. Questa emergenza non ha scalfito in ogni caso l’orgoglio e la vitalità del popolo delle Seychelles e, anche se il volume della festa è stato smorzato, non potrà mai diminuire l’emozione che il mare, la natura incontaminata e le spiagge da favola generano nel cuore dei suoi abitanti e dei viaggiatori di tutto il mondo. Le isole Seychelles saranno sempre un giovane paradiso in terra, un angolo di meraviglia incastonato nelle acque più pure, un tesoro dalle infinite sfumature che non smette mai di stupire. Seychelles Tourism Board Via Pindaro 28n - 00125 Roma Tel: 065090135 info@seychelles-stb.it Images courtesy of Michel Denousse - STB | 57 |


| A PRIVATE VIEW OF ITALY |

L’ITALIA NASCOSTA Stefano Aluffi Pentini porta i viaggiatori nelle dimore storiche italiane e non solo, per scoprire i tesori celati dietro le porte chiuse di residenze private e inaccessibili.

Nel 1996 ha fondato “A Private View of Italy” C’è un’Italia nascosta dietro le porte delle ispirandosi al Grand Tour settecentesco. Cosa dimore che hanno fatto grande l’aristocrazia rappresentava quell’esperienza all’epoca e cosa italiana. C’è la bellezza della storia e il fascino può offrire al viaggiatore contemporaneo? dell’arte, preservati nei secoli da famiglie di lustro Nel XVIII secolo ha preso sempre più piede la che hanno abitato palazzi e ville progettati da tradizione del Grand Tour, architetti come Raffaello, durante il quale ricchi e colti Palladio e Bernini. Stefano Aluffi Pentini, storico dell’arte, Molte di queste case sono ancora giovani esponenti di famiglie dell’aristocrazia europea, ha fondato nel 1996 “A Private intatte, abitate dalle stesse spesso già conoscitori di View of Italy” ispirandosi al famiglie. Entrarci è estremamente classici e delle arti, visitavano Grand Tour settecentesco, l’Italia e i suoi tesori. Oltre organizzando così visite e suggestivo perché permette che nei musei e nelle chiese, viaggi inediti all’interno di di intraprendere un esclusivo molte opere d’arte erano anpalazzi attraversati dalla stoviaggio temporale. cora nei palazzi della nobiltà ria, pensati come luoghi per italiana, dai ricchissimi palazvivere e per ricevere. Grazie ai zi di Genova ai capolavori rapporti di fiducia e amicizia, rinascimentali delle famiglie fiorentine, dalle grandi i suoi ospiti sono accolti come invitati, a volte dagli collezioni dei principi romani al fasto dei palazzi stessi padroni di casa, in luoghi straordinari. Piccoli napoletani. ricevimenti, pranzi, concerti o eventi di ogni genere Molte di queste case sono ancora intatte, abitasi svolgono in dimore in cui ancora sono conservati te dalle stesse famiglie. Entrarci è estremamente capolavori di Caravaggio, Guido Reni e Canova. suggestivo perché permette di intraprendere un Tutto ciò permette di vivere queste case, altrimenti esclusivo viaggio temporale. Oggi, come accadeva chiuse al pubblico, di ammirare gli arredi disegnanei secoli passati, è possibile visitare – organizti appositamente nel corso dei secoli e scoprire zando delle aperture speciali – posti come l’Aurora giardini unici. Il tutto arricchito da un’assistenza del Reni di casa Pallavicini Rospigliosi o quella del dettagliata per l’organizzazione dei viaggio: dai voli Guercino di casa Boncompagni. agli alberghi, dai ristoranti al servizio limousine. | 58 |


| A PRIVATE VIEW OF ITALY |

Sala della Colonna Bellica, Palazzo Colonna Roma.

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| A PRIVATE VIEW OF ITALY |

Come ha sviluppato l’iniziativa? Quanto ha influito su questa idea la sua vita personale, l’aver sempre vissuto in un’atmosfera di cultura storico-artistica? Ho cominciato a pensare di creare una società di turismo culturale dedicato alle dimore storiche italiane dopo una laurea in storia dell’arte e qualche anno passato organizzando delle mostre. Ho riflettuto molto, insieme al mio amico veneto Giordano Emo Capodilista, come poter far sì che le case storiche, quotidianamente vissute e non aperte al pubblico, potessero di tanto in tanto ricevere dei viaggiatori, proprio come si faceva ai tempi del Grand Tour. All’inizio il progetto era legato al Lazio e al Veneto, le nostre regioni, ma presto è stato esteso in tutta Italia e poi in Europa. Giordano, fin dai primi tempi, ha però preferito dedicarsi alla produzione del suo ottimo vino e quindi sono rimasto socio unico. Indubbiamente però la sua Villa Emo Capodilista di Montecchia - che ora tra l’altro può essere una base per chi vuole soggiornare a scoprire il Veneto - fu il punto di partenza per aumentare il desiderio di fare sì che le dimore storiche potessero essere conosciute e vissute da colti viaggiatori. Per il resto, nello sviluppo dell’attività, sicuramente ha molto influito il mio interesse per l’architettura, dovuto soprattutto ad aver passato molto tempo con mio nonno, l’archeologo e architetto Bruno M. Apollonj Ghetti e con suo fratello Fabrizio, collezionista di stampe e di libri antichi la cui casa romana era piena di memorie storiche e artistiche. I suoi ospiti sono accolti come invitati, a volte dagli stessi padroni di casa, in luoghi straordinari. Che tipo di esperienza hanno il pregio di vivere? Quali sono i servizi che vengono garantiti? L’idea alla base di tutto è che i viaggiatori accedano alle ville non per abitarle (preferiscono gli alberghi di lusso) ma per vivere durante il giorno la vita normale di una dimora storica. I tempi e i modi con cui vengono coinvolti sono quelli di un invito, non di una visita guidata: certi luoghi vanno apprezzati con calma, con un concerto di musica da camera, con un ricevimento e, come quando si è ricevuti in una casa, sono i padroni di casa ad accoglierli. Noi organizziamo ogni aspetto del viaggio: gli alberghi, i trasporti, la logistica - sempre coordinata da un membro del mio staff che accompagna gli ospiti - il programma culturale guidato da uno storico dell’arte, l’accesso speciale a dimore private con eventuali ricevimenti organizzati ad hoc per i nostri ospiti. Cosa si nasconde dietro le porte chiuse di residenze private dell’aristocrazia italiana, progettate da architetti come Raffaello, Palladio e Bernini? In effetti pochi sanno che a Firenze una famiglia vive ancora nel palazzo progettato per loro da Raffaello, o che a Roma un’altra famiglia vive in un palazzo ampliato dal Bernini o ancora che in | 60 |

Rocca Farnese, Ischia di Castro (Viterbo).


| A PRIVATE VIEW OF ITALY |

“A Private View of Europe” Grazie alle sue relazioni internazionali, Stefano Aluffi Pentini ha esteso la sua attività e creato nel 2005 A Private View of Europe: dalle raccolte contemporanee francesi e svizzere ai castelli della nobiltà asburgica, dai palazzi di Siviglia ai manieri svedesi, dagli “yali” ottomani di Istanbul alle architetture moderne di Berlino. Veneto le ville di Palladio sono quotidianamente abitate. Credo che tutti noi, e soprattutto lo Stato, dobbiamo essere contenti che qualcuno preservi questi tesori familiari, arrivati ancora intatti nel XXI secolo grazie al senso di responsabilità dei proprietari.

Villa Emo Capodilista, Selvazzano Dentro (Padova).

Tra i suoi clienti anche i personaggi più potenti della terra. Cosa li spinge a scegliere questa esperienza? Qualche aneddoto? Credo che le numerose personalità che hanno viaggiato con la mia società siano state attratte soprattutto dalla nostra attendibilità e discrezione, dalla capacità ad accedere a luoghi unici e allo stesso tempo dalla validità degli storici dell’arte che sempre guidano i nostri ospiti. Quindi difficile raccontare qualche aneddoto, posso accennare che David Rockefeller in Sicilia, ormai centenario, ha pensato che era inutile fare la fila allo Stretto di Messina per andare a vedere i bronzi di Riace e che un elicottero sarebbe stato molto più semplice… anche se alla fine preferì una gita in barca a Taormina. Quanta consapevolezza c’è all’estero dell’inestimabile e vasto patrimonio italiano? E quanto desiderio suscita nel turista di alto profilo? La più grande soddisfazione che offre questo lavoro è di riuscire a consolidare nel viaggiatore straniero la consapevolezza dell’unicità del nostro paese. Molti dei nostri viaggiatori sono venuti in Italia molte volte e sono già dei grandi estimatori. Ma proprio scoprendo con noi palazzi, ville, giardini, biblioteche e archivi privati, prendono coscienza che nessun altro paese d’Europa è da questo punto di vista paragonabile all’Italia, un paese che non ha quasi avuto rivoluzioni, più dedito alle arti che alla guerra, ma che nonostante i disastri del XX secolo è riuscito ad andare avanti nella conservazione del proprio patrimonio artistico privato. In nessuna città d’Europa ci sono ancora tanti palazzi privati in città, abitati e mirabilmente conservati come a Roma, Firenze, Venezia e Genova, solo per citare alcune delle nostre città, antiche capitali gloriose dell’arte. Franco Del Panta

Villa di Geggiano, Castelnuovo Berardenga (Siena).

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CAPPELLA SANSEVERO: IL MISTERO PULSANTE DEL CUORE DI NAPOLI Il Museo Cappella Sansevero, all’interno del quale è custodito il celebre Cristo Velato, è uno scrigno prezioso, custode di suggestioni esoteriche e ricchezze artistiche inestimabili

Cristo velato (Giuseppe Sanmartino, 1753). Foto di Marco Ghidelli © Archivio Museo Cappella Sansevero

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Nel cuore più antico e profondo di Napoli è incaMaestro Orchestratore, artefice della partitura ideale delle stonato un mistero suadente che da oltre duecentoopere custodite nella Cappella, è un Principe “maledetto”, cinquant’anni palpita sotto la superficie immobile Raimondo di Sangro, primo Gran Maestro della massonee candida del marmo e vibra spandendo un canto ria partenopea, il quale nell’epoca dei Lumi seppe vestire silenzioso di bellezza irresistibile, senza timore i panni di alchimista, di suggestioni immortali e di eccestregone, scienziato, visionario, restizionali aspirazioni umane. Lo scultore Sanmartino seppe tuendo ai contemporanei e ai discenSi tratta dell’incantesimo ineffabile denti un’eredità di mito e leggenda, riprodurre perfettamente nel custodito all’interno della Cappella unita alla magnificenza di capolavori Cristo velato la sottigliezza e la assoluti di creatività barocca. Sfidare Sansevero, luogo mistico e profano trasparenza del velo che al tempo stesso, in cui si concentrala morte, vincerla, umiliarla e farsene padrone: questo il sogno proibito di no alcuni dei gioielli più preziosi del avvolge il corpo di Gesù Raimondo, novello diabolico Faust patrimonio artistico internazionale, nel sentimento popolare, tanto che primo fra tutti il celeberrimo Crianche il suo trapasso, avvenuto nel sto Velato, capolavoro di Giuseppe 1771, è offuscato dai fumi di una leggenda nera, riportata Sanmartino, sul cui corpo la dura pietra assume l’impalda Benedetto Croce, secondo la quale il nobile si fece fare pabile delicata morbidezza di un velo trasparente. Il Gran

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a pezzi da un servo per risorgere a tempo debito, pericolo scongiurato però dai suoi stessi familiari che ne aprirono la tomba prima che il macabro rituale potesse avere effetto. E ancora nei vicoli di Napoli c’è chi si segna con timore sentendo pronunciare il nome di Raimondo, intorno al quale è ugualmente solido il “mito colto” di mecenate, autore di opere letterarie e scientifiche e inventore di mirabili opere come la macchina idraulica e il lume perpetuo. Negli occhi del Principe di Sangro alloggiava senza dubbio, ben vivida e dinamica, la visione del futuro e nel suo petto ardeva senz’altro il desiderio di sorpassare le Colonne di Cappella Sansevero. Foto di Marco Ghidelli © Archivio Museo Cappella Sansevero

Ercole, i limiti imposti all’uomo dal tempo e dalla natura, sperimentando coraggiosamente in tutti campi, dalle arti alle scienze, per essere sempre oltre, rivoluzionario e all’avanguardia, consapevole di regalare alle generazioni a venire una grandeur invidiabile e a suo avviso ineguagliabile. La sua ossessione di stupire i posteri trova il culmine massimo nel progetto della Cappella Sansevero, un mausoleo in grado di celebrare la grandezza del suo casato e di essere un autentico tempio massonico impregnato di simbologie e significati esoterici: il settimo principe di Sansevero sconfiggerà la morte ideando e facendo realizzare un apparato artistico senza precedenti, che trova nel mirabile Cristo Velato, posto al centro della navata della Cappella, il suo nucleo magnetico e ipnotizzante. Lo scultore Sanmar-

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tino seppe riprodurre così perfettamente la sottigliezza e la trasparenza del velo che avvolge il corpo di Gesù da alimentare ulteriormente il mito del Principe alchimista, il quale avrebbe addirittura compiuto un complesso processo di “marmorizzazione” del tessuto. Ovviamente non è così, ma la malìa esercitata dalla personalità carismatica di Raimondo è enorme e si riverbera anche nelle inquietanti ed enigmatiche Macchine anatomiche, custodite nella cavea sotterranea della Cappella: due scheletri, di un uomo e di una donna, ancora avviluppati dalla rete dell’apparato circolatorio, conservato in perfette condizioni. Le Macchine furono realizzate da un medico siciliano, Giuseppe Salerno, sotto l’egida di Raimondo di Sangro: ancora oggi il procedimento utilizzato resta un ulteriore mistero a carico della nefasta fama del Principe. A esaltare e riassumere l’epopea della meraviglia racchiusa nella Cappella Sansevero, in una triade ideale di eccellenza artistica che ha sempre nel Cristo Velato il suo punto focale, spiccano senz’altro la statua del Disinganno, opera di Francesco Queirolo e dedicata al padre di Raimondo, lo scavezzacollo Antonio, e la statua della Pudicizia, anch’essa mirabilmente velata e frutto della maestria dello scultore veneto Antonio Corradini, dedicata alla madre del Principe, Cecilia, morta nel darlo alla luce. Cappella Sansevero è dunque la vittoria ultima e definitiva di Raimondo sulla caducità dell’esistenza: la magia di un luogo immobile che conserva vita e bellezza al di là del tempo. Elisabetta Pasca

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Volta, Gloria del Paradiso (Francesco Maria Russo, 1749) Foto di Marco Ghidelli© Archivio Museo Cappella Sansevero

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Pittore ferrarese: Ritratto di Matilde di Canossa, Seconda metĂ XVI secolo.

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LA DONNA CHE SCRISSE LA STORIA TRA IL PAPATO E L’IMPERO Stratega, regnante e con un forte carattere: la lotta per le investiture non sarebbe stata la stessa senza Matilde di Canossa, figura chiave del Medioevo troppo spesso dimenticata

Feudataria, contessa, marchesa, vicaria imperiale e “oro nero” che non poteva mai mancare sulla sua tavola. All’età di soli sei anni, a causa della prematura scomviceregina d’Italia: sono queste le cariche che, nel corso della sua vita, ha ricoperto Matilde di Canossa, parsa del padre e dei fratelli, Matilde si ritrovò erede di un territorio che andava dall’odierno Lazio fino al Lago una figura che ha rivestito un ruolo di enorme importanza in quel periodo della storia medievale noto di Garda. La madre decise di risposarsi con Goffredo il come “lotta per le investiture”, prendendo scelte Barbuto, duca della Bassa Lotaringia, al cui figlio, Goffrestrategiche che ne hanno cambiato le sorti. do il Gobbo, venne promessa in sposa la giovane Matilde. Donna forte, decisa e colta, Matilde di Canossa è spesso I due nel 1071 ebbero una bambina, morta pochi giorni assente dai libri di storia, o, nei casi più fortunati, viene dopo il parto. Trattata con sdegno perché non era stata capace di dare alla luce un erede maschio, Matilde abbancitata in maniera superficiale. donò Goffredo per rifugiarsi dalla madre. A nulla valsero Secondo Donizone, il monaco benedettino che stilò la sua le scuse e le promesse del marito. biografia, Matilde era nata a Mantova Pochi anni dopo, nel 1076, morirono nel 1046, nella potentissima famiNonostante la rilevanza sia Goffredo, a causa di un agguato, glia feudale italiana dei Canossa. La della sua persona, Matilde che l’anziana madre: a soli trent’anmadre, Beatrice di Lotaringia, appardi Canossa è spesso assente ni, Matilde divenne dunque l’unica teneva a una delle più nobili famiglie dai libri di storia, o, nei casi sovrana incontrastata di tutte le terre imperiali. Il padre, Bonifacio di Canosdella sua famiglia, oltre a detenere dei sa detto “il Tiranno”, era l’unico erede più fortunati, viene citata titoli in Lorena. della dinastia canossiana. in maniera superficiale Pochi anni prima, nel 1073, era stato Fonti storiche fanno risalire a lui nominato papa Gregorio VII. Nel“l’invenzione” dell’aceto balsamico: lo stesso anno il nuovo imperatore, Enrico IV, iniziò a sembra infatti che l’imperatore Enrico III, in viaggio verso Roma per l’incoronazione, fece tappa a Piacenza e chiese reclamare i suoi possedimenti in Italia. Cominciò tra i due espressamente al padre di Matilde “di quell’aceto che gli un duello vero e proprio, che contrappose l’autorità della era stato lodato e che si faceva nella rocca di Canossa”. Chiesa a quella dell’Impero, ossia la famosa lotta per le Bonifacio gliene fece dono dentro una botticella d’argeninvestiture. Nel 1076, Gregorio VII decise di scomunicare to. Grazie all’apprezzamento dell’imperatore, la fama del l’imperatore, arrecandogli un danno enorme. Nonostante Enrico IV fosse parente di Matilde, la donna prezioso condimento si espanse per tutte le contee e da si schierò con decisione al fianco del papa. Dalle fonti qui per tutta l’aristocrazia europea, ricevendo un’enorme storiche, pare che Gregorio VII tenesse in grande consispinta dal successivo operato di Matilde, cultrice di questo | 69 |


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Paolo Farinati, Matilde di Canossa a cavallo (1587 circa) Museo di Castelvecchio (VR)

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derazione il parere di Matilde, con la quale trascorreva molto tempo. Le malelingue, all’epoca, insinuavano che il rapporto fra i due fosse tutt’altro che platonico. Comunque stessero le cose, Gregorio VII era effettivamente ospite della donna nel suo castello a Canossa quando, nel 1077, Enrico IV decise di scendere in Italia per chiedere il perdono del papa e farsi revocare la scomunica. In quell’occasione, su consiglio di Matilde, l’imperatore dovette attendere davanti al castello per tre giorni e tre notti inginocchiato col capo cosparso di cenere, riuscendo, alla fine, a farsi cancellare la scomunica. Da questo aneddoto deriva il detto (conosciuto anche in altre lingue) “andare a Canossa”, che indica un’azione di auto-umiliazione per poter ottenere un perdono. Ma l’ostilità tra imperatore e papa era tutt’altro che conclusa, tanto che sfociò in diverse battaglie sul suolo italiano tra il 1080 e il 1084. La donna partecipò con il suo esercito in prima persona, riuscendo, dopo alcune sconfitte, a ottenere una fondamentale vittoria. La guerra però non era finita: dopo la morte di Gregorio VII, la 43enne Matilde, sentendosi vulnerabile, decise di sposarsi di nuovo nel 1089, con degli ovvi fini politici. Il neo sposo era il duca Guelfo V, di 17 anni, ma il matrimonio durò molto poco: le fonti riportano che dopo le nozze, per due notti, il duca rifiutò di coricarsi nel letto nuziale con la sua sposa. Il terzo giorno, Matilde gli si presentò allora completamente nuda su una tavola preparata ad hoc, ricevendo di nuovo, però, un rifiuto. Indignata, la donna lo assalì a suon di ceffoni e sputandogli addosso, Il corpo di Matilde di Canossa cacciandolo per sempre dal castello. Dopo 6 anni di matrimonio non consumato, giunse ha trovato definitiva collocazione l’annullamento. nella Basilica di San Pietro a Intanto, però, la guerra tra impero e papato Roma, unica donna insieme alla continuava, e, anche in questo caso, l’apporto regina Cristina di Svezia e alla di Matilde fu fondamentale: Enrico IV venne principessa polacca Maria così definitivamente sconfitto. Con il suo successore, Enrico V di Franconia, Matilde cambiò Clementina Sobieska atteggiamento. Nel 1111, i due si incontrarono presso il Castello di Bianello, vicino a Reggio Emilia. La donna gli confermò i feudi da lei messi in dubbio quando era vivo suo padre, venendo nominata Viceregina d’Italia. Matilde di Canossa morì di gotta nel 1115 a Bondeno di Roncore e fu sepolta vicino Mantova, ma una tale tomba non poteva essere sufficiente per questa figura di così grande prestigio. Dal 1645, infatti, il suo corpo ha trovato definitiva collocazione nella Basilica di San Pietro a Roma, unica donna insieme alla regina Cristina di Svezia e alla principessa polacca Maria Clementina Sobieska. La sua tomba, scolpita nientemeno che dal Bernini, è non a caso detta “Onore e Gloria d’Italia”. Lucia Mancini | 71 |


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I CINEMA E I FILM DOPO LA PANDEMIA I cinema italiani e l’estate hanno da sempre una pessima relazione, anche rispetto ad altri paesi europei dove il caldo rende le città delle fornaci. Negli ultimi anni, un po’ per necessità un po’ per intraprendenza si era tentato di dare agli spettatori non in vacanza e alle sale cittadine un po’ di cinema con cui godersi pop corn e aria condizionata e, specie lo scorso anno, l’esperimento MovieMent poteva dirsi abbastanza riuscito. Poi però, verso l’inverno, è arrivato un virus che ha rovinato tutti i piani, per tutti i cinema del mondo.

italiane targate Medusa, come “Cambio tutto”, o film Perché si fa presto a dire che da metà giugno internazionali di 01 come “Bombshell”, o a pagamento i cinema sono riaperti, o che almeno possono come Chili o Sky Primafila che in questi ultimi mesi riaprire: la realtà è che la maggior parte delle hanno potuto testare il proprio bacino di diffusione sale italiane è ancora chiusa e, se riaprirà, lo e l’interesse del pubblico grazie a film come “Trolls”, farà a settembre, con l’arrivo dell’autunno, nella “L’uomo invisibile” e più recentemente “Favolacce” o speranza che la Mostra del Cinema di Venezia “I miserabili”. Al di là dei risulassieme agli altri festival di tati di queste uscite, secondo fine estate, possano dare uno Non è solo una questione politica e molti addetti del settore inferiori sprint al settore. Alla base della amministrativa: la pandemia che alle aspettative, si è capito che il difficoltà di ripartenza ci sono vari sembra sotto controllo in Italia e in problema nella fattispecie era che fattori pratici, tecnici, economici le sale non avrebbero riaperto e burocratici: è complicato gestire vari punti d’Europa, nel mondo è le norme di sicurezza, è stato dato ancora devastante, specie negli USA secondo le teorie nel lockdown - prima di fine anno e quindi poco tempo alle sale per prepache sono il centro del cinema. bisognava aiutarle in qualche rarsi e se necessario rimodernare, modo pur facendo uscire i film non tutti hanno adeguati sistemi in streaming. Arrivano così MioCinema e Io Resto In di vendita on line, non c’è convenienza ad aprire con Sala, due progetti simili e diversi che permettevano pochi posti vendibili. Forse però, almeno a mio avviso, il noleggio di un film on line attraverso la biglietteria un enorme ostacolo è rappresentato dai film: con cosa del cinema oppure dando a un cinema prescelto una riapro se non c’è prodotto da proiettare? percentuale del noleggio: idee interessanti, al di là delDurante il confinamento, molte distribuzioni che le questioni di merito, che non hanno avuto il tempo avevano film già pronti per l’uscita in sala che hanno di germogliare. Perché poco dopo la loro nascita, il deciso di dirottare su piattaforme streaming, gratuite governo ha deciso per aprire tutto, senza dare ascolto come Prime Video che ha raccolto molte commedie | 72 |


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alle categorie che chiedevano di potere utilizzare l’estate come tempo di preparazione e ristrutturazione (capire le norme, formare il personale, cambiare i sistemi di areazione) sfruttando le possibilità delle arene estive all’aperto che avrebbero potuto proiettare anche i nuovi film in maggior sicurezza. Così, quando si è giunti a metà giugno, i cinema erano poco preparati e così anche i distributori: i film già usciti sono stati riproposti e si sono recuperati quelli delle piattaforme quando possibile, creando confusione burocratica e soprattutto un’offerta debole, già sfruttata, attraente solo per il cinefilo militante che vede tutto, meglio se al cinema. Non è solo una questione politica e amministrativa: la pandemia che sembra sotto controllo in Italia e in vari punti d’Europa, nel mondo è ancora devastante, specie negli USA che sono il centro del cinema. Perciò i due film che sarebbero dovuti essere il volano della rinascita restano al palo: “Tenet” di Christopher Nolan, che continua a spostare la sua uscita di settimana in settimana partendo da metà luglio in concomitanza con l’escalation del virus negli Stati Uniti, e “Mulan”, film Disney che dal 27 marzo

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potrebbe arrivare in sala - ma al momento della scrittura non si hanno certezza - il 20 agosto. Senza questi due Blockbuster sembra che i cinema mondiali non abbiano carburante per muoversi: forse non sarà l’esempio migliore, essendo i francesi il popolo più cinefilo del mondo, ma oltralpe la prima settimana di riapertura aveva fatto registrare un numero di spettatori 20 volte maggiore dell’Italia. Il merito, oltre che del pubblico, è anche di chi ha scelto di fare uscire film nuovi, poi magari alcune grandi catene restringono e aspettano i kolossal, però se in Francia volessi andare al cinema, avrei una scelta di film molto più ampia e quindi molte più sale aperte. I cinema aspettano i film per riaprire, i film aspettano che le sale siano aperte e che possano contenere un numero di spettatorI sufficiente a garantire incassi soddisfacenti, le distribuzioni intanto sotto sotto continuano a bypassare le sale o a trattarle da ripostigli anche quando sarebbero la loro prima scelta (si prenda come esempio un film come “Matthias & Maxime” di Xavier Dolan). Così le sale chiuderanno per sempre e i film che hanno aspettato l’autunno o la primavera 2021 - per esempio, “Tre piani” di Nanni Moretti, il più atteso film italiano dell’anno - non avranno poi molti posti in cui essere mostrati. Quindi, mi sento di tributare un applauso a una piccola realtà come Movies Inspired (www.moviesinspired.it) che ha scelto l’estate per distribuire molti film del suo catalogo, tra novità di un certo interesse come “High Life” di Claire Denis e il bellissimo “Ema” di Pablo Larraìn e un folto gruppo di classici restaurati, perfetti per arene e cineclub, come “Caravaggio” di Derek Jarman, “Passion” di Jean-Luc Godard e sei film di Jarmusch dall’esordio “Permanent Vacation” al magnifico “Dead Man”. Sarà l’ultimo giapponese a restare sul campo di battaglia? Speriamo proprio di no.

L’AUTORE: EMANUELE RAUCO Critico e giornalista cinematografico multimediale, attivo dal 2006 sul web per poi passare alla carta stampata, alla radio, alla tv e al video su YouTube. Scrive per La rivista del Cinematografo, Il mucchio selvaggio, Il sussidiario e collabora con varie testate. Selezionatore dal 2016 per la Mostra del Cinema di Venezia e curatore dei festival di Catania e Formia, ha una passione per l’uso critico dei social network e la convinzione che possano generare contenuti e non solo rumore.

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ELSA PERETTI, DA TIFFANY AL MONDO Storia di una libera creazione: Elsa Peretti, la “designer di gioielli più rispettata e di maggior successo al mondo”.

Elsa Peretti. Nata sotto il segno del Toro, primo maggio 1940. Fiorentina di nascita e cittadina del mondo. Donna indipendente, tenace, volitiva, dominante, vincente. Donna della semplicità e degli eccessi. Donna della ribellione e, insieme, del rigore. Ha dichiarato in un’intervista: ‘Mi piacciono le cose semplici e imperfette’ aggiungendo: ‘Non smetterei di finire e migliorare’. Icona di stile degli anni ’70, simbolo della bellezza con il fascino inafferrabile della personalità eclettica. Modella, amica e musa di stilisti, artisti e fotografi. Designer di gioielli per la maison Tiffany, ‘esploratrice’ e studiosa delle forme della natura, appassionata di scultura, la Peretti realizza gioielli ’semplici’ e intramontabili per tutte le donne, di ogni età, da poter indossare in ogni occasione. Un nuovo stile di moda e di costume, una sorta di ‘democratizzazione’ del gioiello per Elsa, figlia di un ricco industriale, fondatore dell’Anonima Petroli Italiana (API). L’argento, il metallo che preferisce, è sublimato nell’alta gioielleria per dar vita ad oggetti affascinanti che si fondono con il corpo. Usa il diamante con straordinaria sobrietà. ‘Mi piace cambiare un po’ la natura senza mai copiarla’, ha affermato. Riferimento, per la sua visio-

ne ‘geniale’, oggetti comuni della quotidianità o ripresi dall’architettura neoclassica o dalla natura, comunque capaci di rievocare simbolismi ed emozioni nate da esperienze, momenti e sensazioni realmente vissuti. Dal ricordo di una gardenia, a Portofino, nasce ‘Bottle’, una bottiglia gioiello per mantenere vivo un fiore, tenuta al collo tramite una sottile catena. Dalla passione per l’opera scultorea di Henry Moore nasce il cuore ‘Open Heart’ che ‘celebra lo spirito dell’amore’, come si legge nel sito della Maison. Dall’India, la maglia metallica del collier a sciarpa. Dal ricordo della danza andalusa folclorica popolare divenuta genere del flamenco, la collezione ellittica ‘Sevillana’. E, a Hong Kong, Elsa ritrova l’intaglio del cristallo di rocca per dare forma alle trasparenze delle sue collane ‘Sphere’. Fagioli, ossa, lacrime, stelle marine, ancore, cuori, serpenti a sonagli e scorpioni. L’amore per la natura e l’emozione per la vita ispirano le sue opere, dai gioielli agli oggetti per casa. Linee semplici, femminili e sensuali sono il tratto distintivo delle sue creazioni. Forme naturali, primitive, assunte nell’immaginario del mondo del lusso con inimitabile chic. Così ‘semplici’ da essere, invano, le più copiate. | 76 |


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‘Lo stile deve essere semplice’. È anche il segreto della & co., tempio del lusso e dell’eleganza rappresentata, nel modernità dei suoi gioielli. ‘Per me, una buona linea e cinema, da un’indimenticabile Audrey Hepburn. È l’iniuna buona forma sono senza tempo’, ha detto. zio di una rivoluzione nel design del gioiello che seduce Per l’autunno 2020, è prevista la seconda special edition il mondo intero e segnerà la storia del gioiello contemper i cinquant’anni del bracciale che segue l’anatomia poraneo. La collezione rappresenterà, per la Maison, il del polso, ‘Bone’, amato da dive 10 per cento del fatturato. Elsa quali Catherine Deneuve, Sophia Peretti entra, così, nel mito. Loren, Angiolina Jolie e Liza In occasione del suo 25° anniMinnelli, inseparabile amica di versario con Tiffany, il FIT (FaElsa nelle notti trascorse allo shion Institute of Technology) ‘Studio 54’ di New York. ‘Bone’ istituisce ‘The Elsa Peretti Prosarà riproposto da Tiffany, nella fessorship in Jewelry Design’ nuova versione, con pietre dure come riconoscimento alla sua incastonate in varie combinastraordinaria carriera e le conzioni. Un’autentica e originale ferisce il dottorato in Fine Arts. ‘creazione’, la vita di Elsa. Le creazioni Elsa Peretti sono Nata a Firenze, dopo gli studi nelle collezioni permanenti di tra Roma e Svizzera, a vent’anni prestigiosi musei, dal ‘British maestra di sci a Gstaad, nel 1964, Museum’ di Londra al ‘Metrointraprende la carriera di modelpolitan Museum of Art’ di New la a Barcellona, dove lavora per York, ai ‘Museum of Fine Arts’ Salvador Dalí. Nel 1968 è a Hong di Boston e di Houston. WilKong e, dagli artigiani dell’Estreliam Chaney, già presidente del mo Oriente, impara a trasformare consiglio di amministrazione di i simboli in oggetti e a trarre Tiffany & Co., ha detto: ‘Elsa, dalle forme naturali possibili attraverso il suo genio estepersonificazioni. tico e la sua costante ricerca Alta, bruna, magra, figura stadella perfezione nel design, si è tuaria, nel 1968 si trasferisce a guadagnata il riconoscimento New York dove sfila per Halston, come designer di gioielli più “Elsa, attraverso il suo genio estetico Oscar de la Renta, Giorgio di rispettata e di maggior successo e la sua costante ricerca Sant’Angelo, affermandosi tra al mondo’. della perfezione nel design, attraenti donne minute, bionde e Nella Fortezza da Basso di formose. E di New York, capitaFirenze, nell’ottobre 2019, la si è guadagnata il riconoscimento le della moda, del design, della maison Tiffany & Co. ha dedicome designer di gioielli più rispettata trasgressione, Elsa sintetizza lo cato alla Peretti una speciale e di maggior successo al mondo.” stile, l’innovazione, l’identità. mostra all’interno della ‘XII Modella per potersi garantire da Florence Biennale d’Arte’. E vivere, di lei lo stilista americano le è stato conferito il Premio Roy Halston ha ricordato: ‘Elsa era diversa dalle altre internazionale ‘Leonardo da Vinci’ ritirato, a causa di modelle. Le altre erano grucce, manichini, ma lei aveva un’indisposizione della designer, da Gianfranco Pampastile. Lei faceva suo l’abito che indossava’. loni, suo amico argentiere. Nell’occasione, Elsa ha scritto: Intanto, comincia a creare i primi gioielli. Nel 1975, sarà ‘Sono nata proprio qui, il primo maggio 1940; per questo lei a progettare la boule del celebre profumo femminile motivo, ricevere un riconoscimento alla mia carriera è un ‘Halston by Halston’. onore, un’emozione profonda. Grazie’. Nel 1971, riceve il ‘Coty Award’ in Jewelry Design e l’anNella vita professionale della designer, non solo gioielli. no successivo Bloomingdale’s, la più importante catena Filantropa, nel 2000 la Peretti costituisce la ‘Fondazione di negozi dell’epoca, apre una boutique a lei dedicata. Nando ed Elsa Peretti’ - dedicata alla memoria di suo paNel 1974, Elsa firma un contratto di esclusiva con Tiffany dre Fernando - con la quale ha sostenuto oltre mille pro| 78 |


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Il design rivoluzionario del bracciale Bone di Elsa Peretti esprime la sensualitĂ ergonomica che caratterizza i gioielli della designer.

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Bracciale Doughnut Elsa Peretti®

getti in tutto il mondo per circa 50 milioni di euro. Tra gli obiettivi della Fondazione, con sede a Roma, la lotta alla povertà, la difesa dei diritti dell’uomo, il sostegno all’istruzione e alla salute, la ricerca medica, la conservazione dell’ambiente e la promozione della cultura. All’apice del successo, Elsa Peretti si divide tra Roma, New York, Montecarlo, Barcellona e Porto Ercole. Il mondo è la sua casa. Oggi, viaggia tra Roma, Londra e Parigi ma vive prevalentemente in Spagna. Dopo New York, ‘non adatta alle relazioni’, la designer si innamora di Sant Martí Vell, un piccolo centro della Catalogna contribuendo, in maniera determinante, a restaurarlo. Acquista un castello circondato da un’aura di mistero dove, si dice, sia passata, secoli fa, la peste bubbonica. Una vita di coraggio e di continue sfide, sempre da protagonista, tra gli anni trascorsi nella Spagna del periodo franchista e quelli vissuti nel mondo della trasgressiva Grande Mela. Guardando al suo percorso di incomparabile e affascinante successo, viene, tuttavia, da chiedersi se Elsa Peretti abbia trovato le giuste risposte ai tanti sogni contenuti in quella valigia che la portò ad allontanarsi da Firenze, a vent’anni, lasciando gli agi di una famiglia benestante e conservatrice. Soprattutto, se abbia potuto ritrovare se stessa in ciò che ha vissuto e realizzato e cosa abbia lasciato traccia felice nella sua memoria di donna.

E c’è da chiedersi cosa abbia pienamente corrisposto alla sua natura, ‘regina’ riconosciuta del gioiello di lusso accessibile a tutti o, invece, immortalata da Helmut Newton, nel 1975, sospesa tra i tetti di New York in costume da coniglietta di Playboy, immagine iconica degli anni Settanta. Una vita che è, comunque, la parabola di uno spirito profondamente libero. ‘Chiunque sia stato ribelle una volta nella vita non può tornare ad essere convenzionale’, ha affermato una volta la designer. Mai sposata, Elsa Peretti ha avuto lunghe relazioni affettive. Lo stile è essenziale come le creazioni. Capelli corti, abbigliamento minimale, porta i suoi orecchini ‘Tears’ (lacrime), e dice: ‘Se le lacrime le hai al collo o alle orecchie non le hai negli occhi’. Anche nel successo ‘perfetto’, forse, nessuno è esonerato dalla sofferenza, magari non espressa. Un messaggio che va dritto al cuore e che lascia spazio a quanto si può ancora immaginare, oltre la creatività della vita complessa della designer. Una storia unica ma, in fondo, universale. Il mistero dell’interiorità e del successo oltre gli stereotipi femminili, i pregiudizi, le apparenze, le mode e i costumi. Elvira Frojo | 80 |



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LA STELLA DI FORTE DEI MARMI Chioma brizzolata a nascondere quella fucina di idee e ricette che è la sua testa. Sorriso sempre stampato in faccia, di chi è consapevole di svolgere un mestiere duro ma straordinariamente bello, e soprattutto di chi ha il privilegio di lavorare in una delle zone turistiche più esclusive d’Italia. Valentino Cassanelli si racconta.

panorama che abbraccia in un solo sguardo le Alpi ApuaSiamo a Forte dei Marmi, nel cuore della Versilia, e ne ed il Mar Tirreno, riesce a trasportare in un attimo più precisamente al Lux Lucis, ristorante dell’Hotel il cliente nel cuore e nell’anima del nostro territorio. La Principe. Cucine importanti per una clientela importante, location del Lux Lucis è uno dei motivi per cui amo particucine inaugurate niente di meno che da Carlo Cracco colarmente lavorare al Principe Forte Dei Marmi. che proprio qui portò uno dei suoi allievi più giovani e interessanti. Il classe 1984 ValenCredi ci siano differenze, in tino Cassanelli, appunto, che poi termini lavorativi e di visibilierediterà la gestione del ristorante. Qui nel 2012 Valentino diventa exe- «Se dovessi spiegare il mio processo tà, tra il lavorare nel ristorante di un hotel di lusso e il lavorare cutive chef e mette a frutto le especreativo potrei dire che ogni in un ristorante “a sé”? rienze formative estere (tra le quali mio piatto nasce dal desiderio Entrambe le situazioni hanno quella presso la Locanda Locatelli di far vivere, attraverso il palato, pregi e difetti, vantaggi e svana Londra) e italiane, su tutte quella l’emozione di un’istantanea taggi. Un hotel non dorme mai, del ristorante Cracco. Esperienze caratterizzata da sapori, ci sono molti più servizi nell’arco che, ci dirà, hanno influito molto stesso della giornata e ovviamente sulla sua cucina e sulla sua persona profumi, consistenze, territorio, e che hanno contribuito a garantircontaminazioni, sensazioni, culture, differenti proposte e menù. Nel nostro caso abbiamo tre ristoranti, gli la stella Michelin dopo cinque tradizioni e tecniche». le colazioni, gli eventi e i catering. anni di “reggenza”. Tutto questo potrebbe sembrare uno svantaggio ma se gestito con Valentino, tu gestisci le cucine professionalità, determinazione e di un hotel di lusso. Quanto è guardando al futuro, può rivelarsi vantaggioso e senz’altro importante una grande location per il successo di un gratificante. ristorante? Ogni dettaglio è importante per il successo di un ristorante, tutto fa parte dell’esperienza che il cliente sta vivendo. Una location come quella del Lux Lucis è sicuramente Doppio raviolo di cipolla e parmigiano reggiano con coniglio in un grande valore aggiunto poiché, essendo sospesa in un salsa cacciatora e besciamella croccante | 82 |


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Da cosa ti lasci guidare nell’ispirazione di nuovi piatti o nella creazione di un menù? L’ispirazione dietro ogni mio piatto non è mai la stessa, ma se dovessi spiegare il mio processo creativo potrei dire che ogni mio piatto nasce dal desiderio di far vivere, attraverso il palato, l’emozione di un’istantanea caratterizzata da sapori, profumi, consistenze, territorio, contaminazioni, sensazioni, culture, tradizioni e tecniche. Per questo mi piace definire il mio modo di lavorare come “una libera espressione di cucina italiana”. Lavori in una zona fortemente turistica, che tipo di clientela è quella che frequenta il tuo ristorante? La bellezza della clientela del Lux Lucis è la varietà che solitamente si trova nei grandi ristoranti: da appassionati che girano il mondo in funzione dell’alta gastronomia e il bien-vivre, a curiosi culturalmente attratti, modaioli egocentrici, locali e stranieri. Ciò che li accomuna tutti è sicuramente la voglia di scoprire, di star bene, di fare esperienze e di esser felici a tavola. Il successo di uno chef, e più in generale di un ristorante, dipende anche dall’affiatamento del team e dalla sinergia tra sala e cucina. Quali qualità cerchi nei tuoi collaboratori? Siamo come una grande famiglia al Lux Lucis. La capacità di saper lavorare bene in squadra è decisamente fondamentale: insieme ci si dedica al menu e solo l’impegno comune aiuta a rendere la visita dei nostri ospiti davvero speciale. Quello che sicuramente cerco nei miei collaboratori sono la passione, la curiosità, una mente aperta ed un cuore libero, la determinazione, la serietà ed il rigore.

Sopra: Capasanta scottata, carbonara di corallo, ricci di mare e erbe amare; sotto: Bagnasciuga al tramonto

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Radici

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Cosa è cambiato, per te e per il ristorante, dopo la stella Michelin? È stato un grande onore ricevere la stella Michelin. È la dimostrazione che ci stiamo muovendo nella direzione giusta, ma la strada è ancora lunga. La mia filosofia e modalità di lavoro sono rimaste le stesse. Il mio team ed io continuiamo a lavorare sodo ogni giorno per trovare nuovi modi di raccontare la nostra storia. Riconoscimenti di questo genere quanto pesano nel successo del ristorante? Sono sicuramente importanti per mantenere alto il morale della squadra e la consapevolezza nel proprio mondo e stile ma servono sempre dedizione, concentrazione e umiltà per andare avanti. Il cliente è quello che ci dà l’indice di ciò che stiamo facendo ma sicuramente la visibilità aumenta e così le aspettative di tutti. Hai avuto maestri come Locatelli e Cracco, cosa ti hanno insegnato e in che modo hanno influenzato l’identità della tua cucina? Ancora oggi dopo tanti anni li considero dei giganti del nostro tempo gastronomico anche se ormai sono più amici che maestri. Qualunque persona con cui io abbia lavorato o con cui lavoro attualmente mi ha trasmesso qualcosa. Nello specifico Locatelli mi ha insegnato sicuramente la ricerca nella materia prima e lo stare in cucina, mentre Cracco il rigore, l’essere chef e la libertà di pensiero gastronomico. L’uomo e il cuoco si fondono, è stile di vita. Come vedi, o come speri che sia la cucina dei prossimi 10 anni? Tutta da scoprire, il cliente è sempre più consapevole e lo siamo anche noi. I giovani chef italiani sono in forma e ognuno ha una propria identità nazionale e questo mi fa ben pensare. Il tessuto culturale generale è da riprendere in mano. Alessandro Creta Foto: Lido Vannucchi

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Chef Valentino Cassanelli

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MERCEDES GLA: IL SUV CHE NON C’ERA Con le prime auto in consegna già da fine maggio, Mercedes ha dato un nuovo taglio al GLA. L’ultimo arrivato della casa della Stella è un SUV sportivo e all’avanguardia che ha già conquistato la strada

Presentato lo scorso febbraio GLA si propone come motorizzazioni previste al debutto, tutte turbo e con quattro cilindri: a benzina, sono il 1.3 da 163 CV e il 2.0 con 224 CV, uno dei prodotti di punta del brand tedesco. Cambiamenti, quelli messi in atto su questo modello, che non hanno mentre il 2.0 a gasolio si può avere con 116 cavalli, 150 e 190. In tutti i casi il cambio è robotizzato a doppia frizione mentre pregiudicato le linee pulite e le superfici levigate del nuovo esemplare targato Mercedes. L’assistente vocale intelligente, la trazione è anteriore o integrale. Alla guida lo sterzo è lo schermo touch screen, le superfici a sfioramento sul volandinamico e preciso e permette di condurre uno stile spigliato te e il touch pad (per comandare il sistema di infotainment) e fortemente orientato al lifestyle. situato sul tunnel centrale sono solamente alcuni dei servizi Una vettura “tuttofare” insomma, con un design accattivante, tecnologici di cui si può usufruire a bordo del nuovo GLA. spaziosa, silenziosa e maneggevole. Il comparto tecnologico d’assistenza è all’avanguardia, compreso il funzionale All’interno le strisce a Led posizionate lungo il cruscotto, gli assistente vocale che si attiva pronunciando “Ehi Mercedes” e sportelli e il tunnel centrale danno alla plancia, specialmente formulando successivamente la richiesta (ad esempio, “abbasin presenza di poca luce (di notte o in galleria), una sensaziosa/alza la temperatura”). Il nuovo Merne lounge particolarmente elegante e cedes GLA prevede cinque allestimenti: un’atmosfera soffusa quanto piacevole. EXECUTIVE, BUSINESS, SPORT, All’esterno la livrea è sportiva e dinaUna vettura “tuttofare” SPORT PLUS e PREMIUM. I modelli mica: le forme bombate mostrano “i insomma, con un design 4MATIC dispongono di serie del pacmuscoli” e i fari full Led danno complesaccattivante, spaziosa, chetto tecnico Off road, che comprende sivamente quel tocco sportivo in più. un programma di marcia in più, l’ausilio Ampio ma comunque ulteriormente silenziosa e maneggevole. alla marcia in discesa, un’animazione espandibile il vano porta bagagli. Il Off road nel display multimediale e, in comfort a bordo è uno dei punti di abbinamento ai fari MULTIBEAM forza di GLA, con i 4 passeggeri più il guidatore che trovano grande spazio all’interno dell’abitacolo. LED, una speciale funzione di illuminazione per la guida in Rispetto alle dimensioni il nuovo GLA marchiato Mercedes si fuoristrada. È inoltre disponibile in motorizzazione plug-in differenzia dal predecessore (uscito nel 2013) nell’altezza: 10 hybrid benzina GLA 250 Automatic EQ POWER e nella vercentimetri in più, che si traducono in maggiore spazio per i sione Business EXTRA, riservata esclusivamente a chi utilizza viaggiatori e una dimensione molto più da SUV. La posizione l’auto con la formula del Noleggio a Lungo Termine con numerosi equipaggiamenti di serie che ne esaltano sicurezza, rialzata dei sedili, tipica di questo tipo di vetture, garantisce comfort e bellezza. mercedes-benz.it anche maggiore spazio per la testa nel vano anteriore e, al guidatore, permette specialmente in città di avere una visione Giorgio Migliore più chiara e completa dell’ambiente circostante. Cinque le | 88 |


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SEBRING: LA MASERATI CHE NON TI ASPETTI La casa del Tridente negli anni‘60 diede alla luce uno dei suoi modelli più eleganti e sobri, divenuto nei decenni successivi una vera icona. Meno di 600 esemplari realizzati, uno di questi venne acquistato da Luciano Pavarotti. Erano gli anni 60. Erano gli anni delle prime missioni nello spazio (Gagarin venne spedito in orbita nel 1961), erano gli anni della guerra fredda ed erano gli anni in cui Martin Luther King lottava per l’integrazione razziale. Nel mondo si ballava sulle note dei Beatles e degli Stones, mentre Neil Armstrong e Buzz Aldrin compivano l’indimenticabile passeggiata sul suolo lunare. Intanto, a New York, si teneva la prima storica edizione del festival di Woodstock, mentre il movimento degli hippies dall’Inghilterra si diffondeva in molti paesi del globo. L’Italia era nel bel mezzo del boom economico, la televisione si faceva spazio nelle case e si assisteva in diretta ai primi eventi sportivi. Le strade si popolavano di un numero sempre crescente di macchine, utilitarie e familiari per lo più. Erano anche gli anni in cui Maserati “sfornava” uno dei suoi esemplari che, a posteriori, si sarebbe rivelato tra più iconici: la Sebring. Un’autovettura che segnò un intero decennio e che fu un modello di ispirazione per gli esemplari di coupé e sportive a venire. Il telone venne tolto dal primo modello nel 1962 in occasione del Salone di Ginevra, con la serie inaugurale che venne prodotta dal 1962 al 1965. In casa Maserati si stava chiudendo il fortunato ciclo della “3500 GT” (1957-64) e, anche per questo, il telaio e la meccanica della Sebring derivavano da questa vettura. Ma non furono le uniche “citazioni” della spider protagonista a cavallo tra i due decenni. | 91 |


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Quasi tutti i tratti stilistici della Sebring traevano ispirazione dal modello precedente: un lungo cofano motore, un’elegante calandra ellittica con il grande tridente in ottone lucidato, la fiancata ad andamento curvilineo, la coda tronca, il padiglione raccolto, i montanti sottili e superfici vetrate a sviluppo integrale. Alcuni di questi aspetti si persero nel 1965, quando subentrò la seconda serie, dalla superiore cilindrata e maggiori dimensioni. Date le numerose somiglianze con la 3500 GT il nome ufficiale era 3500 GTiS, (Gran Turismo Sebring), per celebrare la vittoria alla 12 Ore di Sebring, circuito della Florida, del 1957. Anni in cui in casa Maserati si puntava molto sulle competizioni automobilistiche, tanto che da quel trionfo otte-

Un’autovettura che segnò un intero decennio, quello appunto degli anni ‘60, e che fu un modello di ispirazione per gli esemplari di coupé e sportive a venire

nuto dalla 450S di Fangio e Behra (al primo e al secondo posto) prese il nome la nuova coupé quattro posti del Tridente. Se in un primo momento in Maserati avevano considerato la Sebring un semplice modello di transizione, in breve tempo essa fu capace di ritagliarsi un suo spazio e una sua dignità. Divenne infatti, nel corso dei decenni, uno dei modelli più affascinanti della casa automobilistica italiana, simbolo della volontà del brand di affermarsi come produttore di macchine da strada e non più solo da pista (come era invece stato fino all’uscita della 3500 GT).

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Di serie il modello usciva dalla fabbrica con un cambio a 5 marce, su alcuni esemplari però venne montato un cambio automatico, facendo della Sebring una delle prime auto italiane a dotarsi di tale sistema (oltre che dell’aria condizionata). Anche grazie a questo divenne una delle Maserati più preziose e all’avanguardia di quel periodo, tra i primi modelli del brand a conquistare davvero anche il mercato statunitense nonostante un prezzo non proprio accessibile, pari a quasi 14.000 dollari. Il motore, che disponeva di 235 cavalli, poteva raggiungere velocità superiori ai 230 Km/h. Non fu solamente il pubblico a stelle e strisce a essere incantato dalla bellezza, e dalle prestazioni, della Sebring. Questa Maserati, infatti, può vantare un ruolo da “coprotagonista” in ben due film. È lunga la lista delle Maserati che, nel corso della storia del cinema, sono state scelte nei lungometraggi più disparati, nobilitati dallo stile e dal fascino dei modelli della casa del Tridente. Decine di Maserati sono state simbolo di molti film e, ovviamente, la Sebring non poteva essere da meno. Appena un anno dopo l’uscita l’auto apparve infatti in “Doctor in Distress” (1963) una commedia britannica con una sfumatura romantica, in cui i protagonisti viaggiavano appunto in Sebring. Di cinque anni più tardi è la pellicola “L’homme à la Buick”, produzione francese con protagonista Fernandel che, in varie scene, appare a bordo della 3500 GTiS. Nel 1965 fu presentata la seconda serie (siglata Tipo 101.10, 243 esemplari dal 1965 al 1969), con poche modifiche, le principali delle quali erano le nuove luci di posizione anteriori, i nuovi fanalini posteriori, i diversi sfoghi d’aria dietro i passaruota anteriori e gli pneumatici più larghi. Nel 1966 venne poi presentata la 4000 GTiS, con un 6 cilindri da 4 litri e 255 cavalli. Questo modello fu prodotto fino alla fine degli anni ’60, quando poi la produzione della Sebring venne definitivamente sospesa dopo aver sfornato, in totale, 591 esemplari della serie. Tra i clienti illustri che acquistarono uno di questi modelli segnaliamo un giovanissimo tenore italiano che risponde al nome di Luciano Pavarotti, nonché il magnate austriaco della cristalleria Adrian Swarovski. Lo scorso febbraio, durante un’asta tenuta a Parigi, Sotheby’s ha messo in vendita una Maserati 3500 GTi Sebring Series I del 1963 con telaio n°AM101 01559. Si tratta di uno dei soli 351 esemplari prodotti e uno dei soli 35 costruiti con guida a destra, battuto per quasi 140.000 euro. Per la fortuna del ricco, quanto appassionato, nuovo proprietario, che ha piazzato nel suo garage un modello dallo stile audacemente colorato, rifinito e autenticamente italiano. Alessandro Creta | 94 |

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LA STORIA RIVA RIVIVE SUL LAGO D’ISEO Sulle sponde di uno dei maggiori laghi italiani sorge un museo unico al mondo, tappa ideale per chiunque apprezzi il bello e gli oggetti esclusivi legati alla nautica, ma non solo. La storia delle imbarcazioni Riva rivive all’interno del polo Bellini Nautica.

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Nel bel mezzo dei vigneti di Franciacorta, vicino a Montisola - eletta nel 2019 tra le “European Best Destinations”- e a poca distanza dalle Torbiere del Sebino patrimonio dell’Umanità Unesco, c’è un altro tesoro ben noto agli appassionati di nautica ma che per la sua unicità meriterebbe di essere scoperto da un maggior numero di persone. Stiamo parlando della Collezione Riva di Bellini Nautica, una raccolta esclusiva di imbarcazioni Riva, tutte rigorosamente in mogano, nata dall’intuizione e dalla dedizione alla nautica di un ragazzo che, all’inizio degli anni ottanta, decise di usare i suoi primi risparmi per comprare un Riva Sebino. Quel giovane si chiamava Romano Bellini e tra le barche, passione tramandatagli dal padre, ci era cresciuto. Oggi è titolare del cantiere sul lago d’Iseo che gestisce insieme ai figli Battista e Martina. Sembra una storia d’altri tempi, quasi una favola, eppure quella imbarcazione fu l’inizio di una grande impresa, il primo pezzo di una collezione monomarca che oggi conta ben 24 esemplari. Nel corso degli anni, restauro dopo restauro, Romano Bellini ha ridato vita a vere rarità firmate Riva, scegliendo tra i modelli più particolari ed esclusivi. Una passione nata e consolidatasi nel tempo, coltivata con profondo rispetto per quelle barche spesso acquistate in pessimo stato e rinate dopo una maniacale riparazione, tanto da portarlo

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a rinunciare all’iniziale piano di rivenderle per tenerle per sé. Dopo 40 anni quella che si può ammirare presso il museo dedicato di Nautica Bellini è a tutti gli effetti la collezione Riva più completa ed esclusiva al mondo. Tutti i modelli, anche quelli più rétro, sono esposti al pubblico per essere ammirati, fotografati e anche toccati. Il museo che si affaccia sul lago d’Iseo ospita una collezione privata di autentici capolavori, tra cui tre esemplari unici al mondo, barche che hanno segnato la nascita e la fortuna dei cantieri Riva ora riunite nella Collezione Riva di Bellini Nautica a Clusane sul Lago d’Iseo. Nella visita guidata, con Martina Bellini nelle vesti di guida d’eccezione, tra spiegazioni tecniche e curiosità vengono illustrate le fasi del restauro al quale vengono sottoposte le imbarcazioni. Un tour consigliato non solo agli appassionati di nautica, ma anche a tutti i cultori del bello o ai semplici curiosi attratti dalla storia che si cela dietro un marchio diventato iconico. Per chi vuole, poi, la possibilità di sedersi in un Riva Aquarama per un tour sulle acque del lago di Iseo. Bellini Nautica & Showroom Via Carlo Lanza 28, 25040 Clusane d’Iseo - Brescia (Italia) www.bellininautica.it Alessandro Creta | 98 |


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RIVA TRITONE: imbarcazione prodotta dal 1950 al 1964. Modello confortevole che poteva trasportare fino a otto persone, è considerato il precursore dell’iconico Aquarama. È il primo Riva bimotore, caratteristica che garantiva una maggiore sicurezza in mare, prestazioni e manovrabilità alla guida. Lunghezza: 7,94 metri Larghezza 2,62 metri. RIVA AQUARAMA: il Riva per eccellenza, grazie al quale negli anni 60 il cantiere raggiunse l’apice della notorietà nel settore nautico. Inconfondibile nelle forme e nello stile, questo modello monta due motori Chris Craft V8 da 185 cv l’uno. A bordo un comodo e ampio prendisole di poppa e un pozzetto che permette di navigare in totale sicurezza. Lunghezza: 8,02 metri Larghezza: 2,60 metri RIVA OLYMPIC: il modello, che è un omaggio alle Olimpiadi del 1968, è caratterizzato da una carena molto performante, particolarmente adatta alla pratica dello sci nautico, che comunque non pregiudica il comfort della coperta. L’esemplare di proprietà di Bellini Nautica, risalente al 1973, monta un motore GM Riva a otto cilindri a V da 270 cv, risultando più potente rispetto ai precedenti che avevano la versione da 220 cv. Lunghezza 6,55 metri Larghezza 2,35 metri

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AUTUNNO A GONFIE VELE Il mondo della nautica non si ferma. Tra stop e posticipazioni dovuti all’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid19, i grandi saloni internazionali dedicati alla marineria sono pronti a ripartire.

Tanti gli appuntamenti in calendario per l’autunno europeo 2020, dallo storico Yachting Festival di Cannes che salpa dritto verso la 43° edizione allo Yare Networking di Viareggio. Rinviato al 2021 il Montecarlo Yacht Show. Cannes Yachting Festival Quello nella città francese, regina della Costa Azzurra, è il primo degli eventi della stagione nautica e spicca tra gli altri per il suo carattere innovativo. Il festival serve infatti da vetrina per la presentazione in anteprima mondiale di molte imbarcazioni, delle novità tecnologiche dei motori e degli equipaggiamenti, oltre che degli altri prodotti della filiera. Ampio spazio è dedicato all’area luxury, dall’orologeria ai gioielli, dal design all’arredamento, passando per l’arte da tavolo e gli accessori di ogni sorta. Dopotutto è noto che le barche di grande taglia si sposano con il lusso più sfrenato. Protagoniste sono le imbarcazioni dai 2 ai 65 metri e, sul modello della precedente edizione, gli espositori sono divisi tra il Vieux Port e il Port Canto: il primo ospita le barche a motore, il secondo le barche a vela. Quest’ultimo è collegato al vecchio porto da navette marittime gratuite e da navette di terra, ma è possibile raggiungerlo anche con la propria vettura. 8-13 settembre www.cannesyachtingfestival.com | 101 |


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Salone Nautico di Genova Dalla costa meridionale della Francia ci spostiamo nella vicina Liguria, terra di navigatori, con il più importante salone nautico del Mediterraneo: il Salone Internazionale di Genova. La storia del capoluogo ligure è legata alle attività marittime e tutt’ora continua a essere un punto di riferimento per chi, per passione o per professione, si ritrova a solcare i mari del pianeta. L’esposizione, inizialmente prevista per settembre, è stata rinviata a ottobre, anche se non si esclude un ulteriore slittamento e una possibile estensione delle date, da 6 a 9 giorni. Il salone genovese festeggia quest’anno la sua 60° edizione, dopo quella “dei record” del 2019, la quale ha visto rappresentati 28 paesi, la presenza di quasi mille brand e altrettante imbarcazioni su un totale di circa 200mila mq di spazi espositivi (tra terra e mare) e un incremento dei visitatori dell’8% rispetto al 2018. L’evento punta a esaltare il made in Italy e intende porsi come momento d’incontro per gli operatori del settore, cercando di coprire a 360° il mondo della nautica. Questa idea fa sì che il Salone sia articolato al suo interno in 4 Saloni distinti, complementari ma ognuno con le proprie specificità: il Salone della Vela, il Salone riservato a yacht e superyacht, il Salone Tech Trade, per la componentistica e gli accessori, e il Salone del mondo del fuori bordo. Non vengono trascurati gli sport acquatici e vi è anche la possibilità di provare le imbarcazioni, attraverso attività speciali e laboratori. A fare da cornice lo splendido paesaggio ligure, incastonato tra mare e montagna. 1-6 ottobre salonenautico.com

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Salone Nautico di Bologna Se quella di Genova è ormai una manifestazione affermata, una novità assoluta nel panorama della nautica è il Salone bolognese che dal 17 al 25 ottobre dà il via alla sua prima edizione. Una vera scommessa volta a trasformare “Bologna la rossa” nella “città blu”. C’è grande entusiasmo per l’apertura del Salone, il quale non si pone in alcun modo in competizione con quello della Superba, ma anzi ne segue le orme in una sorta di ideale continuazione a chiusura degli eventi fieristici del Mediterraneo. La scelta stessa delle date lo conferma e fa della rassegna l’ultimo definitivo rendez-vous per chi deve acquistare una barca. In particolare, l’esposizione punta al segmento delle imbarcazioni tra i 5 e i 18 metri, che rappresentano la fascia maggioritaria delle barche che navigano nelle baie italiane, come sottolineato dal presidente del Polo Nautico Italiano (PNI), Gennaro Amato. Sono previsti 7 padiglioni per un totale di 32mila mq di spazi espositivi. La missione dell’evento si muove su due fronti: quello di rilanciare un settore fortemente colpito dalla crisi e quello di esplorare un mercato nuovo per l’Emilia Romagna. La nautica è infatti una delle eccellenze italiane e sebbene Bologna non sia bagnata dal mare costituisce comunque un polo facilmente raggiungibile, che – ha ribadito Barbara Berardi, vicepresidente del Polo Nautico Italiano (PNI) – può assumersi il compito di portavoce dell’arte navale. In mostra ci saranno yacht, gommoni, barche a vela, motoscafi, gozzi e pezzi esemplificativi dell’intera filiera dall’accessoristica ai servizi. La location scelta è il centro fieristico Bologna Fiere. 17-25 ottobre salonenauticobologna.it Segnaliamo, infine, due imperdibili appuntamenti per gli appassionati del mar: il croato Biograd Boat Show, che si terrà dal 22 al 25 ottobre e lo Yare Networking di Viareggio, a novembre, dedicato al mondo dei super yacht. Beatrice Vecchiarelli

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MUSIC FOR GLOVES

by Riccardo Cavrioli

by “VIOLET HOURS / STAR TRIP”

KICKING MYSELF

by “NOTHING IN COMMON”

(Pretty Olivia Records - 2020)

(Autoproduzione - 2020)

Ci piace il motto della Pretty Olivia Records, ovvero “Canciones luminosas para tiempos oscuros“. L’etichetta spagnola, ha dato alla stampa un nuovo EP che manderà in estasi chi ora ama i Desperate Journalist. Prima di quella band (a essere sinceri anche in concomitanza, almeno nei primi tempi), la divina Jo Bevan aveva un progetto parallelo chiamato Violet Hours, decisamente più pop e meno post-punk rispetto alla band che poi andrà a guidare. Come mai li citiamo? Perché in questo delizioso EP compaiono proprio 2 brani della band insieme alla magie più acustiche degli altrettanto validi Star Trip, gruppo power-pop di Valencia, che adoriamo per la cura assoluta delle melodie. In questo caso lasciano trasparire il loro lato più morbido e meno rumoroso. Tornando ai Violet Hours troveremo “Alone With Everyone”, uno dei loro primi brani (una specie di incrocio tra Cure e Desperate Journalist, ma in versione zuccherosa) e “Petrol Station Flowers”, altro brano solare e spensierato che fa a pugni con l’oscurità sprigionata dai brani dei Desperate. Entrambi i brani sono datati 2013. Questo EP fa parte di una collana chiamata Music For Gloves, che racchiude varie uscite di etichette spagnole, impegnate in una raccolta fondi per materiale ospedaliero. Buonissima musica per una buonissima causa!

È sempre bello trovare, magari da ricerche senza pretese, quel pezzo che esalta, che ci si ritrova a saltare come invasati tra la cucina e il salotto, gettandosi sul divano e via di air guitar. Certo, è magnifico, ma poi arrivano i pezzi come “Temporary” dei Nothing In Common e tutto cambia. Il trio di Stoccolma apre il suo EP di debutto con qualcosa che lascia senza fiato: una grazia e una semplicità incantevoli. Tutto è assolutamente misurato, senza forzature e senza toni alzati in modo inutile. Una parsimonia musicale che lascia senza fiato, anche grazie a una melodia struggente. Il resto dell’EP si muove su queste coordinate amabilmente tracciate, con il cuore in mano. La band si muove delicata, quasi sottovoce. A noi resta la pelle d’oca, immobili di fronte a tanta bellezza, perché usare le parole in certi frangenti è inutile. Se la traccia che dà il titolo all’EP è splendida parabola indie-pop, (con questa ritmica che picchia secca ma si scontra con la dolcezza della voce e la trama melodica dei synth), “Medicine” è invece accostabile ai Sundays di un disco bellissimo come “Static & Silence”, in cui emergeva di più il loro lato pop-folk. In “Better This Way” l’andamento si fa più sostenuto, ma la voce di Alice è ancora carezzevole e ed emozionante. Una bellissima scoperta.

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Il Terzo Pilastro su scala internazionale per un nuovo sviluppo sociale, economico e culturale.

La Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è la naturale evoluzione della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, in quanto si fa portatrice e sintesi, su più ampia scala e senza alcun vincolo territoriale, delle due strategiche direzioni di intervento originarie: il Terzo Settore (o Terzo Pilastro, il non profit) e le tematiche urgenti ispirate dall’osservazione di ciò che accade al di fuori del mondo Occidentale, con uno sguardo che va oltre l’area mediterranea per approdare nei Paesi emergenti in Medio ed Estremo Oriente, futuri protagonisti della nostra Storia. Essa, infatti, opera nei campi sanitario, della ricerca scientifica, sociale e del Welfare, educativo e formativo, culturale ed artistico e svolge la funzione di ponte tra le diverse culture fra Oriente ed Occidente, fra Nord e Sud del mondo. www.fondazioneterzopilastrointernazionale.it


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