Viaggi estate 2017

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La rivista dedicata al mondo dei viaggiatori e delle mete più esclusive - Periodico - N° 2 - Anno 2017 - € 5,00 www.progressonline.it

Cover story

La forza deLLa medItazIone e deL benessere L’India è da sempre in grado di compiere una magia sotto gli occhi attoniti del viaggiatore: è il paese dai mille volti, quello della calda accoglienza, della civiltà millenaria, della storia dell'uomo, dei colori, del ritmo, dello yoga

EGITTO

BLU, COME IL MAR ROSSO Una Sharm el-Sheikh tutta da scoprire

SEYCHELLES

In fuga verso l'eden In ogni isola un universo unico, tra sabbia soffice come borotalco e clima perfetto PorTogallo LeggerI come sabbIa tra Le dIta Le spiagge della costa del Portogallo tra le più belle d'europa Bel Paese cLassIcamente HarIng L'ispirazione di Keith Haring dall'arte classica italiana nauTICa VIVere IL mare con La gIragLIa roLex cuP al via la più antica regata offshore del mediterraneo




Editoriale

di Franco Del Panta

ESTASI O ESTATE DEI SENSI? È il momento ideale per lasciarsi coinvolgere e sorprendere dalle mete più affascinanti. La bella stagione torna ad animare i paesaggi in giro per il pianeta, vestendo di calde e accoglienti tonalità i luoghi più disparati, quasi a voler fare sfoggio di quel rosso tramonto in una natura sempre pronta a stupire e a regalare forti emozioni. Una vacanza tutt'altro che ordinaria tra le acque cristalline e iridescenti delle Isole Seychelles, un tour nel Nepal dei paesaggi sconvolgenti e impetuosi, il racconto dei segreti degli abitanti di São Tomè e Prencipe e della loro vita all'unisono con la natura, gli infiniti volti del nostro Bel Paese che vive e rivive nell'arte, nelle leggende e negli scenari unici. Giugno è, però, anche il mese di una grande mostra per il nostro Paese, un'occasione per riflettere sui sempre più labili confini tra arte e realtà: è la Biennale di Venezia che analizza le forme di dialogo tra questi due mondi tra contaminazioni, sovrapposizioni e collaborazioni. Nel mese del World Yoga Day, non può mancare un percorso alla ricerca del seme del benessere che cresce in India, culla di questa pratica millenaria e rifugio per i sensi, risvegliati dai suoi colori e dai suoi profumi. Allontanarsi dai sentieri battuti, scoprire culture, imparare un senso nuovo e diverso di ospitalità, o semplicemente divertirsi: il viaggiatore ha sempre mille ottimi motivi per preparare i bagagli e partire.



IN VIAGGIO La città da scoprire Estate in città L'Africa a Parigi La Berlino di David Bowie

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PRIMO PIANO Vivian Maier, la bambinaia fotografa 20 Costarica, leader mondiale delle rinnovabili 22 Olomouc, una perla barocca 24 Just Eat presenta la prima mini-guida ai migliori ristoranti a domicilio 26 A Tarragona il primo parco europeo a tema del Cavallino 28 La musica rock suona in Toscana: arriva il Firenze Rocks 30 BEL PAESE Classicamente Haring L’arte è umana, libera, solidale L’essenziale è visibile al gusto A vele spiegate La piccola grande auto

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ASIA

Progress - Viaggi

India La forza della meditazione e del benessere

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Nepal Ritornare in Nepal, ritornare a respirare

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AFRICA Egitto Blu, come il Mar Rosso

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Sao Tome

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Viaggio all’Equatore

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Seychelles In fuga verso l’Eden

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EUROPA Portogallo Leggeri come sabbia tra le dita

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Francoforte Sole, eventi e sidro

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AMERICA Ecuador Lungo la Ruta del Sol

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Guadalupa Le isole delle scoperte

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OCEANIA Tonga La terra dove inizia il tempo

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VIAGGIARE Fotogallery (E)state qui?

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Mare da vivere Al via la più antica regata offshore del Mediterraneo 126 HOTELLERIE Tracce d’antico

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La6 group srl www.progressonline.it N°2# -2017 Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione. Testi e fotografie non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Progress Viaggi è una pubblicazione edita da La6 group srl Rivista registrata presso il Tribunale di Roma il 17/04/2007 - n°152/2007 www.progressonline.it Uffici Commerciali Largo della Primavera, 40 - Roma Editor in Chief Leonardo Garcia de Vincentiis Direttore Responsabile Franco Del Panta direzione@edizionisei.com Direzione Pubblicità Paolo Del Panta advertising@edizionisei.com Pubbliche Relazioni Fabrizio Falconi f.falconi@edizionisei.com Marketing e editoriale Maria Temperoni m.temperoni@edizionisei.com Redazione e Collaboratori Editoriali redazione@la6group.com A. Calvaruso, G. Baldoni, R. Bernardo, E. Pasca, E. Rodi, M. Vaccaro, L. Omiccioli, A. Fusè, l. Leoni, M. Giustini, E. Bonardi, S.Giardinelli, D. Salvati, Y. Leone, M. Morelli, F.Bonetti P. De Donato, F. Bruni e M. Barba Marketing & ICT Milko Vaccaro Ufficio Abbonamenti info@edizionisei.com Ricerca Iconografica e Servizi Luca Omiccioli - Milko Vaccaro Art Direction Vania Rossi Stampa, Allestimento e Distribuzione La6 Group Informazioni e Abbonamenti info@la6group.com Fotografie Foto e testi servizio New York City: Iscoa USA corp. Fotolia - LM M.R. Boserman - L. Omiccioli M. Vaccaro - M.L.C. Beduschi S. Von Mallinckrodt - A. Calvaruso R. Bernardo - Tony Baskeyfield Raymond Sahuquet - Gerard Larose N.B. Ci scusiamo se, per cause indipendenti dalla nostra volontà, abbiamo omesso o erroneamente citato qualche fonte iconografica. Massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati. Spedizione in abbonamento postale. 70% Filiale di Roma.




Fotoreportage

RUSSIA. LA BELLEZZA FRAGILE DEL LAGO DI BAIKAL

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i raggiunge in aereo o percorrendo la mitica Transiberiana. Il lago di Baikal è così, come se per una volta nella vita si

finisse dentro un documentario. Un bacino antichissimo dalle acque pure e cristalline che permettono di guardare fino a quaranta metri di profondità. Lungo 620 chilometri, largo tra i 20 e gli 80, profondo circa un chilometro e mezzo, racchiude il 20% delle acque dolci della Terra. Tra lago e bacino sono 3.700 le specie endemiche vegetali e animali studiate, una delle più caratteristiche è la Nerpa o foca del Baikal, oggi protetta dopo un lungo periodo di caccia indiscriminata. Già dal 1996 è riconosciuto patrimonio Unesco e annoverato tra le Sette meraviglie della Russia. Ma c'è anche dell'altro. Sono in molti a chiamarlo "Il Mare" o "Il Vecchio Uomo", perché si racconta che nei sui fondali si nascondano spiriti magici a cui rivolgersi per chiedere prodigi. Le sponde del lago nella parte più settentrionale sono costeggiate da boschi fitti di betulle, pioppi, conifere e la taiga siberiana. In altri punti, invece, ci sono piccoli centri industriali, villaggi di pescatori e, in una contaminazione tra Oriente e Occidente, insediamenti in cui si possono trovare templi buddhisti e chiese russo-ortodosse accanto a quelle battiste. E poi sono arrivati i turisti, in numero sempre maggiore negli ultimi anni, attratti dalla bellezza di questi luoghi incontaminati. Stime precise non ce ne sono attualmente, ma il flusso va all'incirca dai 500 mila al milione di arrivi annui. Cifre che pesano sull'ecosistema e di cui i ricercatori sono seriamente preoccupati. Se in un primo momento si trattava solo di sportivi e avventurosi per lo più americani, ora, invece, c'è un'alta affluenza di russi e cinesi che investono in trasporti e infrastrutture di ricezione turistica. Certo, sono pur sempre soldi, ma rischiano di compromettere l'equilibrio di questi territori, snaturando gli insediamenti tradizionali e minacciando la biodiversità del lago. Maria Baffigi

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Fotoreportage

A UN PASSO DALL'INFINITO

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n nome, quello di Rocco Petrone, lʼingegnere della Nasa responsabile della missione Apollo 11 che il 20 luglio del

1969 portò il primo uomo sulla luna. È bastato un nome, quello di un pioniere della corsa allo spazio per ispirare la nascita di uno dei percorsi più suggestivi e adrenalici esistenti nel nostro Paese. Un omaggio che, in realtà, dimostra un'amore sconfinato per una terra selvaggia e piena di storia. Infatti, Rocco Petrone era figlio di emigrati italiani giunti in America dal piccolo comune Sasso di Castalda, nel cuore dell'Appennino Lucano, dove sembra che quella voglia di superare i limiti della gravità e viaggiare sospesi tra cielo e terra non conosca tregua. Attraverso le stradine che si diramano tra le caratteristiche abitazioni in pietra del centro storico si raggiunge un ponte, lungo 95 metri e sospeso a circa 70 metri di altezza, attraverso il quale si arriva sulla sponda opposta del “Fosso” che si estende ai piedi del paese. Da qui si raggiunge la partenza dellʼimpressionante “Ponte alla Luna”: con una campata unica di ben 300 metri e sospesi nel vuoto a 120 metri di altezza dal torrente sottostante, si raggiunge letteralmente attraverso lʼaria, il rudere del castello che domina dallʼalto il villaggio. L'approdo alla sky-walk in vetro sospesa sul ponte è un traguardo di valore inestimabile, l'abbraccio di una natura secolare che qui sembra immutabile. www.pontetibetanosassodicastalda.com Martina Morelli

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da Londra di J. Daporto

La città da scoprire È una delle città più varie e cosmopolite del mondo e non sono solo gli esperti a dirlo. Londra piace soprattutto ai turisti che continuano a sceglierla e a tornarci per scoprirne ogni volta un aspetto nuovo

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rganizzare una vacanza, si sa, non è impresa da poco, a maggior ragione se si tratta di grandi città. La capitale britannica rende tutto più semplice, con tante idee divertenti e interessanti. Una è, di certo, nascosta nel quartiere suburbano di Forest Hill, a Sud-Est di Londra. LʼHorniman Museum è un piccolo gioiello in stile Arts and Crafts che possiede anche un piccolo acquario; creato nel 1898 mette in mostra circa 350.000 oggetti, gran parte dei quali provenienti dalla collezione privata di Frederick Johon Horniman - mercante di té e grande collezionista - che spazia da argomenti come lʼAntropologia e la Storia Naturale agli strumenti

musicali, quest'ultima l'esposizione più ammirata, con elementi che provengono da tutto il mondo. Il museo è anche interattivo, con accanto a ogni strumento la possibilità di ascoltare la “voce” in musica tramite appositi pannelli. Un'altra esperienza imperdibile è quella a bordo della nave museo di Greenwich, costruita nellʼOttocento in Scozia e testimonianza vivente di un passato glorioso, nonchè monumento dedicato a tutti coloro che hanno perso la vita durante il servizio mercantile. Si tratta del clipper più veloce dell'epoca per il trasporto del tè in Europa dall'Estremo Oriente: pesa 963 tonnellate ed offre un eccezionale tour che fa

rivivere la vita dei marinai di oltre un secolo fa. Un'altra notevole attrazione si trova nel cuore di Covent Garden: è il London Transport Museum che con la sua ricca collezione di mezzi di trasporto datati inizio XIX secolo e una serie straordinaria di poster storici di Londra ospita la raccolta

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più completa al mondo. In ultimo segnaliamo il London Wetland Centre, un vero paradiso per i birdwatcher, che qui possono ammirare varie specie di animali selvatici nel proprio habitat naturale. Si possono intravedere martin pescatori, picchi, cardellini, pettegole, poiane e mestoloni.


Il richiamo dell’arcipelago‌

Seychelles Tourism Board | Via Pindaro 28N, 00125, Roma | tel: (+39) 06 5090135 | fax: (+39) 06 50935201, info-turismo.it@seychelles.travel | www.seychelles.travel/it


da New York di Maria Baffigi

Estate in città I fuochi d’artificio, i turisti, il rumore dei condizionatori, i pattini e le biciclette, le giostre di Coney Island, le barche a Central Park: l’estate a New York è piena di sorprese

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a bella stagione funge da irresistibile richiamo per tutti gli amanti della vita all'aria aperta. A New York, di certo, non può mancare un giro nel parco più conosciuto e apprezzato parliamo di Central Park naturalmente - dove relax, sport, socialità trovano casa. E persino l'arte con l'installazione Open House firmata dall'artista Liz

Glynn, che trasforma Doris C. Freedman Plaza in una sala da ballo fatta da divani, sedie e poggiapiedi opulenti in cemento lasciati a disposizione del pubblico come amara riflessione sulle differenze di classe di ieri, quanto di oggi. Eccellente esempio di riqualificazione urbana è anche l'High Line Park, sorto al posto della West Side Line, una linea

Island: il New York Chinese Scholar's Garden, di ispirazione cinese, presenta otto padiglioni, una foresta di bambù, cascate e uno stagno di carpe koi. Milioni di piante sono ospitate, poi, al New York Botanical Garden, nel Bronx, cornice di una grande mostra dello scultore internazionale Dave

ferroviaria sopraelevata in disuso, che offre una vista mozzafiato sul fiume Hudson e sulla metropoli. Ha festeggiato a inizio di aprile i 150 anni Prospect Park, a Brooklyn, 236 ettari di parco, un polmone verde ideale per passeggiare, andare a cavallo, visitare lo zoo, ammirare il lago e il meraviglioso Brooklyn Botanic Garden, con il suo giardino giapponese di ciliegi. L'Oriente rivive anche a Staten

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Chihuly, uno dei più noti artisti del vetro al mondo. Quarto per grandezza è il Flushing-Meadows Corona Park, nel Queens, con spazi per il calcio, baseball, cricket e skateboard. Ed è proprio qui che si disputano i famosi match degli US Open di tennis. www.nycgo.com



da Parigi di Maria Baffigi

L’Africa a Parigi Non solo grandi e rinomate attrazioni nella capitale francese: a giugno si può anche visitare una mostra inaspettata e dedicata all'arte africana contemporanea

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arte africana dal 1989 a oggi è la grande protagonista dell'ultima mostra allestita presso la Fondation Louis Vuitton di Parigi e aperta al pubblico fino al 28 agosto 2017. “Art/Afrique, le nouvel atelier” si apre con "Les Initiés" (Gli esperti), una

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selezione di opere di quindici artisti africani (tra cui Frédéric Bruly Bouabré, Seni Awa Camara, Calixte Dakpogan, John Goba e Pascale Marthine Tayou) appartenenti al collezionista Jean Pigozzi ed esposte per la prima volta nella capitale francese. Il Sudafrica è rappresentato con "Être là" (Esserci), una

collettiva di diciassette artisti, dai più noti Jane Alexander e William Kentridge, fino ai giovani talenti della generazione degli anni Ottanta, come Nicholas Hlobo, Moshekwa Langa, Zanele Muholi e Moshekwa Langa, i cui lavori si concentrano su tematiche contemporanee, a vent'anni dalla fine dell'apartheid.

Per ultima, la sezione dedicata alle opere della Collezione della Fondation Louis Vuitton, realizzate da artisti africani o da artisti ispirati al continente africano. Previsto un ricco programma di eventi speciali, dalla musica alla poesia, dalla letteratura al cinema. www.fondationlouisvuitton.fr



da Berlino di Maria Baffigi

La Berlino di David Bowie Nel quartiere bohemien di Schoneberg – che aveva dato i natali alla grande Marlene Dietrich – ebbe inizio l'era berlinese del Duca Bianco, un triennio di grande vivacità artistica e di cui la città porta ancora orgogliosamente i segni

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ra il 1976 quando David Bowie, straziato da una profonda crisi personale, si rifugiò a Berlino insieme al suo amico Iggy Pop, lasciando per un po' gli Stati Uniti. Questa città riuscì a restituirgli la tranquillità tanto desiderata aiutandolo anche a liberarsi dalla dipendenza dalle droghe. Furono degli anni intensi, quasi tre in tutto, e molto positivi dal punto di vista musicale: nascono qui gli album Low, Heroes e Lodger, segnando un legame indissolubile con la capitale tedesca, in cui tornerà spesso e omaggerà nel 2013 con il brano Where are we now. Ma dove visse e quali erano i luoghi che frequentava? Ecco qualche indirizzo. Il Schloss Hotel Gerhus

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(rinominato oggi Schlosshotel im Grunewald) a Brahmsstrasse 10 è l'hotel in cui l'artista soggiornò prima di trasferirsi dal 1976 al 1978 nell'appartamento al primo piano di Hauptstrasse 155 nel quartiere bohemien di Schoneberg. Meta abituale per Bowie e Pop era il Café Neus Ufer (Hauptsrasse 157), all'epoca chiamato Anderes Ufer, storico gay-bar della città. A Kreuzberg il club SO36 ancora oggi ripropone con successo la musica del Duca Bianco durante le serate new wave anni Ottanta. I concerti punk e le sonorità d'avanguardia erano le sue preferite.

Non sarebbe stato così difficile trovare Bowie seduto ai tavoli del Ristorante Exil (PaulLincke-Ufer 44/a), oggi Horváth, un ritrovo tipico per intellettuali e beats, tra atmosfere fumose e partite a biliardo. Tra i posti più amati rientra sicuramente il piccolo museo

Brücke-Museum (Bussardsteig 9): circondato dalle opere degli Espressionisti tedeschi il cantante ne traeva sempre ispirazione e forti suggestioni. Infine, a Köthener Strasse 38, l'Hansa Studio, il leggendario studio di registrazione scelto da molti artisti di fama internazionale.



Arte di Maria Baffigi

Vivian Maier, la bambinaia fotografa In mostra 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta insieme a una selezione raramente vista di immagini a colori scattate negli anni Settanta, oltre ad alcuni filmati in super 8

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a Vivian Maier che tutti oggi conosciamo l'ha scoperta lui, John Maloof, ex agente immobiliare, quando durante un'asta acquistò parte dell'archivio della fotografa confiscato per un mancato pagamento. "Nel 2007, mentre lavoravo a un libro sulla storia degli abitanti di Portage Park, una comunità nel Nordest di Chicago, mi sono imbattuto casualmente nell'archivio fotografico di Vivian Maier. La serie di eventi scatenata da questa scoperta ha scombussolato non solo il mondo della street photography ma anche la mia vita. Ciò che è cominciato come una sfida personale ha ben presto suscitato l'interesse del pubblico e mi ha portato negli ultimi tre anni a dedicarmi all'archiviazione e alla conservazione dell'ampia opera della Maier, rimasta sconosciuta per più di mezzo secolo". Nata a New York nel 1926, Vivian Dorothea Maier trascorre

l'infanzia in Francia per poi tornare in America nel 1938 iniziando a lavorare come governante e bambinaia nella sua città di origine. Dal 1956 si trasferisce a Chicago alle dipendenze della famiglia

Vivian Maier. Una fotografa ritrovata A cura di Anne Morin e Alessandra Mauro Museo di Roma in Trastevere Fino al 18 giugno 2017 www.museodiromaintrastevere.it

Gensburg. Sotto la veste di bambinaia si nasconde un talento raro, quello di una donna che immortala compulsivamente con la sua Rolleiflex la realtà che la circonda arrivando a archiviare oltre centomila scatti che nessuno, prima di Maloof, aveva potuto mai vedere. Una grande retrospettiva allestita al Museo di Roma in Trastevere fino al 18 giugno 2017 intende fare luce sul

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lavoro fotografico di questa ormai famosa autrice. Vivian Maier riesce attraverso le immagini a dare voce alla strada e ai suoi abitanti raccontando un'epoca di fervido cambiamento sociale e culturale. I piccoli dettagli rubati, i volti dei bambini, gli anziani, gli autoritratti allo specchio o quelli riflessi nelle vetrine e nelle pozzanghere restituiscono una fotografia vera e inaspettatamente attuale.



Green Country di Davide Zaccaretti

Costarica, leader mondiale delle rinnovabili La sfida delle rinnovabili non è più un’utopia: in Costarica il 98% dell’energia consumata è prodotta da fonti pulite. E non è l'unico Paese a poter vantare un primato green

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o definiscono il paese della felicità e non soltanto perché dal 1948 lʼesercito è stato abolito e i fondi militari sono stati convogliati verso istruzione e sanità gratuite e garantite per tutti. Il Costarica, piccolo paese del Centroamerica grande due volte la Sicilia, è anche un paese allʼavanguardia nella produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili. Nel 2016, il 98% dellʼenergia consumata dal paese, è stata infatti prodotta da fonti pulite e, più esattamente, secondo i dati diffusi dallʼIstituto costaricense dellʼelettricità, il 74,39% dellʼenergia generata proviene da fonti idroelettriche, il 12,43% dalla geotermia, il

10,65% dagli impianti eolici, lo 0,73% dalle biomasse e lo 0,01% da pannelli solari. Per fare un confronto basta pensare che la Spagna, considerata un esempio virtuoso di utilizzo di energie rinnovabili, nellʼultimo anno ha prodotto da fonti non fossili poco meno del 40% dellʼelettricità consumata. Questi numeri fanno del Costarica uno dei paesi che meglio sta rispettando gli impegni assunti nella Conferenza sul Clima di Parigi (COP 21 del novembre 2015) e che, in un futuro non molto lontano, punta a produrre nel 2021 il 100% dellʼenergia da fonti rinnovabili. Ma il Costarica non è il solo paese in via di sviluppo che ha puntato sulle fonti pulite. Anche il Marocco si sta affermando come paese leader nellʼarea africana e nel mondo arabo nello sviluppo di energie rinnovabili. Privo sostanzialmente di riserve di idrocarburi, il paese si sta dotando di quello che diventerà il più grande impianto solare del continente africano: si chiama Nur (ʻluceʼ in Arabo) e sta nascendo nei pressi della città di Ouarzazate, dove inizia il Sahara marocchino. Una volta completato, lʼimpianto nel suo complesso fornirà circa 522 GWh lʼanno, abbastanza per soddisfare il fabbisogno di oltre un milione di persone

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dal Mondo di Federico Bonetti

Olomouc, una perla barocca Nell’anno del Barocco non può mancare un itinerario che includa questo splendido gioiello nel cuore della Moravia. Le sue atmosfere ancora autentiche si respirano passeggiando per una città mai presa d’assalto dai turisti, pur trovandosi a solo due ore di treno da Praga

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elegante, ridondante, ricco stile artistico che tra il XVII e il XVIII secolo ha ridisegnato il volto della Repubblica Ceca e che è il tema di questʼanno per il turismo nel Paese, si è espresso al massimo a Olomouc. Lo si riconosce in ogni angolo della città, caratterizzata da uno stile architettonico unico che ha dato la sua impronta non solo nei principali monumenti urbani iscritti nella Lista dellʼUNESCOma anche negli edifici religiosi e

nei castelli. Monumento simbolo di Olomouc e del suo Barocco è certamente la maestosa colonna della Santissima Trinità, sulla piazza principale. Con i suoi 35 metri di altezza, è la scultura più alta di tutta la Repubblica Ceca e la concentrazione di statue che la ornano è la più alta dellʼEuropa centrale. Le piazze di Olomouc sono poi punteggiate di bellissime fontane barocche, ben sei in totale. È un capolavoro barocco anche la Chiesa di San Michele NON SOLO BAROCCO Al di là della forte impronta barocca, Olomouc è comunque un concentrato di monumenti storici, architettonici e artistici che testimoniano la sua lunga e tormentata storia. Da non perdere le belle chiese, a partire dall’elegante cattedrale di San Venceslao (neogotica ma con elementi romanici, gotici e barocchi).

Arcangelo, con le caratteristiche tre cupole che ammorbidiscono lo skyline della città, disegnato da campanili, guglie (tra cui quelli

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della cattedrale gotica di San Venceslao) e torri. Un altro importante monumento barocco veglia sulla città dalla Svatý Kopeček (Collina Santa): è la basilica barocca della Visitazione della Beata Vergine Maria, dagli interni splendidamente decorati. Il santuario è meta ogni anno di migliaia di pellegrini. E a tal proposito, consigliamo una visita al vicino monastero di Hradisko, imponente complesso barocco disteso su una collina alla periferia Nord della città. Antichissimo, venne ricostruito in stile barocco dopo la devastazione svedese nella Guerra dei TrentʼAnni. www.czechtourism.com



Food di Sveva Riva

Just Eat presenta la prima mini-guida ai migliori ristoranti a domicilio Un viaggio in quattro città italiane da nord a sud, Milano, Torino, Roma e Palermo, e nove influencer della rete diventati Food Explorer, per scoprire come ordinare a domicilio porti con sé l’Italia della tradizione e i cibi provenienti da altre culture, in un alternarsi di varietà e scoperta di nuovi sapori che distinguono i ristoranti partner di Just Eat

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l risultato? Una vera e propria mini-guida ai migliori ristoranti a domicilio in quattro città italiane, ma che tra gusti e nuove tendenze fa viaggiare dallʼAmerica, allʼIndia passando per Asia e Africa, senza dimenticarsi di tornare in Europa. I protagonisti sono i ristoranti Just Eat, i 9 Food Explorer e la food community Just Eat da cui sono stati selezionati consigli e recensioni. Leader nei servizi per ordinare pranzo e cena a domicilio, Just Eat continua il suo viaggio alla scoperta della varietà delle

cucine italiane e straniere e dei migliori ristoranti per ricevere direttamente a casa i propri piatti preferiti. Ma non solo. Oltre a ordinare a domicilio i 9 influencer hanno avuto anche la possibilità di testare il dietro le quinte del servizio di food delivery durante una cena direttamente al ristorante. 5 mesi di esplorazione, da novembre 2016 a marzo 2017 in cui Marco Giarratana - Uomo senza tonno, Sabrina Musco Freaky Friday, Barbara Torresan - ChezBabs, Sistiana Lombardi - Il blog di Sistiana, Nunzia Cillo - Entrophia, Francesca Gonzales - Spadelliamo insieme a Milano, Anna Marconi - Taste of Runaway a Roma, Meryem Amato - MeryemAmato a Palermo e Silvia Schirinzi - The Blue Light Eyes a Torino, hanno provato oltre 100 ristoranti e assaggiato specialità, piatti tipici e sapori lontani a domicilio. Un percorso tra le cucine disponibili, che su Just Eat sono circa 70, allʼinsegna della varietà e con oltre 300.000 piatti presenti.

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Sono 73 i ristoranti recensiti dagli influencer e oltre 20 quelli consigliati direttamente dalla food community Just Eat scegliendo tra le migliori recensioni e i giudizi più alti ricevuti. Tutte le recensioni sono state così raccolte nella prima miniguida ai ristoranti a domicilio nelle quattro principali città scelte per lʼavvio del progetto, che nei prossimi mesi vedrà aggiungersi nuovi ristoranti e nuove città italiane.



Leisure di Franco Del Panta

A Tarragona il primo parco europeo a tema del Cavallino Nella Spagna catalana ha aperto il secondo parco divertimenti al mondo dedicato alla Ferrari (il primo, “Ferrari World”, si trova ad Abu Dhabi). 60.000 metri quadrati di passione per la Rossa

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opo lʼinaugurazione ufficiale, durante la quale il vicepresidente Piero Ferrari ha premuto il pulsante dʼavviamento per dichiarare simbolicamente lʼapertura, il Ferrari Land ha aperto i suoi battenti anche al pubblico. Si tratta del primo parco tematico dedicato al Cavallino Rampante in Europa, il secondo al mondo dopo il Ferrari World di Abu Dhabi, e occupa unʼarea di 70 mila metri quadri allʼinterno del resort PortAventura World, a circa unʼora di distanza da Barcellona. Ferrari Land è dedicato naturalmente ai fan e ai tifosi, ma è soprattutto un luogo dove le famiglie possono divertirsi e, allo stesso tempo, andare alla scoperta della storia del marchio. Sono 11 le attrazioni disponibili. La più spettacolare è sicuramente Red Force, lʼacceleratore verticale più alto e veloce dʼEuropa, con i suoi 112 metri di altezza e i 180 km/h raggiunti in appena 5 secondi: unʼesperienza indimenticabile per gli amanti del brivido. Tra le esperienze più innovative, ci sono Racing Legends e Flying Dreams, che permettono di volare (letteralmente) nella storia delle F1 e delle GT. Ferrari Gallery è un viaggio

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interattivo nella storia del marchio. Cʼè la possibilità di cimentarsi in un pit-stop o di provare la stessa emozione della guida di una GT con Maranello Gran Race e non mancano i simulatori per adulti e bambini. Infine, chi vuole provare altri brividi può scegliere le Thrill Towers, due torri a forma di pistone che fanno provare lʼemozione della caduta libera. www.portaventuraworld.com



Musica di Lucia Mancini

La musica rock suona in Toscana: arriva il Firenze Rocks In programma da venerdì 23 a domenica 25 giugno alla Visarno Arena, Firenze Rocks segue la tradizione dei grandi festival europei: una tre giorni pazzesca di rock, in tutte le sue declinazioni

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nche Firenze avrà il suo Festival di musica rock. Sbarca infatti nel capoluogo toscano Firenze Rocks, prima edizione dell'evento musicale che promette di infiammare il mese di giugno dei fiorentini, e non solo. Un esordio che non ha nulla da invidiare a manifestazioni più vecchie e rodate, almeno per quanto riguarda la lineup: da venerdì 23 a domenica 25 giugno, infatti, si alterneranno sul palco allestito presso la Visarno Arena alcuni degli artisti più importanti della scena rock internazionale. Si comincia con

il botto venerdì con gli Aerosmith, che hanno scelto Firenze per presentare il loro attesissimo “Aero-Vederci Baby”, il tour con cui si congedano dalle scene. Nella stessa giornata si esibiranno anche i Placebo, i Deaf Havana e Jack Lukeman. Si prosegue

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alla grande sabato, dove l'headliner della serata sarà Eddie Vedder, frontman dei Pearl Jam, in Italia per il suo tour da solista. Quel giorno, prima di lui, suoneranno anche The Cranberries, Glen Hansard e Cigaretters After Sex. Finale esplosivo domenica 25 nel

segno dell'alternative metal, con i System of a Down preceduti dai Prophets of Rage. Una tre giorni adrenalinica, dunque, che porterà nella città fiorentina tantissimi appassionati di musica, che si aggiungono a un altro attesissimo evento del capoluogo toscano: torna infatti

il Firenze Summer Festival, che prende il via il 14 giugno con i Radiohead e si chiude il 18 luglio con gli Arcade Fire. Appuntamento dunque a Firenze per un'estate all'insegna della musica live più bella. www.firenzerocks.it



INDIA

LA FORZA DELLA MEDITAZIONE E DEL BENESSERE L'India è da sempre in grado di compiere una magia sotto gli occhi attoniti del viaggiatore, una magia che lo costringe a tornare più e più volte, nel vano tentativo di esaurirne la conoscenza. Non a caso è il paese dai mille volti, quello della calda accoglienza, della civiltà millenaria, della storia dell'uomo, dei colori, del ritmo, dello yoga


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e vacanze, si sa, hanno lo straordinario potere di corroborare corpo e anima e di arricchirci ogni volta con esperienze uniche. Ma è anche vero che bastano pochi minuti nella routine quotidiana che quegli effetti distensivi sembrano già essere del tutto svaniti. Allora perchè non concedersi un benessere duraturo e autentico, da portare con sé anche una volta tornati a casa? Esistono luoghi che, oltre ad essere veri e propri paradisi tropicali, mantengono forti tradizioni culturali dedicate proprio alla salute dell'individuo. Anzi, non si può parlare semplicemente di luoghi, ma di scenari di indimenticabili esperienze, tra i miti di una civiltà che ha saputo preservare tradizioni radicate e pratiche sempre più apprezzate e diffuse per rivitalizzare il fisico e l'anima. Con la sua atmosfera sovraccarica di spiritualità, l'India è uno dei luoghi più intricati e più densi di umanità in tutto il nostro pianeta. La leggenda racconta che una dea guerriera, Bhadrakali, generata dal terzo occhio del dio Shiva, dopo aver sconfitto il temibile demone Darikan, ricevette dal dio onnipotente il compito di scegliere un luogo sulla terra dove stabilirsi e vegliare sul genere umano. Bhadrakali, scelse senza esitazioni il

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Kerala, nella parte meridionale dell'India. Ed è ancora un'altra leggenda a raccontarci le origini della pratica dello yoga. Il primo ad acquisire i segreti dello yoga fu un pesce, che, trovandosi a nuotare vicino a una caverna, nell’Oceano Indiano, rimase incantato dalla voce del dio Shiva, l’inventore dello yoga, che illustrava alla sua sposa Parvati le posizioni da lui create e destinate ad essere praticate dagli dei. Parvati si era innamorata di lui proprio osservandolo mentre meditava e praticava lo yoga ed era desiderosa di apprendere tutti i segreti della disciplina. Ascoltando questi insegnamenti il pesce si tramutò in un uomo e, da quel momento, divenuto Matsyendra (che in sanscrito significa “pesce fatto uomo” o “signore dei pesci”) tramandò agli uomini le tecniche ascoltate dal dio Shiva, divenendo il primo maestro di yoga (yogin): la narrazione evidenzia le trasformazioni fondamentali che l’uomo può produrre su di sé beneficiando della pratica yoga, grazie alla quale può esaltare a pieno le proprie qualità umane (trasformandosi in un vero uomo). Infatti il termine yoga deriva dal sanscrito “yuj”, che sta a significare “congiungere”, “unire”; secondo la filosofia tradizionale, grazie allo

IL 21 GIUGNO, IN CONCOMITANZA CON IL SOLSTIZIO D'ESTATE, IL GIORNO PIÙ LUNGO DELL'ANNO E DENSO DI SIGNIFICATI SPECIALI IN MOLTE PARTI DEL MONDO, SI CELEBRA LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLO YOGA, UN OMAGGIO ALLA CIVILTÀ INDIANA, CULLA DI QUESTA PRATICA MILLENARIA


RISHIKESH Il luogo dei saggi

yoga, l’anima individuale (o jîvâtman) si ricongiunge con l’anima universale e divina (o paramâtman), l’uomo è perciò destinato a sentirsi parte di una più vasta e completa entità. Mitologia a parte, non va dimenticato che,

✑ Sulle rive del fiume Gange si trova la celebre località spirituale di Rishikesh meta ideale per chi vuole praticare lo yoga, immergendosi nella meditazione; non a caso è chiamata la “capitale mondiale dello Yoga”. Rishikesh è il luogo perfetto per tutti coloro che siano alla ricerca della pace della mente e di una naturale connessione con la propria sfera spirituale. Circondata dalle cime innevate dell'Himalaya, è la tappa iniziale del pellegrinaggio indù di Yatra Char Dham, considerato come il più sacro di tutti ed ospita il Ghat Triveni, il punto di confluenza di più fiumi sacri: il Gange, lo Yamuna e il Sarawati. Per questo è considerato un luogo sacro e si ritiene che coloro che si bagnino nelle sue acque, magari tuffandosi dal Ghat Triveni, diventino puri. Dominata dalla quiete e dalla tranquillità, Rishikesh, nonostante abbia raggiunto una certa popolarità quando, nel 1968, i Beatles decisero di viverci per due mesi, mantiene ancora le distanze dal turismo di massa e si preserva come luogo magico, con spiagge disseminate lungo il corso di un Gange ancora pulito e sentieri circondati da fitte foreste.

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IN INDIA PER VIVERE L’UNIONE IN PERFETTO EQUILIBRIO DI TUTTE LE COMPONENTI DEL NOSTRO ESSERE: CORPO, MENTE, SPIRITO

SALUTE IN VIAGGIO Non solo Yoga

✑ Un respiro per riordinare le idee, una pratica antica - nata in Oriente e amata in Occidente- per vincere l'affanno della quotidianità e volare verso un nuovo orizzonte. Accade nella bellissima regione del Kerala, in cui, secondo antichi testi, i trattamenti Ayurvedici avrebbero la massima efficacia, soprattutto durante i monsoni che arrivano qui ogni giugno. In queste terre l'Ayurveda è praticata con assoluta autenticità e dedizione, come metodo naturale per ottenere salute e longevità con trattamenti terapeutici ringiovanenti e specifici per alcuni disturbi, come ottimo antidoto alla stanchezza fisica, mentale e spirituale, conseguenza dello stress della società moderna e del suo stile di vita.


yoga è tra le discipline maggiormente conosciute e stimate a livello mondiale e attualmente in India, vengono organizzate lezioni di yoga gratuite per i dipendenti pubblici, quasi tutti gli spazi verdi sono giornalmente invasi da chi pratica la disciplina, considerata, dai più, il modo migliore per iniziare la giornata.

Una giornata per lo yoga

prima di essere un complesso sistema filosofico - che ha tra i 3.000 e i 6.000 anni di vita - lo yoga è, soprattutto, una scienza, le cui nozioni sono fondate su esperienze, esperimenti e tecniche tramandate da mistici, santi, e dai saggi scritti sull'argomento. Pur essendo stata spesso (erroneamente) associata alle tradizioni religiose, quella dello

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“Lo Yoga è un dono di inestimabile valore tramandato nell’antica tradizione indiana. Incarna l'unità di mente e corpo, pensiero e azione, moderazione e appagamento, armonia tra uomo e natura, un approccio olistico alla salute e al benessere. Non si tratta di puro esercizio, ma di scoprire il senso di unità con noi stessi, con il mondo e con la natura. Cambiando stile di vita e creando consapevolezza, può aiutarci ad affrontare perfino i cambiamenti climatici". Con queste parole il Primo Ministro Indiano Narendra Modi si è rivolto nel settembre 2014 alla 69ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite, approfondendo gli aspetti olistici dello Yoga ed esortando la comunità globale a istituire una Giornata Internazionale

dello Yoga, giornata dedicata a quest’antica disciplina dai molteplici benefici. 175 Nazioni, comprese Stati Uniti, Canada e Cina, hanno sostenuto l'iniziativa indiana, facendo registrare il più alto numero di supporters per una simile candidatura. Così la Giornata Internazionale dello Yoga è stata celebrata per la prima volta il 21 giugno 2015, giorno del solstizio d’estate. Quel giorno, milioni di persone in India e in tutto il mondo hanno preso parte alle celebrazioni del primo ‘IDY’. Due sono stati i primati mondiali stabiliti dall’India in quell’occasione: la più ampia sessione di Yoga mai organizzata, con 35.985 partecipanti, e il maggior numero di nazioni diverse (84) intervenute nella medesima sessione. Abbiamo parlato di questa speciale occasione con il Direttore dell'Ente del Turismo Indiano in Italia Chilka Gangadhar che ci ha spiegato l'essenza e l'importanza dell'iniziativa. Ci stiamo avvicinando all'International Yoga Day, un'occasione molto importante per celebrare lo yoga. Ma che ruolo gioca nel turismo indiano e per il turismo italiano verso l'India?


“LA PRATICA T’AI CHI È SOLO CINESE? IL CALCIO È SOLO INGLESE? LO STESSO VALE PER LO YOGA. È UN PACCHETTO COMPLETO PER IL CORPO DI OGNUNO DI NOI E UN MODO POCO COSTOSO PER MANTENERSI SANO COME UN PESCE”

SUNEEL SINGH, GURU DEL SUD DI DELHI

Mi lasci dire che dallo yoga è derivato il mondo, come lo conosciamo oggi, il che dà ancora più valore al fatto che questo abbia le sue radici in India, da dove si è poi diffuso in tutto il mondo. Anche quest'anno non potremo fare a meno di celebrare questo evento fondamentale nella vita di ogni indiano e di chiunque pratichi e apprezzi questa disciplina. Parteciperemo, con le istituzioni indiane qui in Italia, il Consolato di Milano e l'Ambasciata di Roma, e con i nostri rappresentanti a Cipro e in Grecia, che sono tra le aree di interesse di India Tourism Milan. Abbiamo in programma degli incontri nei parchi di Milano con Maestri provenienti proprio dal nostro Paese e prevediamo una grande affluenza. Inoltre, sono già in corso i preparativi per una gigantesca sessione collettiva a Lucknow a cui prenderà parte anche il Primo Ministro Narendra Modi. Abbiamo invitato anche alcuni giornalisti italiani che parteciperanno e testimonieranno il valore di questa iniziativa, per far conoscere quanto più possibile il legame indissolubile tra l'India e lo yoga. Lo yoga è al centro di molte esperienze turistiche in India. Qual è stata la tendenza

in questa prima parte dell'anno per il turismo indiano? Iniziamo dicendo che le stime del turismo in India sono in costante crescita e siamo sempre più ottimisti in marito all'incremento degli arrivi dall'Italia anche per l'anno 2017/2018. L'Italia, tra i paesi europei, è uno dei più importanti per la promozione delle rotte turistiche nel nostro paese, e i dati che stiamo ricevendo sono estremamente positivi, soprattutto dopo l'abilitazione dell'e-visa, un visto elettronico che si può richiedere facilmente sul sito www.indianvisaonline.gov.in. Sono iniziative importanti perchè giocano un ruolo fondamentale nella promozione delle nostre svariate destinazioni, che sono ideali 365 giorni l'anno. L'espressione “un viaggio da fare almeno una volta nella vita” non è sufficiente. Tutt'altro, ne sarebbero necessari almeno due o tre, perchè non parliamo di un paese, ma di un vero e proprio continente in grado di offrire tutto. Ecco perchè è incredibile. www.indiatourismmilan.com Martina Morelli

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ASIA

RITORNARE IN NEPAL, RITORNARE A RESPIRARE Uno scrigno di tesori naturali e architettonici protetti dalle alte vette della catena himalayana, una terra che fa bene all'anima e che non può essere dimenticata dalle rotte del turismo occidentale



L

a fitta jungla del Sud, le vette aguzze del Nord e le grandi vallate dell’Est fanno da sfondo a quattro gioielli del Nepal, collegati da un’asse immaginario che attraversa il Paese. Si parte dal Sud, con l’area di Lumbini, divenuta sito Unesco nel 1997 per la sua fondamentale importanza nella storia umana. Infatti qui, nel V secolo a.C., nacque Siddhartha Gautama, figlio della regina Maya. Siddhartha prese il nome di Buddha ed oggi è considerato il fondatore del buddhismo. Ogni anno sono moltissimi i fedeli che si recano in visita nella zona, considerata una delle quattro tappe fondamentali in cui pellegrinare dai buddhisti. Spostandosi a Est nei pressi del confine meridionale si incontra un altro sito protetto dall'Unesco: il Parco Nazionale di Chitwan, un polmone verde in una zona subtropicale ricca di flora e fauna, con 68 specie di mammiferi, 644 tipi di uccelli, 125 di pesci e 56 piante endemiche.

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LA TERRA DOVE È NATO IL BUDDHA, È UN PUNTO DI INCONTRO FRA BUDDHISMO E INDUISMO MA ANCHE TRA LE TRADIZIONI DEL PASSATO E LE AMBIZIONI DEL FUTURO La direzione del parco è particolarmente attenta a proteggere animali a rischio quali il rinoceronte unicorno, tigri e gaviali, tanto da essere riuscita a debellare completamente i tentativi di incursioni dei bracconieri. Facilmente raggiungibile dai turisti, il parco è organizzato per offrire svariate possibilità di attività: safari a dorso di elefante, giri in canoa, bird watching e escursioni a piedi. A Nord Est del parco è situato l’insieme dei sette siti Unesco della valle di Kathmandu, che si


sviluppa in maniera circolare intorno alla grande capitale del Nepal. Quest’area è un punto di incontro fra buddhismo e induismo, ma anche tra le tradizioni del passato e le ambizioni del futuro. Secondo la leggenda questa zona un tempo era un grande lago, trasformato in una vallata dal colpo di spada di Manjushri, “bodhisattva” della conoscenza, cha avrebbe aperto una gola nei pressi della collina di Chobar nella quale le acque del lago sarebbero defluite permettendo alla valle di svilupparsi. Grazie alle grandi ricchezze della valle l’area si è naturalmente sviluppata attraverso i secoli come il centro politico del Nepal. Kathmandu fino al 2006 è stata la sede del Re e, quindi, presenta tutte quelle caratteristiche tipiche di una città regale: templi lussuosi e palazzi imponenti che si alternano a strette vie che brulicano di vita, mercati e tuc tuc, i tipici taxi locali. I 7 siti Unesco nella valle rappresentano la raffinata cultura artistica che le famiglie imperanti hanno incoraggiato e promosso con opere di vera bellezza estetica, ma che rappresentano in straordinaria armonia una integrazione sincretica di antiche pratiche autoctone con significati simbolici. Con una solenne cerimonia si purificazione celebrata dai monaci buddhisti con una spettacolare puja, il celebre stupa di Boudhanath è stato riportato a tutto il suo splendore e completamente risanato dopo i danni del terremoto del 2015. Uno dei più grandi al mondo con una altezza di 36 metri, lo stupa di Boudhanath è stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità nel 1979 e tornerà

nuovamente un sentito luogo di culto per i numerosi fedeli buddhisti del Paese e una attrattiva imperdibile per i visitatori internazionali. Gli altri 6 siti della valle sono la Durbar square di Kathmandu, la cittadina di Patan, la cittadina di Bakhtapur, il tempio buddhista di Swayambhunath e quelli induisti di Pashu Patinath e Changu Narayan. L'Unesco ha incluso nella lista dei patrimoni anche il parco del Sagarmatha – nome nepalese del Monte Everest – che sovrasta il territorio al confine settentrionale con il Tibet e che comprende decine di altre vette oltre i seimila metri disegnando uno skyline all’orizzonte di cime aguzze talvolta di facile accesso altre volte con una esposizione elegantemente imponente, snella e impervia, disegnate da un'abile mano superiore. Popolato dalla forte etnia sherpa dedita ad accompagnare escursioni e ascensioni, il parco si estende dai 2900 metri del portale di entrata di Lukla agli 8848 metri della vetta dell’Everest con una natura che rapisce l'anima. Ogni villaggio ha il suo tempio buddhista più o meno grande e alcune sedi di cerimonie religiose che lasciano al visitatore un’emozione a cui non si resiste. Vi trovano rifugio alcune specie a rischio come i leopardi delle nevi e i panda rossi.

ILAM BAZAAR Il territorio inesplorato

✑ Nell’area orientale del paese c'è un’estesa regione collinare dalla natura lussureggiante, il cui paesaggio è caratterizzato da coltivazioni terrazzate di tè, fondate nel 1863, quando il Governo cinese regalò la pirima piantina all’allora Primo Ministro nepalese, Bahadur Rana. Una terra fertilissima con un clima mite ed accogliente. Nella zona di Ilam Bazaar si trova anche l’area palustre di Mai Pokhari, meta di pellegrinaggi sia induisti che buddisti e area protetta dal WWF: il lago dalle acque color smeraldo si estende per circa un chilometro ed è navigabile con piccole imbarcazioni. Anche la regione del Far West è una destinazione a cui senz’altro rivolgere maggiore attenzione perchè ancora inesplorata e con un potenziale importante di attrattive: dalla più numerosa concentrazione asiatica di barasingha (cervo della palude) che vive nel Suklaphanta National Park, alle foreste, ai laghi e prati alpini di Khaptad, ai sentieri di montagna verso il monte Api e il monte Saipal. Siamo nella regione più occidentale del Nepal che racchiude la piana del Terai, la zona collinare e la zona himalayana con la massima altezza di 7132 m del monte Api che con il Saipal (7031 m) e il Nampa (6755 m) formano una piccola catena di picchi ghiacciati, affilati con versanti e pendenze molto accentuati che li mettono in risalto rispetto agli altopiani circostanti. Il Far West del Nepal è anche un habitat di una cultura vivace e particolare come quella della etnia Raute di origine tibeto – birmana, nomade che vive ancora di caccia e raccolta. Nel Terai l’etnia prevalente è la Tharu che si autodefinisce “gente della foresta” e vive in villaggi isolati conservando una cultura originale e libera da influenze esterne. Nella zona collinare la cultura è hindu, come attestano i numerosi piccoli templi di religione hindu sparsi nell’area, mentre nella zona himalayana la cultura è tibetana. www.welcomenepal.com

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UNA VALLE, UNA CORNICE DI MONTI SENZA EGUALI E ANTICHE CITTÀ INTATTE NELLA LORO BELLEZZA. IL FASCINO UNICO DEL NEPAL VIVE NEI CAPOLAVORI SCULTOREI E ARCHITETTONICI DI UN’ARTE CHE GUARDA, NELL’ISPIRAZIONE, AL MONDO INDIANO

MONTE EVEREST

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Dolpo: il segreto meglio custodito del Nepal Pensare che la regione nepalese di Dolpo occupa quasi 8000 kilometri quadrati e che qui vi vivano circa 30 mila abitanti, vi aiuterà a capire quanto inesplorata ed incontaminata sia quest’area che si estende lungo il confine con il Tibet cinese. Parliamo di una zona i cui paesaggi sono considerati tra i più spettacolari della Terra, ma anche così inviolata che i rari abitanti della regione sono generalmente installati tra i 3660 m ed i 4000 m, guadagnandosi il record tra le popolazioni che vivono alle altitudini più elevate al mondo. Il popolo Dolpo è strettamente connesso al Tibet da cui ha origine e di cui ne preserva fattezze fisiche e tradizioni religiose e culturali: qui è fortemente venerato il Dalai Lama e, nonostante l’esiguo numero di abitanti, su questo territorio sono ben 130 i gompa, i tipici templi tibetani, dato che connota la profonda fede della popolazione locale. Tra le meraviglie nascoste in questa remota parte del Nepal, aperta ai visitatori stranieri solo dal 1989, è possibile ammirare il lago Phoksundo.

Forse la principale attrazione della zona, il piccolo specchio d’acqua cristallina gode di una posizione incantevole, le cui acque turchesi sono come un pietra preziosa incastonata in una corona di rade conifere ed un orizzonte di cime rocciose e ghiacciai. Il Phoksundo è anche il nome del Parco Nazionale Shey Phoksundo, che si estende in parte in Cina e che è il più grande parco del Nepal ed anche il solo che condivida con un’altra nazione. Il parco prende nome anche dallo Shey Gompa, luogo sacro dove ogni anno per 3 giorni si celebra la luna piena di agosto. Un trekking nel Dolpo consente di ammirare le carovane di yak che ancora oggi vengono spostate su questi territori impervi alla ricerca di cibo. Perfetto per l’inizio d’autunno, questo è un viaggio che offre grandi ispirazioni di carattere etnografico, potendo incontrare popolazioni che seguono uno stile di vita tradizionale antico di centinaia d’anni, e naturalmente ammirare i grandiosi paesaggi delle montagne nepalesi. Sveva Riva




EGITTO

BLU, COME IL MAR ROSSO Là dove continente africano e asiatico si incontrano, dove si respira il fascino immutabile del deserto e le varietà di colori che il paesaggio naturale assume diventa disarmante c'è una Sharm el-Sheikh tutta da scoprire

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I

l verde dorato che si scorge attorno ai reef era valso, paradossalmente, al mar Rosso il nome di 'Verdissimo', come veniva chiamato nell'antico Egitto. Non è un caso che il trionfo di sfumature di questi luoghi, in cui abita la seconda barriera corallina al mondo, riesca a conquistare chiunque decida di visitarli. Il mondo sommerso del Mar Rosso è un’infinita fonte di meraviglia che non attira solo i diver più esperti ma che, al contrario, regala a tutti la possibilità di vedere dal vivo la vita che si cela dentro a quel profondo blu, nelle incredibili acque del Sinai.

Una tappa imperdibilie per chi ama esplorare fondali di straordinaria ricchezza, accarezzato da acque dalle temperature miti e piacevoli, ma anche per chi non ha il nuoto nel sangue. Tra le tante peculiarità di Sharm el-Sheikh c'è, infatti, l’escursione in semi-sommergibile, dove, per ben 90 minuti, si possono esplorare i ricchi fondali del Mar Rosso, pur rimanendo in superficie: un tour tra banchi di pesci colorati che nuotano attorno alla barca immersi nel loro habitat naturale, la bellissima barriera corallina e i diver che esplorano le meraviglie del mondo sottomarino.

Scoprire come organizzare un'escursione di questo tipo è davvero semplice dal momento che tutte le strutture alberghiere e i banchi disposti sulla spiaggia sono in grado di fornire indicazioni accurate. Tutti i semi-sommergibili partono generalmente dal pontile del vecchio porto di Sharm El Maya e l’escursione si svolge nell’area ricca di coralli che circonda Ras Um Sid. Per chi invece non teme di tuffarsi in queste acque cangianti, magari dedicandosi agli sport acquatici, Sharm el-Sheikh è il

FARE IMMERSIONI E SNORKELING NEL MAR ROSSO È UNA DELLE ESPERIENZE DA PROVARE ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA. UN’OCCASIONE PER AMMIRARE UNA DELLE SETTE MERAVIGLIE DEL MONDO SOTTOMARINO

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rifugio perfetto. Tutti i principali hotel e resort offrono la possibilità di svolgere numerose attività in acqua - windsurf, parasailing, kitesurf, wakeboard e qualsiasi altra attività vi possa saltare in mente spesso partendo direttamente dalla spiaggia adiacente o in accordo con un altro resort. La baia di Sharm el Maya, con le montagne che la proteggono dai venti, è ad esempio la località prediletta da chi pratica lo sci d’acqua: è sufficiente raggiungere una delle

SHARM EL-SHEIKH IN SEI OTTIMI MOTIVI Il tempo

✑ Dimenticatevi le app meteo: qui è sempre tempo da spiaggia. Le giornate piene di sole e le notti accarezzate dalla fresca brezza accompagnano ogni momento, dalle immersioni alle danze notturne. Il Parco nazionale Ras Mohammed

✑ Un paradiso sommerso che pullula di vita, con millenarie scogliere coralline, delfini, mangrovie e cicogne bianche, uno dei punti d'immersione più famosi al mondo. Il safari su quad

✑ Non vi è modo migliore per assaporare la vita che salire in sella a un bolide in alluminio da 30 cavalli e solcare la sabbia del deserto a 100 km all'ora o attraversare picchi vertiginosi sullo sfondo dell'azzurro del Mar Rosso. Guardare le stelle con i beduini

✑ Vi sono poche cose paragonabili a quello che si prova a farsi cullare dalla solitudine del deserto, riuniti intorno a un falò con il cielo stellato sopra la testa. Le stelle cadenti, il cibo delizioso, l'incredibile ospitalità e le straordinarie conversazioni: di cos'altro c'è bisogno? La vita notturna

sue spiagge per trovare centri di sport acquatici che forniscono attrezzature e lezioni per migliorare e praticare lo sci d’acqua.

Sharks Bay: tra leggenda e natura Gli abitanti di Sharm el-Sheikh consigliano sempre una visita alla pittoresca Sharks

✑ Una vita notturna rinomata in tutto il mondo ha di bello che non serve far programmi: basta scendere in strada e scegliere tra i tantissimi locali e i party, alcuni con la partecipazione di dj internazionali come Armin Van Buuren e DJ Tiesto. Le prelibatezze

✑ Una vacanza al mare non sarebbe completa senza un pasto a base di pesce e frutti di mare per la gioia del palato. Gli chef di punta dell'Egitto, al lavoro in quasi 40 diversi ristoranti, sono pronti a servire le loro pietanze di mare e a soddisfare anche il palato più esigente.

L’EGITTO DEI FARAONI E DEL DESERTO, DEL NILO E DEL MAR ROSSO, LE CUI ACQUE CRISTALLINE E I RICCHI FONDALI CORALLINI ATTIRANO GLI AMANTI DI IMMERSIONI E SNORKELING E TURISTI DA TUTTO IL MONDO Bay. Chi meglio di loro, del resto, può conoscere quegli angoli di paradiso che conservano ancora intatta l’essenza originale di Sharm prima dell’avvento del turismo su larga scala. Persino l'origine del nome di questa baia ha un fascino irresistibile, dibattuta tra chi

sostiene che fino a circa 12 anni fa era realmente abitata dagli squali, chi la imputa all'errore di alcuni turisti che avevano scambiato le mante per squali e chi vedrebbe semplicemente il richiamo al fatto che i pescatori locali scaricavano proprio qui gli squali catturati. Qualunque sia la

versione corretta, è certo che attualmente di squali non ve ne sia ombra e che questo luogo è ancora paradisiaco ed autentico, con alcuni dei migliori punti di immersione e di snorkeling di Sharm el-Sheikh. È anche certo che con il trascorrere del tempo e l'avvento del turismo molte cose siano cambiate da queste parti – è sempre più raro avvistare i cammelli camminare lungo la spiaggia, tra i caffè e il mare – , ma Sharks Bay rimane un’oasi di relax con viste stupefacenti sull’Isola Tiran e sul porticciolo turistico. www.egypt.travel Sveva Riva

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AFRICA

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DA SCOPRIRE

VIAGGIO ALL’EQUATORE


A

testo e foto di Raffaele Bernardo

Per scoprire Sao Tomé e Principe il più piccolo Paese dell’Africa Occidentale. Due isole ancora intatte tra natura primordiale e accoglienza generosa, panorami mozzafiato e antiche piantagioni, nostalgie coloniali e avvenirismo alle porte

Sao Tomè chi non conosce João Carlos Silva? È lui che ha creato le iniziative più innovative per la rinascita del Paese, condizionato ancora da un passato di colonizzazione durato ben 500 anni. Una lunga storia ai confini dell’isolamento, terminata solo nel 1975 quando Sao Tomé e la sorella minore Principe sono finalmente diventate uno Stato indipendente. Ma oggi, dopo 43 anni da quella data, i problemi generali non sono ancora risolti. Carenza di infrastrutture e servizi, precarie condizioni igieniche in tanti villaggi, povertà diffusa. Però quello che colpisce i pochi visitatori è altro: valori ambientali, umanità della gente, sicurezza elevata, mare incontaminato, spiagge deserte, prezzi ancora contenuti. Questo è un piccolo arcipelago sperduto nell’Oceano Atlantico al largo del Golfo di Guinea, proprio sotto la linea dell’Equatore e all’altezza del Meridiano Zero. Un’Africa dimenticata, fuori del tempo. Sao Tomè è l’isola principale, quella più abitata. I villaggi, con le loro case di legno colorate, sorgono in prevalenza lungo la costa e nei dintorni della Cidade Capital. Principe invece, eletta dall’UNESCO riserva mondiale della Biosfera, è la più piccola e remota e conta appena 7000 anime. Il suo capoluogo Santo Antonio- è poco più che un villaggio. Su entrambe le isole restano numerosi edifici coloniali dai colori sbiaditi ma sempre carichi di fascino. Lungo le strade, spesso di terra e di sassi avvolte dalla natura, s’incontrano uomini in cammino che portano sulle spalle caschi di banane, fasci di verdura, legna da ardere. Le donne hanno sempre sul capo recipienti in sicuro equilibrio e l’immancabile bambino stretto alla schiena da un foulard colorato. Qui la natalità ha ancora indici molto elevati. Ovunque il retaggio più visibile dell’epoca portoghese sono le Roças, sorta di masserie, microcosmi un tempo autosufficienti, disseminati sul territorio, aziende agricole dedite alla produzione di cacao e caffè, la grande ricchezza della Colonia. Ciò grazie alla fertilità del suolo e al lavoro di migliaia di schiavi, tradotti qui dai Paesi costieri, dai quali discende l’attuale popolazione multietnica. Un lavoro, quello delle piantagioni, spesso disumano, fuori da ogni regola -come racconta Miguel Sousa Tavares nel suo bel libro “Equatore”- ma che fece la fortuna di tanti proprietari terrieri e commercianti di Lisbona.

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“LEVA-LEVA” È L’ESPRESSIONE PIÙ USATA A SAO TOMÈ E PRINCIPE. SIGNIFICA “PIANO-PIANO” E FA RIFERIMENTO AL MODO DI PRENDERE LA VITA E OGNI TIPO DI ATTIVITÀ Dal 1975, con le mutate condizioni economiche e sociali (effettiva fine dello schiavismo, fuga degli investitori), tutto il sistema delle Roças ha subito un inesorabile tramonto. La gran parte di esse sono finite nel degrado, poche altre continuano la loro attività ma in forma molto ridotta rispetto al passato. Acquisite dallo Stato e gestite da piccole cooperative di lavoratori, esse restano in tutti i casi depositarie di un inestimabile patrimonio storico e umano, la più autentica testimonianza di un’epoca. Tra le antiche architetture, spesso in rovina, s’intrecciano ancora piccole e grandi storie senza tempo. A Sao Tomé, João Carlos Silva ha ereditato dalla sua famiglia la bella Roça Sao João dos Angolares, che sorge in posizione alta e suggestiva tra la foresta del Pico Maria Fernandes e la vasta baia di Santa Cruz, tagliata dal Rio Grande. Si deve a lui l’attento recupero dell’antica struttura che ha preservato ogni segno del ricco passato. Gli arredi e le decorazioni originali, l’atmosfera coloniale, l’ospedale, l’attività agricola. Ma con intenti del tutto innovativi. “Oggi l’agricoltura non è più sufficiente -è la sua riflessione- si produce poco di ogni cosa. Bisogna integrarla con altro”. È nato così il progetto della prima Roça turistico-culturale del Paese. Un luogo dove non viene assicurata semplicemente ospitalità rurale ma tutta una serie di opportunità coordinate, che consentano agli ospiti di immergersi nello spirito del luogo e nelle sue tradizioni.” Qui la gastronomia è attività preminente che valorizza le risorse della terra e del mare. Ogni giorno João Carlos cura personalmente le ricche degustazioni basate sull’accostamento insolito di svariati ingredienti e sapori: frutta, verdure, pesce, spezie… Contaminazioni che assicurano risultati sorprendenti. Il programma prevede poi corsi di storia delle isole e delle Roças; escursioni nell’ambiente

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UTILE A SAPERSI Dove & Come

In inglese: Gabon e Sao Tomè, edizioni Bradt, 19,95 Euro, 2014

Il piccolo arcipelago di Sao Tomé e Principe, che comprende anche alcune isole minori (Rolas, Cabras, Santana, Sao Miguel, Bonè, Gabado, Coco, Sete Pedras, Galè, Bombom, Mosteiros, Quixiba, Pedras) per un totale di 1000 Kmq, si trova nel Golfo di Guinea, costa occidentale dell’Africa. Il Paese più vicino è il Gabon, a 220 km circa in direzione Est.

Clima

La posizione geografica in corrispondenza con l’Equatore connota i caratteri climatici del Paese: tropicale con umidità tra il 70 e l’80 per cento. La temperatura oscilla tra i 27° e 28°. La stagione secca, chiamata “Gravana”, con cielo prevalentemente nuvoloso, va da giugno ad agosto. Da ottobre a maggio la temperatura è più elevata e le precipitazioni frequenti.

Da leggere

“Equatore” di Miguel Sousa Tavares Best seller in Portogallo, Premio Guinzane Cavour in Italia e vari riconoscimenti in diversi Paesi. Il romanzo è ambientato in una Sao Tomè di altri tempi ma per certi versi ancora attuale.

Cosa portare

✑ Abbigliamento leggero, una torcia tascabile, un piccolo ombrello per eventuali piogge, scarpe comode. Piccola farmacia

Farmaci per gola, tosse, febbre, raffreddore e disturbi intestinali Antibiotico ad ampio spettro, pomata antidolorifica Una confezione di cerotti

Viaggio

I buoni indirizzi di Sao Tomè

Air Tap (Linee Aeree Portoghesi) collega Roma a Lisbona e da qui a Sao Tomè.

Documenti

Cidade de Sao Tomè Hotel Praia - www.hotel-praia.com Hotel Residenzial Avenida - rovenida@sctome.net Restaurante Papa Figo - tel. 222.7261 Restaurante Donna Tetè - tel. 990. 4353 Caffè Jasmine - tel. 222.7130 Artesanato Qua Tela - tel.985.8187 ✑ Cacau Casa das Artes Criacao Ambiente e Utopias - tel. 990.6900 Centro cultural Portogues - tel.222.1455 Cacau & Cafè Claudio Corallo - www.claudiocorallo.com

Costa Orientale

Informazioni

Non esiste in Italia una rappresentanza turistica di Sao Tomé. La fonte più affidabile per le informazioni e la richiesta del visto d’ingresso è la compagnia italiana “Italy4 stp” di Erika Berrino, l’unica presente nel Paese. www.italy4stp.com Telefono Italia 3355920096 - Telefono Sao Tomè 00239.9955595 Skype: Italy4stp - eriKaberrino@italy4stp.com Passaporto in regola Certificato di vaccinazione contro la febbre gialla (obligatoria) Visto

Moneta

Dobra (Il cambio è di 1 euro per circa 25 dobras) Le Carte di credito /Bancomat non sempre sono accettate

Fuso orario

Un’ora in meno Due ore quando da noi vige l’ora legale

Lingua

Portoghese

Telefono

Per Sao Tomè 00239 Per l’Italia 0039 Per i cellulari è consigliabile acquistare dall’unico operatore (CST) una SIM locale utilizzando schede telefoniche della stessa Compagnia in vendita ovunque

Guide

In italiano: Sao Tomé e Principe, edizioni Cinque Terre, 25,00 Euro, 2016 In francese: Gabon e Sao Tomé, edizioni Petit Futé, 18,95 Euro, 2013

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Santana Guest House Casa Ondas Divinas - ondasdivinas@gmai.com Clube Hotel Santana - reservas@clubsantana.com ✑ Angolares Pousada Roca San João - ceiarte@cstome.net ✑ Porto Alegre Pousada Ecolodge - www.hotelpraiainhame.com

Costa Occidentale

Guadalupe Pousada Celvas - tel. 9935849 ✑ Neves-Ponta Figo Pousada Mucumbli - www.mucumbli.wordpress.com ✑ Anambò Restaurante Mar & Sol - tel. 9903809

I buoni indirizzi di Principe

Sant’Antonio Ufficio del Turismo - Marcelo Dos Santos sampritur@hotmail.com ✑ Pousada Mira Rio Resort Roca Belo Monte - www.africas-eden.com Resort Bombom - www.bombomislandresort.com


più selvaggio di Sao Tomé alla scoperta di flora e fauna endemiche; artigianato e trasformazione dei prodotti locali. E in particolare spazi d’arte contemporanea dedicati alla sperimentazione per tanti giovani artisti delle isole. L’esempio di João Carlos sta determinando, con spirito di emulazione, un fervore sconosciuto in passato. Altre roças si stanno lentamente ristrutturando anche in funzione del turismo -Micondo e Monteforte nell’isola principale, Belo Monte a Principementre nuove iniziative sono già nate. Tutto ciò mostra un volto nuovo e propositivo dell’arcipelago che sembra così finalmente uscire dal suo letargo secolare. Una coppia d’italiani -Mariangela e Tizianoarrivati alcuni anni fa sull’isola madre al seguito di un progetto di cooperazione si sono innamorati del posto e hanno deciso di restarvi. La loro casa nelle alture di Neves e affacciata sulla Costa Occidentale, si è aperta poco a poco a turisti di passaggio. Oggi Mucumblì è una pousada tra le più accoglienti e rinomate. Anche in questo caso, accanto all’ospitalità, si stanno sviluppando diversi progetti di cui beneficia l’intera collettività. Il più interessante è la “Scuola di Turismo” di cui Sao Tomé e Pricipe hanno estremo bisogno per poter avviare tanti giovani verso un lavoro qualificato ed assicurare agli ospiti servizi migliori.

In giro per le isole La Cidade Capital, a breve distanza dall’Aereoporto, è il primo immancabile appuntamento con SAO TOMÉ. Questo è l’unico vero Centro amministrativo, politico e commerciale del piccolo arcipelago. La zona più animata è quella che gravita intorno al Mercato Municipale dove si vende di tutto e dove tutti convergono, anche dai villaggi più distanti. Allontanandosi il traffico scema rapidamente. La città è piacevole nonostante il degrado diffuso e la crescita disordinata. In particolare il lungomare (che qui chiamano Marginal) offre un ampio respiro sulla Baia de Ana

OGNI OSPITE PUÒ ENTRARE IN RAPPORTO CON LA COMUNITÀ LOCALE, LE LORO USANZE DI VITA E LE LORO TRADIZIONI


Chaves che incornicia l’abitato e il verde dei quartieri residenziali. All’ancora vecchi navigli carichi di storie e di merci destinate alla vicina isola di Principe. In centro non mancano motivi di interesse. Il CACAU, Casa das Artes Criação Ambiente Utopias è la bella realtà creata da João Carlos Silva, iniziativa sorprendente in un luogo così piccolo e remoto. Oltre alla vasta Galleria di tendenza, che ospita artisti plastici, scultori e istallazioni, il Centro allestisce un programma serale di eventi: musica, danza, spettacolo. Accanto al caffè un piccolo shop che raccoglie interessanti oggetti di artigianato locale.

La città è piccola e tutto è raccolto in un fazzoletto. Anche la Casa da Cultura presenta frequenti mostre d’arte. E pure qui, ad accogliere i visitatori c’è un piacevole ritrovo, il Café Jasmin. Poco distante il Centro Cultural Português apre a tutti la sua bella biblioteca. Sempre nei paraggi sorge la Catedral de Sao Tomè. Risalente al 1576, vanta una bella collezione di azulejos consevati lungo le pareti. Il Museu Nacional ha sede invece nel forte São Sebastião costruito nel 1675. Espone oggetti sacri, d’arte e militari attraverso i

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quali è possibile ripercorrere la storia della colonizzazione, i suoi aspetti socio-culturali, i costumi delle varie epoche. Una delle sale è dedicata all’artigianato. Il villaggio di Gamboa, dietro l’aeroporto, è uno spaccato di vita autentico con le barche dei pescatori che animano il vivace mercato del pesce direttamente sulla spiaggia. Dalla città di Sao Tomé si dipartono due strade costiere che permettono di compiere quasi interamente il periplo dell’isola. Quella orientale -la RN2- è diffusamente popolata fino a Santana dove si affaccia sul mare l’antica Chiesa parrocchiale. Non distante il Club Santana, a gestione francese, assicura una sosta di buon tono. Curiosamente questo è un angolo dell’isola abitato da una colonia di expat d’oltralpe. Tra essi un ex-parigino, Ives Paledau. È il patron della bella pousada Casa Ondas marinas, affacciata su uno dei panorami più suggestivi della costa. Dopo soli tre Km si arriva ad Agua Izé, la prima e la più grande Roça del tracciato. Le Roças sono le antiche fattorie del caffè e del cacao alle quali è strettamente legata la storia di questo Paese. Pur ridimensionate nella loro attività e spesso in stato di degrado, dopo l’avvento dell’indipendenza e la dipartita dei portoghesi, esse conservano importanti retaggi

UNA CARATTERISTICA DI QUESTE ISOLE SONO LE SPIAGGE BORDATE DALLA GIUNGLA

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TANTI ANNI AI CONFINI DELL’ISOLAMENTO HANNO CREATO UN PICCOLO MICROCOSMO CHE SI È APPENA AFFACCIATO AL NUOVO dell’epoca coloniale. In particolare incuriosiscono l’architettura, l’organizzazione del lavoro e l’aspetto sociale delle comunità che a volte vivono ancora con una propria autonomia all’interno delle piantagioni. La scuola, lo spaccio, il piccolo ospedale, la chiesa, il cimitero… sono testimonianze di una storia e di un tempo che sembrano essersi fermati. Ai confini di Agua Izè c’è Boca do Inferno, una baia cui vengono attribuiti aneddoti e leggende legati al “soffione” che alza, tra le rocce ed il mare, grandi spruzzi d’acqua verso il cielo. Adesso il passaggio di automobili e motorette e pressoché scomparso, resta la natura tutto intorno. Lungo la strada si susseguono insenature profonde e spiagge deserte, nascoste nel verde: Praia Amador, Rei, Morrão, Monte Mário… Si attraversa qualche

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vivace villaggio di pescatori, come Ribeira Afonso, Angra Toldo e Micondo, che vanta una delle spiagge più belle ed attrezzate. Sulle alture alle sue spalle s’incontra una delle poche Roças riattivate in funzione dell’ospitalità. La pousada Escapade, all’interno della proprietà, è anch’essa gestista da una famiglia francese. Dopo Ponta Mussada si arriva ad Angolares. Sulle colline che dominano il villaggio, davanti alla Baia de Santa Cruz, sorge la Roças Sao João, recentemente ristrutturata con l’intento di recuperare il carattere e l’atmosfera del periodo d’oro della piantagione. Peculiarità della casa sono gli ambienti, i mobili e gli oggetti di famiglia restaurati con cura, oltre alle opere d’arte contemporanea diffuse in ogni spazio. Gli ospiti possono partecipare ad un

programma coordinato d’iniziative che permettono di scoprire la cucina tipica, le tradizioni e la natura del territorio. Da qui inizia uno dei tratti più suggestivi del percorso. Tra paesaggi di foreste e caseggiati sparsi, s’innalza all’improvviso dalle brume della vegetazione il Pico Cão Grande, la montagna più spettacolare dell’isola. Lungo le rive dei tanti fiumi s’incontrano donne che lavano il bucato per stenderlo poi nei prati vicini. L’ultima parte della strada conduce a Porto Alegre, villaggio di pescatori molto povero e senza particolari attrattive.


A SAO TOME’ L’arte ha la sua casa

✑ Scoprendo la spontanea vocazione artistica di studenti, pescatori, agricoltori, senza alcuna formazione ma dotati di naturale talento, João Carlos Silva ha recuperato nella zona del porto il padiglione dell’ex-Officina per le opere pubbliche, che versava in uno stato d’abbandono. Il grande spazio è stato trasformato in un centro polivalente di varie espressioni: pittura, scultura, musica, teatro, artigianato, danza, formazione. Il CACAU, Casa das Artes Criação Ambiente Utopias, è oggi il motore di diversi progetti di assoluto rilievo -come la Biennale d’Arte di Sao Tomé- che segnalano sempre più spesso il Paese e la sua cultura sulla scena internazionale.

AL “CACAU”, LA CASA DELL’ARTE, AGRICOLTORI, PESCATORI, OPERAI PRIVI DI OGNI FORMA DI ISTRUZIONE, POSSONO ESPRIMERE LA LORO SPONTANEA CREATIVITÀ E DIVENTARE PITTORI, SCULTORI, MUSICISTI Più oltre, attraversando la foresta, si arriva a Praia Inhame, che dà anche il nome a una tranquilla pousada affacciata sulla spiaggia. L’isoletta di Das Rolas si trova proprio lì di fronte. E’ il punto esatto dove corre la linea dell’Equatore. Poco distanti Piscina e Jalé sono altre due belle spiagge che chiudono il percorso. Se Sao Tomé, a chi arriva dall’Europa, appare come un luogo lontano, remoto, PRINCIPE ancora di più offre l’immagine di una terra primitiva, fuori dal mondo e in un altro tempo. L’isola -anch’essa di origine vulcanica- è ricoperta da una fitta foresta pluviale, ormai perduta quasi ovunque. La tagliano sentieri sterrati, avvolti dalla vegetazione lussureggiante, che raggiungono villaggi sparsi e suggestive roças spesso abbandonate. Un’eccezione sorprendente è Belo Monte, antica masseria magistralmente ristrutturata e riconvertita ad attività ricettiva, nel pieno rispetto del suo originario carattere. Qui l’operazione di recupero si è lodevolmente

accompagnata all’attenzione sociale: i vecchi abitanti - agricoltori, operai, artigiani e le loro famiglie- sono stati trasferiti nelle nuove dignitose abitazioni costruite accanto all’hotel. Ciò ha permesso loro di continuare a vivere nel proprio ambiente ed ai turisti che alloggiano a Belo Monte, di entrare in rapporto con la comunità locale, le loro usanze di vita e le loro tradizioni. Dalla collina di Belo Monte, scendendo a piedi attraverso il sentiero della foreste, si arriva a Praia Banana, una spiaggia di sabbia candida incorniciata dal mare turchese e dalla vegetazione tropicale. Diventata l’icona dell’arcipelago, questo è uno dei luoghi che restano dentro alla fine del viaggio e che si sognano di solito nelle giornate fredde e piovose dei nostri inverni. Un’altra roça che meriterebbe di essere ristrutturata e valorizzata è Sundy. Intorno alla grande piazza alberata del villaggio si affacciano da un lato le case degli abitanti (tuttora dediti ad una piccola attività agricola legata al caffè, al cacao e all’olio di palma) mentre sul lato oppostosi si staglia l’elegante residenza padronale. Questo edificio, seppur malandato, conserva il suo fascino d’antan. Sorprende la sua raffinata architettura coloniale, la qualità degli arredi e delle decorazioni d’epoca, oltre al loro ottimo stato di conservazione. Tappa immancabile a Principe è Terreiro Velho, antica piantagione nel sud-est dell’isola al centro di un ambiente di grande suggestione ma a lungo abbandonata. La sua rinascita si deve ad un agronomo fiorentino, Claudio Corallo. Grazie alla cura estrema, alle tecniche e ai metodi di lavorazione del cacao locale da lui applicati fin dal 1972, è riuscito a produrre un cioccolato considerato dagli esperti il migliore al mondo. Un altro luogo obbligato di una visita a Principe è Bombom, anche se non legato alla storia delle roças e delle piantagioni. È un resort fatto di semplici ma piacevoli case in legno nascoste tra le palme che sfiorano la spiaggia. Il fascino di Bombom si deve anche al lungo pontile sospeso sull’oceano, che lo collega all’isolotto di fronte.

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AFRICA

SEYCHELLES: IN FUGA VERSO L’EDEN Un’Arca di Noè in miniatura che ospita alcune delle più rare e sorprendenti specie di flora e fauna del pianeta: ognuna delle 115 isole dell'arcipelago ha la sua particolare topografia, il suo carattere ed il suo ecosistema, ognuna è un universo unico fatto di sabbia soffice come borotalco e un clima perfetto



ACQUE CRISTALLINE INCORNICIATE DA SABBIA DORATA E ROCCE DI GRANITO: UN PANORAMA PERFETTO

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ue tipologie di isole, quelle granitiche ‘Interne’ situate intorno alle isole principali di Mahé, Praslin e La Digue, le cui verdeggianti cime si innalzano da foreste vergini e spiagge immacolate, e quelle ‘Esterne’, una scintillante varietà di isole coralline piatte e poco frequentate dall’uomo che si estendono ad occidente verso la costa dell’Africa. Abitate da circa 250 anni, le Seychelles possiedono una bellezza naturale leggendaria, protetta da severe leggi sulla conservazione che hanno fatto sì che quasi la metà delle terre emerse che costituiscono l’arcipelago fossero preservate dalla denominazione di parco marino o riserva naturale. L’arcipelago ospita, inoltre, due siti del patrimonio mondiale UNESCO: la leggendaria Vallée de Mai dove, su antiche palme in una valle nascosta, cresce il misterioso frutto del Coco de

Mer, dalla sensuale forma di bacino femminile, e Aldabra, l’atollo corallino emerso più grande al mondo. Contrasti emozionanti tra rocce granitiche oceaniche incredibilmente levigate che emergono dall’oceano color cobalto, barriere coralline ricche di vita marina, lussureggianti foreste primordiali, spettacolari colonie di uccelli marini e romantiche spiagge deserte: diversità, autenticità e purezza sono le parole chiave di un mondo rimasto incredibilmente invariato nel corso dei millenni e le cui caratteristiche sono gli ingredienti per una vacanza unica e per un'esperienza senza eguali immersi nella natura più pura.

Evasioni tropicali Formate dai picchi più elevati dei resti sommersi del supercontinente “Gondwana”, le Seychelles rappresentano un vero retaggio permanente delle origini del nostro pianeta, preservando con cura non solo le loro particolarissime forme di vita, ma anche un senso di appartenenza ad un’epoca ormai scomparsa. In quello che alcuni identificarono con il luogo originario del biblico Giardino dell’Eden si possono trovare tranquillità e armonia senza rinunciare al lusso allo stato puro.


LE SEYCHELLES IN 10 TAPPE Mercato di Victoria

Una visita all’affaccendato e vivace mercato di Victoria è il modo migliore per assaporare lo stile di vita delle Seychelles. Costruito nel 1840 e rinnovato nel 1999, il mercato rimane l’animato centro della capitale Victoria e decisamente il luogo ideale per vivere l’allegra atmosfera dell’arcipelago.

Le Jardin du Roi Spice garden, Mahè

Il giardino delle spezie fa rivivere l’atmosfera del XVIII secolo quando il commercio di spezie era uno dei bastioni dell’economia dei paesi colonizzatori: ubicato in cima ad una collina, vi crescono piante di vaniglia, citronella, cannella, noce moscata, pepe ed altre spezie oltre che piante endemiche medicinali.

Anse Lazio, Praslin

Anse Lazio è la spiaggia più rinomata di Praslin: soffice sabbia bianca, acque cristalline dove lo snorkeling è eccellente e massi di granito rosa scolpiti dagli elementi. Questa spiaggia figura regolarmente nella classifica delle 10 spiagge più belle al mondo.

Anse Source d’Argent, La Digue

UNA FUSIONE UNICA DI BELLEZZE NATURALI, SPORT, RELAX E CULTURA NEL PAESE DELL’ESTATE PERENNE

Anse Source d'Argent è considerata la spiaggia più fotografata del mondo. Candida sabbia morbida, acque azzurre, immensi massi di granito scolpiti dal tempo. Il mare è protetto dalla barriera corallina ed è molto calmo e poco profondo con un letto di sola sabbia che lo rende perfetto anche per bambini.

Vallée de Mai

Il secondo sito delle Seychelles ad essere dichiarato patrimonio mondiale dall’UNESCO: la leggendaria valle è un sito unico al mondo dove crescono 6000 palme di Coco-de-mer, sei specie di palme endemiche e dove vive il raro pappagallo nero - è una delle più importanti meraviglie botaniche del mondo.

Cousin Island special reserve Tradizionalmente associate alle più belle spiagge del pianeta, incorniciate da massi granitici senza tempo, le isole Seychelles sono in cima all’elenco delle destinazioni romantiche nel mondo, perfette per una pigra fuga tropicale a due. Ma, oltre alla vacanza ideale all’insegna di sole, spiagge e mare, l’arcipelago ha molto altro da offrire. Queste isole rappresentano, per il viaggiatore moderno, un’evasione ed un’occasione per riequilibrare lo spirito, in armonia con l’essenza primordiale della natura. Per chi ama essere attivo, le Seychelles offrono superbe opportunità di vela, immersioni e snorkeling - in luoghi dove pochi si sono avventurati - ottima pesca e meravigliose possibilità di scoprire gli ecosistemi unici delle isole, facendo trekking in montagna e su sentieri naturalistici. In uno scenario in cui la natura diventa così sublime anche il golf si trasforma in un'esperienza surreale tra cieli cobalto, palme

Magnifico esempio di sito eco-turistico ed una delle prime isole al mondo ad essere dichiarata interamente riserva naturale. Quest’isola granitica, circondata dalla barriera corallina, ospita oggi importanti progetti di conservazione e specie endemiche uniche.

La plaine St.Andrè, Mahè

La tradizionale casa coloniale, costruita nel 1792, è stata restaurata con cura ed è la nuova sede di un eccellente ristorante e di Takamaka Bay Rum: è possibile visitare la distilleria, scoprire i segreti della produzione e assaggiare il tipico rum locale.

St. Pierre Island

St. Pierre è una della isolette granitiche che costellano la baia della Côte d'Or a Praslin. Quest’isola minuscola è diventata, col passare degli anni, la rappresentazione distintiva delle Seychelles. Ideale per il nuoto, lo snorkeling e per i naviganti che vogliono godersi lo sfondo di questa incantata isola dai tramonti spettacolari.

Curiese Island

Curieuse è una riserva naturale dove il coco de mer cresce allo stato naturale ed è sede di un interessante allevamento di tartarughe giganti, che si possono osservare libere, e anche un luogo importante di nidificazione per le tartarughe marine.

Parco Marino Narco Marino Nazionale St. Anne

Il Parco Marino Nazionale di St. Anne offre una delle più vaste aree di barriera corallina dove si possono incontrare le tartarughe marine, i delfini e dove è possibile esplorare il parco anche a bordo di semisommergibili o visitando una delle isole che lo compongono, come Moyenne o Cerf.

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da cocco e acque iridescenti, senza considerare una vasta scelta di altre attrazioni. Mahé dispone di un campo da 9 buche situato tra la montagna e il mare a Anse aux Pins, in posizione centrale sulla costa orientale. Caratterizzato da fairway spettacolari, questo percorso è praticabile tutto l'anno e offre numerosi servizi, tra cui la possibilità di seguire lezioni con professionisti. Un altro campo da golf

delle Seychelles è costituito da un tracciato da campionato a 18 buche nel Lémuria Resort di Praslin: un percorso impegnativo immerso nel verde di quelle valli da molti considerate come la culla del giardino dell'Eden. Per restare in tema di sport, infine, anche gli amanti dell’equitazione possono dedicarsi alla loro passione in questo angolo di paradiso, presso l'Utegangar Riding Centre ed il Magic

PRATICARE IL GOLF IN STILE SEYCHELLES, LASCIANDOSI TRASPORTARE AL DI LÀ DEL GIOCO DA PAESAGGI MOZZAFIATO

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Carpet Arab Horse Riding Club di Mahé e l’Union Estate di LaDigue. Ogni attività diventa ancora più piacevole grazie al clima quasi perennemente estivo: un giro delle isole in aereo, in barca o in elicottero permetterà di scoprire il carattere individuale di ognuna di esse, una cucina che può sedurre anche il palato più esigente e la calda accoglienza della popolazione locale. Ciliegina sulla torta un'esclusiva scelta di resort 5 stelle e isole private che offrono intimità totale a contatto con la natura e le numerose Spa di livello internazionale dove farsi coccolare con viste mozzafiato sull’Oceano: un viaggio indimenticabile in un luogo davvero diverso e magico, un luogo come nessun altro. www.seychelles.travel Martina Morelli



FOTOGALLERY

(E)STATE QUI?


Le si aspetta un anno intero, le vacanze estive, e per un anno intero si va avanti con il “totometa”: dove, quando, come e con chi. Si fa girare il mappamondo e il dito scorre su di esso fermandosi più e più volte. Poi arrivano, le vacanze, e puntualmente ci si ritrova attoniti e indecisi sulla destinazione definitiva, con un punto interrogativo ingombrante in testa che impedisce di individuare con chiarezza la meta più adatta alle proprie esigenze. In casi come questo un piccolo suggerimento di itinerari da scoprire è proprio quello che ci vuole

Al via il World Music Festival ai Giardini di Sissi

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no scenario unico quello offerto dai Giardini di Sissi questa estate, per ascoltare buona musica a piedi scalzi, su un tappeto di soffice erba e fra i profumi notturni delle innumerevoli specie floreali. Entrano nel vivo i concerti del World Music Festival di Merano: dal 15 giugno al 24 agosto, artisti italiani e internazionali, provenienti dal Messico, Canada, Giappone, Irlanda, Austria e Germania giungeranno ai Giardini di Castel Trauttmansdorff per animare le serate estive con le note raffinate della musica d’autore. Un tetto di stelle rivestirà il meraviglioso quadro del Laghetto delle Ninfee, per dare spazio ad interpreti di alto livello, capaci di dettare tendenze e stili musicali in tutto il mondo: da Niccolo Fabi a The Strumbellas, numerosi musicisti affermati sono pronti a regalare emozioni uniche a tutti coloro che condivideranno la gioia dello stare insieme. Gli spettatori saranno invitati, infatti, a prendere parte ad un’esperienza di svago e relax, fra le mille luci del parco e la suggestiva vista delle montagne che circondano i Giardini. Distesi sull’erba, coppie, gruppi di amici e famiglie potranno godere di uno scenario incantevole fra gli oleandri, la lavanda, i girasoli e i fiori di loto, e assistere ai concerti che avranno luogo sull’esclusivo palco galleggiante. Al chiaro di luna, gli artisti daranno vita ad una delle maggiori kermesse musicali estive italiane, giunta ormai alla sedicesima edizione e ogni anno richiamo per migliaia di appassionati da tutta Italia e da oltreconfine. L’unione tra musica e paesaggio non potrà che offrire ai visitatori un’avventura straordinaria per tutti i sensi.

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Tutto il Green che c’è

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overnors Island, isolotto di 70 ettari della New York Upper Bay, a sud di Manhattan, ha riaperto per la stagione estiva 2017. Nuovo punto di riferimento per newyorkesi e visitatori della Grande Mela, Governors Island è un'oasi verde in città e la vera protagonista dell'estate di New York City, con spazi verdi dove rilassarsi, percorsi ciclabili, attività , eventi e magnifiche vedute panoramiche. Principale attrazione di Governors Island sono The Hills, inaugurate a luglio dell'anno scorso: quattro colline artificiali di diverse altezze, da cui è possibile godere di una vista a 360 gradi sul magnifico skyline di Manhattan e sulla Statua della Libertà . Ci si potrà avventurare nel verde, percorrendo diversi sentieri e arrampicandosi fino in cima alle colline: Slide Hill è quella più alta, con lo scivolo più lungo di NYC insieme a Outlook Hill, Discovery Hill e Grassy Hill. Gli amanti della natura potranno partecipare alle passeggiate sull'isola organizzate da NYC Audubon Summer Residency per ammirare gli uccelli che vivono a Governors Island e incontrare artigiani che realizzano creazioni ispirate alla fauna locale. Sarà disponibile a partire da giugno anche un servizio di noleggio kayak, in collaborazione con Downtown Boathouse, un modo perfetto per trascorrere un pomeriggio d'estate. Le automobili non sono ammesse sull'isola che può essere visitata in bicicletta: Blazing Saddles offre il noleggio gratuito per un'ora, ma in alternativa, sono disponibili le biciclette di Citi Bike, il programma di bike sharing della città , con due stazioni di prelievo. www.govisland.com


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Rio, la meta perfetta tutto l’anno

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e ferie estive sono il periodo in cui molti si recano in vacanza in Brasile e passano alcuni giorni nella “cidade maravilhosa”. Del resto, un viaggio in Brasile non può dirsi completo senza un passaggio a Rio de Janeiro, soprattutto nel mese di giugno, quando la città mantiene un clima ideale: non fa mai troppo caldo e non si toccano le temperature più basse di luglio e agosto. Altro vantaggio di questo periodo dell'anno è che i prezzi degli hotel sono relativamente più bassi e anche sul volo non mancano le possibilità di risparmiare. Inoltre, sono molte le manifestazioni che hanno luogo in questi giorni, prime fra tutte le coloratissime “festas juninas” (le feste di giugno del Brasile, tipiche del Nordest ma che hanno luogo anche a Rio, in cui i brasiliani amano passare serate danzanti al fresco mangiando i cibi tradizionali). Queste festività tradizionali celebrano di fatto la vita in campagna con i costumi tipici delle regioni dell'entroterra brasiliano e sono legate alla venerazione di alcuni santi, fondamentalmente tre: San Pietro, San Giovanni e Sant’Antonio. Le giornate di festa trascorrono all’insegna delle sfilate, dei balli e dei ritmi tradizionali locali, in un turbine di colori e sorrisi che non può non conquistare chiunque vi assista. www.visitbrasil.com Franco del Panta


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PORTOGALLO

LEGGERI COME SABBIA TRA LE DITA Immense e selvagge e allo stesso tempo di una bellezza impalpabile come la brezza oceanica, le spiagge della costa del Portogallo sono tra le piĂš belle d'Europa

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PRAIA DA BORDEIRA - ALJEZUR

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uoghi volubili come il vento e le maree che ne cambiano continuamente la conformazione, meritano sicuramente di essere visitati, soprattutto nei mesi più caldi e, in particolar modo, da chi ama il surf e il body board. Non temete, sono la meta ideale anche per chi ama godersi, più semplicemente, il sole

Praia do Camilo - Lagos Incastonata tra frastagliate falesie a picco sul mare, la Praia do Camilo è un piccolo arenile al quale si accede tramite una scalinata lunga 200 gradini. Prima di iniziare la discesa, la sosta è d'obbligo per apprezzare il meraviglioso paesaggio e respirare a pieni polmoni l'inconfondibile profumo della brezza marina. Molto vicina, e accessibile dalla stessa strada, la Ponta da Piedade, una formazione rocciosa impressionante, frastagliata e con grotte scavate dal mare, è uno dei due luoghi irrinunciabili della regione, da godere in tutta la sua pienezza durante un'escursione in barca, visitando l'interno delle grotte e le spiaggette deserte tra le rocce.

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QUI DOVE SORGONO LE FRONTIERE PIÙ ANTICHE D’EUROPA, UNA GRANDE VARIETÀ DI PAESAGGI CHE SI SUSSEGUONO SENZA SOSTA, MOLTEPLICI ATTIVITÀ PER IL TEMPO LIBERO E UN PATRIMONIO CULTURALE UNICO, DOVE MODERNITÀ E TRADIZIONE CONVIVONO IN PERFETTA ARMONIA Praia da Bordeira - Aljezur

Praia de Santa Cruz – Torre Vedras

Vicinissima al villaggio di Carrapateira, da dove si accede alla spiaggia mediante una strada asfaltata, la bellissima Praia da Bordeira possiede un arenile molto spazioso che con la bassa marea aumenta considerevolmente, diventando uno dei più grandi dell'Algarve. Qui sfocia un fiume che talvolta forma un bacino, ideale per i giochi in acqua dei bambini che, tuttavia, qui non sono particolarmente presenti; questa spiaggia solitamente poco affollata dai bagnanti è, infatti, particolarmente frequentata da surfisti e bodyboarder.

Santa Cruz, ad una cinquantina di km a nord di Lisbona, è un litorale molto esteso che assume nomi diversi in base ai concessionari; le spiagge più famose sono Praias do Mirante, do Pisão, da Física, Centro, Santa Helena, Formosa e Praia Azul. L'acqua cristallina e la spiaggia incontaminata, insieme alla caratteristica bellezza conferita dalle pittoresche scogliere, ne fanno una località balneare molto frequentata. Dotata di infrastrutture di servizio, tra cui una piscina e un campo di tiro olimpico, nel periodo estivo la spiaggia è ancora più animata grazie ai voli turistici in partenza dall'aerodromo locale e a tutta una serie di eventi.


PRAIA DO NORTE - NAZARÉ


PRAIA DE DONA ANA- LAGOS

Nella zona più a sud, le falesie di Ponta da Vigia danno inizio a un complesso roccioso in cui si distingue il Penedo do Guincho, un masso alto 30 metri e largo 100, che alla base si apre in uno spazio curvo attraversato dal mare. Sugli scogli vi sono delle curiose terrazze da cui, nelle giornate più limpide si può ammirare un vasto panorama, dal faro di Cabo Carvoeiro alle isole Berlengas.

Praia Grande do Guincho - Cascais Inserita nel Parco Naturale di SintraCascais, la Praia do Guincho si trova in uno scenario paesaggistico di grande bellezza, dove le dune di sabbia bianca si stagliano contro la Serra de Sintra, visibile sullo sfondo. Esposta a venti forti e bagnata da un mare caratterizzato da alte onde, la spiaggia è molto ricercata a surfisti e bodyboarder. Durante l'estate, la tramontana che qui non passa certo inosservata, rende il Guincho perfetto per il windsurf. Suggerimento per i più golosi: nelle immediate vicinanze, ci sono eccellenti ristoranti specializzati in pesce e crostacei.

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UN CLIMA AMENO, 3000 ORE DI SOLE L’ANNO E 850 KM DI SPLENDIDE SPIAGGE LAMBITE DALL’OCEANO ATLANTICO FANNO DEL PORTOGALLO UNA DESTINAZIONE PERFETTA PER TUTTE LE STAGIONI Praia do Norte - Nazaré Situata a nord dell'imponente Promontorio di Nazaré, più noto come "Sítio", Praia do Norte non è vigilata ed è immersa in un ambiente agreste e un po' selvaggio, dove le dune proteggono la vegetazione originaria. Il mare, mosso e pericoloso per nuotare o fare il bagno, è tuttavia molto apprezzato dai surfisti, che trovano qui le onde più spettacolari della costa. Una di esse, alta quasi 30 metri, cavalcata dall'hawaiano Garrett McNamara nel novembre 2011, è stata insignita del premio "Maior onda de 2011" (onda più alta del 2011) nell'ambito dei Billabong XXL Global Big Wave Awards. La formazione di onde di tali proporzioni proprio in questo luogo è dovuta alla posizione del canyon di Nazaré, la più grande gola


NON SOLO MARE Gastronomia, ottimi vini e un popolo tra i più ospitali sono il vero incanto di questo paese. A sinistra: Praia do Amado - Espinho. In basso: Praia do Camilo e Praia Grande do Guincho

sommersa d'Europa con un'estensione di 200 chilometri e che raggiunge i 5000 metri di profondità. La sua parte anteriore, che si trova a meno di un chilometro dalla costa, influisce sulle caratteristiche dell'ondulazione quando questa giunge da ovest, dando origine a onde altissime.

Praia de Dona Ana- Lagos Riparato da alte falesie, l'arenile di Praia de Dona Ana, bagnato da un mare cristallino e tranquillo, è una delle immagini più note delle spiagge della regione. Gli scogli, molto frastagliati, emergono dal mare o punteggiano l'arenile, fornendo punti d'ombra ai villeggianti e dando al contempo un tocco pittoresco al paesaggio. Oltre a ottime infrastrutture di servizio, la Praia de Dona Ana beneficia della sua vicinanza a Lagos, una delle più importanti città dell'Algarve, raggiungibile con circa 25 minuti di passeggiata a piedi.

Praia do Amado - Espinho Considerata una delle migliori spiagge portoghesi per il surf, la Praia do Amado è frequentata da surfisti provenienti da tutta Europa e ospita spesso prove di competizioni internazionali. Ma non sono solo i più esperti a venire qui, giacché la località offre anche diverse scuole che insegnano a particare questo sport. Molto frequentata nei mesi estivi, la Praia do Amado possiede complete infrastrutture di servizio che rendono il soggiorno dei villeggianti davvero gradevole. www.visitportugal.com Sveva Riva

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EUROPA

ESTATE A FRANCOFORTE:

SOLE, EVENTI E SIDRO L’estate di Francoforte è un vero fermento: innumerevoli manifestazioni all’aria aperta invitano i visitatori a godersi la stagione estiva. Rappresentazioni teatrali, cinema all’aperto, beach club, Francoforte è la città perfetta per godersi i mesi più caldi dell’anno



STAZIONE DI FRANCOFORTE HAUPTWACHE

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odersi il sole su un tetto in una delle zone più sofisticate di Francoforte o bersi una pinta di birra su una spiaggia. In estate a Francoforte è possibile fare entrambe le cose. La Long Island Summer Lounge è considerata la più bella terrazza della Germania e si trova sul tetto del parcheggio del mercato proprio in centro città. Ambiente esclusivo, bevande fresche e cucina sfiziosa invitano a godersi le splendide giornate e notti estive. Per godersi a pieno l’estate si può anche optare per la Strandbar & Biergarten Niddastrand situata ad ovest della città, la spiaggia è anche una suggestiva birreria con un sacco di spazio all’aria aperta, spiaggia di sabbia e campo da beach volley, dove poter sorseggiare una birra fredda o un tradizionale sidro. Questa spiaggia è uno dei punti più visitati della città, affacciata direttamente sul fiume Meno. Innumerevoli luoghi e giardini d’estate invitano ad una sosta rinfrescante con una vista spettacolare sulla città: a est, proprio

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nella zona del porto che è stata trasformata in un grande parco con Skate Park, si trova il suggestivo ristorante Oosten con ampio terrazzo affacciato sul fiume. Un po’ più a monte si trova lo Yacht Club che invita a rinfrescanti party sull’acqua. A pochi passi di distanza, è possibile cenare o pranzare sulla Merals Dönerboot,

una barca specializzata in cucina turca, e persino attraccare e mangiare sulla propria barca. Un classico per il caffè è il celebre Maincafé tra Untermainbrücke e Holbeinsteg, dove è possibile rilassarsi su una sedia a sdraio o godersi un pic-nic su una coperta mentre si osserva il suggestivo paesaggio urbano di Francoforte.


MUSEUMSUFERFEST

MODERNA, DINAMICA E SEMPRE IN EVOLUZIONE: FRANCOFORTE NON È SOLO LA CAPITALE FINANZIARIA DELLA GERMANIA, MA ANCHE UNA CITTÀ DECISAMENTE MULTICULTURALE E ALL’AVANGUARDIA Divertirsi in città Come ogni anno si può trovare un vasto programma di spettacoli teatrali all’aperto. Come il Freilichtfestivals 2017 che si svolgerà dal 30 giugno al 20 agosto al Grüneburgpark. Quest’anno sul palco si avvicenderanno i classici di Shakespeare, come Macbeth, Sogno di una notte di mezza estate, Amleto e Romeo e Giulietta. Ma anche i classici di Goethe come il Faust e i Dolori del giovane Werther. Dal 14 luglio al 12 agosto 2017, si terrà anche il festival Stoffel sempre nel Günthersburgpark tra Nordend e Bornheim. Con la sua atmosfera informale, lo Stoffel attira circa 100.000 visitatori, diventando così uno dei più grandi festival di tutta la Germania. L’ingresso a tutti gli eventi è

gratuito, ma è possibile effettuare una donazione libera per sostenere il progetto. Punto di forza è il programma teatrale dedicato ai più piccoli, con incontri su teatro e musica, adatti a bambini di tutte le età. Dal 21 luglio al 6 agosto si tiene il Sommerwerft sulla sponda destra del fiume Meno. Un festival dedicato anche alla musica, dove i musicisti suoneranno su palchi all’aperto, o in location più classiche come tendoni e teatri. Oltre a spettacoli teatrali, ci sarà un programma di musica con cantanti e compositori. Chi ama le acrobazie verbali non può perdersi il Poetry Slam, che lascerà i visitatori senza parole. Per i più giovani, da non perdere le serate Silent Disco dove sarà possibile godersi la musica e ballare grazie alle cuffie e ai Dj migliori del momento.

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SKATEPARK OSTHAFEN

Se, poi, volete godervi un film sotto il cielo stellato, il cinema estivo invita tutti dal 12 al 15 luglio nello spettacolare giardino dello Städel Museum. Mentre da metà luglio a metà agosto, i corti del festival Shorts at Moonlight si trovano a Frankfurt-Höchst, Hofheim e Magonza. Il programma cambia di sera in sera e il costo del pass per tutti gli spettacoli parte da 30 euro. Per celebrare all’aria aperta l’inizio delle vacanze vi consigliamo una visita ad una delle fiere tradizionali che si terranno a Francoforte durante l’estate. Ad esempio il Mainfest, dal 4 al 7 agosto, comincerà con musica dal vivo nel quartiere Römerberg, per poi proseguire come da tradizione con giostre per bambini e giochi per tutti quanti. Il momento culminante della manifestazione saranno i fuochi d’artificio che concludono la manifestazione. Mentre chi vuole scoprire la gastronomia di Francoforte

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non può perdere l’Apfelweinfestival (il festival del vino di mele) dal 11 al 20 agosto. La tradizione legata a questa bevanda è ancora molto sentita in città e il programma offre la possibilità di degustare diverse varietà di vino di mele e nel contempo godersi le bancarelle dove si possono trovare prodotti tipici e ottime idee per regali originali, come ad esempio il tipico bicchiere per bere il sidro, oppure la tipica brocca (Bembel) o il coperchio per i bicchieri (Schoppendeckel). Infine non poteva mancare il Museumsuferfest dal 25 al 27 agosto, uno dei più grandi festival culturali europei, che attira ogni anno fino a 3 milioni di visitatori e che permette, con un solo biglietto dal costo di 7 euro, di visitare tutti i luoghi inseriti nel programma. Paola De Donato



AMERICA

LUNGO LA RUTA DEL SOL La costa del Pacifico Ecuadoregno, oggi ancora poco conosciuta, nuova meta per un turismo sportivo e naturale in un rincorrersi di parchi, antiche civiltĂ e selvagge spiagge



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igilano attente le nuvole mentre il mare civetta con la spiaggia. Una fresca brezza accarezza la sabbia nell’ora in cui i pescatori tornano a terra con il loro carico accolti dal caloroso saluto dei gabbiani che a stormi volteggiano attenti attirati dal fresco odore del pesce, pronti a servirsi di tanta abbondanza. Sabbia e mare sono i principali protagonisti di questo scenario naturale, la cornice selvaggia quasi vergine di piccole città costiere ognuna capace di attirare per interessi specifici: le spiagge, la fauna, l’archeologia, la gastronomia e per l’armonia di un paesaggio unico. Si può iniziare con Esmeraldas terminando nell’estremo sud della costa pacifica fino alla regione del Oro rincorrendo le balene gobbe, che proprio in questa stagione si avvistano con estrema facilità salutandoci con poderosi colpi di schiena lasciando all’obiettivo fotografico solo la coda biforcuta che riemerge in una quantità di spruzzi e schiuma. Queste balene, arrivano fin qui dopo un lungo viaggio iniziato al Polo Sud trasportate dalla corrente fredda dell’Humboldt che rinfresca l’acqua costiera nel periodo da fine maggio a fine ottobre e che si contrappone a quella calda del Niño durante la nostra stagione fredda. Nel nostro caso il viaggio si concentra nella regione centrale di Manabí da Bahia de Caráquez a Montañita lungo la costa del pacifico e penetrando la regione fino alla cittadina di Montecristi, nota per la produzione degli insuperabili cappelli di Panama che nulla hanno a che spartire con lo

stato del canale perché prodotto originale dell’Ecuador sia per il materiale quanto per la sua lavorazione. Situata in una baia naturale alla confluenza del fiume Chone, Bahia de Caráquez, piccola quanto storica città della costa, rappresenta una vera attrazione per gli amanti della natura per i suoi dintorni eccezionali: lunghe spiagge, isole abitate da una grande quantità di uccelli, boschi tropicali, colline dove si pratica il parapendio e ancora spiagge per gli amanti del surf ma anche un luogo antico dove si svilupparono antiche civiltà andate perdute. Il nome Bahia de Caráquez riflette giustamente la posizione nella baia e ricorda in Caráquez le primitive popolazioni precolombiane del luogo, i Caras. L’oceano è il fedele testimone della vita della città, oggi modernizzata nei suoi edifici ma profondamente legata alla sua remota storia dove la gente continua a vivere grazie al mare per l’attività peschiera e quella agricola. I prodotti delle due attività sono l’origine della cucina locale basata appunto sul pesce da cui si creano le cebiches, cocktail di gamberetti in salsa dal sapore dolce e piccante, le empanadas, le zuppe di pesce ed il viche, una zuppa di banane mature con cholo, mais e yuca unito alle teste del pesce. A dividere la baia sono le piccole isole di las Fragatas e l’isola Corazón, riserve di mangrovie e santuario degli uccelli nativi e migratori che si raggiungono con piccole imbarcazioni a noleggio in partenza dal porto cittadino.

UNO DEI PAESI PIÙ PICCOLI MA PIÙ COMPLETI DEL SUD AMERICA. LA GIUNGLA, LE ANDE, I VULCANI, LE BELLISSIME SPIAGGE, LE ACQUE TERMALI, LE ISOLE PIÙ REMOTE DEL MONDO E PERFINO IL FUSO ORARIO: IN ECUADOR C’È TUTTO

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Ma sono le numerose e lunghissime spiagge l’attrazione della zona. Non ci si lasci ingannare, non sono le spiagge affollate e suddivise in bagni, queste spiagge si allungano per chilometri e chilometri, flagellate dalle onde dell’oceano che lasciano come souvenir bellissime conchiglie rosate e dal vento marino che si disperde tra le tante rocce e i pinnacoli che intermezzano la distesa di sabbia grigia. E’ il paradiso dei surfisti, delle cavalcate a cavallo o su moto triciclo. La sabbia nasconde mentre le onde riportano in superficie antichi reperti delle civiltà precolombiane. Proprio in Bahia si trovo il Museo Archeologico con pregiati reperti e manufatti di questa civiltà precolombiana Manteña. Scendendo verso sud e alla confluenza di Manta, ci si dirige verso l’interno

imboccando la statale che porta a Montecristi. Ha alle spalle una nobile storia, diede i natali a Eloy Alfaro, giugno 1842, artefice della rivoluzione liberale, ma la sua fama è legata all’artigianato dei cappelli di panama intrecciati a mano, oggi come dal lontano 1630 con la paglia toquilla. La piccola cittadina è tutto un fiorire di minuscoli laboratori per la vendita diretta di questi capelli di paglia il cui pregio è quello di passare attraverso un anello. Ovviamente il vero “super fino di Montecristi” quello appunto che arrotolato passa in una fede richiede tempi di lavorazione molto lunghi ed il prezzo può raggiungere anche i 1.000 dollari. Chi comunque vuole portarsi un souvenir a casa può scendere su qualità meno pregiate spendendo da 10 a 60 dollari pur essendo

lavorati esclusivamente a mano ma usando paglia toquilla in filati più grandi che consente una lavorazione rapida.

Le infinite sfumature della natura L’attrazione maggiore di questa parte di costa pacifica la si trova più a sud a Puerto Lopez dove dal porto partono i traghetti verso l’Isla de la Plata conosciuta con l’appellativo di “Galápagos de los pobres” in italiano, Galápagos dei poveri. E’ infatti molto simile alle isole Encantadas per la stessa fauna che la abita. E’ l’habitat di sule con le zampe azzurre, fregate dal gozzo rosso e gonfio nella stagione degli amori, sule mascherate, albatross e anche un piccola colonia di lobos marini. L’origine dell’isola è continentale e non vulcanica, si trova a circa un’ora di

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navigazione da Puerto López e fa parte del Parco Nazionale Machalilla. Il costo d’ingresso è di 20 dollari. Qui si possono seguire due sentieri: Punta Machete y Punta Escalera di cui il primo è il più arduo però entrambi gratificano con scenari spettacolari. Il tratto di mare sulla rotta da Puerto López verso l’isola de la Plata è il preferito dalle balene gobbe, sono circa duemila gli esemplari che ogni anno si danno appuntamento in queste acque. Uno spettacolo emozionante vedere gruppi di balene muoversi a grande velocità a ritmo armonico, osservarle mentre piroettano in acqua e si buttano a testa in giù offrendo alla vista solo la poderosa coda a mo’ di saluto beffardo. Nel Parco Nazionale Machalilla è compresa anche la parte terrestre nell’area di Puerto López e l’area di Los Frailes ne fa parte. Frailes è una spiaggia tranquilla, di un fascino selvaggio che si qualifica come superbo luogo dove la natura si apre nella sua intatta bellezza primordiale. In Ecuador non è facile trovare una spiaggia solitaria che non abbia risentito della influenza umana, Frailes è invece l’eccezione. Stessi scenari si incontrano anche a Montañita, lunghe spiagge di sabbia finissima, onde poderose che si infrangono a riva, natura lussureggiante a contorno con un’unica differenza. Questo paradiso dei surfisti è divenuto un luogo molto vivace dove abbondano ristorantini tipici e si incontrano club per apprendere la specialità, migliorarla confrontandosi con amici grazie alle superbe onde che garantiscono l’ambiente ideale per lo sport.

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Oggi la cittadina è riconosciuta a livello internazionale per i campionati della specialità sia a livello nazionale quanto internazionale. Qui è movida y fiesta con tanta musica e vita notturna che attira in particolar modo la gioventù fatta di turisti, surfisti e giovani indigeni. La notte è lunga quanto l’onda che rumoreggia giù nella spiaggia richiamando con il suo canto ammaliatore gli appassionati della plancia d’acqua.

Panama o Montecristi? Il “Panama”, super noto a livello mondiale è un cappello creato e da sempre lavorato artigianalmente in Ecuador. L’appellativo Panama nasce nel periodo coloniale negli anni 1880 e 1881 in relazione all’inizio della costruzione del canale di Panama per unire il Pacifico con l’Atlantico, la colossale opera diretta dal francese Fernando Lesseps. La gente europea che vi affluì trovò comodo e senza dubbio utile ripararsi il capo dal sole con il locale cappello di paglia che si vendeva in grande quantità nel paese ma di esclusiva provenienza e fabbricazione made in Ecuador. Da quel momento il panama conobbe il suo periodo di massimo splendore tanto che la sua fama emigrò in Europa e Stati Uniti divenendo simbolo di prestigio e lusso. Adottato da personaggi dello spettacolo, Mastroianni, Gabin, Noiret e l’indimenticabile Humphrey Bogart, il

panama fu portato anche da illustri politici come Churchill, Roosvelt e il re Gustavo V di Svezia firmando la moda degli inizi dell’ultimo secolo. Le case d’alta moda - Lanvin, Hermes, Borsalino - lo griffarono vendendolo come articolo di lusso. In realtà il prezzo di questo cappello, il vero super fino di Montecristi detiene tuttora un prezzo che si aggira sui 550/750 euro per la sua lunga lavorazione. Si calcoli che per ottenere un ottimo Montecristi ci vogliono come minimo tre mesi di lavoro artigianale eseguito esclusivamente a mano la cui tessitura si basa su un processo ancestrale che risale al 1630 e che tuttora non è cambiata. Il Montecristi è un cappello che ha una storia e dietro ad ogni cappello c’è il saper fare e la tradizione, tramandata da padre in figlio, il sole e il calore della terra ecuatoriana che va crescere in abbondanza la palma, la carludovica palmata, nota come “paja toquilla”. Il panama è la cultura e la semplicità degli suoi artigiani. Il panama è un cappello che ha un’anima e un nome a seconda della località di produzione e della sua lavorazione. Il classico è il Montecristi che si contrappone a quello di Cuenca che si basa su una lavorazione artigianale ma con fili di paglia molto più grandi e venduto intorno i cinquanta euro come massimo. Federico Bonetti



AMERICA

LE ISOLE DELLA GUADALUPA, LE ISOLE DELLE SCOPERTE La gastronomia, la cultura, la storia...ma sapete che la Francia può essere anche il calore luminoso dei Caraibi, l’esotismo fiorito del Sud del Pacifico o il verde esuberante dell’Oceano Indiano? Scoprite questa "altra Francia" così diversa eppure così familiare, la Francia dei 3 Oceani



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el cuore delle Piccole Antille, fra il mar dei Caraibi e l’Oceano Atlantico, l’arcipelago della Guadalupa è costituito da 7 isole principali e una moltitudine di isolotti tutti da scoprire, per una superficie totale di 1780 kmq. Un invito al viaggio fra paesaggi inattesi e sorprendenti. Dalle maestose Cascate del Carbet alle spiagge di sabbia bianca, dorata, nera, dalle acque turchesi ai giardini di corallo. Mare e montagna, un’idea affascinante. Salire alla Soufrière in mezzo alla foresta tropicale, con una vista da favola sul mare dei Caraibi. E poco dopo tuffarsi nelle acque trasparenti, fra pesci colorati. Davvero le isole della Guadalupa sono le isole di tutte le scoperte. La Guadalupa è formata da due isole maggiori, Grande-Terre e Basse-Terre, che si aprono con ali di farfalla nel blu del Caribe, e da una serie di isolette minori: Marie Galante, Les Saintes, Petite Terre, la Désirade. Il paesaggio si presenta vario e contrastante: Basse-Terre, dominata dalla massa del vulcano Soufriére, offre foreste pluviali, bananeti e cascate, Grande-Terre propone un microclima più secco e palmeti ma anche isolotti avvolti dalle mangrovie e grandi rocce protese verso l'azzurro dell'oceano. L'immenso potere della natura tropicale domina incontrastato, condiziona ogni attività, plasma caratteri ed abitudini. Le stagioni sono sostanzialmente due: la "Careme", da gennaio ad aprile,

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caratterizzata da cieli tersi e clima asciutto, e l'hivernage, da luglio a novembre, con caldo umido e piovaschi quotidiani. La temperatura, costantemente mitigata dagli alisei, resta stabile per tutto l'anno: 28° gradi per l'aria, 27° gradi per l'acqua. Potrebbe essere un piccolo paradiso, ma i Tropici sono il regno del provvisorio e dell'imprevedibile e la natura equatoriale incanta, soggioga, e colpisce ad ogni sguardo.

Un lembo di Francia immerso nelle Antille L'anima caraibica è qualcosa di profondo ed esclusivo, si legge nel cuore, nella pelle e nel sorriso di un'etnia bellissima, figlia d'incroci spesso sorprendenti tra indiani antillani e precolombiani, bucanieri e pirati di ogni parte del mondo, asiatici, coloni francesi, neri africani. Tutti conoscono il francese ma amano parlare il creolo: una lingua che mescola Africa e Francia con forme verbali che richiamano anche inglese, olandese e spagnolo. A Guadalupa il colore della pelle propone una serie infinita di tonalità, le varie sfumature di questo melange la dicono lunga sulla secolare avventura umana degli abitanti. Quando Cristoforo Colombo scoprì l'arcipelago, nel 1493, lo trovò presidiato dai bellicosi indiani Caraibi, una popolazione dedita all'antropofagia che, giungendo dal Venezuela, aveva completamente soppiantato la preesistente civiltà precolombiana degli Arawak. Gli spagnoli non riuscirono mai ad

avere completamente ragione della resistenza indiana e la loro occupazione fu poco più che sporadica. Tra il 1635 e il 1639 la Guadalupa fu conquistata dai francesi guidati da Liénard de l'Olive e da Duplessis d'Ossonville; l'operazione si concluse con il completo sterminio dei feroci indigeni. Nel 1664 venne introdotta la coltivazione della canna da zucchero ed il fabbisogno di manodopera diede origine alla tratta degli schiavi provenienti dall'Africa. Seguirono anni in cui fiorì il mercato delle spezie, del rhum e del tabacco; un'epoca in cui l'arcipelago fu a lungo


AUTENTICO PARADISO CARAIBICO, SITUATO A 7000 CHILOMETRI DALLA FRANCIA METROPOLITANA GUADALUPA SPARPAGLIA LE SUE SCINTILLANTI ISOLE SULL’ATLANTICO E SUL MARE DEI CARAIBI

conteso da inglesi e francesi, questi ultimi se ne assicurarono il definitivo dominio a partire dal 1816. La schiavitù fu ufficialmente abolita nel 1794 ma scomparve definitivamente solo nel 1848.

La Grande Terre La varietà del paesaggio, le bellissime spiagge, la foresta, i villaggi e la gente suggerirebbero un viaggio di almeno due settimane; se poi si dispone di un'imbarcazione, o si vogliono visitare anche le isole minori, l'arcipelago può essere il

luogo ideale per una lunga vacanza. In questa sede si preferisce proporre un itinerario "minimo", che non trascuri nessun aspetto o luogo essenziale ma che possa essere realizzato anche con soli sette-otto giorni a disposizione. Il primo impatto con la Guadalupa è costituito dall'aeroporto di Le Raizet, a pochi chilometri da Pointe-à-Pitre, la città più animata dell'arcipelago. Basse Terre e Grande Terre sono due isole distinte ma sembrano quasi congiungersi proprio in questa zona, ci si trova quindi nelle condizioni ideali per fissare la base del proprio soggiorno. Le

buone strade, e una certa inconsistenza dei mezzi pubblici, obbligano al noleggio di una vettura; l'operazione, semplificata dalla presenza delle più importanti società del settore, si può effettuare direttamente all'aeroporto. Si trovano ottime sistemazioni alberghiere in entrambe le isole maggiori. Mercati coloratissimi, case in legno e ferro ma anche grattacieli, folla, rumori e profumi bene evidenziano i contrasti e le suggestioni di Pointe-a-Pitre, vivacissimo punto di partenza per ogni tour di Grande-Terre. Le bancarelle di place de la Victoire offrono

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LA GUADALUPA NON È SOLO L’ISOLA CHE SPIEGA LE SUE ALI SUL MARE, MA È ANCHE DÉSIRADE, LES SAINTES, MARIE-GALANTE, SAINTBARTHÉLEMT E SAINT-MARTIN. CINQUE REALTÀ CHE COMPLETANO LA RICCHEZZA DI QUESTO ARCIPELAGO

spezie, frutta e fiori in un variopinto caos tropicale. Uscendo da Pinte-a-Pitre ci si può seguire la costa meridionale di Grande Terre e, dopo una ventina di chilometri, arrivare a St. Anne, dove casette coloniali e un’atmosfera rilassata fanno da preludio ad una delle più belle spiagge dell’isola. La barriera corallina spezza le onde dell’oceano, minuscole anse creano piscine naturali dove ci si può immergere senza avvertire escursione termica, alte palme e spiaggia finissima completano l’incanto.

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Proseguendo verso la Pinte des Chateaux si trovano altre spiagge, ma nessuna bella come quella di St. Anne, accoglienti villaggi tropicali ed un paesaggio che si fa sempre più secco, quasi arido. L’estremità dell’isola è un luogo di estrema suggestione. In una piccola ansa selvaggia si affrontano quotidianamente onde e venti dell’oceano; sabbia bianca e granulosa, mare e cielo di un blu intenso inviterebbero ad una balneazione che però suggeriamo solo ai più esperti ed avventurosi. Risalendo verso nord si trova Le Moule, con le sue belle

spiagge riparate dalla barriera, e la cittadina di Morne-a-l’Eau celebre per il suggestivo cimitero. Il culto dei defunti, particolarmente sentito in tutta l’isola, si manifesta con delle strutture cimiteriali particolarissime: una sorta di città nella città, centinaia di costruzioni rivestite di piastrelle bianche e nere che una volta all’anno, durante la celebrazione dei defunti, vengono illuminate da un numero infinito d icandele e lumini. I nomi, le iscrizioni,questa curiosa architettura, creano nel visitatore un sentimento di profondo e rispettoso raccoglimento. Risalendo ancora verso nord si incontrano gli straordinari paesaggi naturali di Lagun de la Porte de l’Enfer: un braccio d’acqua marina blu cobalto che si infila tra due ripide pareti di roccia. Ancora un piccolo tratto di strada e si giunge alla Pointe de la Grande Vigie; da ottanta metri di altezza sul livello del mare si gode un paesaggio grandioso dove le rocce, gli strapiombi e la policromia delle acque marine si esibiscono nel silenzio, nel vento, nel sole. Tornando verso Pointe-a-Pitre dalla costa settentrionale vale una sosta Port Luis, un delizioso borgo di pescatori dalle caratteristiche case in legno dove il tempo sembra essersi fermato. Procedendo verso il ponte che separa le due isole il panorama sull’oceano cambia nuovamente offrendo la prospettiva del Grand Cul de Sac Marin: acquitrini salmastri, paludi, foreste d’acqua e mangrovie creano un’altra suggestione, un’ulteriore curiosa prospettiva ambientale.

La Basse Terre Basse Terre è circondata da un’ottima statale costiera che si può imboccare a nord procedendo verso Ste. Rose in una cornice ancora dominata dal paesaggio marino palustre. Quando si supera il capo settentrionale


dell’isola per piegare verso Deshaies si viene accolti da alcune tra le più belle spiagge dell’arcipelago e forse di tutti i Caraibi: Plage de Clugny, Anse de la Perle e, soprattutto, la Grand Anse. Quest’ultima presenta una striscia di sabbia bianca di circa otto chilometri incorniciata da una superba foresta di palme; lo strepitoso paesaggio naturale sembra veramente non aver subito ritocchi dal giorno della creazione. Scendendo verso sud troviamo il coloratissimo borgo di Pointe Noire e la riserva sottomarina dell’Ile du Pigeon. Questo straordinario parco sommerso, che si deve all’intraprendenza organizzativa del capitano Cousteau, consente l’esplorazione dei fondali con immersioni libere, guidate o semplicemente utilizzando barche col fondo di vetro. Arrivati a questo punto si può decidere se proseguire direttamente verso sud, continuando a costeggiare l’isola, oppure se deviare verso sinistra attraversando il Parc National de la Guadeloupe. Quest’ultimo percorso prende il nome di Route de la Traverseé e permette una completa immersione in un paesaggio naturale di rara bellezza. La lussureggiante foresta pluviale si chiude sulla striscia d’asfalto come una galleria, si apre all’improvviso offrendo squarci su vallate verde smeraldo, si colora con migliaia di fiori tropicali incantando il visitatore ad ogni curva. Dopo pochi chilometri si valica il Col des

Deux Mamelles, se la fitta nuvolosità che spesso copre le alture lo consente si può godere di un completo panorama sull’arcipelago. Suggeriamo una piacevole sosta al ristorante Gites Des Mamaelles (tel. 261.675, chiuso nelle serate di domenica e lunedì): atmosfera calda ed accogliente, ottima cucina creola, paesaggio dalla curiosa commistione montanotropicale. Proseguendo si giunge alla Maison de la Forest, base di partenza per tre piacevolissime escursioni nel cuore del parco; i sentieri sono ben indicati, le piante di maggiore interesse dispongono di cartellini segnaletici, la passeggiata può durare venti minuti o più di un’ora assecondando tempi e desideri del visitatore. Ancora pochi chilometri e si giunge alla Cascade aux Ecrevisses, il balzo delle acque copie un dislivello modesto ma l’aspetto scenografico del luogo è di struggente bellezza; ci si può tuffare senza pericolo godendosi il piacere di una nuotata sotto il getto spumeggiante. La Route de la Traverseé conclude la sua corsa sul lato orientale di Basse Terre all’altezza di Petit-Bourg; per completare il perimetro completo dell’isola si può scendere verso sud per poi risalire la costa occidentale. Punto di partenza ideale per questo itinerario è il Parc Floral De La Guadeloupe- Domaine De Valombreuse. Creato nel 1990, a 200 metri di altitudine in uno scenario naturale tra i più belli dell’arcipelago, il parco consente di ammirare

TUTTA LA NATURA CHE C’È Il ritorno dei lamantini

✑ All’inizio del Ventesimo secolo i lamantini sono stati letteralmente spazzati via dalle acque delle Antille francesi e della Guadalupa dalla feroce e intensiva caccia da parte dell’uomo. Attualmente questa sottospecie di lamantino, presente nelle zone costiere dei Caraibi, è in calo ed è classificata come “vulnerabile” nella Lista Rossa della Iucn. Le minacce principali sono rappresentate dalle collisioni con le imbarcazioni, dalle reti da pesca, dalla perdita dell’habitat e dall’inquinamento delle acque. Questi pacifici mammiferi marini, lontani parenti degli elefanti, che possono raggiungere i seicento chili di peso (le femmine possono arrivare perfino a 1.500 chili) e superare i tre metri di lunghezza, non sbucavano dalle acque di Guadalupa con il loro muso buffo e tondeggiante da più di cento anni. Questo rapporto con gli abitanti dell'isola potrà però presto essere rinsaldato. In Guadalupa infatti è stato avviato un progetto di reintroduzione di lamantini dei Caraibi, il primo al mondo per questa specie, guidato dal Parco Nazionale della Guadalupa.

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lo spettacolare flora caraibica ed alcuni aspetti della fauna locale. La mano dell’uomo si è mossa con estrema discrezione limitandosi ad assecondare, e a rendere fruibile, un patrimonio che comprende 300 specie, e oltre 200 sottospecie, di fiori e piante; i visitatori più attenti non avranno difficoltà a scorgere i colibrì o ad osservare le evoluzioni dei numerosi granchi di terra. Il parco vanta una superficie di quattro ettari e mezzo e propone anche un ottimo ristorante: Le Pipirite (tel. 955.050, aperto tutti i giorni a pranzo e la sera solo su prenotazione), dove si può gustare una cucina creola gustosa e genuina con un ottimo rapporto tra prezzo e qualità. Proseguendo verso sud la strada che costeggia l’isola ci porta a Ste. Marie, dove un monumento ricorda il luogo dello sbarco di Cristoforo Colombo, e a Capesterre-Belle-Eau; a questo punto si svolta a sinistra verso il vulcano Soufriere. La zona

presenta almeno tre escursioni: di notevole interesse l’ascensione alle pendici del vulcano, il percorso che si snoda tra i grandi stagni di montagna e la passeggiata che porta alle cascate di Corbet. La scalata, semplice e suggestiva, si compie in 4/5 ore attraverso un paesaggio che alterna il verde dei tropici all’arido frutto delle eruzioni; con un percorso di 6 chilometri, anche in questo caso le ore di marcia sono 4 o 5, si possono esplorare gli affascinanti e malinconici stagni situati ai piedi dei Monti Caraibi. Le cascate del Grand Corbet, che impressionarono anche Cristoforo Colombo, sono le più alte delle Piccole Antille e si raggiungono attraverso un’ora di passeggiata nella foresta pluviale. L’impressionante getto presenta tre balzi, l’ultimo dei quali, di ben 110 metri, va a tuffarsi in maniera spettacolare in un piccolo stagno ribollente di acque spumeggianti. Per raggiungere le pendici della Soufriere si attraversano ampie vallate ricoperte di banane e si può sostare con piacere nei numerosi ristorantini che costeggiano la strada. I migliori sono i più semplici; propongono spesso la sola frutta accompagnata da qualche bevanda, musica reggae e tanta cordialità. Riprendendo la strada principale che costeggia Basse-Terre, e continuando a scendere verso il vertice meridionale dell’isola, si arriva al Parco Archeologico Des Roches Gravées: un ettaro circa di vegetazione rigogliosa, situata in un bastione naturale a picco sul mare, raccoglie le più significative testimonianze della civiltà precolombiana degli Arawaks. Grandi lastre di

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pietra scolpite, risalenti al 300 e al 400 A.C., ricordando la presenza dei primi abitanti dell’arcipelago in una cornice naturale che depone a favore del loro buon gusto nelle scelte. Doppiato la punta di Vieux Fort si può risalire l’isola dal lato Occidentale e raggiungere la città di Basse Terre, capoluogo amministrativo dell’arcipelago e vivace centro dall’aspetto coloniale. Da non perdere le curiose opere pubbliche, palazzo di giustizia e prefettura in testa, dell’architetto tunisino Ali Tur. Lasciandoci alle spalle vulcano e verdi vallate si può completare il periplo di Basse Terre visitando i piccoli e vivaci centri di Vieux Habitants e Bouillante.

Rhum, sapori di mare e ritmi africani Quando, a due passi dalla spiaggia di St. Anne, Charly Abraham inizia a far rullare il suo tamburo, spiegando una voce che sa di Africa e di mare, ha inizio un rito, prende corpo una magia. E' il Gwo-ka, una miscela di ritmi e suoni che affonda le radici nella più profonda anima africana dell'arcipelago. La cucina locale è tra le più interessanti e gustose dei Caraibi: mescola ai classici sapori delle Antille influenze indiane, africane e francesi. Il piatto nazionale è il Colombo, si tratta di uno stufato al curry che può essere realizzato con carne di pollo, maiale o agnello. L'accras, una frittellina a base di cipolle, spezie ed erbette, è indubbiamente l'antipasto più diffuso. Sono ottimi anche i "boudin créole": piccoli sanguinacci speziatissimi e decisamente piccanti.

Naturalmente è ricca l'offerta di pesce e molluschi e in questo caso la cucina creola presenta cotture semplici, spesso alla griglia e condimenti speziati. Da non perdere i lambis, grandi conchiglie, e le celebri aragoste dell'arcipelago. Nelle zone dove impera la foresta pluviale si possono provare gli ouassous, gustosissimi gamberoni d'acqua dolce. In tutto l'arcipelago è quasi impossibile non notare la presenza dei numerosissimi granchi che, naturalmente, costituiscono un piatto forte della gastronomia locale. Sono particolarmente appetitosi quelli di terra, notevoli nelle dimensioni e dalla polpa prelibata. Un discorso a parte merita la frutta, deliziosa come in ogni terra baciata dai Tropici: avocado, ananas, mango, goyave, pomme-cannelle e, naturalmente, le imperdibili banane di piccolo formato possono arricchire, o addirittura sostituire, ogni pasto. Partire da Guadalupa senza aver conosciuto lo strepitoso rhum locale è un peccato che non merita remissione. Il prezioso frutto della fermentazione della canna da zucchero era originariamente la bevanda degli schiavi africani e si chiamava guildive o tafia. Oggetto di commercio con i principali stati europei, il rhum vanta una storia che è quella della Guadalupa stessa; amato da corsari e bucanieri, bevanda nazionale per generazioni di creoli, è ancora oggi il prodotto simbolo di tutte le Antille. Ne esistono due varianti: il rhum industriale, ottenuto dal succo della canna dopo l'estrazione dello zucchero, che è il più diffuso al mondo pur essendo

considerato dai locali un prodotto di seconda scelta, ed il celeberrimo rhum agricolo. Quest'ultimo si ottiene direttamente dalla distillazione del succo di canna fermentato e si trova in commercio "bianco" oppure invecchiato. Il rhum bianco si può bere liscio, ma con tutti i suoi 55° è tutt'altro che uno scherzo, meglio utilizzarlo per un'infinita serie di cocktail. Con l'aggiunta di sciroppo di canna, succo di frutta o una scorza di limone, serve per realizzare il Ti-Punch, l'aperitivo più amato dell'arcipelago. La natura incombente, con tutti i suoi prodotti, ha finito per condizionare gli abitanti delle isole nella realizzazione delle proprie case. Se escludiamo i centri maggiori, e quelli con una più densa concentrazione turistica, non abbiamo difficoltà ad individuare numerose abitazioni in legno circondate dai tradizionali "jardin créole". Si tratta di semplici dimore aperte sui lati, per consentire alle famiglie di godere della frescura degli alisei, e circondate da piante, fiori e alberi che costituiscono un sistema ecologico perfetto. In questo piccolo universo, popolato anche da granchi ed animali da cortile, troviamo piante commestibili ed officinali, talune coltivate altre assolutamente autoctone. Il "jardin créole" assicura alla famiglia l'autosufficienza, costante contatto con la natura, ed un'alimentazione adeguatamente variata. La Guadalupa vanta anche una tradizione musicale di prim'ordine. I Gwo-ka rappresentano le più ancestrali radici africane, la quadrille, con violini e fisarmoniche, richiama l'epopea dei filibustieri baschi, e la Biguine, con le sue danze ondeggianti, rimanda agli anni sessanta. Ma oggi i ritmi alla moda, spruzzati di disco e ragamuffin, impongono lo zouk. E' il fascino dell'incrocio e della contaminazione; nella musica, come nella storia, la carta vincente di queste isole.

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OCEANIA

LA TERRA DOVE INIZIA IL TEMPO Ăˆ la prima nazione al mondo a salutare l'alba di ogni nuovo giorno, tutti i giorni e tutte le settimane dell'anno. Siamo nel Regno di Tonga, l'arcipelago del Pacifico che si trova esattamente nell'International Dataline, la linea di demarcazione in cui le nazioni immediatamente ad ovest si trovano un giorno avanti rispetto a quelle ad est



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on è questo l'unico motivo per venire fin qui, anche perché per raggiungere il paese più lontano al mondo dall'Italia occorre un viaggio tutt'altro che breve. Tonga, infatti, oltre ad offrire le classiche, struggenti bellezze delle isole tropicali, ha saputo mantenere una dimensione a misura d'uomo. Grazie all'accoglienza davvero unica (tanto che l'esploratore James Cook le battezzò "isole dell'amicizia"), un discreto livello di servizi a prezzi incredibilmente bassi per la Polinesia, i più antichi reperti archeologici del Sud Pacifico, con l'inquietante "Trilithon" ed un ambiente ancora intatto, ricco di tradizioni culturali. Tonga, poi, è l'ultima monarchia del Pacifico ed è l'unica al mondo ad offrire, in soli 300 chilometri di distanza, quattro arcipelaghi completamente differenti fra loro, con 173 isole completamente diverse una dall'altra (persino le 43 spiagge che costellano l'isola principale di Tongatapu non sono neanche simili tra loro).

A ognuno il suo mito Tonga ha anche un'innata personalità votata all'indipendenza. E' l'unico tra tutti i paesi del Pacifico a non essere mai stato dominato da una nazione straniera ed è stata anche sede del più noto ammutinamento, quello mitico e favoleggiato del Bounty. Delle sue circa 170 piccole isole - divise da sud a nord negli arcipelaghi di Tongatapu, Ha'apai, Vava'u e Niuas - meno di 40 sono abitate e la popolazione totale sfiora i 100.000 abitanti su una superficie totale terrestre di 699 chilometri quadrati e marina di 700.000 chilometri quadrati. L'isola più popolata è Tongatapu con 63.800 residenti, dove si trova la capitale e città più grande, Nuku'alofa, sede dell'aeroporto internazionale.

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IN QUESTO MINUSCOLO REGNO NEL CUORE DELLA POLINESIA IL TEMPO SEMBRA ESSERSI FERMATO AL GIORNO IN CUI LA NATURA FU CREATA


Come in tutta la Polinesia, esistono molte leggende sull'origine di Tonga. Una di queste fa riferimento al potente dio polinesiano Tangaloa, il quale mentre pescava agganciò un'isola sommersa; mentre questa era ormai uscita dall'acqua il filo si ruppe e l'isola ricadendo in mare si spezzò in tante parti che divennero l'arcipelago di Tonga. Un'altra leggenda molto simile attribuisce l'origine delle isole a Maui, un personaggio mitologico comune a tutte le culture polinesiane. Un giorno Maui stava pescando a sud delle Samoa e con l'amo tirò su le isole di Tonga, ad una ad una, dal fondo del mare. Maui

schiacciò alcune isole, rendendole piatte, mentre altre - come Vava'u ed 'Eua - sono ancora oggi collinose. In alcune lingue e dialetti del Sud Pacifico, Tonga significa "Sud" e Tongatapu, l'isola principale, significa "il Sacro Sud". In realtà i primi abitanti furono i Lapita, una popolazione che sembra provenisse dal sudest asiatico, attraverso l'Indonesia e la Nuova Guinea, circa 3000 anni prima della nascita di Cristo. I ritrovamenti di manufatti in terracotta sembrano avvalorare quest'ipotesi in quanto le tecniche di lavorazione e le decorazioni sono molto simili a quelle di

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IL RITMO DI VITA QUI È LENTO, SCANDITO UNICAMENTE DALLE LUNGHE CAMMINATE A PIEDI E DALL’ATMOSFERA RURALE DELL’ISOLA CHE COSTITUISCE UN’ESPERIENZA INDIMENTICABILE queste popolazioni. Solo intorno al 500 d.C. ha però inizio "l'era tongana" vera e propria con Aho'eitu, il primo re di Tonga iniziatore di una dinastia che ha lasciato parecchi reperti: la prima capitale, Toloa, più tardi trasferita a Heketa, ed il Trilithon chiamato anche lo Stonehenge del Pacifico, che pare servisse come strumento per l'astronomia, scienza in cui i Tongani erano molto esperti e che permise loro di navigare per quasi tutto il Pacifico. I contatti degli europei con Tonga hanno inizio nel 1616 con l'arrivo dei navigatori olandesi Schouten e Lemaire, seguiti da Abel Tasman nel 1643, dal capitano Wallis nel 1767 e dal Capitano James Cook nel 1773, 1774 e 1777. Ma l'avvenimento che maggiormente modificò il corso della storia tongana fu l'arrivo dei missionari nel 1787 che posero fine alle guerre civili che avevano dilaniato il paese per 50 anni e convinsero Re Tupou I a convertirsi al Cristianesimo prendendo il nome di George Tupou I. Ancora oggi il regno di Tonga è una delle poche monarchie costituzionali rimaste nel mondo. Retto da Sua Maesta' Re Tupou VI, Tonga conserva le sue antiche tradizioni a fianco di politiche destinate a stimolare lo sviluppo economico e a migliorare il benessere della popolazione.

Il fascino del selvaggio La flora e la fauna del Regno di Tonga rappresentano un ambiente unico nel Sud Pacifico per la sua bellezza. Ibisco, frangipani ed altri fiori creano oasi colorate sotto le palme, i pandani e i banani. Tonga, tra l'altro, è stata la prima nazione del Sud Pacifico ad istituire dei parchi nazionali protetti. Ci sono chilometri di bianca spiaggia corallina di fronte a spettacolari lagune e alcuni tra i più affascinanti e multicolori fondali marini del mondo. La rocciosa costiera terrazzata di Houma

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presenta uno di più impressionanti spettacoli di tutto il Sud Pacifico: per chilometri di estensione altissime onde si infrangono sulla roccia corallina, formando centinaia di spettacolari fontane che schizzano altissimi spruzzi di acqua. Gli esperti ritengono che Tonga sia una delle zone del Pacifico dove trovare le più belle conchiglie, soprattutto nell'arcipelago di Ha'apai.


Il più grande e popolato arcipelago è quello di Tongatapu, che ha una superficie di 275 chilometri quadrati ed una forma pressappoco triangolare. La capitale, Nuku'alofa, si trova sulla costa nord dell'omonima isola maggiore, nei pressi di una suggestiva laguna blu. Percorrendo la sua strada litoranea in senso orario, si possono trovare numerosi punti panoramici e di interesse storico e molte belle

spiagge. Dell'arcipelago di Tongatapu fa parte anche la splendida isola di 'Eua (87 Kmq), molto diversa dalle altre isole di Tonga. A differenza di Tongatapu è collinosa e la costa orientale si eleva a 383 metri. 'Eua offre ambienti assai vari: scogliere, savana, formazioni calcaree, foreste. Proprio le foreste costituiscono la principale ricchezza dell'isola, fornendo abbondante legname pregiato. Una strada segue la costa

occidentale, mentre una rete di sentieri e strade sterrate attraversa l'intera isola: l'unico modo per poterla adeguatamente percorrere è a piedi, a meno di non trovare un auto fuoristrada o un cavallo: non esistono attrezzature pubbliche di trasporto sull'isola. Il ritmo di vita è, se possibile, ancora più lento che a Tongatapu e l'atmosfera rurale costituisce un'esperienza indimenticabile. Un centinaio di chilometri a nord di Tongatapu ci sono le 50 isole dell'arcipelago di Ha'apai, il centro geologico e geografico di Tonga. La maggior parte sono piatti atolli corallini, con l'eccezione dei vulcani Tofoa (attivo e nelle cui vicinanze avvenne lo storico ammutinamento del Bounty) e Kao (estinto) ad ovest. Per i viaggiatori che amano un tuffo nel passato e la quieta attività vacanziera di spiaggia, l'immersione nella natura più incontaminata, la possibilità di incontrare ancora una popolazione cordiale e genuina, questo arcipelago offre loro tutto ciò che hanno sempre sognato. Ha'apai è il Sud Pacifico dei poster di viaggio e molto di più: abitanti ospitali, isole idilliache, meravigliose lagune, reef colorati e chilometri di sabbia bianca sulle spiagge circondate da palme rigogliose.

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ARTE

E PERCORSI

CLASSICAMENTE HARING L'ispirazione di Keith Haring dall'arte classica italiana: storia di un'icona del pop sospesa tra passato e futuro

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“TUTTOMONDO” L'ultimo Keith Haring custodito a Pisa

✑ Nel giugno del 1989, dopo un incontro a New York con il pisano Piergiorgio Castellani, Keith Haring arrivò a Pisa per dar vita a quell’idea che fu in qualche modo considerata il suo testamento, anche per l'essere stato l'ultimo lavoro realizzato dall'artista prima della sua morte. Pur essendo uno dei protagonisti del panorama artistico newyorkese, in Italia Haring non era ancora l'artista che poi si sarebbe scoperto, ma frate Luciano diede la sua approvazione e gli assegnò la facciata esterna del cortile del convento di Sant’Antonio Abate. L’opera, distribuita su 180 metri quadrati, fu realizzata in una concitata settimana di lavoro, tra curiosi ed estimatori. Haring non era solito attribuire etichette nominative ai suoi lavori, ma “Tuttomondo” fu il titolo che gli suggerì l'opera, la pace il tema che veniva elogiato. Proponendo il suo inconfondibile stile di sagome essenziali, Haring ha disegnato sulla facciata trenta figure umane e animalesche posizionate secondo un gioco di incastri, per far venir fuori una rappresentazione affollata e dinamica di figure che, senza alcuna gravità, si inerpicano lungo la parete. Al centro del murale si trova il simbolo di Pisa, la "croce pisana", rappresentata con quattro figure umane unite all'altezza della vita. Ogni personaggio rappresenta un diverso "aspetto" del mondo in pace: le forbici "umanizzate" sono l'immagine della collaborazione concreta tra gli uomini per sconfiggere il serpente, il male, intento a mangiare la testa della figura accanto, la donna con in braccio il bambino rimanda all'idea della maternità, i due uomini che sorreggono il delfino al rapporto con la natura. Dopo averlo dipinto Haring disse: «È stato il mio primo e più importante impegno per fare qualcosa di compatibile. Certo, capisco, stacca un po' perché non c’è niente di simile a Pisa. Però io ho cercato di usare colori e temi che in qualche modo fossero compatibili con l’energia e la cultura già presenti in questa città.

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ccade che anche la classicità possa diventare moderna. Succede quando a reinterpretarla è l'estro e la creatività di un artista come Keith Haring. Gli anni '80 fanno da sfondo al suo incontro con Roma, città in cui soggiornò e che non lo lasciò per nulla indifferente. C'è un pezzo d'Italia e di romanità nella vita di Keith Haring, ci sono le strade che ha percorso e arricchito con la sua arte, la gente che ha incontrato, la cultura che ha amato lasciandosene influenzare. È un profilo forse inedito, in cui la tradizione dell'antica arte romana si ritrova in

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DA SAPERE La lupa scomparsa

✑ Keith dipinse anche una lupa immensa e rosa fluo, era il 1982. Una lupa che saliva a grandi passi i gradoni del Palaexpo, su via Nazionale, ma che venne imprudentemente lavata via nel 1992, in occasione della visita di Gorbaciov. Lo stesso errore si fece otto anni dopo con un graffito di sei metri per due, realizzato da Haring in acrilico bianco, nel 1984, sulle vetrate del ponte della metropolitana romana, tra le stazioni Flaminio e Lepanto. Ci si pentì della scelta, ma Keith Haring era già morto.

un'inaspettata reinterpretazione di uno dei più grandi “artisti di strada”. Eppure il linguaggio estremamente attuale del pittore e writer americano conserva le tracce del suo passaggio nella Capitale italiana. Le si ritrova facilmente in alcune opere della mostra “Keith Haring. About Art”, curata da Gianni Mercurio e che resterà al Palazzo Reale di Milano fino al 18 giugno. In un gioco di accostamenti, le statue

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LA LETTURA RETROSPETTIVA DELL’OPERA DI HARING NON È CORRETTA SE NON È VISTA ANCHE ALLA LUCE DELLA STORIA DELLE ARTI CHE EGLI HA COLLOCATO AL CENTRO DEL SUO LAVORO


LE OPERE DELL’ARTISTA AMERICANO SI AFFIANCANO A QUELLE DI AUTORI DI EPOCHE DIVERSE, A CUI HARING SI È ISPIRATO E CHE HA REINTERPRETATO, IN UNA SINTESI NARRATIVA DI ARCHETIPI DELLA TRADIZIONE CLASSICA, ANCHE ITALIANA dell’archeologia classica si posizionano accanto ai lavori dell'artista, mettendone in evidenza l'ispirazione, quella che Haring ritrovò in particolare nei Musei Capitolini. La Lupa che allatta Romolo e Remo rimase impressa nella sua immaginazione come simbolo della maternità, a tal punto da reinterpretarla attraverso le sue linee concettuali dando vita ad un’iconografia contemporaneizzata. Nella modernità di Haring si ritrova il calco del “Combattimento di centauri e lapiti” di Michelangelo o la Medusa di Bernini, mostrando come in quei 12 anni scarsi di carriera - stroncato a soli 31 anni dall'Aids - il passato, anche italiano, ritornasse molto spesso, da moltissimi punti di vista, nella sua arte pop. L'autore-simbolo dell'esuberanza postmoderna degli anni Ottanta, rielabora consapevolmente i riferimenti all'arte e il risultato è sempre diretto e coinvolgente, come è evidente in una lunga striscia dipinta in cui dei personaggi si rincorrono e si ripetono. Datato 1984, quel monumentale graffito su metallo corre lungo le pareti, mentre al centro ci appare, nella sua storicità, un calco della Colonna Traiana, ripercorrendone la continuità di racconto, la circolarità, il ritmo. L'intreccio di membra atletiche che ritroviamo nella Colonna che oggi svetta su Via dei Fori Imperiali si ripropone nel corpo a corpo della pittura di Keith Haring. Così la mitologia e i capolavori dell’arte antica romana si presentano

sulla sua tavolozza dell'ispirazione. Marina Mattei, archeologa e curatrice dei Capitolini, è stata tra i primi ad accorgersi che Haring è andato a pescare nell’eredità del passato, nei miti e negli archetipi dell’inconscio collettivo, per gettare un ponte verso la cultura stratificata nei secoli e proiettarla, di nuovo viva e capace di parlare a tutti, nel futuro. «Haring - scrive Mattei nel catalogo della mostra milanese - addomestica la natura violenta e ferina del centauro, legandola alla saggezza e alla sapienza. Scioglie, nel suo disegno, le braccia legate dietro la schiena della bestia in marmo dei Capitolini, simbolo dell’impotenza derivante dalla costrizione delle passioni, e le allunga aperte verso il

cielo, a cogliere quella che sembra la piccola astronave di un tempo nuovo. La sua Lupa non digrigna i denti, come la capitolina, per impaurire o difendere, ma allarga le zampe in primo piano, per accogliere i due bambini fondatori di Roma. Alla sua Medusa toglie lo sguardo terrificante che aveva scolpito il Bernini, e le lascia solo i capelli, non più mostro ma quasi creatura marina». La classicità dell'arte romana secondo Keith Haring si fa ben presente nella mostra di Palazzo Reale, in cui si ricompongono i linguaggi dell’arte in un unico e personale immaginario simbolico. E alla fine ci si ritrova a capire quanto il linguaggio di Keith Haring, considerato da molti un artista dalla produzione “semplice”, sia in realtà radicato nella cultura artistica più profonda, con il pregio di rendere accessibili a tutti temi sociali profondi grazie ad un'arte dal forte impatto e, soprattutto, immediata.

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SCENARI

CONTEMPORANEI

L’ARTE È UMANA, LIBERA, SOLIDALE Un itinerario artistico per lasciarsi dolcemente rapire dalla dimensione unica della vita a Venezia, fatta di bellezze da ammirare con i tempi scanditi dai lenti vaporetti che solcano le sue acque

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i Venezia chiunque conosce la realtà dei canali, delle chiese e dei musei, gli itinerari costantemente preda di orde di turisti da tutto il mondo. Perché, allora, non dedicarsi ad un percorso di scoperta di un'altra anima veneziana che senza dubbio merita di essere contemplata e vissuta,

dilatazione della nostra prospettiva e dello spazio della nostra esistenza», per definirla con le parole del Presidente. La mostra unisce negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia i respiri di 87 differenti Paesi, 4 dei quali presenti per la prima volta: Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria, Kazakistan.

«VIVA ARTE VIVA È COSÌ UN'ESCLAMAZIONE, UN'ESPRESSIONE DELLA PASSIONE PER L'ARTE E PER LA FIGURA DELL'ARTISTA. VIVA ARTE VIVA È UNA BIENNALE CON GLI ARTISTI, DEGLI ARTISTI E PER GLI ARTISTI.» CHRISTINE MACEL quella contemporanea e avanguardista. Da sabato 13 maggio a domenica 26 novembre 2017, ai Giardini e all’Arsenale, apre la 57. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo “VIVA ARTE VIVA”, curata da Christine Macel e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta. Uno spazio dedicato al libero dialogo tra gli artisti e il pubblico, una Biennale « dedicata a celebrare, e quasi a render grazie, all'esistenza stessa dell'arte e degli artisti, che ci offrono con i loro mondi una

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Un racconto all'unisono declinato in nove capitoli, con due primi universi nel Padiglione Centrale ai Giardini e sette altri universi che si snodano dall'Arsenale fino al Giardino delle Vergini. Ognuna di queste famiglie di artisti della Mostra «costituisce di per sé un Padiglione o un Trans-padiglione, in senso transnazionale, che riprende la storica suddivisione della Biennale in padiglioni, il cui numero non ha mai cessato di crescere dalla fine degli anni ‘90. Dal "Padiglione degli artisti e dei libri" al

IN CARTELLONE FINO AL 26 NOVEMBRE Dekyndt Edith “One and Thousand Night”, 2016. Photo by Sven Laurent.


"Padiglione del tempo e dell’infinito", questi nove episodi propongono un racconto, spesso discorsivo e talvolta paradossale, con delle deviazioni che riflettono la complessità del mondo, la

LE OPERE Rose Rachel “Lake Valley”, 2016. Courtesy of the artist, Pilar Corrias Gallery, London and Gavin Brown's Enterprise, New York/Rome. Shaw J Jeremy “Towards Universal Pattern Recognition”. Konig Galerie, photo: Trevor Good.

molteplicità delle posizioni e la varietà delle pratiche». Inoltre, per il secondo anno consecutivo, la Biennale collabora con il Victoria and Albert Museum di Londra per il Padiglione delle Arti Applicate, alle Sale d’Armi dell’Arsenale, che sarà a cura di Jorge Pardo, artista e scultore cubano il cui lavoro fonde arte e design. Si rinnova anche l’accordo con il Teatro La Fenice per il Progetto Speciale dedicato quest’anno all’opera “Cefalo e Procri”, con musica di Ernst Krenek e libretto di Rinaldo Küfferle. Rappresentata in prima

ABITARE IL MONDO Abitare l’arte

✑ Il mondo magico è il titolo del progetto della Curatrice Cecilia Alemani per il Padiglione Italia che presenta le opere di Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey. Il mondo magico prende ispirazione dall’omonimo libro dell’antropologo napoletano Ernesto de Martino (1908-65), pubblicato subito dopo la seconda guerra mondiale e dedicato allo studio della magia come strumento attraverso il quale varie culture e popolazioni reagiscono a situazioni di crisi e all’incapacità di comprendere e dare forma al mondo. I tre artisti invitati non condividono soltanto la fascinazione per il magico, ma – ciascuno in maniera diversa – hanno avuto simili esperienze formative. Sono nati in Italia tra gli anni ‘70 e degli anni ’80 e sono emersi sulla scena artistica nazionale e internazionale dagli inizi del nuovo millennio. Sono parte delle prime generazioni italiane cresciute in una realtà cosmopolita e internazionale: le loro opere e i loro linguaggi sono parte di un dialogo globale anche se intimamente legati alla cultura del nostro paese. www.ilmondomagico2017.it

CECILIA ALEMANI

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PERDERSI A VENEZIA Oltre la Biennale

✑ Non solo Biennale, dunque, ma un tessuto cittadino percorso da innumerevoli rotte artistiche, tra mostre di livello e palazzi storici in cui l'innata propensione dei veneziani all'arte contemporanea si palesa con tutta la sua forza e la sua creatività. Uno di questi è Palazzo Fortuny, casamuseo appartenuta al geniale Mariano Fortuny, uomo eclettico che si occupò di fotografia, scenografia, creazioni tessili e pittura e che dal 1975 costituisce uno dei riferimenti fondamentali a Venezia in fatto di arti visive. Esempio magistrale di gotico veneziano, il palazzo fu fondato alla fine del XV secolo dai nobili Pesaro, mentre Mariano Fortuny lo acquistò solamente all'inizio del XX secolo per farne il proprio atelier. Dopo la sua morte, la moglie Henriette donò il palazzo, che ancora ben conservava i tessuti e le collezioni di Mariano, al Comune di Venezia che ne fece il luogo dedicato alle sperimentazioni e alle innovazioni, in un omaggio allo spirito e alla cultura dello storico proprietario. Qui hanno luogo mostre mirabili e imperdibili e la cornice del Palazzo, naturalmente, sottolinea e approfondisce ogni pezzo, generando un'energia positiva forse influenzata dalle auree proporzioni che sono insite inconsapevolmente in ognuno. Spazi che risorgono dal passato completamente rinnovati e rafforzati da una carica eclettica: è il caso dell’insieme Palazzo Grassi-Punta della Dogana che ha rafforzato ulteriormente la propria presenza nella vita artistica e culturale di Venezia con una nuova struttura, interamente dedicata a conferenze, incontri, proiezioni e concerti. Dopo il restauro di Palazzo Grassi, nel 2006, seguito da quello di Punta della Dogana, inaugurata nel 2009, il recupero di quello che ha assunto il nome di “Teatrino” ha segnato, nel 2013, la terza tappa del grande progetto culturale di François Pinault a Venezia. Una complessa operazione, curata e condotta dall'architetto Tadao Ando che si inscrive in una logica di continuità architettonica rispetto ai restauri precedenti. Con una superficie di 1000 metri quadri, il Teatrino è dotato di un auditorium con una capacità di 225 posti, completo di foyer e di aree tecniche (camerini, sala regia, cabina per la traduzione simultanea...): un luogo di scambio, d'incontro e di apertura alla città, dotato delle migliori condizioni tecnologiche (in particolare acustiche) e di comfort, grazie alle quali è stato ulteriormente sviluppato il programma di attività culturali, tra incontri con gli artisti, conferenze, letture, concerti, performance e proiezioni di film d’artista. Venezia è anche, e soprattutto, dialogo, in tutte le sue forme, come quello che intreccia l'arte contemporanea e la tradizione millenaria della lavorazione del vetro, attraverso il coinvolgimento di importanti artisti internazionali a Murano, che di questa straordinaria materia ne ha fatto un baluardo internazionale. Si chiama Glasstress, l’iniziativa di successo nata nel 2009 dalla mente di Adriano Berengo. Un progetto di notevole portata i cui artefici sono il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, la Fondazione Berengo e Berengo Studio di Venezia con la collaborazione della Fondazione Musei Civici di Venezia e di Ermitage Italia, curato da Dimitri Ozerkov e Adriano Berengo. www.fortuny.visitmuve.it www.palazzograssi.it

assoluta alla Biennale Musica del 1934 al Teatro Goldoni, andrà in scena al Teatro Malibran di Venezia dal 29 settembre al 7 ottobre 2017. Il progetto è affidato all’artista francese Philippe Parreno, suggerito dalla curatrice della Biennale Arte 2017 Christine Macel. L’iniziativa prosegue così la collaborazione tra Biennale e Fenice iniziata nel 2013 con Madama Butterfly, le cui scene e costumi furono affidati all’artista giapponese Mariko Mori e la regia di Àlex Rigola, già direttore artistico della Biennale Teatro, e poi nel 2015 con il nuovo allestimento di Norma, affidato per regia, scene e costumi all’artista americana Kara Walker. Naturalmente, nel tempo di durata della Mostra sono previste le manifestazioni correlate agli altri settori della Biennale: in giugno l’11. Festival Internazionale di Danza Contemporanea (diretto da Marie Chouinard), in luglio e agosto il 45. Festival Internazionale del Teatro (diretto da Antonio Latella), a fine agosto - primi di settembre la 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (diretta da Alberto Barbera), in ottobre il 61. Festival Internazionale di Musica Contemporanea (diretto dal compositore Ivan Fedele). www.labiennale.org Ylenia Leone

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SAPORI

E DINTORNI

L’ESSENZIALE È VISIBILE AL GUSTO Lei è Caterina Ceraudo, calabrese, poco meno di 30 anni ed eletta dalla guida Michelin la migliore donna chef dell’anno. L'abbiamo incontrata e ci siamo fatti raccontare come si diventa grandi

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aterina è donna di passioni, per la sua famiglia, per la sua terra e per il lavoro che svolge. Bastano pochi minuti di conversazione per rendersene conto. È calabrese per animo e caparbietà e non è difficile capire perché all'età di 29 anni sia stata eletta dalla guida Michelin la migliore chef donna dell'anno. Caterina Ceraudo è la chef del ristorante Dattilo, un rifugio dei sapori custodito nella provincia di Crotone, a Strongoli. A 24 anni è entrata nella cucina di famiglia e da allora non ha più smesso di dare forma alla sua creatività. Circondata da vigneti e uliveti rigorosamente a coltivazione biologica, Caterina ha confermato e impreziosito la qualità del ristorante di famiglia, tanto da farsi notare anche dal New York Times, che ha segnalato il suo ristorante tra i posti degni di nota in Calabria, regione inserita nella top 52 list delle destinazioni del 2017. Allieva del pluristellato chef italiano Niko Romito, Caterina Ceraudo non si limita a cucinare, ma mentre lo fa racconta la sua terra: la racconta attraverso gli ingredienti che la sua famiglia coltiva, nel modo di comporli e nei gusti che ne esalta. Sposa la tradizione, ma la rilegge in maniera innovativa: il risultato è una cucina di pregio, in cui dentro c'è tutta l'ispirazione di una giovane chef che nella vita ha scelto di essere una narratrice di sapori.

CATERINA CERAUDO

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A 24 anni hai iniziato a gestire il ristorante di famiglia, oggi di anni ne hai 29. Bastano 5 anni per diventare la donna chef dell'anno per la guida Michelin? In realtà è necessario tanto impegno. Non nego che all'inizio sia stato difficile, ma nella vita bisogna porsi degli obiettivi, che nei momenti meno felici non bisogna mai perdere di vista. Forse è anche per questo che, quando li si raggiunge, hanno un sapore ancora più buono.


“UNA CUCINA MODERNA E ALLO STESSO TEMPO NON COMPLICATA, IN CUI IL SAPORE È SPESSO BILANCIATO DA GIUSTE DOSI DI ACIDITÀ E DOLCEZZA”

La cucina quotidiana, con il pregiudizio, è tipicamente donna, ma quando si diventa professionisti, con lo stesso pregiudizio, si crede sia un lavoro da maschio. Come sfatarli questi luoghi comuni? Vero, la cucina per tradizione è donna, la stessa che accudisce la sua famiglia in maniera costante, poi per una questione di forza, necessaria all'interno di una cucina professionale, si è considerato l'uomo più adatto. Ma per fortuna nelle cucine inizia ad intravedersi un cambiamento, dettato anche da una rivoluzione sociale. Come la Madame Clicquot a cui è ispirato il premio, ti distingui in innovazione, creatività e determinazione. È una responsabilità o una sfida per migliorare? Dietro la grande responsabilità si nasconde un altrettanto grande stimolo per crescere. Quando si riceve un riconoscimento così importante si è in qualche modo chiamati a fare sempre meglio e nella mia vita ho imparato a spostare l'asticella sempre più avanti. Quanta Calabria c'è nella tua cucina e quanta sperimentazione? Di Calabria ce n'è tantissima, a partire dalla materia prima. La mia è una cucina apparentemente semplice, fondata su sapori essenziali e dal gusto immediato, non votata agli eccessi. La cucina calabrese è nota per la sua ricchezza di ingredienti, io cerco un po' di alleggerire, ma senza tradire il buon gusto. Del resto, per apprezzare meglio quello che la nostra terra offre, c'è bisogno di assaporarne i frutti in tutta la loro essenza. Ho la fortuna di vivere in una campagna totalmente selvaggia, in cui crescono prodotti genuini, senza l'aggiunta di prodotti chimici. Il vero protagonista della mia cucina è proprio il prodotto, sta a me completarlo con dei condimenti adatti, se necessario.

Il 2017 sembra essere l’anno della Calabria: il New York Times l’ha inserita tra le destinazioni al mondo da visitare assolutamente, includendo anche il tuo ristorante tra i posti in cui fermarsi a mangiare. Perché consiglieresti ai nostri lettori questa terra? Perché è bellissima. È una terra incontaminata che meraviglia ad ogni passo, sia dal punto di vista gastronomico che paesaggistico. La Calabria ha tutto a distanza di poco: ha il mare, due coste che offrono ricchezze completamente diverse, la montagna e i suoi parchi nazionali dalle risorse differenti. È un patrimonio immenso che è necessario conoscere e far conoscere, proprio perché è diverso da tutti gli altri. Quali sono i sapori inediti della Calabria che, anche all'estero, dovrebbero conoscere? Al di là del piccante... Vero, la Calabria è etichettata come la regione del piccante, eppure ci sono tantissimi profumi e sapori. Basti pensare agli agrumi - il bergamotto, il cedro, le clementine, le arance – ma anche le erbe – come il timo selvatico, differente dal posto in cui lo raccogli. Venire in Calabria è un viaggio bellissimo, che merita di essere promosso e noi, con la nostra attività quotidiana, ci proponiamo di fare questo. I turisti che accogliamo, quando arrivano in Calabria, sono accompagnati dallo stupore, sono sorpresi dalle bellezze che incontrano e che non credevano di poter trovare. Se ne vanno felici. In casa Ceraudo si allevano polli, galline e le uova sono rigorosamente bio. Il futuro della cucina è il ritorno alla cura del territorio? Sì, credo che questa sarà la direzione: è necessario far un passo indietro quando forse si va troppo oltre. Il futuro della cucina è mangiare un prodotto e mangiarlo diversamente, non solo perché si ha fame, ma avendo un'accortezza e

una consapevolezza di quel che si mangia. L'alimentazione è anche educazione. Il piatto che ti rappresenta? Non saprei rispondere con una sola scelta. Ogni piatto che ho elaborato è collegato ad un periodo importante della mia vita e del mio lavoro. In ogni piatto c'è una sfumatura differente legata ad alcune circostanze che mi hanno riguardato. Le mie creazioni sono specchio del mio vissuto. Il maestro della cucina a cui ti ispiri? Ecco, qui so rispondere senza alcun dubbio: Niko Romito. È stato e continua ad essere il mio maestro: ho frequentato la sua scuola e sin da subito ho amato il concetto di cucina che lo contraddistingue, che è diventato anche il mio. Niko è riuscito ad esaltare i gusti dell'Abruzzo in tutta la loro essenza, mettendo in evidenza il meglio e riuscendo a portare una cucina regionale a livello internazionale, missione consacrata dalle sue tre stelle Michelin. L'occhio del mondo si sta avvicinando al sud Italia ed è bellissimo. A chi hai dedicato il premio? Alla mia famiglia in primis, perché non è banale dire che senza di loro non ci sarebbe stato niente: i miei genitori hanno messo fisicamente le prime pietre di questa attività e a loro va il primo ringraziamento. E poi mia sorella, che mi aiuta costantemente nella gestione quotidiana, così come mio fratello, che ha la cura totale dell'azienda e dei suoi prodotti. E, non per ultimi, i miei collaboratori: tutti insieme siamo una grande famiglia e tutti hanno sposato il nostro progetto. Solo così si può fare bene. Ecco perché il premio non è soltanto mio, ma della squadra che siamo. E il riconoscimento va anche a Niko Romito, per avermi trasmesso quella passione che oggi è anche il mio lavoro. Elisa Rodi

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NAUTICA

A VELE SPIEGATE Navigando sul Mare Nostrum, alla scoperta di isole, arcipelaghi, baie e luoghi incantevoli, senza dimenticare il benessere di mente e corpo. Sull’onda dello yoga



IL MITO DELLA BARCA COME PRODOTTO RISERVATO A POCHI È ORMAI INFRANTO: NON PIÙ UN LUSSO, MA UNA SCELTA IDEALE ANCHE PER I MENO ESPERTI

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utto è silenzio. Tutto è azzurro. Tutto è mare. Se lo yoga prevede calma e rilassamento, se chiudendo gli occhi si immagina la pace totale, allora la barca dà modo agli amanti dello yoga di tenere gli occhi aperti: l’immaginazione è realtà, la tranquillità è concreta. Quale migliore location per gli amanti dello yoga se non in mezzo al mare? Il mare, da questo punto di vista, è infatti un prezioso alleato. All’alba, con il canto dei gabbiani, con “il saluto del sole” si incomincia la giornata. I respiri profondi, il profumo del mare, il vento che accarezza la pelle sono i compagni di viaggio. Un’esperienza sensoriale particolarmente intensa, che abbina l'esercizio fisico alla dimensione spirituale, davanti all'immensa distesa blu, cullati dal rollio delle onde, immersi nei profondi silenzi del mare, fino ad arrivare al culmine, con lo yoga sotto le stelle. Uno dei principali operatori italiani per il noleggio di barche, ItalyCharter, ha pensato a

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una formula che permette per tutta l’estate di organizzare long week end o settimane intere con maestro di yoga a bordo, per praticare lo yoga in qualsiasi momento. La formula prevede meditazione e yoga, assistiti dal maestro, non è richiesta alcuna preparazione, solo passione per il mare e per lo yoga, e il desiderio di trovare il benessere fisico e la pace interiore. La proposta innovativa arriva da una società giovane, nata nel 2007 su idea di Francesca Bedeschi, 48 anni, architetto e attuale amministratore delegato, con il preciso scopo di sviluppare in Italia il noleggio di imbarcazioni sui nostri mari, per dare a tutti la possibilità di navigarli, conoscerli e amarli. “L’amore per il mare e la passione per la navigazione mi hanno spinta ad intraprendere una rotta imprenditoriale ispirata fin dall’inizio alle arti marinare italiane e alle tradizioni più antiche del nostro Paese – spiega Francesca Bedeschi - L’arte della navigazione in Italia è infatti un pilastro della

nostra storia: siamo un popolo di navigatori, di Repubbliche Marinare, di grandi marinai ed esploratori senza i quali è impossibile immaginare il mondo come lo conosciamo ora. Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, Giovanni da Verrazzano sono solo alcuni dei più famosi uomini che hanno fatto e scritto la storia moderna. Gli Italiani hanno sempre solcato i mari, fin dalle epoche più antiche. In tempi moderni, dove tutto sembra ormai esplorato e conosciuto - ma non è così - ho voluto avviare una piattaforma per consentire a chi ama il mare di navigare, di esplorare, di conoscere, pur non possedendo una barca”. ItalyCharter, oggi riunisce oltre 6700 barche per il noleggio nei mari italiani e nell'area del Mediterraneo, barche di proprietà di vari armatori, che sono a disposizione di chiunque decida di solcare i nostri mari e che Francesca Bedeschi, in qualità di mediatore marittimo, provvede a far navigare. Alessandra Fusè



BELPAESE

TRACCE D’ANTICO Le aree che Le Cheminèe Business & Congress Hotel dedica agli eventi non si limitano alle sale interne: il caratteristico chiostro della struttura, un giardino all’interno delle mura, ospita nella stagione estiva appuntamenti di tendenza

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ato dalla ristrutturazione di un’antica fabbrica di ceramiche di fine ‘800, le Cheminèe Business & Congress Hotel ha completamente rivoluzionato il settore del Mice & relax a Napoli. Tutto è speciale, in questa lussuosa e confortevole struttura che sorge in via Stadera, nel quartiere compreso tra la stazione dell’alta velocità ferroviaria di Napoli Centrale e l’aeroporto internazionale di Capodichino. A partire dal nome, che è un omaggio all’antica ciminiera dell’edificio, le cheminèe appunto, rimasta praticamente intatta con i suoi mattoni nudi a svettare nel cielo cittadino. A Le Cheminèe l’ospite si sente come a casa sua, e non si tratta del solito, frusto, luogo comune. La conduzione familiare fa sì che la filosofia aziendale si riassuma tutta nell’impegno massimo che la direzione e il personale profondono per assecondare le esigenze di ogni genere di clientela. È per questo che l’albergo, in meno di dieci anni, si è conquistato una solida e meritatissima reputazione. Diventando un punto di riferimento irrinunciabile per ogni genere di clientela: dal mercato corporate per soggiorni business e aziendali, al mercato leisure, per soggiorni di piacere. In crescita costante anche il segmento famiglia, che apprezza sempre più il comfort delle camere familiari dedicate. La vicinanza all’aeroporto (che dista solo 2,5 chilometri) permette al viaggiatore di soggiornare vicino al punto di partenza o di arrivo a seconda della tipologia di viaggio. E numerose offerte, per esempio le Sleep&Fly, fanno sì che Le Cheminèe sia ottimamente posizionato tra gli hotel napoletani scelti per la loro prossimità allo scalo aeroportuale. D’altronde, l’albergo è situato in una posizione che non poteva essere migliore e una volta usciti

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dall’albergo, si può raggiungere in pochi minuti qualsiasi punto della città. La Napoli greco-romana, con il suo intrico di vicoli, palazzi storici, testimonianze di arte, storia, tradizione e cultura (la strada dei presepi, il Duomo di San Gennaro, le Chiese di ogni epoca e stile architettonico, i musei, tra cui quello allestito nella dimora di Raimondo di Sangro, principe di San Severo, leggendaria figura di scienziato alchimista) è a meno di dieci minuti di cammino a piedi. Oltre alla metro, una comodissima (e panoramicissima) soluzione per raggiungere il centro monumentale (il Maschio Angioino, Castel dell’Ovo, Palazzo Reale, piazza Plebiscito con la Basilica di San Francesco di Paola è rappresentata dal tram, i cui binari della linea 1, che collega la zona orientale con il centro, corrono proprio di fronte all’albergo.

A tutto Mice Il centro congressi è in grado di ospitare meeting, congressi, riunioni aziendali, corsi di formazione e seminari di qualsiasi natura in spazi versatili e funzionali con soluzioni ideali per il successo di ogni singolo evento. Il centro congressi, distribuito su due piani, si compone di sei sale meeting per una capacità di accoglienza variabile da dieci a trecento persone. Ma le aree che Le Cheminèe dedica agli eventi non si limitano alle sale meeting interne. Il caratteristico Chiostro della struttura, un giardino sempreverde dell’antica Corte situato all’interno delle mura, ospita nella stagione estiva appuntamenti di vario genere, dalle feste aziendali, alle mostre aperte anche al pubblico, da banchetti e cerimonie alle esposizioni di nuovi prodotti ed etichette. Al piano terra, accanto alla Sala Capri, la

Plenaria per eccellenza in grado di ospitare fino a trecento convegnisti, un ampio salone ospita la caffetteria, un luogo importante e particolarmente richiesto per i post congress a completamento dell’offerta congressuale della struttura. Interessanti le numerose proposte commerciali, con un’ampia scelta di pacchetti meeting personalizzati. Ogni sala è dotata di impianto di amplificazione, diaproiettore, schermo e videoproiettore, lavagna luminosa, lavagna a fogli, cancelleria. Tutte le sale sono collegate in rete, con disponibilità di linee Adsl eventualmente condivisibili, utilizzabili anche per eventi in videoconferenza “punto-punto” o “puntomultipunto”. Sono inoltre disponibili, su richiesta, impianti di traduzione simultanea da due a otto lingue, digitali, a raggi infrarossi, con cabine a norme Iso4043, impianti di registrazione video e audio, multiformato, con possibilità di editing “on site”, impianti di televotazione interattiva wireless, controllo accessi per certificazione Ecm, il servizio di teleprompter (video-suggeritore da podio). Molto curata la ristorazione, con un’offerta enogastronomica che punta essenzialmente sulle tipicità e le eccellenze del territorio. Ottima anche la disponibilità ricettiva, con 43 camere complessive dotate di ogni comfort.

Hotel Le Cheminee Business

✑ Via della Stadera, 91 80143 Napoli Tel. 081 5846651 Fax 081 5844681 info@lecheminee.com commerciale@lecheminee.com www.lecheminee.it



MOTORI

LA PICCOLA GRANDE AUTO Non si può pensare all'Italia senza che la mente vada subito a lei, alla minuta icona di un Paese sempre pronto a solcare nuovi confini e a rimettere in discussione la sua quotidianitĂ

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“C

ompletamente nuova, moderna, di minor prezzo, più economica, degna di succedere alla prima vettura utilitaria del mondo, realizzata dalla Casa torinese": con queste parole l'Ufficio Pubblicità e Immagine salutava la nascita della Nuova 500 il 1 luglio del 1957, giorno del suo debutto ufficiale, senza sapere che quella data sarebbe entrata a pieno titolo nella storia e nell'immaginario collettivo.

La nascita di un mito Procediamo con ordine. Il progetto, nato alcuni anni prima con l’intento di offrire un’alternativa più piccola ed economica alla 600 - già successo di vendite – era stato interamente seguito dall’ingegner Dante Giacosa, autore praticamente di tutte le vetture Fiat dalla Topolino del 1936 in poi. La Nuova 500 (Nuova rispetto alla precedente Topolino appunto) era una vettura a scocca portante realizzata in lamiera stampata, a due porte e due soli posti più due, con un piccolo motore bicilindrico verticale raffreddato ad aria. Nell'estrema semplicità risiedeva l'elisir di eterna giovinezza di questa vettura, soprattutto se si pensa alla sua silhouette, che le valse pure, nel 1959, il Compasso d'Oro, massimo riconoscimento italiano nel campo del disegno industriale. In un pirmo momento, tuttavia, l‘accoglienza che il pubblico le riservò fece presagire un futuro tutt'altro che roseo per la nuova nata di casa Fiat. Vuoi per un ritardo nella commercializzazione o per un prezzo elevato per l'epoca, la reazione del pubblico fu caratterizzata da ben poco entusiasmo. Paradossalmente, ciò che avrebbe fatto la fortuna della 500 negli anni immediatamente a seguire, ovvero le sue linee straordinariamente pulite, spiazzò gli acquirenti abituati a misurare

DANTE GIACOSA È IL PAPÀ DELLA FIAT 500, PUR ESSENDO STATO, DURANTE LA SUA LUNGA E FORTUNATA CARRIERA, IL RESPONSABILE DELLA PROGETTAZIONE DI QUASI TUTTE LE AUTO DELLA CASA TORINESE PRODOTTE DAL 1936 AL 1970

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l'opulenza di una vettura dalla quantità di cromature. La 500 ne era del tutto sprovvista e furono pochi i clienti a intravedere in questo modello contro corrente il capolavoro di razionalità ed economicità che in effetti era. Gli ordini sottoscritti dopo il debutto furono davvero pochi, rendendo così i primi esemplari un anelatissimo oggetto da collezione.

Parola d'ordine: moderna La reazione da parte di Fiat fu immediata e già nell'ottobre dello stesso 1957 venne presentato un aggiornamento della Nuova 500, che prevedeva uno sdoppiamento della gamma in due modelli, "Economica" e "Normale". La prima era, di fatto, la stessa presentata a luglio, ad eccezione del potenziamento del motore a 15 Cv, ottenuto mediante un nuovo profilo dell'albero di distribuzione ed il nuovo carburatore Weber 26 IMB. La seconda, oltre ai miglioramenti dell'Economica, presentava le tanto agognate rifiniture, quali molure lungo le fiancate, lungo i brancardi, le cornici in alluminio attorno ai vetri delle porte, le coppe in alluminio alle ruote, le cornici cromate attorno ai deflettori ed ai fari e la scrittina "Nuova 500" in alluminio sul cofano posteriore. Nonostante questi interventi, il successo per la 500 stentava ancora a decollare e cosi la Fiat tentò un'ulteriore ardita operazione commerciale realizzando una versione sportiva della vettura che la rendesse particolarmente popolare fra i giovani e fra tutti coloro che pensavano che un'auto cosi piccola potesse essere solo un ripiego nei confronti di una maggiore cilindrata. Venne così messa a punto la "500 Sport", che esteticamente si distingueva dalla Nuova 500 Normale esclusivamente per il tetto interamente metallico, solcato da tre nervature longitudinali, per la mancanza delle molure sulle fiancate e per la colorazione che era esclusivamente bianca

con vistose strisce sulle fiancate in colore rosso, così come i cerchi delle ruote. Numerose erano invece le modifiche dal punto di vista meccanico, consentendo una velocita massima di oltre 105 km/h. Accanto alla versione con tetto metallico, fu offerta anche la Sport Trasformabile, con tetto in tela, che costava meno ma fu realizzata in un numero davvero limitatissimo di esemplari. Il genere degli interventi sulla 500 Sport, caratteristici più di una costruzione artigianale che di una produzione industriale in grande serie, furono un investimento nell'immagine, ed i risultati non si fecero attendere, primo fra tutti la conquista dei primi quattro posti alla 12 Ore di Hockenheim del 26 maggio 1958. Contemporaneamente il motore delle versioni normali venne potenziato.

Una rivoluzione su quattro ruote All'alba degli anni 60 l'Italia si presentava come un paese nuovo, protagonista di una incredibile quanto rapida rinascita: i consumi erano cresciuti del 50% nell'ultimo decennio e oramai tutti pretendevano prodotti industriali più raffinati e complessi. Nel caso della 500, questo si traduceva con una necessità di dotare la vettura di tutti quei piccoli particolari ed accessori che all'inizio erano stati considerati superflui, soprattutto in considerazione di un radicale cambiamento di abitudini. Arrivavano le gite fuori porta, i finesettimana fuori città e le lunghe vacanze estive, e la 500, sebbene ottima per l'uso urbano, soffriva sicuramente di una certa carenza di potenza che la rendesse altrettanto adatta ai lunghi spostamenti. Così l'attenzionedei tecnici della Fiat si rivolse sostanzialmente verso la meccanica che fu prima di tutto dotata di un propulsore analogo a quello della 500 Sport, ma privo ovviamente di tutte quelle piccole finezze che erano state introdotte con spirito


agonistico. Fiat lanciò la Nuova Fiat 500 D, che fu prodotta in oltre 640.000 esemplari dal 1960 al 1965. La fanaleria anteriore e posteriore era l'elemento che la distingueva maggiormente dalla Nuova 500, oltre al tetto apribile più corto, in tessuto. La sua guidabilità in città e le sue solide prestazioni, unite a un'eccellente tenuta di strada, alla straordinaria maneggevolezza e a un'ottima capacità di frenata, la resero un veicolo molto apprezzato, anche per i suoi consumi molto bassi. Ma la ricerca in casa Fiat era ormai diventata una continua sfida alla moderna quotidianità, dominata dalla volontà di soddisfare quanto più possibile le esigenze delle famiglie italiane: il passo da un'auto versatile a una che fosse anche capiente non era mai sembrato così breve. Le prime vetture familiari, allungate e con uno sportello incernierato in alto, si fecero largo tra i prototipi di Giacosa, che decise dì lanciarsi in una rivisitazione sostanziale, pur mantenendo invariati gli

elementi principali e di dare vita a una nuova produzione, quella della 500 Giardiniera.

Una passione da collezione La Nuova 500 fu oggetto di tante versioni "speciali", ovvero versioni costruite in piccola serie, destinate alla nascente categoria delle automobiliste, oppure ad esaudire una richiesta elitaria e, fino ad allora, inimmaginabile: la seconda macchina. Alcune versioni erano caratterizzate da modifiche apportate soprattutto alla meccanica. Allestite dai preparatori, in particolare Abarth e Giannini, entrarono subito nel mito e furono vittoriose in molte competizioni. Accanto alle versioni più sportive ci furono altre versioni meno note al grande pubblico e che costituiscono oggi, come al momento della loro presentazione, vere rarità, sia a causa del loro prezzo, sia per la scarsa volontà, da parte di varie aziende automobilistiche e carrozzieri professionisti, di investire in un modello che garantiva un basso

margine di miglioramento a causa sia della forte caratterizzazione del volume interno, sia del notevole vincolo del telaio, che poco spazio lasciava alle caratterizzazioni estetiche e meccaniche. Negli anni Sessanta i designer avevano riportato in auge la moda delle carrozzerie neo-rétro, per affascinare la clientela giovane e anticonformista dell'epoca, sensibile a qualsiasi unione fra nostalgia e modernità. Fu con questo spirito che Alfredo Vignale presentò nell'ambito del Salone dell'Automobile di Parigi del 1967 la Gamine, una minuscola Spider particolarmente esclusiva. Progettata a partire da una Nuova 500 F, questo gioiello ne manteneva intatte tutte le caratteristiche tecniche e differiva solo per il suo pianale rinforzato con tubi d'acciaio e per i longheroni laterali dalla forma di due semi-corone, che componevano l'abitacolo. La Gamine venne prodotta in 400 esemplari tra il 1967 e il 1971. Sveva Riva

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MARE

DA VIVERE

AL VIA LA PIÙ ANTICA REGATA OFFSHORE DEL MEDITERRANEO Il 2017 sarà un anno da ricordare per la Giraglia Rolex Cup: l’anno del 65mo anniversario del più importante evento del Club genovese organizzato, da molti anni ormai in stretta collaborazione e parternship con Rolex



L’

evento, organizzato dallo Yacht Club Italiano, e la Société Nautique de Saint-Tropez, col supporto dello Yacht Club San Remo e lo Yacht Club de France, si terrà dal 9 al 17 giugno. Jalina, lo sloop di 44’ che vinse la prima e la seconda Giraglia Cup e Il Duca degli Abruzzi, la pilotina vintage dello Yacht Club Italiano che fa da Barca Comitato alla Giraglia, faranno parte dei festeggiamenti. La Giraglia Cup, una regata di 241nm da Saint-Tropez a Genova, fu pensata come un modo di favorire i rapporti fra l’Italia e la Francia dopo la guerra. Alla prima edizione del 1953 furono ventidue imbarcazioni alla partenza. Una di queste era Jalina, lo sloop di 44’ disegnata da Eugene Cornu e costruita da Jouet nel 1946. E il Comitato di Regata dello Yacht Club Italiano era a bordo della pilotina Duca degli Abruzzi.

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Jalina vinse la Giraglia Cup per due anni di fila, nel 1953 e nel 1954 e quest’anno, dopo una recente accurata opera di refit, sarà in posizione d’onore sulle banchine di Porto Sole prima di prendere la linea di partenza per la Sanremo- San Tropez la regata di avvicinamento alla Griglia Rolex Cup. Jalina sarà quindi ormeggiata anche sul Quai d’Honneur di St Tropez dal 10 al 13 giugno. Il Comitato di Regata, sarà invece a bordo del Duca degli Abruzzi , anch’esso presente alla prima edizione del ’53, alla partenza della Giraglia nelle acque dello splendido Golfo di Saint Tropez e all’arrivo a Genova davanti alla sede dello Yacht Club in Porticciolo Duca degli Abruzzi. La Premiazione Finale si terrà il 17 giugno alla sede dello Yacht Club Italiano in Porticciolo Duca degli Abruzzi alle ore 12 dove verranno assegnati ai vincitori gli


DAL 1997 LA GIRAGLIA HA TROVATO UN PARTNER UFFICIALE IN ROLEX E HA AVUTO UN TALE IMPULSO DA DIVENTARE UNA DELLE PIÙ SEGUITE, AFFOLLATE E DIVERTENTI REGATE DEL MEDITERRANEO, UN EVENTO RICCO DI FASCINO

ambitissimi premi della collezione Rolex . Le origini dell'appuntamento vedono da sempre la collaborazione tra lo Yacht Club de France e lo Yacht Club Italiano per creare un evento ricco di emozioni, che in questi 65 anni, è arrivato ad accogliere 200 iscritti, italiani e francesi, principianti ed esperti, con il record del 2010 per un totale di 220 partecipanti. Sette su dieci degli ultimi vincitori sono di provenienza amatoriale, a dimostrazione di come non professionisti possano vincere con imbarcazioni comprese tra i 30 e i 52 piedi e surclassare quelle di ultimissima generazione. Una regata che accomuna tutte le generazioni e che, nonostante sia la minor lunghezza

rispetto a quelle di 600 miglia, permette di assistere ad una forte competizione. Le imbarcazioni intendono concludere la gara in circa 24-48 ore dalla partenza e questo fa “saltare” i sistemi di turni organizzati per quelle di lunga percorrenza. Ciò fa sì che la gara diventi massacrante sia fisicamente, infatti i i partecipanti si trovano a rimanere svegli per tutta la durata della competizione, sia per le condizioni meteorologiche, che potrebbero essere avverse o variare nell'arco di poche ore. Ad esempio, nel 1998 solo cinque imbarcazioni su settantotto riuscirono ad arrivare al traguardo a causa della mancanza di vento. La minor distanza dal traguardo fa rimanere la flotta compatta, lasciando fino all'ultimo l'incertezza su chi sarà il vincitore, proprio come accadde nel 2005: in quell'occasione, Black Dragon superò Magic Carpet a soli 300 metri dal traguardo e arrivò con un solo minuto di vantaggio. Al vincitore spetterà, anche quest'anno, un Rolex e il Trofeo Challenge Rolex, mentre altri trofei di riconoscimento verranno assegnati secondo categorie particolari, tra i quali il Trofeo Réné Levainville, riservato al primo classificato in tempo reale nella prova d’altura della Giraglia Rolex Cup, e il Trofeo Beppe Croce per la prima barca che doppia lo scoglio della Giraglia. L'antica regata mantiene dall'inizio della sua esistenza un'atmosfera amichevole e cordiale tra i partecipanti ed è proprio questo il cuore dell'evento e il suo valore aggiunto. www.giragliarolexcup.com Sara Carrassi

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Viaggiare

Vivid Sydney, New South Wales

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il più grande festival del mondo di luce, musica e idee, e anche il più grande evento in Australia che si svolge a Sydney, NewSouthWales. L’evento di fama mondiale è un appuntamento annuale che dura 23 giorni dal 26 maggio al 17 giugno 2017, Vivid Sydney è nato nel 2009 ed è organizzato dall’ente di promozione Destination NSW. In questo lasso di tempo la città è una mostra d’arte a cielo aperto, i migliori designer e artisti del mondo trasformano la città. Si potranno ammirare straordinarie immagini proiettate sulla facciata della Sydney Opera House, luci dell'Harbour Bridge, sculture luminose interattive che costellano il centro cittadino, ascoltare ottima musica e assistere a stimolanti conferenze. www.australia.com

Sardegna: il paradiso è qui!

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osta Smeralda, Sardegna. Suggestivo ed inimitabile angolo del Mediterraneo, l’hotel Le Ginestre offre la perfetta fusione tra la selvaggia bellezza del paesaggio e l’eleganza e la raffinatezza degli elementi architettonici. Il ristorante porta la semplice cucina mediterranea e sarda ai vertici della gastronomia internazionale. Lo staff, guidato dallo Chef Ivan Matarese, propone un’eccellente selezione di prelibatezze locali e internazionali. A 350 mt. di passeggiata dall’hotel, gli ospiti troveranno la leggendaria sabbia bianca e le acque cristalline della nostra esclusiva spiaggia privata, dotata di servizio assistenza bagnanti, sdraio, ombrelloni e teli mare, con possibilità di praticare su richiesta alcuni sport nautici. Come uno scintillante topazio blu nel verde del lussureggiante paesaggio, la piscina scoperta gode di un’ampia vista sul Golfo del Pevero. Le sue acque cristalline sono riscaldate naturalmente dal sole lucente della Sardegna. È dotata di servizio assistente bagnanti, di sdraio, ombrelloni e teli da mare. Il servizio bar completa il relax. Presso il Beauty Center dell’Hotel Le Ginestre, è possibile effettuare massaggi e trattamenti benessere per ritemprare corpo e mente, e dedicare del tempo esclusivamente a se stessi, lasciandosi coccolare dagli esperti professionisti. www.leginestrehotel.com

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Viaggiare di xxx

L’esperienza esotica di una Spa giapponese a Amsterdam

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a cultura giapponese valorizza la ricerca dell’armonia in tutte le cose, anche negli aspetti della vita quotidiana. Il concetto di bellezza implica elegante semplicità, serenità, calma e silenzio e il rituale del bagno porta a purificarsi e rilassasi, liberandosi dallo stress quotidiano. Una giornata trascorsa nella Spa dell’Hotel Okura Amsterdam permette di apprezzare appieno il significato del suo nome: la parola giapponese Nagomi, che significa calma, godendosi un’intera giornata di coccole e relax. Il Nagomi Package enfatizza, infatti, le radici giapponesi dell’albergo e comprende il rituale Hanakasumi di 60 minuti, che coinvolge tutti i sensi. Ogni fase del protocollo ha un suo preciso significato: il trattamento inizia con un gommage profumato ai boccioli di ciliegio e al loto. I giapponesi infatti hanno una particolare ammirazione per questi due fiori: è usanza tradizionale godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi di ciliegio in fiore, mentre il fiore di loto ha un forte significato spirituale associato al benessere. Durante il gommage i piedi sono massaggiati usando tecniche speciali basate sull’arte del massaggio Shiatsu per rivitalizzare i flussi di energia vitale che, come si sa, partono dai piedi. Si finisce con un breve massaggio rilassante di tutto il corpo.

In Croazia l’estate non finisce mai

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oste chilometriche e spiagge accarezzate da un mare cristallino, villaggi di pescatori che colorano l’entroterra e affascinanti borghi ricchi di cultura e storia. Siamo in Istria, nella parte nord occidentale, quella più vicina al confine italiano, dove sorgono 4 perle dell’Adriatico: Umago, Cittanova, Verteneglio e Buie. Un territorio ricco di meraviglie naturali, una tradizione culinaria che gode dei prodotti locali, strutture di lusso e comfort con centri benessere all’avanguardia ed eventi tutti da scoprire. Secondo l’antica cultura celtica l’1 agosto sarebbe il primo giorno dell’estate, detto Lunasa. Per questo dal 31 luglio all’1 agosto 2017 a Cittanova, pittoresco borgo di pescatori, protetto dalle suggestive mura cittadine, si tiene l’originale Astro Party Lunasa. Tutti gli amanti della magia e dei racconti sulle antiche civiltà si danno appuntamento in occasione del festival per partecipare ai numerosi eventi educativi e d'intrattenimento previsti e per assistere alle conferenze a tema. Ma soprattutto per osservare il cielo accompagnati da guide esperte in astronomia e dai conoscitori delle stelle. Per rendere il tutto ancora più suggestivo, viene spenta l’illuminazione pubblica, mentre una musica d’ambiente pervade le vie di Cittanova. Dal 25 al 28 agosto 2017 è la volta della festa di San Pelagio, il patrono della città: quattro giorni di intrattenimenti culturali, concerti, balli, competizioni sportive e un’ottima offerta gastronomica con tanto pesce e prelibatezze di mare. www.coloursofistria.com

La tradizione in Giappone rivive ogni giorno

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l secondo sabato di giugno, il riso e i rituali della sua semina sono i protagonisti delle celebrazioni in Giappone. È al santuario Sumiyoshi Taisha, a Osaka, che si può assistere ad una delle più illustri cerimonie di questo rituale ancestrale. L’aratura delle risaie realizzata con l’aiuto dei tori, l’impressionante défilé di samurai, danzatori, preti, geisha… Qui, ognuna delle antiche pratiche del festival Otaue è fedelmente eseguita. Dopo un buon numero di preghiere, il trapianto del riso, accompagnato da danze rituali e canti tradizionali, può infine cominciare. Se anticamente il festival aveva come scopo quello di invocare l’abbondanza dei raccolti e la qualità del riso, oggi si tratta piuttosto di far rivivere i costumi di un’epoca passata www.jnto.go.jp

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Viaggiare

La via che porta al benessere

N

ella valle di Gastein, nel cuore dell’Austria, c’è un luogo davvero unico: l’hotel Cesta Grand con le sue acque termali curative, il programma sportivo e la vocazione per il benessere. E’ un rifugio alpino di lusso dove rigenerarsi: “Cesta” in lingua ceca significa “strada” e “viaggio”; il soggiorno è quindi una sorta di percorso verso il benessere. In tutte le sue declinazioni. Il privilegio di una vacanza in questa valle magica, meta preferita degli Asburgo che ne fecero la loro destinazione aristocratica all’inizio del XX secolo, (ai tempi di Bismarck era conosciuta come “Le terme dei diplomatici”), consiste nel completo relax in paesaggi idilliaci, dove regna il silenzio e i profumi alpini. Nel reparto termale del Cesta Grand ci si rigenera con l’acqua e i fanghi curativi, effettuati sotto controllo medico; alla spa le saune

e bagni turchi regalano il massimo relax; nella grande e luminosa piscina l’acqua termale è un toccasana per tutti; nell’area beauty ci si lascia viziare con bagni rivitalizzanti e cure per il corpo e viso con i prodotti di Comfort Zone e Sixtus. A tavola, si assaporano i piatti dello chef Franz Schönegger che vizia i suoi ospiti con menu gourmet di 4 portate e va incontro alle singole esigenze degli ospiti. L’hotel si affaccia direttamente sul campo da golf (18 buche) del Golf Club di Gastein, uno dei club di golf più antichi e ricchi di tradizione in Austria. Il campo è immerso in un paesaggio meraviglioso: i percorsi si snodano armoniosamente nell´area naturale ai piedi delle montagne di Gastein. Il gioco suggestivo di terreni ondulati e pianeggianti, i vecchi alberi e i torrenti di montagna rendono il circuito stimolante per giocatori di tutti i livelli. www.cesta-grand-hotel.com

Parola d’ordine: terme

A

l Grand Hotel Imperial di Levico Terme, antica residenza estiva degli Asburgo, scorre l’acqua termale: in questa dimora storica, inaugurata nell’anno 1900 tra i fasti della corte asburgica si respira la magia delle terme. Nel reparto termale dell’hotel, stile Belle Epoque, arriva l’acqua preziosa che sgorga a circa 1500 metri di altitudine, dal monte Fronte, in mezzo alla natura alpina: le acque curative termali di Levico vengono condotte all’hotel (unico hotel a Levico con le terme in casa) e vengono utilizzate al Grand Hotel Imperial per le terapie e per i trattamenti wellness. Le “ricette” del benessere al Grand Hotel Imperial hanno origini lontane nel tempo. Come in passato, ci si può semplicemente rilassare in piscina (nei mesi estivi c’è anche una splendida vasca esterna in una zona straordinariamente tranquilla del grandissimo parco), nel caldissimo idromassaggio, nella sauna o nel bagno turco, nella sala relax (dove si possono sorseggiare bevande rinfrescanti e tisane), oppure si può intraprendere un percorso di trattamenti viso e corpo che va incontro a tutte le esigenze. Massaggi e trattamenti vengono eseguiti nelle confortevoli cabine dotate di vasca da bagno privata e lettino. www.hotel-imperial-levico.com

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