La rivista dedicata al mondo dei viaggiatori e delle mete più esclusive - Periodico - N° 1 - Anno 2017 - € 5,00 www.progressonline.it
AMERICA
OLTRE IL TEMPO Le Isole San Blas e i Caraibi che non ti aspetti
ASIA
UN ITINERARIO NELL’ANTICA PERSIA Dall’impero achemenide alla Repubblica islamica dell'Iran
OC E AN I A
BEL PAESE E POI UN GIORNO, MILANO La città che non ti aspetti, ma che aspettavi da sempre NAUTICA IL PORTO DEI RECORD “Marina d’Arechi”, l’isola della nautica nel cuore del Mezzogiorno
TUTTA UN'ALTRA MONTAGNA Chi ha detto che l'Australia è solo surf?
ISOLE DA SOGNO Una fuga dalla realtà, un'esperienza tra itinerari autentici e inesauribili bellezze naturali che necessitano di un fragile ma fondamentale equilibrio tra turismo e rispetto della biodiversità. Lo sanno bene gli abitanti delle Seychelles che hanno trovato la formula per la prosperità
Raymond Sahuquet
COVER STORY
Editoriale
di Franco Del Panta
VIAGGIATORI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI! Con la bella stagione rifiorisce anche il turismo, grazie ai due eventi principali del settore: la BMT di Napoli e la BIT di Milano che da anni offrono una rassegna completa del prodotto Italia e delle destinazioni estere più gettonate e originali. Occasioni uniche per seguire le evoluzioni e le previsioni di un comparto che si esprime sempre più nei tre segmenti del MICE, leisure e luxury, ma che non può ignorare la curiosità e la voglia di scoperta che muove ogni viaggiatore. A chi ha sempre mille ottimi motivi per preparare i bagagli e partire, motivi sempre validi, che si tratti di seguire i propri ritmi, scoprire una sensazione di libertà tutta nuova, godersi un attimo di relax, aprirsi a nuove esperienze, conoscere nuove persone, dedichiamo la nostra rivista, nella convinzione che in questo mondo sconfinato esista un itinerario perfetto per ognuno di loro. A globe-trotter instancabili e assetati di novità rivolgiamo la nostra idea di viaggio tutt'altro che ordinaria. Che sia un tuffo nelle acque cristalline e iridescenti delle Isole Seychelles, un percorso alla ricerca del vero sapore del Perù, un tour nell'Australia dei paesaggi montani sconvolgenti e impetuosi o il racconto degli infiniti volti del nostro Bel Paese che vive e rivive nel design, nelle storie e negli scenari unici, la certezza è una sola: ogni viaggio è un dono. A chi lo fa, per l'esperienza unica che ogni destinazione sa offrire, e alla meta stessa, perchè in ogni visitatore risiedono infinite possibilità di crescita.
IN VIAGGIO Pub che vai, storia che trovi Alla scoperta della Second Avenue Subway Riaprono le porte della Biblioteca Richelieu Sulle tracce di Martin Lutero
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PRIMO PIANO La natura protagonista al Forte di Bard Peace, Love and Flower Power Il turismo è sempre protagonista "Pronto?". Un ultimo messaggio La sublime arte del Washoku
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BEL PAESE E poi un giorno, Milano Bit 2017: mete, temi e momenti strategici per il turismo Ferrari, le origini di un sogno italiano L’isola della nautica nel cuore del Mezzogiorno
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64 72 92 100
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AFRICA
Progress - Viaggi
Seychelles Viaggiare sì, ma responsabilmente
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EUROPA Austria A Pasqua vince la tradizione
36
Nuovi palcoscenici La Sassonia è cool... grazie alla cultura
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AMERICA Panama Oltre il tempo
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Perù Benvenuti nella Ciudad Blanca
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ASIA Iran dall’Impero achemenide alla Repubblica islamica dell’Iran
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Dubai Benvenuti nella città dell’oro
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OCEANIA
44
Australia Tutta un’altra montagna
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VIAGGIARE Fotogallery Parchi d’Italia, capolavori della natura
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HOTELLERIE Raggiungere le stelle per andare ancora oltre
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Il Walled Off e l’arte senza volto di Banksy
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La6 group srl www.progressonline.it N°1# -2017 Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione. Testi e fotografie non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Progress Viaggi è una pubblicazione edita da La6 group srl Rivista registrata presso il Tribunale di Roma il 17/04/2007 - n°152/2007 www.progressonline.it Uffici Commerciali Largo della Primavera, 40 - Roma Editor in Chief Leonardo Garcia de Vincentiis Direttore Responsabile Franco Del Panta direzione@edizionisei.com Direzione Pubblicità Paolo Del Panta advertising@edizionisei.com Pubbliche Relazioni Fabrizio Falconi f.falconi@edizionisei.com Marketing e editoriale Maria Temperoni m.temperoni@edizionisei.com Redazione e Collaboratori Editoriali redazione@la6group.com A. Calvaruso, G. Baldoni, R. Bernardo, E. Pasca, E. Rodi, M. Vaccaro, L. Omiccioli, A. Fusè, l. Leoni, M. Giustini, E. Bonardi, S.Giardinelli, D. Salvati, Y. Leone, M. Morelli, F.Bonetti P. De Donato, F. Bruni e M. Barba Marketing & ICT Milko Vaccaro Ufficio Abbonamenti info@edizionisei.com Ricerca Iconografica e Servizi Luca Omiccioli - Milko Vaccaro Art Direction Vania Rossi Stampa, Allestimento e Distribuzione La6 Group Informazioni e Abbonamenti info@la6group.com Fotografie Foto e testi servizio New York City: Iscoa USA corp. Fotolia - LM M.R. Boserman - L. Omiccioli M. Vaccaro - M.L.C. Beduschi S. Von Mallinckrodt - A. Calvaruso R. Bernardo - Tony Baskeyfield Raymond Sahuquet - Gerard Larose N.B. Ci scusiamo se, per cause indipendenti dalla nostra volontà, abbiamo omesso o erroneamente citato qualche fonte iconografica. Massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati. Spedizione in abbonamento postale. 70% Filiale di Roma.
Fotoreportage
LA RIVOLUZIONE GREEN DI CITTÀ DEL MESSICO
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mog e inquinamento acustico alle stelle fanno di Città del Messico una delle metropoli più inquinate al mondo. Nel
tentativo di arginare questa situazione è partito da alcuni mesi un progetto sperimentale denominato «Via Verde», un'iniziativa che ha la duplice funzione di combattere l'inquinamento ambientale e rendere più bella la città. Ma come? Trasformando i piloni delle strade sopraelevate in giardini verticali. Le piante vengono inserite nelle fessure di una struttura costituita da un tessuto speciale che ne agevola lo sviluppo delle radici e innaffiate con un sistema automatico a basso impatto ambientale che si serve del recupero dell'acqua piovana. Generando ossigeno contribuiscono a assorbire gli agenti inquinanti e a fare da barriera acustica al traffico. Fino a oggi i piloni ricoperti dalle piante sono circa mille, dando vita a un giardino verticale lungo più di 27 chilometri che, secondo i dati, riesce a dare aria pulita a circa 25 mila cittadini, filtrando 27 mila tonnellate di gas ed eliminando 10 mila chili di metalli pesanti in un anno. Anche queste eco-sculture necessitano di manutenzione però: a causa del forte stress sopportato alcune piante si sono presto appassite e sono state sostituite con altre più resistenti. C'è chi ha polemizzato con gli eccessivi costi di un progetto di questo genere, ma i benefici sembrano essere già molti tanto da essere considerato un modello da imitare. www.viaverde.com.mx Maria Baffigi
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Fotoreportage
DAL SOGNO DI BOFILL NASCE LA CASA ATELIER
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il 1973 e Ricardo Bofill, l'architetto spagnolo che, tra gli altri, ha firmato anche il progetto del nuovo Parco Leonardo di
Roma nel 1993, nota una struttura abbandonata nelle vicinanze di Barcellona, un sito un tempo destinato a ospitare una fabbrica di cemento. L'edificio, risalente agli anni Dieci del Novecento, è apparentemente irrecuperabile ma l'architetto se ne innamora e decide di acquistare l'intera area. Oggi “La Fabrica” rinasce come tempio privato e collettivo di architettura, nonché come uno dei più suggestivi esempi di riqualificazione industriale. La riconversione, durata ben 45 anni, ha puntato a mantenere gli esterni sostanzialmente invariati, ma integrati nel paesaggio grazie a una folta vegetazione, declinata in giardini pensili, alberi di eucalipto, palma, ulivo e cipresso. Al contrario, gli interni hanno subito una vera rivoluzione per accogliere nuovi spazi dedicati agli uffici, alla biblioteca, all'archivio, a un'area per eventi e mostre, insieme a veri soggiorni domestici. È l'opera manifesto di Ricardo Bofill: "La mia casa è qui. Ho deciso di creare il 'Taller de Arquitectura' con l'intenzione di creare una fondazione destinata all'investigazione delle forme e al design della città. Questo è l'unico luogo in cui riesco a concentrarmi, ad associare le idee nella forma più astratta e, alla fine, a creare progetti, immagini e nuovi spazi". Martina Morelli
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da Londra di Maria Baffigi
Pub che vai, storia che trovi A Londra sorseggiare una pinta seduti a un bancone di un pub è considerato ancora oggi un vero e proprio rituale, un gesto che racchiude in sé la storia dei locali e dei personaggi che li hanno frequentati
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o scrittore George Dailey ci conduce alla scoperta delle 22 "Public House" più belle di Londra in un racconto magistralmente illustrato dalla figlia Charlie dal titolo "Great pubs of London". Conta ben 150 anni il bancone del Nags Head, a Belgravia, in uno dei quartieri più esclusivi della metropoli, sommerso dai memorabilia militari dell'attuale proprietario. Negli spazi di un ex convento di frati sorge a Ludgate il Blackfriars del 1875: il soffitto puntellato di mosaici e le colonne di marmo ne ricordano l'antica destinazione. Continua a
L’ERA DELL’ORO È FINITA? Nel 1980 si contavano ben 69 mila pub in tutta la Gran Bretagna. Oggi ne sono rimasti 48 mila (ne chiudono 30 a settimana), ma il loro fascino sembra non essersi esaurito.
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portarsi molto bene gli anni il Prospect, a Wapping, aperto dal 1520 e che vanta tra i suoi frequentatori persino Charles Dickens. Sulle rive del Tamigi, tra una sponda e l'altra, si trovano sia il George Inn, a Southwark, sia il Dove, che offre una vista privilegiata per assistere all'annuale regata tra Oxford e Cambridge. Altra atmosfera si respira al Flask di Highgate, che tra le
leggende dei suoi ex abituali clienti comprende i poeti Byron, Shelley e Keats. C'è poi il Lamb e Flag a Covent Garden, che dalla nobiltà fino ai bassifondi deve averne viste di tutti colori. Dimenticatevi di entrare in un pub e chiedere solo da bere, anche i locali vecchio stile offrono un servizio completo di ristorazione, con piatti gourmet e gustose prelibatezze.
da New York di Maria Baffigi
Alla scoperta della Second Avenue Subway Dopo oltre 90 anni di progettazione, 10 anni di lavori e un investimento pari a 4,4 miliardi di dollari, l'estensione della linea Q nell'Upper East Side, la Second Avenue Subway, è diventata finalmente una realtà
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a nuova linea attraversa uno dei quartieri più eleganti di New York City, l'Upper East Side, reso celebre da innumerevoli film, serie televisive e libri con le sue boutique, i ristoranti e i caffè alla moda. Ma l'Upper East Side è anche un importante hub culturale, grazie alla presenza di alcuni dei più grandi musei di tutta New York City. Ad ogni fermata della Second Avenue Subway, i visitatori potranno scoprire luoghi iconici e chicche nascoste del quartiere. Lexington Avenue-63rd Street Station è stata ampliata e arricchita con la serie di mosaici %@D6EBD: F: D@@.EABC =BEF DE> Shin ispirati alla vecchia sopraelevata ferroviaria della Third Avenue. Da questa fermata si raggiunge il cinema Beekman Theatre, che propone una programmazione di film indipendenti, opera e balletto, e il Museum of American Illustration, il museo fondato dalla Society of Illustrators, la più antica associazione americana dedicata agli appassionati dell'illustrazione, all'interno di un deposito di carrozze del 1875. 72nd Street è la prima nuova stazione della Second Avenue Subway decorata con i ritratti a grandezza naturale «Perfect Strangers» dell'artista brasiliano Vik Muniz, con i volti di chi vive e lavora a NYC. Salendo in superficie, si raggiunge la
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Bohemian National Hall, un centro culturale che promuove la cultura Ceca con concerti, mostre e proiezioni cinematografiche. A poca distanza, spostandosi su First Avenue, si trova l'imponente sede della celebre casa d'aste Sotheby's. 86th Street è una delle stazioni più affollate per la sua posizione centrale nell'Upper East Side. Le pareti della stazione sono
decorate da «Subway Portraits», lavori del famoso artista Chuck Close: si tratta di 12 ritratti di artisti e musicisti, tra cui Lou Reed, creati con la tecnica del mosaico. Questa è la fermata giusta per trascorrere qualche ora di relax al Carl Shultz Park, un parco affacciato sull'East River con giardini e campi da basket, oppure per raggiungere la Neue Galerie e il Guggenheim Museum. 96th Street attualmente è l'ultima fermata della linea ed è decorata dall'arte di Sarah Sze «Blueprint for a Landscape» realizzata con porcellana blu. Sulle piastrelle sono riportati dei disegni che raffigurano oggetti familiari coinvolti in un vortice che prende velocità e si sviluppa lungo le pareti di tutta la stazione. Ogni entrata della metropolitana è decorata con una diversa tonalità di blu e con uno stile artistico diverso. www.nycgo.com
da Parigi di Maria Baffigi
Riaprono le porte della Biblioteca Richelieu Un restauro lungo sette anni ha riportato a nuova vita la seicentesca ala Richelieu della Bibliothèque nationale de France di Parigi
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l costo degli interventi si aggira sui 232 milioni di euro con un finanziamento dell'80 per cento sostenuto dal ministero della Cultura, un 2% da parte del dicastero dell'Educazione e un contributo di oltre 20 milioni messi dalla stessa Biblioteca nazionale. Situata nel secondo arrondissement di Parigi, la Richelieu-Louvois nasce nel 1635 dal sogno di JeanBaptiste Colbert che ambiva a creare una biblioteca reale in onore del Re Sole, progetto che vide luce solo 30 anni dopo, per arrivare fino ai giorni nostri.
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LA BIBLIOTECA Dai tempi del Re Sole ospita due milioni tra volumi e documenti. Oggi riapre con nuovi spazi dedicati al pubblico e, dal 2020, anche un museo per ammirare le opere di pregio dell'immensa collezione
Fiore all'occhiello del sito è l'immenso patrimonio custodito dalle cosiddette collezioni specializzate della stessa BnF (manoscritti, stampe, fotografie, arti visive, monete, medaglie, antichità e spartiti musicali) agli oltre 1,7 milioni documenti dell'Istituto nazionale della storia e dell'Arte e i 150 mila volumi della École Nationale des Chartes, l'istituto scolastico superiore francese che forma i dirigenti delle biblioteche e archivi statali. Tra le novità più attese, le 400 postazioni di lettura messe a disposizione del pubblico mentre si sta lavorando per l'allestimento di un museo, la cui apertura è prevista per il 2020. La cerimonia di inaugurazione ha visto sfilare anche il presidente François Hollande
che con grande soddisfazione ha dichiarato: "La fine della prima fase di un immenso cantiere permette alla Biblioteca nazionale di Francia, alla École Nationale des Chartes e all'Istituto nazionale di storia dell'arte di trovare una cornice eccezionale dove svolgere le proprie attività. Un eccezionale compattamento di risorse, capace di creare un polo scientifico unico, consacrato alla ricerca storica".
da Berlino di Maria Baffigi
Sulle tracce di Martin Lutero Un anno per ricordare mezzo millennio di storia con mostre, feste e concerti a Berlino e in tutto il resto della Germania
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er la prima volta in tutta la Germania il 31 ottobre prossimo sarà una giornata festiva. In questa data 500 anni fa Martin Lutero espose le sue 95 tesi contro l'abuso dell'indulgenza sul portale della chiesa del castello di Wittenberg. Da quel momento in poi il mondo cambiò per sempre: grazie alla straordinaria e già diffusa invenzione della stampa tipografica le tesi si diffusero rapidamente nell'intero paese esercitando profondi mutamenti nella Chiesa e
nella società, percepibili fino ai giorni nostri. Al monaco, teologo e riformatore sono dedicate nel 2017 una serie di manifestazioni, prime fra tutte, le tre esposizioni speciali nazionali, allestite su iniziativa dei Länder e dello stato federale tedesco a Berlino, ad Eisenach e a Wittenberg. Cuore delle celebrazioni sarà l'Estate della Riforma, organizzata dalle comunità religiose, che comprenderà il Percorso europeo a tappe "Porte della libertà" e il Raduno
Evangelico Tedesco a Berlino e a Wittenberg. Tanti gli appuntamenti, dal congresso internazionale alla nuova produzione operistica fino all'oratorio pop. Interminabile la lista degli operatori coinvolti: musei, università, città, comuni, associazioni e singole persone che si sono e si stanno adoperando per offrire ai partecipanti un'esperienza indimenticabile. Il calendario degli eventi è consultabile all'indirizzo: www.germany.travel
UN ANNO DI EVENTI Il 2017 offre l’occasione di festeggiare anniversari e centenari che ripercorrono la storia, la cultura e l’identità della Germania: dal bicentenario del primo velocipede ai 500 anni da quando Martin Lutero affisse le sue famose 95 tesi alla chiesa di Wittenberg.
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Mostre di Sascha M.
La natura protagonista al Forte di Bard «Il Wildlife Photographer of the Year mette in evidenza alcune delle problematiche più attuali della società e dell’ambiente. Come possiamo proteggere la biodiversità? Siamo in grado di vivere in armonia con la natura? Le immagini vincitrici toccano i nostri cuori e ci sfidano a pensare in modo diverso all’ambiente» testimoniano il lato più affascinante del mondo animale e vegetale, spaziando da sorprendenti “ritratti” rubati ai più sublimi paesaggi del nostro pianeta. In mostra anche le foto vincitrici nelle sedici categorie del premio, selezionate da una giuria internazionale in base a criteri tecnici, artistici e interpretativi tra le quasi 50.000 foto candidate e inviate da 96 Paesi di tutto il mondo. In mostra anche le fotografie selezionale dal pubblico nell'ambito del People's Choice Award e presentate in un suggestivo
È
il Forte di Bard, la spettacolare roccaforte allʼingresso della Valle dʼAosta, a ospitare lʼanteprima italiana della 52esima edizione del Wildlife
Photographer of the Year, il più prestigioso riconoscimento dedicato alla fotografia naturalistica indetto dal Natural History Museum di Londra in collaborazione con il BBC Wildlife Magazine.
Fino al 4 giugno 2017 negli spazi delle Cannoniere, il pubblico potrà ammirare unʼemozionante gallery che ripercorre gli scatti più spettacolari realizzati nel 2016: 100 immagini che
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video slideshow. In un secondo video il pubblico potrà ammirare le immagini vincitrici del Master di fotografia naturalistica 2016 promosso dal Forte di Bard. www.fortedibard.it
Il richiamo dell’arcipelago‌
Seychelles Tourism Board | Via Pindaro 28N, 00125, Roma | tel: (+39) 06 5090135 | fax: (+39) 06 50935201, info-turismo.it@seychelles.travel | www.seychelles.travel/it
Travel di Maria Baffigi
Peace, Love and Flower Power C'è sempre un buon motivo per inserire Dallas nella lista delle destinazioni da visitare, basta scegliere tra le infinite attività, come il Dallas Blooms, la più grande festa di primavera del Southwest
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a fioritura a Dallas è davvero uno spettacolo, tra tulipani, narcisi gialli, iris, giaciniti, viole, papaveri e migliaia di altre specie che colorano parchi e vialetti, senza dimenticare una collezione di ben 3000 azalee pronte a sbocciare e a offrire un paesaggio senza eguali. Inoltre, lo staff del Dallas Arboretum and Botanical Garden, con lʼaiuto di lavoratori stagionali, sta dando vita alla fioritura di oltre 500.000 bulbi in 66 acri di parco: è uno dei lavori più impegnativi in città, ma i giardinieri sanno che i loro sforzi saranno ripagati dalla bellezza mozzafiato di questo unico patrimonio naturale. L'itinerario nella primavera texana coinvolge tutti i sensi, gusto compreso. Negli stessi giorni (fino al 9 aprile) va, infatti, in scena Savor Dallas, un festival culturale e culinario con sapori di grandi chef, unʼampia degustazione di vini e super alcolici. Peculiarità del festival è la sua ricca offerta: oltre 75 fra ristoranti e chef, oltre 450 tipi di vino, oltre 70 tipi di liquore e tantissimo altro ancora. Questa edizione include diversi eventi nell'evento fra cui “Cue It Up” il 6 aprile, per imparare a giocare col fuoco e con i sapori affumicati, dolci e salati, o “Shaken + Stirred” il 7 aprile, il più innovativo dei cocktail party, o ancora “Community Brunch”, un
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mercato del contadino in cui scoprire tutto il territorio tra le bancarelle di diversi produttori. Savor Dallas è, poi, unʼiniziativa attraverso cui si raccolgono fondi di cui beneficeranno una serie di organizzazioni che supportano la città e preservano intatta lʼanima vivace di Dallas. www.visitdallas.com
Eventi di Sveva Riva
Il turismo è sempre protagonista Giunta alla sua ventunesima edizione, la BMT- Borsa Mediterranea del Turismo è l’unica grande fiera turistica B2B del Mediterraneo e si conferma appuntamento irrinunciabile per tutto il mondo dei professionisti del settore, nonchè primo evento internazionale che nell’anno si svolgerà in Italia
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isitata da oltre 6.000 agenzie di viaggio del mercato alternativo del Centro Sud, la BMT garantisce il più grande indotto di vendita sul pubblico, essendo visitata da oltre 22.000 visitatori professionali nei 3 giorni di manifestazione. La fiera si sviluppa su 6 padiglioni che ospitano 440 espositori con tutte le grandi firme del turismo tra tour operator, compagnie aeree, compagnie di navigazione e di crociere, enti del turismo internazionali. Il padiglione ITALIA in particolare è dedicato allʼIncoming ed ospita le Regioni Italiane, gli operatori ricettivi, Enti Pubblici Nazionali, Consorzi e Associazioni. Inoltre 4 importanti workshop tematici con oltre 400 buyers nazionali ed internazionali completano le attività business della fiera. “Incoming” ospita i migliori buyers internazionali selezionati in collaborazione con lʼENIT provenienti da Germania, Francia, Gran Bretagna, Russia, Austria, Rep.Ceca, Ungheria, Giappone, Usa, Cina, Brasile, Argentina, Emirati Arabi, Corea, Paesi Scandinavi, India. In “Terme&Benessere” 20 tour operator seduti ai tavoli di lavoro incontrano gli operatori dellʼofferta italiana del Benessere, mentre il workshop “Incentive&Congressi” ospita
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circa 20 Meeting Planner e PCO delle principali aziende italiane interessati allʼofferta Meeting, Incentive, Congressi, ed Eventi e a sviluppare business travel, viaggi incentive e lʼorganizzazione di eventi speciali. 110 Cral Nazionali e buyers del turismo di gruppo interessati allʼofferta ricettiva Italiana, animano “Turismo Sociale”, unʼoccasione unica per
diversificare il proprio business con operazioni di gruppo e di destagionalizzazione. Il programma è ricco di convegni, dibattiti, presentazioni di destinazioni e prodotti, eventi e serate organizzate dagli operatori che scelgono la BMT per lanciare le novità della stagione. Lʼarea formazione è sempre allʼavanguardia: i corsi di aggiornamento per agenti di viaggio ed operatori affrontano le tematiche più attuali per la distribuzione turistica. Fra le novità del 2017 la possibilità di programmare la propria presenza nei workstand, unʼarea più ampia di un tradizionale stand, allestita come una piccola sala riunioni dove lʼespositore potrà programmare le presentazioni del suo prodotto, workshop e corsi di formazione. www.bmtnapoli.com
dal Mondo di Maria Baffigi
"Pronto?". Un ultimo messaggio A Otsuchi, sulla costa settentrionale del Giappone, con la vista sull’oceano e la natura tutt'intorno, c'è chi consegna al vento il suo ultimo saluto
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uando perdiamo una persona cara spesso anche i gesti più scontati, a cui difficilmente facciamo caso, diventano dei ricordi indelebili. L'attesa di una telefonata, il passare ore attaccati a una cornetta tra chiacchiere e risate lasciano immancabilmente un grande vuoto. Deve averla pensata così Itaru Sasaki, un anziano
giardiniere, che nel 2010 dopo la perdita di suo cugino, a cui era legato come un fratello, si fece installare una cabina a vetri con un telefono senza fili sul retro della sua casa a Otsuchi, in Giappone. Non potendo più parlare con lui, aveva bisogno di uno spazio intimo dove sfogarsi e
LA CABINA DI ITARU “Non potendo più raccontare i miei pensieri a lui attraverso una normale telefonata, ho deciso che essi sarebbero stati trasportati dal vento”.
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trovò perfetta questa vecchia cabina con un telefono volutamente senza linea perché le parole potessero essere portate via dal vento. “Kaze no denwa”, ossia il telefono del vento, ben presto ha iniziato a essere un luogo conosciuto a molti, soprattutto a seguito del tragico terremoto e dello tsumani dell'11 marzo 2011 che colpì duramente molti villaggi della costa settentrionale del Giappone, tra
cui Otsuchi, provocando la morte di oltre 16 mila persone. Meta di un lento e silenzioso pellegrinaggio che ha portato qui negli ultimi tre anni più di 10 mila persone. C'è chi rimane in silenzio, chi piange, chi lascia su un quaderno le parole che non ha mai fatto in tempo a dire...
Food di Franco Del Panta
La sublime arte del Washoku Il piacere del buon cibo aumenta il valore di qualunque viaggio e in Giappone convivono numerose tradizioni culinarie deliziose; alcune sono ben conosciute in Occidente, altre invece, attendono solo di essere scoperte
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il caso del “Washoku”, una delle pochissime cucine riconosciute dallʼUNESCO come Patrimonio culturale immateriale del mondo e segreto della longevità dei giapponesi. La parola “Washoku” letteralmente significa ʻcibo giapponeseʼ ma racchiude in sé un significato speciale, evocato dal “kanji” “wa”, che vuol dire anche armonia. Ed è questo lʼaggettivo che meglio descrive oltre quattrocento anni di tradizione culinaria basata sulla bontà degli ingredienti, sulla valenza estetica della pietanza e sulla ritualità del pasto. Tutto ruota intorno al rispetto della natura e allʼalternanza delle stagioni, i cui prodotti vengono
intagliati e accostati come fossero opere dʼarte. Gli ingredienti, siano essi vegetali, frutti o pesci, sono raccolti o pescati nel loro miglior momento stagionale, chiamato
“shun”. Solo così ogni elemento potrà infondere al piatto il massimo del sapore e della fragranza. Fondamentale in ogni pasto preparato secondo la tradizione
del Washoku è il “dashi”, un consommè di pesce usato come ingrediente base per ogni zuppa e come elemento liquido di tantissime portate. Convivialità e ingredienti di stagione sono gli elementi cardine sia della tradizione sia del “nabemono”, uno degli stili di più famosi della cucina giapponese: in una grande pentola il “dashi” viene tenuto in caldo con una piastra elettrica e i commensali vi intingono diversi ingredienti per poi accompagnarli con tofu e
verdure fresche. Il tutto mentre si chiacchiera con gli amici e con la famiglia in armonia. Manifestazione di questa costante ricerca della perfezione, dellʼarmonia e della buona salute è il “shojin ryori”, la dieta dei monaci buddisti. Attraverso ricette basate esclusivamente sul tofu, riso e sulle verdure, gli asceti purificano il proprio corpo e la propria anima. Sul Monte Koya è possibile dormire nei templi (“shukubo”) ed essere ammessi alla tavola degli anacoreti per gustare questi delicati piatti dal sapore inconfondibile. www.turismo-giappone.it
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ISOLE SEYCHELLES
VIAGGIARE SÌ, MA RESPONSABILMENTE Una fuga dalla realtà, una pausa dalla quotidianità sempre più caotica, un'esperienza tra itinerari autentici e inesauribili bellezze naturali che necessitano di un fragile ma fondamentale equilibrio tra turismo e rispetto della biodiversità. Lo sanno bene gli abitanti delle Seychelles che hanno trovato la formula per la prosperità presente e futura
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l turismo qui non è solo fonte di guadagno, ma anche - e soprattutto un'opportunità per creare i mezzi necessari affinchè la straordinaria biodiversità di queste terre possa essere conservata e rispettata. Se è vero che è da reputarsi come area protetta il 47% del territorio delle Seychelles e all'incirca 228 chilometri quadrati di fondali, è altrettanto vero che l'essenza della bellezza di questo miraggio nel cuore dell'Oceano Indiano non può prescindere dalla cordialità dei suoi abitanti.
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La ‘grand diversity’ vive in un meraviglioso patrimonio naturale, ma anche nella moltitudine di etnie, di vibrazioni culturali, nell'armonia sociale e nello stile di vita del popolo seychellese, che da oggi ha anche una missione che si esprime attraverso la “Seychelles Sustainable Tourism Label”. Negli ultimi tre anni è, infatti, nato un sistema di certificazione volontaria della sostenibilità del turismo, progettato per suggerire modi più efficienti ed ecofriendly di fare business. Un vero e proprio marchio per incoraggiare le imprese turistiche a perseguire le principali
pratiche di sostenibilità per salvaguardare la biodiversità e la cultura delle Seychelles. Per ottenere il riconoscimento, gli hotel e le strutture interessate devono rispettare alcuni criteri riguardanti il management, la gestione dei rifiuti, l’uso e il consumo dell’acqua e dell’energia, la preparazione dello staff, il rispetto della comunità e la relazione con gli ospiti. Ogni viaggio si trasforma, così, in un omaggio: a chi lo fa, per l'esperienza unica che un paradiso incontaminato può offrire, e alla meta stessa, perchè in ogni visitatore c'è una possibilità di crescita.
IL PANORAMA PERFETTO, TRA ACQUE CRISTALLINE INCORNICIATE DA SABBIA DORATA E ROCCE DI GRANITO
NATURA PRIMORDIALE La vita sommersa delle Seychelles
✑ La straordinaria ricchezza di vita marina permette, naturalmente, anche una gran varietà di siti di immersione, molti dei quali sono parchi marini. L’immersione è praticabile per tutto l’anno, ma dipende tuttavia dalla posizione delle isole e dai venti dominanti. In generale, le migliori condizioni per le isole interne ed esterne sono nei periodi più calmi, ossia aprile/maggio ed ottobre/novembre, quando la temperatura dell’acqua sale a 29°C ed offre un’eccellente visibilità (fino a 30 m). A dicembre/gennaio, gli alisei soffiano da nord-ovest, ma le condizioni rimangono pressoché le stesse rispetto ai periodi calmi, fatta eccezione per una superficie più movimentata e qualche perturbazione localizzata. Da maggio a settembre, gli alisei soffiano da sud-est e guadagnano in forza. La visibilità diminuisce e la temperatura può calare nel mese di agosto intorno ai 25°C. Una tuta di 4 mm di spessore è, pertanto, necessaria. A differenza delle isole interne, alcune isole esterne, specialmente quelle più a sud, sono situate vicino alla zona dei cicloni e possono essere interessate occasionalmente da condizioni estreme in determinati mesi. Una tuta di immersione di 4 mm di spessore è consigliata per le isole esterne. E’ altrettanto raccomandato, per le immersioni intorno alle isole dove la profondità marina scende molto rapidamente e dove le temperature spaziano da 19 a 27°C, portare una tuta di immersione integrale che sarà un vantaggio per gran parte dei sommozzatori. Con 43 isole interne, la varietà è all’ordine del giorno. Tutte queste isole situate a nord dell’arcipelago offrono scogliere granitiche impressionanti, dove le rocce scolpite possono, infatti, essere coperte di coralli e di spugne molli, permettendo una vita marina attiva e prolifica per via dell’isolamento, ma ugualmente grazie alle loro rigide norme di conservazione. Le immersioni nei relitti sono possibili in alcuni settori ben definiti, ma solo le isole a sud consentono le immersioni lungo le falesie sottomarine, immersioni in discesa e a deriva a filo d’acqua.
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SEYCHELLES, 115 ISOLE IN CUI IL TEMPO SI È FERMATO, LUOGHI DI SCONFINATA BELLEZZA, DI ANTICHE TRADIZIONI E DI UNO STILE DI VITA ANTI-STRESS
Coral & Fish Tony Baskeyfield
UNA FUSIONE UNICA DI BELLEZZE NATURALI, SPORT, RELAX E CULTURA NEL PAESE DELL'ESTATE PERENNE Come gioielli scintillanti sull’oceano azzurro Dal IX secolo, in cui gli intrepidi marinai arabi hanno navigato per la prima volta nelle acque inesplorate della costa orientale dell’Africa, le acque seychellesi sono state ininterrottamente la meta irrinunciabile di marinai dalle bandiere più diverse. Da mercanti fenici ad avventurieri polinesiani, passando per una flotta cinese, i pirati e i corsari, tutti hanno solcato le acque dell’arcipelago delle Seychelles, lasciando alle proprie spalle solo qualche impronta di passi sulle sabbie argentee e misteriosi racconti di tesori sepolti. Grazie a un'invidiabile collocazione geografica, con la maggior parte delle isole situate fuori dalla zona dei cicloni, le Seychelles sono, ancora oggi, il paradiso del marinaio occasionale, che può tranquillamente navigare nelle loro acque calme per tutto l’anno e scoprire queste isole sfavillanti seguendo i propri BELLEZZA INCONTAMINATA Le Seychelles sono uno dei 25 hotspot di biodiversità al mondo, che coprono solo l’1.4% della superficie terrestre, racchiudendo però il 60% delle più rare specie di piante, uccelli, mammiferi e rettili minacciati di estinzione.
Fairy Tern Raymond Sahuquet
LA PATRIA DEL COCO DE MER ✑ La pianta più nota della flora delle Seychelles è il leggendario Coco de Mer, appunto, il seme più grande al mondo, che può arrivare a pesare più di 20 kg e che costituisce un esemplare di specie dioica, ossia complementare in quella che viene definita come la sessualità delle piante. È particolarmente interessante osservare la conformazione di questo gigantesco seme: la noce a due guance dell’albero femmina è di una somiglianza sorprendente con il bacino femminile, quanto all’albero maschio, produce inflorescenze a forma fallica. Il Coco de Mer cresce solo su antichi palmizi giganti il cui stipite è unico, il palmizio maschio, che può raggiungere anche 30 metri di altezza, mentre la femmina tocca al massimo i 24 metri. La noce impiega dai 3 ai 9 mesi per germogliare e circa 25 anni per arrivare a maturazione e produrre un frutto. Il palmizio da coco de mer vive ipoteticamente dai 200 ai 400 anni. Questa pianta straordinaria, molto ricercata per le sue potenti proprietà afrodisiache e mediche, cresce allo stato naturale nella Vallée de Mai a Praslin, sito classificato nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO ed autentica reminescenza della foresta preistorica che esisteva in un tempo in cui le Seychelles erano ancora unite alla Gondwana. Il Coco de Mer può vivere dai duecento ai quattrocento anni e cresce anche sull’isola di Curieuse. In compenso non cresce alle Maldive, un tempo ritenute luogo d’origine di queste noci (da qui il nome in latino Lodoicea maldivica), e di cui a lungo si è creduto che provenissero da alberi che crescevano in mare.
L’OCCASIONE PER VIVERE UN’ESPERIENZA SURREALE TRA CIELI COBALTO, PALME DA COCCO E ACQUE IRIDESCENTI ritmi, esplorando a fondo la generosità e la bellezza straordinaria della natura del luogo. Le isole sono perfette da navigare con l’intermediazione di compagnie di noleggio internazionali e locali, che offrono un'ampia varietà di navi specializzate, con o senza equipaggio, per un’esperienza del tutto inedita, ma sono anche il luogo perfetto per la pratica degli sport acquatici come snorkeling, immersioni, pesca, canoa, vela, windsurf e surf. Attività disponibili praticamente tutto l'anno e indipendentemente dall’isola in cui si alloggia: l'estate perenne delle Seychelles, che godono di temperature tra 24º e 30° permette di dedicarsi alla scoperta della vivace vita marina che le circonda. Inoltre, con la loro felice combinazione di formazioni granitiche e coralline e gli atolli molto estesi
situati in una zona dell’Oceano Indiano di ben 1 400 000 km², possiedono alcuni dei luoghi di pesca più ricchi al mondo. È per questo che pescatori professionisti e amatoriali tornano con entusiasmo tutti gli anni per dedicarsi a questa attività in acque dove sono stati registrati primati mondiali per una inimmaginabile varietà di pesci. L’abbondanza di wahoo, di orate, di tonni e di trofei come il marlin permette un’esperienza di pesca grossa indimenticabile, sia per gli esperti che per i principianti. La pesca di fondo tradizionale promette pescate di cernie, di snapper e di pesci specchio atlantico o imperatori, ricompensando con pesci annoverati tra i più saporiti al mondo. E ancora, le Seychelles sono divenute
l’epicentro della pesca con la mosca in acqua salata che è protagonista di un successo crescente, poiché offre la possibilità di prendere grandi pesci pelagici con un armamentario relativamente leggero.
Danza, musica, cucina: il patrimonio creolo Incontrare il popolo delle Seychelles e sperimentare un assaggio del suo stile di vita è, di certo, un regalo di inestimabile valore per chiunque capiti in questa incontaminata porzione di mondo. Lasciandosi trascinare dal ritmo della musica creola si può intraprendere un «viaggio nel viaggio», visitando bazar leggendari, come Bazar Labrin, un mercato che si tiene ogni mercoledì sulla bellissima spiaggia di Beau Vallon, dove fare un rifornimento di verdura, frutta e prelibatezze locali, bevande tradizionali e acquistare originali souvenir, il tutto in un'atmosfera autenticamente seychellese. Bazar Ovan, sempre a Mahé, offre un'altra ottima opportunità ai visitatori di mescolarsi e partecipare a una vera e propria celebrazione della cultura creola, in cui riecheggiano i suoni della musica tipica e le variegate origini di questo affascinante popolo. In ultimo, c'è Victoria Bazar è un ambiente autentico e vivace che riflette perfettamente lo stile di vita creolo tra arti e mestieri e cucina esotica, in cui gustare ottime e rinfrescanti bevande con il suggestivo sottofondo creato dai musicisti locali. www.seychelles.travel
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AUSTRIA
A PASQUA VINCE LA TRADIZIONE A pochi chilometri dal confine del Brennero una delle feste piĂš amate della tradizione tirolese incontra la magia dei Mondi di Cristallo Swarovski
NELLA REGIONE HALL-WATTENS, CUORE DEL TIROLO NELLE ALPI AUSTRIACHE, DIECI PAESI UNICI (ABSAM, BAUMKIRCHEN, FRITZENS, GNADENWALD, MILS, THAUR, TULFES, VOLDERS, WATTENBERG, WATTENS) E HALL IN TIROL, UNA DELLE PIÙ BELLE CITTADINE STORICHE DELL’AUSTRIA Leggilo su progressonline.it
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NATURA E CULTURA, TRADIZIONE E MODERNITÀ, ATMOSFERA URBANA E TRANQUILLITÀ RURALE QUI OFFRONO CONTRASTI ECCITANTI E SIMBIOSI INATTESE TUTTO L’ANNO
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venti, usanze e saperi qui si tramandano invariati da tempo immemore, dando vita a una delle festività più sentite della tradizione tirolese, in particolare nella regione di Hall Wattens. Storia, cultura e natura si incontrano, regalando esperienze indimenticabili, dal mercatino di Pasqua all’Osterfestival, alla processione della Domenica delle Palme. Senza dimenticare i Mondi di Cristallo Swarovski di Wattens, con le loro Camere delle Meraviglie, allestitem, per l'occasione, con i cristalli dai più importanti artisti e designer di fama internazionale
Parola d’ordine: tipico L’appuntamento è per il 7 e 8 aprile 2017 con il mercatino di Pasqua della splendida cittadina di Hall, un mercatino di piccole dimensioni, ma particolarmente
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coinvolgente per il clima familiare e accogliente che lo caratterizza. Golosità dell’enogastronomia tirolese, prodotti a km 0, che arrivano direttamente dai contadini della regione, giocattoli di legno e di latta, ma anche nidi di Pasqua, candele, uova colorate e tutte le decorazioni pasquali con cui i tirolesi addobbano le loro abitazioni. Non può mancare la tipica focaccia morbida e dolce a forma di coniglietto, simbolo della Pasqua tirolese sulle tavole il giorno di festa. I bambini si svegliano la mattina di Pasqua e cercano i nidi con le uova che il coniglietto ha nascosto nei giardini delle loro case o nei parchi della città. É facile comprendere perchè la regione Hall Wattens sia così amata dalle famiglie. Le attività per i bambini qui non mancano mai, dai laboratori didattici per costruire i propri regali di Pasqua, allo Zoo delle carezze,
DA SAPERE
TANTE ATTRAZIONI IMPERDIBILI DISSEMINATE SU UN TERRITORIO RICCO DI STORIA E DI TRADIZIONI: DAL MERCATINO DI PASQUA DI HALL AI MONDI DI CRISTALLO SWAROVSKI, PASSANDO PER L’OSTERFESTIVAL TIROL
Come raggiungere la regione di HallWattens
✑ La regione di Hall-Wattens è facilmente raggiungibile dall’Italia. Tutte le maggiori città italiane sono collegate a Innsbruck con i treni delle ferrovie austriache, con offerte molto vantaggiose. Anche per chi sceglie l’auto il tragitto non è molto lungo: la Regione Hall-Wattens, dista dal confine italiano (Brennero) solo 40 km. ✑ www.hall-wattens.at ✑ www.swarovski.com/kristallwelten
dove i più piccoli possono conoscere e accarezzare coniglietti e agnellini. O ancora, mostre particolari e unicche nel loro genere, come “Art on eggs”, un'esposizione dedicata alle uova decorate con diverse tecniche e materiali. Un evento molto sentito, a cui non si può mancare, è la processione della Domenica delle Palme di Thaur, una delle più belle e suggestive di tutta la nazione, dove gli ospiti sono invitati a condividere questo momento con i residenti, per cogliere fino in fondo il fascino delle tradizioni pasquali tirolesi, come accade anche per l'Osterfestival Tirol. Una manifestazione dedicata alla musica e al suo incontro con altre arti, dalla danza al teatro, che trasforma Hall e Innsbruck in un luogo di scambio culturale internazionale. Il Festival quest’anno si è aperto con un insolito progetto: l’omaggio di Boris Charmatz al grande coreografo Merce Cunningham, che ha contribuito a segnare in modo significativo gli inizi della danza come forma artistica.
imperdibile, soprattutto dopo la grande ristrutturazione voluta per i 120 anni del marchio Swarovski, che, con un investimento di 34 milioni di euro, una superficie raddoppiata su 7,5 ettari, nuove istallazioni e opere d’arte, una Torre giochi e tante attrazioni, ha reso ancora più splendenti e luccicanti i Mondi di Cristallo Swarovski. In occasione della Pasqua poi, per le famiglie c’è la caccia alle uova pasquali: una piccola caccia al tesoro in cui i bambini dovranno trovare 6 uova nascoste nelle Camere delle Meraviglie per raggiungere il tesoro finale, un piccolo e luccicante regalo tutto per loro. Inoltre, da fine marzo 2017 i Mondi di Cristallo Swarovski presentano nelle loro tre sedi di Wattens, Innsbruck e Vienna esclusive messe in scena del celebre designer indiano Manish Arora. Le messe in scena dai colori vivaci e dai molteplici dettagli allestite per le superfici espositive e per le vetrine dei tre Store dei Mondi di Cristallo Swarovski a Wattens, Innsbruck e Vienna seguono tutte il filo
UN’INSTALLAZIONE DAL NOME “LIFE IS BEAUTIFUL”, CHE CON LE SUE VARIOPINTE OPERE FARÀ RIFULGERE DI ALLEGRI COLORI E MOLTO OTTIMISMO I PALCOSCENICI E LE VETRINE DEI MONDI DI CRISTALLO SWAROVSKI A WATTENS La caccia (alle uova) è aperta Negli Swarovski Kristallwelten si vive la magia del cristallo in dimensioni mai viste: i più importanti artisti e designer internazionali sono stati invitati a realizzare vere e proprie opere d’arte con questo splendido materiale. Un’esperienza
conduttore comune “Life is Beautiful” – un motto che aveva già caratterizzato la primissima sfilata di moda di Manish Arora che trasporta come per magia, clienti e ospiti in un magnifico regno della fantasia, ricco di fiori e uccelli variopinti, dolci seduzioni e paesaggi e animali esotici.
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NUOVI
PALCOSCENICI
LA SASSONIA È COOL... GRAZIE ALLA CULTURA Dresda e Lipsia danno prova d’essere vere capitali europee della cultura, con interessanti appuntamenti disseminati lungo il corso dell’anno ed entusiasmanti novità nel campo dell’arte e della musica
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I
l centro culturale Kraftwerk Mitte Dresden, ottenuto dal recupero della vecchia centrale elettrica della città, è la nuova casa della Dresden State Operetta. Inaugurato lo scorso dicembre, offre posti a sedere per 700 persone e per il 2017 ha in serbo un programma di operette, musical e opere teatrali davvero interessante, tra i quali il musical “Wonderful Town” di Leonard Bernstein, (niente meno che un omaggio alla città di Dresda) e operette classiche come “Il pipistrello” di Strauss e “Orfeo all’inferno” di Offenbach. il Kraftwerk Mitte Dresden sarà inoltre la nuova sede del teatro per giovani e bambini, il "Theater Junge Generation", un teatro con 65 anni di storia, che dalla periferia di Dresda si sposta nel cuore pulsante della città in un contesto estremamente innovativo. Questa compagnia offre un ampio repertorio di spettacoli
IL MODERNO KULTURPALAST È IL PROTAGONISTA DI PRIMAVERA CON L’INAUGURAZIONE PREVISTA PER IL 28 APRILE Leggilo su progressonline.it
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LA RINASCITA DEL KULTURPALAST In alto: Dresda-Semper Opera A destra: Lipsia-“Hundertwasser Experience”
d’intrattenimento riservato specialmente al pubblico dei più giovani (teatro delle marionette, fairy tales, performance e installazioni artistiche sperimentali). Altro nuovo grande palco per gli eventi internazionali della città è il moderno Kulturpalast Dresden, situato nella Altmarkt, che sarà inaugurato il 28 aprile 2017. Il palazzo è destinato a due delle più illustri istituzioni culturali della città: la Dresden Philharmonic Orchestra e il cabaret satirico Herkuleskeule, uno dei più famosi in Germania. Il suo cuore pulsante è la sala da concerto con un’acustica eccellente e un’architettura moderna con posti per 1800 persone. Infine, c’è un’altra novità proprio dietro alla Semper Opera, dove la tradizione e la modernità s’incontrano: si tratta del nuovo Semper Zwei, un luogo per gli appassionati di teatro, danza e musica, che ogni venerdì sera si trasforma in un perfetto locale per giovani artisti, il Semper Bar. Per gli amanti dell’arte contemporanea è d’obbligo anche una tappa alla “Spinnerei” di Lipsia. L’ex filanda di cotone più grande dell’Europa continentale ospita al momento undici gallerie e punta a raggiungere oltre
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ANCHE NEL 2017 LA SASSONIA SI CONFERMA META IMPERDIBILE PER CHI AMA LA CULTURA 100 atelier. Il nome di Neo Rauch, uno dei più noti rappresentanti della “Nuova Scuola di Lipsia”, è strettamente legato alla filanda: egli è uno dei primi ad aver aperto qui un atelier. Invece il gruppo artistico internazionale “Immersive Art Factory”, con l’italiano Gianfranco Iannuzzi, ha trasformato gli spazi dell’ex centrale termoelettrica a ovest di Lipsia, la Kunstkraftwerk, inaugurata di recente, in un mondo “Hundertwasser”. Colorato, vivace e coinvolgente ospita la “prima” dell’installazione “Hundertwasser Experience” in Germania. Fino alla fine del 2017 i visitatori potranno letteralmente immergersi nelle opere del pittore e architetto Friedensreich Hundertwasser grazie alle vaste installazioni video. Atteso a giugno il Wave Gothic Treffen, il più grande festival gotico in tutto il mondo, che si tiene ogni anno durante la Pentecoste. Un’ondata di amanti dell’epoca oscura si riverserà nelle strade del centro storico, nei parchi e nei luoghi simbolo di Lipsia per sfilare in costume, assistere a concerti, feste, spettacoli d'opera, mostre, mercati medievali e letture. Segue nello stesso mese il famoso e consueto Festival di Bach, che sarà dedicato, nell’ambito dei festeggiamenti per il giubileo dei 500 anni della Riforma Luterana, alle connessioni tra Lutero e Bach e all’influenza che l’etica protestante ha avuto nella sua intera opera. In autunno ci saranno la Designer’s Open, la
fiera internazionale dei nuovi trend dei settori moda, design e architettura, e la Grassimesse, nei giorni dal 20 al 22 ottobre. La Grassimesse si tiene al Museo Grassi ed è il forum internazionale delle arti applicate e del design, con una tradizione che risale al 1920. In occasione di entrambi gli eventi, Lipsia offre un ricco calendario di sfilate, convegni, party e l’apertura di numerosi “DO Spots”, ovvero gallerie, negozi e spazi creativi in città. Tra gli altri eventi autunnali da citare, anche la rievocazione della più grande manifestazione pacifica che portò alla riunificazione della Germania, che si tiene ogni anno il 9 ottobre con il Festival delle Luci, numerosi eventi e artisti internazionali come ospiti. www.sassoniaturismo.it Sveva Riva
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PANAMA / LE ISOLE SAN BLAS
OLTRE IL TEMPO I Caraibi che non ti aspetti: 365 isole dimenticate, la loro natura e la popolazione Kuna, antica civiltĂ precolombiana che conserva ancora oggi le proprie tradizioni testo e foto di Raffaele Bernardo
APPARTENGONO A PANAMA PUR GODENDO DI UNA PROPRIA AUTONOMIA SANCITA DALL’IDENTITÀ ETNICA ED AMMINISTRATIVA, LA COMARCA DE SAN BLAS
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ra la mattina di Natale di molti anni fa e Alfio Alimar – marinero delle San Blas nel Caribe panamense – stava rientrando alla sua isola di Corazon de Jesus con la barca carica di merci destinate alle tiendas del villaggio. Il mare qui, solitamente calmo, è in realtà pieno di insidie a causa dei rapidi passaggi che si incontrano navigando tra laguna interna, barriera corallina ed Oceano aperto. Certo, dopo tanti anni, per Alfio non esistevano più segreti. Ma quella volta successe un fatto insolito, imprevedibile. Una tromba d’aria all’improvviso si alzò minacciosa verso il cielo e scatenò una vera e propria tempesta. La barca ed il suo carico vacillarono paurosamente ed a lungo, senza poter riprendere la rotta. Solo dopo un po’ di tempo alcuni pescatori – Hector Ramirez ed i suoi figli – poterono intervenire in soccorso del naufrago e portarlo al sicuro sull’isola di Tigre, dove lo accolsero nella loro casa, una delle più povere del villaggio. Commosso da tanta bontà d’animo, Alfio prese tutti gli alimenti del carico e improvvisò un allegro pranzo natalizio con i suoi salvatori in segno di ringraziamento e di amicizia. La notizia si sparse rapidamente tra la gente semplice di Tigre ed altre famiglie si unirono al banchetto. La piccola festa per il suo spirito schietto e la sua spontanea armonia, così aderenti alla essenza del Natale, restò impressa tra gli abitanti dell’isola al punto da essere ripetuta negli anni seguenti, fino a diventare un’ autentica tradizione, ancora oggi molto sentita. Il giorno della Navidad infatti tutta la comunità, dal Sahila – il capo-villaggio – fino al più umile degli artigiani, si ritrova in piazza per il rituale pranzo. Nell’occasione tutti indossano i vestiti tipici della festa, ogni famiglia porta cibi e bevande secondo le proprie possibilità, si scambiano doni ed auguri e tutti insieme festeggiano la ricorrenza più importante dell’anno. Le San Blas sono un mondo a sé nella variegata realtà dei Caraibi. 365 isole di piccole
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dimensioni: “Una diversa per ogni giorno dell’anno”, recita un antico detto di qui… Galleggiano di fronte alla costa atlantica di Panama, Paese al quale appartengono pur godendo di una autonomia tutta propria sancita da una identità etnica ed amministrativa: la Comarca de San Blas. La maggior parte di questi solitari lembi di terra è ancora oggi disabitata: solo ciuffi di palme, sabbia bianca e mare cristallino, secondo l’immagine più classica di queste latitudini. Una cinquantina di esse, invece, a partire dall’ ‘800, sono abitate dai Kuna, popolazione di origine colombiana. Indigeni fieri della propria cultura e delle proprie tradizioni, preservate nel tempo e tuttora vivissime.
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VIAGGIO ALLE “ISOLE DELLE DONNE” Quando andare
✑ Difficile indicare con precisione quale sia il periodo ideale per un viaggio alle San Blas. Come sempre ai tropici esistono solo due stagioni. Quella secca: va da dicembre ad aprile e consente di evitare le piogge ma non esclude cieli nuvolosi e forti venti. In questo caso, per entrambi i motivi, il mare risulterà cupo ed agitato e la navigazione poco piacevole. La stagione umida, che dura fino a novembre, offre invece la possibilità – magari dopo il classico “acquazzone” – di godere del cielo limpido e di un clima soleggiato. La temperatura rimane inalterata tutto l’anno, tra i 25 ed i 32 gradi. Come
✑ Raggiungere e visitare Le San Blas non è agevole. Le isole sono sparse su un arco di ben 230 chilometri lungo la costa atlantica di Panama - regione isolata da una fitta foresta tropicale - verso il confine con la Colombia. Per questo le distanze tra un’isola e l’altra risultano spesso considerevoli e non esistono collegamenti regolari via mare all’interno dell’arcipelago. Solo alcune isole sono dotate di piccoli aeroporti, ma ogni trasferimento aereo fa capo a Panama City – la ciudad - da dove necessariamente si parte e torna per qualunque destinazione: Aeroperlas Aerolines, www.aeroperlas.com, info@aeroperlas.com, tel. 00507.3157500; Aeroporto Nazionale Marco Gelabert – Albrook: tel. 3151622, fax 3150214. Al di là dell’aereo una buona formula per viaggiare alle San Blas resta quella della barca a vela . Esistono varie compagnie (certamente affidabile è la Mondovela Yachting di Milano, tel.02.4819071, fax 02.468369; www.mondovela.it) che organizzano charter di una settimana e più. Ciò consente di muoversi in assoluta libertà, di approdare sia nelle piccole isole disabitate – regno del mare, delle spiagge bianche e dei palmeti svettanti - che di scoprire i villaggi più popolati a diretto contatto con i Kuna, i loro costumi, la lavorazione delle molas e del loro artigianato (interessanti le nuchus, piccole sculture in legno), le danze tradizionali. Ed avere così, nel breve periodo, uno spaccato autentico e variegato dei luoghi, oltre a godere appieno delle loro bellezze naturali. Dove
È il colore ciò che più colpisce arrivando alle San Blas e che resterà impresso nella memoria del viaggio. Il colore intenso della natura nella quale l’arcipelago è immerso. Il colore delle barche con le quali gli uomini affrontano il mare per le attività della pesca o per raggiungere la costa, regno della caccia, della coltivazione dei campi o della raccolta delle noci di cocco. Ma soprattutto il colore delle donne e dei loro costumi: dai foulards-copricapo alle camicie, dai parei usati come gonna ai fili di perline che decorano curiosamente le braccia e le gambe. Si percepisce immediatamente che quello delle San Blas è un mondo in cui la figura femminile è preminente, deputata a scandire i momenti più significativi della vita sociale.
✑ La scelta delle isole presso le quali sostare, se non si viaggia in barca, è condizionata dalla esistenza di un alloggio, che in ogni caso risulterà molto rustico e spartano. Gli indirizzi validi non sono molti e le tariffe (quelle indicate s’intendono a persona) piuttosto elevate, rispetto alla qualità dei servizi offerti. • Kuanidup. E’ il sogno: un minuscolo atollo e dieci capannine essenziali (un letto poggiato sulla sabbia e niente più!) all’ombra di un palmeto. Un mondo remoto ed intatto dove fuggire per qualche giorno. L’aeroporto è quello della vicina isola di Rio Sidra; prenotazioni: tel. 00507299.9058, fax 227.1396, e-mail kuaniduppanama@yahoo.com.mx. La pensione completa costa 70 $ al giorno. • Iskardup, bella isoletta con il miglior lodge dell’arcipelago: il Sapibenega, tel. 00507.299.9116 - 225.505 (pensione completa 80 $); • Uaguitupo. Qui l’isola è totalmente occupata dalle cabañas del Daulphin lodge, comoda base per visitare nelle vicinanze alcuni minuscoli, deliziosi atolli, oltre ad Achuputo, una delle più densamente abitate e famose per la lavorazione delle molas. • Per la sosta a Panama City (immancabile la visita al Canale ed al Casco Viejio, la parte storica della ciudad, “patrimonio dell’umanità”) c’è l’hotel The Bristol, che vanta un ottimo rapporto qualità-prezzo (110 $, prima colazione inclusa) ed un eccellente ristorante (tel.00507.265.7844, fax 265.7833; www.thebristol.com )
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I KUNA SONO UNA POPOLAZIONE DI ORIGINE COLOMBIANA. INDIGENI FIERI DELLA PROPRIA CULTURA E DEI PROPRI COSTUMI Adelmio Kapìa, il Sahila di Tigre, dice che per i Kunas non c’è niente di più importante che la continuità della propria razza. E la donna, proprio per questo ha un ruolo assoluto, rappresentando la fertilità, le nuove generazioni, il futuro. Quando nasce una bambina il villaggio è in festa per diversi giorni. E quando a sua volta diventerà donna, le verrà solennemente attribuito un nuovo nome, finalmente potrà indossare gli abiti della tradizione e portare alle narici l’olo, l’anello d’oro simbolo del sole, della salute, del bene. Ma le donne Kuna sono anche espressione di laboriosità e di fantasia. L’esempio più tangibile di queste qualità restano sicuramente le molas. Preziosi quadrati di stoffa, intarsiati e ricamati, che esse realizzano attraverso un lungo e paziente lavoro nel quale il colore – in questo caso dei diversi tessuti sovrapposti – risulta ancora una volta elemento di forte impatto visivo. Ma anche le immagini non sono da meno. Semplici e suggestive, si ispirano prevalentemente al mondo naturalistico: fiori, pesci, uccelli. O tracciano geometrie con linguaggio sorprendentemente attuale. Il risultato di tutto questo è davvero stupefacente al punto che le molas stanno diventando dei veri oggetti di culto, ricercati dagli appassionati d’arte etnica e spontanea di tutto il mondo. In effetti la mola è il frutto di un lavoro fatto di perizia e creatività sulla cui origine c’è tuttora del mistero. Ana Supila, studentessa Kuna di storia naturale a Washington, racconta che “come per tanti altri aspetti, anche in questo caso non esistono testi sui costumi e le usanze che rimandino al passato. Ancora oggi tutto è tramandato attraverso testimonianze orali di madre in figlia (sottolineando con ciò, ancora una volta, il carattere matriarcale della etnia). Molti saggi e studiosi ritengono però che un tempo i nostri avi amassero, come altri popoli indigeni, decorare il proprio corpo con segni dai colori vivaci. Furono i missionari ad imporre loro l’uso
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UTILE A SAPERSI Voli
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Dall’Italia non esistono collegamenti diretti con Panama – Aeroporto Internazionale Tocumen.
Documenti
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Passaporto valido per almeno sei mesi dalla data della partenza.
Moneta
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A Panama si paga tutto in dollari USA. Sul continente sono diffuse le maggiori carte di credito mentre alle San Blas vengono accettati solo i contanti.
Orario
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Sei ore in meno rispetto all’Italia, sette durante l’ora legale.
Precauzioni sanitarie
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Non sono richieste vaccinazioni. E’ consigliabile la profilassi antitifica, bere sempre acqua e succhi in bottiglia, evitare il ghiaccio, la verdura cruda, la frutta non sbucciata.
Telefono
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Da Panama per l’Italia il prefisso internazionale è 0039, per chiamare Panama dall’Italia 00507. I cellulari GSM non sono attivi.
Informazioni
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In Italia: Ambasciata di Panama a Roma, Via di Torre Argentina 11, tel.06.454252173,www.ambasciata–roma.com/panama ✑ A Panama: Autoridade de Turismo de Panama/ IPAT tel.(507) 526.5000; www.atp.gob.pa
Guide
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Non esistono pubblicazioni in italiano su Panama e le San Blas. In inglese: “Lonely Planet” di Carolyne McCarthy e Steve Fallon, edizione 2016 ¤ 21,50 (www.lonelyplanet.com) In francese: “Ulysse” di Marc Rigole, edizione 2014 ¤ 27,99 - (www.guidesulysse.com)
Lingua
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Spagnolo.
Elettricità
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110 volts erogata con spina americana.
Cucina
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Sulle isole in particolare pesce (corvina, branzino, gamberi, aragoste). E poi: pollo, maiale, riso, mais, yucca (tubero tipico del Centroamerica), platano (banana cotta), frutto del pane. Un piatto locale molto diffuso è il tulenasi, pesce cucinato nel latte di cocco. Ottimo il pane delle San Blas e, naturalmente, la frutta: ananas, papaia, mango (secondo la stagione).
Bagaglio
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Panama City: indumenti leggeri, informali, all’insegna della praticità. Una giacca a vento per gli spostamenti in barca e le piogge improvvise. Torcia elettrica, creme solari, occhiali da sole, repellenti anti-insetti, scarpe gommate per la protezione dal corallo. Qui si arriva e da qui si riparte per ogni destinazione. Le isole caraibiche di San Blas e Boca del Toro. Le grandi spiagge del Pacifico (Santa Clara, Playa Blanca, ecc.). Le foreste pluviali del Darien, dove vivono ancora le antiche tribù Embera e Chocoes. I placidi villaggi sperduti nel Coclè e nel Chirriqui. I tanti parchi protetti e le loro ricchezze naturali, luoghi – come il Casco Viejo – dichiarati “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco. Ed altre mille curiosità di un Paese grande appena come l’Italia settentrionale, ancora tutto da scoprire.
dei vestiti e da qui la naturale trasposizione di questa pratica sui tessuti”. Infatti la mola – che nella lingua kuna significa appunto “blusa” - è innanzitutto una forma di decorazione della camicia, alla quale viene abitualmente cucita. La sera cala presto ed improvvisa alle San Blas. All’imbrunire le famiglie si ritirano nelle loro capanne costruite in legno con i tetti ricoperti di foglie di palma. All’interno l’ambiente è molto semplice. Spesso non c’è neanche un letto, solo delle amache (anche queste coloratissime) che pendono dal soffitto e sulle quali i Kuna amano riposare. In un angolo arde il fuoco, acceso per la cena ed è qui intorno che tutti si ritrovano dopo una giornata di lavoro. E’ così tutte le sere, anche ad Achutupo, nelle San Blas Orientali. Ma in una delle capanne questa sera accade qualcosa di diverso: due ragazzi – Alis e Yuma – hanno deciso di sposarsi. Nel rispetto della tradizione Kuna non è prevista alcuna particolare cerimonia che sancisca questa nuova unione, ma solo un piccolo trasloco: il ragazzo, Alis, ha preso i suoi attrezzi della pesca ed i suoi pochi indumenti e si è trasferito a casa di Yuma. Da stasera – con il semplice assenso dei genitori e del Sahila saranno marito e moglie e vivranno in seno alla famiglia di lei. Un episodio semplice e spontaneo che coglie un passaggio altamente significativo della vita e dell’essenza stessa della civiltà Kuna, così diversa, lontana. Oltre il tempo.
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PERÙ
BENVENUTI NELLA CIUDAD BLANCA Situata nel sud del Paese, tra il Pacifico e le Ande, circondata da una serie di vulcani e da montagne che superano i 6.000 metri, Arequipa è una delle più affascinanti città del Perù
NELLA REGIONE DI AREQUIPA, SI TROVANO I DUE CANYON PIÙ PROFONDI DEL MONDO: IL CANYON DEL COLCA, LUOGO IDEALE PER OSSERVARE GLI SPLENDIDI CONDOR DELLE ANDE, E IL CANYON DEL COTHAHUASI
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astione del nazionalismo peruviano durante la lotta per l’indipendenza dalla Spagna nel XIX secolo, Arequipa è oggi uno dei centri culturali più attivi in Perù – vanta, tra gli altri, i natali di Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura nel 2010 -. Perfetta sintesi di stile andino ed europeo, è certamente una perla arichitettonica da scoprire in ogni aspetto, con i suoi edifici in sillar , la roccia biancastra o color perla vulcanica da cui deriva il nome di “Città Bianca”. Qui si trovano opere considerate tra le più singolari e famose del Perù coloniale, come la Basilica Cattedrale di Arequipa, situata nella “Plaza de Armas”, iniziata nel 1540 e completata nel 1848, una prolungata gestazione che le ha donato anche un tocco neoclassico e ben 13 altari in cedro, ornati d’oro, ancora custoditi al suo interno. Non lontano sorge anche il meraviglioso Monastero di Santa Catalina, uno dei luoghi di maggiore interesse della città. Un'integrità architettonica e storica che ha fatto sì che il centro della città fosse inserito nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO nel dicembre 2000, merito di un popolo rispettoso delle proprie tradizioni e dedito alla salvaguardia di un tesoro inestimabile. Ma Arequipa non è solo arte, è anche una città vivace, con club popolati, una movimentata vita notturna e un’atmosfera molto
AREQUIPA È ANCHE LA CAPITALE MONDIALE DELL’ALPACA QUI SI PRODUCONO I PIÙ RAFFINATI FILATI DI ALPACA E BABY ALPACA
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rilassata, soprattutto nei numerosi bar e ristoranti del centro. Proprio la sua eccellente gastronomia, una delle più variegate del Perù, è un aspetto da non trascurare mentre si visita questa meta.
Le picanterías, culla della tradizione culinaria peruviana In principio, erano note con il nome di chicherías, luogo dove si produceva e si vendeva la chicha, bevanda di mais viola fermentato, dal gusto particolare, tra dolce, acido e amaro, non alcolica, ma dalle molteplici virtù per l’organismo.
Con il passare del tempo, si cominciò ad abbinare la vendita della bevanda a pietanze quasi sempre dal sapore piccante e così nacquero, a metà del XIX secolo, le picanterías vere e proprie, locali molto popolari dove ancora oggi di produce e si vende chicha (anche fino a 200 litri al giorno) ma dove viene anche preparata una serie di piatti e pietanze legati alla tradizione ancestrale andina e spagnola. Qui non ci si può negare un assaggio di rocoto ripieno (tipo di peperone piccante cotto in forno, ripieno di carne tritata, spezie, formaggio, uova e latte), di solterito de queso (insalata di cipolla, fagioli, formaggio e choclo), di caldo blanco (brodo di carne e verdure), chicharrón de cerdo (ciccioli di maiale), guisado (stufato), o del famoso adobo dominical (carne o pesce crudo marinato) , il tutto accompagnato da un eccellente anice, il Nájar, come digestivo. Oggi sono circa quaranta le picanterías tradizionali riconosciute come tali ad Arequipa e raggruppate nella “Sociedad Picantera de Arequipa” creata nel 2012 per tutelare e promuovere la cucina peruviana più tradizionale, accomunate da alcune caratteristiche: offrire chicha de güiñapo, preparare ogni giorno un piatto ben specifico (il lunedì chaque, il martedì chairo, il mercoledì chochoca, ecc.), servire piccante e, infine, essere un luogo in cui tutti possano assaporare la cucina popolare di Arequipa e socializzare. Per il loro carattere tradizionale, le picanterías sono generalmente locali popolari dal carattere folclorico, con lunghi tavoli, panche, vasi in terracotta e una stufa a legna grazie a cui vengono ancora oggi preparate le circa 700
ITINERARI DI GUSTO La Nueva Palomino
✑ (Pasaje Leoncio Prado 122 – Yanahuara) Locale confortevole situato nel cuore di Arequipa, dove le antiche ricette si tramandano di generazione in generazione. Tra i suoi piatti consigliamo guiso de chuño negro molido, il pato con almendras, la popolare zarza de lapas e la quinoa batida. Secondo la tradizione, il lunedì si serve l’ottimo caldo chaque.
La Nieves
✑ (Nicaragua 303 – Jacobo Hunter) Sorto come locale modesto dove la picantera Zoila Villanueva cucinava e serviva – dove capitava e dove poteva – la chicha guiñapo, oggi è un vero e proprio locale a 15 minuti da Arequipa disposto intorno ad un ampio cortile dove poter gustare torrejas de camarones e celada de camarones.
Los Geranios
✑ (Av.Arequipa 239 – Tiabaya) A venti minuti da Arequipa, è un locale dall’aspetto molto semplice, ma reso unico dalla sua cucina: il rocoto relleno, la colita de camarón o l’escribano — una popolare insalata di patate, pomodoro e peperoncino, condita con chicha de guiñapo — sono piatti che rimangono impressi nella memoria.
La Capitana
✑ (Los Arces 209, Cayma) Uno dei locali più semplici e più tipici di Arequipa dove si possono scegliere i piatti dalla lavagna o il piatto del giorno, dal sapore unico e speciale perché vengono cucinati sulla legna ardente: chaque preparato il lunedì, orreja de lechuga, ají de lacayote (calabaza) e un buon rocoto relleno.
ricette documentate e catalogate e raccolte nel museo «La Benita de los Claustros». La passione per la cucina e la professione di architetto di Roger Falcón, figlio di Benita Quicaño, proprietaria della tradizionale picantería La Benita di Characato, ha permesso inoltre di creare all’interno dello storico locale un vero e proprio museo dedicato alle picanterías, a pochi passi da Plaza de Armas. Qui sono esposti i prodotti tipici, gli attrezzi tradizionali e altri oggetti che ornano il locale e si possono frequentare corsi di cucina tradizionale (Calle Moran 118, Int. 13, Primer Patio, Claustros de la Compañía). Un vero tripudio di gusto e un viaggio alla scoperta della più verace tradizione culinaria peruviana aspetta il visitatore di Arequipa nelle sue antiche picanterías. Maria Baffigi
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GREEN ITALY
PARCHI D’ITALIA, CAPOLAVORI DELLA NATURA
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Divertirsi e tornare a gustare il piacere delle cose semplici è sempre più un’esigenza. Niente di meglio per soddisfare nel corpo e nello spirito queste necessità di un tour tra i sentieri di alcuni tra i venticinque parchi nazionali che costellano la Penisola, oltre 1.500.000 ettari di paesaggi mozzafiato in cui perdersi nella contemplazione o dedicarsi alla scoperta di un patrimonio gastronomico, storico e naturale unico ed estremamente diversificato
Parco Nazionale del Gran Paradiso
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l più antico parco nazionale italiano ha una superficie di oltre 70.000 ettari ed è situato per metà in Valle d’Aosta, per l’altra in Piemonte. Accoglie, attorno alla vetta del Gran Paradiso, unica cima oltre i 4.000 metri interamente in territorio italiano, cinque vallate concentriche in cui si trovano tipici ambienti alpini, con ghiacciai, rocce, boschi di larici ed abeti. La creazione dell’area protetta è fortemente legata alla salvaguardia dell’animale simbolo del Parco, lo Stambecco alpino, di cui, dopo la II guerra mondiale, erano sopravvissuti solo 416 esemplari in tutto il mondo e tutti nel territorio del Parco. Nel passato, inoltre, il territorio del Parco era densamente popolato, come testimoniano i tipici villaggi piemontesi con le loro abitazioni costruite interamente in pietra, mentre sul versante aostano la pietra si affiancava al legno. La casa alpina riflette il carattere di una popolazione contadina attenta soprattutto alla funzionalità: il modello più comune prevedeva un edificio in pietra con la stalla al piano terreno, l’abitazione al primo piano e più sopra ancora il fienile. In questi sopravvivono anche elementi decorativi e artistici come i piloni votivi tipici della Val Soana, che testimoniano la religiosità popolare. Incisioni rupestri e affreschi, strade e ponti di origine romana, costruzioni militari, chiese e castelli medioevali, alpeggi, sentieri e mulattiere, muri a secco eretti per terrazzare i ripidi versanti, canalette irrigue in pietra e terra… raccontano la lunga storia di antiche popolazioni che hanno avuto il loro splendore a partire dalla metà dell’800, epoca in cui il re Vittorio Emanuele II di Savoia frequentava il Gran Paradiso per raggiungere le postazioni di caccia allo stambecco. Le case reali di caccia, edifici a un solo piano localizzate in ampi pianori oltre i 2000 metri, che erano destinate ad ospitare il re e la sua corte, sono oggi gioielli del Parco che merita visitare.
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Parco Nazionale dello Stelvio in Lombardia
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on poco meno di 600 km2, quello lombardo è il più vasto dei tre settori del Parco Nazionale dello Stelvio (si estende anche in Alto Adige e Trentino). Il suo territorio ricade in due province (Sondrio e Brescia) e in 10 comuni. Confinando con i due settori “gemelli” (Bolzano e Trento), a Nord-Ovest con il Parco Nazionale dell’Engadina (in Svizzera) e a Sud con il Parco regionale dell’Adamello, confinanti a loro volta con altre aree protette, lo Stelvio lombardo ha un importantissimo ruolo di raccordo in una delle più vaste aree protette delle Alpi. Molto diversificato sia dal punto di vista geologico sia morfologico, è caratterizzato da vasti boschi di conifere alle quote inferiori e, salendo di quota, da praterie alpine, macereti, nevai e ghiacci perenni. Particolarmente ricche, anche di specie rare, sono la flora e la fauna. Anche la presenza antropica è un importante elemento ambientale, infatti molti degli habitat presenti sono il frutto di una secolare e armoniosa interazione tra uomo e ambiente. Centinaia di chilometri di sentieri permettono di organizzare escursioni di varia difficoltà in gran parte del territorio del Parco. Avventurarsi sulle vecchie strade e mulattiere militari che salgono fino alle alte quote o inoltrarsi lungo i sentieri che portano dai boschi fino ai ghiacciai: camminare nel Parco consente di scoprirne più da vicino i ricchissimi ambienti. Nell’area protetta è possibile scegliere percorsi per tutte le capacità, dai più facili, alla portata anche delle famiglie e dei bambini, fino ai più lunghi e impegnativi, destinati a chi ha più allenamento, tutti i sentieri permettono esperienze e, con un po’ di fortuna, incontri emozionanti a contatto con la natura.
Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga
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l Parco è un ricchissimo giacimento di beni geologici, ambientali, antropologici e culturali. I primi poggiano senz'altro sul primato del Gran Sasso d'Italia, che con i suoi 2912 m è il tetto dell'Appennino, ma significativa è anche la valenza geologica dei Monti della Laga. La natura non si mostra da meno, con il primato vegetazionale di 2364 specie censite, mentre i boschi che ammantano le montagne, sovente vetusti, sono autentici serbatoi di biodiversità e tesori di servizi ecosistemici. Le acque, che sgorgano copiose e pure dalle pendici dei monti, alimentando fiumi e laghi, sono garanzia di salute per la natura e per l'uomo, che da millenni abita e modella questi territori e che, in ogni epoca storica, ha integrato con opere mirabili l'ingegno della natura, consegnandoci borghi bellissimi e ben conservati, chiese, abbazie e castelli, vie, grotte, necropoli, città e templi che dalla preistoria e dall'epoca romana sono giunti a noi carichi di mistero e di fascino. Il Parco è, inoltre, un giacimento di produzioni locali antiche e peculiari, legate alla storia dell'uomo in ambienti incontaminati e sovente inospitali. Tali produzioni costituiscono oggi le materie prime d'eccellenza di una gastronomia che ha mantenuto gelosamente un rapporto autentico e vitale con il territorio. Essa racconta, distretto per distretto, storie di agricoltura e pastorizia di montagna, di sano ed intelligente utilizzo dei frutti offerti dalla natura, del bosco, del sottobosco e dei prati, tramandate con cura e passione fino ad oggi.
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Parco Nazionale del Gargano
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onosciuto più come luogo di villeggiatura, il promontorio del Gargano porta con sé nell'immaginario di milioni di turisti nomi evocativi di solleone, case bianche e atmosfere vacanziere nonché di alcune delle zone tra le più caratteristiche del territorio italiano. Questa parte della Puglia è anche una delle più ricche di habitat differenti e biodiversità. Il motivo risale alla conformazione morfologica dello "sperone d'Italia" e alla sua storia. Quando, tra le lagune e la terra ferma, cominciarono ad emergere gli Appennini - e stiamo parlando di centinaia di milioni di anni fa - il Gargano non c'era ancora, o meglio era solo un'isola, separata dal continente. L'origine "isolana" della zona ha comunque segnato l'evoluzione ambientale dell'area, con il suo cuore verde, ma pure con un mosaico di laghi costieri, una collana di isole dirimpetto e un deserto di pietra alle spalle che solo in condizioni isolate avrebbero potuto formarsi. Si tratta di un habitat ricco e vario, un autentico puzzle di ambienti concentrati in un territorio così ristretto che fanno del Gargano più un'isola che un monte. Ammantato da foreste costiere di pini e lecci e da coltivazioni di mandorli, aranci e ulivi, con una costa bassa e sabbiosa nel tratto settentrionale che diventa via via scoscesa con alte falesie calcaree che si aprono in calette di sabbia finissima, è una meta ideale nei mesi estivi. Ma anche l'interno, in gran parte coperto dalla vegetazione della suggestiva Foresta Umbra che fascia il promontorio con faggi e pini, costituisce il cuore del Parco Nazionale del Gargano. In questa vegetazione rigogliosa, forse la più ricca dell'Italia meridionale, si inseriscono i paesi che, specie all'interno, hanno conservato la loro struttura antica, con vicoli tortuosi e case bianche: Vieste, Peschici, Mattinata, solo per citare i più noti.
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Parco Nazionale della Sila
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l Parco Nazionale della Sila in tutte le stagioni dell'anno offre al visitatore uno scenario mutevole e di straordinaria bellezza. Gole che si stagliano nello stretto territorio montano della Calabria, disegnando canyon nel cui profondo serpeggiano corsi d'acqua dall'abbondante portata, che diventano attrattiva particolare per chi, all'interno del Parco della Sila, voglia con i piedi in acqua percorrerli quasi avventurosamente, passando tra vegetazione selvaggia e paludosa, cascate e cascatelle e superando dislivelli ricorrendo a corde e moschettoni. Altra imperdibile attrattiva è il Trenino della Sila. Non un treno comune, progettato per introdurre turisti e turismo in «una regione da organizzare nella regione», ma un mezzo pensato come strumento che, attraversando un territorio di già suggestiva unicità, lo avrebbe trasformato in «una delle più feconde, delle più prospere, delle più belle zone della penisola», un treno insomma che avrebbe ravvicinato e messo in relazione genti e luoghi all'interno del paesaggio silano. Caratteristici di quest'area sono anche i sentieri costantemente battuti e ridisegnati all’interno del sistema Parco, con piste ciclabili tra pianori e vallate già segnate dal passaggio di pastori ed animali, declivi comunque accessibili senza troppa fatica, che diventano percorsi ideali anche con una bicicletta da montagna. Qui si possono praticare una moltitudine di attività sportive: andare a cavallo o con gli sci, passeggiare con il binocolo a tracolla e le mappe in tasca, con i pattini ai piedi o con i piedi in acqua, sfidare l’ebbrezza del volo o solcare con la vela i laghi della Sila. S. Mallinckrodt
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CITTÀ CHE CAMBIA
E POI UN GIORNO, MILANO Cresciuta con discrezione all'ombra della Madonnina, oggi Milano è la città che non ti aspetti, ma che aspettavi da sempre. Riqualificazione e innovazione per una bellezza nuova e sostenibile.
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ra grigia, fredda e industriale la Milano di un cinquantennio fa. Grigia per i palazzi, fredda nell'approccio, industriale nella mentalità. Coperta da quella coltre di nebbia, era la metropoli della rigidità in abiti formali. Non che la nebbia sia sparita, non che nell'animo non abbia mantenuto i suoi segni distintivi, ma quel che è certo è che all'interno di Milano qualcosa è accaduto: alla città nulla è stato tolto ma semmai aggiunto, a volte anche sconvolgendo le sue forme e facendo diventare i contrasti motivo di vanto e di maggiore fascino. Se da un lato i futuristici grattacieli hanno continuato ad innalzarsi verso il cielo, dall'altro si è andati alla riscoperta dei quartieri, ripopolando le strade e riqualificando gli spazi dismessi. È una Milano che corre verso il futuro e rallenta per recuperare il passato, creando l'armonia di una città che oggi si riscopre essere la seconda più amata d'Europa, per la vivacità e la positività che ne hanno contraddistinto la sua ultima evoluzione. Se la partenza di un viaggio al suo interno è Piazza del Duomo, abbracciata dalla Galleria Vittorio Emanuele II, dal Palazzo Reale e dal Museo del Novecento, il suo proseguo è lungo le sue diramazioni, su cui si incontra l'eleganza del Teatro alla Scala, la storia del Castello Sforzesco, la vivacità creativa di Brera e la sua Pinacoteca, e la romanità delle colonne di San
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L'EVENTO “Il Design è uno stato a sé. E Milano è la sua capitale”
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Milano cambia vestito per una settimana, con l'appuntamento per il design più importante al mondo. Ad aprile la Milano Design Week, con eventi distribuiti in diverse zone di Milano che avvengono in corrispondenza del Salone Internazionale del Mobile, in scena nei padiglioni di Rho Fiera, invade la città. È il Fuorisalone, nato spontaneamente nei primi anni ’80 dalla volontà di aziende attive nel settore dell’arredamento e del design industriale che attualmente vede un’espansione a molti settori affini, tra cui automotive, tecnologia, telecomunicazioni, arte, moda e food. La città si fa palcoscenico di installazioni, party, eventi, tutti all’insegna del design, con più di mille appuntamenti in 7 giorni, disseminati per tutta la città. In questo panorama fatto di creatività a 360 gradi, il design s’intreccia con il tessuto urbano di Milano, creando un evento senza precedenti. Senza dimenticare le 5 manifestazioni che si svolgono in contemporanea da martedì 4 a domenica 9 aprile presso il quartiere Fiera Milano a Rho: Salone Internazionale del Mobile, Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, Euroluce, Workplace3.0 e SaloneSatellite. Dopo il lancio con successo alla scorsa edizione di xLux – il settore dedicato al lusso senza tempo riletto in chiave contemporanea – il Salone Internazionale del Mobile continua il suo percorso di rinnovamento con un nuovo format per il mobile e complemento classici, a partire dall’estensione del nome in “Classico: Tradizione nel futuro”. Una “promenade” centrale accompagna il visitatore in un ambiente che attinge a valori quali patrimonio di conoscenza, artigianalità, maestria nell’arte di realizzare mobili e oggetti in stile classico. Ad accompagnare il nuovo Classico saranno riproposti il teatro e una stanza di “Before Design: Classic”, progetto presentato con successo alla scorsa edizione del Salone del Mobile.Milano, unitamente al corto del pluripremiato regista Matteo Garrone. www.salonemilano.it www.fuorisalone.it
Lorenzo. C'è bellezza, cultura e movimento nella nuova architettura di Milano, in cui confluiscono arte antica e moderna, fumetto e fotografia, cinema e sport. Ma il bello di Milano è che nella sua nuova espressione non ha più un centro, o comunque, non uno solo. Ogni quartiere è diventato un cuore della città, intorno a cui si dipanano strade ed edifici dalla personalità indipendente. A tracciare la geometria del glamour è il “quadrilatero della moda”, con boutique e showroom di design che tratteggiano via Montenapoleone, via Manzoni, via della Spiga e corso Venezia: i lati di un'area in cui il turismo dello shopping trova la sua naturale espressione. Più discreta, lontana dalla tendenza modaiola, c'è una Milano più riservata che merita maggiore attenzione per il suo non volersi svelare al primo istante. È la città degli scorci, dei dettagli accurati e dei cortili nascosti all'interno di palazzi che Milano l'hanno vista crescere. Alla maturità hanno contribuito le idee, l'innovazione continua e, ovviamente, gli investimenti. Sulla città si è scelto di credere, di scommettere ancor di più, di investire, appunto, cambiando il suo abito serioso e vestendola di quella leggerezza non superficiale ma ammaliante. A disegnare la “nuova collezione” architettonica di Milano, non a caso, sono stati gli architetti
“LO STILE DI MILANO LO SINTETIZZEREI CON TRE D: DISCREZIONE, DISCIPLINA, DOVERE”. GIORGIO ARMANI
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LA STORIA “A chi entra in negozio io dico ciao, buongiorno. Sorrido.”
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Milano non è solo palazzoni, moda e opere di archistar. È anche storia e, soprattutto, memoria, che sopravvive e resiste a quella che, spesso, è una superficiale modernità. A raccontare questa lotta quotidiana per la salvaguardia di un sapere artigiano d'altri tempi c’è la signora Ada, classe 1927, che con il suo negozio di tecnoelettrica del ‘43 è un punto di riferimento per tutta la città. In quella che è diventata un’isola modaiola, corso Como, tra club, grattacieli e gallerie, la sopravvivenza di un negozio che vende spinotti, prese e cavi elettrici sembra inspiegabile. Eppure l'insegna gialla della Tecnoelettrica Comoretto non ha mai smesso di illuminare passanti e turisti, non senza superare periodi di crisi e la tentazione delle laute offerte del mondo della moda che qui avrebbe visto gli spazi ideali per boutique e atelier. Ma alla signora Ada di certo non manca la tenacia, insieme a una costante ricerca di prodotti di qualità: non a caso a Milano si dice “se non c’è dalla Comoretto non c’è da nessuna parte”. Il suo segreto? Un metodo di vendita di altri tempi, legato alla conoscenza profonda delle esperienze e delle abitudini dei suoi clienti, ciò che è alla base della creazione di una comunità insomma. Corso Como, 11, 20154 Milano
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più importanti - le archistar, li chiamano - che con i loro progetti hanno contribuito a fare del capoluogo lombardo non una semplice metropoli, ma un'anima poliedrica mai scontata perché troppo abituata a stupire.
Citylife: il futurismo di una seconda Milano Il Dritto, lo Storto e il Curvo: potenzialmente potrebbero essere usciti fuori da un film di Sergio Leone, ma invece sono frutto delle firme di Daniel Libeskind, Zaha Hadid e Arata Isozaki. I tre architetti hanno disegnato i grattacieli della Citylife, il nuovo complesso edilizio che vede svettare in alto le tre torri futuriste che hanno immediatamente attratto gli investimenti dei grandi gruppi assicurativi, con Allianz che trasferirà i suoi dipendenti nella Torre Isozaki, e Generali che attende la consegna del grattacielo disegnato da Zaha Hadid per portarci, probabilmente nel 2018, altri 3mila lavoratori. Ancora non si sa chi occuperà la terza torre, ma intanto prosegue il progetto CityLife Shopping District – progettato da Sonae Sierra, specialista internazionale dei centri commerciali – un'idea che cambierà faccia a un intero pezzo di città, fino a costituire un secondo polo dello shopping, duplicando le vie del lusso. E ovviamente la costruzione non sarà semplicemente verticale, ma anche orizzontale, perché a piano strada nascerà una seconda città, fatta di aree pedonali, giardini e
IL LUOGO “Il civico delle meraviglie”
riqualificazione urbana. La CityLife si prepara ad essere un altro di cuore di Milano, probabilmente quello più commerciale, ma di sicuro tra i più vibranti nella definizione dello skyline.
Piramide Microsoft-Feltrinelli: il distretto dell’innovazione Trasparenza e innovazione scorrono nella nuova Milano tra Porta Volta e Piazza Gae Aulenti. Lì oggi hanno trovato la loro sede la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Microsoft, in un palazzo che porta la firma del celebre studio elvetico Herzog&De Meuron. Due edifici uno in fila all’altro che corrono fra viale Pasubio e viale Crispi, alti cinque piani (più due interrati) dalla forma a capanna che ricorda le cattedrali gotiche, con le facciate interamente ricoperte di vetri, ma anche un’area pubblica pedonale su viale Crispi con un doppio filare di alberi e una pista ciclabile. Il design esterno dell’edificio lo rende immediatamente riconoscibile nel paesaggio urbano milanese: visibilità, flessibilità, energia, dinamismo ed
innovazione, delineano il profilo della Milano che attrae gli investimenti aziendali, che grazie a questi cresce e si candida come la capitale lavorativa d’Italia. È un angolo di Milano che torna ai cittadini dopo 70 anni di abbandono e che oggi, con la Piramide di vetro, accentua il suo concetto di apertura e il suo definitivo slancio a livello internazionale.
✑ In centro ma lontano dal caos c'è una grande porzione di vita cittadina nascosta, in cui regna un'atmosfera suggestiva e familiare, dal sapore vintage. Quest'angolo di Milano offre sicuramente il suo miglior profilo d'estate, con uno spazio all'aperto ideale per l'aperitivo o il dopo cena, anche se in questa zona di corso San Gottardo non mancano anche veri e propri ristoranti alla moda che hanno dato un volto nuovo ai cortili della vecchia Milano artigiana. Ad accogliere l'avventore, dopo aver seguito un percorso luminoso e alcune insegne, c'è la scritta "Welcome to Little Italy", quasi a rivendicare l'autenticità di questi “nuovi e antichi” luoghi di ritrovo. Tra questi, inaugurato da pochissimo, c'è “l’Officina”, un cocktail bar nato all’esterno di Officine Riunite Milanesi, dove si «costumizzano» moto. Spiega Raffaello Polchi, uno dei titolari: «Anche il bar segue lo stesso principio: i cocktail sono “taylor made”, fatti su misura del cliente, a seconda dei suoi gusti: consigliamo magari di provare qualcosa di originale o i classici ma rivisitati». I drink, preparati dal barman Gianluca Amoni, non sono dei più economici, costano dai 12 ai 40 euro, da gustare ai tavoli davanti al bancone rétro, oppure in quelli allestiti nel «garage» di fronte, fra moto e auto d’epoca. Via Giovenale, 7 20136 – Milano
Fondazione Prada: architettura di ieri, storie di oggi In principio era una distilleria, oggi è uno spazio culturale di 19mila metri quadri, progettato dallo studio olandese di architettura Oma, guidato da Rem Koolhaas. Sette edifici preesistenti sono stati recuperati e tre sono invece le nuove strutture: uno spazio espositivo unico che va al di là dell’arte didascalica, ma che raccoglie al suo interno ispirazione, emozione non egocentrica e, se serve, sobria ironia. La rinascita della periferia sud di Milano trova le sue fondamenta nella Fondazione: dalla gloriosa operosità cittadina fatta di fabbriche, binari e torri dell’acqua, prende vita una cultura della
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MILLE SONO LE RAGIONI CHE FANNO DI MILANO UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER INNOVAZIONE E CREATIVITÀ, CHIEDETE AI MIGLIORI DESIGNER INTERNAZIONALI
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condivisione, dell’arte come punto di partenza collettivo per un futuro che si struttura partendo dalle solide architetture di ieri. La Fondazione Prada è in qualche modo l’estensione della nuova concezione di Milano: non imporsi sul preesistente, ma valorizzarlo con gli strumenti del linguaggio contemporaneo. Le strutture e i materiali industriali si rifanno il volto, mentre unico cedimento al lusso appare il rivestimento della casa-torre, quella che è stata chiamata «Haunted House» e le cui pareti esterne sono state ricoperte con una lamina d'oro a 24
carati. Eppure, questo guizzo di eccentricità, come sottolineato da Koolhaas, “vuole essere soltanto un segnale dell'importanza di questo intervento nei riguardi della città, di quanto l'arte e la cultura possano dare valore a ciò che prima era degradato, trasformare quello che era povero in ricco”. E ogni cosa fa pensare che ciò sia effettivamente avvenuto.
Bosco verticale: il verde in ascesa Sta lavorando per diventare il distretto di un nuovo polo dell’accoglienza nel design: è il quartiere Isola, quello che, come tante zone di
Milano, non si è tirato indietro nel rimettersi in discussione. Lì, alle spalle di Piazza Gae Aulenti e della torre Unicredit, una nuova espressione di architettura ha preso forma e basta guardarsi un attimo intorno per capire qual è il simbolo della rinascita di questo quartiere. Circa tre anni fa Stefano Boeri consegnò alla città il Bosco Verticale, quello che di lì a poco sarebbe stato eletto, senza troppa difficoltà, il grattacielo più bello del mondo. Un bosco di quasi mille alberi in centro a Milano, che si sviluppa in altezza e non in superficie, e che trova forma in due grattacieli di 111 metri e 78 metri. In quello slancio verso l'alto c'è una nuova idea di grattacielo ed è la risposta alla necessità di rendere le città più verdi, pur sostenendo una popolazione urbana sempre più densa. Il Bosco Verticale è il primo esempio al mondo di una torre che arricchisce di biodiversità vegetale e faunistica la città che lo accoglie. Un modo per ribadire che Milano non è più una semplice colata di cemento.
Darsena: Milano riflessa La storia ci insegna che tutte le grandi città sorgono laddove esiste una risorsa d’acqua. Così anche Milano decide di riappropriarsi di uno specchio d’acqua in cui riflettere la sua bellezza. Il nuovo progetto della Darsena risponde a entrambe queste necessità e mette d’accordo un po’ tutti. In epoche ormai lontane la Darsena era il raccordo dei due navigli principali, e rappresentava pertanto il porto di una delle vie di trasporto più importanti per il commercio fluviale. Oggi sembra un ricordo lontano quel bacino sporco e dimenticato che incoronava con infamia i due navigli. Ci sono voluti circa 20 milioni di euro, il lavoro di un’equipe
IL GUSTO «Scendono in campo tutti i sensi»
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Tempo e pazienza sono i due ingredienti necessari per ogni ricetta. Ma, spesso, c’è anche molta matematica e chimica, perché bisogna sapere, studiare e capire come si può lavorare una materia, rispettandone ed esaltandone le caratteristiche, soprattutto quando si parla di una cucina legata a tradizioni secolari. Davide Longoni è un panificatore lombardo figlio d’arte e titolare dello storico Panificio Davide Longoni, in cui si può gustare il miglior panettone ogni giorno dell'anno, assaporando la storia del lievito madre, quello che valorizza e rende durevole il prodotto, un elemento nato 5mila anni fa in Mesopotamia. Si parte dalla scelta della farina, regina del laboratorio, proveniente da due mulini, uno siciliano e uno piemontese, per approdare all'importanza del tocco, delicato e deciso insieme, dell’udito per ascoltare il suono dell’impasto, dell’olfatto per il profumo di acido, cotto o bruciato e della vista per capire quando aggiungere un nuovo ingrediente. Non può mancare il gusto, che deve accontentare il sapore della tradizione e la curiosità dell'innovazione. Via Gerolamo Tiraboschi, 19, 20135 Milano
elitaria di architetti (Edoardo Guazzoni, Paolo Rizzatto, Sandro Rossi e lo Studio Bodin&Associés) per riportare la Darsena ad uno splendore che forse non ha mai conosciuto prima. Il ritorno dell’acqua, dopo anni di secca forzata, era la condizione essenziale su cui si fondava il progetto: fare sì che la Darsena tornasse a evocare il legame con l’elemento acqua, per continuare a suggerire i temi di un possibile riassetto, di un ridisegno complessivo esteso all’intera città e al suo territorio. Elisa Rodi
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EVENTI
BIT 2017: METE, TEMI E MOMENTI STRATEGICI PER IL TURISMO Un’area espositiva che offre una rassegna completa del prodotto Italia a cui si affiancano destinazioni estere dalle più gettonate alle più originali, 3 aree tematiche e un fitto palinsesto di convegni
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inalmente delineati anche gli ultimi dettagli della nuova Bit 2017, a Fieramilanocity da domenica 2 a martedì 4 aprile, con il duplice obiettivo di fare business, dettare le tendenze e fare sistema tra attori della filiera. Da un lato con il rinnovato layout, dall’altro con la ricca offerta convegnistica. Nell’area espositiva – organizzata nelle 4 sezioni Leisure, Luxury, MICE e Sport – a una rassegna completa del prodotto Italia, che spazia dai singoli comuni ai consorzi, dalle comunità montane alle Regioni, si affiancano destinazioni estere dalle più gettonate alle più originali, con Paesi quali Canada, Costa Rica, Sri Lanka o Uganda oltre alle presenze ufficiali come Visit USA per gli Stati Uniti o gli Enti del Turismo di
Cambogia, Cina, Cipro, Cuba, Egitto, Giappone, Iran, Marocco, Seychelles, Thailandia. Bit 2017 ospiterà anche un’area dedicata a una delle nicchie più promettenti del travel, il turismo LGBT, organizzata in collaborazione con Sonders & Beach e che riceverà il patrocinio di ILGTA - International Gay & Lesbian Travel Association. A integrazione delle quattro macro aree arrivano anche le 3 aree tematiche progettate in collaborazione con esperti di ciascun settore: “A Bit of Taste” per l’enogastronomia, “I Love Wedding” per il wedding tourism e “Be Tech” per il digitale. Per l’area “Destination Sport”, infine il patrocinio è del CONI, e si stanno perfezionando le partnership tecniche con aziende leader nelle forniture sportive. Bit 2017
COGLIERE LE ESPERIENZE PER TRASFORMARLE IN BUSINESS, CONDIVIDERE CONOSCENZE PER CREARE VALORE AGGIUNTO. IN UNA PAROLA: BIT presenterà un palinsesto ricco di oltre 70 fra eventi e convegni, che risponde all’esigenza espressa da Espositori, Agenti di Viaggi e Buyer di poter contare in manifestazione su vere e proprie “cassette degli attrezzi” per l’aggiornamento continuo su temi specifici con appuntamenti che si articoleranno in 4 sezioni: Formazione, Argomenti Caldi, Novità Assolute, Tecnologia. Tra gli approfondimenti si segnalano «Milano chiama Roma», un confronto tra i due modelli di destinazione in ottica di crescita complessiva del sistema Italia, o «Exploring food tourism: il turismo della birra», tra le ultime novità nel turismo enogastronomico. www.bit.fieramilano.it D. Zaccaretti
IRAN
DALL’IMPERO ACHEMENIDE ALLA REPUBBLICA ISLAMICA DELL’IRAN Dalla tomba di Ciro il Grande che nella sua solitaria maestosità si staglia sulla piana dove un tempo si trovava l'antica città di Pasargade, all'incontenibile vitalismo caotico della moderna Teheran, la Persia, oggi Repubblica Islamica dell’Iran, offre un campionario incredibile di tracce storiche, di testimonianze ultramillenarie che la rendono una terra tanto affascinante quanto unica
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n paese che a partire dalle lontanissime origini zoroastriane, ha saputo salvaguardare le sue peculiarità e la sua integrità culturale attraverso i secoli, seppur convivendo, oggi, con le non facili contraddizioni di un popolo in bilico tra la ricerca della libertà e il rigore culturale cui è soggetto. Un ideale itinerario dedicato all’Iran non potrebbe che iniziare con la visita delle antiche vestigia degli Achemenidi che hanno lasciato a Pasargade e, soprattutto nella vicina Persepoli – residenza voluta da Dario I e oggi patrimonio dell’umanità –, la testimonianza più impressionante della loro arte civile e funeraria: gli immensi portali, le colonne vigorose arricchite da fantasiosi capitelli e gli infiniti bassorilievi descrivono magnificamente la potenza di questa civiltà, che neanche l'incendio causato dall’esercito di Alessandro Magno nel 331 a.C., durante la sua avanzata alla conquista dell’Oriente, ha saputo scalfire. E che dire dell’impressionante complesso di Naqsh-e Rostam con le sue tombe reali, scavate lungo le alte pareti rocciose che ospitano le spoglie di Dario, Serse, Artaserse e Dario II. Lasciato alle spalle l’antico splendore di Persepolis, proseguiamo verso la città di Shiraz, nota fra l'altro per accogliere le spoglie del grande letterato Hafez, annoverato tra le più alte e nobili espressioni della poesia persiana. A Shiraz, il cui centro storico è dominato dalla cittadella fortificata del Karim
PATRIMONIO DA SCOPRIRE Shiraz, Moschea Nasir ol Molk detta “moschea rosa” (XIX sec.).
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Khan, edificata nel XVIII secolo sotto la dinastia Zand, da non mancare è la visita del Narenjestan: una storica dimora che svela in tutto il suo splendore la millenaria cultura dei giardini che, con i loro infiniti canali d'acqua, sembrano piccoli angoli di paradiso profondamente amati e frequentati dal popolo iraniano. Proseguendo la visita, si scopre lo splendore della moschea Nasir ol Molk detta “moschea rosa”, elegantissima architettura del XIX secolo, di cui si ammira in particolar modo la sala della preghiera invernale con le sue splendide colonne scolpite e le vetrate colorate. Ma un’esperienza ancor più sensazionale ce la riserva il santuario di Imamzadeh-Ye Ali Ebn-e Hamze che ospita la tomba del nipote dello scià Cheragh, l’emiro Ali; l’edificio è arricchito da spettacolari volte e pareti interamente rivestite da specchi che creano uno effetto caleidoscopico quanto mai unico. Spostandoci da Shiraz alla città di Yadz, il paesaggio è costellato da incredibili vette, antiche corrugazioni di una terra in perenne assestamento con cui la sapienza costruttiva dell'uomo ha imparato a convivere nei secoli. A Yadz dove i vicoli e le dimore di fango e paglia del centro storico ci immergono letteralmente in un lontano passato remoto, ci colpisce l’abilità dell’uomo nell'aver saputo adeguarsi a un clima torrido attraverso le originalissime "torri del vento" che caratterizzano lo skyline della città: incanalando le correnti d'aria, queste torri riescono a rinfrescare gli interni delle abitazioni. Yadz è anche la città zoroastriana per eccellenza che riunisce la più grande comunità di fedeli del mondo (circa 7000); ed è qui che ha sede il tempio del fuoco in cui tizzoni ardenti alimentano da 1500 anni, ininterrottamente, la fiamma sacra. Sempre a Yadz sono incantevoli, nella loro solitaria imponenza, le torri del silenzio, poco al di fuori del centro abitato, dove i corpi dei defunti venivano, fino a pochi decenni or sono, lasciati in balia delle intemperie e degli avvoltoi. A queste si
ITINERARIO NELL’ARTE Nella pagina: Persepoli, Palazzo di Dario (inizi V sec. a.C.); Shiraz, Bazar; Isfahan, Moschea del venerdì, iniziata nell’XI sec. sotto la dominazione selgiuchide. Nella pagina a destra: Yadz, Moschea del venerdì con i due minareti alti 48 metri (XV sec.), Kashan, residenza qajara (XIX sec.).
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UNA DELLE PIÙ RICCHE EREDITÀ ARTISTICHE NELLA STORIA DEL MONDO QUELLA IRANIANA, CHE COMPRENDE MOLTISSIME DISCIPLINE TRA CUI L'ARCHITETTURA, LA CERAMICA E LA SCULTURA oppone la ricchezza della moschea del venerdì che vanta il portale e i più alti minareti – ben 48 metri – di tutto l'Iran. Lasciate alle spalle le silenziose vie del centro storico di Yadz, l'impatto con l’eleganza di Isfahan, divenuta capitale sotto la dinastia dei Safavidi nel XVI secolo, costituisce una esperienza grandiosa, che ci permette di scoprire ed apprezzare ancor più da vicino le raffinatezze della produzione architettonica che ha lasciato, tra il XVI e il XVIII secolo, testimonianze di straordinario livello. Sede del Maidan-e-Naghsh-e-Jahan (“modello del mondo”) una delle piazze più grandi e impressionanti del mondo su cui si affacciano palazzi e moschee che sembrano scrigni a cielo aperto, Isfahan ci ripropone, intatto, tutto lo splendore del regno safavide. Una magnificenza che ritroviamo nel padiglione reale di Chehel Sutun con i suoi interni fantasticamente affrescati, nell’imponente palazzo reale di Ali Qapu che domina la piazza di Naghsh-e-Jahan, nella grandiosità della Moschea del Venerdì, fondata nell’XI secolo, e di tanti altri edifici religiosi e civili che impressionano per la loro ricchezza architettonica, l’infinita varietà geometrica delle decorazioni e i caratteristici motivi a stalattite (“muqarnas”) che adornano le volte di edifici religiosi e civili. Una città che colpisce anche per i numerosi e curatissimi giardini, nonché per i bellissimi ponti che attraversano il fiume Zayandè: impressionante quello seicentesco di Si-o-se Pol con le sue 33 arcate, e anche il ponte Khaju che, durante le torride calure estive, si riempie all'inverosimile di una popolazione festante… Sempre sperando che il fiume non sia in secca, come spesso accade nei mesi più caldi. La città nasconde, infine, anche un "cuore" armeno con una propria cattedrale, un proprio centro museale e una nutrita comunità di fedeli. Se Isfahan costituisce il lato più appariscente del potere civile e religioso
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ISFAHAN, LE 33 ARCATE DEL PONTE SI-O-SEH DEL XVI SECOLO, LUNGO 298 METRI
dell’impero persiano, a Kashan, lungo la strada diretta a Teheran, troviamo le più belle dimore private di epoca qagiara (XVIII-XIX secc.) di tutto l'Iran: un tripudio di raffinatezze architettoniche di geniale inventiva, dove, celati da portoni che nulla lasciano intravedere dall’esterno, si trovano splendidi palazzi riccamente decorati e impreziositi dalla presenza di cortili,
TEHERAN, TORRE AZADI (1971)
fontane, portici in una continua e mutevole serie di prospettive di grande fascino. Il nostro viaggio sta per completare ma vorremmo, davvero, disporre di molto più tempo per visitare i tanti altri volti nascosti, e le bellezze artistiche e naturali che questo paese offre. Decidiamo dunque, prima di giungere a destinazione, di soffermarci nell’isolato quanto pittoresco villaggio di
Abianeh, a 2200 metri di altitudine; un luogo che colpisce per l'armonia delle sue semplici case di fango e paglia, e dove le donne vestono tipici costumi dai colori sgargianti, mentre gli uomini indossano singolarissimi calzoni simili a gonne. Stranezze e usanze tra le più variegate che persistono nei secoli stimolando la nostra curiosità. Dominata dai 4000 metri della catena dell'Elburz, giungiamo infine a Teheran attraverso l’ardita Torre Azadi, voluta dall’ultimo scià Reza Palhevi, costruita nel 1971 dall’architetto Hossein Amanat per celebrare i 2500 anni dalla fondazione del regno achemenide. Una città di nove milioni di abitanti, succube di un traffico oceanico che riesce, suo malgrado, a serbare alcune sorprese: i suoi ricchi musei, i rari ma alquanto affascinanti giardini, le ricche dimore dei Palhevi che si scontrano con l'estrema semplicità degli ambienti abitati dall'ayatollah Khomeini nel suo ultimo decennio di vita. Aspetti stridenti di una città in continua espansione, aperta alla modernità ma rigorosamente fedele alle sue tradizioni. Testi e foto di Franco Bruni
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DUBAI
BENVENUTI NELLA CITTÀ DELL’ORO Moderna El Dorado, capitale del lusso e dello sfarzo, nonché dello shopping sfrenato, Dubai non lascia nulla al caso. Così si apre anche alle famiglie, confermandosi ancora una volta come destinazione da record tra cinema, cucina e parchi divertimento, ma anche relax all’aria aperta Leggilo su progressonline.it
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DUBAI DIVENTA LA NUOVA MECCA PER GLI AMANTI DELLE MONTAGNE RUSSE E DEL DIVERTIMENTO CON UNA SERIE DI INTERESSANTI APERTURE CHE PROSEGUIRANNO FINO ALLA FINE DELL’ANNO anche la creazione di nuovi parchi e hotel, piste ciclabili e centri commerciali. Il risultato sarà una penisola artificiale nella sezione terminale del canale, che andrà ad affiancarsi a Jumeirah Beach Park, aggiungendo un chilometro di spiaggia di sabbia e aumentando l'area dedicata alle attività per lo svago nella zona. Per il momento, però, i visitatori possono ammirare il profilo di Business Bay e Al Habtoor City, passeggiare lungo la cascata e lasciarsi incantare dalle migliaia di sfumature del tramonto arabo.
Anche il parco tematico è unico e gigantesco Per grandi e piccoli, appassionati di avventura o fanatici dei film, Dubai Parks and Resorts mette insieme un’offerta di intrattenimento enorme, per misura e contenuti. Un parco in cui repirare l'aria e le atmosfere di
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he Dubai scintilli sempre, della luce dei suoi tramonti come di quella dei suoi hotel, è cosa nota e le vale le copertine internazionali da anni, ma se The Palm o il Burj Khalifa sono ormai icone nel mondo, la lista delle stelle che impreziosiscono Dubai si allunga continuamente. Per chi si vuole godere il sole perenne in compagnia di tutta la famiglia, senza rinunciare a un pizzico di adrenalina, ecco una serie di novità da rimanere a bocca aperta.
Un nuovo itinerario nel lifestyle La più recente delle attrazioni inaugurate rappresenta la realizzazione di uno dei sogni più remoti dello Sceicco Sheikh Rashid bin Saeed Al Maktoum, ovvero quello di creare un’estensione del Deira Creek, che dalla Business Bay portasse fino al Golfo Persico, in un'unica linea continua. Tuttavia, l’apertura del Water Canal, in cui si incrociano ponti e passerelle pedonali, fa parte di un progetto ben più ampio a cui si aggiungerà
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E PER GLI AMANTI DELLE MONTAGNE RUSSE... Divertimento senza limiti
✑ Non si possono porre limiti al divertimento, lo conferma un’altra attrazione che arricchisce Dubai, l'IMG Worlds of Adventure. È stato il primo mega parco a tema che ha aperto in città per offrire, in un unico spazio, quattro aree di intrattenimento diverse: i personaggi di Cartoon Network e i supereroi della Marvel si alternano ai dinosauri del Forbidden Territory e al palco spettacoli di LazyTown, a cui si aggiungeranno presto altri 610 mila metri quadrati che ospiteranno IMG Worlds of Legends e i suoi 9 nuovi parchi.
UN ANGOLO D'ITALIA ✑
Il famoso brand italiano Salvatore Ferragamo porta a Dubai un bistrò d'ispirazione toscana, Il Borro, aperto presso il Jumeirah Al Naseem Hotel. Quello originale si trova nella tenuta di proprietà della famiglia, che ospita anche un vigneto, e campi coltivati a frutta e verdure bio. “Adoro il design di questo ristorante”, ha dichiarato Ferruccio Ferragamo, ammirando il locale illuminato dal sole di Dubai, con vista sulla laguna delle tartarughe. Gli interni sono caratterizzati da linee eleganti, lampadari in ottone e una prevalenza di bianco, mentre la luce del sole e il verde all’interno animano il ristorante, moderno, accogliente e sobrio. L’intenzione de “Il Borro Dubai” è di
assicurare che tutti i clienti assaporino solo ingredienti genuini e freschissimi, apprezzando nel contempo l’elegante presentazione dei piatti. “Proprio come per i nostri design, che necessitano di essere costantemente aggiornati ed innovati, allo stesso modo mi sono assicurato di assumere uno chef, Andrea Campani, che innoverà e aggiornerà menu e piatti”.
Hollywood visitando Motiongate Dubai, oppure immergersi nell’atmosfera di Bollywood Parks per scoprire il colorato, allegro e rumoroso mondo indiano. C'è, poi, Legoland, l'universo dedicato ai “blocchetti” più famosi del mondo. È recente l'annuncio di DXB Entertainments, la compagnia specializzata in leisure e intrattenimento basata a Dubai, e Merlin Entertainments Group, uno dei principali
operatori specializzati in parchi a tema e attrazioni del mondo, stanno per portare nel Medio Oriente il primo LEGOLAND® Hotel, che farà parte proprio del portfolio di Dubai Parks and Resorts. L’hotel sorgerà a fianco del parco a tema e immergerà totalmente gli ospiti nel mondo creativo dei LEGO®. Ogni stanza sarà arricchita da elementi a tema LEGO, così da permettere
DUBAI PARKS AND RESORTS, UN FANTASTICO LABIRINTO DI MEGA PARCHI TEMATICI TRA CUI MOTIONGATE™, BOLLYWOOD PARKS™ E LEGOLAND® CHE FARÀ LA GIOIA DEI PIÙ PICCOLI agli ospiti di continuare la loro avventura anche dopo la chiusura del parco: dall’ascensore alla Castle Play Area, i designer di LEGOLAND hanno inserito i LEGO come fil rouge che lega tutte le avventure memorabili vissute dagli ospiti. www.dubaiparksandresorts.com Sveva Riva
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AUSTRALIA
TUTTA UN’ALTRA MONTAGNA
Chi ha detto che l'Australia è solo surf? Se amate le sfide e volete scoprire un lato inedito di questo Paese, non c'è niente di meglio delle Alpi Australiane
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a montagna è una meta irrinunciabile per tanti appassionati, anche quando in Italia le cime smettono di mostrare il loro innevato candore. Da giugno ad agosto l'Australia diventa una destinazione ideale per tutti gli sciatori con le sue Alpi, le vette che si estendono lungo il Nuovo Galles del Sud, l'Australian Capital Territory (Territorio della Capitale) e il Victoria, con ben 16 tra parchi nazionali e riserve naturali.
Snowy Mountains? Challenge accepted! Il monte Kosciuszko è la vetta più alta d'Australia. Con i suoi 2.228 costituisce di certo una meta impegnativa, ma custodisce un dono d'inestimabile valore per quanti decidano di tentare quest'impresa. Già durante la scalata si possono ammirare laghi glaciali, foreste di eucalipti e colorati prati alpini, ma una volta in cima si può scoprire una riserva della biosfera dell’UNESCO dove crescono 20 specie di piante che non si trovano in nessun’altra parte del mondo. Com'è facile immaginare, qui si può sciare sulle piste più alte del Paese, come quelle di Charlotte Pass, Thredbo e Perisher Blue. Ma questo paesaggio è in grado di stupire in ogni momento dell'anno: in estate, con i suoi campi di margherite, ranuncoli alpini, craspedie e altri fiori selvatici, in autunno con lo spettacolo dei colori del foliage attorno a Tumut, con le enormi stalattiti e la piscina
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CAMMINARE NEL BUSH FINO A UN RIFUGIO STORICO, ANDARE A CAVALLO LUNGO PIACEVOLI SENTIERI ALPINI O CIMENTARSI NELLA DISCESA LIBERA SULLE PISTE DI UNA DELLE TANTE STAZIONI SCIISTICHE: LE ALPI AUSTRALIANE HANNO MILLE VOLTI
termale delle Yarrangobilly Caves. Per un totale relax e, al tempo stesso, un'immersione negli usi locali, ci si può dedicare alla pesca alla trota sui chiari e freschi ruscelli attorno a Tumbarumba, alla storica Cooma o sul lago Jindabyne. La vocazione delle Snowies come meta d'avventura è innegabile e Jindabyne è anche il luogo ideale per dedicarsi a bellisimi percorsi in bicicletta, all'esplorazione di grotte, al rafting, al kayak, alla guida su sentieri sterrati o alle passeggiate a cavallo.
L’High Country e le storiche città di montagna Mount Hotham è la capitale sciistica d’Australia, a cui si aggiungono le ripide piste della stazione sciistica di Falls Creek. Ma in quest'area, oltre agli sport invernali,
vale assolutamente la pena un salto tra le bellezze granitiche di Mount Buffalo, uniche al mondo e tra i più bei paesaggi di montagna esistenti. Inoltre, sul lago Eildon, è impossibile resistere alla tentazione di scivolare via con la corrente tra panorami mozzafiato e dormire cullati dalle acque navigando in house-boat (per comandare una houseboat non c'è bisogno di avere patente nautica o rotta, basta seguire il flusso del fiume) o facendo sci d’acqua. Il Muscat Trail è un itinerario ideale per pedalare sostando in aziende vinicole circondate da eucalipti, e a Rutherglen si possono assaggiare i migliori prodotti di queste terre, tra freschi frutti di bosco, formaggi, castagne, salse chutney e trote delle Alpine Valleys.
Nella storica Beechworth, cittadina nata sulla scia della corsa all’oro, non può mancare una sosta per ammirare l’edificio del tribunale dove fu processato Ned Kelly, l'unico fuorilegge riuscito a tenere in ostaggio un'intera città per tre giorni. Ci sono anche i vecchi rifugi per il bestiame nelle Bogong Plains o Bright, ottima base di partenza per escursioni in bicicletta e a piedi, da cui avere facile accesso sia alle piste da sci che alle squisitezze gastronomiche.
Nel Territorio della Capitale: bush e ricca storia aborigena Campi aborigeni, cumuli di rocce cerimoniali, arte rupestre: un viaggio alla scoperta delle testimonianze lasciate dalla popolazione Ngunnawal milioni di anni fa. Nella Tidbinbilla Nature Reserve si possono visitare il Birrigai Rock Shelter, un rifugio tra enormi blocchi di pietra che risale a 21.000 anni fa, e le Bogong Cave, dove le tribù si recavano per catturare le farfalle bogong, specie tipica del bush e consumata, in tempi lontani, come pasto per il suo sapore simile a quello della nocciola. Ripercorrendo le orme dei pastori e dei cercatori d’oro, si può arrivare fino alla stazione per le missioni spaziali dell’Apollo a Honeysuckle Creek. Ma la natura incontaminate rimane l'elemento predominante e di maggior interesse in questo territorio, tra le consuete formazioni granitiche, come quelle di Booroomba Rocks, nel Namadgi National Park, un ottimo punto di partenza per praticare l’arrampicata o la discesa a corda doppia. In mountain bike, a piedi o in fuoristrada, è possibile raggiungere la cima di Mt Coree, facendo attenzione a non perdersi lungo il tragitto, ammirati dalla ricca presenza di canguri, wallaby, rane corroboree, foreste di eucalipti e enormi distese di fiori selvatici.
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A PIEDI LUNGO L’AUSTRALIAN ALPS WALKING TRACK O IN AUTO SULLA GREAT ALPINE ROAD, LA PAROLA D'ORDINE È AMMIRARE L’Australian Alps Walking Track
AUSTRALIA ON THE ROAD La Great Alpine Road
✑ Tre giorni sono un lasso di tempo ideale da dedicare a questo itinerario attraverso le Alpi del Victoria, un viaggio nel viaggio. La Great Alpine Road raggiunge altezze notevoli, ma resta percorribile tutto l'anno: tra altipiani, boschi e valli, costeggiando fiumi, vigneti e fattorie, invita a fermarsi, a scendere dalla macchina e a lasciarsi sedurre da questi luoghi, che offrono anche cucina e vini eccellenti. Questa lunghissima strada include la possibilità di scalate, gite in mountain bike, rafting, pesca, escursioni in kajak, parapendio, nonchè rilassanti passeggiate, come quella che porta al punto panoramico Danny's Lookout, con una vista mozzafiato sul Mount Feathertop. Gli amanti dello sci possono noleggiare l'attrezzatura e lanciarsi alla conquista di Falls Creek, l'area sciistica più grande del Victoria. La Great Alpine Road inizia a nord, nei pressi di Wangaratta, e arriva a 1.800 metri di altezza, per poi scendere a livello del mare fino a Bairnsdale, adagiata sulle rive del fiume Mitchell e punto d'accesso ai laghi Gippsland.
C'è un percorso che unisce gli altopiani del Victoria, del Nuovo Galles del Sud e del Territorio della Capitale: è l'impegnativo Australian Alps Walking Track, lungo ben 650 chilometri. Si parte dall’antica città aurifera di Walhalla a Victoria, passando per i rifugi degli allevatori sulle Bogong Plains, tra le distese di neve di Mount Wills e Falls Creek e le cime frastragliate di Viking-RazorHowitt, per il Mount Kosciuszko, prima di entrare nel Namadgi National Park e di concludere il viaggio a Tharwa vicino Canberra. L'itinerario completo richiede dieci settimane, ma si può anche decidere di attraversare sezioni più brevi come la pianura Baw Baw, le Bogong High Plains e l’incontaminata Jagungal. www.australia.com Sveva Riva
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QUALITÀ
E INNOVAZIONE IN CUCINA
RAGGIUNGERE LE STELLE PER ANDARE ANCORA OLTRE In meno di un anno di attività ha già ottenuto una stella Michelin, ma non ha nessuna intenzione di rallentare il passo: lo chef Marco Martini, del ristorante “The Corner” di Roma, ci parla dei sacrifici del suo lavoro ma anche delle tante soddisfazioni. Che gli danno ogni mattina la voglia e il desiderio di immergersi nella sua cucina
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premi sono segnali importanti: sono riconoscimenti che ci dicono che quello che stiamo facendo è qualcosa di valore, che il modo in cui stiamo lavorando è quello giusto. I più intelligenti vedranno in essi un motivo di soddisfazione ma anche uno stimolo ad andare avanti, impegnandosi a fare sempre meglio; gli altri, invece, si fermeranno a questo traguardo raggiunto, crogiolandosi nel successo ottenuto senza essere in grado di dare qualcosa di più. È un po' il rischio che corrono i ristoranti che ottengono le stelle Michelin, il più importante riconoscimento del settore a livello internazionale. Non basta poter dire di essere un ristorante stellato: bisogna dimostrare tutti i giorni di meritarselo. L'Italia, con 334 di queste attività, si colloca come secondo Paese nel mondo. Le province che spiccano per numero di locali con stelle Michelin sono Napoli e Roma. Ed è appunto a Roma che risiede una di queste realtà: il ristorante The Corner – situato in viale Aventino 121, a pochi passi dal Circo Massimo – un luogo che spicca in questo senso. A meno di un anno dalla sua apertura, infatti, ha già ottenuto la sua prima stella. Merito sicuramente dello chef Marco Martini, uno sperimentatore dei fornelli con un occhio di riguardo verso la tradizione. Ma a contribuire a questo successo sono stati anche la location – una villetta in stile art nouveau su due piani,
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IL NOSTRO È UN TEAM BEN CONSAPEVOLE DAI SACRIFICI CHE SERVONO IN QUESTO MESTIERE, CHE ANZI, È MOLTO PIÙ DI UN MESTIERE: È UNA SCELTA DI VITA connubio perfetto tra calda accoglienza e ricercatezza di stile – e tutto lo staff, fatto di giovani professionisti seri e appassionati, desiderosi di andare avanti e migliorarsi di continuo, come ci spiega lo stesso chef Martini. Partiamo dall'inizio: com'è nato il The Corner? Cosa vi ha portato ad avviare questa attività? Quello di buttarci in questa iniziativa è stato sicuramente un atto di coraggio, uno sforzo che richiede dei sacrifici anche ora. Si tratta di un sogno che avevo fin da bambino, ma per me è solo il punto di partenza. La squadra del The Corner è composta da 15 persone, tutte piuttosto giovani: l'età media è intorno ai 25 anni. Ci conoscevamo già da tempo, è un gruppo di lavoro già rodato: questo credo sia uno dei motivi del nostro successo, perché la squadra – in qualsiasi lavoro – fa la differenza. Il nostro è un team ben consapevole dei sacrifici che servono in questo mestiere, che anzi, è molto più di un mestiere: è una scelta di vita. Alla base del vostro impegno immagino ci sia anche una grande passione per questo lavoro. La passione in realtà dopo qualche anno finisce: iniziano la competizione, l'agonismo e la necessità di far tornare i conti. Tutto il resto è quello che aiuta ad avere successo e poi, nel caso, a vincere premi e a ottenere riconoscimenti, anche se il riconoscimento più bello per uno chef resta sempre quello di avere il ristorante pieno. Se poi i clienti tornano, la soddisfazione è completa, perché vuol dire che hai dato una motivazione per voler mangiare di nuovo i tuoi piatti. Per questo è fondamentale sperimentare cose nuove, variare il menù. La vostra attività al The Corner ha preso il via meno di un anno fa, ed è già arrivata la vostra prima stella Michelin. Sì, il The Corner ha aperto il 26 maggio 2016. Siamo tutti consapevoli di quello che facciamo tutti i giorni e di ciò che offriamo al prossimo: il nostro lavoro, i nostri pregi vengono offerti quotidianamente ai clienti. Dall'accoglienza al drink passando ovviamente per il cibo: viene tutto da dentro di noi. Se lo stare il sabato sera a lavoro invece che a divertirsi è qualcosa che ti dà fastidio, nessun piatto potrà mai uscirti
davvero bene. Il nostro è un lavoro dove ci offriamo completamente al prossimo, cercando sempre di raccontare qualcosa attraverso quello che facciamo, così come si racconta qualcosa attraverso un quadro o uno spettacolo teatrale. Una stella Michelin non è da vedersi come un punto di arrivo: per noi è stata una grande soddisfazione, ma rappresenta soprattutto uno stimolo importante che ci dà continuamente la forza per andare avanti e fare sempre meglio. Quali insegnamenti ricevuti nella tua formazione sono stati più significativi per te? Uno degli insegnamenti che più mi ha formato è che, anche quando si lavora presso ristoranti che non sono di tua proprietà, bisogna sempre agire e pensare come se lo siano. Per il resto, il settore della ristorazione è molto vasto, non finisce di certo solo dentro a un piatto. La testardaggine, il senso di sacrificio e l'impegno sono invece eredità dei miei genitori, della mia famiglia. Sperimentazione ma senza perdere d'occhio la tradizione: in che modo concepisci i tuoi piatti? Sostengo da sempre che il futuro della cucina sia nella tradizione: lo sto riscontrando con tantissimi tra gli chef più bravi del mondo. Le persone vogliono mangiare, è il primo del loro intento quando vengono qui. Ogni piatto, anche quello più ricercato, deve avere questo obiettivo alle spalle, che va raggiunto grazie a capacità e tecnica. La stessa filosofia la riscontri anche nel nostro bar, dove i cocktail che vengono preparati sono concepiti per collaborare con la cucina. Si tratta di un vero e proprio stile di vita. Nella tua cucina possiamo riscontrare anche influenze dalle tradizioni estere? Cerco sempre il rispetto assoluto della tradizione e di ciò che ci dà la natura, seguendo quindi anche la stagionalità di frutta e verdura. Sicuramente uso anche ingredienti che non fanno parte della nostra cultura gastronomica, ma sempre rispettando questi principi. Ovviamente, alla base deve esserci sempre grande capacità e tecnica. Una delle caratteristiche del The Corner è la grande attenzione alla disciplina della Mixology. Come mai avete deciso di investire
anche in quest'ambito? Quest'attenzione in parte è dovuta anche alla nostra giovane età: siamo tutti ragazzi e abbiamo concepito attraverso la nostra forma mentis questa attività. Quindi il drink rientra appieno nella nostra filosofia, e questa è una cosa che difficilmente si può riscontrare in altri ristoranti. Hai sottolineato come il riconoscimento ottenuto non sia assolutamente un punto d'arrivo ma di inizio. Quali sono i progetti che hai intenzione di portare a termine nel tuo futuro? Anche se è stato avviato da poco, The Corner non è il ristorante della mia vita: per diversi motivi non ho potuto avere una grossa libertà di scelta, ma se fosse stato per me avrei voluto una struttura molto diversa. Vorrei aprire diversi ristoranti, anche all'estero: mi sento carico di idee e di energie, e credo di dover approfittare ora di questa forza che possiedo. Questa che stiamo portando avanti adesso è un po' la prova del nove: abbiamo la possibilità di capire davvero quello che siamo, se ristoratori o cuochi. Cosa vorresti che i tuoi clienti si portassero a casa dall'esperienza di essere stati nel tuo ristorante? Quello che vorrei trasmettere come prima cosa è che qui si ottiene un grande servizio da un gruppo di giovani. Siamo ragazzi coraggiosi che lavorano tanto, e vorrei che questo arrivasse prima ancora dei nostri piatti. Lucia Mancini
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UN’AUTO,
UN MITO
FERRARI, LE ORIGINI DI UN SOGNO ITALIANO Compie settant’anni il brand simbolo del saper fare italiano nel mondo: stile, qualità e raffinatezza nella storia di grandi auto, ma soprattutto di grandi passioni
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“ENZO FERRARI HA SCRITTO PAGINE INDIMENTICABILI DI MOTORI, DI SPORT E DI PASSIONE, CHE HANNO CAMBIATO PER SEMPRE IL MONDO DELL’AUTOMOBILISMO. PER CHI LAVORA IN FERRARI È ANCORA UN PUNTO DI RIFERIMENTO IMPRESCINDIBILE, BEN SAPENDO CHE OGGI SAREBBE IL PRIMO A GUARDARE AL FUTURO. LA SUA EREDITÀ NON È UN LEGAME NOSTALGICO CON LA NOSTRA STORIA, MA UN COSTANTE STIMOLO PER MIGLIORARCI.” SERGIO MARCHIONNE, PRESIDENTE FERRARI N.V.
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l racconto dell'impresa di una vita, quella di un uomo che ha riposto ogni fiducia nei propri sogni e nelle proprie capacità.
L'avventura del Cavallino Rampante comincia ufficialmente nel 1947, quando dallo storico portone di via Abetone Inferiore a Maranello, nella provincia modenese, spunta il muso della 125 S, la prima vettura marchiata Ferrari. Ma questa storia ha radici ben più profonde e non può che essere raccontata attraverso i piccoli grandi passi del suo fondatore.
Tra le pagine di una leggenda Nato a Modena il 18 febbraio 1898, Enzo Ferrari scopre quel guizzo creativo, quella irrefrenabile voglia di velocità fin da subito, dalle prime corse automobilistiche a cui assiste con il padre, proprietario di un'officina di carpenteria metallica. La carriera di pilota ufficiale è praticamente scritta negli astri e inizia ufficialmente nel 1924, a bordo di una Alfa Romeo questa volta. Solo cinque anni dopo, per la prima volta, la Scuderia Ferrari fa la sua comparsa in viale Trento Trieste a Modena. L'idea è quella di un club che faccia partecipare alle competizioni automobilistiche i propri soci, soprattutto gentlemen, che con le loro auto compiono imprese che accendono l’orgoglio nazionale. Tra tutte memorabile è quella di Tazio Nuvolari che vince al Gp di Germania, davanti alle Auto Union. Nel frattempo non si arresta neanche la collaborazione con la casa del Biscione per cui Enzo Ferrari lavora fino al settembre 1939 come collaudatore, pilota, collaboratore commerciale e, infine, direttore del reparto Alfa Corse. È l'anno in cui fonda, presso la vecchia sede della
Scuderia, l’Auto Avio Costruzioni, una nuova azienda con cui realizza una vettura sportiva, una spider 8 cilindri, 1500 cm³ denominata 815, costruita in due esemplari per partecipare alla Mille Miglia del 1940. Tuttavia, il genio creativo di Enzo Ferrari non conosce limiti, né ostacoli, né riposo. Alla fine del 1943 le officine della Auto Avio Costruzioni si trasferiscono da Modena a Maranello e al termine del conflitto iniziano la progettazione e la costruzione della prima Ferrari 125 S, affidata al pilota italiano Franco Cortese, entrato nella storia come primo pilota e collaudatore della Ferrari. Il debutto avviene sul Circuito di Piacenza l’11 maggio 1947 e il 25 dello stesso mese arriva la prima vittoria, nel suggestivo scenario delle Terme di Caracalla al Gran Premio di Roma.
I volti del successo Alla fine degli anni '50 il nome Ferrari è conosciuto in tutto il mondo, con i primi successi di una serie che porta la Scuderia Ferrari a diventare il team più vincente di sempre nella storia della Formula 1, con il primo Gran Premio valido per il Campionato del Mondo di Formula 1 nel 1951, nel 1952 la Ferrari è Campione del Mondo con Alberto Ascari, considerato senza ombra di dubbio il
«NON SONO MAI STATO NÉ PROGETTISTA NÉ CALCOLATORE. SONO SEMPRE STATO UN AGITATORE DI UOMINI E DI TALENTI» ENZO FERRARI Leggilo su progressonline.it
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OGNI FERRARI È IMMORTALE, GRAZIE AI TANTI APPASSIONATI E COLLEZIONISTI CHE OGNI ANNO RIDANNO NUOVA VITA A MODELLI CHE HANNO SEGNATO LA STORIA DELL’AGONISMO E DEL MARCHIO pilota italiano più forte di sempre (fatto che si ripete anche nel ’53). Soddisfazioni non mancano anche dal versante industriale con l’inizio della collaborazione con la storica Carrozzeria Scaglietti per la produzione e montaggio dei telai delle Ferrari. L'attività della Scaglietti è da subito esclusivamente legata alla Ferrari, per la quale lavora in collaborazione con Pininfarina, altra grande carrozzeria da sempre legata alla Casa di Maranello. Dalla matita e dal genio di Sergio Scaglietti nascono capolavori come la Ferrari 250 Testa Rossa e l'indimenticabile Ferrari 250 GTO, vetture che hanno reso noto in tutto il mondo il valore di questa carrozzeria, tanto che, tra il 1950 e il 1960, anche le vendite vengono più che triplicate. È questo il momento in cui Enzo Ferrari intravede la necessità di un assetto societario più moderno e strutturato, che approda alla stipula di un accordo con il gruppo Fiat per la cessione del 50% dei titoli azionari Ferrari. L'identità del marchio non ne risente, anzi, nel 1970 inizia la produzione di auto con i
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primi motori V8 montati posteriormente, che gode di grande successo commerciale, con un continuo aumento delle vendite, spinte dal successo di auto come la 308 GTB, la 308 GT4 e la GTS. Un successo sempre sostenuto dai grandi traguardi del reparto corse, con la comparsa dei primi sponsor e dei primi loghi sulle scocche delle monoposto: è del ’68 l’accordo con Shell, ancora oggi main sponsor insieme a Philip Morris International (che arriva nell’84). Un percorso che culmina nei record del nuovo millennio, soprattutto in F1, con ben tredici Mondiali, sei Piloti (cinque con Schumacher e uno con Räikkönen) e sette Costruttori dal 2000 al 2008. Sono anche gli anni del lancio di modelli di successo quali la Enzo Ferrari nel 2002, omaggio al fondatore scomparso nel 1988 ed espressione del concetto di sportiva estrema, sviluppata per un uso stradale ma sintesi dei contenuti più avanzati della tecnologia da corsa di Formula 1, e la F430 del 2004. A conferma di una passione sempre più diffusa per le Rosse, arriva anche l’inaugurazione del
primo Ferrari Store a Maranello, con una serie di aperture che portano il brand Ferrari in tutto il mondo.
250 GTO: 55 anni di pura passione Indissolubilmente legata alla storia del Cavallino Rampante, di Enzo Ferrari e di un inarrestabile “uragano rosso” che ha travolto il mondo intero, c'è una vettura che compie anch'essa un importante anniversario in questo 2017, grazie a un inconfondibile carisma che nasce, oltre che dalle innumerevoli affermazioni sportive, dal felice e raro equilibrio in cui si sono fusi gli elementi che la compongono. La 250 GTO rappresenta il punto più alto dello sviluppo raggiunto dalla 250 GT nei modelli da competizione, pur rimanendo una vettura utilizzabile anche su strade normali. Forse la più celebre delle Ferrari. Prodotta per la competizione dal 1962 al 1964 in appena 36 esemplari, tutti esistenti, dominò in pista e su strada, aggiudicandosi tre Campionati Internazionali Costruttori GT. La sigla GTO deriva dalla categoria nella quale
“DRIVING WITH THE STARS” 70 anni di pura passione
✑ Inaugurata ufficialmente al Museo Enzo Ferrari di Modena, la mostra, aperta per tutto il 2017, è un omaggio che passa attraverso le vicende dei protagonisti dello sport, della cultura, dell’industria e dello spettacolo. Nei 70 anni di storia del marchio, infatti, modelli straordinari hanno incrociato le vite di personaggi speciali: alcuni di loro sono diventati clienti appassionati, altri ne sono rimasti folgorati semplicemente guidandola nella sequenza di un film, tutti affascinati dall’eleganza e dall’unicità di vetture che hanno fatto la storia dell’automobile e che sono diventate icone di un’epoca. Passeggiando tra le vetture si ha la possibilità di compiere un affascinante viaggio nel tempo. Ogni Ferrari ricrea, infatti, l’epoca della quale è stata icona insieme a chi la guidava. La 166 MM del 1948 fa respirare l’atmosfera di una delle corse più difficili della storia, la celebre Mille Miglia, mentre le vetture degli anni Cinquanta e Sessanta portano ad incontrare le case reali d’Europa ma anche alcuni dei musicisti e degli attori più celebri dell’epoca come Perry Como e JeanPaul Belmondo. In “Driving with the Stars” c’è spazio anche per un tuffo in Formula 1, con la 312 F1 che nel 1966 propiziò l’ultima vittoria di un pilota italiano a Monza: Ludovico Scarfiotti. Il viaggio proposto dall’esposizione attraversa luoghi di potere e serate mondane, frequentate dallo star-system e dal jet set internazionale, e porta ad incontrare vetture e personaggi straordinari come Luciano Pavarotti, orgoglioso possessore della F40. Le auto degli anni Duemila e quelle ancora più recenti raccontano i nuovi miti come LaFerrari e il musicista “Jay Kay” o LaFerrari Aperta e lo chef stellato, nonché grande personaggio televisivo, Gordon Ramsay. www.museomodena.ferrari.com
PRODOTTA IN UNA LIMITATA SERIE DI 36 VETTURE, LA 250 GTO È TRA LE AUTOMOBILI CLASSICHE CON LE QUOTAZIONI IN ASSOLUTO PIÙ ALTE correva che richiedeva, per l’omologazione alle gare, un minimo di 100 vetture prodotte in un anno. Quando la Federazione la omologò quale evoluzione della 250 GT passo corto, divenne automaticamente 250 GTO, cioè GT Omologata. Con il motore V12 di 2953 cc, evoluzione del “progetto Colombo”, con 300 cavalli ed alti valori di coppia già a basso regime e un cambio a 5 marce, cosa innovativa per quegli anni, la vettura risultò imbattibile. A contribuire al successo anche la leggerezza – solo 880 chili a secco – e l’agilità. Nella 12 Ore che inaugurò la carriera sportiva della macchina, la GTO venne guidata dalla coppia Phil Hill – Oliver Gendebien verso il secondo posto, dietro alla Vettura Sport 250 Testa Rossa, vincendo facilmente la categoria GT. La prestazione fu entusiasmante, tanto più se si considera che si trattava di un modello al debutto. I primi sviluppi del nuovo modello rimasero segreti, e Giotto Bizzarrini – designer che in quegli anni firmò prestigiose collaborazioni anche con Lambroghini - venne incaricato di realizzare una vettura in grado di battere la Jaguar “E” Type. Alla sua prima uscita sul circuito di Monza nel settembre 1961, prima del Gran Premio d’Italia, la macchina si guadagnò il soprannome di “Mostro”, a causa del suo corpo vettura realizzato in modo piuttosto raffazzonato. Durante le sessioni di prova la macchina, guidata da Stirling Moss segnò tempi formidabili, con prestazioni che la 250 GT “passo corto” non era mai riuscita ad avvicinare. La costruzione definitiva del corpo vettura venne affidata a Sergio Scaglietti, che ci regalò la forma definitiva della GTO. Martina Morelli
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HOTEL
IL WALLED OFF E L’ARTE SENZA VOLTO DI BANKSY «I muri vanno molto di moda in questo momento, ma io me ne sono occupato molto prima che Trump li rendesse cool»
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LA LEZIONE DI BANKSY E DEL SUO WALLED OFF CREA UNA FELICE CONVIVENZA TRA ARTE, TURISMO, RIFLESSIONE STORICA E IMPEGNO CIVILE
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na delle figure più acclamate dei nostri tempi, ma anche una delle più controverse, nascosta in un anonimato che perdura da vent'anni e che ha catturato da subito l’attenzione del pubblico internazionale. «An underground artist who is truly underground», così è stato definito sulla CNN nella sua prima “apparizione” americana, ossia la prima volta che il nome Banksy è stato pronunciato oltreoceano, visto che non è mai stato fotografato, né ha mai rilasciato un'intervista di persona. Un “artista urbano” questa la definizione più adatta, che si dibatte tra umorismo e umanità per dare voce a chi, altrimenti, non sarebbe ascoltato da nessuno, che siano i disperati di Calais - i “miserabili” del nostro tempo – con un murales a loro dedicato nei pressi
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“VIVERE CON UN’OPERA D’ARTE È MOLTO DIVERSO DA INTRAVEDERLA CON LA CODA DELL'OCCHIO” DIANE ARBUS dell'Ambasciata francese a Londra o, più recentemente, i piccoli studenti di una scuola di Bristol. Nonostante il pieno anonimato, si pensa che sia proprio questa la sua città natale, dal momento che da qui tutto è partito. Qui è nata una tecnica nuova che unisce il graffiti writing allo stencil e che permette di creare opere di grandi dimensioni in poco tempo, ma anche uno stile che lo distingue da chiunque altro e che ha influenzato la scena artistica a livello mondiale. Dai murales all’installazione, dalla pittura su tela alle serigrafie e sculture, ogni mezzo è valido per esprimere un commento satirico, sociale e politico giocando e traendo spunto dal contesto circostante, creando scenografie animate in cui, occasionalmente, sono stati coinvolti anche animali viventi. E non ci sono limiti dettati dalla collocazione geografica o dal mezzo espressivo: lungo la striscia di Gaza, al Bristol Museum & Art Gallery con una mostra che ha attratto oltre 300.000 visitatori, a Hollywood con il film documentario “Exit Through The Gift Shop”, che ha ottenenuto una nomination agli Oscar, nel grande parco a tema di DISMALAND, il primo‘Bemusement Park’. L'ultima impresa è un'ulteriore conferma. È il “Walled Off Hotel”, nome che letteralmente significa “albergo murato”, ma che richiama un'ironica assonanza con la catena alberghiera Waldorf. Collocato nella zona C, un’area appena fuori Betlemme, a 500 metri dal check-point israeliano e proprio a ridosso del muro di sicurezza alto 9 metri costruito da Israele nel 2002, è già noto come l' “albergo con la peggior vista del mondo”, e non è affatto un caso. Se è vero che si tratta a tutti gli effetti di una struttura ricettiva è altrettanto innegabile la sua natura provocatoria e il suo intento sociale. La posizione dell'albergo dovrebbe consentire l'accesso sia agli israeliani che ai palestinesi, consentendo l'incontro tra le due
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prevista una cauzione di 1000 dollari. Ogni spazio, qui, richiama a un'attenta riflessione, a partire dalla hall: i visitatori vengono accolti da un pianoforte controllato da remoto che ogni sera offre un concerto diverso, scritto e registrato in esclusiva per l’hotel da musicisti come i Massive Attack, Trent Reznor&Atticus Ross, Hans Zimmer e Flea. L'atmosfera è surreale e distopica anche nel ristorante piano-bar, “celebrazione” dell’epoca coloniale e del centenario della Dichiarazione di Balfour, con la quale la Gran Bretagna si schierò ufficialmente a favore della creazione a tavolino di un “focolare nazionale” ebraico. Una nicchia all’ingresso ospita proprio una riproduzione a grandezza naturale di Lord Balfour che firma la dichiarazione, mentre sulle altre pareti dominano telecamere di sicurezza (spente) fionde e altre armi di strada, opere di Bansky brutalmente vandalizzate e statue soffocate dai gas lacrimogeni. Martina Morelli
popolazioni e il dialogo. Inoltre, l’hotel è un’impresa commerciale, una spinta per incoraggiare il turismo in quest'area che negli ultimi anni è sceso progressivamente. Da un ex laboratorio di ceramica, arredato in stile coloniale e con uno staff interamente locale, che solo negli ultimi giorni ha appreso il nome del misterioso datore di lavoro, nascono 9 stanze più una suite, quasi tutte con opere dell’artista all’interno. Tra le camere, la più esclusiva è la Presidential Suite, interamente dipinta di rosso, con un cuore metallico incorniciato e avvolto da filo spinato appeso sopra il letto, una vasca idromassaggio in finta pietra e la vista migliore sul muro sottostante, praticamente “tutto ciò di cui un capo di stato corrotto ha bisogno”, come si legge sul sito dell'albergo. “La stanza di Bansky”, così è stata ribattezzata la stanza numero 3, è quella finora più rappresentativa dello stile Banksy, con un grande murales che ritrae la lotta di cuscini tra un militante palestinese coperto da una kefyah e un soldato israeliano in tenuta antisommossa, con un 'esplosione di piume che ricopre quasi l'intera stanza. Esiste anche un'esperienza più a buon mercato per chi voglia sperimentare le atmosfere degli accampamenti israeliani: letti a castello, attrezzature militari, un finto
ascensore murato nel corridoio e un finto schermo televisivo in un’altra delle camere che portano all'interno della struttura la quotidianità e lo straniamento che vivono le popolazioni locali. Non tutte le stanze sono state però decorate da Bansky: una, ad esempio, porta la firma dell’artista canadese Dominique Pétrin, che tra le altre cose ha dipinto un camino intitolato “shit happens”. Naturalmente, per preservare le installazioni presenti all'interno del Walled Off Hotel è
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“MARINA D’ARECHI”
L’ISOLA DELLA NAUTICA NEL CUORE DEL MEZZOGIORNO Legalità, sicurezza e rispetto dell’ambiente fra i primati dello scalo salernitano che fa girare la testa a tutti gli amanti del mare
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l più grande (con i suoi 340.000 metri quadri specchi acquei messi a disposizione dei diportisti), il più moderno per qualità dei servizi e per gli standard di sicurezza, ma specialmente il più “blue” del Mediterraneo per la cura assoluta dell’ambiente nell’utilizzo di materiali naturali, a partire dalla diga sovra-flutto, tutta in roccia tipica della costiera salernitana, ai pontili rigorosamente in legno riciclato, all’arredamento eco-sostenibile e ai sistemi di riciclo dei rifiuti. Con questi primati, il porto di Marina d’Arechi, sul litorale di levante della Città di Salerno, entra a vele spiegate nel mercato della nautica internazionale. Sono state, infatti, completate tutte le opere a mare del
porto contraddistinto da una scelta architettonica di fondo: quella di essere un’isola della nautica collegata alla terra ferma da un ponte. Con oltre 120 milioni di euro di investimenti privati (80 dei quali concentrati nella realizzazione della struttura a mare), Marina d’Arechi si connota come una delle più importanti strutture turistiche realizzate nel Mezzogiorno. Frutto dell’iniziativa lanciata come idea nel 2000 da uno dei più attivi gruppi imprenditoriali del Mezzogiorno, il Gruppo Gallozzi di Salerno che ne è l'azionista di maggioranza con il 68% (Invitalia detiene il 32%), il nuovo porto turistico è stato realizzato interamente in finanza di progetto, per altro in
IL CLIENTE AL CENTRO DELLO SCALO, GRAZIE A UN MIX EQUILIBRATO E DI ALTA QUALITÀ FRA SERVIZI A MARE E SERVIZI A TERRA Leggilo su progressonline.it
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MARINA D’ARECHI CONIUGA UN’OFFERTA INFRASTRUTTURALE ECCELLENTE, UN ELEVATO STANDARD DI QUALITÀ IN TERMINI DI SERVIZI E UN CONTESTO TERRITORIALE DI ASSOLUTA EFFICIENZA controtendenza in un periodo di forte crisi per il mercato nautico italiano. Posata la prima pietra il 9 luglio del 2010, Marina d’Arechi è stato realizzato per la parte infrastrutturale in un tempo record di 21 mesi dedicando un’attenzione quasi esasperata alla legalità, al punto da fare assurgere questa infrastruttura a simbolo di “quel fare impresa che è possibile nel Sud”. Con 1000 posti barca dai 10 ai 100 metri di lunghezza, un centro di rimessaggio invernale che è evoluto in un cantiere di manutenzione e riparazione, anche con il recente acquisto di nuovi mezzi per la movimentazione delle barche, con la torre di controllo, un servizio di concierge, video e telesorveglianza, accessi controllati elettronicamente, guardianaggio h24 il porto ha fatto della sicurezza un vero e proprio “must”. Spesso conosciuto come Salerno Port Village concentra nella sua area protetta servizi a 360 gradi per i turisti nautici, ivi compresa
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una spiaggia privata. I suoi spazi e servizi per il diporto, lo svago, il divertimento e il relax rendono Marina d’Arechi il luogo adatto a chi voglia vivere una vacanza tutto l’anno. Forte degli ulteriori 270 posti per barche da 14 a 35 metri della nuova “spina-pontile” e della nuova area per mega yacht e navi da diporto, è in grado ora di attuare una politica commerciale aggressiva sia sul mercato italiano che su quello internazionale, “vendendo” una posizione geografica unica a poche ore di navigazione dalle più affascinati mete mediterranee del turismo nautico (Capri, Ischia, Amalfi, Ravello, Positano e il Cilento). Come detto, Marina d’Arechi è numero uno nel Mediterraneo per quanto riguarda la difesa dell’ambiente: fra l’altro il porto si fregia della Bandiera Blu 2016/2017, il riconoscimento internazionale assegnato dalla Foundation for Environmental
Education (Fee), non solo alle spiagge ma anche agli approdi che praticano una strategia fortemente orientata al rispetto dell’ambiente, al turismo sostenibile, all'attenta gestione dei rifiuti e alla valorizzazione delle aree naturalistiche. Il prestigioso riconoscimento di “Bandiera Blu 2016/2017 – Approdi” segue di pochi giorni un altro esclusivo riconoscimento. A seguito delle attività di verifica annuale effettuate dagli ispettori Registro Italiano Navale, Marina d’Arechi (unico in Mezzogiorno) ha ottenuto il punteggio massimo di cinque timoni su cinque assegnati nell’ambito della valutazione di qualità dei Marina Excellence. Confermato anche il massimo punteggio nella certificazione 24PLUS per la qualità dell’offerta dei servizi dedicati ai Superyacht. www.marinadarechi.com Sveva Riva