Progress Luglio 2019

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MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE

NUMERO 137 - ANNO 2019

EURO 5,00

Stregati dalla Luna (da 50 anni) LE FORME, L’ARTE

IN SALA

PASSIONE IN MARE

VITE DA CHEF

I VOLTI DEL BUSINESS

HELLO BEIRUT

Spoleto: un Festival di ispirazioni Solaika Marrocco: sognando la stella

Giffoni e Taormina: l’estate è uno spettacolo Campari Soda: un mito senza “etichette”

Benetti Spectre: il panfilo perfetto Perdersi nel paese dei cedri




EDITORIALE

SE GUARDI IN ALTO C’È ANCORA LA LUNA «Credo che questa nazione si debba impegnare a raggiungere l’obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e di farlo tornare sano e salvo sulla Terra»: era il 25 maggio 1961 quando l’allora Presidente USA, John F. Kennedy, si rivolse in questo modo al Congresso degli Stati Uniti. Dalle parole ai fatti (pur tra mille difficoltà): poco più di 8 anni dopo, esattamente il 20 luglio 1969, gli astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin poggiarono i piedi, per la prima volta nella storia dell’umanità, sul suolo lunare. Un evento epocale che, oltre a contribuire in modo significativo al progresso scientifico e tecnologico di tutti, colpì in maniera indelebile la fantasia di coloro che erano abituati a stare con il naso all’insù. Nonostante le sia stato dato finalmente “un corpo”, la luna ha continuato a essere al centro delle nostre fantasie, guardata da sempre come una madre benevola e considerata quasi la custode delle promesse fatte tra innamorati sotto la sua luce. Ed è per questo che il numero di luglio di Progress vuole omaggiare, in occasione delle celebrazioni per i cinquant’anni dall’evento, il primo allunaggio della storia. Perché, nonostante il “grande passo per l’umanità”, il nostro amato satellite è ancora lì, lontano nel cielo e avvolto da un senso di luminoso mistero. Franco Del Panta


La vacanza inizia dove finiscono i pensieri DIVERTITI IN SICILIA AL VERDURA RESORT

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MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE

NUMERO 137 ANNO 2019

24

48

68

IN PRIMO PIANO

LE FORME, L’ARTE

IN SALA

STREGATI DALLA LUNA (DA 50 ANNI)

SPOLETO: UN FESTIVAL DI ISPIRAZIONI

GIFFONI E TAORMINA: L’ESTATE È UNO SPETTACOLO

72 SERIE TV

LA LUNGA ESTATE CALDISSIMA DI STRANGER THINGS 3

34 SCENARI CONTEMPORANEI

IMPRESE FAMILIARI: ITALIA CHIAMA ESTERO

54 N OT E D A L L A C A P I T A L E

A ROMA RISUONA IL SANTA CECILIA

36

76 IDENTITÀ DIGITALI

MAURO UZZEO: OLTRE I CONFINI DEL FUMETTO

I V O LT I D E L B U S I N E S S

CAMPARI SODA, UN MITO “SENZA ETICHETTE”

58 LIVE MUSIC

ROCK IN ROMA: È FESTA GRANDE CON GLI EX-OTAGO

42 RISORSE (DIS)UMANE

COME CREARE UNA CULTURA AZIENDALE EFFICACE

64 IN SALA

IL SIGNOR DIAVOLO

EURO 5,00

80 SULLO SCAFFA LE

UNA BIOGRAPHIC NOVEL PER DUE


Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione. Testi e fotografie non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

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FASHION IN PROGRESS

HELLO BEIR UT

TOM FORD

PERDERSI NEL PAESE DEI CEDRI

Progress è una pubblicazione curata da La6 Group s.r.l. Largo della Primavera, 40 00171 Roma Rivista mensile registrata presso il Tribunale di Roma 17/09/2010 N° 356/2010

Progress n°137 / LUGLIO 2019 Uffici Commerciali Roma, Via Giovanni Devoti, 28 - 00167 Roma Editor in Chief Leonardo Garcia de Vincentiis Direttore Editoriale Franco Del Panta direzione@edizionisei.com Direttore Pubblicità Paolo Del Panta advertising@edizionisei.com

88 VITE DA CHEF

SOGNANDO LA STELLA

110 Q U AT T R O R U OT E

92 PASSIONE IN MARE

IL PANFILO PERFETTO

ESTATE ON THE ROAD

116 AL VOLANTE

UNA NUOVA MOBILITÀ È POSSIBILE

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Redazione e Collaboratori Editoriali redazione@la6group.com A. Creta, E. Pasca, M. Morelli, E. Rodi, S. Riva, L. Mancini, Y. Leone, S. Valentini, M. Baffigi, F. Bruni, R. Bernardo, M. Pituano, M. Bertollini, R. Cavrioli, B. Vecchiarelli, J. Daporto, E. Zucca, D. Battaglia , M.Tiberi, G.Migliore, E. Rauco, G.Collina, R. Giasi, Ricerca Iconografica e Servizi A cura della redazione Art Direction Francesco Sciarrone www.francescosciarrone.it

LA MOBILITÀ DI DOMANI

LA GUIDA SU MISURA

Cover: Archivio Nasa Stampa, Allestimento e Distribuzione La6 Group s.r.l.

98 F U G A D ’ AU T O R E

SOGNO NASCOSTO

Informazioni e Abbonamenti info@la6group.com www.progressonline.it N.B. Massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati. Spedizione in abbonamento postale. 70% Filiale di Roma.


Finché vedrai, sventolar… bandiera blu Sono 386, in aumento rispetto al 2018 (378) le località turistiche italiane premiate con la Bandiera Blu. Da nord a sud dello Stivale crescono in maniera importante i luoghi che il FEE (Foundation for Environmental Education) ha ritenuto meritevoli di questo importante riconoscimento. È considerevole l’impennata fatta registrare dall’Italia nel numero delle località premiate: spiagge, coste, porti turistici e zone lacustri possono vantare il prestigioso marchio che riconosce gli elevati standard di pulizia, sostenibilità e servizi offerti. Considerando le varie regioni, la Liguria, con 3 nuovi ingressi, guida la classifica nazionale con 30 Bandiere Blu. Il secondo posto della graduatoria è occupato dalla Toscana con 19 località, seguita dalla Campania, con 18 bandiere. Un risultato considerevole che afferma quanto le località marittime e balneari siano al centro della ricchezza turistica nazionale. Numeri alla mano, considerando i riconoscimenti internazionali, l’Italia è uno dei paesi più premiati al mondo: ad oggi, infatti, una bandiera blu ogni dieci è tricolore.

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DUE FESTE AL PREZZO DI UNA

A GRAN VÉLO VERSO IL GIRO DI FRANCIA

Usanze vecchie e nuove nel giorno dell’unità nazionale francese e della rivolta che ha cambiato le sorti d’Europa.

Tutti in sella per il Tour de France 2019, l’evento più atteso nel mondo del ciclismo su strada, giunto a quota 106 edizioni.

Il 14 luglio ricorre la festa nazionale Il luglio francese torna a tingersi di della Francia, sentita con orgoglio giallo. Niente che abbia a che fare da tutti i suoi cittadini. Quel preciso con gli inferociti manifestanti in gilet, by Beatrice Vecchiarelli giorno del 1789 infatti è ricordato, per state tranquilli, è solo il momento convenzione, come l’inizio alla Rivoludella Grande Boucle. In particolare, zione che fece crollare l’Ancient Régime. Evento simbolo fu quest’anno ricorre proprio il centenario dell’istituzione la presa della prigione della Bastiglia e, sulla base di una prodella maillot jaune, l’ambita maglia gialla emblema posta di legge del 1880, tale data divenne ufficialmente una della gara, indossata da chi comanda la classifica solennità. Da allora viene celebrata in ogni città del Paese generale. I campioni che con sudore e sacrificio sono con una serie di eventi più o meno istituzionali, tuttavia resta riusciti a conquistarla, da Eddie Merckx a Geraint Thola capitale il posto in cui essere per onorare le 14 Juillet. mas, l’hanno trasformata in un simbolo d’eccellenza, di Le celebrazioni vengono aperte intorno alle 10 di mattina fatica e quindi di eterna gloria nel panorama ciclistico dalla maestosa parata militare – la più antica al mondo – lunmondiale. Per la seconda volta nella sua storia il giro go gli Champs-Élysées e si concludono a mezzanotte con lo prenderà avvio da Bruxelles (la prima era stata nel spettacolo pirotecnico sugli Champs de Mars nei pressi della 1958), con arrivo trionfale – come di consueto – a PaTorre Eiffel. Alcuni amano godersi lo show a bordo di battelli rigi, sugli Champs-Élysées domenica 28. Ma facciamo lungo il fiume, dove è possibile consumare la cena qualche numero: 22 team partecipanti, un totale e brindare con lo champagne. Più recente è di 3460 chilometri da pedalare, 21 le tappe in invece la tradizione del ballo dei pompieri: programma e soli due giorni di riposo. Il tutte le caserme di Parigi vengono aperte percorso da Belfort a Chalon-sur-Saône, al pubblico per scatenarsi in danze con nella settima giornata di gara, è il più i vigili del fuoco. Il 14 luglio cade anche lungo con 230 chilometri. Le tappe più la Festa della Federazione, riferita al brevi indubbiamente le due cronomedesimo giorno del 1790. Niente di metro, a squadre e individuale, il 7 e il meglio quindi che due feste al prezzo 19 luglio. Occhi puntati sul traguardo di una. quindi, gli dei delle due ruote sfilano sugli Champs-Élysées, con il tradizionale brindisi di Champagne della maglia gialla con il resto del suo team. www.letour.fr


“La cultura è l’energia pulita del nostro paese.” Emmanuele F. M. Emanuele La Fondazione Cultura e Arte, diretta emanazione della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, opera nella diffusione di iniziative culturali, sulla base Emmanuele dell’assunto che l’arte e la cultura – nelle loro F. molteplici forme e manifestazioniEmmanuele – svolgano un F. La Fondazione Cultura e Arte, diretta ruolo di primo piano nella formazione emanazione della Fondazione della coscienza collettiva, annullando La Fondazione Cultura e Arte, diretta Terzoe Pilastro – Internazionale, opera le differenze appianando i della conflitti, a favore emanazione Fondazione nella diffusione di iniziative culturali, sulla base dell’inclusione sociale e del dialogo costruttivo Terzo Pilastro – Internazionale, opera dell’assunto che l’arte e la cultura – nelle loro nella diffusione di iniziative culturali, sulla base molteplici formeche e manifestazioni – svolgano un dell’assunto l’arte e la cultura – nelle loro ruolo di primo piano nella formazione molteplici forme e manifestazioni – svolgano un della di coscienza collettiva, annullando ruolo primo piano nella formazione le differenze e appianando i conflitti, a favore della coscienza collettiva, annullando dell’inclusione sociale e del dialogo costruttivo le differenze e appianando i conflitti, a favore

fra i popoli. La Fondazione è attiva nel campo delle arti visive e dell’attività espositiva,della multimedialità, dell’editoria, della musica, della poesia e della promozione ed organizzazione M. Emanuele di convegni e think tank. I progetti realizzati M. Emanuele accrescono l’offerta culturale attuale fravalorizzano, i popoli. Laattraverso Fondazione è attiva nel campo e specifici interventi, arti visive e dell’attività espositiva,della ildelle patrimonio artistico-culturale non solo fra i popoli. La Fondazione è attiva nel campo multimedialità, dell’editoria, della musica, della nel nostro Paese, con uno sguardo particolare delle arti visive e dell’attività espositiva,della poesia e della promozione ed organizzazione al Mediterraneo e all’Oriente. multimedialità, dell’editoria, della musica, della di convegni e think tank. I progetti realizzati poesia e della promozione ed organizzazione accrescono culturale attuale di convegni l’offerta e think tank. I progetti realizzati e valorizzano, attraverso specifici interventi, accrescono l’offerta culturale attuale ile patrimonio non solo valorizzano,artistico-culturale attraverso specifici interventi, nel nostro Paese, con uno sguardo particolare il patrimonio artistico-culturale non solo al all’Oriente. nelMediterraneo nostro Paese,e con uno sguardo particolare

“La cultura è l’energia pulita del nostro paese.” “La cultura è l’energia pulita del nostro paese.”

dell’inclusione sociale e del dialogo costruttivo

al Mediterraneo e all’Oriente.

www.fondazioneculturaearte.it


UN’ESTATE DI CLASSICA

133° ATTO A WIMBLEDON

Sta per fare ritorno, con la 125esima edizione, il BBC Proms, l’evento di musica classica più importante al mondo.

Londra vede di ritorno anche il più importante e annuale appuntamento di tennis: Wimbledon.

Saranno oltre 150 gli eventi e tra questi Si svolgerà presso l’All England Lawn più di 80 concerti di musica orchestrale, Tennis and Croquet Club il torneo di corale e da camera in programma nelle tennis del Grande Slam che porta come 8 settimane che prenderanno il via dal campioni in carica Novak Djokovic e by Stefano Valentini 19 luglio e si andranno a concludere Angelique Kerber. La competizione il 14 settembre. Il Festival, istituito il avrà luogo dal 1° al 14 luglio. Fari 10 agosto 1895, secondo l’opinione dell’organizzatore puntati sui grandi nomi, ma anche sulle numerose novità: Robert Newman, doveva essere composto da una serie di la più visibile è il nuovo campo 1, dotato di copertura, concerti a prezzi popolari per consentire al vasto pubblico, realizzata per limitare gli slittamenti del programma a causa normalmente lontano dalle sale da concerto, di poter della pioggia. Altra novità è la fine dell’era del set decisivo fruire di uno spettacolo di alto livello artistico. Alcune ad oltranza. Wimbledon opta per una soluzione meno esibizioni vengono organizzate anche nei parchi di altre drastica con il tie-break sul 12-12, evitando quelle maratone città del Regno Unito, specie durante la serata di chiusura. di ore di gioco spalmate su più giornate. Finalmente Il Festival, sin dalla nascita, riveste per indole un carattere il torneo singolare di qualificazioni femminili verrà popolare e coinvolge tutte le fasce sociali e persone di ogni uniformato a quello maschile: si passa dalle 96 alle 128 età: dai bambini delle scuole elementari alle persone più partecipanti. Infine, Wimbledon diventa più ecosostenibile. anziane. L’edizione di quest’anno conta anche il 90esimo di Tra le novità annunciate dall’AELTC, la rimozione dei finanziamento da parte della BBC, importante partner da sacchetti di plastica dall’operazione di incordatura delle cui poi l’evento ha preso il nome di BBC Proms. racchette (4500 sacchetti in meno) e uso di bottigliette riciclate per uno smaltimento razionalizzato e differenziato - garantito dal personale intorno ai campi che informerà il pubblico presente.

www.bbc.co.uk/proms

www.wimbledon.com

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QUARANT’ANNI DI DIRITTI LGBT

UNA SOSTA AL MUSEO Nei luoghi più impensabili prendono vita spesso le idee più accattivanti: da Berlino una grande lezione di recupero urbano.

Con la CSP Berlino si tinge dei colori dell’arcobaleno per celebrare la diversità e l’amore senza etichette.

Esistono musei allestiti in edifici di nuova progettazione e collezioni d’arte Tutto ebbe inizio a New York nel 1969 ospitate in palazzi sfarzosi, gallerie quando, con l’ennesima assurda realizzate in strutture industriali opmotivazione, la polizia irruppe in uno by Beatrice Vecchiarelli pure in ex stazioni ferroviarie, come storico locale gay in Christopher Street nel caso del Museum für Gegenwart. per compiere un nuovo rastrellamenLetteralmente significa “Museo del presente” ed è to. I presenti, stanchi delle continue violenze, anziché stato inaugurato nel 1996 niente meno che all’interno obbedire decisero di ribellarsi e per giorni portarodell’Hamburger Bahnhof. Si tratta di una delle prime no avanti la loro protesta. L’intera comunità si riversò stazioni terminali della rete ferroviaria tedesca, costruin strada marciando al grido di “gay is good”. Era il ita in stile neoclassico intorno alla metà del XIX secolo, primo Gay Pride della storia e da allora quel corteo che connetteva la capitale con Amburgo. Dopo essere non si è più fermato, aumentando partecipazione e stata fortemente danneggiata, sta vivendo oggi la sua sostegno di anno in anno. Dieci anni dopo i fatti di New seconda vita ospitando opere d’arte contemporanea, York, la capitale tedesca decise di raccogliere l’eredida Andy Warhol a Keith Haring, e una serie di espotà lasciata dal movimento americano e di portarlo in sizioni temporanee. Molti dei capolavori provengono Europa dando vita alla Christopher Street Parade. È un dalla Marx Collection, dal patrimonio della Nationalappuntamento annuale da ormai quattro decadi, tra i galerie e dalla Friedrich Christian Flick Collection. Gli più conosciuti per quanto riguarda la lotta al riconospazi espositivi sono stati ampliati inoltre sulla base scimento dei diversi orientamenti sessuali e il diritto di un progetto che ha permesso di collegare gli ex ad avere pari diritti. Un evento di carattere politico, depositi per le spedizioni all’edificio principale che non trascura però il divertimento, con aumentando la superficie disponibile a 10 spettacoli, musica, danza e stand di mila mq. È una vera chicca di Berlino da street food. La parata partirà alle visitare dentro e fuori anche grazie ore 12.00 dal Kurfürstendamm, il alle installazioni luminose dell’artigrande viale dello shopping, per sta statunitense Dan Flavin. approdare poi all’iconica porta di Brandeburgo.

www.smb.museum

27 luglio 2019 csd-berlin.de

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LA GRANDE MELA IN FESTA PER L’INDIPENDENCE DAY

DIVORA QUELL’HOT DOG!

Si celebra il 4 luglio la festa più conosciuta - insieme a quella del Ringraziamento – della cultura americana. Gli statunitensi, e nello specifico i newyorkesi, tengono particolarmente a questa ricorrenza by Stefano Valentini che celebra la Dichiarazione d’indipendenza di tredici colonie che, nel 1776, si proclamarono autonome rispetto al Regno Unito. Festeggiarla come si deve è un must, e la Grande Mela si appresta a essere il place to be. Essendo una festa federale, gli uffici e le banche saranno chiusi, ma i negozi e le principali attrazioni rimarranno aperte, seppur con orari ridotti. Statua della Libertà, Empire State Building, Top of the Rock e i vari musei sono tra le mete più gettonate durante questa giornata. Molteplici eventi e attività sono in programma per questo evento. Coney Island è affollata di giovani e famiglie che si divertono tra un tuffo nell’oceano, un giro sulle giostre del Luna Park e una visita all’acquario. Il 4 luglio segna anche l’inizio dei saldi in molti negozi di New York tuttavia il modo più popolare e “patriottico” di onorare questa festività è il pranzo dell’Indipendence Day, ovvero il pic-nic al Central Park con amici e parenti. Alle 21:20 tutti con il naso all’insù, dall’East River infatti partirà il lungo e tradizionale spettacolo pirotecnico che conta tra le 40 e 50 mila esplosioni e dura quasi mezz’ora, con un pubblico di circa 3 milioni di persone. | 14 |

In clima di festa, si sa, ci si lascia andare: si tende a mangiare e bere un po’ più del solito. Non è il caso dei partecipanti al Nathan’s Hot Dog Eating Contest, la competizione che vede i partecipanti ingurgitare con una velocità incredibile un’altrettanto incredibile quantità di autentici hot dog americani. L’evento goliardico si tiene a New York ogni anno il Giorno dell’Indipendenza presso l’originale e famoso ristorante di Nathan’s Famous Corporation all’angolo tra Surf e Stillwell Avenue a Coney Island, un quartiere di Brooklyn. La gara ha guadagnato l’attenzione del pubblico negli ultimi anni grazie alla celebrità di Takeru Kobayashi e Joey Chestnut. Il primo un giapponese con molti record e ben otto Guinness da “eater”, mentre il secondo è il campione maschile in carica, che ha divorato 74 hot dog in 10 minuti. Il trucco che ha utilizzato è stato quello di immergere il panino nell’acqua prima di inghiottirlo… ma, onde evitare soffocamenti, don’t try this at home! www.nathansfamous.com



CHE SCATTI L’ESTATE

consideri in primo luogo le potenzialità della fotocamera dello smartphone. Con l’estate, poi, le nostre gallerie si Tre, quattro, cinque obiettivi, riempiono di selfie e foto che ritraggozoom 10x, risoluzioni che superano i 40 megapixel e lenti grandanno le vacanze. Giunti a questo punto, golari. Il mercato degli smartphoquindi, quali sono i dispositivi migliori ne ci mette davanti ad un’offerta per degli scatti da paura? Scopriamoli pazzesca di modelli con fotocain una breve rassegna. mere più o meno avanzate, ma Huawei P30 Pro: attualmente è lo quali sono i migliori per catturare smartphone con il miglior comparto i momenti dell’estate? fotografico. 3 camere posteriori da 40, 20 e 8 megapixel (realizzate con by Alessandro Creta Agenda, riproduttore musicale, concollaborazione con Leica) alle quali si sole portatile, strumento utile (se non aggiunge quella frontale da 32. indispensabile) per il lavoro. Questo e molto altro in un Apple iPhone Xs: un tempo il melafonino guidava le solo congegno diventato compagno fisso delle nostre classifiche mondiali, ultimamente viaggia un po’ col freno giornate, un dispositivo che è ormai una protesi hi tech a mano tirato. La doppia fotocamera da 12 megapixel, ben salda sulle nostre mani: lo smartphone. Ma nella però, è tra le migliori sul mercato. vasta offerta che al giorno d’oggi i brand di elettronica ci Samsung Galaxy S10+: non avrà la stessa risoluzione propongono da cosa è sempre, o quasi, guidata la del P30 Pro, ma il brand coreano ha sempre messo la scelta del cliente? Dalle esigenze personali, ovviaqualità fotografica al centro dei suoi progetti. mente, che portano il consumatore ad acquistare L’ultimo nato di casa Samsung scatta foto uno smartphone più o meno performante, dal di altissimo livello in ogni condizione di prezzo dello stesso ma soprattutto dalla capaciluce. tà di scattare delle belle foto. La qualità della Nokia 9 Pureview: uno smartphone dotato fotocamera negli ultimi anni è diventata di ben 5 fotocamere posteriori da 12 meforse la discriminante principale per chi gapixel, di cui 3 in bianco e nero. Inutile dire acquista un telefono. Un fenomeno questo come si tratti di una sorta di record mondiale. forse connesso alla dilagante realtà social Xiaomi Mi 9: un telefono di fascia medio/ in cui siamo immersi: con post da condialta della casa cinese che, nonostante tutto, videre su Facebook e Instagram come non cede a compromessi per quanto dei novelli Ferragnez ora ci sentiamo riguarda la parte fotografica. A 450 euro, quasi in dovere di pubblicare delle foto infatti, non troverete sul mercato un che siano più belle della realtà che ci device con due fotocamere da 16 e 12 circonda. Ecco, dunque, che il cliente è megapixel. sempre orientato verso una scelta che

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grandi mostre

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produzioni originali

365 giorni di festa

1500

appuntamenti

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LA STRANA COPPIA Per chi ha sognato di incontrare Pinocchio o di seguire Dante attraverso la Selva Oscura l’avventura parte da Firenze dove, lo scorso giugno, ha aperto al pubblico “Dantocchio – Pinocchio e Dante multimedia museum experience” Un museo interamente dedicato a due icone della cultura italiana e fiorentina nel mondo, Pinocchio e Dante Alighieri, sorge nel cuore della Città del Giglio, precisamente a Palazzo Gerini, a due passi dalla Galleria dell’Accademia dove è esposto il David di Michelangelo. Nella città dell’arte e della letteratura Dantocchio completa l’offerta museale di un polo dalla forte vocazione culturale e turistica. Un progetto nato e poi realizzato da solide esperienze maturate in differenti campi culturali unite con la costituzione della Dantocchio srl. A farne parte sono la Fondazione Nazionale Carlo

by Guglielmo Collina

Collodi, la casa editrice Giunti Editore, Capitale Cultura Group, il Club Santa Chiara e Ghinato & Associati. Al vertice opera il comitato scientifico composto da Pier Francesco Bernacchi (presidente della Dantocchio srl e presidente della Fondazione Nazionale Carlo Collodi) Sergio Giunti (Giunti Editore), Enrico Ghinato (Ghinato& Associati), Antonio Scuderi (Capitale Cultura Group), Marco Palmisano (Club Santa Chiara). Art director

dell’esposizione è l’architetto Carlo Anzilotti; la sua attività si sviluppa in Italia e all’estero nel settore del concept Design, della progettazione integrata e dell’arte con l’utilizzo di nuove tecnologie  multimediali  per la realizzazione di allestimenti, scenografie , mostre, entrateinment space e spazi

immersivi . Il tutto nell’ambito di quello che oggi viene definito edutainment. Dantocchio si propone di rappresentare la nuova frontiera dell’edutainment proponendo un’esperienza immersiva dove divertimento e cultura creano un binomio inscindibile. Molteplici le aree tematiche presenti nel museo: Pinocchio Experience, Dante “Divina Commedia” Experience, La Sala degli Specchi (il Paese di Dantocchio), il Cinema, il Bookshop, la sala espositiva per le mostre temporanee sempre a tema Dante/Pinocchio fino allo spazio ristorazione dove un grande trompe l’oeil riproduce un affaccio sulla collina di Collodi e su Villa Garzoni, dimora dove Carlo Lorenzini (la penna che diede vita a Pinocchio) trascorse gran parte della sua infanzia. www.dantocchio.it biglietti a partire da 8€ Via Ricasoli, 44 - Firenze | 18 |



LA REGINA ITALIANA DELLA MUSICA Beatrice Venezi è diventata a soli 29 anni uno dei direttori d’orchestra più importanti a livello internazionale. Non a caso è stata inserita da Forbes tra i cento under 30 più influenti al mondo. by Guglielmo Si dice che il destino di ognuno venga tracciato sin dal momento in cui veniamo al mondo. Quello di Beatrice Venezi, nata e cresciuta nella stessa città di Giacomo Puccini, non poteva che essere legato alla musica. Lucca infatti ha dato i natali ad una ragazza che sin da giovanissima ha fatto parlare di sé in tutto il globo dirigendo i musicisti delle più famose orchestre internazionali. Orgoglio 100% made in Italy, una professionista che in molti ci invidiano. Beatrice Venezi ha iniziato a studiare pianoforte a 7 anni e, come ama ripetere, è “cresciuta a pane e Puccini”. Tempo dopo è diventata allieva del Maestro Gaetano Giani Luporini, uno dei primi a credere veramente in lei tanto da incoraggiarla

a perseguire quell’intento che lei stessa identificava come “necessità interiore”: la conduzione musicale. Appena 22enne Beatrice ha debuttato nella sua città natale con l’orchestra Filarmonica di Lucca e ha iniziato poco dopo la sua carriera internazionale arrivando a dirigere, nel corso degli anni, la Sofia Philharmonic, l’Armenian State Symphony Orchestra, l’Odessa Collina Philharmonic Orchestra, l’ucraina Radio Symphony Orchestra e l’Orchestra Classica di Madeira. Giovane, affascinante, talentuosa e ricca di ambizione, Beatrice Venezi ha ammesso di essersi sempre trovata molto più a suo agio all’estero rispetto all’Italia. Qui, nonostante la sua bravura, ha notato molti pregiudizi riguardanti la sua giovane età e, soprattutto, il suo essere donna. Più volte ha dichiarato di voler essere chiamata “direttore” e non “direttrice”, per non differenziare il modo di inquadrare una professione in base al sesso. Nonostante le difficoltà, nel 2014, Beatrice si è esibita per la prima volta con la New Orchestra Scarlatti di Napoli e, due anni dopo, è stata nominata Direttore Principale della “Scarlatti Young Orchestra”. Lo stesso anno esordisce al Festival Puccini di Torre del Lago con l’opera di Ferruccio Busoni, “Turandot”, per essere nominata direttore principale del Festival Puccini l’anno successivo.

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TAPPA A CUENCA

gotica di Santa Maria e San Giuliano, che secondo la leggenda avrebbe ospitato il Sacro Graal e che per questo non A sud di Madrid, nella comunità autonoma di Castilla-La Mancha, verrà distrutta nel giorno del giudizio. in cima a uno sperone roccioso Al suo interno, così come nella facciata, lambito da due fiumi, sorge si celano infatti riferimenti ai Templari e un’antica città fortificata di origine simboli apocalittici.  romana. Il suo nome è Cuenca, La Cattedrale domina Plaza Mayor, sulla amatissima dai madrileni in fuga quale si aprono i classici negozietti di dalla frenesia della capitale. souvenir e il Palazzo del Municipio. Al di là dei suoi grandi archi si trova il Per chi soffre di vertigini attraversare la by Beatrice Vecchiarelli Centro d’informazione turistica mentre, rossa passerella che conduce alla città sul fronte opposto, risalendo Calle San vecchia - parliamo del ponte di San Pablo - sospesa a 60 Pedro, si snoda una serie di ristoranti in cui lasciarsi tentare metri d’altezza e lunga circa 100, dev’essere una vera e dai piatti della cucina tipica regionale. Ora, per quanto sia propria sfida. Ma la vista di cui si gode da qui sulla rocca rinomato il queso manchego, il formaggio D.O.P. di latte e le sue casas colgadas (letteralmente “case appese”) è la di pecora dal sapore molto intenso, non è lui l’ingrediente migliore possibile, vale la pena quindi sopportare qualche numero uno, il protagonista assoluto, il re indiscusso della capogiro. tavola castigliano-manchega, bensì l’aglio. Già, lo troverete Si tratta di edifici che risalgono al Cinquecento, dappertutto, non c’è niente da fare! contraddistinti da balconi a strapiombo sulla foce del Il viaggio nella gastronomia locale può cominciare da fiume, da cui il nome di “case sospese”. In qualche due specialità: il pisto manchego e le migas ruleras o de modo, ricordano le botteghe fiorentine di Ponte Vecchio  pastor. Il primo consiste in un misto di verdure (peperoni, affacciate sull’Arno e un tempo si estendevano lungo tutto pomodori, zucchine, melanzane) e può essere paragonato il versante della rupe. Oggi (purtroppo) ne restano solo alla nostra caponata siciliana, il secondo è invece a base di tre esemplari a Cuenca, un numero comunque sufficiente pane, le “migas” sono infatti le briciole. Ne esistono diverse per far dichiarare la città, nel 1996, Patrimonio versioni ma, in sostanza, si tratta di una frittura di pane dell’Umanità dall’UNESCO. Oltre a queste pittoresche raffermo, aglio, paprika (pimenton) e pezzi di carne. costruzioni, parte del merito va anche alla Cattedrale

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ITALIANS DO IT BETTER

ricette siciliane più tipiche rivisitate da sua madre nelle versioni vegane. Ecco come è nato “Just Fab Veg Il cibo italiano è sempre stato Italian”. Una cucina completamente molto apprezzato all’estero, ma funzionale al piano inferiore e tavoli mai come negli ultimi tempi e panche a quello superiore dove cittadini e turisti possono gustare gustare lasagne, arancini, panelle, le specialità dello street food tiramisù e innumerevoli altre ricette nostrano dappertutto grazie agli rigorosamente in versione vegan. innumerevoli truck. Anche dall’altra parte dell’Atlantico l’amore per il cibo italiano non muta. Come se ci si trovasse realmente Pure i newyorchesi infatti apprezzano per le strade del Bel Paese, da questi by Margherita Pituano il nostro street food, tanto che alcuni “furgoni” è possibile acquistare molti giovani imprenditori italiani hanno tipi di prelibatezze italiane, dalle deciso di “prenderli per la gola” permettendo loro di pappardelle servite in piccole forme di parmigiano, agli acquistare cibo italiano tradizionale di alta qualità da arancini, passando per le panelle e i cannoli siciliani speciali furgoncini. Uno di questi giovani che ha scelto di riempiti al momento come da tradizione. Alcuni giovani portare la cucina italiana nelle strade della Grande Mela imprenditori italiani emigrati a Londra hanno scelto di è Alessandro Capuano, un napoletano che ha deciso di presentare la loro offerta di cibo regionale da strada lasciare il suo lavoro in una banca a Milano per trasferirsi nei cosiddetti food trucks. Uno di questi è Alessandro a New York e dedicarsi completamente al mondo Bianchetti, che ha deciso di portare un pezzo d’Italia gastronomico aprendo il suo food truck, chiamato “Ponti a Bicester Village aprendo il suo “Buongiorno e Rossi”, nel 2013. Grazie a lui, per le strade di Manhattan, Buonasera” in un’Ape Piaggio rossa convertita in cui ha è possibile gustare un vero menù italiano a base di installato un forno per cucinare la pasta preparata con ingredienti pizza alla romana. Fabio Pironti, rigorosamente italiani. invece, ha unito uno dei simboli di Londra, un autobus rosso a due piani, con le

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STREGATI DALLA LUNA (DA 50 ANNI) È già trascorso mezzo secolo da quando lo storico cronista della Rai, Tito Stagno, dopo una diretta fiume di oltre 25 ore annunciava che il suolo lunare veniva toccato per la prima volta da un uomo. Dopo oltre 50 anni è tempo di tornare lassù, ma l’impresa spetterà a una donna.

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«Abbiamo scelto di andare sulla luna, non perché sia facile ma perché è difficile». Era il 1962 e il presidente americano John Kennedy, dal Rice Stadium di Houston (Texas), annunciava con un lungo discorso carico di speranza e di orgoglio la missione spaziale per la conquista della Luna. Il 20 luglio 1969 milioni di persone in tutto il mondo osservavano quel sogno diventare realtà. Sono gli psichedelici anni sessanta, quelli dei Beatles e della pop art, della minigonna e del primo personal computer progettato da Olivetti. Ma sono anche gli anni della costruzione del muro di Berlino, delle battaglie per l’integrazione razziale di Martin Luther King, delle lotte per l’indipendenza in Africa e delle contestazioni giovanili. Là fuori c’è un mondo che cambia in fretta, eppure è paralizzato dalla guerra fredda. Due modelli economici, sociali e culturali, del comunismo e del capitalismo, si fronteggiano cercando di dimostrare la superiorità dell’uno sull’altro.

Non basta più però farlo sulla terra ferma e sulle acque, il nuovo obiettivo è il cielo. La corsa allo spazio assorbe così gli sforzi dei due blocchi e in particolare quelli degli Stati Uniti che dall’inizio del decennio sentono di essere rimasti indietro. Nel 1957 infatti l’Urss era riuscita con successo a lanciare in orbita il primo satellite artificiale della terra, lo Sputnik, e appena quattro anni dopo – nel 1961, quando Kennedy fu eletto presidente – portava a segno una nuova straordinaria missione. Per la prima volta, un giovane cosmonauta, Jurij Gagarin, aveva volato nello spazio, orbitando intorno alla terra per quasi 90 minuti. È in questo clima misto di tensione e di umiliazione nazionale che nasce il programma della NASA (National Aeronautics Space Administration) chiamato “Apollo”, dal nome della divinità greca del sole, il cui ambizioso intento era portare sull’unico satellite naturale della Terra un essere umano. Gli stessi scienziati e ingegneri si mostravano pessimisti, sembrava un compito impossibile da realizzare e ol-

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A destra la sonda che nel 1969 portò Armstrong e Aldrin sulla Luna

tretutto economicamente insostenibile. In quello stesso periodo infatti, dall’altro lato del mondo, si stava combattendo la guerra del Vietnam, tanto brutale quanto dispendiosa. Ebbene, dopo una serie di tentativi falliti, il 16 luglio 1969 venne lanciato dalla rampa di lancio 39A, a Cape Kennedy, il razzo Saturno 5 e quattro giorni dopo i tre astronauti americani scelti per la missione raggiunsero la Luna. Due di questi, Neil Armstrong e Buzz Aldrin si avventurarono nella passeggiata spaziale, il terzo, Michael Collins, rimase al comando del modulo Apollo 11. Il resto è storia. Al di là del significato politico e scientifico che un’impresa di tal genere può avere avuto, spostando di nuovo gli equilibri internazionali a favore degli Usa, il suo valore culturale è

stato enorme. Ha fatto cadere definitivamente le colonne d’Ercole, ha liberato i sapiens dai limiti terrestri realizzando uno dei sogni più antichi dell’essere umano: levarsi così in alto da toccare la Luna. Si spalancavano le porte di un mondo nuovo, di un futuro pieno di possibilità in cui poter fuggire dai vizi e dai mali della Terra, oppure sprofondare nell’alienazione più nera. In questo senso si sono moltiplicate in quegli anni le canzoni ispirate ai viaggi spaziali, da “Space Oddity” di David Bowie a “Rocket Man” di Elton John, passando per Frank Sinatra, i Deep Purple e i Pink Floyd. Per non citare le voci di chi già nel passato aveva trovato nella Luna una fonte d’ispirazione, da Ariosto a Leopardi con la sua poetica dell’infinito. | 28 |


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I LIBRI SUL TEMA 1969 – Sbarco sulla Luna. Christian Hill- Einaudi (90pp) Con un piccolo passo per un uomo ma un grande balzo per l’umanità, Neil Armstrong posa per la prima volta il piede sulla Luna, dopo un viaggio di tre giorni e quasi mezzo milione di chilometri, e otto intensi anni di preparativi. Ecco quegli emozionanti momenti, dal febbrile sviluppo della missione, allo storico allunaggio, al pericoloso rientro sulla Terra, narrati dal punto di vista di uno dei tre astronauti dell’Apollo 11.

La Luna di Oriana. Oriana Fallaci- Rizzoli (330pp) Fu Oriana Fallaci, sempre testimone in prima linea della storia, a raccontare agli italiani la corsa americana allo spazio, inviata da “L’Europeo” a Cape Kennedy, dove i razzi alti come grattacieli si preparavano a lanciare l’uomo nel futuro. Una raccolta di articoli, mai apparsi prima in volume, in cui Oriana non racconta solo la Luna, ma quegli eroi dello spazio che furono suoi amici, le missioni indimenticabili, la speranza di trovare vita su Marte.

Conquistati dalla Luna. Patrizia Caraveo- Cortina Raffaello Editore (203pp) Dalla Luna abbiamo visto, per la prima volta, la nostra Terra e abbiamo percepito quanto sia bella e fragile. Adesso sulla Luna vogliamo tornare per stabilire una colonia permanente. Presto ci saranno imprenditori che vorranno sfruttare le sue risorse minerarie oppure aprirla al turismo spaziale. Bisognerà farlo con grande attenzione e rispetto, per non rovinare la magnifica desolazione descritta dagli astronauti.

Camminare sulla Luna. Come ci siamo arrivati e come ci torneremo. Piero Bianucci-Giunti Editore (368pp) La conquista della Luna fu un evento epocale sotto tutti gli aspetti: scientifico-tecnologico, storico, politico... A mezzo secolo di distanza, scrive Piero Bianucci, è bene fare il bilancio di quell’impresa, domandarci come influirà sul futuro e trarre profitto dalle grandi idee che le scienze dello spazio mettono a disposizione dell’umanità. | 29 |


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I complottisti. Houston, abbiamo un problema. Ma se tutto questo non fosse mai accaduto? Se l’uomo non avesse mai messo piede sulla Luna? Se fosse tutta una grande menzogna architettata dagli americani nel pieno della guerra fredda per affermare la loro supremazia nello spazio contro l’Urss? Queste sono le domande che i primi sostenitori della teoria della cospirazione si sono posti all’indomani dell’impresa e, riscontrando numerose incongruenze nel racconto ufficiale della NASA e attraverso l’analisi del materiale fotografico e video, sono giunti ad affermare che lo sbarco sul grande satellite del nostro pianeta non sarebbe mai avvenuto. La corrente degli scettici si è formata subito dopo l’evento e continua ad essere alimentata da una fitta letteratura scientiSotto, Stanley Kubrick. Secondo i complottisti avrebbe diretto lui il falso allunaggio in un set cinematografico.

fica che mira a scandagliare, con tutti gli strumenti possibili, ogni aspetto della missione Apollo. L’avvento di internet ha fatto il resto, moltiplicando le teorie che prima erano relegate a spazi marginali e raccogliendo proseliti. Stando alla loro versione, il razzo sarebbe stato lanciato nello spazio, avrebbe girato per giorni intorno alla Terra, ma senza mai toccare il suolo lunare. L’evento, che definiscono la “truffa del secolo”, studiato dalla Nasa non solo a livello ingegneristico ma anche mediatico, non sarebbe altro dunque che uno straordinario film di fantascienza girato all’interno di studi cinematografici allestiti a dovere. E se alcuni dubbi sono stati facilmente sciolti – come quelli legati ai materiali usati per l’attrezzatura degli astronauti o alle anomalie riscontrate nelle foto – altri persistono, alimentati dall’atteggiamento della stessa NASA, ostinatamente reticente a lasciare libero accesso ai documenti della missione. Il che ha prodotto un circolo vizioso che quasi strizza l’occhio ai cosiddetti eretici. | 30 |


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Le nuove rotte Sono passati cinquant’anni dallo sbarco lunare e la NASA sta ora preparando un nuovo programma chiamato “Artemis” – la dea greca sorella di Apollo – che vorrebbe riportare l’uomo sulla Luna entro il 2024. Anzi, stavolta l’obiettivo è portare sul satellite il piede di una donna. Sulle stesse frequenze si sta altresì muovendo il ricco e potente fondatore di Amazon, Jeff Bezos, che col suo prototipo “Blue Moon” vorrebbe dare una spintarella (privata) all’agenzia aerospaziale. L’interesse degli scienziati e di alcuni paperoni sembra essere rivolto tuttavia anche verso altro. Da un lato si lavora per riuscire a portare nello spazio i primi turisti, come sta tentando di fare l’imprenditore Elon Musk con la sua società Space X, dall’altro si sta cercando di esplorare Marte, il pianeta rosso. Il fascino della Luna resta comunque intramontabile e di passi da compiere per l’uomo ce ne sono ancora tanti. In questo preciso momento storico poi, in cui i giovani hanno smesso di sognare e di guardare al cielo perché chini sullo smartphone, una nuova missione esplorativa assumerebbe un significato profondo, in grado ricordare all’uomo che è stato creato per seguire “virtute e canoscenza”. E chissà poi che questo sbarco non si riveli l’occasione giusta per recuperare il senno perduto di Orlando, e non solo il suo. Beatrice Vecchiarelli

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I FILM SUL TEMA First Man. Damien Chazelle (2018) La storia della missione Apollo 11 della NASA durante la quale Neil Armstrong fu il primo uomo a mettere piede sulla Luna: era il 20 luglio del 1969. Il film ha ottenuto 4 candidature e vinto un Oscar, 2 candidature e vinto un Golden Globes, 6 candidature a BAFTA, 10 candidature e vinto 2 Critics Choice Award, In Italia al Box Office First Man - Il Primo Uomo ha incassato 3 milioni di euro.

Apollo 11. Todd Douglas Miller (2019) Gli archivi della Nasa mettono a disposizione per la prima volta filmati rari e inediti in 70 mm sulla missione Apollo 11. Si ha così modo di vedere da vicino come l’America sognasse il futuro dallo sguardo e dalle conversazioni degli astronauti, sottoposti a enorme pressione psicologica affinché la missione avesse successo.

Il viaggio nella Luna. George Meliès (1902) La Luna, e il suo raggiungimento, è sempre stata oggetto di sogni per l’uomo. Ecco perché, sin dagli albori della cinematografia, sono nate delle pellicole con protagonista il nostro satellite naturale. Tra i film vintage più famosi del genere c’è sicuramente Il viaggio nella Luna, datato 1902, in cui questa è l’obiettivo di un circolo di astronomi che, sparati da un cannone, raggiungono il terreno selenita. Storico film di Méliès tratto dai racconti di Jules Verne, considerata la prima pellicola di fantascienza.


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VERSO LA LUNA, E OLTRE Dopo questo lungo viaggio di 50 anni nella storia non solo astronomica, ma anche sociale, cerchiamo di proiettarci verso quel che ci riserva (o potrebbe riservarci) il futuro con il Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Roma, Lucio Angelo Antonelli.

Le “strade spaziali” del domani sembrano già tracciate, con Marte individuato come prossima destinazione dell’uomo. Il Pianeta Rosso è già stato raggiunto, negli ultimi anni, da numerose sonde che ne hanno studiato e analizzato il terreno, la superficie e il clima. Ma quando vedremo davvero un essere umano camminare, e perché no colonizzare, il quarto pianeta del sistema solare? Quanto siamo lontani da scene di film come quelle con Matt Damon in The Martian? Quando potremo trasformare, nuovamente, la pura fantascienza in realtà? Abbiamo parlato di questo, ma non solo, con il direttore del centro astronomico di Roma Lucio Angelo Antonelli, che ci ha aperto le porte dell’Osservatorio di Monte Porzio Catone.

Il nuovo colonialismo è quello che interessa la conquista dei pianeti? L’uomo un giorno avrà basi sulla Luna o Marte? Dipende da quale concetto si vuole collegare alla parola colonialismo. Nella nostra cultura ha un’accezione abbastanza negativa, nel caso dello spazio parlerei più di colonizzazione spaziale che rappresenta una grande sfida tecnologica, legata a un interesse futuro finalizzato all’ottenimento di risorse che sulla Terra non sono presenti o difficili da ottenere. Lo sfruttamento, chiamiamolo così, spaziale in questo momento presupporrebbe un grande investimento economico, ma quando diventerà un’attività frequente avremo un’economia di scala che ci permetterà di sostenere tali spese.

1969 la Luna, quando prevede che Marte possa essere una destinazione raggiungibile per l’uomo? I presupposti ci sono così come la tecnologia e lo sforzo da parte della comunità scientifica di arrivare alla conquista di Marte. Si tratta di un passo importante, già immaginato da von Braun (il capostipite del programma spaziale statunitense, ndr) quando aveva pensato alla conquista lunare. Questo, secondo lui, era il passaggio intermedio da compiere per arrivare poi un giorno su Marte. Oggi quest’impresa è ancora più vicina. Si sta lavorando in maniera attiva per arrivare a questo obiettivo ambizioso ma perfettamente in linea con quelli che sono gli sviluppi astronomici moderni.

La conquista della Luna nel ’69, oltre all’indubbio peso in campo scientifico e astronomico, ebbe anche una grande valenza sociale/politica, avvenuta in piena guerra fredda tra Usa e Urss. Un eventuale sbarco su Marte crede possa avere lo stesso peso? In questo momento non è facile a dirsi. Il concorrente degli Stati Uniti non pare più la Russia ma la Cina, ma non credo che uno sforzo tecnologico come quello di mandare un uomo su Marte, creare lì degli insediamenti stabili, possa passare per il lavoro di una sola nazione. Le tecnologie sono sempre più complesse, costose e non si può pensare che un unico Paese possa farsi carico di una missione così articolata e dispendiosa. Credo si vada verso una collabo| 33 |


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Sopra, il direttore dell’Osservatorio Astronomico di Roma Lucio Angelo Antonelli. A lato alcuni antichi telescopi esposti nelle sale del Centro.

Uno dei più grandi traguardi raggiunti quest’anno è stato quello di aver riprodotto fotograficamente un buco nero. Cosa ha rappresentato questa “scoperta” per la comunità scientifica e astronomica? Questo è un grande traguardo. Relativamente ai buchi neri, fino a ieri erano stati osservati ma in modo indiretto, vedendo gli effetti che causavamo sull’ambiente e sugli oggetti celesti circostanti. Quest’anno siamo riusciti a fotografare il buco nero, che è questa regione scura che vediamo circondata dalla luce. È una foto che ci dice esattamente quello che ci aspettavamo, che esiste una zona dalla quale non sfugge la luce, in quanto talmente massiccia e pesante che tutto ne è attratto. È stato veramente un passaggio fondamentale nello studio dell’Universo.

razione internazionale finalizzata all’obiettivo comune. Al giorno d’oggi questo già succede, tanto che Usa e Europa già collaborano in campo spaziale. Recentemente l’Osservatorio è stato la sede del raduno del CNAI, chiamato “Base Luna chiama Marte”. È questa la direzione che stiamo prendendo, la Luna sarà la “base” per le missioni su Marte? Questa è una possibilità concreta, che tra l’altro segue anche la visione di von Braun. È sicuramente un’opzione, perché far partire una missione spaziale direttamente dalla Luna, o dalla sua orbita, ha una serie di vantaggi che si perderebbero con un lancio terrestre. I tempi si dilaterebbero ma questo è nelle corde di un progetto così ambizioso. Non credo comunque che prima degli anni ’30 di questo secolo potremo progettare concretamente una missione umana verso Marte.

Come Osservatorio siete promotori anche di alcune iniziative per l’informazione e la divulgazione scientifica sul territorio. Ce ne vuole parlare? Un Osservatorio di ricerca come il nostro deve offrire alle | 34 |


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future generazioni un ampio spettro di interessi scientifici. Portiamo avanti un’attività di divulgazione ed educazione astronomica alle scuole e al grande pubblico, organizziamo visite guidate, abbiamo infrastrutture dedicate a questo tipo di attività didattica. Organizziamo serate divulgative e almeno due volte all’anno siamo promotori di eventi che catalizzano l’attenzione di centinaia di curiosi che sono guidati dalla passione del voler capire l’Universo. Da parte nostra ovviamente c’è altrettanta passione nel volerlo raccontare. Concludendo, qual è il mistero dell’Universo che più l’affascina, la domanda alla quale vorrebbe avere o trovare una risposta? Domanda difficilissima, soprattutto da porre a un astronomo. Si fa questo mestiere per curiosità e proprio perché curiosi vorremmo conoscere tutto. Quando si iniziano ad affrontare le proprie ricerche ci si concentra su argomenti molto specifici e la nostra curiosità ci fa rendere conto che la nostra conoscenza è veramente limitata. Da parte mia, mi piacerebbe vivere 1000 anni per poter arrivare a conoscere quanto più possibile dell’Universo. Alessandro Creta | 35 |


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CAMPARI SODA, UN MITO “SENZA ETICHETTE” Con Giorgia Vago, Group Brand Manager Campari Brands & Vermouth, abbiamo esplorato la storia di una leggenda italiana, che ha travalicato la sua natura di bene di consumo per incarnare un vero e proprio stile di vita, quello “senza etichette” appunto

Recentemente un prodotto cult del beverage italiano, Campari Soda, è tornato in comunicazione insieme a Ogilvy, proponendo una nuova campagna che racconta l’essenza del brand: legato in maniera indissolubile all’appuntamento tradizionale dell’aperitivo, Campari Soda simboleggia a pieno titolo un rituale sociale mai sorpassato o fuori moda, dalle profonde valenze sociali e aggregative.

storia, una novità assoluta unita alla fortuna di poter contare sulla creatività di Fortunato Depero, creatore dell’iconica e inconfondibile bottiglietta a forma di calice rovesciato, tuttora rimasta come allora, un simbolo che parla da solo, senza bisogno di aggiungere altri fronzoli.

Dall’intuizione di Davide Campari e dalla spinta creativa di Fortunato Depero nasce un simbolo dell’apeCampari Soda, da marchio a ritivo italiano. Quali sono i icona: che storia sintetizza un Campari Soda simboleggia principali valori che il marchio nome diventato mito? a pieno titolo un rituale sociale vuole continuare a trasmettere Campari Soda, molto legato al mai sorpassato o fuori moda, e rafforzare, attingendo alla Mother Brand Campari, vive una dalle profonde valenze ricchezza incomparabile della sua identità molto forte. Nasce sociali e aggregative. sua storia? nel 1932, in piena esplosione del Oggi una bottiglietta di Campari movimento futurista, da un’intuiSoda, nella sua semplicità, rimane zione geniale di Davide Campari, estremamente contemporanea, nonostante si abbia a il quale si rende conto che l’aperitivista italiano ama che fare con un prodotto con oltre ottant’anni di storia consumare Campari col seltz, ma questa combinazione alle spalle: la bevanda continua ad avere tanto da dire e non è servita al meglio in tutti i bar. La macchina del l’azienda continua a credere e a puntare fortemente su seltz, infatti, è un’apparecchiatura molto particolare, che di essa. Campari Soda possiede una potente storicità e occupa uno spazio fisico importante: Davide Campari una solida heritage, senza essere mai non al passo con i non vuole lasciare insoddisfatti gli avventori, per cui tempi: è un drink attuale. Il nostro team ha lavorato nedecide di proporre la bevanda già pronta e imbottigliata. gli ultimi due anni per dare vita al nuovo posizionamenStiamo parlando del primo aperitivo già pronto della | 36 |


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| I VOLTI DEL BUSINESS

Giorgia Vago, Group Brand Manager Campari Brand & Vermouth

to, soprattutto in relazione al concetto di autenticità e a quello di appartenenza. Abbiamo sviluppato una nuova comunicazione tramite Ogilvy e una nuova immagine di marca tramite un logo che strizza l’occhio sia al passato che al Mother Brand Campari, rafforzando il legame con il concetto di aperitivo, con la città di Milano e con l’anno di nascita del drink, il 1932. In che modo il brand sfrutta le potenzialità dell’influencer marketing, premiando i creatori di contenuti di qualità? Più che di influencer noi parliamo di Brand Novelist, dei veri ambasciatori che credono così a fondo nel nostro brand da riuscire a raccontare quelle sfaccettature della marca che la comunicazione istituzionale non può restituire pienamente. Per Piano City, la tre giorni musicale svoltasi recentemente a Milano, abbiamo lavorato con il noto architetto e designer Fabio Novembre, con Giorgia Surina e con Elena Braghieri: tre figure diverse ma complementari che ci hanno offerto un racconto davvero completo della marca. Cosa rappresenta per Campari Soda il concept “Senza Etichette”? Il nuovo posizionamento e la comunicazione di Campari Soda ruotano decisamente intorno al concetto di “Senza Etichette”. Oggi viviamo in una società intrisa di categorizzazioni nette: come ci vestiamo o il lavoro che facciamo, talvolta, ci definiscono anche al di là delle nostre reali intenzioni e predisposizioni. Campari Soda, partendo da un elemento oggettivo del suo design, ossia la mancanza di etichetta sulla bottiglia, permette a tutti di gustare un aperitivo in totale libertà, spogliandosi dai preconcetti, per essere finalmente autentici sotto ogni punto di vista, oltre le convinzioni della quotidianità. Il concept “Senza Etichette”, oltre allo spot tv, avrà una fortissima diffusione digital e sui social media, per poter esplorare molteplici ambiti e coinvolgere i consumatori in maniera non ovvia. Faremo poi sicuramente un tour nei bar, luoghi fondamentali di consumo e di experience. Campari Soda, da sempre legato al mondo del design, continuerà inoltre a colonizzare questo territorio con una serie di attività dedicate e specifiche previste per i prossimi mesi. Elisabetta Pasca | 38 |

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COME BERE COSA

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Caracalla

AMAZON È IL BRAND DI MAGGIOR VALORE AL MONDO (N.7) e crescendo del + 16% (131,2 miliardi di dollari). Tencent è sceso di tre posizioni al N. 8, in calo del 27% con un valore pari a 130,9 miliardi di dollari. Siamo oggi in un mondo decisamente più volatile, un mondo Nonostante un lieve rallentamento della in cui i brand devono continuamente crescita, Amazon guida quest’anno la by John Daporto anticipare le esigenze e le aspettaclassifica BrandZ Top 100 Most Valuable tive dei consumatori, che cambiano velocemente. In un Global Brands rilasciata da WPP eKantar presso il New contesto in cui i social media affrontano sfide in termini York Stock Exchange. Le acquisizioni di Amazon, che di trust e attrattività, Instagram (N. 44, 28,2 miliardi di hanno portato nuovi flussi di ricavi, un customer service dollari), con oltre 1 miliardo di utenti in tutto il mondo, si sempre più performante e la capacità di stare un passo contraddistingue come il brand in più rapida crescita, avanti ai competitor, offrendo un ecosistema diversificato guadagnando 47 posizioni con una crescita del valore di prodotti e servizi, hanno consentito ad Amazon di condel brand del + 95%. Lululemon, il brand di abbigliatinuare a far crescere il proprio valore di brand. mento sportivo ispirato allo yoga, è il secondo brand che Le aziende tech hanno guidato la classifica Top 100 di è cresciuto più rapidamente (+ 77% rispetto al 2018) BrandZ sin dal primo ranking mondiale nel 2006, quando con un valore pari a 6,92 miliardi di dollari. Altri top Microsoft ha conquistato il primo posto. Crescendo del risers, come Netflix (+ 65%, N. 34, 34,3 miliardi di 52% in un solo anno raggiungendo 315,5 miliardi di dollari), Amazon (+ 52%, 315,5 miliardi di dollari) dollari, Amazon sorpassa Apple(N. 2, 309,5 miliardi e Uber (+ 51%, N. 53, 24,2 miliardi di dollari) di dollari) e Google (N. 3, 309,0 miliardi di dollari) evidenziano come la grande sensibilità alla tecentrambi cresciuti solo del 3% e 2%, rispettivanologia, che guida oggi il cambiamento, possa mente, mettendo fine al predominio dei giganti rapidamente mutare il contesto di riferimento, tecnologici durato 12 anni. contesto in cui i consumatori attribuiscono Nella Top 10, Facebook rimane fermo in sesta sempre maggior valore all’experience, che posizione mentre, per la prima volta, Alibaba arricchisce in modo rilevante la forza del supera Tencent diventando il marchio cinese brand. di maggior valore, guadagnando 2 postazioni BrandZ 2019 Top 100 Most Valuable Global Brands: Amazon sale al vertice della classifica, Louis Vuitton il migliore nel Luxury.

Jeffrey Preston Bezos | 40 |

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Caracalla 2019 - Annunci.qxp_Progress 09/04/19 14:29 Pagina 1

4, 5, 6, 7, 12, 13, 18, 24, 31 JULY 3 AUGUST

GIUSEPPE VERDI

19, 23, 27 JULY 2, 8 AUGUST

GIUSEPPE VERDI

AIDA

LA TRAVIATA

30 JULY 1, 4 AUGUST

SERGEJ PROKOF’EV

11, 12 JUNE

DE GREGORI & ORCHESTRA

ROMEO E GIULIETTA

GREATEST HITS LIVE 15, 16, 18, 19, 21, 22, 23 JUNE

ENNIO MORRICONE

60 YEARS OF MUSIC WORLD TOUR 26 JUNE 9, 10, 11 JULY

THE TOKYO BALLET ROBERTO BOLLE AND FRIENDS

20, 21 JULY

Caracalla MMxIX

22 JULY

STEFANO BOLLANI AND CHUCHO VALDÉS

29 JULY

LUDOVICO EINAUDI

Ettore Festa, HaunagDesign - Illustration by Gianluigi Toccafondo

AND HIS BAND

Roma Opera aperta

operaroma.it

MARK KNOPFLER

SEVEN DAYS WALKING 7 AUGUST

PLÁCIDO DOMINGO NOCHE ESPAÑOLA

FOUNDERS

PRIVATE SHAREHOLDERS

PATRONS


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| RISORSE (DIS)UMANE |

COME CREARE UNA CULTURA AZIENDALE EFFICACE “La cultura si mangia la strategia a colazione” è una famosa citazione del leggendario economista e saggista austriaco Peter Drucker. Per essere chiari, non voleva dire che la strategia non fosse importante - ma piuttosto che una cultura potente e autorevole fosse una via sicura per il successo organizzativo. elementi stessi. È importante sottolineare che non esiste Uno degli obiettivi principali dello sviluppo oruna cultura migliore di un’altra, piuttosto i due britanganizzativo delle società nel mondo degli affari nici hanno sostenuto che analizzando ogni elemento, si negli ultimi 10 - 15 anni è stato trovare un modo può decidere se l’approccio attuale che viene applicato di creare culture aziendali flessibili e innovative all’azienda aiuta la mission e la vision aziendale, oppure attraverso le quali i dipendenti si assumono la rene è un ostacolo. sponsabilità dei risultati - allontanandosi dai silos Sono sei gli elementi che secondo Johnson e Scholes burocratici dove gli approcci formali e la gerarchia definiscono la cultura. sono la normalità. La prima sfida da affrontare, se si Storie e miti: il modo in cui evenvuole creare una cultura aziendale ti e persone vengono raccontati efficace e moderna, è la descrizioall’interno e all’esterno dell’orne stessa della cultura aziendale La prima sfida da affrontare, ganizzazione. Quindi chi sono in essere. La seconda sfida, di conse si vuole creare una cultura aziendale gli eroi da sostenere - e chi sono seguenza, è cercare di cambiarla! efficace e moderna, è la descrizione i cattivi da combattere? Questa Per questo motivo, ci sono stati, narrazione determina gli eventi e nel corso degli anni, un certo della cultura aziendale in essere. le persone che sono considerati di numero di modelli sviluppati La seconda sfida, di conseguenza, successo. Steve Jobs, Mark Zuckerper aiutare a mappare la cultura è cercare di cambiarla! berg, Jeff Bezos, Gianni Agnelli aziendale, ed uno dei modelli più non sono solo dei nomi di imprenpotenti ed efficaci è quello svilupditori, sono soprattutto storie di pato dai due accademici inglesi grande successo e il solo pronunciare il loro nome evoca Gerry Johnson e Kevan Scholes. Questo modello è stato una mitologia industriale piena di riferimenti e valori. denominato “La Rete Culturale” ed è quello più comunemente usato in questo periodo storico quando si vuole Rituali ed abitudini: in questo caso si parla di scheattuare un cambiamento culturale. Johnson e Scholes mi di comportamento sistematico che sono percepiti hanno identificato una serie di elementi che collegati fra dall’organizzazione come normali ed accettati dalla magloro costituiscono la cultura, il cui risultato è qualcogioranza degli individui. Di solito questi comportamenti sa di più grande e profondo della mera somma degli | 43 |


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Strutture di potere: alcune persone o gruppi hanno notevoli poteri decisionali all’interno di un’organizzazione. Queste strutture possono essere formali: come il CEO o Board of Directors. O magari possono essere informali - come un sindacato forte e ben radicato in grado di dirigere le decisioni aziendali.

determinano cosa dovrebbe accadere in una situazione particolare. Queste abitudini possono essere positive, come una cultura della condivisione fra colleghi, oppure rispondere alle richieste dei clienti in 24 ore. Ma possono essere negative – come il bullismo, il sessismo, o le molestie sessuali (avete presente quanto questo comportamento fosse accettato nel mondo del cinema prima dello scandalo Harvey Weinstein e del movimento #MeToo?)

Tutti questi elementi chiave che formano La Rete Culturale interagiscono e si sovrappongono fra di loro, per esempio i simboli possono tranquillamente sostituire la gerarchia in società con un organigramma flat. Ma capire la cultura non è abbastanza, è solo il punto di partenza. La questione vera e propria è cambiarla, affinché sia di sostegno agli obiettivi aziendali. E per fare questo è necessario seguire cinque passaggi.

Simboli: ogni organizzazione sfrutta a proprio favore il significato dei simboli. Dai dirigenti insigniti di piante di ficus in ufficio, al dress code per i dipendenti fino allo status di “frequent flyer in business class”, i simboli possono estendersi fino a comprendere lo stesso marchio aziendale – che può dare impressione di divertimento o affidabilità – ed anche ai modi in cui l’organizzazione 1. Analizzare la cultura aziendale per com’è ora si presenta attraverso quello che mostra al pubblico, sui (ed essere onesti!) social. Pensate all’ossessione di Google nel mostrare le Il primo punto è sedersi e capire quale è la cultura azienaree break col tavolo da ping pong dale in cui ci si trova. Ci sono dio i videogiochi in ufficio: vi stanno versi modi per farlo. I focus group dicendo che la vita spensierata possono essere un ottimo modo, Il primo passo è sedersi e capire del college si può avere anche sul così come i sondaggi interni sul quale è la cultura aziendale posto di lavoro. clima aziendale. È essenziale mantenere sempre un approccio in cui ci si trova. Ci sono diversi modi Gerarchia: l’organigramma schietto e sincero. per farlo. I focus group possono aziendale è una rappresentazione essere un ottimo modo, così come formale della struttura del potere 2. Immaginare la cultura per i sondaggi interni sul clima aziendale. - chi riporta a chi. Ma ci sono altre come volete che sia in futuro È essenziale mantenere sempre forme di potere in un’organizzaAvendo ottenuto una descriziozione – e cioè quello che Malcolm ne completa della propria rete un approccio schietto e sincero. Gladwell chiama potere sociale. culturale attuale, pensate a come Pensate ad esempio al teatro o al vorreste che le cose fossero in cinema: il protagonista la maggior futuro. Partendo dalla strategia parte delle volte ha più potere sul pubblico del regista aziendale, pensate a come vorreste che funzionasse la stesso, anche se teoricamente è lui l’uomo in carica! cultura. Immaginate i principali stakeholder e cercate di descrivere come le cose potrebbero andare molto meglio Sistemi di controllo: ogni organizzazione ha un per loro se si applicasse la nuova cultura. proprio sistema di controllo, che sia interno o richiesto dalla legge. I più comuni sono sistemi di mantenimento 3. Individuare le differenze fra la cultura attuale dello standard per la finanza e la qualità, ma possono e quella desiderata anche includere sistemi di reward e carriera per i diConsiderando la vision, la mission ed i valori aziendali pendenti. Alcune organizzazioni hanno standard severi ponetevi le seguenti domande: quali sono i punti di – come il rispetto dell’orario d’ufficio, il numero di mail forza? Quali le debolezze? Quali fattori già funzionano e inviate, la quantità di lamentele dei clienti, ecc ecc. altre quali hanno bisogno di essere incoraggiati o rafforzati? hanno standard più agili e prediligono obiettivi. Questi Quali sono i disallineamenti che ostacolano gli obietstandard possono comunque cambiare: sono sicura che tivi dell’organizzazione? Quali sono gli aspetti chiave in Goldman Sachs abbiano dovuto rivedere i propri dell’organizzazione e quali bisogna cambiare? Quali standard su larga scala. sono i comportamenti da promuovere o da cambiare? | 44 |


| RISORSE (DIS)UMANE |

4. Creare un piano d’azione Questo piano d’azione dovrebbe stabilire le questioni chiave da affrontare – sia quelle da rafforzare che quelle da cambiare. Dovrebbe definire anche chi sono gli attori principali del cambiamento e come devono essere monitorati, oltre anche a spiegare come monitorare i miglioramenti nel tempo. L’ideale sarebbe poter condividere il piano d’azione con i dipendenti, pubblicarlo sull’intranet aziendale e renderlo disponibile a tutti. È fondamentale che la trasparenza sia un valore condiviso. 5. Misurare le differenze nel tempo È necessario tenere traccia dei cambiamenti, altrimenti non si potrà capire se si sta ottenendo l’effetto desiderato. Decidere voi stessi quali sono i KPI adatti a misurare l’efficacia del cambiamento e cercate di misurarli nel tempo – settimane, mesi ed anni. In ogni caso, è possibile che ci vogliano anni affinché la cultura cresca e si instauri efficacemente in un’organizzazione, ma le bastano pochi secondi per scomparire, se il management fraintende o si distrae da quello che l’azienda ed i suoi principi ed obiettivi sono in realtà.

L’AUTORE: ALESSIA CASONATO Group HR Operations Director presso SKS365 Malta Ltd, ha lavorato negli uffici del personale di Q8 Petroleum, Procter & Gamble, BNL, BNP Paribas, Philip Morris, Bristol-Myers Squibb, Ministero dei Beni Culturali e Scuderie del Quirinale, potendo avere esperienza diretta del meglio e del peggio delle risorse umane. È una dei pochissimi italiani a poter dire di essersi dimessa da un posto pubblico per ritornare nel settore privato e crede che la più letale arma di distruzione di massa siano i dipendenti scontenti.

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GIACOMO DI THIENE NUOVO PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DIMORE STORICHE ITALIANE L’Associazione Dimore Storiche Italiane – A.D.S.I. – ha annunciato l’elezione a Presidente Nazionale, per il triennio 2019/2022, di Giacomo di Thiene, che succede a Gaddo della Gherardesca.

WUNDERMAN THOMPSON ITALIA: GIUSEPPE STIGLIANO NUOVO CEO Giuseppe Stigliano, entrato lo scorso gennaio in qualità di Direttore Generale, assume l’incarico di CEO.

by Marco Bertollini

Giacomo di Thiene, 49 anni, architetto, è specializzato nella tutela e nel recupero del patrimonio storico-artistico. Partner di una società attiva in particolare nel settore dell’edilizia storica, collabora su base continuativa con la Collezione Guggenheim e con alcuni Padiglioni Nazionali per l’allestimento delle Esposizioni Internazionali d’Arte e Architettura de La Biennale di Venezia. Ha inoltre realizzato numerosi progetti per la valorizzazione di complessi monumentali, oltre che per la ristrutturazione di teatri in Italia e all’estero. È infine co-curatore dell’Archivio di famiglia conservato presso il Castello di Thiene (Vicenza). Già Vicepresidente, dal 2013 al 2016, e poi Presidente, dal 2016, dell’A.D.S.I. Veneto, nella responsabilità di Presidente Nazionale segue le orme di Gian Giacomo di Thiene, suo nonno, che fu uno dei fondatori nonché primo presidente nazionale dal 1977 al 1986. Giacomo di Thiene ha commentato: “È un grande privilegio, e al tempo stesso una grande responsabilità, essere guida e portavoce dell’Associazione che raccoglie i custodi di una parte così rilevante del patrimonio culturale nazionale. Il nostro obiettivo è lavorare a fianco delle istituzioni per identificare strumenti che facilitino la conservazione degli immobili storici, perché possano divenire sempre più poli di attrazione – culturale, artistica, enogastronomica, turistica – per i loro territori di riferimento, in modo da incrementare le ricadute positive, anche in termini di occupazione ed indotto, di questa risorsa unica, non replicabile e non delocalizzabile, del nostro Paese”.

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Ewen Sturgeon, CEO Europe e South Africa dell’azienda commenta così questa promozione: “Sono molto lieto che Giuseppe abbia accettato di guidare il team italiano di Wunderman Thompson e sono certo che la sua esperienza sui temi della digital innovation, la sua visione di business e il suo approccio orientato ai risultati daranno un contributo fondamentale nel posizionare il nostro ufficio italiano tra i migliori in Europa”. Stigliano, 37 anni, porta in dote una solida esperienza internazionale maturata negli scorsi sei anni nel ruolo di Executive Director Europe di AKQA, brand experience agency tra le più premiate nel mondo. Ph.D. in Economia e Marketing, Giuseppe insegna Retail Marketing Innovation presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la IULM e l’Istituto Europeo di Design. All’attivo numerose collaborazioni con diverse università e business school italiane. Succede a Sergio Rodriguez, che rimane ai vertici della società con il ruolo di Presidente Esecutivo, dopo cinque anni da CEO. Sergio manterrà anche la leadership creativa dell’agenzia, e supporterà WPP Italia sul New Business e su clienti strategici del gruppo come Campari, Conad e Vodafone. Toby Hoare, Regional Director WT Europe, ha commentato così: “Ringrazio Sergio per il grande lavoro fatto durante gli ultimi cinque anni in veste di CEO di JWT e sono sicuro che sarà il miglior partner di Giuseppe nel suo nuovo ruolo di Executive Chairman. Come Chief Creative Officer, Sergio, sarà centrale nel disegnare la nuova leadership creativa di Wunderman Thompson Italia”.



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© David LaChapelle

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SPOLETO: UN FESTIVAL DI ISPIRAZIONI Cresce l’attesa a Spoleto per il Festival dei 2Mondi. La kermesse culturale umbra, che quest’anno vedrà anche la partecipazione di Mahmood, si terrà dal 28 giugno al 14 luglio

percentuale di pubblico internazionale. In questi Che il Festival di Spoleto volesse affermare il 62 anni la manifestazione si è affermata come una suo status di grande evento culturale a livello delle maggiori nel suo genere a livello italiano internazionale lo si era capito quando David prima e globale poi. In particolare, la dimenLachapelle, importante fotografo americano sione di un centro storico raccolto e a misura apprezzato in tutto il mondo, aveva messo la d’uomo fu decisiva per la scelta di Gian Carlo firma sulla locandina della manifestazione. Menotti (compositore e librettista) di fondare L’edizione 2019 di quello che è anche conosciuto qui il festival nel lontano 1958. come Festival dei 2Mondi vedrà, tra gli altri Dal 2007 le redini del Festival di Spoleto ospiti, anche la partecipazione dell’attuasono tenute da Giorle fenomeno della musica gio Ferrara. Il direttore pop italiana, quel Mahmood artistico, che rimarrà in che pochi mesi fa vinse da carica fino al 2020, ha outsider Sanremo e che lo << “Due Mondi” sono divenuti i dato una nuova sterzata scorso maggio ha sfiorato la “molti mondi” che necessariamente alla kermesse riuscendo prima piazza all’Eurovision. dialogano fra di loro. Oggi il Festival di a farla diventare un place Tra i grandi ospiti attesi alla Spoleto è “palcoscenico del mondo” >>. to be per tutti gli amanti 62esima edizione del Festival, della musica, del teatro oltre al cantante, anche la Giorgio Ferrara, direttore artistico Festival di Spoleto e dell’arte in generale. ballerina Eleonora Abbagnato Sotto la sua direzione (étoile dell’Opéra di Parigi), il festival è cresciuto sia per quanto riguarda gli protagonista in apertura della kermesse. eventi offerti, per i grandi ospiti protagonisti L’Umbria, in particolar modo nel periodo estivo, che per i sempre più numerosi biglietti “strappadiventa casa di numerosi turisti stranieri che ti” (circa 70.000 per edizione). Alla vigilia della decidono di passare tra le colline della regione le partenza della manifestazione abbiamo parlato loro vacanze. Anche per questo ogni edizione del con Giorgio Ferrara dell’edizione attualmente in Festival di Spoleto è caratterizzata da una grande | 49 |


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corso nel cuore dell’Umbria. Un’edizione accompagnata, come ricorda la locandina del festival, dal claim “Oceans of Inspirations”. Su queste ispirazioni, e su molto altro, Giorgio Ferrara ci ha aperto il sipario spoletino.

© Christian Sordini

Siamo giunti alla 12esima edizione sotto la sua direzione artistica: un bilancio personale di questo periodo? Il mio bilancio non può che essere pienamente positivo. Nel 2008 il Festival di Spoleto mi fu letteralmente “affidato”, come qualcosa di prezioso da curare e riabilitare agli occhi del mondo. Riportarlo agli antichi splendori è stata una sfida ardua, ma di grande soddisfazione. Le azioni e le strategie messe in atto, nel tempo ci hanno dato ragione, a dispetto della grave crisi in cui il Paese versa da anni. I risultati positivi negli undici anni trascorsi si sono evidenziati, oltre che nel successo dei numeri, anche nel fondamentale recupero delle relazioni con le istituzioni pubbliche, con i privati, con i media. In un clima di ritrovata fiducia, il Festival ha riconquistato e consolidato la sua immagine e si è riaffermato come evento di punta del panorama culturale mondiale. Il Festival è arrivato alla 62esima edizione: quale crede sia il segreto della sua longevità?

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2019? Il Festival dei Due Mondi ha sempre avuto una marcia in Mi auguro che il pubblico continui a darci la sua attenziopiù fin dalla sua nascita. ne e ad apprezzare la qualità della programmazione come L’intuizione sulla base della quale aveva preso vita era già ha dimostrato di fare in tutti questi anni. La partecipazioall’epoca straordinariamente evoluta rispetto al contesto ne, il calore, i teatri pieni, attori e spettatori protagonisti generale, sia sul piano dell’attitudine all’internazionainsieme… perché la fantastica peculiarità di questo Festival lità, sia su quello dell’attenzione alle diverse discipline è proprio questa: non c’è confine tra la vita quotidiana e la artistiche. creazione. Ed è stato proprio il Festival dei Due Mondi che, grazie al suo sguardo aperto sul mondo e Il claim che avete ideato è a una programmazione multi“Ocean of Inspirations”, a disciplinare sempre di altissimo “Soprattutto mi piace cosa vi ispirate per creare livello, è divenuto negli anni il sorprendere il pubblico. annualmente un Festival punto di riferimento delle grandi sempre nuovo e cosa voleeccellenze, il luogo d’incontro e Sorprendere mi pare te ispirare al pubblico che di scambio della cultura internala più bella sfida dell’arte.”. partecipa? zionale, e quindi, prima degli alGiorgio Ferrara, direttore artistico Festival di Spoleto Ogni anno cerco di creare un tri, fonte d’ispirazione per molti progetto culturale che unisca eventi analoghi nati successivaidealmente gli splendidi spazi mente in Italia e all’estero. Direi scenografici di Spoleto attraverso una programmazione che proprio “grande contemporaneità nel segno della multidisciplinare in cui le quattro Arti dello spettacolo grande tradizione” può essere considerata la formula del possano convergere in un linguaggio universale che non successo della manifestazione. Spoleto per quasi tre settimane sarà al centro del Il Direttore artistico del Festival, Giorgio Ferrara mondo artistico: che aspettative ha per il Festival © Maria Laura Antonelli

© Christian Sordini

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In basso, Umberto De Augustinis, Maria Teresa Venturini Fendi e Giorgio Ferrara alla presentazione del festival. © Maria Laura Antonelli

conosce confini. Teatro, Opera, Musica, Danza interagiscono in un flusso reciproco e continuo di emozioni, forza e bellezza. Ho voluto spingere una innovativa e moderna idea di teatro capace di dialogare con tutte le culture del mondo e rivolgersi anche a una platea internazionale. Nella mia visione, il “Festival” è un “luogo”, in cui il pubblico può accedere al maggior numero di esperienze artistiche possibili, una immersione nella cultura e nell’eccellenza, con un’ offerta trasversale che deve poter essere fruibile dalle persone più diverse e di ogni fascia d’età. Soprattutto mi piace sorprendere il pubblico. Sorprendere mi pare la più bella sfida dell’arte. Come sempre ci saranno molti ospiti internazionali. È ormai un festival non solo aperto ai due mondi bensì a tutto il globo... È proprio così. Il Festival negli ultimi anni ha aperto sempre di più le sue virtuali frontiere a spettacoli e progetti artistici da tutto il mondo. È stato un processo direi spontaneo, inevitabile, al passo con i tempi. I “Due Mondi” sono divenuti oggi i “molti mondi” che necessariamente dialogano fra di loro. Un confronto, sul palcoscenico, fra le grandi arti della scena, ogni anno fra storie e sguardi diversi, per confermare quel carattere inimitabile, l’appeal originale e il prestigio di un grande rendez-vous internazionale. Oggi il Festival di Spoleto è “palcoscenico del mondo”. Per concludere, cosa vuole dire per invitare il pubblico a partecipare al Festival? Quest’anno mi sembra proprio il caso di dire: “Lasciatevi ispirare, lasciatevi sorprendere. Vi aspettiamo dal 28 giugno al 14 luglio”. Festival di Spoleto Dal 28 giugno al 14 luglio www.festivaldispoleto.com Alessandro Creta

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MONINI RIAPRE CASA MENOTTI

Il 62° Festival dei 2Mondi segna un anniversario importante per il Premio “Una Finestra sui Due Mondi”. Giunto alla sua decima edizione e fortemente voluto dalla famiglia Monini, proprietaria dell’omonima azienda spoletina e sostenitrice del Festival della sua città, il riconoscimento è stato istituito nel 2010 dopo che la Fondazione Monini aveva acquistato la casa del Maestro Giancarlo Menotti, fondatore del Festival di Spoleto. Nella dimora sono passate personalità che hanno lasciato un segno, ognuna a proprio modo, sulla cultura dell’ultimo mezzo secolo: da Ezra Pound, immortalato alla finestra in uno struggente bianco e nero corroso dal tempo, a Ungaretti, da Allen Ginsberg a Luchino Visconti, da Quasimodo a Polanski, tutti ritratti negli scatti che popolano le stanze di Casa Menotti e riuniti nella mostra fotografica “Ritratti alla Finestra” aperta gratuitamente al pubblico fino al 29 settembre. Immagini storiche, suggestive, emozionali, testimoni privilegiate di un pezzo di storia del Paese, ma anche del profondo intervento di recupero realizzato da Fondazione Monini per preservare un patrimonio che fa parte della nostra cultura. La Galleria dei “Ritratti alla Finestra” si snoda lungo i tre piani di Casa Menotti: dall’ingresso alla Casa – Museo, salendo al primo piano – interamente dedicato alla storia del Festival – continuando al secondo – dove si trovano ancora sapientemente dosate vestigia della casa originariamente abitata da Menotti, come il suo pianoforte Steinway e la stanza da letto che ospita ancora i suoi spartiti. Tra queste mura rivive gran parte della storia artistica del ‘900. www.casamenotti.it Alcune foto in esposizione a Casa Menotti: dall’alto Mikhail Baryshnikov, Willem Dafoe e Alba Rohrwacher. Sotto: John Malkovic. © Fabian Cevallos

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A ROMA RISUONA IL SANTA CECILIA L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha presentato la nuova e ricchissima programmazione per l’anno 2019/2020. La stagione si aprirà il prossimo 10 ottobre con un omaggio a Berliotz diretto da Antonio Pappano.

sa parlare e raccontare storie. Questa istituzione si Lo scorso 6 maggio, nella suggestiva location apre al mondo, viaggia e fa ascoltare a tutti questo della sede di Via Vittoria in Roma, l’Accademia suo linguaggio”, ha poi aggiunto. del Santa Cecilia ha alzato il sipario sulla prossiEntrando nel vivo, l’offerta che l’Accademia propone ma stagione sinfonica. per il prossimo anno è sicuramente particolare e di Protagonisti della conferenza stampa di presensicuro interesse. Una proposta ricercata nella scelta tazione del nuovo anno concertistico sono stati il di una programmazione che si allontana da repertori Presidente dell’Accademia Michele Dall’Ongaro e il più convenzionali, che non solo pone le sue basi Direttore stabile dell’orchestra, Sir Antonio Pappano, in una valorizzazione delle con la partecipazione di Alesradici, come ha sottolineato sandra Sartore, Assessore alla il Presidente Dall’Ongaro, ma Programmazione Economica, “L’Accademia sarà sempre si fa carico di un’attenzione Bilancio, Demanio e Patrimonio radicata a Roma, è un rapporto particolare anche al futuro, della Regione Lazio. Intervento lungo 500 anni, ma è ora di fare promuovendo il debutto di speciale della Sindaca di Roma qualche passo in avanti numerosi giovani talenti e Virginia Raggi, che ha voluto e noi ci siamo” arricchendo la stagione con rimarcare il rinnovato impegno una grande varietà di musica per una collaborazione semVirgini Raggi - Sindaco di Roma contemporanea. pre più fruttuosa tra la Città Ad inaugurare l’anno, che di Roma, l’Orchestra e il Coro si comporrà di ventotto concerti sinfonici, diciotto dell’Accademia. “L’Accademia sarà sempre radicata concerti da camera e quattro tournèe, sarà la Grande a Roma, è un rapporto lungo 500 anni, ma è ora di messe des morts di Berliotz, il primo dei tre appuntafare qualche passo in avanti e noi ci siamo’’, queste menti del ciclo Fantastico Berliotz che renderà omagle parole di Virginia Raggi alla presentazione della gio al compositore francese per i 150 anni dalla sua stagione 2019-2020 dell’Accademia. “Questo carscomparsa. Il Requiem sarà diretto da Antonio Paptellone è una dichiarazione di amore per la musica, pano. Il Maestro promette un evento mastodontico, l’Accademia trasmette un linguaggio universale che | 55 |


| NOTE DALLA CAPITALE |

Le immagini tratte dalla conferenza di presentazione della nuova stagione. Nella foto in alto, da sinistra Antonio Pappano, Virginia Raggi e Michele Dall’Ongaro

forse poco convenzionale per un’inaugurazione, ma indimenticabile, e sarà accompagnato in questo ciclo dall’Overture di Benvenuto Cellini e dalla Sinfonia Fantastica. “Un terremoto musicale, una sfida memorabile” dice Antonio Pappano del monumentale Requiem di Hector Berlioz con cui il 10 ottobre aprirà la nuova stagione di Santa Cecilia. L’omaggio a Berlioz segna dunque l’avvio di un calendario di eventi, debutti e grandi ritorni, anteprime esclusive e grandi nomi della scena italiana e internazionale. Importanti saranno anche le celebrazioni per i 250 anni dalla nascita di Beethoven, omaggiato con una serie di concerti piuttosto distanti dal repertorio più conosciuto del compositore tedesco ma comunque molto approfonditi. In programma anche il concerto rossiniano, diretto sempre da Pappano, nel quale

Tante le bacchette internazionali, gli ospiti ed i musicisti che da tutto il mondo prenderanno parte a una stagione 2019/2020 ricca di spunti interessanti e testimone di una continua crescita che l’Accademia porta avanti da anni. verranno eseguite arie dalla Semiramide e dall’Otello, la Sinfonia da Ermione e la Messa di Gloria. L’Accademia darà inoltre grande spazio a interpreti e compositori contemporanei con varie iniziative, tra le quali l’importante Concorso di composizione Luciano Berio, e la presentazione della prima italiana di Buddah Passion dell’innovativo compositore Tan Dun. Tante le bacchette internazionali, gli ospiti ed i musicisti che da tutto il mondo prenderanno parte a una stagione 2019/2020 ricca di spunti interessanti e testimone di una continua crescita che l’Accademia porta avanti da anni. Al centro di tutto la celebre Orchestra ed il suo Coro, del quale è stato appena annunciato il nuovo direttore Piero Monti, personalità alla pari con i più grandi colleghi del mondo. Appuntamento quindi il 10 ottobre per l’inaugurazione di una stagione che già si preannuncia esaltante. La campagna abbonamenti è iniziata il 6 maggio 2019. www.santacecilia.it Antea Ruggero

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ROCK IN ROMA: È FESTA GRANDE CON GLI EX-OTAGO Il 19 luglio, sul palco della kermesse rock più celebre dell’estate romana, sale il gruppo genovese rivelazione di Sanremo 2019

affermate e le tendenze emergenti della musica Undicesima edizione per Rock in Roma, la italiana ed internazionale. Oggi, la loro preziosa kermesse evento che anima le notti d’estate a attività di scouting e l’unicità del format del festival Roma: grazie al festival, la Capitale ribadisce garantiscono una rassegna inderogabile per la vita e rivendica la sua attitudine rock, coinvolgenartistica e culturale di Roma, trampolino di lancio o do un numero notevole e in continua crescita di consacrazione definitiva per un nutrito parterre di appassionati provenienti da ogni parte del di artisti di talento. mondo. E dunque, non a caso, il prossimo 19 luglio, a CapaRock in Roma mai come quest’anno sarà un festival nelle, dopo la travolgente partecipazione all’ultimo diffuso, per una fruizione della cultura musicale Festival di Sanremo, sarà la distribuita efficacemente su volta degli Ex-Otago, band tutto il tessuto urbano della genovese tra i gruppi rivelaCapitale. Ippodromo delle “Non ci siamo mai risparmiati, zione del panorama italiano Capannelle, Auditorium abbiamo dato tutti noi stessi nel 2019. Parco della Musica, Teatro ma ci siamo anche divertiti un sacco, Come raccontano loro stessi, Romano di Ostia Antica e l’abbiamo presa in maniera “è stato un anno importante: Circo Massimo: quattro locamolto easy”. questo viaggio arriva dopo tion suggestive e di impatto l’esperienza incredibile sul costituiscono la cornice palco del Festival di Sanremo, ideale per ospitare gli artisti che per noi è stata come un grande megafono che ci di una line up diversificata e intrigante, sfruttando ha permesso di arrivare anche nei salotti delle case al massimo il fascino imbattibile della Città Eterna. degli italiani che fino al giorno prima non avevano I due fondatori del festival, Maxmiliano Bucci e assolutamente idea di chi fossimo. Non ci siamo mai Sergio Giuliani, hanno lavorato duramente per risparmiati, abbiamo dato tutti noi stessi ma ci siamo ottenere l’equilibrio perfetto tra le rockstar più anche divertiti un sacco, l’abbiamo presa in maniera molto easy. L’obiettivo era soprattutto quello di fare emergere gli Otaghi nella loro veste più naturale Gli Ex-Otago sono un gruppo indie pop formatosi a Genova nel 2002 inizialmente come trio acustico

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e sincera, e ci siamo riusciti”. E ora, con “La Notte Chiama Tour”, i ragazzi si preparano a infiammare la platea romana di Rock in Roma con uno spettacolo da grande festa in musica, in un tripudio di emozioni, balli, momenti di riflessione e tante sorprese. “Quest’estate saremo nei festival più importanti d’Italia, come Rock in Roma – spiegano gli Otaghi – è stata proprio una nostra scelta, perché in questi contesti si ha modo di incontrare un pubblico eterogeneo, di farsi conoscere da nuove persone, e perché no, di respirare l’aria di festa, di vacanza. Ci piace sorprendere il pubblico e guadagnarci nuovi fan dalla dimensione del live, che per noi rimane sempre la parte più bella di questo lavoro, anche dopo 17 anni di concerti e le oltre 100 date del tour di Marassi”. Lo show si apre con “Mare”, uno dei grandi classici della band, e con i synthwave elettronici di “Bambini” che danno il benvenuto al pubblico, pronto dal primo | 60 |

attacco a fare il coro al frontman Maurizio Carucci. La scaletta predilige l’anima più discotecara della band: rispetto al tour nei club, infatti, il blocco dance è stato volutamente ampliato per far ballare tutti sotto le stelle sulle note di brani come “La notte chiama” o il grande ritorno di “Giorni Vacanzieri”, direttamente dal 2010, e del mantra “Tutto bene”. Ma non balla solo il pubblico, perché a sorpresa i cinque Otaghi impiegano tutto il loro coraggio e sfoggiano una performance dance anni ’90, tutta da imparare e da replicare alle proprie feste estive. Ma c’è spazio anche per il loro lato più romantico con un caldo set acustico, con “Costa Rica”, “Stai tranquillo” e “Amore che vieni”, cover di Fabrizio De Andrè e le ballad “Questa notte”, “La nostra pelle” e “Quando sono con te”, fino al gran finale con “Solo una canzone”. “Sul palco faremo cose bizzarre, coreografie – spiegano gli Ex-Otago – e porteremo quel magico look un po’ alla Tony


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Esposito con giacche colorate, pantalone bianco e canotta che abbiamo sfoggiato al Concertone del Primo Maggio, che è stato un po’ un’anticipazione del mood che porteremo in giro quest’estate”. Una miscela perfetta di divertimento e intimismo è la ricetta vincente dello show degli Otaghi, che rispecchia l’anima del loro sesto album, “Corochinato”, come il celeberrimo aperitivo genovese. “Questo è il disco più notturno degli Otago: è un’ambientazione che si ritrova sia nei suoni che nei testi, un vero e proprio filo conduttore. La notte è un luogo, un tempo che accoglie contraddizioni, irrazionalità e apre mille possibilità. Abbiamo scelto questo nome perché questo aperitivo ha in sé un po’ di caratteristiche a noi care, come la sobrietà, l’economicità, il fatto che non si trova così facilmente: tutti elementi a noi vicini”. E la notte del 19 luglio, a Rock in Roma, sarà l’occasione giusta per gustare fino in fondo tutto il sublime côté di emozioni e suggestioni dell’universo Ex-Otago. Elisabetta Pasca | 61 |


| LIVE MUSIC |

Rock in Roma 2019 line up 02.07

Franco126 (Ippodromo delle Capannelle)

13.07

Ben Harper & The Innocent Criminals (Auditorium Parco della Musica)

03.07

ThirtySeconds To Mars (Auditorium Parco Della Musica)

13.07

Carl Brave (Ippodromo delle Capannelle)

04.07

Gemitaiz (Ippodromo delle Capannelle)

14.07

Ozuna (Ippodromo delle Capannelle)

05.07

The Zen Circus (Ippodromo delle Capannelle)

06.07

J-Ax + Articolo 31 (Ippodromo delle Capannelle)

16.07

Nick Mason’s Saucerful of Secrets (Auditorium Parco della Musica)

07.07

Haken (Ippodromo delle Capannelle)

17.07

Subsonica (Ippodromo delle Capannelle)

08.07

Skunk Anansie + special guest (Auditorium Parco Della Musica)

18.07

Ketama126 + Speranza + Massimo Pericolo (Ippodromo delle Capannelle)

09.07

Negrita (Teatro Romano di Ostia Antica)

19.07

Ex-Otago + Viito (Ippodromo delle Capannelle)

11.07

Bad Bunny (Ippodromo delle Capannelle)

23.07

The Blaze (Ippodromo delle Capannelle)

11.07

Neurosis + YOB + Special Guest (Teatro Romano di Ostia Antica)

26.07

Luchè (Ippodromo delle Capannelle)

27.07

Loredana Bertè (Teatro Romano di Ostia Antica)

12.07

Salmo (Ippodromo delle Capannelle)

07.09

Thegiornalisti (Circo Massimo)

12.07

Marlene Kuntz (Teatro Romano di Ostia Antica)

www.rockinroma.com

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★★★ ★★★

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| IN SALA |

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| IN SALA |

IL SIGNOR DIAVOLO A 80 anni, Pupi Avati torna al genere che lo ha consacrato - l’horror - con un film d’atmosfera che lo riporta a casa

C’è aria di casa in Il signor Diavolo, il nuovo film di Pupi Avati. Non tanto per l’ambientazione provinciale e rurale che ha segnato le pagine più preziose del suo cinema (qui è il Nordest veneto anziché la bassa padana tra Emilia e Romagna), quanto soprattutto per il ritorno al cinema di genere, all’horror settentrionale che gli fece fare il grande salto, più di 40 anni fa, con il cult movie La casa dalle finestre che ridono. 12 anni dopo il non troppo riuscito Il nascondiglio, Avati recupera le atmosfere e le paure che potevano essere sopite dopo anni di film per la tv con cui supplire alla difficoltà di fare cinema e racconta di un atroce delitto tra ragazzini compiuto nel Veneto cattolicissimo degli anni ’50. Un delitto su cui indaga un ispettore romano che dovrà vedersela con maledizioni e sacrilegi, con l’alone del maligno a regnare su tutto e a coinvolgere anche la politica. Il signor Diavolo è in primo luogo un dramma di provincia, in costume come un altro importante filone del cinema di Avati che pone la sua attenzione ai luoghi del racconto, ai personaggi, ma soprattutto alle persone, ai volti e ai comportamenti sullo sfondo che rendono più vero ciò che è in primo piano; e da questi volti

e comportamenti fa emergere il piccolo affresco di una realtà che è anche uno specchio dell’Italia dell’epoca, della sua ipocrisia morale che diventa politica e che assume il volto inquieto ma sempre presentabilissimo della vecchia Democrazia Cristiana. Come sempre, Avati non guarda al passato per raccontare il presente, per capirlo, ma per immergervisi dentro, come un romanziere storico o come un bozzettista ossia con l’amore per la storia, per ciò che significa, per il suo potenziale narrativo e artistico a volte venato di nostalgia, altre di mistero e atrocità, come in Magnificat o L’arcano incantatore. In questo caso è più la seconda, ma comunque Il signor Diavolo è un altro tassello dell’enorme libro di storia della nazione che Avati ha composto senza lo spirito del ricercatore storico, ma appunto con quello del narratore che vuole ricostruire atmosfere e tratti culturali lontani nel tempo (infatti il suo prossimo lavoro, probabilmente, sarà un film sul rapporto tra Dante e Boccaccio) di cui restituire l’intensità prima che l’attualità, l’umanità dentro il fluire della Storia. È però un’umanità aspra e sgradevole nonostante il raggiunto benessere, tanto composta ed educata ai valori della religione, quanto guardinga, paranoica, irrazionale contagiata dal quadro

Giuseppe “Pupi” Avati, con Il Signor Diavolo torna alle atmosfere sinister dell’horror

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politico - il terrore del ritorno del fascismo o della guerra - e che lo contagia a sua volta: Avati non si è mai direttamente interessato di politica, cinematograficamente parlando, ma raccontando il paese nei suoi vari periodi ne ha anche ritratto i sentimenti pubblici, magari di taglio e in filigrana, come in La seconda notte di nozze, Il cuore altrove e Il papà di Giovanna. Anche in Il signor Diavolo, il quadro politico emerge dai dettagli, dai risvolti dei personaggi, dalle loro emozioni e sentimenti più che dai fatti e dalle parole: ed è un quadro che si sposa alla paura del delitto e delle presunte presenze demoniache che Avati narra, come se Il signor Diavolo fosse il simbolo di tutte le paure vere o inventate che il governo dell’epoca inculcava nell’elettorato, fosse il peccato o la paura del comunismo. È così quindi che il film di Avati più che un horror in senso stretto, è un film d’atmosfere, un nero padano (genere che di fatto lo stesso Avati ha inventato con il fratello Antonio quale fido sceneggiatore e produttore) venato di orrore attraverso il quale Avati torna a raccontare i recessi oscuri dell’animo umano come altrove, nei suoi film più malinconici, ne raccontava le gentilezze che si scontravano con l’ambiente circostante e con la società; e il ritorno al cinema di genere è anche un modo, come si diceva, per smarcarsi dai compromessi e i limiti del cinema televisivo praticato recentemente, cercare un nuovo approccio estetico al grande schermo. Non ci riesce fino in fondo Avati, anzi l’approccio visivo resta forse il principale limite di Il signor Diavolo, ma il suo ultimo film ha una dignità, una compressione del passo, un senso sottile della tensione che faranno piacere a chi ha amato i vecchi incubi del regista bolognese di cui rispolvera alcune delle sue facce più caratteristiche come Lino Capolicchio o Gianni Cavina. Forse ha perso qualcosa in estetica o in capacità di invenzione orrifica, ma Avati è ancora un affidabile cantore delle realtà decentrate, dei marginali in senso umano o geografico, anche di ciò che cova ai margini dell’anima delle persone. È in questa marginalità scavata con cura che sta il fascino del regista e del suo nuovo film.

L’AUTORE: EMANUELE RAUCO Critico e giornalista cinematografico multimediale, attivo dal 2006 sul web per poi passare alla carta stampata, alla radio, alla tv e al video su YouTube. Scrive per La rivista del Cinematografo, Il mucchio selvaggio, Il sussidiario e collabora con varie testate. Selezionatore dal 2016 per la Mostra del Cinema di Venezia e curatore dei festival di Catania e Formia, ha una passione per l’uso critico dei social network e la convinzione che possano generare contenuti e non solo rumore.

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GIFFONI E TAORMINA: L’ESTATE È UNO SPETTACOLO Dalla Campania alla Sicilia, dalla provincia di Salerno a quella di Messina, e ritorno. Il cinema in Italia è protagonista nei due festival principali che catalizzano le attenzioni degli appassionati del genere. Il Giffoni Film Festival (19-27 luglio) ed il Taormina Film Festival (29 giugno-6 luglio) sono pronti a prendersi la scena

fano Accorsi, il principale attore italiano presente alla Chi l’ha detto che il cinema cessa di vivere durante manifestazione che il prossimo 27 luglio verrà premiato la stagione estiva? Se da una parte è fisiologico un sul palco campano. Accorsi, che tra pochi mesi sarà di calo di spettatori all’interno delle sale da nord a sud nuovo protagonista in “1994”, terrà anche una Masterdello Stivale, dall’altra è altrettanto vero che la settima class: l’attore bolognese, che ha lavorato con registi del arte diventa protagonista nei due festival cinematogracalibro di Pupi Avati, Mario Monicelli, Daniele Luchetti, fici principali della bella stagione italiana. Ci troviamo Gabriele Muccino, Ferzan Özpetek, Philippe Claudel e a Giffoni Valle Piana e a Taormina, comuni distanziati Paolo Sorrentino, solo per citarne alcuni, si confronterà quasi 500 chilometri ma accomunati dal sempre vivo con i masterclassers della sezione e rinnovato interesse verso il CULT per un’interessante lezione settore cinematografico, italiano di cinema. e internazionale. Molti infatti i Terrà una masterclass, il 25 luglio, grandi ospiti che rendono questi Stefano Accorsi il 27 luglio anche Giacomo Ferrara. L’attore due eventi dei punti di riferimenterrà una masterclass dal romano racconterà cosa si prova, to a livello mondiale, sempre più Palco del Giffoni Film Festival a soli 28 anni, ad essere sugli aperti verso il grande cinema (e schermi di 192 paesi (dove Netflix la grande arte) non solamente di distribuisce la serie Suburra) nei casa nostra. quali nel 2019 è uscita la seconda A testimoniare questo aspetto stagione della fiction ispirata al libro di Giancarlo De bastano pochi nomi: quelli di Oliver Stone (presiCataldo. Ferrara in Suburra veste i panni di Alberto dente di Giuria a Taormina) e Nicole Kidman ( che Anacleti, più famoso come Spadino, e al festival consarà premiata al Teatro Antico della città siciliana), di dividerà la sua esperienza con tutti coloro che saranno Amber Heard che assieme alla star pop internazionale Mahmood presenzieranno invece al Giffoni. La statunitense, protagonista recentemente in Justice League e Sarà Nicole Kidman l’ospite d’onore della 65a edizione del TaorAquaman, riceverà il Giffoni Experience Award, il più mina Film Fest. La diva australiana, Premio Oscar come migliore importante riconoscimento del festival, così come Steattrice per “The Hours”, riceverà il Taormina Arte Award nella suggestiva cornice del Teatro Antico.

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presenti all’incontro. Quella del 27 luglio sarà una data particolarmente “movimentata” del festival salernitano. Le canzoni di Mahmood infatti animeranno gli spazi del Giffoni. Sarà l’artista trionfatore di Sanremo, e medaglia d’argento all’ultimo Eurovision Song Contest, a chiudere la kermesse con un concerto live, in collaborazione con Radio 105, e totalmente aperto al pubblico. Trasferiamoci idealmente a Taormina dove, dal 30 giugno al 6 luglio, il cinema italiano e internazionale ricoprirà un ruolo da protagonista nella prima parte dell’estate. Il Festival di Taormina ha voluto celebrare a suo modo Bernardo Bertolucci, storico regista italiano scomparso pochi mesi fa, attraverso la locandina promozionale della kermesse. Il poster del 65° Taormina Film Fest è dedicata al gioco sensuale mirabilmente personificato dalla celebre scena del ballo del film “Il conformista” diretto da Bertolucci. Nicole Kidman sarà una delle ospiti più attese alla kermesse siciliana: il Premio Oscar come migliore attrice per “The Hours” riceverà il Taormina Arte Award nella suggestiva cornice del Teatro Antico. Il Festival, che quest’anno avrà come madrina l’attrice e modella spagnola Rocío Muñoz Mora-

Giacomo Ferrara

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A destra la locandina del film Yesterday, sotto il regista Danny Boyle. In basso, Mahmood

les, metterà in scena alcune proiezioni speciali e anteprime di livello internazionale. Tra queste verranno riprodotte sul grande schermo Yesterday di Danny Boyle (regista premio Oscar per The Millionaire) con Himesh Patel, Lily James e la partecipazione di Ed Sheeran, e l’attesissimo film concerto Amazing Grace, con una giovane Aretha Franklin. La Giuria, composta dallo scrittore André Aciman (“Chiamami col tuo nome”), dal compositore Carlo Siliotto (“Instructions Not Included”) e dall’attrice Laura Morante è presieduta dalla star internazionale Oliver Stone che tra l’altro presenterà al festival il documentario The Untold History of Ukraine di Igor Lopatonok, di cui è produttore esecutivo. Taormina Film Festival Dal 29 giugno al 6 luglio www.taorminafilmfest.it Giffoni Film Festival Dal 19 al 27 luglio www.giffonifilmfestival.it

Alessandro Creta

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LA LUNGA ESTATE CALDISSIMA DI STRANGER THINGS 3 Torna il 4 luglio la nuova attesissima stagione della serie cult dei Fratelli Duffer: attenzione, i ragazzi stanno crescendo e nulla sarà più come prima

mostruose, i Demogorgoni, e angoscianti dimensioni Ora che, con la fine della monumentale serie di parallele, l’Upside Down per intenderci, ma anche e Game of Thrones, siamo tutti orfani di draghi, soprattutto per esplorare quella parte finale dell’incruente battaglie medievali, drammi e intrighi di fanzia che traghetta l’individuo verso l’età adulta, corte, orde di non morti che minacciano l’umaquando le amicizie si trasformano in qualcosa di più e nità, il nostro bioritmo di series addicted ha più bisogna scegliere chi si vuole diventare. Restano dunche mai bisogno di sintonizzarsi sulle frequenze que intatte le atmosfere sci-fi che ci hanno fatto innadi nuove avventure. Niente paura, nerd di tutto morare delle prime serie, ma stavolta i ragazzi stanno il mondo, dai vostri divani e dalle vostre cameretdecisamente diventando te potrete godervi il nuovo grandi. Siamo nell’estate del giocattolino di Mamma Netflix. 1985, quella fatidica prima Quest’anno il 4 luglio, festa Nei progetti originali dei fratelli Duffer, dell’inizio del liceo per Mike, nazionale americana, si festegle stagioni di Stranger Things dovrebbero Dustin, Lucas, Will e Eleven, gia infatti ben altro, ovvero il essere quattro, o al massimo cinque. il formidabile personagritorno dell’universo vintage e Questo significa che dovremmo essere gio interpretato da Millie immaginifico del gioiellino dei Bobby Brown, ormai a tutti fratelli Duffer, con il rilascio più o meno a metà della trama generale gli effetti attrice icona delle sulla piattaforma streaming dell’intera serie. nuove generazioni. Crescere di Stranger Things, capitolo sembra la sfida principale da tre. Indossate pure le vostre affrontare per i bambini coraggiosi che già ne hanno magliette a tema e imbracciate le action figures, si viste di tutti i colori. riparte: eccoci di nuovo a Hawkins, tra realtà e SottoA proposito, non guasta ricordare dove eravamo Sopra, e questa volta si incomincia letteralmente con rimasti. Alla fine della seconda stagione, Undici ha i fuochi d’artificio, come ogni Festa dell’Indipendenza incontrato la sorella Otto e scoperto l’esistenza di che si rispetti. altri bambini speciali con “poteri” sovrannaturali Otto nuovi episodi per raccontare non solo di creature | 72 |


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anima la serie raggiungerà il suo culmine, lo intuiamo già da una delle nuove ambientazioni principali, lo Starcourt Mall, uno dei tanti centri commerciali caratteristici di quel periodo di consumismo sfrenato e boom economico. In più faranno la comparsa alcuni nuovi personaggi: Robin (Maya Hawke), collega alla gelateria della Mall del buon Steve, un Joe Kerry amatissimo da critica e pubblico; il sindaco di Hawkins, interpretato da Cary Elwes, e Jake Busey, un giornalista che indagherà sui bizzarri avvenimenti che accadono nella cittadina. Ancora una volta, la colonna sonora di Stranger Things sarà il valore aggiunto della serie, una sorta di personaggio jolly in grado di scatenare emozioni fortissime: Home Sweet Home dei Motley Crue e Baba O’Riley degli Who, sparate al massimo nel trailer, ci fanno più che ben sperare. I Duffer, si sa, si ispirano dichiaratamente e apertamente a un certo cinema e a determinate suggestioni e atmosfere: per la terza stagione, l’omaggio è a film come The Thing, Jurassic Park, Indiana Jones, Midnight Run e al cinema di David Cronenberg. Insomma, considerate le premesse, facciamo scorta di Eggo Waffle e mettiamoci comodi, la lunga estate caldissima di Stranger Things non può deluderci. Elisabetta Pasca

simili ai suoi. L’affetto per Hopper, Mike e tutti gli altri, tuttavia, l’ha riportata indietro, dalla sua vera famiglia, per sconfiggere il mostro ombra e salvare la cittadina di Hawkins. La stagione si era chiusa con la suggestiva scena del ballo scolastico, segnale di pace e felicità in arrivo per tutti i personaggi. Il famigerato mostro, però, seppur sconfitto, non è stato eliminato del tutto e potrebbe tornare a tormentare i nostri eroi. Per non parlare dello sviluppo di due character interessanti introdotti nella scorsa stagione, il brusco Billy (Dacre Montgomery) e sua sorella Max (Sadie Sink): di sicuro anche loro ce ne faranno vedere delle belle. “Stranger Things 3 sarà un insieme di generi”, hanno spiegato i fratelli Duffer, “sicuramente sarà la stagione più spassosa, ma anche quella più intensa”. “I ragazzi crescono”, ha chiarito Matt Duffer, “e la storia si evolve insieme a loro. E ci poniamo una domanda: riusciranno a maturare senza perdersi?”. Sembra passato il tempo di Dungeons & Dragons, dei giri in bicicletta e dei travestimenti da Acchiappafantasmi: ora è quasi maturo il tempo delle mele, quello dei primi batticuori davvero importanti, delle decisioni amare, delle sfide dell’adolescenza. Riusciranno i nostri giovani beniamini a superare la prova? E noi spettatori, cosa possiamo aspettarci? Di sicuro, l’immaginario anni Ottanta che

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PH ANTONIO CARNEROLI

Ba r ba r a V i s s a n i A P R E L E P O RT E D I V i l l a Ba l dac c h i n i . U NA N U OVA M E R AV I G L I A P E R I L M O N D O D E L W E D D I N G I N U NA NAT U R A I N C A N T E VO L E , a d u e pa s s i da r O m a

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MAURO UZZEO: OLTRE I CONFINI DEL FUMETTO Sceneggiatore, regista, organizzatore di festival di successo: nella produzione di Mauro Uzzeo c’è uno dei centri nevralgici del fumetto italiano, complice una carriera inarrestabile che va spingendosi sempre verso confini inesplorati

Quali sono gli obiettivi che vi state proponendo per la prossima edizione? In realtà ogni edizione finisce con qualche strascico che poi cerchiamo di portare nell’edizione successiva. Ci sono, ad esempio, alcune grandi mostre che personalmente mi piacerebbe portare all’ARF. Per ora mi limiterei a dire che ci sono diverse cose su cui dobbiamo ancora lavorare. Io e i miei soci fondatori (Stefano Piccoli, Paolo Campana, Fabrizio Verrocchi e Daniele “Gud” Bonomo ndr) abbiamo imparato un sacco di cose nel corso di questi anni, e molto è stato possibile grazie al supporto di tante figure importanti che si sono unite al nucleo iniziale, e che ci hanno permesso di crescere. Questo mi porta a pensare che il prossimo anno dovremo, in qualche modo, rendere ancora più corale l’organizzazione del festival così da riuscire a creare un evento ancora più ambizioso.

Assieme ai suoi soci “Arfers” già da qualche anno Uzzeo ha sviluppato e porta avanti il progetto di ARF Festival. Un momento di incontro per il mondo del fumetto a Roma, in cui è forte la volontà sovversiva di rendere al fumetto non solo lo spazio che merita, ma forse anche quella “giustizia mediatica” che non sempre gli si confà. Proprio in occasione della chiusura dell’ultima edizione di ARF, la quinta, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Mauro, sia per capire meglio lo spirito “sovversivo” di ARF, sia per scoprire progetti e piano di un autore quanto mai poliedrico e prolifico. Allora Mauro, su tutto, perché è importante che in Italia esista una fiera come ARF? Quando l’ARF è nata con lo scopo di essere una fiera dedicata, solo ed esclusivamente, al fumetto, le motivazioni erano più di una. La prima era proprio rendersi conto che le fiere del fumetto si stavano trasformando sempre di più in fiere dell’intrattenimento a 360°. Questa cosa andava in controtendenza col fatto che, invece, proprio a Roma ci fosse un fermento fumettistico enorme, perché solo a Roma (per coincidenza) si sono ritrovati alcuni tra gli autori di fumetto che, in quel momento, erano sulla bocca di tutti. Penso a Zerocalcare, a Gipi, a Giacomo Bevilacqua, a Ceccotti, a Recchioni. Volevamo quindi creare un momento che fosse dedicato solo al fumetto.

Passando a te: sei uno sceneggiatore di fumetti, uno sceneggiatore di film, un regista. Ma quali pensi siano gli abiti che ti calzano meglio? Me lo sono chiesto tante volte, e devo dire che, per quanto la mia fascinazione totale sia per i fumetti, più vado avanti e più mi accorgo che mi piace stare nei gruppi che portano a termine le imprese. Un esempio è quello del cartone animato dedicato a Dragonero. Lì sto seguendo il progetto sia per gli aspetti | 76 |


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relativi alla sceneggiatura con Giovanni Masi e Federico Rossi Edrighi (supervisionati dai grandi Enoch & Vietti) sia affiancando il regista Enrico Paolantonio per capire fin dove, tecnicamente, possiamo spingerci. Mi sta dando grande soddisfazione contribuire fino all’ultimo, collaborando col reparto produttivo e la visione di Vincenzo Sarno, Giovanni Mattioli e Antonio Navarra, confrontandoci passo passo con la RAI, fino a consegnare il prodotto finito che va in onda. Il fumetto, se ci pensi, ha una dimensione più “raccolta”, molto personale. Il fumetto in Italia come sta secondo te? Viviamo in tempi interessantissimi, nel senso che siamo in una fase di transizione dei mercati, e lo status quo che vigeva un tempo è cambiato. La vendita si è spostata dalle edicole alle fumetterie, e poi si è spostata ancora verso l’online e verso le librerie. È come se improvvisamente gli addetti della più grande religione del pianeta iniziano a perdere tutti i loro templi, dovendo rifugiarsi in altri luoghi di culto. Questa cosa ha portato ad una trasformazione importante dal punto di vista editoriale, perché, appunto, si transita verso altri mercati, e la migrazione è ancora in corso. Ovviamente io non sono un analista, né un esperto di marketing e vendite, ma da lettore, più che da autore, posso dirti che viviamo tempi interessanti perché, con la fine dello status quo, è nato un enorme fermento creativo. A questo punto ti vorrei chiedere, per pizzicarti un po’, come giudichi la critica del fumetto? Personalmente, credo siamo in un momento in cui il fumetto in Italia è artisticamente ai massimi livelli. Il livello medio è incredibile, ed è difficile stare al passo. Io stesso mi rendo conto che sto invecchiando perché vedo nascermi sotto gli occhi realtà editoriali di cui non sapevo niente e che invece sono seguitissime, e credo che non sia tanto differente per la critica. La vedo arrancare, nel senso che, salvo il grande lavoro che fanno alcuni, che hanno tutta la mia stima, mi piacerebbe che la critica in generale trovasse la strada della professionalità, invece di restare relegata alla sfera hobbystica, anche solo per meri motivi economici. Mi rendo conto che probabilmente è un’utopia, perché veramente c’è poca gente che viene realmente pagata per fare critica cinematografica, quindi, figurati se troviamo gente pagata per fare critica fumettistica. Però questo non può, anzi non deve, essere un motivo per abbassare il livello.

Mauro Uzzeo, regista attivo nel mondo del fumetto, è uno degli sceneggiatori di Dylan Dog

Anni fa si diceva che i punti di riferimento della produzione fumettistica europea erano la Francia e il Belgio. Secondo te l’Italia ha recuperato questa sorta di “gap intellettuale”? Sicuramente oltralpe c’è questo atteggiamento più reverenziale | 78 |


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verso il fumetto, ma non so se questa cosa sia sempre un bene e credo che le cose più interessanti nascano soprattutto quando un genere non è totalmente accettato ma è considerato “pirata”. Solo allora gli è concesso sperimentare e fare cose folli. Nonostante questo, va detto che oggi in Italia c’è talmente tanto splendore nei lavori di un Gipi, di un Martoz, ma anche nei lavori di Rita Petruccioli, ed abbiamo avuto produzioni da edicola così belle e raffinate, come Mercurio Loi, che anche chi è abituato ad un certo tipo di fumetto più “alto” resterebbe esterrefatto se si guardasse davvero attorno. Prima di chiudere parlami de “Il Confine”. Come nasce l’idea di questo coraggioso progetto transmediale? Sono anni che io e Giovanni Masi (che sta curando il progetto con Uzzeo ndr) stiamo pensando a sviluppare un qualcosa che sia nostro visto che nelle nostre carriere ci siamo trovati principalmente a lavorare su proprietà intellettuali create da altri. Quando poi abbiamo avuto l’occasione di proporre qualcosa di veramente nostro, abbiamo deciso di sviluppare un qualcosa che potesse far dialogare i diversi frangenti delle nostre reciproche esperienze lavorative, miste tra fumetti, serie TV e cinema. E così, ormai tre anni fa, abbiamo ragionato sull’idea di un mondo, sviluppato in una grande storia, e che fosse declinabile in vari ambiti, tutti al servizio di un prodotto unico, organico e sfaccettato. Giusto per curiosità: l’idea vi è nata dopo il boom di The Walking Dead? Sicuramente il riferimento produttivo che si voleva all’inizio era proprio come The Walking Dead, che nasce come serie TV e serie a fumetti, con la serie TV che arriva un po’ dopo, salvo poi camminare di pari passo, arrivando poi ad ulteriori declinazioni. Ne abbiamo parlato a lungo anche con Robert Kirkman (il creatore di The Walking Dead, ndr) stesso, che ci ha dato consigli rivelatisi davvero ottimi. Ma avete già pianificato tutto? Anche il finale? Posso dirti che abbiamo già pronto il finale. Lo abbiamo già scritto, ma non te lo spoilero! Considera che la serie è stata progettata insieme al suo finale, tuttavia abbiamo sviluppato un’idea per cui ne Il Confine sarà possibile raccontare una moltitudine di storie, speriamo, sempre appassionanti. Raffaele Giasi

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UNA BIOGRAPHIC NOVEL PER DUE Dario Campagna alle matite e Giuseppe Angelo Fiori alle penne per raccontare attraverso le vite dei due personaggi più influenti del momento le vicende politiche degli ultimi decenni in equilibrio tra giornalismo, fumetto e satira

Pomigliano d’Arco, 1986. In quello che si classifica come un polo industriale tra i più importanti per il Meridione nasce Luigi Di Maio, figlio di un impresario edile militante del Movimento Sociale Italiano e di un’insegnante di italiano e latino. Nel novembre dello stesso anno, durante una puntata in prima serata di Fantastico 7, Beppe Grillo pronuncia una battuta su Bettino Craxi, in quel momento Presidente del Consiglio dei Ministri, che gli causerà l’allontanamento temporaneo dal servizio pubblico. Matteo Salvini ha 13 anni e ce ne vorranno altri quattro prima che si iscriva alla Lega Lombarda. Da un lato le lotte sindacali degli operai dell’Alfasud, l’11 settembre, il complottismo, il binomio Grillo/Casaleggio, la nascita dei MeetUp. Dall’altro la Milano leghista di Formentini, il federalismo secondo Bossi, il primo governo Berlusconi, le inchieste e l’ascesa del Capitano. Letteralmente. Lo chiamano “flipbook”, praticamente due libri in uno, si può iniziare a leggere da quale parte si vuole come suggerisce il titolo “Salvini / Di Maio” e anche la firma è doppia. È il frutto del lavoro “matto e disperatissimo” di Dario Campagna e Giuseppe Angelo Fiori. Nel suo blog, il primo dice di sé: “Nasco a Palermo nei mitici anni ‘80. Frequento le elementari con lode. Frequento le medie con lode. Frequento il liceo con infamia. Frequento l’università, la triennale con infamia, la specialistica a Urbino con lode. Mi interesso al giornalismo senza motivo. Collaboro scrivendo con varie testate online e cartacee. Divengo malauguratamen| 80 |


| SULLO SCAFFALE

te giornalista pubblicista. Nel 2011 vengo chiamato da Vincino a partecipare alla redazione del settimanale di satira Il Male di Vauro e Vincino, poi chiuso nel 2013. Ho collaborato/collaboro per campagne di comunicazione, illustrazioni, vignette, storie e reportage a fumetti con Greenpeace, WWF, CGIL, Il Coinquilino di Merda, La Stampa, Il Foglio, RadioTelevisione Svizzera, Novella2000 e altre testate e realtà indipendenti e straordinarie. Per il resto disegno cose sgangherate autobiografiche e sulle cazzate che mi passano per la testa”. Giuseppe Angelo Fiori di questa biographic novel ha, invece, scritto i testi, ha condotto la corposa ricerca giornalistica necessaria a ricostruire le vorticose vicende politiche e sociali che hanno contraddistinto l’Italia dagli anni 90 a oggi, ma soprattutto ha saputo come agire con tempestività, grazie all’esperienza con la pagina Facebook “Il Coinquilino di Merda”, da lui creata nel 2012 e rapidamente diventata fenomeno social ed editoriale. Essere tempestivi appunto: l’idea è nata nell’autunno del 2018 e il libro è stato pubblicato ad aprile 2019 perché, come ha spiegato Campagna in un’intervista rilasciata al Messaggero, «sapevamo di avere per le mani i due personaggi del momento e di doverci muovere in fretta: sono stato murato in casa per un paio di mesi. Ma non mi aspettavo che saremmo riusciti a chiudere il libro in così poco tempo. Quello che per qualcuno potrebbe essere un sogno per me era un incubo: avevo il terrore che il governo cadesse». Fondo verde per la storia di Matteo Salvini e della Lega, furto del pupazzo di Zorro compreso. Rigorosamente in giallo quella di Luigi Di Maio e del Movimento 5 Stelle. Vite private e vicende politiche che culminano e si incontrano intorno al tavolo della trattativa del contratto di governo senza mai inciampare in una timeline lineare quanto ricca di fatti e personaggi per la cui riuscita il duo Fiori-Campagna si è ispirato ai political cartoons del vignettista americano Ted Rall - edito in Italia sempre da Becco Giallo - che assembla magistralmente saggio scritto, documenti fotografici e fumetto in quelli che diventano minuziosi reportage giornalistici. Ci viene da dire “il fumetto è vivo e lotta insieme a noi”. Spoiler alert. Su entrambi i lati della fascetta si legge “Non ti piaccio? Girami!”: è un loop senza uscita. Martina Morelli “Salvini / Di Maio” di Giuseppe Angelo Fiori e Dario Campagna Becco Giallo (2019) | 81 |

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Il designer texano torna a far parlare di sé con la proposta per un guardaroba completo che guarda, da un lato, alla sensuale eleganza dei classici suit maschili e delle silhouette asciutte, dall’altro, alle atmosfere urbane che si dividono tra le suggestioni londinesi e il dinamismo di Los Angeles, città in cui Tom Ford oggi vive.

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| FASHION IN PROGRESS |

PiĂš che una collezione, un vero manuale di stile a firma Ford, in cui il ton sur ton si alterna alla scelta di declinare il classico black&white in infinite texture di tessuto. Una sobria mescolanza di tartan, pied-de-poule, tweed che costituisce la cifra stilistica di un look a tratti severo, ma sicuramente intrigante.

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| FASHION IN PROGRESS |

Glamour è la parola d’ordine di tutti i capi della collezione che esprimono la visione sensuale del designer, attraverso tocchi satin e cangianti. Cappucci, zip e coulisse: lo sportswear continua a farsi largo nelle proposte dello stilista.

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| FASHION IN PROGRESS |

La palette dei colori propende verso la vitalità e l’esuberanza dei toni caldi, ma rigorosamente declinati nelle tinte unite del beige, testa di moro, o nei toni più accesi dell’ocra, sempre in perfetto equilibrio tra audacia e minimalismo.

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| FASHION IN PROGRESS |

ÂŤHo voluto che uomini e donne si sentissero belli, ho voluto dare loro sicurezza grazie a una maggiore fiducia in se stessiÂť. Ăˆ cosi che tutti gli elementi si mescolano e prendono forma nella figura del globe-trotter, con incursioni animalier negli accessori e dettagli riflettenti tipici dello stile di Tom Ford.

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| FASHION IN PROGRESS |

L’outfit è nel complesso rilassato, ma mai decadente. Del resto, Tom Ford insegna, nulla va mai lasciato al caso, eyewear compreso. Le tendenze del momento sembrano non contare. Conta solo quell’estetica consacrata nel tempo, che ricorda a ogni uomo l’importanza di un abito dal fit impeccabile.

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SOGNANDO LA STELLA Solaika Marrocco: segnatevi questo nome, perché è il presente e il futuro della cucina italiana. È lei la più giovane Ambasciatrice del Gusto, è lei il capo brigata del Primo Restaurant a Lecce.

tempura e infuso di luppolo, e dal 2018 ha un poC’è chi a 24 anni sta completando il percorsto nell’atelier Gran dame Veuve Cliquot. Abbiaso di studi per ottenere la laurea, chi si sta mo intervistato Solaika durante l’ultima edizione affacciando per la prima volta sul mondo di “Identità Golose” a Milano dove ci ha parlato, del lavoro, o chi non è ancora riuscito a ben già da veterana del mestiere, della sua vita, della decifrare quel che sarà il suo futuro. Poi c’è sua professione e delle sue aspirazioni. chi, a 24 anni, già dirige (da tempo) la cucina di un rinomato ristorante e può vantare, nel recente Solaika, altri tuoi colleghi ci hanno rivelato passato, premi e riconoscimenti quasi da veteradi aver trovato la “vocazione” culinaria nel no del mestiere. Solaika Marrocco, classe 1995, a bel mezzo di un altro perLecce coordina le cucine (e i corso professionale o di colleghi) del Primo Restaustudi. Per te è stato così o rant, nome adatto per chi, ci “Anche al di fuori della scuola hai avuto subito la chiaha confessato, vuole essere mata ai fornelli? una numero uno. ho continuato a studiare e a Io in cuor mio l’ho semSolaika è nata a Gallipoli, in informarmi sul mondo della cucina. pre saputo, cucinavo sin pieno Salento, e a differenza Non ho mai avuto dubbi da bambina e a 10 anni già di molti altri cuochi ha deciso su quale strada intraprendere” facevo la spesa per cucinare, di mantenere forte il legame Solaika Marrocco - Ambasciatrice del Gusto mi piaceva andare a comcon la sua terra rimanendo a prare in prima persona al lavorarci, per dimostrare che mercato gli ingredienti con i anche al Sud c’è tempo e spaquali avrei fatto i miei primi piatti. L’alberghiero zio per fare qualcosa di bello e importante. è stata poi la scelta più naturale per proseguire il Solaika, il più giovane membro dell’associaziomio percorso ma anche al di fuori della scuola ho ne Ambasciatori del Gusto, nel palmarés conta continuato a studiare e a informarmi sul mondo l’oro per il Premio Birra Moretti Gran Cru 2017, della cucina. Non ho mai avuto dubbi su quale conquistato con il piatto Turcinieddi glassati alla strada intraprendere. birra, marmellata di cipolla all’arancia, critmi in | 88 |


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Sei una delle più giovani chef in Italia, membro di Ambasciatori del Gusto, hai vinto il Premio Birra Moretti Gran Cru, responsabile di cucina nel tuo ristorante. Ti aspettavi tutto questo successo in così poco tempo? Sinceramente no, ma mi conosco e so che sono una persona determinata, ambiziosa, che se si pone un obiettivo è per raggiungerlo. Spesso i giovanissimi hanno dei modelli ai quali ispirarsi. Quali sono i tuoi? Diciamo che non ho mai avuto dei maestri diretti che mi hanno insegnato questo mestiere, ma ci sono alcuni colleghi che stimo, compreso chi lavora assieme a me al ristorante che mi dà ogni giorno degli input per migliorare e andare avanti. Poi mi faccio guidare anche dai miei ricordi d’infanzia, quando cucinavo insieme a mia madre e a mia nonna che, se così possiamo dire, considero come i miei primi modelli e ispirazioni.

“La cosa più bella che mi viene detta è che, nonostante la mia giovane età, già riesco a portare avanti una mia idea di cucina” Solaika Marrocco - Ambasciatrice del Gusto

Hai già un tuo “stile” ai fornelli o cerchi di catturare i segreti dai più grandi? La cosa più bella che mi viene detta è che, nonostante la mia giovane età, già riesco a portare avanti una mia idea di cucina. Si vede che sono, per così dire, “pulita”, nel senso che non ho mai lavorato presso qualche altro chef che magari mi abbia influenzato nella filosofia di cucina. Ho creato una mia strada e porto avanti quella, credo che sia una cosa molto positiva. Molti tuoi coetanei, o comunque giovani ragazzi, cercano di entrare nel mondo della cucina tramite i talent evitando magari una prima gavetta. La consideri formativa come esperienza ? | 90 |


| VITE DA CHEF |

Per me come esperienza serve tutto nella vita ma devo dire che la cucina non è quella che appare in tv, almeno per quanto mi riguarda. Nei talent è come se si andasse ancora a scuola, si è in una bolla, in una sorta di comfort zone che non esiste nella vera cucina. Uscito da lì vieni immesso in un mondo totalmente diverso: la cucina è fatta di sacrificio, 20 ore di lavoro giornaliere, in tv è tutto molto ovattato, è più spettacolo. La mia filosofia mi porta a stare dietro ai fornelli, anche se ormai lo chef non è più solo quello che spadella ma è diventato anche una figura imprenditoriale, che nel mondo cerca di fare qualcosa di diverso e di nuovo. Secondo te un giovane come può riuscire a ottenere credibilità in questo mondo? Tu, nonostante i tuoi 24 anni, come sei riuscita a bruciare le tappe e affermarti? Per me bisogna sempre rimanere sé stessi, ricordarsi da dove si viene e rimanere con i piedi per terra. Nonostante i premi, i riconoscimenti o le vittorie bisogna ricordarsi da dove si è partiti, ma al contempo è necessario puntare in alto ben consapevoli dei sacrifici che bisogna fare. Dove ti vedi tra 10 anni? È una domanda che mi fanno spesso ma io preferisco rimanere concentrata sul mio obiettivo attuale che è quello di migliorare costantemente. Tra 10 anni spero di aver percorso la strada che mi sono fissata di intraprendere. Alessandro Creta Credits: Autfotografiasalento.

AMBASCIATORI DEL GUSTO è un’associazione di cuochi, pizzaioli, sommelier, manager di ristoranti e professionisti che portano la cucina italiana di qualità nel mondo e rappresentano il concetto di gusto italiano. Tra gli associati anche Massimo Bottura, Antonino Cannavacciuolo, Davide Oldani e Carlo Cracco. www.ambasciatoridelgusto.it

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IL PANFILO PERFETTO Spectre, il Megayacht Benetti da 69 metri è stato incoronato vincitore ai World Syperyacht Awards (16-18 maggio), per la categoria “Yacht dislocanti tra le 500 e le 1.999 tonnellate”

mentre sta completando 3 giga yacht di oltre 100 Lo yacht Benetti, che deve il suo nome al metri. Stiamo vivendo una stagione scintillante sot24esimo film della saga 007, non era a digiuto il profilo delle vendite e siamo in fermento per no di vittorie: un mese prima del prestigioso l’organizzazione di grandi eventi in tutto il mondo riconoscimento ha conquistato il premio “Best per festeggiare il 50° anniversario del Gruppo». Custom-Built Yacht” all’Asia Boating Awards Sintesi delle più avanzate tecniche progettuali e 2019. L’imbarcazione creata da Benetti e varata a costruttive di Benetti, MY Livorno, simbolo di eccellenza Spectre gode di uno scafo Made in Italy e progetto unico “High Speed Cruising Hull” e inimitabile, ha saputo affaprogettato dallo studio scinare la nutrita giuria colpita olandese Mulder Design sia dagli esterni di Giorgio M. MY Spectre gode di uno scafo per aumentare la velocità di Cassetta sia dagli interni creati “High Speed Cruising Hull” crociera del 30% rispetto a dagli studi Style Department progettato dallo studio olandese scafi dislocanti tradizionali. di Benetti. Le performance Mulder Design per aumentare Il panfilo dispone inoltre sportive e la tecnologia all’ala velocità di crociera del 30% della tecnologia Total Ride vanguardia sono le due penControl di Naiad Dynamics, nellate che concludono il quanovità assoluta per questa dro ritraente l’imbarcazione tipologia di imbarcazioni, perfetta, gioiello d’italianità. un sistema che permette un L’ennesimo successo Benetti notevole incremento della stabilità di navigazione viene ricamato anche dalle parole di Paolo Vitelli, e il miglioramento del comfort di bordo grazie a 4 che anticipa anche delle interessanti novità: «Sono pinne stabilizzatrici e a 3 lame regolabili verticalestremamente orgoglioso di essere il Presidente del mente. Garantita un’autonomia di 6.500 miglia a Gruppo Azimut Benetti, il più grande produttore di una velocità di crociera di 12 nodi. megayacht al mondo da 19 anni a questa parte. BeUn’opera che, come ogni capolavoro ha richiesto netti ha meritato un prestigioso premio per Spectre | 93 |


| PASSIONE IN MARE

tempo, per l’esattezza ben 750.000 ore di lavoro per costruire l’esemplare full custom consegnato a John Staluppi, magnate newyorkese - di chiare origini italiane - che ha fatto fortuna in America come importatore del marchio Honda, dedicandosi successivamente anche ad attività di compravendita e di charter nel mondo della nautica. John, insieme alla moglie Jeanette Staluppi, condivide la passione per la filmografia di James Bond e l’amore per le auto da corsa anni ‘50 e ‘60 e per il Made in Italy.

Lo studio di Giorgio M. Cassetta è riuscito a realizzare un panfilo di classe puntando sulla sportività e sulla semplicità delle linee Il desiderio della coppia è quello di poter rivivere le emozioni adrenaliniche dell’automobilismo su una grande imbarcazione, probabilmente proprio questa aspettativa li ha portati ad acquistare il 3° giga yacht da Benetti in meno di 10 anni, divenendo tra i clienti più affezionati al brand, che ha saputo cogliere la sfida. Il colpo d’occhio esterno di questo yacht è audace, ma molto sobrio e signorile. Lo studio di Giorgio M. Cassetta è riuscito a realizzare un panfilo di classe puntando sulla sportività e sulla semplicità delle linee.

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| PASSIONE IN MARE

Lo scafo di Spectre è stato ideato per aumentare del 30% la velocità rispetto agli scafi tradizionali

Il lusso esternamente inizia dalla piscina, per passare alle zone prendisole con area bar e giungere a quelle dedicate al relax con aree informali per pranzi e cene all’aperto, servite da due grandi buffet completi di grill e forno per la pizza. Per concludere la piattaforma touch and go destinata all’elicottero. Spectre, grazie alle più moderne tecnologie progettuali della Benetti, presenta una sovrastruttura in alluminio che si sviluppa su 4 ponti. Salire a bordo di questo yacht, vuol dire iniziare un viaggio in un mondo di stile e design: gli ambienti interni dello yacht fanno sfoggio di un fascino davvero unico. L’Interior Design Department di Benetti ha curato la progettazione dello yacht orientandosi sulle tendenze moderne senza tuttavia trascurare i canoni classici: lo stile che traspare lascia intendere un richiamo al passato, degli anni ’30 americani, con uno stile Art Déco che sembra riportare agli splendori di New Orleans, intrecciandosi con aspetti Liberty del fine ‘800 francese. Lo stile moderno riaffiora con dettagli in acciaio e vetri scolpiti che rendono eleganti e luminosi i locali. Gli spazi per vivere in condivisione i bei momenti o rilassarsi in privato, non mancano; le 6 cabine ospiti possono accogliere fino a 12 passeggeri, mentre altre 9 ospitano l’equipaggio, formato al massimo da 14 persone. Stefano Valentini

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S O G N O

N A S C O S T O

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Nel 2002 venne realizzato il progetto del Grand Hotel Poltu Quatu, modellato dal genio creativo dell’architetto Jean Claude Lesuisse che ha firmato le più prestigiose residenze della Costa Smeralda. Le linee morbide ed arrotondate delle costruzioni e l’uso di materiali autoctoni, come il granito e il legno, hanno consentito a Poltu Quatu di mantenere ancora oggi intatta la suggestione autentica della sua natura. In una delle regioni che il mondo ci invidia, la Sardegna, un resort che si sposa appieno con lo stile e gli ambienti di questo spettacolare lembo di terra. Poltu Quatu, nel dialetto gallurese “Porto Nascosto”, è situato in un luogo incantevole in cui gli occhi si riempiono di emozioni ed il cuore di magia. Impossibile, dopotutto, il contrario, considerato che ci troviamo in una della location più esclusive della Costa Smeralda. Qui avete a disposizione una piscina paradisiaca, un accogliente centro benessere ed una eccellente ristorazione. Il posto incantevole, l’arredo elegante , il senso generale di raffinatezza e sobrietà vi accoglieranno così come la stupenda entrata con una cornice di gelsomini e bouganville.

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Affacciato su un’insenatura naturale di fronte all’Arcipelago della Maddalena, fra graniti rosa e vegetazione mediterranea, sulla costa nord orientale della Sardegna, il Grand Hotel Poltu Quatu offre ai suoi ospiti un soggiorno esclusivo tra natura, benessere e relax. Il tutto impreziosito da un senso di gusto ed eleganza che ha reso questo resort un vero e proprio gioiello della Costa Smeralda.

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Il ristorante vista mare dell’hotel, il Maymon, offre un’esperienza culinaria basata su una cucina mediterranea e sarda. I piatti a base di pesce sono la vera forza del menù proposto dallo chef. Poltu Quatu offre un’ampia scelta gastronomica: al ristorante Tanit, affacciato sul fiordo, gli ospiti sono immersi in un’atmosfera magica e raffinata. Il ristorante propone non solo piatti gustosi a base di pesce crudo, al vapore o gratinato, ma anche un esclusivo menù di carne. Una cucina più veloce, ma non di minore qualità, è offerta dal risto/bar Ishter che si affaccia sulla piscina dell’hotel. Piatti semplici come i classici grigliati di carne e di pesce sono compresi in una proposta trasversale adatta ai gusti di una clientela internazionale. GRAND HOTEL POLTU QUATU Loc. Poltu Quatu snc 07021 Arzachena (OT) Tel. +39 0789 95 62 00 www.poltu-quatu.com

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PERDERSI NEL PAESE DEI CEDRI Mare o montagna, natura o grandi città : a ognuno la sua meta. Benvenuti in Libano.

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Chi sceglie il Libano sceglie alte montagne, il fiume che le divide o le spiagge bianche o rocciose che appartengono alle sue coste. Chi sceglie il Libano sceglie i suoi diversi piatti mediterranei e le sue bevande rinfrescanti, come l’Arak. Chi sceglie il Libano trova un amalgama di religioni, di musica e una modernizzazione che quasi ci consente di non classificare questo pezzo di terra come Paese arabo. L’autore de Il Profeta, Khalil Gibran, recita: “Se il Libano non fosse stato il mio Paese, lo avrei scelto comunque”. LA BEIRUT CHE NON DORME MAI La sua capitale, Beirut, rimane oggi una città moderna, cosmopolita e multiculturale. Passeggiando lungo la Corniche di Beirut ci si sente protetti da “El Rauchè”, due gigantesche rocce che emergono dall’acqua e che sembrano sorvegliare tutto ciò che le circonda. Tra i

lussuosi condomini e i popolati cafè, a poca distanza da uno specchio di mare che ospita i grandi yacht di sceicchi o ricchi imprenditori, si rimane affascinati dall’eleganza della Moschea Mohamad el Amin che si affaccia sulla Piazza dei Martiri e che convive pacificamente con la Cattedrale Maronita di St. George, distante solamente pochi metri. Non sorprenda questa contemporanea presenza di luoghi di culto arabi e cristiani: chiese e cattedrali, così come le moschee, sono sparse in tutta la capitale, o me| 105 |


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glio in tutto il Paese. Così come i templi religiosi anche tutte le festività sono rappresentate lungo i 10,452 chilometri quadrati che racchiudono il Libano. Basti pensare che ogni anno tutte le città del Paese a dicembre competono tra di loro per eleggere l’albero di Natale più bello e caratteristico mentre pochi mesi dopo si preparano a celebrare il Ramadan. Una realtà che non si limita alle ricorrenze cristiane o musulmane, ma qualsiasi celebrazione riconosciuta dalle 19 religioni presenti sul territorio ha ampia libertà di espressione. Se per molti di voi la convivenza tra musulmani e cristiani è un’utopia, significa che ancora non avete visitato il Paese dei Cedri. Beirut è una città che di giorno si muove, vive, tra la

più famosa strada di tutto il Paese, via Hamra, sino ai caffè della piazza Nejme e Jemmayze, tra i centri commerciali di Beirut Souks. È appena tramonta il sole però che la capitale sfoggia il suo vestito più bello, luccicante, a volte anche trasgressivo. Beirut non riposa mai perché, una volta calata la notte, la musica comincia a farsi sentire per tutta la città. Dal Bunker B-018, usato durante la guerra civile e ora luogo di svago, ai terrazzi dei palazzi da dove si ammirano contemporaneamente valli e mare come Taiga, White e Pier 7, la Beirut nightlife ammalia cittadini e turisti con i suoi eventi, le sue note e i suoi locali. La musica cessa solo quando è tempo della preghiera, non importa di quale religione si tratti e quale credo si professi. | 107 |

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LIBANO DA SCOPRIRE Sin da quando gli abitanti di questa terra erano i fenici, il Libano è stato sempre territorio ambito e desiderato dai popoli conquistatori per la sua posizione geograficamente strategica. Sia greci che romani sono passati da queste zone, lasciando in eredità non solamente la cultura ma anche, se non soprattutto, templi e costruzioni. Proprio il Tempio del Dio Sole può essere ancora ammirato nella valle di Baalbak, ma numerose rovine archeologiche sono sparse anche nelle città di Tiro e Sidone. A nord invece si trova, con il suo Castello Crociato, la città di Byblos che, assieme a numerosi templi e un piccolo anfiteatro romano, rappresenta uno dei centri più antichi ancora vissuti nel mondo. Nella seconda città più grande del Paese, Tripoli, dal Castello omonimo si può godere di una vista su tutto il panorama circostante ma vi consigliamo anche di visitare i bagni turchi (hammam), originari dalla dominazione ottomana, e le strade strette del Suq con i diversi mercati del sapone. La diversità non è espressa solo in termini storici, culturali e sociali, ma anche, come già anticipato precedentemente, sotto il punto di vista naturalistico e paesaggistico. Ambienti mozzafiato hanno già stregato in passato chiunque abbia transitato per queste parti. La valle di Kadisha per esempio è un luogo spirituale dove i monarchi maroniti hanno vissuto per più di 300 anni in cave bevendo le acque di ruscelli e fiumi che circondano la valle, innalzando in queste zone monasteri che ancora oggi sono visitati da pellegrini. La sensazione di meraviglia emerge raggiungendo valli come queste o altre sparse in tutto il paese, da Baqaa Safrine al nord alle foreste di Jezzine al sud: qui è possibile toccare il cielo e vederlo ricoprire tutto il Paese. E dove sono i Cedri in tutto ciò? Le distese pianure di El Arz accolgono il sacro simbolo del Paese nella Foresta dei Cedri di Dio, tutto a pochi chilometri di distanza da Bsharri, il suggestivo paese di Khalil Gibran. Il Libano, grande quasi quanto l’Abruzzo, con 5 siti UNESCO offre una varietà religiosa, storica, culinaria e musicale che nel suo piccolo vi farà innamorare. Se è vero che il popolo sceglie il simbolo che più rappresenta la sua patria, allora si spiega perché nella Bibbia il Cedro del Libano è citato più volte a simboleggiare la nobiltà, la regalità e la forza. Ahmad Abdullrahman | 108 |

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ESTATE ON THE ROAD Tempo d’estate, tempo di sole, vacanze. Qualunque sia la meta delle vostre ferie, mare, lago o montagna, quale modello migliore di una cabriolet per lasciarsi scompigliare i capelli durante il viaggio?

Per molti il viaggio in auto verso la destinazione vacanziera può essere un trauma. Calore, afa, macchina infuocata dal sole che picchia forte, aria condizionata spinta al massimo. Proviamo però ad “aggirare” questi problemi con la cara vecchia (per modo di dire) cabriolet, il modello di auto senza tettino simbolo di estate, libertà e divertimento. Ma quali sono i migliori modelli per ritrovarsi a guidare con i capelli al vento come Benicio Del Toro e Jonny Depp in “Paura e delirio a Las Vegas”? Auto più o meno recenti, evergreen di successo e nuove uscite che andiamo a scoprire in questa rassegna.

fiancata, con il parabrezza allungato e la parte posteriore, sfuggente, che termina in un accenno di spoiler. Finiture di grande qualità, ampio comfort anche per i passeggeri posteriori e un senso di libertà abbinato alla sportività che solo una Mercedes è capace di regalare. mercedes-benz.it Serie 4 Cabrio: La BMW con questo modello punta in alto e offre prestazioni al top della gamma. Auto adatta per chi ama il contatto diretto con l’aria e vuole condividere questa sensazione con amici e famigliari, considerati i 4 posti totali che trovano spazio all’interno dell’abitacolo. La base è quella della BMW Serie 4 Coupé e anche il tetto è in metallo, ovviamente retrattile (elettricamente). bmw.it

Classe E: carattere ed eleganza coniugate in una delle migliori cabrio, firmata Mercedes, degli ultimi anni. Grintoso il frontale (fari full led, mascherina prominente e ampie prese d’aria a nido d’ape nel paraurti) e slanciata la | 110 |


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ForTwo Cabrio: auto particolarmente adatta per il traffico cittadino e per le piccole-medie percorrenze. Il binomio Smart-città è di quelli difficilmente slegabili e, nella calura estiva, quale migliore modello di una ForTwo Cabrio per soffrire il meno possibile l’afa del viaggio? Le dimensioni ridotte e l’agilità di Smart si combinano con il senso di avventura proprio di un’auto decappottabile: ecco quindi che con ForTwo Cabrio la sensazione di libertà è condivisibile in maniera, per così dire, particolarmente “intima”. In questo modello la capote rimane di tela, a comando elettrico, e si può aprire sopra i due sedili o ripiegarla fin sopra il baule. smart-italia.com

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MX-5 RF: Mazda ha prodotto un modello sensuale quanto sportivo che entra a tutti gli effetti nell’elenco delle migliori spider giapponesi. Il tetto rigido della MX-5 RF richiede soli 13 secondi per aprirsi e trasformare il viaggio in un’esperienza a cielo aperto. La sigla indica Retractable Fastback, cioè la modalità di funzionamento del tetto che si piega su sé stesso per poi andarsi a raccogliere nel vano bagagliaio quando chiuso. A tetto aperto la Mazda non perde fascino, anzi, sembra una vera e propria coupé. Tre gli allestimenti disponibili: Sport, 30th Anninversary ed Exceed. mazda.it Larga 1,67 metri e lunga 2,74, la ForTwo è la cabrio migliore per muoversi agilmente in città

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DS3: una city car chic, decappottabile, che esce dagli schemi della solita cabriolet sportiva e slanciata. DS, brand figlio della casa madre Citroën, ha deciso di rompere la tradizione creando un’auto più compatta ma che non rinuncia al tetto, in tela, apribile fino ai 120 km/h in appena 16 secondi. I dettagli cromati, la cappotta in tela bicolore e l’ampia possibilità di personalizzazione sono tra i tratti distintivi della DS3. Uno dei punti di forza di questo modello è l’ampiezza del bagagliaio, notoriamente di dimensioni ridotte in quasi tutti i modelli cabrio presenti sul mercato. dsautomobiles.it Huracán Spyder: alziamo decisamente il livello e passiamo a modelli super sportivi tutti prodotti nel Bel Paese. Le nostre ultime 4 scelte sono tutte Spider made in Italy e con questa Lamborghini passiamo alle auto da sogno che ognuno di noi desidera guidare almeno una volta nella vita. Scolpito e sensuale, il design della Huracán è ispirato alle forme esagonali e spigolose dell’atomo di carbonio, mentre il DNA Lamborghini

A sinistra la DS3 Cabrio, una delle poche auto scoperte a conservare l’omologazione per 5. In alto, la Lamborghini Huracán Spyder, in basso l’Alfa Romeo 4C Spider

si manifesta chiaramente nella linea ininterrotta che ne disegna il profilo. Ogni elemento è stato progettato con lo scopo di eliminare il tetto senza compromettere in alcun modo l’aerodinamica e mantenere elevato il piacere di guida. lamborghini.com 4C Spider: l’Alfa Romeo nella sua veste maggiormente aggressiva e, a seconda dei gusti, sensuale. La 4C Spider è tra le più sportive, desiderate e performanti nel suo genere, votata al piacere di guida e alle performance. Costruita a Modena, Alfa Romeo 4C è il punto d’incontro di due eccellenze: l’ingegneria Alfa Romeo e la produzione Maserati. Abitacolo essenziale e raffinato, questa Spider si guida praticamente da terra (è alta meno di un metro e venti) e scatta da 0 a 100 in 4,5 secondi. alfaromeo.it | 113 |


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488 Spider: non potevamo non citare la Ferrari in questa nostra rassegna. La casa del Cavallino Rampante ha sfornato un prodotto unico nel suo genere, con grandi performance e facilità di guida per il massimo divertimento, e senso di libertà, all’aria aperta. Il tettino si apre e chiude elettronicamente in 14 secondi. Sulla scia delle grandi auto da corsa l’elettronica entra pesantemente nella gestione della dinamica di guida, ma senza togliere un briciolo di piacere al “pilota” che può sfruttare al meglio tutto il potenziale messo a disposizione da Ferrari. ferrari.com La Maserati Gran Cabrio ha un’elegante capote in tela che si apre e chiude elettronicamente in 28 secondi

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GranCabrio: chiudiamo in grande stile con un’eccellenza tutta italiana. Rimaniamo a Modena, nella terra dei motori, per provare la Maserati GranCabrio. Vettura da strada con prestazioni da pista: questo modello sfiora i 300 km/h (288 km/h per la GranCabrio Sport e 291 km/h per la GranCabrio MC). Cruise control, accensione automatica dei fari, portellone posteriore e porte con apertura elettrica assistita, climatizzatore bi-zona con due bocchette posteriori sono solamente alcuni dei “servizi” che renderanno la guida più fluida, piacevole e confortevole. maserati.com Guglielmo Collina

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UNA NUOVA MOBILITÀ È POSSIBILE Zero pensieri, zero emissioni. La strategia del gruppo ALD Automotive passa per formule di mobilità sempre più innovative

in termini di innovazione che di tecnologia, ALD Le soluzioni al volante si fanno sempre più Automotive si pone in prima linea nella diffusione accessibili e vicine alle specifiche esigenze dei sul territorio di un nuovo modello di mobilità, che singoli guidatori. Il merito va anche al nolegfavorisca una reale evoluzione della quotidianità al gio a lungo termine che continua a trainare volante e un cambiamento in fatto di sostenibilità il mercato dell’auto con prodotti sempre più ambientale. Il network diversificati. ALD conta 250 centri Il trend interessa tutti i in tutta la penisola e, principali canali di venAutomotive si posiziona tra i leader nell’ottica di una sempre dita, dalle grandi realtà mondiali del comparto, con una presenza inmaggiore capillarità e corporate alle piccole ternazionale diretta diffusa in 41 Paesi, prossimità nei confronti e medie imprese, dalla oltre 6.500 dipendenti e una flotta gestita degli utenti, entro fine distribuzione diretta a che globalmente supera quota 1.700.000 2019 raggiungerà un quella indiretta, e ricopre totale di 270 unità. Dai un ruolo ormai strategiveicoli (aprile 2019). Service Box, le officico. Una crescita vivace ne qualificate da un in cui ALD Automotive eccellente livello di assistenza, ai Premium Point – divisione di Société Générale specializzata nei per tutte le attività di aftersales, passando per i servizi di mobilità, noleggio a lungo termine e fleet Mobility Store, contraddistinti da una riconosciuta management si posiziona tra i leader mondiali del e storica impostazione commerciale per accompacomparto, con una presenza internazionale diretta gnare il cliente nella scelta migliore per la propria diffusa in 41 Paesi, oltre 6.500 dipendenti e una flotmobilità, fino ai BASE. Questi ultimi sono veri e ta gestita che globalmente supera quota 1.700.000 propri Experience Point in cui è possibile provare veicoli (aprile 2019). Riferimento essenziale per dein prima persona l’intera offerta di mobilità innofinire il futuro andamento del mercato italiano sia | 117 |


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vativa firmata ALD attraverso eventi, test drive, i più alti standard sui servizi di manutenzione presenti sul mercato e una consulenza completa sulle formule di mobilità ALD dal noleggio a lungo termine anche di veicoli elettrici a Ricaricar e 2W, il brand ALD dedicato a moto, scooter e minicar. Se si considerano poi anche i centri convenzionati, la rete raggiunge l’impressionante quota di 8.000 unità che diventano veri e propri punti di riferimento per la mobilità sul territorio anche attraverso un confronto continuo con le realtà locali e le istituzioni.

“Un approccio che assecondi la crescente propensione manifestata dagli italiani nei confronti della sostenibilità ambientale e del superamento della proprietà della vettura, in grado di riproporre fedelmente il carattere innovativo da sempre insito nella natura di ALD”. Crescenzo Ilardi - Head Of Market Sales & Customer Management di ALD Automotive

IL FUTURO È GREEN ALD Automotive è da tempo impegnata anche sul fronte della mobilità sostenibile con l’obiettivo di trovare soluzioni di mobilità innovative, sostenibili ed ecologiche, per un futuro davvero green. In questo scenario s’inserisce la partnership con Enel X per la promozione e diffusione della mobilità elettrica attraverso il marchio E-go, con una serie di offerte dedicate che combinano la guida dei veicoli elettrici con la possibilità di utilizzare le infrastrutture di ricarica. Anche il programma ALD Carsharing, premiato agli International Fleet Award 2018 e dedicato alle grandi aziende, punta a un’ottimizzazione delle flotte in tal senso, ancora una volta anche grazie alla partership con Enel X e la possibilità di introdurre nelle flotte di corporate Car Sharing anche i veicoli elettrici, aggiungendo anche un significativo abbattimento delle emissioni per l’azienda cliente. Marco Bertollini | 118 |


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LE SOLUZIONI ALD Automotive Noleggio a Lungo termine del solo veicolo elettrico. Una formula “zero pensieri” studiata per garantire la tranquillità del noleggio a lungo termine e caratterizzata da un’attenzione particolare alla riduzione di costi ed emissioni. Si può scegliere tra tutti i veicoli presenti sul mercato e ottenere, con un unico canone, assicurazione, manutenzione, soccorso stradale e tutti i sevizi legati alla gestione del veicolo e del contratto. Noleggio a Lungo termine del veicolo elettrico e infrastruttura di ricarica. Permette di abbinare veicolo e infrastruttura di ricarica, tutto in un unico canone. Grazie a questa soluzione si può ricaricare il proprio mezzo direttamente a casa o in ufficio, in modo semplice, rapido e autonomo. Corporate Car Sharing. È il servizio di car sharing full electric caratterizzato da una piattaforma unica per funzionalità e in continuo sviluppo per rispondere a tutte le esigenze di mobilità.

mobilitysolutions.aldautomotive.it

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| LA MOBILITÀ DEL DOMANI |

LA GUIDA SU MISURA Oggi sono già circa 40.000 gli italiani che all’acquisto hanno preferito il noleggio a lungo termine, con un costo fisso e predeterminato, e a fine anno si prevede raggiungeranno quota 50.000 “Costo fisso e pacchetti ‘all inclusive’ stanno determinando il successo della formula”, ha evidenziato Massimiliano Archiapatti – Presidente ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, “A parità di modello e di percorrenza, stimiamo una convenienza media del 15% rispetto alla proprietà, senza contare altri vantaggi, come non immobilizzare l’intero capitale per l’acquisto o il tempo risparmiato per la “burocrazia dell’auto” (bollo, assicurazione, manutenzione, eventuali multe o incidenti). E si evitano le complicazioni e illusioni collegate alla vendita dell’usato”. Continua a crescere il numero di automobilisti che sceglie di rinunciare all’acquisto dell’auto avvicinandosi alle nuove forme di condivisione, come il noleggio a lungo termine che mostra a pieno la propria efficacia ed economicità anche con automobilisti senza partita IVA. Riscoprire la quotidianità grazie al noleggio a lungo termine significa potersi concentrare sul proprio lavoro mentre esperti qualificati si prendono cura dell’auto. Il noleggio a lungo termine rimane anche uno strumento di grande importanza per le aziende, per fidelizzare il dipendente e sottrarlo alle sirene della concorrenza, un aspetto quanto mai importante in un periodo in cui sulle risorse umane vengono investiti ingenti sforzi finanziari e notevoli aspettative. Il fleet management consiste nel beneficiare dei servizi di noleggio, lasciando alle aziende la proprietà dell’auto, una formula vincente utilizzata da imprese di ogni dimensione che hanno veicoli in proprietà o in noleggio e che scelgono di demandare in outsourcing solo una

parte dei servizi. In questo quadro si inserisce Automotive Service Group che svolge attività di mediazione e consulenza nel settore del noleggio di autoveicoli a lungo termine in partnership con ALD Automotive, gruppo leader mondiale nel settore del noleggio a lungo termine e della gestione delle flotte aziendali, grazie alla consolidata esperienza e qualità dei servizi maturata in oltre 50 anni di attività. L’attività di Automotive Service Group è rivolta principalmente a professionisti e PMI che intendono avvalersi dei vantaggi derivati dai servizi di noleggio a lungo termine che la società è in grado di offrire, grazie alla partnership di ALD Automotive. La formula può variare da uno a tre anni, ma si può estendere anche fino a 48-60 mesi. È previsto il pagamento di un canone mensile come copertura delle spese dalla tassa di proprietà, bollo, manutenzione ordinaria e straordinaria alla gestione dei sinistri, assicurazione, cambio pneumatici e gestione delle multe. L’azienda che prende a noleggio il veicolo deve badare al solo carburante e seguire le istruzioni per una corretta manutenzione dell’auto, con controlli periodici nelle autofficine convenzionate. Il canone varia a seconda del tipo di veicolo noleggiato, della durata del contratto, del chilometraggio previsto, e in base al tipo di servizi supplementari che vengono scelti: auto sostitutiva, strumenti di gestione della car policy, rapporti informativi sull’utilizzazione dell’autoveicolo e la carta di credito per l’acquisto del carburante. Così Automotive Service Group decide d’investire sulla qualità, forte della partnership strategica con ALD Automotive, gruppo leader nel settore. | 120 |


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PERCHÈ CONVIENE

Un consulente esperto dedicato Dal primo contatto all’assistenza post contrattuale, Automotive Service Group mette a disposizione esperti del settore per guidare il cliente nella gestione del veicolo.

Un’auto sempre nuova I modelli più recenti in commercio, auto ibride, elettriche, SUV, SW, Van, Moto e molto altro.

Costi all inclusive e fiscalità chiara Unico canone con bollo, RCA, copertura danni completa e manutenzioni; deducibilità dei costi e detraibilità dell’IVA.

Un’ampia gamma di offerte e soluzioni Tutte le marche automobilistiche a disposizione e la possibilità di personalizzare e configurare il modello desiderato.

Automotive Service Group- partner of ALD Sede Operativa: Viale dell’Esperanto, 71 – Zona Eur Roma Tel. 06.87752179 – email: commerciale@automotivesg.com Showroom SICCA: Via Leone XIII snc angolo Viale Gregorio VII, Roma Web: www.automotivesg.com

Servizio di ritiro Usato Valutazione e ritiro dell’usato, in tempi brevissimi e in pochi, semplici passaggi. Servizio all inclusive Tutti i servizi per la mobilità compresi in un unico canone mensile predeterminato.

Margherita Pituano

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TIL THE MORNING

by Riccardo Cavrioli

by “THE CATENARY WIRES”

OFFICE POLITICS

by “THE DIVINE COMEDY”

(Tapete Records - 2019)

(Divine Comedy Records - 2019)

Beh, ma come spiegare la bellezza di quest’album? Io non ce la faccio a parole. Bisognerebbe misurare il battito del cuore e controllare la pelle d’oca, allora sì che forse, riusciremmo a cogliere in pieno le emozioni che Rob Pursey e Amelia Fletcher sanno trasmetterci. Il loro progetto The Catenary Wires giunge alla vetta di un climax ascendente di rara magia. “Til The Morning” è struggente, carezzevole, toccante e fuori dal tempo. Un disco bellissimo, autunnale e crepuscolare, ma sempre con quella luce che ci da speranza e ci scalda, anche nei momenti più bui. Sarebbe fin troppo facile e riduttivo catalogare la loro musica come folk. Qui in realtà c’è un gusto da pop da camera che avevano tante band della Sarah Records. Ecco li voglio arrivare. C’è quel gusto melodico che aveva quella storica etichetta, c’è quella bravura di essere immediati e malinconici, ma questa volta c’è anche un impianto sonoro di tutto rispetto, sia nell’impianto ritmico che in quei piccoli dettagli che fanno la differenza (tra organi, piano, fiati e archi). Tutto è calibrato alla perfezioni, non ci sono eccessi, certo, ma non attendetevi nulla di troppo spartano. Sicuramente le voci dei protagonisti, da sole o incrociate (mamma mia cosa non è “I’ll Light Your Way Back”), rendono tutto magico e magnifico. Applausi.

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Guai ad essere rigidi con Neil Hannon e i suoi Divine Comedy. Chi si aspettava un disco classicamente chamber pop resterà spiazzato. Il nostro si diverte non poco con i synth (da bambino adorava la new wave e le band pop che vedeva a “Top Of The Pops”) e il suo consueto e delizioso impianto melodico che ben conosciamo e riconosciamo questa volta ospita anche un binario parallelo, in cui gli anni ’80 e gente come Pet Shop Boys, Bowie e Kraftwerk fanno la loro comparsa e a tratti non sono neanche così rassicuranti. Non è sempre allegro e piacevole, infatti, il mondo dipinto da “Office Politics”. Una realtà che guarda indietro, ad anni in cui la tecnologia non era così opprimente e i telefoni avevano ancora i fili e a una società in cui un presidente a nome Donald Trump era semplicemente una battuta di pessimo gusto. Un bel disco ambizioso, provocatorio, ricco di spunti e variegato. Con molto ritmo, funk che incontrano i Beatles, una ballata “syntethica”, la passione per il cinema (Morricone) ma anche quella per il teatro. Nel finale il disco ci riconsegna quel Neil che conosciamo bene e apprezziamo da sempre, quello con le melodie ariose e arrangiate riccamente. Non ha paura di mettersi in gioco il buon Neil e vince una partita tutt’altro che scontata. Genio. Punto e basta.


Il Terzo Pilastro su scala internazionale per un nuovo sviluppo sociale, economico e culturale.

La Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è la naturale evoluzione della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, in quanto si fa portatrice e sintesi, su più ampia scala e senza alcun vincolo territoriale, delle due strategiche direzioni di intervento originarie: il Terzo Settore (o Terzo Pilastro, il non profit) e le tematiche urgenti ispirate dall’osservazione di ciò che accade al di fuori del mondo Occidentale, con uno sguardo che va oltre l’area mediterranea per approdare nei Paesi emergenti in Medio ed Estremo Oriente, futuri protagonisti della nostra Storia. Essa, infatti, opera nei campi sanitario, della ricerca scientifica, sociale e del Welfare, educativo e formativo, culturale ed artistico e svolge la funzione di ponte tra le diverse culture fra Oriente ed Occidente, fra Nord e Sud del mondo. www.fondazioneterzopilastrointernazionale.it



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