MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE
NUMERO 139 - ANNO 2019
EURO 5,00
Marco Gallotta
“Taglio la carta per raccontare emozioni”
ANTICO SETIFICIO FIORENTINO
76. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
NAUTICA
LORENZO IOZZIA
RISORSE (DIS)UMANE
SCENARI CONTEMPORANEI
Una storia fatta di seta La Sicilia in tavola
Un settembre da leoni
Da manager a leader: la metamorfosi
Gli appuntamenti in mare Rimandati a settembre
EDITORIALE
SETTEMBRE, ANDIAMO. È TEMPO DI... RICOMINCIARE Quando si “diventa grandi”, si inizia a comprendere come il vero capodanno non sia a gennaio, ma a settembre. È questo mese, infatti, che vede la maggior parte delle realtà lavorative iniziare un nuovo anno. Il periodo dopo l’estate è dunque pieno di buoni propositi, di desideri e di progetti coltivati magari nei giorni di riposo, quando la mente è più produttiva e riesce a dar vita alle idee migliori. Settembre per molti è invece il semplice ricominciare con il tram tram quotidiano, tuffandosi nuovamente nei soliti impegni e nella stessa routine. Se il tutto vada visto in maniera positiva o negativa dipende ovviamente solo da noi: chi non conosce il famoso proverbio “Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita”? La differenza tra chi guarda a settembre con un senso di sofferenza e chi invece con positività e ottimismo è racchiusa anche in questa frase. Franco Del Panta
La vacanza inizia dove finiscono i pensieri DIVERTITI IN SICILIA AL VERDURA RESORT
RO C C O FORTE HOTELS HOTEL SAVOY FIRENZE MASSERIA TORRE MAIZZA PUGLIA HOTEL DE LA VILLE ROMA HOTEL DE RUSSIE ROMA VERDURA RESORT SICILIA BROWN’S HOTEL LONDRA THE BALMORAL EDIMBURGO THE CHARLES HOTEL MONACO HOTEL DE ROME BERLINO VILLA KENNEDY FRANCOFORTE HOTEL AMIGO BRUXELLES HOTEL ASTORIA SAN PIETROBURGO PROSSIME APERTURE: THE WESTBUND HOTEL SHANGHAI ROCCOFORTEHOTELS.COM
MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE
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NUMERO 139 ANNO 2019
56
SCENARI CONTEMPORANEI
RIMANDATI A SETTEMBRE
IN SALA
UN SETTEMBRE DA LEONI
40 RISORSE (DIS)UMANE
DA MANAGER A LEADER: LA METAMORFOSI
28 STORIA SU TELA
UNA STORIA FATTA DI SETA
44 IDENTITÀ DIGITALI
ALLA SCOPERTA DELLA GAMIFICATION
62
36
SU AL NORD
INSIDE MARKE TING
50 SFUMATURE DI STOCCOLMA
BOLLICINE E DINTORNI
48 LE FORME, L’ARTE
“TAGLIO LA CARTA PER RACCONTARE EMOZIONI”
EURO 5,00
Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione. Testi e fotografie non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Progress è una pubblicazione curata da La6 Group s.r.l. Largo della Primavera, 40 00171 Roma Rivista mensile registrata presso il Tribunale di Roma 17/09/2010 N° 356/2010
Progress n°139/ settembre 2019 Uffici Commerciali Roma, Via Giovanni Devoti, 28 - 00167 Roma Editor in Chief Leonardo Garcia de Vincentiis
68 VITE DA CHEF
LORENZO IOZZIA: LA SICILIA IN TAVOLA
74 PASSIONE IN MARE
BREZZA SETTEMBRINA
Direttore Editoriale Franco Del Panta direzione@edizionisei.com Direttore Pubblicità Paolo Del Panta advertising@edizionisei.com Redazione e Collaboratori Editoriali redazione@la6group.com A. Creta, E. Pasca, M. Morelli, E. Rodi, S. Riva, L. Mancini, Y. Leone, S. Valentini, M. Baffigi, F. Bruni, R. Bernardo, M. Pituano, M. Bertollini, R. Cavrioli, B. Vecchiarelli, J. Daporto, E. Zucca, D. Battaglia , M.Tiberi, G.Migliore, E. Rauco, G.Collina, R. Giasi, Ricerca Iconografica e Servizi A cura della redazione
80 ALLA GUIDA CON ASG
UNA QUOTIDIANITÀ DA RISCOPRIRE
84 V I V E R E L ’ I N N OV A Z I O N E
TIM ACCENDE IL G5
Art Direction Francesco Sciarrone www.francescosciarrone.it Stampa, Allestimento e Distribuzione La6 Group s.r.l. Informazioni e Abbonamenti info@la6group.com www.progressonline.it N.B. Massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati. Spedizione in abbonamento postale. 70% Filiale di Roma.
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Portico di San Luca: la passerella coperta di Bologna Uno dei tesori di Bologna è il famoso Portico di San Luca, che inizia a Porta Saragozza e collega con un passaggio pedonale ininterrotto la città al Santuario della Madonna di San Luca, in cima al Colle della Guardia. Con una lunghezza totale di 3,8 chilometri e un dislivello di 215 metri, questo è il portico più lungo del mondo e rappresenta la quintessenza dell’esperienza bolognese: la camminata. La prima parte del portico corre lungo le case, i negozi, i bar e i ristoranti di via Saragozza, da Porta Saragozza fino all’Arco del Meloncello, un cavalcavia barocco che permette alle persone di continuare a camminare lungo il portico senza dover attraversare la strada. L’arco barocco segna anche l’inizio della parte in salita del portico, una salita di 2 chilometri e un tratto finale più ripido con una lunga serie di gradini. La storia del portico inizia nel 1192, quando una giovane, Angelica de Caicle, fondò un eremo sul Colle della Guardia, che nel tempo divenne una comunità monastica femminile dedicata a custodire un’immagine della Vergine con Bambino - che si dice sia stata dipinta da Luca Evangelista (da qui il nome Madonna di San Luca). Nel corso dei secoli, il culto della Madonna di San Luca è cresciuto e, nel 1655, è stata appunto chiesta la costruzione di un portico per raggiungere il santuario dove era conservata l’icona. La città non aveva abbastanza denaro per una struttura così imponente, così, nel 1674, furono i bolognesi stessi a finanziare la sua costruzione. Marco Bertollini
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LE NOTTI MAGICHE NELLA REGGIA DEI RE
realizzazione dell’intero complesso ha dei numeri incredibili. Basti pensare che se oggi il parco si estende su una superficie di “soli” 815 ettari, prima Luci colorate, musiche barocche della Rivoluzione francese ne contava e fuochi d’artificio: lo sfarzo circa 8000 mila, sui quali sorgono, dei reali di Francia torna a oltre al principale, due castelli minori risplendere a Versailles. chiamati Petit e Grand Trianon. A ciò vanno aggiunti l’orangerie, la residenI meravigliosi giardini della reggia za della regina, e i due bacini artifidi Versailles non smettono mai di ciali, piccolo e grande, per un totale stupire. Ogni sabato sera, dalla metà by Beatrice Vecchiarelli di oltre 60 mila mq. Vi alloggiarono di giugno fino all’equinozio d’autunstabilmente anche Luigi XV e Luigi no, grazie a una serie di installazioni XVI, mentre fu abbandonato dai successori che, visti gli artistiche, giochi di fuoco e di luce ed effetti acquatici di ingenti costi per il restauro, preferirono risiedere altrove. grande impatto scenico, le 55 fontane del parco prenPer tornare ai nostri giorni, è opportuno ricordare che dono vita. E non solo! Con loro anche i laghetti artificiali, queste passeggiate notturne nei giardini sono accomle centinaia di statue e i 15 boschetti di cui si compone. pagnate dalle melodie barocche amate dal sovrano, in È lo spettacolo delle “Grandes Eaux nocturnes”, che va modo da ricreare l’atmosfera tipica dei banchetti e delle in scena ogni anno nel palazzo che fu di Luigi XIV, il Re sontuose feste reali, e hanno una durata di circa due Sole. Quest’ultimo fece costruire l’imponente struttura ore e mezza - dalle 20.30 fino alle 23.00. Lo spettacolo nella cittadina alle porte della capitale per sfuggire alla è concluso infine da un magnifico spettacolo pirotecnifrenesia e ai tumulti che iniziavano a scuotere già allora co sul Gran Canal. Vista la fitta affluenza è consigliabile Parigi. In origine non era nient’altro che un appezzaprenotare online i biglietti e presentarsi in anticipo alla mento di terreno destinato alla caccia, ma l’ambizioso biglietteria. progetto del Re Sole lo trasformò in una delle più famowww.chateauversailles.fr se dimore al mondo. Il cantiere messo in opera per la fino al 21 settembre
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“La cultura è l’energia pulita del nostro paese.” Emmanuele F. M. Emanuele La Fondazione Cultura e Arte, diretta emanazione della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, opera nella diffusione di iniziative culturali, sulla base Emmanuele dell’assunto che l’arte e la cultura – nelle loro F. molteplici forme e manifestazioniEmmanuele – svolgano un F. La Fondazione Cultura e Arte, diretta ruolo di primo piano nella formazione emanazione della Fondazione della coscienza collettiva, annullando La Fondazione Cultura e Arte, diretta Terzoe Pilastro – Internazionale, opera le differenze appianando i della conflitti, a favore emanazione Fondazione nella diffusione di iniziative culturali, sulla base dell’inclusione sociale e del dialogo costruttivo Terzo Pilastro – Internazionale, opera dell’assunto che l’arte e la cultura – nelle loro nella diffusione di iniziative culturali, sulla base molteplici formeche e manifestazioni – svolgano un dell’assunto l’arte e la cultura – nelle loro ruolo di primo piano nella formazione molteplici forme e manifestazioni – svolgano un della di coscienza collettiva, annullando ruolo primo piano nella formazione le differenze e appianando i conflitti, a favore della coscienza collettiva, annullando dell’inclusione sociale e del dialogo costruttivo le differenze e appianando i conflitti, a favore
fra i popoli. La Fondazione è attiva nel campo delle arti visive e dell’attività espositiva,della multimedialità, dell’editoria, della musica, della poesia e della promozione ed organizzazione M. Emanuele di convegni e think tank. I progetti realizzati M. Emanuele accrescono l’offerta culturale attuale fravalorizzano, i popoli. Laattraverso Fondazione è attiva nel campo e specifici interventi, arti visive e dell’attività espositiva,della ildelle patrimonio artistico-culturale non solo fra i popoli. La Fondazione è attiva nel campo multimedialità, dell’editoria, della musica, della nel nostro Paese, con uno sguardo particolare delle arti visive e dell’attività espositiva,della poesia e della promozione ed organizzazione al Mediterraneo e all’Oriente. multimedialità, dell’editoria, della musica, della di convegni e think tank. I progetti realizzati poesia e della promozione ed organizzazione accrescono culturale attuale di convegni l’offerta e think tank. I progetti realizzati e valorizzano, attraverso specifici interventi, accrescono l’offerta culturale attuale ile patrimonio non solo valorizzano,artistico-culturale attraverso specifici interventi, nel nostro Paese, con uno sguardo particolare il patrimonio artistico-culturale non solo al all’Oriente. nelMediterraneo nostro Paese,e con uno sguardo particolare
“La cultura è l’energia pulita del nostro paese.” “La cultura è l’energia pulita del nostro paese.”
dell’inclusione sociale e del dialogo costruttivo
al Mediterraneo e all’Oriente.
www.fondazioneculturaearte.it
QUANDO LA REGINA NON C’È...
Gallery, lunga 47 metri, che quest’anno ospita la mostra sul Genio italiano: “Leonardo Da Vinci. A Life in Drawing”, ritenuta la più grande mostra dei L’edificio reale più iconico della lavori di Leonardo in oltre 65 anni. Gran Bretagna apre i battenti. Ulteriori spazi visitabili e degni di nota Proprio così, Buckingham Palace, sono quelli de Le Royal Mews, cioè la residenza londinese di Sua Maestà la Regina, sarà visitabile le Scuderie Reali, da cui partono gli fino a settembre. spostamenti di Sua Maestà e vanto per la Corona in fatto di organizzazione Proprio nel periodo estivo la famiglia ed efficienza; qui, tra le altre cose, by Stefano Valentini reale si reca in visita annuale in Scozia, sarà possibile ammirare La Gold State consentendo al Palazzo di aprire al Coach, cioè la carrozza utilizzata pubblico le sontuose sale. L’edificio, tanto affascinante per le incoronazioni fin dall’epoca di Giorgio IV. In quanto antico, risale ai primi del ‘700 e divenne residenza totale sono ben 19 le stanze di Buckingham Palace che ufficiale del monarca britannico nel 1837, dopo che la potranno essere visitate e per quanti amano camminare, è Regina Vittoria salì al trono. Ad oggi è uno dei pochi palazzi programmata anche una passeggiata di circa un chilometro reali abitati al mondo. 775 stanze circondate da 20 ettari che va dai giardini fino all’uscita, attraverso un tour che dura di parco che, per ovvie ragioni, non sono tutte visitabili. in totale circa 4 ore. Imperdibile anche la mostra dedicata L’accesso al pubblico è consentito solo nelle stanze di alla Regina Vittoria per celebrare il 200° anniversario dalla rappresentanza, regolarmente utilizzate dalla famiglia reale sua nascita. La sovrana, che diede nome e forma a un’intera per intrattenere gli ospiti durante le loro visite istituzionali, epoca, fece di Buckingham Palace, insieme al Principe cerimoniali e ufficiali nel Regno Unito. Tra queste le Stanze Alberto, un punto di aggregazione per il Paese, un potente di Stato, veri e propri scrigni in cui sono contenute opere simbolo della monarchia britannica e una casa di famiglia di Canova e Rembrandt, solo per nominarne alcune. per i loro nove figli. Sua Maestà Elisabetta II ha visitato Immancabili le visite alla famosissima Sala del Trono, dove all’apertura la speciale esposizione, ammirando gli oggetti si svolgono le cerimonie ufficiali, alla White Drawing Room, appartenuti a chi, dopo di lei naturalmente, ha regnato più a il luogo di ricevimento della Royal Family e alla Sala da lungo sul Regno Unito. Ballo, oggi usata per banchetti ufficiali e investiture. www.royal.uk Tra le altre meraviglie da ammirare al Palazzo, la Queen’s
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LA CARA VECCHIA FIERA DELL’INNOVAZIONE Se siete tra quei patiti della tecnologia o semplicemente tra i curiosi che trovano affascinanti le visioni futuristiche delle aziende del settore, appuntatevi queste date: 6 – 11 settembre. Sta per tornare IFA, la più antica fiera dell’elettronica di consumo che si svolge ogni anno a Berlino.
by Stefano Valentini
Una storia che ha inizio il 4 dicembre del 1924 con la “Grosse Deutsche Funkaustellung”: 242 espositori e 180.000 visitatori su un’area di oltre 7.000 metri quadrati. Il successo della manifestazione la trasforma in un evento annuale dove radio e poi televisione vestono un ruolo centrale. La capitale tedesca rimane la sede di questa fiera fino all’inizio della Seconda guerra mondiale, per poi cedere la staffetta ad altre città della Germania ovest: a Düsseldorf, a Francoforte e Stoccarda, per fare ritorno a Berlino definitivamente nel 1971. La fiera era diventata la vetrina principale dell’industria elettronica ma anche di quella delle telecomunicazioni e dell’informatica. Oggi i numeri confermano e sbalordiscono: all’edizione 2018 hanno partecipato 1.814 aziende provenienti da oltre 100 paesi e che hanno occupato 161.200 metri quadrati della Berlin ExpoCenter City nel distretto di Charlottenburg-Wilmersdorf. Anche quest’anno i migliori marchi metteranno in mostra tutto il potenziale dei nuovi prodotti e servizi legati al mondo dell’elettronica, in una manifestazione che copre ogni settore dell’industria hi-tech. Tra le diverse case presenti spiccano grandi nomi, tra cui Astra, Beko, Canon, Daewoo, Epson, Hitachi e LG, solo per citarne alcuni. La fiera è suddivisa in otto aree tematiche, ripartite per categorie, ad esempio la IFA Home & Entertainment Electronics per la tecnologia tipica delle smart home, la IFA Audio Entertainment per Hi-Fi, altoparlanti e sistema audio ad alte prestazioni, la IFA Home Appliances per elettrodomestici di piccole e grandi dimensioni e ancora la IFA My Media per foto, video, musica, giochi, fitness e realtà virtuale. Tra gli argomenti più caldi certamente la tecnologia 5G, per le reti di comunicazione mobili ad alta velocità di prossima generazione e l’intelligenza artificiale: molti tipi di dispositivi smart fanno uso di sistemi digitali self-teaching - basati sul machine learning - in grado di migliorare le loro prestazioni nel tempo. Per non perdersi nulla è possibile individuare sull’app (IFA Berlin) gli espositori, i prodotti, la mappa con navigazione interattiva 2D/3D, la funzione di ricerca, il segnalibro “MyIFA” e tutti gli eventi in programma oltre alle informazioni generali sulla fiera. www.ifa-berlin.com | 12 |
NYC, SETTE GIORNI IN GRANDE STILE In o out? Cool o kitsch? Tutte le tendenze della nuova stagione passano dalla New York Fashion Week. Dal 1943, anno in cui si tenne la prima Settimana della Moda newyorkese (all’epoca Settimana by Beatrice Vecchiarelli della stampa), la Grande Mela si è ritagliata uno spazio sempre più ampio e di rilievo nel campo dell’abbigliamento, guadagnandosi il titolo di capitale della moda sebbene sia ancora un passo indietro rispetto alle tre big per eccellenza come Londra, Parigi e Milano. Tra queste però è la prima ad aprire le danze coi suoi eventi - dal 6 al 14 settembre - dedicati ai trend del guardaroba maschile e femminile per la prossima primavera-estate. I protagonisti indiscussi sono alcuni dei brand leader nel panorama internazionale, tutti rigorosamente “made in the USA”. Il 6 settembre spetta dunque a Tomi Koizumi, Jeremy Scott e Telfar scaldare le passerelle e a seguire, il 7 settembre, Ralph Lauren, Christian Siriano, Longchamp, Self Portrait e molti altri, con una media di una sfilata all’ora. Tra i nomi più attesi nei giorni centrali spiccano quelli di Jason Wu, Tommy Hilfiger, Zimmermann, Oscar de la Renta, Custo Barcelona e Proenza Schouler. Chiude invece il sipario, come da tradizione, Marc Jacobs. A pesare è senz’altro l’assenza di alcune griffe che hanno preferito presentare altrove le loro collezioni in anteprima, come ad esempio Rodarte. Il marchio d’abbigliamento, fondato dalle sorelle Laura e Kate Mulleavy nel 2005 e indossato da celebrities del calibro di Michelle Obama, Emma Watson e Natalie Portman, ha deciso di disertare l’appuntamento newyorkese preferendogli con ogni probabilità Los Angeles, città natale del brand. Negli ultimi anni si è assistito infatti a una fuga sempre più massiccia delle grandi firme verso passerelle emergenti, da Hong Kong a Miami. La settimana della moda di New York resta in ogni caso un evento in grado di catalizzare l’attenzione mondiale nel settore della moda per la sua capacità di riunire i modelli e le modelle più apprezzate del momento, fotografi, make-up artist, hair stylist di straordinario talento, e poi compratori, influencer e giornalisti. 6-14 settembre newyork-fashionweek.com
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grandi mostre
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365 giorni di festa
1500
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OLIVETTI,APOZZUOLI LA FABBRICA CON LA VISTA PIÙ BELLA
“Di fronte al golfo più suggestivo del mondo la fabbrica si è innalzata nel rispetto della bellezza dei luoghi, affinché questa bellezza potesse essere Cosa lega una cittadina un conforto durante il lavoro del Piemonte a un comune quotidiano” con questa frase campano sul Golfo di Napoli? Adriano Olivetti inaugurò il centro La storia di un’azienda italiana di Pozzuoli nel 1955. diventata simbolo del boom Qui si è creato un esempio economico degli anni 60. unico di architettura industriale, by Guglielmo Collina con ambienti belli e funzionali Nel 1908 Camillo Olivetti fondò la e che rispettano pienamente il città industriale di Ivrea, che tra gli anni ‘30 e ‘60 crebbe paesaggio circostante. L’edificio è stato progettato per sotto la direzione di Adriano Olivetti in parallelo con raccogliere la maggior quantità di luce naturale possibile l’azienda di famiglia, la Olivetti appunto, produttrice di e creare così ambienti di lavoro piacevoli e in cui alle macchine da scrivere, calcolatrici meccaniche e computer pareti in muratura venivano preferite ampie finestre in da ufficio. Questo progetto sociale, che trova compimento vetro, così da rinfrancare i lavoratori con la vista su uno nella città piemontese, espressione di una visione moderna dei golfi più belli del mondo. del rapporto tra produzione industriale e architettura, nel La brillante impresa di Adriano Olivetti lega così a doppio 2018 è stato inserito nel patrimonio UNESCO come “Città filo la città industriale, e patrimonio UNESCO, di Ivrea industriale del XX secolo”. Tuttavia, Adriano Olivetti non a Pozzuoli. L’ex fabbrica napoletana rimane un gioiello si fermò alla sola Ivrea. Nel 1951 affidò all’ingegnere Luigi architettonico di ineguagliabile prestigio, nonché una Cosenza l’incarico di costruire uno stabilimento a Pozzuoli, realtà di aziende e istituti di eccellenza dedicati oggi alla in provincia di Napoli, per contribuire allo sviluppo tecnologia e all’innovazione. economico e sociale del sud del Paese.
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THEGIORNALISTI, UNO SPETTACOLO… MASSIMO
parole Tommaso Paradiso ha parlato del pezzo: “Maradona y Pelé l’ho scritta in momenti diversi, un po’ come è stato per Completamente. Nel tempo avevo accumulato parti di canzone, ma “THEGIORNALISTI – CIRCO non una canzone completa. Il lavoro MASSIMO” è il grande show finale è stato mettere tutto insieme. Il organizzato nell’iconica location primo seme è stata questa immagine romana previsto per sabato 7 di “labbra” stupende, da qui mi sono settembre. L’evento chiuderà visto in una torrida notte romana di una tournèe da record, capace di fine giugno, dentro casa, solo, insonne; staccare oltre 250,000 biglietti. by Giorgio Migliore e allora ho sognato una pioggia e un luogo lontanissimo dove ballare Una nuova conquista per i con lei. Però mi mancava sempre qualcosa, non volevo Thegiornalisti, saranno loro il primo gruppo italiano a chiuderla così. Per cui mi son detto “devo metterci esibirsi sul palco dell’antico stadio romano. Il concerto qualcosa di assolutamente evocativo, assolutamente mio al Circo Massimo promette di essere una grande e assolutamente romantico: Robert de Niro, l’attore icona festa dedicata al pubblico per chiudere, con un live di questa vita, Sandokan, la mia infanzia e la mia colonna imperdibile, il tour che negli scorsi mesi ha visto sonora firmata Oliver Onions, Maradona y Pelé, il diavolo Tommaso Paradiso, Marco Antonio Musella e Marco e l’acqua santa del più gioco più bello del mondo.” Dopo Primavera protagonisti sui palchi dei più importanti un’estate piena di soddisfazioni e marchiata da numerosi palazzetti italiani. Durante lo show i Thegiornalisti record di ascolti una nuova sfida attende Tommaso ripercorreranno i loro più grandi successi in un vero e Paradiso e i suoi compagni: a loro toccherà lo storico proprio inno all’amore per coinvolgere e stupire ancora “battesimo italiano” del palco del Circo Massimo. una volta i fan con i brani, tra gli altri, di ”LOVE”, il loro ultimo album (disco di platino) che debuttò al primo posto della classifica ufficiale FIMI/ Gfk dei dischi più venduti in Italia, toccando la vetta già dal suo esordio. Quella che si chiuderà tra poche settimane è stata l’estate di “Maradona y Pelé”, il travolgente singolo (uscito lo scorso maggio) che abbiamo ascoltato, via radio o in streaming, per tutta l’estate e che verrà ovviamente riproposto live al pubblico romano. Il brano scritto da Tommaso Paradiso insieme a Dario Faini e prodotto da Dardust è stato tra i veri tormentoni della bella stagione e con queste | 18 |
MIRABILE TIBET L’INTERVISTA AL PRESIDENTE MARCO SCARINCI L’Associazione Culturale “Mirabile Tibet” raccoglie un gruppo di amanti della cultura tibetana che, negli anni, hanno avuto modo di esplorare e conoscere questa regione così affascinante e densa di spiritualità
by Sveva Riva
Soprattutto grazie al mio forum è stato semplice radunare gli appassionati per “raccoglierli” in questo progetto. In Italia ci sono molte realtà che si occupano di Tibet ma noi nello specifico ci occupiamo più di divulgazione culturale. A me sembra che nel complesso la cultura orientale, tibetana in particolare, desti fascino tra le persone, appassionati o semplici curiosi.
Ora che siete diventati un’Associazione a tutti gli effetti, quali sono i vostri prossimi obiettivi? L’obiettivo è sempre lo stesso, divulgare la conoscenza della cultura tibetana. Abbiamo l’idea di farlo in vari modi, con molteplici attività quali conferenze, viaggi, mostre fotografiche, convegni ecc. Lo scorso luglio abbiamo organizzato un viaggio assieme a quattro influencer e, chissà, magari in futuro utilizzeremo i loro scatti per organizzare qualche esposizione a tema Tibet.
Mirabile Tibet affonda le proprie origini, prima ancora della sua formale costituzione, in un portale web e in pagine social collegate nel 2016 dall’esigenza, da parte di un gruppo di appassionati della cultura tibetana, di diffondere informazioni su questa regione autonoma. Abbiamo intervistato il Presidente di questa neonata Associazione, Marco Scarinci, che ci ha spiegato quali sono gli obiettivi (e le iniziative) di Mirabile Tibet.
C’è un aspetto particolare del Tibet che volete diffondere e veicolare? Ci occupiamo a 360 gradi, dalla cultura alla religione, agli aspetti culturali e sociali. Il lato turistico ovviamente va per la maggiore, basti pensare che in Tibet sono presenti le montagne più alte del mondo. C’è poi chi analizza lo sviluppo economico e sociale di questa terra, io personalmente seguo maggiormente l’aspetto religioso, che è quello che mi affascina maggiormente. Chi scrive nel nostro portale, ovviamente, mette in risalto gli aspetti che più lo appassionano e incuriosiscono. www.mirabiletibet.com
Da Community ad Associazione, il vostro è stato un bel salto in avanti. Ma, tornando alle origini, da cosa è nata la necessità di dar vita ad una comunità di amanti del Tibet? Tutto è nato dal web. Dopo aver creato un forum dedicato alle religioni orientali ho raccolto una grande partecipazione di molti appassionati della cultura tibetana. L’idea, quindi, è nata dal basso, grazie a una comunità spinta dal desiderio di divulgare le bellezze del Tibet. È stato difficile radunare in Italia una comunità di appassionati di questa terra?
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A ROMA IN SCENA IL FESTIVAL DEL GUSTO
nuovo interesse e per renderlo un appuntamento imperdibile per chi ama la buona cucina. Un’occasione unica per chi desidera vivere Dal 19 al 22 settembre 2019 un’esperienza enogastronomica si aprono le porte dell’ottava irripetibile da condividere con edizione di Taste of Roma, tra i amici, famiglia, partner e colleghi. principali eventi gastronomici Decine di piatti gourmet, realizzati da della Capitale che ogni anno grandi maestri della cucina, potranno unisce il buon cibo all’amore come sempre essere degustati a per la condivisione. un prezzo accessibile (dai 6 ai 10 euro). Numerosi gli chef di fama internazionale presenti: una chance da L’Auditorium Parco della Musica by Alessandro Creta non lasciarsi sfuggire per assaporare ospiterà per 4 giorni foodies, la loro idea di cucina, espressa in 4 portate. Il colore gourmet, appassionati e curiosi che, per l’occasione, e il suo abbinamento al cibo sarà il tema dell’edizione avranno la possibilità di vivere un’esperienza unica 2019 di di Taste of Roma che prenderà vita nel piatto all’insegna della grande ristorazione. 14 grandi chef icona che ogni chef realizzerà ad hoc per raccontare della Capitale proporranno un menu degustazione l’evoluzione della propria cucina, permettendo a tutti da 4 portate gourmet, ma ci sarà anche la possibilità di percorrere un viaggio che coinvolgerà tutti i 5 sensi. di scoprire le “eccellenze italiane” degli espositori La componente cromatica del cibo non si limiterà e di provare ai Wine Bar Trimani una speciale infatti all’aspetto visivo, ma riporterà alla memoria selezione di etichette scelte ad hoc per esaltare al determinate esperienze ed emozioni, creando meglio le 56 portate gourmet. Grande ritorno per la Scuola di Cucina e Il Salotto del Vino e tra le novità la aspettative sul gusto. I colori fiammante BBQ Academy. Taste of Roma attenderà presenti saranno: il rosso, il verde, il bianco, l’arancione e ospiti, appassionati e semplici curiosi all’Auditorium il nero. Parco della Musica: tante le novità studiate per creare
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RIMANDATI A SETTEMBRE Il nostro sistema scolastico è da sempre tra i temi più dibattuti a livello nazionale, spesso vittima di una certa retorica e di analisi più o meno ponderate. Ma a che punto siamo realmente?
Quella attuale è sicuramente la generazione di studenti che, almeno da un punto di vista storico, gode delle maggiori possibilità, capacità e, soprattutto, strumenti per apprendere e formarsi ma, ciononostante, il Bel Paese rimane parecchio indietro rispetto alle altri nazioni del vecchio continente. La quota dei giovani laureati in Italia è del 27%, contro il 40% che si registra mediamente a livello europeo. C’è da considerare però il sorpasso del numero delle donne laureate sugli uomini: il 63,8% è la quota rosa contro il 59,7% degli uomini ma, anche qui, a livello continentale stiamo rincorrendo. Il livello di istruzione globale rispetto alla media UE, inoltre, è al di sotto della media. In Italia, la quota di 25-64enni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è stimata in un 61,7% nel 2018 (+0,8 punti percentuali sul 2017), un valore molto inferiore a quello medio europeo, pari al 78,1%. Così come nel mondo del lavoro, anche nell’ambiente scolastico esiste un divario Nord-Sud che meriterebbe una seria riflessione da parte delle istituzioni, sia per quanto riguarda i dati sulla dispersione scolastica, sia per quanto concerne l’offerta formativa di qualità in aree considerate da sempre difficili e trascurate. A testimoniare questo ritardo del Mezzogiorno ci pensano i risultati delle prove Invalsi, che raggiungono punte di insufficienza intorno al 40% evidenziando le maggiori difficoltà nei questionari di matematica e inglese. I test standardizzati mostrano invece che il nord-ovest è la realtà più avanzata in Italia, con risultati nettamente migliori rispetto a quelli ottenuti al sud e nelle isole. Scavando più a fondo scopriamo un sistema frammentato e poco coeso tra i vari gradi di insegnamento. La struttura della scuola dell’obbligo non favorisce un percorso unitario e coerente. I cinque anni delle elementari sono seguiti dai tre
di una scuola media ignara del fatto che i suoi insegnamenti verranno comunque ripresi nella secondaria superiore. A sua volta i primi due anni della secondaria superiore si ritrovano nel guado, da una parte la necessità di colmare le lacune della media e dall’altra quella di preparare i ragazzi al triennio conclusivo. Cavilli istituzionali e burocratici, poi, aumentano il clima di incertezza: basti pensare alle polemiche che hanno seguito la recente riforma della maturità. Gli istituti scolastici italiani, in particolare quelli superiori, poi, godono di poco appeal. In Svizzera ci sono scuole alberghiere che attirano studenti da tutto il mondo, in Germania i tecnici specializzati che diventeranno la punta di diamante nel settore manifatturiero studiano nelle Berufschule (le scuole professionali), la Spagna forma i grandi chef. Il confronto con l’Italia è emblematico: da noi la formazione tecnico-professionale a livello terziario è quasi inesistente, ce l’ha solo lo 0,3% dei giovani tra 30 e 35 anni contro l’8,6% a livello europeo. L’alternanza scuola-lavoro, negli ultimi anni, sta cercando di colmare in parte il gap che ci allontana dal resto d’Europa. I metodi di insegnamento, infine, sono uno dei più ispidi oggetti di discussione. Maestri e professori spesso finiscono sotto l’occhio del ciclone, considerati spesso demotivati e dunque poco capaci di spronare i propri studenti. C’è ovviamente un collegamento stretto tra la qualità e la capacità di spiegazione di un insegnante e la capacità di apprendimento dei ragazzi, ecco dunque che siamo di fronte a un circolo vizioso “potenzialmente” infinito. Insegnanti poco motivati formeranno studenti poco preparati che, a loro volta, diverranno docenti incapaci di preparare a dovere una nuova generazione di ragazzi. Alessandro Creta | 25 |
COSA TENERE A MENTE QUANDO SI VUOLE PARLARE ALLA GENERAZIONE Z La Gen Z (quella post Millennials, i nati dal 1995 per intenderci) rappresenta oggi una nuova grande sfida per il mondo del marketing, una generazione che non reagisce più a un approccio di comunicazione tradizionale.
by Marco Bertollini
“La Gen Z sta entrando rapidamente nel mondo del lavoro anche in Italia e comincia ad essere fondamentale per i brand riuscire a capirla e intercettarla. Come farlo sarà un hot topic per le agenzie e per i reparti marketing delle aziende nei prossimi anni”, ha commentato Alessandro Sciarpelletti, Creative Director di We Are Social, la socially-led creative agency che ha rilasciato il digest “Getting To Know Gen Z” sui principali trend emersi durante il festival della creatività Cannes Lions 2019. Nessun filtro, nessuna etichetta o visione stereotipata. Il 67% dei giovani afferma che una persona (e un brand) è “cool” solo se è fedele ai propri valori. Il 92% dei giovani crede che aiutare le persone in difficoltà sia importante. L’89% preferisce acquistare i prodotti di un brand che supporta cause sociali e ambientali rispetto a quelli di un’azienda che non lo fa. Cosa significa questo? Che la Gen Z si aspetta che una marca prenda posizioni, nel rispetto dei propri valori e in maniera concreta, passando dalle parole ai fatti. Non ci sono tabù. La Gen Z sta rompendo le barriere e le convenzioni sociali, mostrandosi per quello che è in termini di emozioni, genere e orientamento sessuale. I sentimenti negativi come la malinconia e la tristezza vengono accettati in quanto parte dell’essere umano. Ma non vale lo stesso per i brand, ancora intimoriti dal parlare di stati d’animo non positivi. È la “Ugly Aesthetic”: questa generazione ama le imperfezioni che non devono essere nascoste o mascherate ma mostrate come fattore di unicità. Gli adolescenti pubblicano intenzionalmente foto su Instagram senza
filtri patinati per mostrare gli aspetti più veri delle loro vita. La fine dell’estetica di Instagram e la conseguente normalizzazione del brutto sono una reazione naturale all’ideale di perfezione che ha caratterizzato gli anni precedenti. Dallo “storytelling” allo “storyliving”: i brand fanno diventare le persone parte integrante della narrazione e li coinvolgono attivamente nelle loro iniziative, avvicinando i propri valori al contesto storico e sociale in cui le persone vivono. www.wearesocial.com
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UNA STORIA FATTA DI SETA Antichi telai come degli orologi scandiscono il passare del tempo dal 1786. Da allora l’Antico Setificio Fiorentino realizza tessuti su misura nel cuore di Firenze, utilizzando macchinari storici che danno ai lavorati un fascino senza tempo. Il tutto con lo zampino di Leonardo da Vinci‌
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C’è un sottile quanto indissolubile filo che attraversa il tempo e lo spazio, un sottile filo che lega la Cina imperiale avanti Cristo alla Firenze dei Medici, la Firenze dei Medici a quella contemporanea, e che collega un’antica sovrana orientale a un imprenditore italiano passando per il genio di Leonardo da Vinci. Questo sottile filo, di colore rosso, in questa circostanza è di un preciso materiale: la seta. Sembrerà strano accomunare terre e personaggi così lontani, terre così distanti e culture tanto diverse solamente attraverso un sottile filo di seta, ma è proprio questo materiale al centro della nostra storia. Una storia che inizia quasi per caso nel XXVIII secolo a.C. grazie a un’imperatrice cinese. La leggenda narra infatti che, accarezzando un bruco, si ritrovò il dito ricoperto da filamenti di seta e, apprezzandone il materiale e la consistenza, decise di dedicarsi alla produzione e lavorazione della stessa. È questa idealmente la prima tappa della nostra storia, il primo passo nel nostro viaggio lungo la via verso Firenze. La via della seta, appunto. Il centro fiorentino, migliaia di anni dopo, sarebbe infatti diventato un importante polo di lavorazione e colorazione della seta, tanto che da tutta Europa e Asia arrivavano tessuti pronti a
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essere lavorati. Il genio di Leonardo entra quasi per caso in questa storia, perché il vinciano nel 1500 progettò un macchinario realizzato, però, solamente due secoli dopo. Un macchinario che non solo è ancora intatto, ma che lavora a pieno regime in una struttura fiorentina che definire fabbrica può apparire riduttivo.
Ogni mattina, da quel lontano 1786, vengono aperti i pesanti cancelli del setificio, spalancando le porte a un vero e proprio viaggio nel tempo.
È infatti molto di più, è un vero museo in cui sono custoditi macchinari e telai storici, che portano le firme di grandi inventori del passato. Su tutti, appunto, è posto l’autografo di Leonardo da Vinci. Ed ecco che questo filo rosso di seta ci conduce dalla Cina di oltre 3000 anni fa ai giorni d’oggi, perché in questa
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fabbrica/museo ancora si tesse e lavora questo materiale. Ci troviamo in via Lorenzo Bartolini, nel cuore della città e a due passi dall’Arno, nell’Antico Setificio Fiorentino. Un’eccellenza mondiale, che reincarna l’eredità concreta e ancora attiva della gloriosa arte della seta. A metà tra una fabbrica e un museo, una realtà che rappresenta un trait d’union tra la Firenze leonardiana e quella attuale. L’Antico Setificio Fiorentino fu fondato infatti nel 1786, fa uso di molti strumenti originali ed è l’unica fabbrica di seta sopravvissuta in città. Ogni mattina, da quel lontano 1786, vengono aperti i pesanti cancelli del setificio, spalancando le porte a un vero e proprio viaggio nel tempo sia per i dipendenti che creano i sontuosi tessuti fiorentini, che per i visitatori, che qui possono ammirare telai antichi e storici che portano la firma di grandi inventori. Tra tutti, come detto, quella illustre di Leonardo da Vinci. Il cuore della fabbrica è infatti il macchinario progettato dal vinciano e realizzato solamente dopo 200 anni. Un macchinario che, a distanza di oltre due secoli, non dà ancora segni di cedimento, dimostrando tutta la volontà di non andarsene in pensione. Negli ultimi secoli, l’Antico Setificio Fiorentino ha partecipato a restauri di prestigio come il Palazzo Reale di Danimarca a Copenaghen, il Castello Reale di Svezia a Stoccolma e il Palazzo del Cremlino a Mosca, esportando l’eccellenza dell’artigianato italiano in numerosi manieri aristocratici sparsi nel mondo. L’aver reso, poi, il setificio anche un museo rientra in un piano ben preciso: non smarrire, e se possibile recuperare e condividere, quel patrimonio di manualità tipicamente italiano che l’Antico Setificio Fiorentino rappresenta e porta in dote. Per questo, con cadenza mensile, la fabbrica accoglie scolaresche e gruppi turistici che visitano la struttura senza interferire con la produzione. Per rivivere, in piccola parte, quella Firenze che fu dei Medici e che resiste nella società di oggi: quella dello sviluppo tecnologico, dell’elettronica, dell’interconnessione. Il setificio, rilanciato nel 2010 dall’azienda di moda Stefano Ricci, si è assicurato una seconda rinascita, offrendo tessuti e stoffe di prima qualità a facoltosi clienti italiani e internazionali che hanno riscoperto la bellezza di un materiale pregiato, lavorato seguendo antichi, ma non per questo superati, trattamenti. Antico Setificio Fiorentino: Via Bartolini, 4 -Firenze Per info e prenotazione visite 055/213861 www.anticosetificiofiorentino.com Alessandro Creta Ph: ufficio stampa dell’Antico Setificio Fiorentino | 32 |
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LE AZIENDE SONO PRONTE A GESTIRE SITUAZIONI AD ALTO RISCHIO?
aziendali dichiara di voler porre fine a una relazione di business con fornitori e partner che non sono in grado di gestire una situazione ad alto rischio o una crisi. Percentuale che cresce esponenzialmente fino al 93% se ci si sposta sul fronte dei Hotwire, agenzia di comunicazione consumatori: quasi la totalità del camglobale, ha presentato un report che pione, infatti, è disposto ad abbandonare analizza il ruolo della leadership ad un marchio se non in linea con i propri alto rischio nel mondo post B2B,dove valori, percentuale che supera ampiala linea di confine tra marketing B2B mente la media globale (82%). Mettendo e B2C è sempre più labile, dove gli by Sveva Riva a confronto le priorità dei responsabili utenti finali e i consumatori collidono marketing in termini di tematiche ad alto e le aspettative nei confronti dei brand si fanno sempre più persistenti. rischio con quelle dei consumatori si riscontrano interessanti analogie e contrasti. In cinque Paesi su otto la sicurezMolti esperti di marketing e comunicazione sanno già che il za dei dati si classifica ai primi tre posti per i responsabili modo migliore per non farsi cogliere impreparati di fronmarketing, anche se in Italia raggiunge solo il terzo posto. te a una problematica di comunicazione ad alto rischio è Sul gradino più alto del podio c’è il mercato del lavoro avere un sistema di valori aziendali ben definito. Se su scala oltre al temuto GDPR che, con il 42%, risulta la questione mondiale la stragrande maggioranza dei decisori aziendi maggior urgenza per i marketer italiani. Benché comdali (ben l’86%) prende importanti decisioni di acquisto o prensibilmente e giustamente attente a temi quali GDPR e partnership in base ai valori a cui fa riferimento l’impresa, sicurezza dei dati, le imprese – specialmente quelle opequesta tendenza in Italia emerge meno nettamente (78%) ranti nel settore B2B – non possono trascurare l’importanza in quanto l’elemento prezzo continua a rappresentare una che i consumatori attribuiscono ai temi di tutela ambientale, delle principali leve decisionali, così come il servizio molestie sessuali e cambiamenti climatici ben più sentiti tra clienti offerto e le relazioni pregresse con l’organiz- il pubblico, né dovrebbero ignorare la necessità di assuzazione (87%). Tuttavia, ben l’87% dei decisori mere un atteggiamento positivamente attivo nei confronti di tali questioni nell’ambito di una campagna di marketing, al fine di ridurre i rischi che queste comportano per la reputazione della propria azienda e di sfruttarne invece il potenziale. www.hotwireglobal.com
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BOLLICINE E DINTORNI Il mese di giugno ha visto il ritorno in grande stile del brand Ferrarelle con una campagna tv, realizzata da Leo Burnett, che ha ribadito l’identità più autentica del prodotto: un’acqua che è un vero e proprio “miracolo della natura“, in virtù della sua naturale effervescenza.
“Liscia, gassata o Ferrarelle” è ancora oggi uno dei claim pubblicitari più evocativi e incisivi e Ferrarelle chiude il nuovo spot rilanciando il suo cavallo di battaglia, a completamento di una revisione ragionata della strategia di marca, votata a riaffermare il posizionamento di leadership del brand. Con Martina Cerbone, Group Brand Manager Ferrarelle, abbiamo approfondito i temi relativi alla nuova fase di rilancio di uno dei prodotti più rappresentativi del Made in Italy.
gare noi stessi circa la modalità migliore per raccontare la marca in tutte le sue sfaccettature. Ascoltando i diversi interlocutori, ci siamo resi conto che una delle necessità più stringenti del brand era quella di tornare a raccontarsi a partire dalla sua posizione di grande leader di mercato. Ferrarelle nasce come marca commerciale nel 1893 ed è sempre stata ai vertici, ha perso un po’ della sua allure solo quando il mercato si è allargato e il segmento delle effervescenti naturali si è fatto più affollato, con l’ingresso di brand locali più “Guardare solo al mondo esterno piccoli e più aggressivi. Questo Ferrarelle è tornata con una non ci bastava, così abbiamo passaggio si è verificato circa 10 nuova campagna tv: come nasce realizzato un vero e proprio anni fa e, bisogna essere onesti, il nuovo progetto? workshop che ha coinvolto la marca ne ha sofferto. ConsideLa nuova campagna tv, “Il miracolo rando il contesto, ci siamo messi della natura”, è nata dopo una gestal’azienda a 360 gradi” intorno a un tavolo a ripensare zione consapevole. Abbiamo deciso Martina Cerbone, Group Brand Manager di Ferrarelle cosa il mercato effettivamente di rivedere l’intero impianto strateci stesse chiedendo attraverso le gico della marca, mettendo sotto la persone. Abbiamo capito che era necessario riproporlente di ingrandimento tutte le attività del brand: il prore adeguatamente un racconto delle origini: spiegare cesso creativo è partito dall’interno, è stata davvero una l’identità del prodotto, naturale nella sua effervescenpiccola rivoluzione. Guardare solo al mondo esterno za, e ribadire la posizione di leadership. Questi due non ci bastava, così abbiamo realizzato un vero e proelementi chiave sono stati la base della nuova strategia prio workshop che ha coinvolto l’azienda a 360 gradi – di comunicazione, che parte dal prodotto per arrivare ai dalla dirigenza agli agenti di zona, dalla comunicazione desideri del consumatore. verso il cliente ai canali di distribuzione – per interro| 36 |
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Quali sono gli elementi distintivi e i valori di marca che la nuova campagna vuole sottolineare in particolar modo? Purtroppo a volte Ferrarelle viene banalizzata, come se fosse una semplice acqua minerale: in realtà, essendo 100% naturale nella sua effervescenza, ad oggi è l’unica nel suo genere, certificata anche da un ente terzo, ossia SGS. È un prodotto che nasce così come lo beviamo: nella bottiglia troviamo esattamente la stessa acqua che scorre nel sottosuolo e si origina dal vulcano di Roccamonfina. Oggi sul mercato ci sono oltre 200 tipi di acqua e spesso per molti di essi si evidenzia la minore quantità di determinati elementi, ma l’acqua è davvero buona solo quando è ricca. Il nostro corpo ha bisogno dei preziosi sali minerali, anche il famigerato sodio è necessario. Ferrarelle porta avanti con orgoglio tutti i suoi elementi distintivi e la sua storia straordinaria unita alla cultura di cui è bandiera.
“Liscia, gassata o Ferrarelle” è ormai un concetto interiorizzato culturalmente dalla comunità dei consumatori. Noi abbiamo voluto attualizzare questo concetto: all’inizio il brand lo ha utilizzato per porsi al pubblico come terza via, oltre il binomio liscia o gassata. Oggi, nella reinterpretazione della nuova campagna, stiamo comunicando che Ferrarelle è l’unione perfetta tra il benessere intrinseco nell’acqua liscia e tutto il gusto della gassata. Il recupero del claim strizza l’occhio a un passato glorioso ma ancora attuale, perché oggi sintetizza la completezza perfetta del prodotto, in equilibrio tra salute e carattere. Che tipo di strategie verranno messe in campo nel breve e medio termine per supportare la nuova fase del brand? Con il rilancio, l’azienda ha rivisto in toto la strategia di marca, per renderla il più potente possibile. Sono emersi temi rilevanti sul posizionamento di questo prodotto. Ferrarelle non è solo un’acqua casalinga, ma è soprattutto una bevanda all’altezza degli standard della risto-
Il nuovo spot si chiude con il rilancio dell’iconico claim “Liscia, gassata o Ferrarelle”: cosa rappresenta questa scelta nell’ambito del nuovo piano di comunicazione?
Martina Cerbone, Group Brand Manager di Ferrarelle
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razione. Ciò ha implicato una revisione della strategia commerciale, che è stata completamente rifondata. A proposito, in occasione di una recente convention societaria, abbiamo sottolineato con i dipendenti l’importanza cruciale di saper raccontare: Ferrarelle vanta una grande storia e il team dell’azienda deve essere capace di saper avvicinare il pubblico a questa storia. Nel 2005, Ferrarelle è tornata italiana – prima faceva parte del gruppo Danone – ed è cambiata radicalmente, puntando con decisione sulla Corporate Social Responsibility. Non ci limitiamo al fatturato: il brand si impegna concretamente, reinvestendo in attività di sostegno ambientale e sociale.
esempio le numerose iniziative legate alla sostenibilità produttiva e al rispetto dell’ambiente. Ci sono tante persone che entrano in contatto con noi quotidianamente, fornendoci riscontri positivi o negativi, ma nel momento in cui riusciamo a raccontare a tutti loro quello che facciamo, con trasparenza, mettendoci la faccia, siamo comunque in grado di consolidare e rendere sempre più affidabile la nostra reputazione.
Come si costruisce e si consolida nel tempo il rapporto con i consumatori? Costruiamo la fiducia del consumatore basandoci su dati certi: ad esempio, ogni 2 anni pubblichiamo un bilancio di sostenibilità, con tutti i nostri risultati in terQuali iniziative di Corporate Social Responsibility mini economici, di risorse umane, di impatto ambientasono state avviate? le. Quello che facciamo per l’ambiente e per la comunità Uno dei principali progetti di CSR riguarda il recupero è tutto certificato, in modo da supportare il legame con della plastica. Il nostro business si regge sull’utilizzo il consumatore e cementare il suo affidamento. Anche il di questo materiale, il polietilentecontestatore più aggressivo alla reftalato, ossia il PET, che è molto fine deve arrendersi di fronte nobile, in quanto 100% riciclabile “Il nostro business si regge sull’utilizzo alle evidenze. Il Parco Sorgenti e riciclabile all’infinito. La nostra di Riardo, dove nasce Ferrareldi questo materiale, il polietilenteazienda ha compreso da tempo le le, è completamente visitabile, reftalato, ossia il PET, che è molto potenzialità del PET e di consesempre: le sorgenti, la masseria nobile, in quanto 100% riciclabile guenza abbiamo sostenuto, anche e lo stabilimento sono a disposigrazie a fondi statali, un progetto zione dei visitatori, che possono e riciclabile all’infinito” dedicato: abbiamo fondato uno comodamente prenotare il tour Martina Cerbone, Group Brand Manager di Ferrarelle stabilimento nei pressi di Riardo, in tramite il sito web. La nostra provincia di Caserta, dove recupeazione principale è quella di proriamo la plastica delle bottiglie della raccolta differenteggere il prodotto: non lo trasformiamo, ma garantiaziata, le trasformiamo e rigeneriamo, con una produziomo che sia sempre pienamente sé stesso, con la massine pari al 150% rispetto al nostro fabbisogno. Uno scarto ma qualità, verificata da oltre 615 controlli al giorno. diviene una risorsa: riusciamo così a produrre bottiglie composte per il 50% da plastica riciclata, come da norFerrarelle è un bene di consumo entrato a pieno mativa. Qui non parliamo di green washing, ma di un titolo nella storia del costume popolare: qual è il approccio valoriale aziendale completamente diverso, segreto del suo successo? utile per leggere Ferrarelle nel suo impegno quotidiaIl segreto del successo risiede nel fatto che Ferrarelle è no. Ferrarelle ricicla il 95% dei suoi materiali di scarto, ciò che è naturalmente. Il primo proprietario delle fonti, siamo dotati anche di un impianto fotovoltaico tra i più scoprendo questo “nettare”, ha saputo essere lungimigrandi del Sud Italia, e siamo tra le aziende con le più rante e oggi Ferrarelle continua ad affermare la sua basse emissioni di Co2 derivanti dalla produzione. identità genuina grazie a una visione imprenditoriale molto onesta e trasparente, votata alla restituzione. Che ruolo giocano i social media e il digitale per il La natura è stata generosa e abbondante, così il brand rinnovamento di Ferrarelle? vuole proporsi al pubblico con questa idea di ringraPer noi l’interazione social è fondamentale per riuscire ziamento, attraverso azioni di reinvestimento mirato a raccontare tutto ciò che non è possibile inserire nei 30 dei guadagni. Tutte le attività del marchio rispecchiano secondi di uno spot tv. Cerchiamo di sfruttare i social una personalità viva, che ha a che fare con un sistema per veicolare i messaggi di marca che è impossibile valoriale virtuoso, che travalica il mero business. racchiudere in un contenuto pubblicitario, come ad Elisabetta Pasca | 38 |
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DA MANAGER A LEADER: LA METAMORFOSI Complimenti per la promozione, ti senti pronto per affrontare questa nuova avventura, ovvero gestire un team? Molti nuovi manager non comprendono che guidare delle risorse è un compito che si aggiunge agli altri doveri richiesti dal business, e che se eseguito male, può danneggiare sia gli affari che la sfera personale. 1. Prenditi del tempo per valutare la cultura Il primo scoglio da affrontare è far sì che gli ex coldell’organizzazione leghi - ora diretti riporti - ti vedano come qualcosa Ascolta e osserva come l’azienda vuole che siano tratdi più di un “fortunato bastardo” (seppur bravo e tati i dipendenti e scopri quali sono le loro aspettative meritevole della promozione). Dovrai dimostrare di con te come nuovo manager. essere in grado di guidare un ufficio o un team senza Se non sei sicuro, chiedi. È anche opportuno chiedere dover calpestare i piedi a nessuno. La leadership non è al tuo diretto superiore quali sono le sue aspettative un compito facile, tant’è che molti professionisti non riguardo al tuo nuovo lavoro. Cerca di notare lo stile sanno esattamente cosa sia un vero leader, o non sono del tuo supervisore. È più informale o formale? Vuole consapevoli del modo migliore di assumere un ruolo di dettagli e rapporti quotidiani? È interessato solo a leadership sul posto di lavoro. Questo perché ogni posto feedback periodici? Cerca di imparare ed uniformardi lavoro presenta caratteristiche differenti a seconti. Inoltre nel caso fossi stato da del contesto e della cultura assegnato ad un nuovo ufficio, aziendale. Ecco perché per prima scopri chi sono i tuoi compagni cosa è necessario definire cosa La leadership non è un compito facile. di squadra; apprendi le loro vuol dire leadership nel proprio Molti professionisti non sanno cosa sia particolare contesto, o almeno un vero leader, o non sono consapevoli responsabilità, ruoli, obiettivi professionali e personali, così provare a definire i comportamenti potrai dire di conoscere i tuoi che rendono la leadership efficace, del modo migliore di assumere un ruolo di leadership sul posto di lavoro. polli. anche confrontandosi con il tipo di persone che sono impiegate 2. Fai i tuoi compiti nel proprio ufficio. Tutto questo assolutamente non vuol dire farsi carico di tutte le La maggior parte di ciò di cui avrai bisogno per essere un buon leader la potrai imparare attraverso l’espeoperazioni del team e mandare avanti la baracca da soli rienza pratica e l’osservazione, ma aggiungere letture secondo il proprio stile personale: una scelta del genere mirate e corsi di aggiornamento sulla questione non non funziona perché costringerebbe il manager a lavori può far certo danno. Puoi anche chiedere alla tua routinari ed esautorerebbe il valore del team, creando azienda di pagare per questi corsi, l’aggiornamento un capo troppo impegnato ed un team che rimane con e la formazione continua sono previsti dalla maggior le mani in mano. Andando per punti, di seguito le azioni parte dei CCNL. propedeutiche a creare un buon leader. | 41 |
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3. Identificare le aree nelle quali potresti davvero dare aiuto e fare la differenza Cerca di identificare le situazioni problematiche del tuo team. A volte ci sono regole – anche non scritte - in organizzazioni o team che non sono mai state cambiate, o dipendenti che non hanno mai cercato un modo migliore di fare le cose per molto tempo. Di solito se c’è qualcosa di cui le persone si lamentano, allora è lì che bisogna andare ad indagare. Potrebbe essere una grande opportunità per trovare una nuova soluzione o idea per un nuovo modo di gestire le operazioni in ufficio.
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più indipendente possibile. Se raggiungi un risultato grazie al lavoro del team, ricordati di complimentarti con chi ha aiutato e menzionalo sempre nei meeting con la dirigenza. 8. Stabilisci una relazione con il tuo line manager e trova un mentore Sicuramente vorrai creare una relazione vantaggiosa – in maniera reciproca - con il tuo capo diretto, ma anche con i colleghi, cercando di emulare i loro comportamenti e approcci di successo. L’ideale sarebbe trovare un mentore all’interno dell’azienda e magari lavorare con lui su qualche progetto che coinvolge più dipartimenti.
4. Offri il tuo aiuto Se come nuovo manager inizi il tuo 9. Non smettere mai di impamandato con l’atteggiamento “Sono Per essere un buon leader c’è bisogno rare qui per aiutare” invece che “Sono Cerca di essere sempre curioso di esperienza pratica e osservazione, qui per comandare”, questo potrà e desideroso di assorbire nuove ma aggiungere letture mirate e corsi aiutarti ad ottenere un ruolo di informazioni, non fare il signor di aggiornamento sulla questione leadership più rapidamente e senza so-tutto-io. Inoltre cerca di non non può far certo danno. intoppi. Cerca modi per servire angiudicare le situazioni troppo rache se non ti viene chiesto di farlo, pidamente o di fare ipotesi su due proponiti volontario per incarichi o piedi che potrebbero non essere comitati in azienda che ti permetteranno anche di guadaaccurate e farti sembrare uno spara-sentenze. gnare visibilità oltre il tuo team. 10. Mantieniti allenato anche fuori dall’ufficio 5. Fai il tuo lavoro e rispetta le regole Se hai possibilità, fai volontariato in organizzazioni non Anche se questo punto sembra un controsenso rispetto al profit dove puoi sviluppare o affinare le tue capacità di precedente, il concetto di base è dare il buon esempio ai proleadership. Inizia con gruppi come quello della parrocchia, pri diretti riporti. Se ti viene data una scadenza, rispettala, di quartiere o una qualsiasi associazione presente sul tuo e se possibile, prova a consegnare il lavoro in anticipo. Non territorio. Queste associazioni sono piene di opportunità chiedere deroghe, se non per motivi gravissimi. Se non eseper esercitare la leadership e richiedono partecipazione. gui bene le tue attività, nessuno si fiderà di te. Presta anche Inoltre sono una buona occasione per fare del bene, che attenzione alle regole e alle politiche dell’ufficio, sia scritte non guasta mai. Questo esercizio di solito ha il potere che non scritte, sempre per la ragione di cui sopra. di creare nelle persone più fiducia nella loro capacità di gestire le situazioni. 6. Comunica e connetti(ti) Prenditi il tempo necessario per incontrare i tuoi colleghi L’AUTORE: ALESSIA CASONATO e conoscerli come persone, non solo come collaboratori. Group HR Operations Director presso SKS365 Malta Ltd, Ci vorrà un pò di tempo, quindi non avere fretta. Dovresti ha lavorato negli uffici del personale di Q8 Petroleum, Procter & Gamble, BNL, BNP Paribas, Philip Morris, anche cercare di comunicare in modo assertivo con i tuoi Bristol-Myers Squibb, Ministero dei Beni Culturali e riporti e cercare di trasmettere con regolarità i risultati del Scuderie del Quirinale, potendo avere team, al fine di far conoscere i risultati – anche al di fuori esperienza diretta del meglio e del del team - ottenuti grazie alla tua guida. peggio delle risorse umane. È una dei pochissimi italiani a poter dire di essersi dimessa da un posto pubblico per ritornare nel settore privato e crede che la più letale arma di distruzione di massa siano i dipendenti scontenti.
7. Dai il giusto riconoscimento a chi contribuisce Non aver vergogna di chiedere consiglio ai tuoi dipendenti quando ne hai bisogno – ricorda che loro conoscono il business in quanto lo affrontano giornalmente in prima linea -, ma cerca anche di completare il tuo lavoro nel modo | 42 |
COME BERE COSA
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ALLA SCOPERTA DELLA GAMIFICATION Abbiamo pensato di guidarvi attraverso il tema della Gamification con le parole, e soprattutto l’esperienza, di uno dei padri della gamificazione italiana: Fabio Viola.
Didattico del Master in Engagement & Gamification presso Negli ultimi tempi si sente spesso parlare di “gamifiIED Milano e membro del Comitato Scientifico del Master cation” o, tradotto, di “gamificazione”, ovvero dell’inin Gamification presso Tor Vergata a Roma, è un imprentegrazione di sistemi di tipo ludico nelle più svariate ditore ed un formatore di successo, coordinatore dell’Area attività quotidiane, dal lavoro allo sport, con l’intenGaming della Scuola Internazionale di Comics di Firenze e to di massimizzare non solo le proprie prestazioni svolge docenze annuali presso diverse Università italiane. nei vari ambiti della vita, ma anche di alleggerire quel carico emotivo, e di stress, che spesso si accumula quando Fabio, vorrei partire prole sfide sembrano insormonprio dalle basi: che cosa si tabili. Attraverso attività di intende per “gamification” carattere ludico, dunque, Si tratta di un tema intrigante e futuribile, e come la si applica alla la gamification punta ad che potrebbe essere fondamentale vita di tutti i giorni? alleggerire la nostra vita, nella progettazione delle nostre vite Progettare per generare cointrasformando anche attività del futuro, sempre più smart, connesse volgimento ed emozioni in fondamentali, e spesso non e talvolta fin troppo caotiche. coloro che fruiscono prodotti al passo coi tempi, come la fisici e digitali. Contrariamendidattica scolastica e musete a quanto si crede, i dati ci ale, in occasioni attraverso dicono che viviamo in un’epoca in cui i livelli di coinvolcui migliorare se stessi giocando. Si tratta di un tema gimento sono in rarefazione e questo si traduce in meno intrigante e futuribile, che potrebbe essere fondamentale interazioni con altri essere umani, meno fidelizzazione a nella progettazione delle nostre vite del futuro, sempre più prodotti/servizi, meno predisposizione ad azioni sociali. smart, connesse e talvolta sin troppo caotiche. Fabio Viola, classe 1980, game designer, ex Coordinatore Su questo substrato di dinamiche sociali, aziende ed enti | 44 |
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pubblici hanno iniziato a guardare con interesse il bagaglio di esperienze maturate dall’industria dei videogiochi e la sua capacità di suscitare una costante alternanza di emozioni nei giocatori. Gamification è quindi l’insieme di meccaniche, dinamiche e logiche che servono da pratiche di design nell’ambito della progettazione del coinvolgimento. Di cosa ti occupi nello specifico e quanto è complesso applicare i principi della gamification? Io sono un game designer prestato alla gamification, il mio compito è quello di progettare l’architettura dell’esperienza complessiva di una app o di un prodotto fisico cercando di bilanciare gli obiettivi della committenza con le aspettative di protagonismo, interazione e coinvolgimento del pubblico a cui è destinato il progetto. Sostengo sempre che la gamification (ma questo varrebbe per estensione anche nel gaming) è 70% crea| 45 |
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tività e psicologia e solo il restante 30% tecnologia. In questi anni ho avuto la fortuna di poter lavorare con grandi aziende: da Fastweb a Fiat passando per Technogym e TIM ed ogni soluzione progettata è diversa dall’altra perché il ventaglio di driver motivazionali e lo skillset di meccaniche e dinamiche di gamification applicabili sono infiniti. Questo è un monito a chi pensa che la semplice aggiunta di punti, classifiche, badge e premi “on top” di un prodotto esistente sia “LA” gamification. Quali sono gli ambiti in cui è più fruttuoso applicare la gamification e come ci può semplificare il modo di vivere? Personalmente il campo in cui trovo disruptive questa disciplina è quello del bene collettivo. Progetti come FoldIt, Sea Hero Quest, iHobo mostrano la capacità di modificare, in meglio, i comportamenti umani attraverso gli stimoli positivi provenienti dal divertimento e dal coinvolgimento. Attenersi a protocolli medici, contribuire alla risoluzione di malattie rare, assumere stili di vita attivi, sensibilizzarsi a problemi sociali con relative donazioni sono cambiamenti possibili. Da un punto di vista aziendale è sicuramente il mondo enterprise quello che ha fatto propria la gamification ed oggi quasi il 40% delle aziende italiane ha in pancia almeno un progetto di innovazione negli ambiti del recruiting, della motivazione della forza vendita, della formazione online o della gestione dei dipendenti.
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teatri per raccontare l’immenso patrimonio italiano attraverso il linguaggio del videogioco. Se dovessi raccontare i videogame sviluppati all’interno del progetto TuoMuseo, ovvero Father & Son, Past For Future, A Life in Music e Beyond Our Lives a chi non mastica il linguaggio del videogioco, cosa diresti? I nostri giochi incrociano i linguaggi del cinema, narrativa e videogioco per dar vita a storie interattive dal forte valore emotivo che cercano, attraverso storie universali, di trasferire anche un messaggio culturale. I risultati nel primo biennio di prodotti rilasciati ci dicono di quasi 5 milioni di download complessivi provenienti da tutto il mondo a riprova che la bellezza non ha barriere di età e geografie e della sete di storie da parte di persone che vogliono sentirsi protagonisti (storydoing) in un mondo in cui le storie sono ancora progettate per essere fruite passivamente (storytelling).
Pensi che la gamificazione possa dare uno sprint allo sviluppo degli investimenti, in campo culturale, all’interno del nostro paese? Sono fermamente convinto che le “Sono fermamente convinto istituzioni culturali dovrebbero iniche le istituzioni culturali ziare a guardare a Netflix, Instagram e Fortnite come modelli e rivali nella dovrebbero iniziare a guardare capacità di raggiungere il pubblico, a Netflix, Instagram e Fortnite coinvolgere e trasferire informaziocome modelli e rivali ni. Limitarsi a conservare lo stranella capacità di raggiungere ordinario patrimonio che ci è stato il pubblico” lasciato in dote non è più sufficiente Ti va di parlaci del progetto “Tuonel XXI secolo, è fondamentale iniFabio Viola - Game Designer Museo”? Come è nato? ziare a parlare i linguaggi dei nuovi Tuomuseo (www.tuomuseo.it) ha pubblici e rendere contemporaneo il rappresentato 4 anni fa la congiunzione dei puntini della mia patrimonio. I musei possono diventare luoghi coinvolgenti in vita. Di formazione archeologo ho poi lavorato nell’industria cui il gioco diventa cinghia di trasmissione del sapere. Inoltre “tradizionale” dei videogiochi (EA Mobile, Vivendi Games…) estendendo il discorso, i videogiochi per me rappresentano e volevo dimostrare a me stesso che congiungere quei due una espressione artistica e culturale della contemporaneità mondi apparentemente lontani fosse non solo possibile ma e dovrebbero iniziare a rientrare di diritto nei centri di arte finanche foriero di valore per entrambi i comparti. Ad oggi contemporanea al pari di una statua o di una scultura. siamo un collettivo di 20 artisti, storici dell’arte, sviluppatori, interaction designer che lavorano per enti territoriali, musei, Raffaele Giasi | 46 |
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“TAGLIO LA CARTA PER RACCONTARE EMOZIONI” Ha ritratto personaggi famosi, da David Bowie a Lady Gaga, da Obama a Spike Lee: Marco Gallotta è un artista che crea opere d’arte intagliando la carta. In maniera chirurgica dà vita a volti, sotto cui si nasconde l’essenza umana.
unico che non si limita ad un qualcosa di estetico, Dalla carta tira fuori opere d’arte: lo fa con ma diventa una metafora dell’essenza umana. Dietro dedizione, attenzione minimale e incredibile gli strati della carta che usa intravede la purezza senso estetico. Marco Gallotta, italiano di Batdell’Io ed è anche per questo che nessun lavoro è tipaglia - nella provincia di Salerno - ha scelto uguale all’altro: quando usa il suo bisturi per intala carta per esprimersi e per lasciare messaggi. gliare le opere che crea, i tagli non hanno mai una Sulla carta non scrive, ma la incide in maniera linea tracciata perché a chirurgica attraverso condurre la sua mano sono la tecnica del paper più che altro sensazioni e cutting, ormai diventata Marco Gallotta ha scelto la carta spontaneità. suo segno distintivo. per esprimersi e per lasciare Le incisioni che si creano Nel suo studio nel quartiemessaggi. Sulla carta non scrive, diventano in qualche modo re di Harlem sceglie volti, ma la incide in maniera chirurgica le vene pulsanti dell’arte. celebri o meno noti, per attraverso la tecnica A New York Marco è farli diventare protagonisti riuscito a trovare la sua delle sue opere: volti didel paper cutting dimensione, per la vitalità versi ma tutti accomunati che la città sa offrire, ma da un senso di straordiha saputo preservare l’identità italiana che gli ha nario, dal non essere indifferenti nei confronti della dato l’ispirazione e la cultura dell’arte. Oggi il suo società. linguaggio artistico è globale, emotivo ed emozioMarco Gallotta è sì un artista del volto, che realiznale, quello che per comprenderlo basta fermarsi ad za ritratti in cui la carta che utilizza viene tagliata, assemblata e sovrapposta, dando vita ad un effetto osservare. | 48 |
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trascorso i precedenti anni, ma il caos della metropoli Dalla provincia italiana a New York, da Battipaglia a con tutte le sue anime che correvano veloci. New York West Harlem: cosa rappresenta questo movimento è stata - ed è ancora - una delle mie più grandi fonti di nella tua storia artistica? ispirazione. New York è la piattaforma ideale per l’espresQuando ho scelto di lasciare la mia città l’ho fatto princisione artistica, è un luogo raro dove la creatività dei vasti palmente per un desiderio di avventura. Ho sempre voluto movimenti culturali converge, creando sinergie e nuovi conoscere nuove cose, scoprire nuovi posti ed essere a stimoli. Le emozioni che provo guardando ciò che accade contatto con culture diverse dalla mia. New York, con la ogni giorno, le sue persone e sua realtà multietnica e multila sua architettura suggestiva, culturale, è stato indubbiamensi riflettono nelle mie opere. te il posto che mi ha permesso “Ho sempre voluto conoscere È inevitabile. di arricchirmi e per questo ha nuove cose, scoprire nuovi posti avuto un ruolo importantissied essere a contatto con culture La carta è la materia che mo nella mia carriera. diverse dalla mia” hai scelto per esprimerArrivato a New York, alla fine ti: cosa ti ha condotto a degli anni ’90, ho cominciato Marco Gallotta - artista prediligere un materiale a frequentare degli artisti, fragile e particolare come perlopiù illustratori, e da lì questo? ho scoperto un mondo nuovo. L’energia era incredibile, Ho amato la carta fin da quando ero ragazzino. Ricordo l’arte era ovunque e in forme diverse: è qui che, dopo una che spesso visitavo la tipografia del papà di un mio amico breve pausa, ho ripreso a disegnare. I miei soggetti non ed io felice potevo girare tra i bancali pieni di fogli di carerano più i paesaggi del Trentino e del Veneto, dove avevo
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ta. C’era la carta liscia, quella ruvida, colorata, da pacchi… per me questo posto aveva un qualcosa di magico. Ora uso qualsiasi tipo di carta: le fotografie, pagine di libri, vecchi manifesti di film, giornali e riviste, carta che trovo per caso. I miei interventi - che effettuo con lame, fuoco e cere - alterano il materiale visivo e scritto, caricandolo di nuovi significati. In che modo hai lavorato per innovare la tecnica del papercutting? La mia tecnica è frutto di ricerca continua e sperimentazione. Il mio approccio è stato quello di trasformare una tecnica antica, che ha radici fin nel lontano IV secolo, e renderla moderna e soprattutto unica. I miei lavori, come in un intervento chirurgico, vengono intagliati con un bisturi. Il risultato è una sovrapposizione di immagini, a cui talvolta aggiungo strati di colore e cera. Il taglio diviene lo strumento per creare opere d’arte: sottrazione e sovrapposizione diventano le formule per fornire la tua personale visione del mondo? I miei tagli hanno l’obbiettivo di andare oltre la mera apparenza e di cogliere la pura essenza dei miei soggetti. I miei lavori rivelano lo straordinario nascosto e i meticolosi tagli e la sovrapposizione di immagini sono una metafora per rappresentare la frammentarietà della verità e la sua evoluzione.
“Il mio approccio è stato quello di trasformare una tecnica antica, che ha radici fin nel lontano IV secolo, e renderla moderna e soprattutto unica”. Marco Gallotta - artista
Hai ritratto personaggi celebri come Will Smith e Leonardo Di Caprio: come scegli i soggetti da rappresentare e cosa vuoi far raccontare ai loro volti? In alcuni casi, come con Will Smith e Samantha Bee, i ritratti sono frutto di commissioni. In generale, i soggetti che scelgo per le mie opere sono accomunati dal fatto che ognuno di loro è impegnato per la comunità e per l’ambiente. Fra i ritratti più celebri, ci sono volti noti come Lady Gaga, Freddie Mercury, Obama e Spike Lee. Attraverso i miei lavori cerco di invogliare l’osservatore a soffermarsi e a studiare i meticolosi dettagli. I miei soggetti vengono destrutturati e scomposti. Il ritratto diventa così un tramite attraverso il quale si esplorano le emozioni più intime del soggetto. | 52 |
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Nella tua ricerca di artista emerge la volontà di comunicare un messaggio positivo: l’arte ha il potere di cambiare il mondo? Faccio arte non solo per puro aspetto estetico, ma per il messaggio positivo che lo spettatore può cogliere posando lo sguardo sui miei lavori. Credo che anche piccole azioni possano contribuire a generare grandi cambiamenti. Citando Paulo Coelho, “ogni gesto di un essere umano è sacro e pregno di conseguenze”. Mi considero un artista impegnato nel sociale, che fa arte per costruire un mondo migliore. Spesso metto la mia arte a disposizione di associazioni caritatevoli impegnate in vari campi che vanno dalla lotta allo sfruttamento al traffico di essere umani, fino a quelle impegnate nel rispetto e salvaguardia della natura. Gli elementi naturali costituiscono un fil rouge potente tra le tue opere: attraverso il tuo lavoro vuoi risvegliare una consapevolezza nei confronti dell’ambiente che ci circonda? Il tema della natura è spesso al centro dei miei lavori, nella mia arte la relazione uomo-natura è cruciale. I soggetti sono spesso un tutt’uno con la natura e i “tagli” sono ispirati dagli elementi del vento, acqua e fuoco. Il messaggio che voglio trasmettere è un monito per creare una coscienza sull’importanza del rispetto del nostro pianeta. La natura e l’uomo sono un tutt’uno: l’uomo è natura e fa parte di tutto quel che c’è sulla terra in cui viviamo. Non a caso ho vissuto in Veneto e Trentino lavorando come guida alpina, per poi cambiare registro e approdare a New York. In Trentino ed in Veneto ho avuto modo di vivere a stretto contatto con la natura e di apprezzarla in tutto il suo splendore. Cosa conservi del tuo bagaglio italiano e cosa hai guadagnato dalla tua esperienza americana? Di certo porto con me un innato senso del bello che caratterizza un po’ tutti noi italiani e che mi ha aiutato non poco nel mondo dell’arte e della moda qui negli States. Il legame con l’Italia è sempre forte, nonostante abbia quasi trascorso più anni della mia vita qui a New York che in Italia. Ho creato un solido ponte tra New York e l’Italia e spesso collaboro con brand, gallerie ed istituzioni italiane. Devo molto a entrambe le realtà: l’una mi ha insegnato la bellezza, l’altra il pragmatismo e la velocità. Elisa Rodi | 54 |
Brunello and Abbadia Ardenga: a more than a hundred-year long relationship Everything started with the prize “Vino da pasto oltre l’anno”, in 1902, when “Brunello” was moving its first steps
Brunello e
Abbadia Ardenga,
un sodalizio lungo oltre cent’anni
Iniziò tutto con il premio “Vino da pasto oltre l’anno”. Era il 1902. E il “Brunello” muoveva i primi passi
A
bbadia Ardegna è una realtà piccola, dieci ettari, 40 mila bottiglie, ma con una storia fra le più lunghe nel territorio il cinese. L’azienda nasce poco prima del 1900 ma già nel 1902 viene premiata dalla Camera di Commercio Nazionale per il suo vino rosso “da pasto”. Il Brunello non è ancora conosciuto ma le cose crescono e si strutturano: nasce il Consorzio del Brunello di cui Abbadia Ardenga è fra i soci fondatori - e Mario Ciacci ne viene eletto direttore. Cresce nel frattempo anche l’azienda che restaura una preesistente stazione postale lungo la Via Francigena adibendola a cantina. Oggi, a serbare memoria di ieri, è il Museo dell’Arte Contadina, istituito presso la
struttura, che conserva oltre 800 attrezzi agricoli. A guidare l’azienda sono invece i figli di Mario, Fabio e Paolo, che seguono un approccio a 360 gradi: qui infatti non si produce solo vino, ma anche un olio pregiato e, ad affiancare viti e ulivi, ci sono seminativi, grano, mais e girasoli. Tre i vini prodotti: il Rosso di Montalcino, il Brunello e il Brunello Riserva. Il Brunello attualmente in commercio è il 2014, impatto importante al naso, frutta matura e una leggera speziatura, grande freschezza e lunghezza aromatica. La tecnologia di cantina permette infatti di conservare in-
Abbadia Ardegna is a small reality – ten hectares and 40,000 bottles – but at its back, it can boast one of the most ancient stories of Montalcino. The winery was founded before the beginning of the XX century and in 1902 it was already acknowledged by the national chamber of commerce due to its red “table wine”. Brunello wasn’t known yet but soon things moved forward: it was founded Consorzio del Brunello – Abbadia Ardenga was one of the founding members - and Mario Ciacci was elected managing director. In time, the winery grew too and an ancient stage station-inn on the Via Romana-Francigena was re- stored and transformed into a cellar. Nowadays, a cellar-museum (Museo dell’Arte Contadina) preserves the memory of these times, showing more than 800 ancient agricultural tools. Mario’s sons, Fabio and Paolo, manage the winery producing not only wine but also oil, wheat, corn and sunflowers. They propose three red wines: Rosso di Montalcino, Brunello and Brunello Riserva. In this moment, Brunello 2014 is on the market: it reveals an intense perfume of ripe fruit, light spicy inklings, a great freshness and longlasting aromas. In fact, the technologies of the cellar let to preserve the crunchy qualities of the fruits, thanks to the absence of sulfide in the fermentation phase that allows a more delicate extraction. Big barrels reduce the risk of too invasive wood inklings that remain a complementary element but not the protagonist: this is how Brunello Riserva 2012 is created, a five-star year, an unforgettable wine due to its balance, its elegance, its complex and soft taste. • ABBADIA ARDENGA AZ. AGR. SOC. ESECUTORI DI PIE DISPOSIZIONI Via Romana 139 Fraz. Torrenieri – Montalcino (SI) Tel.: 0039 0577 834150 info@abbadiardengapoggio.it www.abbadiardengapoggio.it
tatta la croccantezza del frutto, grazie anche all’assenza di solforosa in fermentazione che consente un’estrazione più delicata. L’uso di botte grande riduce inoltre l’apporto del legno, rendendolo complementare ma mai protagonista: si ottiene così il Brunello Riserva 2012, annata da 5 stelle, memorabile per equilibrio ed eleganza, complessità e morbidezza.•
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UN SETTEMBRE DA LEONI La Mostra del cinema di Venezia parte per la sua 76^ edizione, a caccia di Oscar, di grandi film e di nuovi autori
Il tempo dei cinefili si può dire sia scandito dai festival: l’inverno comincia con il Sundance Film Festival, la primavera parte dopo la Berlinale, l’estate esplode alla fine del Festival di Cannes e lascia spazio all’autunno quando arriva la Mostra del Cinema di Venezia. Quest’anno, la più antica manifestazione cinematografica del mondo celebra la sua 76^ edizione dal 28 agosto al 7 settembre. E sarà un’edizione un po’ diversa dal solito, perché dopo anni di consolidamento del rapporto con le major hollywoodiane, il 2019 potrebbe essere letto come un anno di transizione o rinnovamento. È l’ultimo anno da presidente della Biennale di Paolo Baratta e il penultimo di Alberto Barbera come direttore artistico della Mostra e allora è sembrato giusto sparigliare un po’ le carte, cambiare un po’ le consuetudini. Non mancano le star, i film hollywoodiani che puntano agli Oscar e via di glamour, ma rispetto alle più recenti edizioni
lo sguardo e la ricerca paiono essersi spostati un po’, tanto per scelte del direttore quanto per questioni logistiche come la lunga lavorazione di vari film (su tutti, The Irishman di Martin Scorsese o Piccole donne di Greta Gerwig) o le scelte strategiche di altre opere che preferiscono promuovere i loro film in contesti meno esposti, meno rischiosi dal punto di vista dei costi e della ricezione critica come Telluride, Toronto, New York. La differenza si può vedere fin dall’apertura: dopo 6 edizioni consecutive aperte da un film hollywoodiano, il film che il 28 agosto in Sala Grande darà il via al festival sarà La verité, primo film europeo di Kore’eda Hirokazu, uno dei maggiori registi giapponesi in attività che dopo aver vinto la Palma d’oro con Un affare di famiglia vola a Parigi per raccontare Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia, e Alberto Barbera, Direttore della 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
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(Meryl Streep, Gary Oldman, Antonio Banderas, Sharon Stone) fino a Joker, il film con cui Joaquin Phoenix cerca il suo primo Oscar e la seconda Coppa Volpi in quello che passerà alla storia come il primo “cine-comic” in concorso in un festival maggiore. E anche fuori concorso non mancano i volti amati come Kristen Stewart protagonista di Seberg, Donald Sutherland e Mick Jagger nel film di chiusura The Burnt Orange Heresy, Roger Waters nel film concerto Us + Them, Timothée Chalamet Enrico V in The King. Quello che Venezia 76 ha voluto fare quest’anno è stringere sempre di più un rapporto forte con i grandi autori del cinema contemporaneo e scoprirne di nuovi: Roy Andersson che torna a Venezia dopo il Leone d’oro del 2014 con About Endlessness, Olivier Assasyas tra spie, Fidel e CIA in Wasp Network, Robert Guédiguian e la sua compagnia stabile in Gloria Mundi, Larraìn (uno dei più grandi registi
Da sinistra: Kore’eda Hirokazu, Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Steven Soderbergh.
il complesso rapporto tra una grande attrice (Catherine Deneuve, quasi nel ruolo di se stessa) e la figlia (Juliette Binoche), tra verità, bugie e messe in scena. Come detto i film che battono bandiera USA, pieni di star e di attrattive per il grande pubblico non mancano: da Brad Pitt - probabilmente la stella più luminosa della Mostra nel doppio ruolo di protagonista di Ad astra di James Gray e di produttore di The King (fuori concorso) di David Michod, a Scarlett Johansson, protagonista con Adam Driver di A Marriage Story di Noah Baumbach; da Johnny Depp e Robert Pattinson che sfidano Mark Rylance nel dramma allegorico Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra al frullato divistico di The Laundromat di Steven Soderbergh | 58 |
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contemporanei) che con Ema parla di famiglia, corpi e tura Pelican Blood di Katrin Gebbe con Nina Hoss, storia ballo, Roman Polanski che rievoca il caso Dreyfus con J’acdi maternità oscure e legami ancestrali. Chiudiamo con gli cuse, Costa-Gavras alle prese con la crisi greca in Adults in italiani che presentano 3 film in concorso capaci di allineare autori che sanno mescolare ambithe Room, oppure Lou Ye autore di Saturday Fiction, spionaggio zione, potenza di sguardo e indad’epoca con Gong Li. gine profonda: Il sindaco del rione Quello che Venezia 76 ha voluto fare E per quanto riguarda le novità e Sanità di Mario Martone, Martin per questa edizione è stringere gli sguardi alternativi non manEden di Pietro Marcello e La mafia cano mai, dall’esordio di Shannon non è più quella di una volta di sempre di più un rapporto forte Murphy, teen movie (altra cateFranco Maresco. Fuori concorso con i grandi autori del cinema goria rara in un grande festival) invece due autori già affermati contemporaneo e scoprirne di nuovi. dal titolo Babyteeth, ai film di alle prese con film meno ambizioOrizzonti, sezione fatta di cinema si e più aperti al pubblico come Vivere di Francesca Archibugi e emergente o non allineato, tra cui si annidano opere prime e seconde di grande forza e ricerca Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores. Tuttavia, linguistica o narrativa, come per esempio il film di apertra i film che battono bandiera italiana ci preme segnalare | 59 |
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Dall’alto: Emidio Clementi dei Massimo Volume, Oskar Alegria. Nella pagina accanto. In alto: Jayro Bustamante; sotto: Carolina Rosi, Carlo Sironi.
una piccola opera che è tra le cose più originali della Mostra: Il varco, opera di montaggio e rielaborazione d’archivio di Federico Ferrone e Michele Manzolini che partendo da filmati amatoriali dell’Istituto Luce e degli archivi sparsi per la nazione hanno costruito da zero una storia di guerra e viaggio scritta da Wu Ming e narrata da Emidio Clementi dei Massimo Volume. Un piccolo concentrato emotivo di passato e futuro, cinema e letteratura, che fa onore al cinema di qualunque nazione si tratti. Gli Outsider Fuori dai nomi e dai titoli più attesi o luminosi esistono molte sezioni in cui il cinefilo pesca le pepite meno ricercate, ne segnaliamo alcune: Zumiriki di Oskar Alegria, un video-diario tra ricerca del padre e amore per la natura pieno di sorprese e umorismo sottile; Citizen Rosi con cui la figlia di Francesco Rosi racconta il cinema del padre e soprattutto la storia del nostro paese; Colektiv, documentario d’inchiesta trascinante e sorprendente come un thriller; Just 6,5, poliziesco iraniano di forza visiva impressionante; Sole, esordio rigoroso ed emozionante di Carlo Sironi; Mes Jours de gloire, tra comicità d’epoca e riflessione sul disagio; Balloon, ritratto di famiglia tibetano sincero, leggero e affettuoso; Scales, affascinante favola saudita di donne e sirene; La llorona, horror politico del talentoso Jayro Bustamante. www.labiennale.org L’AUTORE: EMANUELE RAUCO Critico e giornalista cinematografico multimediale, attivo dal 2006 sul web per poi passare alla carta stampata, alla radio, alla tv e al video su YouTube. Scrive per La rivista del Cinematografo, Il mucchio selvaggio, Il sussidiario e collabora con varie testate. Selezionatore dal 2016 per la Mostra del Cinema di Venezia e curatore dei festival di Catania e Formia, ha una passione per l’uso critico dei social network e la convinzione che possano generare contenuti e non solo rumore.
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50 SFUMATURE DI STOCCOLMA Stoccolma incarna un fascino discreto, è una città che al grigiore che l’immaginario collettivo attribuisce ai paesi nordici sa contrapporre una palette di colori degna dei più bei centri che affacciano sul Mediterraneo.
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Stoccolma sa distinguersi, è capace di spiccare dal mare spinta dalla sua cromaticità e, tra canali e fiordi, riesce ad esprimere la sua unicità. Con il passare dei mesi più freddi e con lo sciogliersi della neve ecco che la capitale svedese, come una sirena, emerge dal Mar Baltico in tutto il suo splendore, pronta a richiamare col suo canto migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. Al calore dato dai colori che dipingono questa tavolozza urbana si contrappone una forte convinzione, una sorta di presunzione (questa sì più facilmente attribuibile ai paesi del nord) che caratterizza quello che è il motto del locale ufficio di promozione turistica: “Benvenuti nella più bella capitale del mondo”. Non sappiamo dirvi se effettivamente Stoccolma sia o meno meritevole di indossare questa corona, ma sappiamo che la capitale della Svezia sa accogliere i turisti con un’offerta variegata e adatta a tutte le esigenze. La cultura delle antiche tribù nordiche che hanno popolato, secoli fa, queste terre si mescola con le note pop degli ABBA, gruppo che qui è praticamente un’istituzione. Le lunghe e folte barbe proprie delle popolazioni vichinghe possiamo rivederle, in chiave moderna, nel quartiere hipster della città, così come al Vasa Museum, che ospita l’unico vascello che dal 1600 sia arrivato a noi, possiamo abbinare un giro nel moderno museo della fotografia. Si capisce come a Stoccolma passato, presente e futuro riescano ad incrociarsi tra le strade cittadine, dando vita ad un mix di storia, tradizione e modernità che può lasciare spiazzati, sorpresi, meravigliati. Con le sole parole non si riuscirebbe però a descrivere la grande diversità di Stoccolma. Partiamo dunque per un ideale tour per le vie della città, a visitare i luoghi che hanno contribuito a rendere la capitale della Svezia se non la “più bella al mondo”, comunque una delle più istrioniche e polivalenti.
VASA MUSEUM Stoccolma meriterebbe una visita per il solo Vasa Museum. La capitale svedese ospita infatti il più antico vascello al mondo che ci sia giunto, dal 1600, praticamente integro. Il vascello è custodito in un museo appositamente realizzato e che, oltre all’imbarcazione, accoglie anche nove esposizioni che si ricollegano al vascello stesso. Qui si viene a stretto contatto con l’antica cultura vichinga non solo ammirando una nave che ancora conserva il 95% dei componenti originali, ma anche grazie al film appositamente realizzato, disponibile in 16 lingue, che racconta la storia del Vasa.
ABBA MUSEUM Svezia e musica fanno rima con ABBA, il gruppo che tra gli anni ’70 e ‘80 conquistò la vetta delle classifiche di tutto il mondo e al quale qui hanno dedicato perfino un museo. Agnetha, Björn, Benny e Anni-Frid sono stati, e sono ancora per la maggior parte di noi, gli ABBA, la mitica band svedese in stivali con le zeppe e tutine di paillettes che ha rivoluzionato la musica pop tra il 1972 e il 1983 regalandoci capolavori come “Dancing Queen”, “Summernight City” e “Knowing me, Knowing you”. Il musical Mamma Mia, con la colonna sonora realizzata dagli ABBA, a distanza di 30 anni ancora registra sold out in tutti i teatri del mondo. “ABBA The Museum” espone gli abiti di scena della band, gli oggetti, i filmati dei concerti, le interviste, 4 statue dei componenti a grandezza naturale in un allestimento permanente, moderno e interattivo.
GAMLA STAN Abbandoniamo la modernità che caratterizza la “nuova” Stoccolma e godiamoci la storia che la città vecchia porta con sé. Quella di Gamla Stan è forse la zona più bella, più antica e significativa di Stoccolma. È il simbolo della capitale svedese, oltre che la prima tappa obbligatoria per tutti i turisti in visita. La città vecchia di Stoccolma è un vero gioiellino, un intreccio di vicoli dai grandi palazzi in tipico stile nordico, con ampie facciate color pastello e grandi finestroni di legno. Tra sanpietrini, vetrine e negozietti, dopo aver immortalato qualche scorcio mozzafiato tra le stradine, dirigiamoci verso il fulcro di Gamla Stan: la bellissima Stortorget, la piazza più antica di tutta Stoccolma, su cui affaccia anche la | 64 |
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SÖDERMALM Una passeggiata nella suggestiva isola di Södermalm, un vero e proprio quartiere che, oggi, è forse il più iconico, ricco e ricercato di tutta la città. Eppure fino a qualche decennio fa non era affatto così, anzi. Södermalm negli anni ’70 era un sobborgo povero e malfamato, reso poi tra i più belli di tutta Stoccolma grazie ad un’imponente opera di riqualificazione territoriale. Questo retaggio proletario ha favorito la “fioritura” di un’importante comunità hipster che popola i locali e le vie dell’isoletta. Alle lunghe barbe e ai baffi arricciati di chi vive questo quartiere si alternano anche numerose botteghe di design all’insegna della modernità. Negozi forniti sia di oggetti di utilizzo comune ma nelle forme più disparate sia di arredi domestici che vogliono rivoluzionare lo stile delle nostre case.
storica Accademia Svedese con il Museo del Premio Nobel. Non è solo Stortorget comunque ad attirare, ogni anno, decine di migliaia di turisti. Passeggiando per Gamla Stan infatti si possono ammirare anche la Cattedrale (Storkyrkan), la chiesa di Riddarholmskykan e lo splendido Palazzo Reale.
HAVE A BREAK Dopo aver visitato il Vasa Museum, il museo dedicato agli ABBA e la città vecchia di Stoccolma è ora di prenderci una meritata pausa. Per calarci ancor di più nell’atmosfera, e nella cultura, di questo paese dobbiamo mettere in pratica anche noi la cosiddetta Swedish Fika, il break tipico del luogo che cittadini e lavoratori “osservano” all’incirca a metà giornata. La Fika è una sorta di Coffee Time declinato nella cultura svedese e, più che una parola, si tratta di un vero e proprio modo di vivere. Parliamo non di una semplice pausa, ma di un momento della giornata che ha l’obiettivo di far staccare la spina dagli impegni quotidiani per bersi qualcosa in compagnia. Un momento che rappresenta un’occasione di socializzazione importante, che permette di recuperare le forze intrattenendosi, con colleghi ed amici, a parlare di notizie di gossip, sport, economia e quant’altro.
FOTOGRAFISKA Tutti gli appassionati di fotografia che fanno tappa a Stoccolma non possono perdersi la visita al Fotografiska, un’istituzione-museo che è anche, se non soprattutto, un’esposizione in continuo divenire che ospita i migliori scatti di autori scandinavi e mondiali. Un tempio della fotografia che consigliamo di visitare anche a chi non ama particolarmente il mondo delle istantanee: qui infatti si viene a contatto anche con le diverse anime, e volti, di Stoccolma, il tutto immortalato nel corso degli anni da artisti ora emergenti ora affermati. Se andrete a visitare il museo all’imbrunire noterete il tramonto illuminare l’affascinante facciata in mattoni dell’edificio; mentre mostre, istallazioni ed esposizioni temporanee illumineranno le vostre menti e apriranno i vostri occhi verso nuovi orizzonti Franco Del Panta | 65 |
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DOVE DORMIRE
DOVE MANGIARE:
Hotel Hobo Situato in ottima posizione, tra la City e Gamla Stan, dall’Hotel Hobo è semplice raggiungere la maggior parte dei principali luoghi di Stoccolma. Dopo una visita della città, al vostro ritorno in hotel vi attende il caratteristico lounge bar, pronto ad accogliervi con musica soffusa, ambiente giovanile e alla moda per trascorrere il momento dell’aperitivo o il dopo cena. Dove: Brunkebergstorg 4 Sito: hobo.se
Boqeria Torg
Hermans Locale vegano-vegetariano dalla posizione eccellente dotato di molti tavolini all’esterno su terrazze che affacciano sul panorama cittadino. La location è molto informale e presenta vari ambienti: giardino, saletta tradizionale, veranda e terrazza dalle quali si può mangiare godendo, dall’alto, della vista che domina sulla capitale. Dove: Fjällgatan 23B Sito: hermans.se
Validissima alternativa alla classica serata stoccolmese. Avete mangiato per giorni aringhe e cibo svedese? Volete rifarvi la bocca dopo numerosi pasti locali? In questo locale, nel pieno centro della città, potete assaggiare piatti della cucina spagnola e tornare ad assaporare gusti più tipicamente mediterranei. Data la popolarità di questo ristorante è consigliata la prenotazione. Dove: Jakobsbergsgatan 17
Miss Clara Un delizioso boutique hotel in posizione strategica, a pochi passi dalla stazione, dalla metro e dai principali luoghi di interesse della città (Gamla Stan è a soli 10 minuti di camminata). Nella via parallela c’è spazio per un’ampia isola pedonale con negozi ed un’infinità di ristoranti e pub in cui trascorrere la serata. Dove: Sveavägen 48 Sito: missclarahotel.com
Tako Atmosfera suggestiva e cibo ottimo. Un locale adatto a pranzi e cene di gruppo, dove assaggiare specialità sia di pesce che di carne della cucina orientale. Verrete a contatto probabilmente con cibi e ricette a voi inedite ma niente paura: il personale è cordiale e vi spiegherà tutto ciò che dovete sapere sui piatti meno “noti”. Dove: Birger Jarlsgatan 29 Sito: restaurangtako.se
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Un po’ di musica: Record Mania Questo store di dischi musicali è nascosto in una strada laterale nel centro di Stoccolma e, tra migliaia di album a disposizione, spazia dalla dancefloor ai vinili più introvabili. Un negozio che col tempo si è affermato come uno dei più importanti nel suo genere non solo di Stoccolma, ma di tutta la Svezia. I proprietari acquistano anche dei vinili e sul loro sito web è disponibile una lista aggiornata di tutte le loro esigenze. Dove: Östgötagatan 2, 116 25 Sito web: recordmania.se
Info e biglietti su
tasteofroma.it Codice sconto TOR19008
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LORENZO IOZZIA: LA SICILIA IN TAVOLA L’ultima edizione della Guida per eccellenza ha incoronato, in uno dei territori più caratteristici del Lazio, uno chef siciliano. Lorenzo Iozzia ha conquistato qui la sua prima (per ora) stella Michelin.
ideale al momento della partenza e riproposti nella A pochi chilometri da Viterbo, nel comune di Tuscia viterbese. Un mix, il suo, rivelatosi vincente. Vitorchiano, sorge un ristorante di cucina di E stellato. ispirazione… siciliana. Tutto frutto del lavoro Siamo entrati nelle cucine di Chef Iozzia che, tra un di un sognatore giunto anni fa nella Tuscia, quel Crudo di Mazara e un piatto di spaghetti ai ricci di Lorenzo Iozzia che dalla provincia di Siracusa si mare, ci ha spiegato la sua idea di cucina, accoglientrasferì in questo territorio per affermare, nel bel za e ospitalità. mezzo dell’Italia, piatti che si ispirano alla tradizione Chef, hai chiamato il risicula. Una scommessa per “Casa”, perché è fondamentale storante “Casa”: cosa c’è un giovane chef in cerca accogliere il cliente facendolo dietro questa scelta? di fortuna così lontano sentire come se fosse tra le sue Il discorso di “casa” è dalla sua terra, ma una mura domestiche legato all’accoglienza. Ho scommessa vinta con il ristrutturato questa sala ristorante “Casa Iozzìa”. pensando di creare un Casa, perché è fondamenambiente tra il moderno e il dinamico che potesse tale accogliere il cliente facendolo sentire come se rispecchiare quello che è il mio concetto di accofosse tra le sue mura domestiche. glienza. Dalla luce, ai colori, tutto deve far sentire Casa, perché alla fine è un po’ come essere lì, ciril cliente come se fosse a casa sua, da quando entra condati dai sapori, profumi e sensazioni in mezzo nel ristorante a quando esce dopo aver mangiato, ai quali Lorenzo è cresciuto, riposti in una valigia passando per tutto quello che avviene in sala e per il rapporto con i ragazzi che ci lavorano. Lo chef siciliano Lorenzo Iozzia, entrato nell’ultima edizione della Guida Michelin con il suo “Casa Iozzìa”.
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voglio dire. Questa è la parte più complicata, far comprendere È stato difficile affermare la tua cucina di ispirazione il messaggio che voglio dare. siciliana qui in piena Tuscia? La gastronomia siciliana è apprezzata ovunque quindi non L’alta cucina può esser compresa dalla massa? direi che sia stato difficile. Diciamo che la mia è una cucina Per me può essere apprezzata da tutti, ma noto un po’ di paura siciliana di ispirazione che si porta dietro un racconto dei miei nell’approcciarsi all’alta cucina. Questa oggi è una cucina di ricordi, delle materie prime, di odori e sapori. identità e di materia prima, di rispetto del prodotto che c’è nel È stato più che altro complicato comunicare questo tipo di piatto. Tutti, per me, possono provarla. L’alta cucina, chiamialavoro e questo tipo di cucina. È difficile, quando non arrivamola così, secondo me è per no determinati riconoscimenti, tutti ma sicuramente serve essere considerato per il tipo di “La mia è una cucina siciliana un giusto approccio da parte lavoro che si svolge. Dopo poi, di ispirazione che si porta dietro della clientela. quando questi riconoscimenti arrivano, hai sicuramente un’eun racconto dei miei ricordi, delle materie L’idea di cucina cambia co maggiore. prime, di odori e sapori” col passare degli anni e la Lorenzo Iozzia, chef stellato maturazione personale e Hai notato dei palati diffeprofessionale? renti qui rispetto a quelli C’è un’evoluzione continua, di pensiero e di realizzazione. di casa tua? Una differente appartenenza al territorio Nessuno pensa mai di essere arrivato, l’evoluzione è sia pensi che comporti una diversa comprensione di sapore, celebrale che nei piatti. Ogni volta che si fanno i menù c’è una di gusto? maturazione, una modifica, e questo lo vedo io ma anche il Qui c’è una cultura molto legata al bosco, alla terra, alla caccliente che magari viene da anni e si accorge che il piatto è ciagione. Difficoltà particolari non ce ne sono state, chi viene mutato in meglio. È una maturità in costante divenire. qui sa che tipo di cucina lo aspetta. Ci sono molti palati che non percepiscono alcune sfumature, ma quello è normale, io quando propongo un piatto però cerco di far capire quello che Il ristorante Casa Iozzìa
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Nella pagina precedente, Sua maestĂ il baccalĂ . Sopra, Le sarde nella pasta
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Cosa ne pensi di questo exploit di programmi tv di alta cucina? Non sono sicuramente un male, ma non sono nemmeno un bene assoluto. C’è un’indigestione di questi programmi: siamo pieni di trasmissioni di cucina e molte di queste sono piene di persone che di professione fanno altro. Questo ha portato in molti a considerarsi dei conoscitori della materia. Dietro la ristorazione non c’è il piatto che si realizza in un’ora e mezza ma c’è tutto un mondo. Ho avuto clienti che avevano partecipato alle trasmissioni che poi hanno criticato la mia cucina. Se è una critica rivolta da cliente mi sta bene, ma spesso pensano di avere delle capacità particolari solo per aver partecipato a questo o a quel programma.
“L’alta cucina oggi è una cucina di identità e di materia prima, di rispetto del prodotto che c’è nel piatto. Tutti, per me, possono provarla.” Lorenzo Iozzia, chef stellato
Cosa cambia nella cucina e nella mente dello chef con la prima stella? Credo non ci sia nessuno che lavora per ottenere la stella Michelin, ma si persegue una cucina che possa essere quanto più apprezzata possibile. Il cambiamento c’è stato, in primis nella clientela sicuramente più attratta. Per quanto mi riguarda non mi sento uno chef stellato perché io sono un imprenditore, dunque responsabile di un mondo molto più vasto rispetto a chi è un “semplice” chef. Io sono uno chef stellato ma prima di tutto sono il capo di un’azienda con 12 dipendenti e con molte attività all’interno. Dopo la prima stella si inizia a lavorare per la seconda? Si pensa a lavorare alla seconda ma con l’obiettivo di mantenere la prima. Dobbiamo fare sempre meglio ma non per la stella in sé ma prima di tutto pensando al cliente. Bisogna andare avanti, puntando mentalmente alla seconda stella con la consapevolezza che per entrare nel parterre dei bistellati, che conta appena 39 ristoranti, bisogna ingranare quella marcia in più per raggiungere gli standard tracciati da loro. Alessandro Creta Ph: Studio Mun
Casa Iozzìa Via De la Quercia, 15, 01030 Vitorchiano VT T: 0761 373441
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BREZZA SETTEMBRINA Mese ricco di eventi nautici quello di settembre. Tra gli appuntamenti più in vista il Maxi Yacht Rolex Cup e l’International Hannibal Classic, ma anche gli show boat con l’elegante Cannes Yachting Festival e le grandi novità del Salone nautico di Genova.
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“Allontanatevi dal porto sicuro. Esplorate. Sognate. Scoprite”. Il consiglio di Mark Twain è tutt’altro che retorica per gli appassionati di nautica. Nulla infatti per loro è più emozionante ed eccitante allo stesso tempo. A questi “folli appassionati” è dunque dedicato il nostro calendario settembrino. Tra gli eventi nostrani, settembre si caratterizza per l’attività dello Yacht Club Costa Smeralda che dal 1 al 7 del mese festeggia i trent’anni di Maxi Yacht Rolex Cup. L’appuntamento fisso d’ogni stagione velica sarà un’edizione speciale: numerose grandi barche, molti campioni e un campo di gara unico. Le altre due regate che vedono impegnato lo YCCS sono la One Ocean MBA’s Conference and Regatta, l’evento sportivo e convegno dedicato agli studenti delle più prestigiose business school del mondo e organizzato con la main partnership di Audi, e infine l’Audi 52 Super Series Sailing Week, il più competitivo circuito di vela professionistica per barche a chiglia, vinto tre volte dalla nuova Azzurra TP52. Le regate sono in programma dal 23 al 28 settembre,
“Allontanatevi dal porto sicuro. Esplorate. Sognate. Scoprite”. Il consiglio di Mark Twain è tutt’altro che retorica per gli appassionati di nautica.
data in cui si terrà anche l’imperdibile party finale. Tra le altre regate casalinghe spicca anche la International Hannibal Classic, la regata per vele d’epoca e classiche con partenza da Monfalcone nella giornata di sabato 14 settembre. Le barche si disporranno lungo la linea di partenza e, dopo il via, faranno rotta a sud verso il Marina Portorož, in Slovenia, dove arriveranno nel pomeriggio dopo circa 12 miglia nautiche. In serata, presso lo Yacht Club Marina Portorož, si terrà la cena per gli equipaggi e la premiazione di tappa per fare ritorno nella giornata di domenica 15 settembre, al termine della quale è prevista la premiazione finale presso il Marina Hannibal. Competizione che vale come terza tappa della Coppa AIVE | 76 |
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dell’Adriatico e alla quale possono iscriversi gli yachts in legno o in metallo di costruzione anteriore al 1950 (Yachts d’Epoca) e al 1976 (Yachts Classici), ma saranno presenti anche classifiche separate per le barche progettate da Carlo Sciarrelli e per le imbarcazioni “Classic FIV”. Tra le grandi presenze: Santa Maria di Nicopeja, cutter aurico costruito in Normandia nel 1901; Hwyl, sloop bermudiano del 1974 progettato da Sciarrelli; Al Na’Ir III e Al Na’Ir II e di altri campioni del circuito come Serenity del 1936 e Strale del 1967. Il Trofeo Mariperman di La Spezia, torna invece il 28 e 29 settembre e ha come teatro il Golfo dei Poeti, appuntamento tradizionale per la città di La Spezia organizzato dalla Marina Militare da oltre trent’anni. Dal 5 all’8 settembre ritornano le fantastiche imbarcazioni che da trent’anni popolano la regata di Le Vele d’Epoca di Imperia, appuntamento che sa sempre emozionare i nostalgici. I cugini d’oltralpe saranno impegnati invece, dall’11 al 15, nell’evento biennale Monaco Classic Week, primo al mondo a mostrare sia la vela sia le barche a motore del passato. La XIV edizione, in programma a Montecarlo, avrà come tema centrale gli Stati Uniti d’America, con un villaggio americano dove verranno celebrate le barche di progetto o costruzione ‘made in USA’. A 25 anni dalla prima edizione e per circa una settimana, dall’11 al 15 settembre 2019, il Principato di Monaco ospiterà le più belle imbarcazioni in legno tuttora naviganti, progettate da importanti yacht designer del passato, tra questi John Alden e Olin Stephens, con barche costruite dai più titolati cantieri navali del mondo tra i quali Nathanael Herreshoff, Chris Craft, Garwood o Hacker-Craft. Si stimano per l’evento oltre 70 imbarcazioni presenti all’ormeggio, pronte a confrontarsi in occasione di regate, parate, concorsi di eleganza e di manovrabilità. Altro appuntamento di spicco è quello della quarantunesima edizione delle Régates Royales de Cannes, che avrà luogo dal 21 al 28 settembre. La città di Cannes e lo Yacht Club di Cannes ospiteranno l’élite della vela classica mondiale nella bellissima baia con il consueto mix di sport e passione, per una flotta d’eccezione con non meno di 200 barche previste. | 77 |
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Non solo regate Tra le manifestazioni nautiche più importanti a settembre, il Cannes Yachting Festival, primo salone della stagione. Qui si riuniscono ogni anno i diportisti di tutto il mondo per presentare le loro novità in anteprima: tra queste la piccola Grand Soleil 42 Long Cruise - ultimo nato della gamma Blue Water - dedicata alla crociera a lungo raggio dal Cantiere del Pardo ed Evo R6, il sorprendente e innovativo walk around di quasi 18 metri di casa Evo Yachts, celebre per i modelli con le sponde laterali estensibili e per la grande flessibilità di gestione degli ambienti interni ed esterni. Tra il 19 e il 24 settembre torna poi il più grande Salone nautico del Mediterraneo, quello di Genova che giunge alla 59° edizione. Tra le anteprime più attese la Greenline Yachts che porterà tre modelli: Neo in anteprima italiana, Greenline 45 Fly in anteprima mondiale e Greenline 39 Hybrid. Stefano Valentini
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UNA QUOTIDIANITÀ DA RISCOPRIRE Il noleggio auto a lungo termine è diventato una soluzione di mobilità adatta a tutti. A fronte del pagamento di un canone mensile fisso privati, liberi professionisti e aziende possono avere un’auto nuova o un veicolo commerciale di qualsiasi marchio attualmente in commercio, per un periodo di tempo e un chilometraggio prestabiliti, su misura delle loro reali esigenze Continua a crescere il numero di automobilisti che sceglie di rinunciare all’acquisto dell’auto avvicinandosi alle nuove forme di condivisione, come il noleggio a lungo termine che mostra a pieno la propria efficacia ed economicità anche con automobilisti senza partita IVA. “Costo fisso e pacchetti ‘all inclusive’ stanno determinando il successo della formula”, ha evidenziato Massimiliano Archiapatti – Presidente ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, “A parità di modello e di percorrenza, stimiamo una convenienza media del 15% rispetto alla proprietà, senza contare altri vantaggi, come non immobilizzare l’intero capitale per l’acquisto o il tempo risparmiato per la “burocrazia dell’auto” (bollo, assicurazione, manutenzione, eventuali multe o incidenti). E si evitano le complicazioni e illusioni collegate alla vendita dell’usato”. Riscoprire la quotidianità grazie al noleggio a lungo termine significa potersi concentrare sul proprio lavoro mentre esperti qualificati si prendono cura dell’auto. Il noleggio a lungo termine rimane anche uno strumento di grande importanza per le aziende, per fidelizzare il dipendente e sottrarlo alle sirene della concorrenza, un aspetto quanto mai importante in un periodo in cui sulle risorse umane vengono investiti ingenti sforzi finanziari e notevoli aspettative. Il fleet management consiste nel beneficiare dei servizi di noleggio, lasciando alle aziende la proprietà dell’auto, una formula vincente utilizzata da imprese di ogni dimensione che hanno veicoli in proprietà o in noleggio e che scelgono di demandare in outsourcing solo una parte
dei servizi. In questo quadro si inserisce Automotive Service Group che svolge attività di mediazione e consulenza nel settore del noleggio di autoveicoli a lungo termine in partnership con ALD Automotive, gruppo leader mondiale nel settore del noleggio a lungo termine e della gestione delle flotte aziendali, grazie alla consolidata esperienza e qualità dei servizi maturata in oltre 50 anni di attività. L’attività di Automotive Service Group è rivolta principalmente a professionisti e PMI che intendono avvalersi dei vantaggi derivati dai servizi di noleggio a lungo termine che la società è in grado di offrire, grazie alla partnership di ALD Automotive. La formula può variare da uno a tre anni, ma si può estendere anche fino a 48-60 mesi. È previsto il pagamento di un canone mensile come copertura delle spese dalla tassa di proprietà, bollo, manutenzione ordinaria e straordinaria alla gestione dei sinistri, assicurazione, cambio pneumatici e gestione delle multe. L’azienda che prende a noleggio il veicolo deve badare al solo carburante e seguire le istruzioni per una corretta manutenzione dell’auto, con controlli periodici nelle autofficine convenzionate. Il canone varia a seconda del tipo di veicolo noleggiato, della durata del contratto, del chilometraggio previsto, e in base al tipo di servizi supplementari che vengono scelti: auto sostitutiva, strumenti di gestione della car policy, rapporti informativi sull’utilizzazione dell’autoveicolo e la carta di credito per l’acquisto del carburante. Così Automotive Service Group decide d’investire sulla qualità, forte della partnership strategica con ALD Automotive, gruppo leader nel settore. | 81 |
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VIVERE L’INNOVAZIONE
TIM ACCENDE IL 5G A Roma, Torino e Napoli debutta la rete 5G TIM e si allargano gli orizzonti dei servizi a disposizione di cittadini e imprese: dal turismo virtuale al cloud gaming, fino alla robotica e alla telemedicina. Il futuro è già qui
Le reti di telecomunicazioni italiane si trasformano. Merito del 5G e delle sue prestazioni, 10 volte superiori a quelle attualmente registrate (con il 4G), che aprono la strada a una nuova generazione di servizi in grado di migliorare la qualità della vita quotidiana di clienti, cittadini e imprese in diversi settori. In termini operativi, diminuisce la latenza e aumentano, fino a 10 volte appunto, la velocità di download e la densità di dispositivi gestiti, insieme alle possibilità di adozione dell’Internet of Things per connettere simultaneamente fino a 1 milione di device e sensori per Km2 garantendo sempre altissima qualità e affidabilità. Sembrerebbe fantascienza, eppure TIM ha già portato la rivoluzione del 5G in tre città - Roma, Torino e Napoli - con l’obiettivo di arrivare entro la fine di quest’anno anche a Milano, Bologna, Verona, Firenze, Matera e Bari. A queste si aggiungono 30 destinazioni turistiche, 50 distretti industriali e 30 progetti specifici per le grandi imprese, con velocità fino a 2 Gigabit al secondo. Se poi allunghiamo lo sguardo fino al prossimo biennio, scopriamo che entro il 2021 saranno 120 le città coperte, 200 le destinazioni turistiche, 245 i distretti industriali e 200 i progetti specifici per le grandi imprese, con una velocità che aumenterà progressivamente fino a 10 Gbps. Tutto questo si traduce in innovazione senza precedenti in molteplici campi, a partire dai servizi già disponibili per il settore turistico e culturale. TIM ha, in-
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fatti, già reso fruibili i tour virtuali di Piazza Navona, delle chiese rupestri di Matera, del Museo Pietro Micca e del Parlamento Subalpino di Torino. Grazie all’utilizzo di speciali visori si possono effettuare visite immersive da remoto, con la possibilità di dialogare nello stesso ambiente virtuale con una vera guida turistica collegata da chilometri di distanza. Il potenziale del 5G si delinea anche nel segno dell’Industry 4.0 e delle applicazioni nel campo della robotica e dell’automazione industriale. Con la connessione mobile è possibile comandare bracci robotici e da dispositivi remoti si potranno gestire catene di produzione anche delocalizzate avendone il controllo in tempo reale. Inoltre, miliardi di device e sensori applicati a cose e persone, con connessione ad altissime prestazioni, genereranno un numero sempre crescente di dati, accompagnando l’evoluzione della società digitale per svariate applicazioni di pubblica utilità. Una su tutte, la Smart City Control Room grazie alla quale TIM analizza i dati raccolti tramite sensori connessi alla sua rete mobile per la gestione intelligente del traffico, dei parcheggi, dell’illuminazione e della raccolta dei rifiuti. La rivoluzione riguarda anche il campo della sanità che grazie alla piattaforma TIM Home Doctor e al visore OPTIP potrà avvalersi del servizio di «self monitoring & remote assistance», guidando il paziente in una diagnosi “real time”, pur rimanendo nella propria abitazione. Anche il mondo dei videogame non poteva non trarre beneficio dalle prestazioni del 5G, in primis per quanto riguarda il cloud gaming, la possibilità di giocare in streaming, anche in mobilità, in una modalità molto coinvolgente. Dunque è una trasformazione digitale profonda e a tutto tondo quella che si va delineando e in cui TIM accompagnerà gli italiani anche attraverso specifiche iniziative di formazione e alfabetizzazione digitale.
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PHOTOSYNTHESIS
by Riccardo Cavrioli
by “BABYBIRD”
THE SOFT CAVALRY
by “THE SOFT CAVALRY”
(Autoproduzione - 2019)
(Bella Union - 2019)
Molti conoscono Babybird giusto per “You’re gorgeous”, eppure c’è molto altro. Spente le luci della ribalta il nostro non ha smesso di dispensare materiale sonoro di vario genere, non disdegnando affatto una dimensione lo-fi (in cui spesso lui si occupa di registrare, suonare e produrre tutto), senza perdere di vista anche una personale dimensione melodica. Per questo nuovo album il nostro ha voluto mettere le mani avanti. Le sue parole per descrivere il disco sono chiare: “It’s dark and beautiful. It’s strange and melodic. It’s not what you expected“. Detto fatto. I toni sono bassi, dimessi. Non c’è la ricerca del ritornello vincente, ma quella di un’atmosfera che possa avvolgere completamente l’ascoltatore. Non è un passo falso, no, è tutto volto a portarci in una dimensione che fa della malinconia e della riflessione personale un punto di forza e la produzione è ottima, niente bassa fedeltà questa volta. Battuta lenta e incedere atmosferico: mood che ricorre parecchio nel disco e Stephen vi si trova a suo agio per declamare le sue liriche. A tratti tutto fila davvero in modo superlativo, come in “Cave In”, altre volte invece il gioco non è oliato a dovere, ma nel complesso non possiamo che complimentarci con Stephen: paura di essere introspettivo non ne ha assolutamente. Un buon lavoro.
Steve Clarke e Rachel Goswell, musicisti, marito e moglie. Lei la musa ispiratrice del marito. Quella che lo ha salvato da uno stato di “impasse” in cui il musicista era precipitato, per percorsi di vita non andati a dovere. Pensate bene a una musa come Rachel, se ci riuscite. Il bello è che poi non solo infonde da lontano il suo tocco, ma decide anche di partecipare attivamente al progetto, che si tinge, a questo punto, di un sapore familiare, ricco di amore e di sguardi mai rassegnati ma ottimisti e speranzosi. La coppia funziona musicalmente, c’è poco da dire. Il disco è bello e suggestivo, ricco di un fascino e lirismo che non richiama il passato di Rachel con gli Slowdive, ma si avventura su soluzioni liquide e cangianti che si avvicinano tanto ai Mercury Rev o ai Super Furry Animals quanto ai Verve più dilatati e visionari. Il territorio su cui si muove la coppia è uno psycho-space-rock (non a caso anche le note stampa dicono che un punto di riferimento sono i Pink Floyd) che diventa funzionale per accumulare sogni e magie che, si spera, poi diverranno reali. Poteva essere un punto di arrivo questo album per Steve Clake e invece, grazie alla moglie, è diventato splendido punto di partenza. Fotografia di sentimenti e viaggio catartico che segna un nuovo inizio. Bravi. Davvero bravi.
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Il Terzo Pilastro su scala internazionale per un nuovo sviluppo sociale, economico e culturale.
La Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è la naturale evoluzione della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, in quanto si fa portatrice e sintesi, su più ampia scala e senza alcun vincolo territoriale, delle due strategiche direzioni di intervento originarie: il Terzo Settore (o Terzo Pilastro, il non profit) e le tematiche urgenti ispirate dall’osservazione di ciò che accade al di fuori del mondo Occidentale, con uno sguardo che va oltre l’area mediterranea per approdare nei Paesi emergenti in Medio ed Estremo Oriente, futuri protagonisti della nostra Storia. Essa, infatti, opera nei campi sanitario, della ricerca scientifica, sociale e del Welfare, educativo e formativo, culturale ed artistico e svolge la funzione di ponte tra le diverse culture fra Oriente ed Occidente, fra Nord e Sud del mondo. www.fondazioneterzopilastrointernazionale.it