Progress marzo 2019

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MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE

NUMERO 132 - ANNO 2019

EURO 5,00

LA MIA AVVENTURA IN COCA-COLA

INSIDE AGENCY

MARGARETHE VON TROTTA

L’INNOVAZIONE PER TUTTI

SEI NAZIONI

CULT

Intervista a Giuliana Mantovano

La ricetta di Fondazione Golinelli

Una grande agenzia “SMALL” Il cuore italiano di Conor O’Shea

Il cinema è donna

40 anni di SMEMO



EDITORIALE

ESSERE ITALIANI È “L’IMPRESA” PIÙ BELLA “Italians do it better”, si è soliti dire, soprattutto quando dobbiamo far valere le numerose capacità italiane di fronte a qualche nostro amico straniero. E tra queste capacità, fa sempre bene ricordarlo, c’è anche il senso dell’impresa e degli affari, la bravura sia nel mettersi in proprio che nel guidare realtà già ben consolidate. Alcuni di questi stimati “portabandiera” abbiamo voluto ospitarli qui su Progress, perché il nostro Paese, nonostante i tempi bui, è sempre riuscito a sfornare grandi menti e, in certi casi, anche a esportarle. Come nel caso di Luca Lorenzini e Luca Pannese, i Golden Boys della pubblicità italiana, che hanno aperto niente poco di meno che a New York SMALL, la loro nuova agenzia indipendente che vuole farsi spazio in maniera innovativa in un mercato come quello creativo. Per non parlare di chi, a casa nostra, si mette alla guida di una realtà che da 40 anni cattura la mente e il cuore di migliaia di giovani italiani: Smemoranda è infatti un vero e proprio must per generazioni di studenti, e Nico Colonna ne è oggi l’orgoglioso direttore. Due esempi soltanto, questi, ma che mostrano ancora una volta come, per rimetterci in gioco come Paese, bisogna ripartire innanzitutto dalla sua ricchezza più grande: le persone. Franco Del Panta


MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE

NUMERO 133 ANNO 2019

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SCENARI CONTEMPORANEI

C U LT

ANNIVERSARI

#ONEYEARCHALLENGE

40 ANNI DI SMEMO

EURO 5,00

CATERINA DE’ MEDICI: LE OMBRE E LA LUCE DI UNA REGINA MADRE

64 L ’ I N N OV A Z I O N E P E R T U T T I

LA RICETTA DI FONDAZIONE GOLINELLI

28 IL MONDO CHE (NON)CAMBIA

PECCATO CHE SIA UNA CANAGLIA

32 I V O LT I D E L B U S I N E S S

LA MIA AVVENTURA IN COCA-COLA

46 LE FORME, L’ARTE

UNA POESIA POSSIBILE

50 WOMEN OF THE WORLD UNITE

MARGARETHE VON TROTTA: IL CINEMA È DONNA

68 DAL CAMPO AL PALCO

LA MIA SQUADRA SUONA IL ROCK

38 IN SIDE AGE NCY

UNA GRANDE AGENZIA “SMALL”

54 IN SALA

JULIANNE MOORE E LA LEGGEREZZA DELLA MEZZA ETÀ

72 SERIE TV

AMERICAN GODS 2: È RESA DEI CONTI TRA DEI ANTICHI E NUOVI


Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione. Testi e fotografie non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

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I VIAGGI DEL 201 9

FASHION IN PROGRESS

BMT: A NAPOLI C’È LA ‘PIAZZA AFFARI’ DEL TURISMO

Progress è una pubblicazione curata da La6 Group s.r.l. Largo della Primavera, 40 00171 Roma Rivista mensile registrata presso il Tribunale di Roma 17/09/2010 N° 356/2010

È TEMPO DI BASELWORLD Progress n°133/ marzo 2019 Uffici Commerciali Roma, Via Giovanni Devoti, 28 - 00167 Roma

80 SÌ VIAGGIARE

IL QATAR CHE NON TI ASPETTI

Editor in Chief Leonardo Garcia de Vincentiis

110 M O N D O OV A L E

IL CUORE ITALIANO DELL’ IRISHMAN

F U G A D ’ AU T O R E

CELEBRARE VENEZIA

VITE DA CHEF

IL NUOVO CHE AVANZA

114 ON THE ROAD

Art Direction Francesco Sciarrone www.francescosciarrone.it

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Stampa, Allestimento e Distribuzione La6 Group s.r.l.

PASSIONE IN MARE

URBAN ST YLE

LO STREET POP DI JUST CAVALLI

Ricerca Iconografica e Servizi A cura della redazione

L’AUTO DEL FUTURO, IL FUTURO DELL’AUTO

UNO SGUARDO AL (PASSATO) FUTURO

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Direttore Pubblicità Paolo Del Panta advertising@edizionisei.com Redazione e Collaboratori Editoriali redazione@la6group.com A. Creta, E. Pasca, M. Morelli, E. Rodi, S. Riva, L. Mancini, Y. Leone, S. Valentini, M. Baffigi, F. Bruni, R. Bernardo, M. Pituano, M. Bertollini, R. Cavrioli, B. Vecchiarelli, J. Daporto, E. Zucca, D. Battaglia , M.Tiberi, G.Migliore, E. Rauco, G.Collina, R. Giasi,

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Direttore Editoriale Franco Del Panta direzione@edizionisei.com

124 ALLA GUIDA CON ASG

LA MOBILITÀ DEL DOMANI

Informazioni e Abbonamenti info@la6group.com www.progressonline.it N.B. Massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati. Spedizione in abbonamento postale. 70% Filiale di Roma.


Marco Antonio e Cleopatra: amore eterno? La “scoperta del secolo” (come la considerano gli archeologi) dovrebbe essere molto vicina ma le coordinate, almeno per il momento, rimangono top secret. Zahi Hawass, considerato uno dei massimi egittologi al mondo, infatti non le ha ancora svelate. La Tomba di Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto vissuta dal 69 al 30 a.C., sarebbe però ad un passo dall’essere riportata alla luce. E con lei, anche le antiche spoglie del suo storico, tragico, ultimo amore: Marco Antonio. “Sono molto vicino: penso davvero di averla individuata, sono sulla buona strada”, ha dichiarato lo studioso. Giorgio Migliore

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Chi l’ha detto che la spiritualità è solitudine e silenzio? Rito sacro è raccoglimento, riflessione, quiete, morigeratezza, o almeno questo ci suggerisce il nostro immaginario di occidentali. E sempre nel nostro immaginario di occidentali, irrimediabilmente contaminato dalla retorica da bestseller alla “Mangia, prega, ama”, l’India rappresenta proprio quell’idea di spiritualità tutta ripiegata sulla meditazione e sulla scoperta di sé, sul vivere con lentezza e assaporare il silenzio. Eppure se guardiamo liberi dalla fascinazione new age alle immagini che ci arrivano da quella che oggi è una tecno-potenza mondiale, capiamo che la realtà è tutt’altra. Non migliore o peggiore, semplicemente diversa. Capiamo che in India si può ritrovare se stessi anche in mezzo agli altri, si può vivere una profonda spiritualità anche immersi nel caos, si può continuare a essere visceralmente legati alla religione e alle tradizioni millenarie, pur non essendo più un paradiso hippie. A insegnarcelo il Kumbh Mela, il più grande rito religioso del pianeta. Dal 15 gennaio sono quasi 120 milioni i pellegrini accorsi per il rito di purificazione dai peccati che quest’anno si tiene a Prayagraj, nello stato dell’Uttar Pradesh, precisamente nel punto in cui si uniscono le acque dei fiumi Gange, Yamuna e del mitologico Saraswati. Martina Morelli

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TANTI AUGURI, “DAME DE FER”

PASSIONE FITNESS Sudare, tonificare e bruciare calorie divertendosi sembra impossibile? Niente paura, al Body Fitness Paris si può!

La “signora di ferro” compie 130 anni, ma il tempo per lei sembra non essere mai passato.

Al centro espositivo Porte de Versailles, Quella della Torre Eiffel è una storia d’adal 15 al 17 marzo, si terrà la 32esima more e odio, di ammirazione e sdegno, edizione del raduno più atteso dagli datata 1889. Venne costruita in occasioappassionati di fitness e benessere, ne dell’Esposizione Universale che si by Beatrice Vecchiarelli un’occasione imperdibile per scopritenne proprio in quell’anno a Parigi per re le nuove tendenze e incontrare gli celebrare il centenario della rivoluzione influencer più seguiti del momento. In programma non francese. Fin dal primo momento c’è stato chi ha visto in lei mancano le consuete conferenze con professionisti del uno straordinario capolavoro della modernità e del progressettore, atleti, consulenti e dirigenti di aziende sportive, so e chi invece non ha saputo ravvisarvi nient’altro che un affiancate da stand espositivi di oltre 200 brand in cui ammasso di ferraglia. Il tempo ha però finito col dare ragione acquistare prodotti e attrezzature tecniche per ogni ai primi, tanto che oggi il monumento è universalmente ricotipo di specialità. Come è consuetudine in queste fiere nosciuto come il simbolo della capitale e di tutta la Francia. ci sarà anche la possibilità di partecipare a lezioni di È una vera costruzione dei record e, coi suoi 325 metri gruppo, dal total freestyle al bodycombat, passando (antenna inclusa), per molto tempo ha mantenuto il primato per il calisthenics. L’entusiasmo contagioso dei maestri di torre più alta al mondo. Intramontabile, anzi inossidabile, il e degli amanti della cura del corpo, gli spettacoli e le suo appeal turistico: nel 2017 la Torre Eiffel ha superato i 300 dimostrazioni dei campioni radunatisi qui da tutto il milioni di visitatori, guadagnandosi il Guinness di attrazione a mondo non possono dunque che trascinare anche i più pagamento più frequentata nella storia. pigri e scettici nell’universo del fitness. Durante il prossimo marzo, in occasione del suo centotrenteNiente più scuse e giustificazioni allora, dal salone parisimo compleanno e dopo gli annuali lavori di manutenzione gino può ufficialmente partire il conto alla rovescia per e riverniciatura, sono previsti spettacoli di luce, eventi musila prova costume 2019! cali, show pirotecnici e animazioni digitali da osservare www.salonbodyfitness.com col naso all’insù da più parti della città. Per restare Biglietti da 10 euro aggiornati su tutte le manifestazioni, basta consultare il sito ufficiale: www.toureiffel.paris.

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Il Terzo Pilastro su scala internazionale per un nuovo sviluppo sociale, economico e culturale.

La Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è la naturale evoluzione della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, in quanto si fa portatrice e sintesi, su più ampia scala e senza alcun vincolo territoriale, delle due strategiche direzioni di intervento originarie: il Terzo Settore (o Terzo Pilastro, il non profit) e le tematiche urgenti ispirate dall’osservazione di ciò che accade al di fuori del mondo Occidentale, con uno sguardo che va oltre l’area mediterranea per approdare nei Paesi emergenti in Medio ed Estremo Oriente, futuri protagonisti della nostra Storia. Essa, infatti, opera nei campi sanitario, della ricerca scientifica, sociale e del Welfare, educativo e formativo, culturale ed artistico e svolge la funzione di ponte tra le diverse culture fra Oriente ed Occidente, fra Nord e Sud del mondo. www.fondazioneterzopilastrointernazionale.it


TUTTE LE IMBARCAZIONI PORTANO A LONDRA

SE SON ORCHIDEE FIORIRANNO

L’inizio della primavera a Londra viene celebrato con l’annuale regata Head of River Race. Sulle acque del Tamigi si contendono la vittoria centinaia di equipaggi, arrivati nella City da tutto il mondo.

Per il 2019, il festival si tiene da sabato 9 febbraio a domenica 10 marzo. Il tema? Le esotiche atmosfere della  Colombia. La sede? La fantastica location dei Kew Gardens.

La Head of the River Race è una delle I Kew Gardens, annoverati tra i patriby Giorgio Migliore tradizioni sportive più longeve di moni dell’umanità Unesco, tra febbraLondra. Ogni anno, in primavera, 400 io e la fine di marzo indossano uno equipaggi provenienti da tutto il mondo si sfidano nelle dei loro vestiti migliori, sicuramente tra i più colorati e acque della capitale per partecipare allo storico evento inebrianti. Qui, infatti, annualmente si svolge il festival di canottaggio. Si tratta di una delle regate più antiche delle Orchidee che, in ogni edizione, celebra un tema o d’Europa: nata nel 1926 da un’idea di un vogatore di un paese in particolare. Se l’anno scorso fu il turno della Cambridge, la Head of River Race nel corso dei decenni Thailandia, nel 2019 è la Colombia a essere celebrata: si è affermata come principale competizione di questa quello sudamericano è infatti un paese che può vantare specifica disciplina. Col passare degli anni, infatti, l’evento un patrimonio di ben 4270 specie di orchidee e molte di è progressivamente cresciuto, sino a diventare un punqueste potranno essere ammirate a Londra in questo peto di riferimento per vogatori e canottieri di moltissime riodo. È proprio prendendo spunto dagli ambienti e dalle nazioni. Al giorno d’oggi questa competizione annuale atmosfere colombiane che gli organizzatori quest’anno conta centinaia di imbarcazioni, ciascuna con un equihanno voluto ricreare dei veri e propri angoli di paradiso paggio composto da otto membri, che gareggiano su un con meravigliose cascate di fiori e soprattutto un “Carpercorso lungo quasi 7 chilometri da Mortlake a Putney. nevale di animali”, fatto di orchidee e rappresentazioni Per tradizione, i primi a partire sono i detentori del titolo floreali di tucani, tartarughe e giaguari a dimensione dell’anno precedente. Vengono seguiti in ordine di arrivo umana.  I biglietti sono prenotabili online sul sito ufficiale dalle altre imbarcazioni a intervalli di 10 secondi, e infine del Festival: il prezzo per gli adulti ammonta a £16.50, seguono i nuovi arrivati in ordine alfabetico. mentre per i più giovani (dai 4 ai 16 anni) è di £4.50. www.kew.org Si tratta di una competizione dal richiamo planetario: alla gara partecipano squadre di tutto il mondo, compresi equipaggi provenienti da Austria e Australia. www.horr.co.uk

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UN SECOLO DI BAUHAUS

TURISMO IN FIERA

Celebrazioni in grande stile per i 100 anni del Bauhaus, la scuola tedesca di architettura e design che ha rivoluzionato l’arte del costruire.

Fare il giro del mondo restando fermi: questo è possibile alla Fiera Internazionale del turismo di Berlino.

Questa scuola venne fondata nel 1919 come esperimento volto a unire teoria e pratica, progettistica e manualità, da un’idea di Walter Gropius, uomo di spicco del modernismo. Il movimento però ebbe una vita breve, costretto a cessare la sua attività già nel 1933 con l’avvento del nazismo. Ciò nonostante il pensiero di fondo dell’istituto è riuscito a imporsi e a lasciare al mondo intero un’eredità incredibile, che sembra riecheggiare nelle linee e negli stili di molte architetture odierne. In occasione del centenario della fondazione della scuola sono previste oltre 600 manifestazioni in tutta la Germania, specialmente nelle tre città sedi del Bauhaus: Dessau, Weimar e Berlino. Questi poli il prossimo autunno saranno virtualmente uniti da una rassegna itinerante, la Triennale Der Moderne, e da una serie di percorsi tematici alla scoperta di edifici aperti al pubblico per l’occasione. A dare il via alle danze sono stati comunque gli eventi in scena nella capitale: dal festival all’Akademie der Künste, al progetto internazionale “Bauhaus imaginista”, seguito a ruota dalla mostra “Bauhaus Original” alla Berlinesche Galerie. I festeggiamenti si rincorreranno poi da Israele, alla Cina, al Brasile, ma la Germania, culla del movimento e di cotanto patrimonio, si conferma decisamente “the place to be” per il 2019.

L’International Tourism Borse è la rassegna leader del settore turistico che si tiene ogni anno a marzo nel centro espositivo Messe Berlin, nel quartiere by Beatrice Vecchiarelli Charlottenburg della capitale tedesca. Un gigantesco network con numeri da capogiro: oltre dieci mila espositori, 180 paesi rappresentati e un giro d’affari di 6 miliardi. Qui si ritrovano aziende, acquirenti, esperti, giovani professionisti, appassionati, agenzie e tour operator. La ITB è affiancata da altri due eventi paralleli che si tengono rispettivamente a Shanghai, a maggio, e a Singapore ad ottobre, segno di un dialogo intercontinentale costante. Molto più di una rassegna dunque, un’occasione unica, da non perdere, che offre una visione a 360° sul mercato del turismo: libri, hotel, trasporti, crociere, viaggi d’affari e di lusso, tecnologia, formazione e impiego nel settore. Notevole anche l’attenzione dimostrata per il turismo responsabile, l’ITB si batte infatti per la protezione del clima e dell’ambiente, supportando le aziende che creano prodotti e servizi sostenibili. L’ingresso al salone è gratuito per i ragazzi al di sotto dei 14 anni, mentre i biglietti standard oscillano dai 42 ai 60 euro se acquistati online. Messe Berlin GmbH Messedamm 22 Berlino 6-10 marzo www.itb-berlin.com

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ESSERE FRIDA

TU VUO’ FA L’AMERICANO

Chi era Frida Kahlo? Quali significati si nascondono dietro la sua arte? Una mostra al Brooklyn Museum ci porta alla scoperta del suo universo anticonvenzionale

Quattro volte detentori della Stanley Cup, tre volte vincitori della Presidents’ Trophy e prima squadra della città. Di chi stiamo parlando? Degli agguerriti New York Rangers.

“Frida Kahlo: Appearances can be deceiving” è il titolo dell’esposizioLa storica squadra di hockey su ne dedicata all’artista messicana ghiaccio con sede nella Grande by Beatrice Vecchiarelli dallo stile unico e inimitabile, nata Mela questo marzo scenderà in dalla volontà di indagarne la vita e l’opera andando campo, per ben sei volte, nella splendida cornice del al di là delle forme esteriori. Già, perché le Madison Square Garden, scontrandosi tra gli altri apparenze possono ingannare, come recita con alcuni acerrimi rivali, come i New Jersey il nome della mostra, e tramite una ricca Devils, nel sentitissimo derby newyorkese. raccolta di disegni, fotografie, iconici Appuntamenti imperdibili dunque, sia per dipinti e oggetti personali inediti il polo gli appassionati dello sport sia per coloro di New York tenta di rispondere agli che trovandosi di passaggio nella metropoli interrogativi ancora aperti sul suo conto. avranno l’opportunità di entrare in questa Alla base delle creazioni di Frida Kahlo magnifica arena, tempio dell’NBA e della Nasi intrecciano l’impegno politico, la sua tional Hockey League. Le partite dei Rangers etnia e la disabilità. Aspetti attraverso i al MSG fanno generalmente il tutto esaurito, inquali ha cercato di definire la sua identità, fiammando lo stadio che nel periodo invernale, troppe volte banalizzata e letta solo sotto viste le frequenti nevicate, si trasforma nel posto la lente del suo amore per Diego Rivera, perfetto in cui trascorrere un paio d’ore nel anch’egli pittore e muralista. Una pascuore di Manhattan. Per chi non è molsione travolgente che non esaurisce to avvezzo al mondo dell’hockey va però il senso della sua arte, come sottolineato che nessuna occasione dimostrano i molti indumenti e è migliore di questa per coniugare manufatti mai esposti al pubgrande spettacolo e puro spirito blico prima d’ora provenienti americano. Ricordatevi infatti che dalla Collezione Jacques un vero newyorkese segue il e Natasha Gelman di Arte match tenendo un hot dog in una Messicana del XX secolo. mano e sventolando una banUna prima assoluta negli dierina del team del cuore con Stati Uniti, ospitata in uno dei l’altra. I biglietti sono acquistabili maggiori musei del paese sia online che al botteghino, ma e ricalcata sulla recente se state già programmando la esposizione londinese “Frida partenza per New York cercate di Kahlo: Making Herself Up”. prenotarli in anticipo onde evitare 8 Febbraio -12 Maggio. di non trovarne all’ingresso. www.brooklynmuseum.org www.msg.com | 14 |



HONOR: CON VIEW 20 DIVENTI GRANDE Il 2019 del mercato degli smartphone inizia con il botto. Ci pensa Honor a battezzare il nuovo anno con un dispositivo che già si candida tra i migliori della stagione: il View 20, device dotato di fotocamera da 48 megapixel e dal peso complessivo di 180 grammi. Il prezzo però non è altrettanto leggero...

by Alessandro Creta

La “piccola” Honor ha deciso di crescere, di diventare grande e uscire dall’ombra di mamma Huawei. Fondata nel 2013 a Shenzhen, in Cina, Honor con i suoi ultimi devices sta provando a staccarsi dalla casa madre e per fare ciò ha iniziato ad abbandonare la linea low cost seguita negli ultimi anni. Honor ha scelto di fare all-in e di spiccare il volo nel mercato degli smartphone. Per farlo la casa di Shenzhen ha recentemente “sfornato” un nuovo device top di gamma che, per prezzo e caratteristiche, si avvicina ai migliori modelli della concorrenza. Ecco dunque che da qualche settimana è stato introdotto nel mercato il nuovissimo Honor View 20, l’ultimo nato all’interno dell’azienda cinese e che fa di schermo, fotocamera e connettività i suoi punti di forza. Il prezzo è significativo, 699 euro, e si allinea in pieno con quello dei top di gamma delle altre aziende produttrici di smartphone. In casa Honor hanno deciso di puntare in alto e di farlo con un telefono che possa sbaragliare la concorrenza: parliamo di un device dotato di una fotocamera a marchio Sony, con un sensore da ben 48 megapixel che permette di scattare foto di alta qualità con una risoluzione di 8000x6000 pixel e di registrare video in 4K. Interessante anche la seconda fotocamera posteriore, che è un sensore in grado di rilevare la profondità di campo garantendo così scatti migliori. Altra curiosa skill di cui è dotato lo smartphone è il Link Turbo, opzione che ottimizza la velocità di rete ed è in grado di sfruttare contemporaneamente sia Wi-Fi che rete dati LTE. Lo schermo è un Full HD+ da 6,4 pollici, con il display che ricopre il 92% della superficie frontale del telefono. Per ora nel mercato italiano è sbarcata la sola versione da 8 GB di Ram e 256 GB di memoria. Le colorazioni disponibili sono midnight black, sapphire blue, e phantom blue (quest’ultimo solo nella versione MOSCHINO). Il telefono è acquistabile sia su Amazon che sullo store dell’azienda. www.hihonor.com

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MICHAEL 50, L’OMAGGIO FERRARI Una leggenda diventata umana quella di Michael Schumacher. L’incidente avvenuto sulle piste di Meribel il 29 dicembre 2013 ha, se possibile, amplificato il supporto e la stima da parte dei numerosi fan e dalla stessa Scuderia Ferrari.

by Stefano Valentini

Un segno di gratitudine - per il pilota del Cavallino Rampante più vincente di sempre viene proprio dal Museo Ferrari, che dedica una mostra speciale a Schumi, inaugurata il 3 gennaio, in occasione del suo 50° compleanno. ‘Michael 50’ non è una semplice esposizione, ma una vera e propria celebrazione del grande campione tedesco, vincitore nella F1 di 7 Titoli Piloti e 6 Titoli Costruttori. Nelle sale del Museo si potrà ripercorrere, fino a Pasqua, la storia scritta con penna indelebile dal campione tedesco nelle 11 stagioni in Ferrari (1996-2006). In esposizione le attrezzature e le monoposto che hanno permesso a Schumacher di sgretolare, letteralmente, ogni record e di mandare in fibrillazione migliaia di cuori rosso Ferrari, specie nelle storiche battaglie contro la McLaren di Mika Hakkinen. Partendo dalla bella e funzionale F310 del 1996, per intenderci, quella del debutto, si giunge alla vettura progettata da Rory Byrne e Ross Brawn, del 1999: la F399.

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Quest’auto rappresentò la svolta del Cavallino, vincitore, in quella stagione, del Titolo Costruttori, ma fu anche la stessa con la quale Schumi non riuscì a vincere il Titolo Piloti a causa di un brutto incidente che gli procurò la rottura della gamba destra e lo mise k.o. per 6 gare. Continuando il giro risulterà impossibile non sbirciare, in tutta la sua bellezza e perfezione ingegneristica, la monoposto simbolo della nota «Alba Rossa», quella con cui Michael tornò a conquistare il Titolo Piloti a 21 anni di distanza dall’ultimo targato Ferrari di Jody Scheckter. La stagione 2000 si concluse con entrambi i titoli sigillati nella bacheca Ferrari. Da lì dominio assoluto della Rossa che vince e stravince fino alla stagione 2004, portando a casa 5 Mondiali di fila. Al museo, presente anche la F2004 - una monoposto da 900 cv - finora la più vincente nella storia della Ferrari: 15 successi, 12 pole position e 7 doppiette in una stagione. Oltre a monoposto, caschi e tute sarà poi possibile apprezzare il contributo che Michael Schumacher diede alla Ferrari dopo il suo primo ritiro, avvenuto nel 2006. I suoi preziosi consigli aiutarono il Cavallino a sviluppare vetture stradali al top della categoria. Nel 2007 la F430 Scuderia prende forma, dando origine a un programma di Gt estreme con tante soluzioni provenienti dalle monoposto della F1, come il cambio «SuperFast 2», capace di ridurre i tempi di passaggio fra una marcia e l’altra ad appena 60 millesimi di secondo: nessun’altra vettura in commercio era capace all’epoca di raggiungere quei numeri.


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SIR JOHN ELIOT GARDINER DEBUTTA SUL PALCO DEL SANTA CECILIA

che stimolò enormemente il compositore nella sua creatività. Nel Carnevale Romano del 1843, Berlioz riutilizza molti temi dalla sua precedente Il direttore inglese dirigerà la opera Benvenuto Cellini, ricreando sinfonia n.7 di Dvorák e omaggerà con effetti sonori l’atmosfera vivace Berlioz nei 150 anni dalla morte e popolare del Carnevale. A quasi con due opere dedicate al bel paese: “Carnevale Romano” e un decennio prima (1834) risale la by Marco Bertollini “Aroldo in Italia”. Sinfonia Aroldo in Italia ispirata al Pellegrinaggio del giovane Aroldo di Un attesissimo debutto sul podio dell’Orchestra di Byron che dal punto di vista Santa Cecilia quello di Sir formale si muove sulla scia John Eliot Gardiner, il celebre della sinfonia a programdirettore inglese che giovedì ma, strada già percorsa 14 marzo alle 19.30 (repliche da Berlioz nel 1830 con la venerdì 15 ore 20.30 e sabato Symphonie Fantastique. 16 ore 18, Sala Santa Cecilia, Lo spirito romantico e la Auditorium Parco della Musivoce di Aroldo sono rapca), per la prima volta alla guipresentati dalla viola solista da dell’Orchestra dell’Accadesuonata in questo caso da mia Nazionale di Santa Cecilia, Antoine Tamestit uno dei si cimenterà in un programma nomi di spicco nel panoradedicato a Berlioz e Dvorák. ma internazionale. Sir John Famoso nel mondo per le letEliot Gardiner tornerà poi ture filologiche del repertorio a Roma l’8 maggio (Audiantico, Gardiner non disdegna torium Parco della Musica, appassionate incursioni nel Sala Santa Cecilia, ore repertorio romantico e a Roma 20.30) alla guida del Mondirigerà un programma in gran teverdi Choir e dell’English parte dedicato a Berlioz - del Baroque Soloists – ensemquale nel 2019 ricorrono i 150 ble fondati dallo stesso anni dalla morte – autore molto Gardiner agli inizi degli amato da Gardiner che regoanni Sessanta e da allora larmente negli ultimi anni lo ha considerati punto di riferiinserito nei suoi concerti. mento per l’esecuzione del A Roma del compositore franrepertorio barocco – nell’ocese sarà possibile ascoltare pera Semele di Händel. I due brani legati all’Italia: Carnevale Romano e Aroldo biglietti possono essere acquistati presso il Botteghiin Italia, scritti in omaggio al soggiorno nella città no dell’Auditorium Parco della Musica, in Viale Pietro eterna dopo la vittoria del Prix de Rome nel 1830 che De Coubertin. Tagliandi da 19 a 52 euro. determinò la nascita di un forte legame con l’Italia www.santacecilia.it | 20 |



VIAGGIO A WARWICK L’Inghilterra non è solo palazzoni e grattacieli, ma è fatta anche (se non soprattutto) di casette in stile Tudor e piccole Tea Room nascoste tra una libreria e una bakery. Lasciamo per un attimo Londra per dirigerci in uno dei borghi più caratteristici: Warwick. by Beatrice Vecchiarelli

Se scendendo dal treno, all’annuncio dello speaker penserete di aver sbagliato fermata, no worries: è tutto sotto controllo! Semplicemente la pronuncia è molto diversa dal modo in cui si scrive Warwick (“uorik” più o meno). Dunque, cosa vedere a Warwick: innanzitutto il celebre castello medievale, tra i più antichi del Regno Unito. È preferibile prenotare prima il biglietto per evitare di sostare in fila delle ore ma soprattutto per risparmiare qualche sterlina. È prevista anche la cosiddetta Rainy Day Guarantee, ovvero una sorta di assicurazione, compren-

dente un biglietto omaggio per una successiva visita, prevista nel caso in cui nel giorno prestabilito per la gita dovesse piovere per una o più ore. Terminato il tour non può mancare una bella tazza di tè fumante. L’antica Oken’s House, risalente al XVI secolo, vi farà innamorare definitivamente della cittadina. Al piano superiore di questo edificio in pieno stile Tudor vi aspetta un adorabile salottino, abbellito con divanetti e poltroncine. Mi raccomando, il tè va rigorosamente assaggiato con il latte, in vero stile British!



MUSIA, L’ARTE DELL’OSPITALITÀ A ROMA Museo, galleria, spazio per eventi, sala culturale. Questo è il nuovo spazio polivalente di 1000 metri quadrati che l’imprenditore e collezionista d’arte Ovidio Jacorossi ha aperto nel cuore di Roma, vicino a Campo de’Fiori.

by Margherita Pituano

‘Musia’ è un progetto artistico basato sulla contaminazione di diversi mondi, con una galleria d’arte ma anche un wine bar e un ristorante affidato allo chef inglese Ben Hirst. La struttura è un edificio di tre piani con un cortile del XVI secolo attraversato da una sorprendente volta trasparente, scale a chiocciola storiche, chiostri e sale di gallerie. Una di queste ospita il ristorante da 35 posti perfettamente integrato nell’atmosfera, non essendo altro che una stanza in collegamento con tutti gli altri ambienti, dove gli ospiti sono parte integrante di questo microcosmo artistico. Ci si può recare per bere qualcosa, per visitare la galleria, o semplicemente fermarsi a cena. “È uno spazio totalmente aperto”, spiega Hirst, “Qui non cuciniamo solamente, facciamo anche cultura”, anzi, in cucina c’è anche lo chef Fabio Sopranzi, laureato in storia dell’arte.

Il menù, dal quale è possibile scegliere tra quattro antipasti, primi, secondi e dessert, si concentra su prodotti italiani e locali preparati con ingredienti scelti con cura dallo chef inglese, che ha una profonda conoscenza della regione Lazio. La carta dei vini viene creata in collaborazione con la startup Winedo, che segue la stessa filosofia della cucina: dal territorio alla tavola riscoprendo piccoli produttori. Il fondatore di Winedo, Lorenzo Contini, spiega: “Grazie al consiglio del sommelier Luca Boccoli, ogni bottiglia è stata selezionata, per permettere al cliente di vivere un viaggio emozionale e scoprire le strade meno battute e più inaccessibili del paese”. Musia Living & Arts Via dei Chiavari, 7 Roma www.musia.it | 24 |



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| SCENARI CONTEMPORANEI

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#ONEYEARCHALLENGE Esattamente un anno fa il Pd incassava la “sconfitta netta” delle politiche. Oggi, quando tutte le forze in campo si concentrano sulla campagna elettorale per le elezioni europee più importanti degli ultimi anni, il centro-sinistra cerca il riassetto con le primarie

la prima volta dal 2009, i candidati non si sfideranno in un Tra due novelli sposi si chiamerebbero nozze di carta. confronto televisivo. E questo non gioca di certo a favore Ora, assimilare quest’immagine a un centro-sinistra dell’affluenza. Una survey organizzata da C&LS in occasiocosì disgregato richiede uno sforzo d’immaginazione ne delle primarie a partire dal 2012, infatti, con i dati relativi non da poco, eppure per molti versi è ciò che è accaalle primarie 2012 del centro-sinistra e all’elezione del duto un anno fa: non è stato celebrato alcun legame, ma segretario del Pd nel 2013 e nel 2017, conferma la storica il Pd è dovuto venire a patti con una realtà nuova, con un centralità della televisione come mezzo d’informazione cambiamento epocale nei confronti del rapporto con il suo prediletto da chi si reca a votare. elettorato e con un panorama politico irrimediabilmente Inoltre, oggi nessun elettore si aspetta che il segretario posmutato. Niente a che fare con l’entusiasmo e la profusione sa anche occupare la posizione di sorrisi da “grande giorno”, di capo del governo, sia per un ma quello che ne è seguito è Il Pd è dovuto venire a patti con ritorno al proporzionale, con stato sicuramente un anno di una realtà nuova, con un cambiamento tanto di governi postelettorali, “sperimentazione”, di ricerca. sia perché il Pd è ormai lontano Una ricerca che ad oggi non epocale nei confronti del rapporto con dall’essere considerato una ha ancora portato a nuovi il suo elettorato e con un panorama voce autorevole. equilibri e che, se siamo anpolitico irrimediabilmente mutato A riaccendere un barlume di cora qui a discutere di quelle speranza è, però, arrivata la primarie figlie di un’epoca bruciante sconfitta per il M5S maggioritaria, probabilmente alle regionali in Abruzzo, con i consensi dimezzati rispetto ha imboccato una strada senza uscita. Nate insieme a un alle politiche del 4 marzo e inferiori anche rispetto alle partito che voleva essere l’anima di centro-sinistra in un regionali del 2014. Nel frattempo il più recente sondaggio di sistema sostanzialmente bipolare, traducevano l’elezione SWG registra il M5S in calo, come dall’inizio dell’anno, e in diretta della leadership nell’identificazione tra segretario e leggero recupero il Pd (+1,1%) . capo del governo. L’esperienza di governo ha logorato i grillini, aprendo Loro non sono cambiate, né lo sono i volti dei principali un’opportunità che deve ancora essere colta, ma da chi? candidati, ma è sicuramente cambiata il ruolo del Pd nel Martina Morelli dibattito nazionale. Ed è forse per questa ragione che, per | 27 |


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PECCATO CHE SIA UNA CANAGLIA Ancora una volta le “elezioni” in Corea del Nord sono la cronaca di un successo annunciato per Kim Jong-un. Niente è cambiato, eppure il nemico giurato delle democrazie occidentali non fa più così paura

C’è un tempo per nascere, un tempo per morire. E un tempo per votare anche se sei la Corea del Nord. Anche se sei un regime impenetrabile. Anche se il potere assoluto è nelle mani di uno dei leader politici più giovani e capricciosi (o almeno così è stato a lungo considerato) al mondo. Sì perché come recita l’annuncio emanato dall’agenzia di stampa ufficiale KCNA - Korean Central News Agency nonché unico organo d’informazione in un Paese in cui la libertà di stampa è praticamente inconsistente (come segnalato a più riprese da Reporters sans Frontieres): “Il Presidium della Suprema assemblea del popolo della Repubblica democratica popolare di Corea ha deciso di convocare l’elezione dei deputati della 14ma Suprema assemblea del popolo il 10 marzo, 108mo anno della Juche (2019), in base all’articolo 90 della Costituzione socialista della DPRK”. 687 deputati in totale che, secondo la Costituzione della Corea del Nord, possono essere votati da tutti i cittadini che abbiano compiuto 17 anni attraverso elezioni a ballottaggio segreto. O meglio: sulla scheda compare il nome di un solo candidato selezionato dal Fronte Democratico e ogni elettore può apporre un segno al di fuori del nome per votare contro di lui. In questo caso, però, decade ogni diritto alla riservatezza: in molti seggi elettorali per esprimere un voto d’opposizione bisogna utilizzare la penna rossa

posta vicino all’urna davanti agli ufficiali elettorali, in altri vi è un’apposita cabina. Farsa, messa in scena, chiamatela come volete, sta di fatto che nel 2014 l’affluenza è stata pari al 100% e che nessun voto contrario è stato registrato, con buona pace delle autorevoli democrazie occidentali. In realtà queste “elezioni” servono più da censimento: quei fuoriusciti che sono riusciti ad attraversare illegalmente la frontiera con la Cina cercano di rientrare nel Paese per presenziare al voto, gli altri, quelli ormai troppo lontani, saranno tutti schedati. Kim Jong-un è al potere in Corea del Nord dal dicembre del 2011, quando ha preso il posto del padre, Kim Jong-il e da allora, lo ha scritto l’analista Van Jackson sull’Atlantic, si è dato quattro importanti obiettivi. In primis, rafforzare il suo potere contro le minacce interne, ovvero inasprire con le raffiche di mitra e le bombe a mano la lotta alla diserzione al confine con la Corea del Sud, senza tralasciare le poche ma agghiaccianti notizie relative ai campi di lavoro dove, secondo il rapporto della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite fino almeno al 2014 sono state rinchiuse tra le 600mila e i 2 milioni e mezzo di persone, in 400mila morte per torture, malnutrizione ed esecuzioni sommarie. Il secondo traguardo raggiunto è quello di dimostrare di avere un arsenale nucleare, un indiscutibile deterrente per dissuadere da qualsiasi attacco alla Corea del Nord. | 28 |


| IL MONDO CHE (NON) CAMBIA

Anche qui, seppure l’“oceano di fuoco e fiamme” promesso da Trump sembra solo un lontano ricordo di una scaramuccia tra amici, per l’Onu Kim Jong-un continua a sviluppare il suo programma nucleare. Resta ancora da compiere l’auspicato miglioramento della qualità della vita del popolo nordcoreano, che versa per la maggior parte in condizioni di miseria assoluta, e l’accettazione della Corea del Nord da parte della comunità internazionale. Ma su questo si può dire che il leader stia lavorando, da un lato con l’appoggio della Federazione Russa che spinge per incoraggiare la Corea del Nord attraverso un alleggerimento delle sanzioni internazionali, dall’altro con un rasserenamento dei toni. Eppure la Corea del Nord non è cambiata. Qui non c’è più posto né per l’opposizione, né per i diritti umani. “C’è stata una forte attenzione a bombe e missili, ma la tragedia nordcoreana riguarda molto più la libertà perduta attraverso la brutale repressione del potenziale umano”(Andrew Forrest, fondatore della Walk free foundation, l’organizzazione che si occupa di porre fine alle moderne schiavitù). Martina Morelli | 29 |

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REPORT DIGITAL 2019 DI WE ARE SOCIAL: PIÙ DELLA METÀ DEGLI ITALIANI ATTIVI SUI SOCIAL We Are Social, la socially-led creative agency e Hootsuite, la più popolare piattaforma di social media management, hanno lanciato “Digital 2019”, l’annuale report che analizza lo scenario social e digital a livello globale e locale, prendendo in esame 230 distinti paesi. Per quanto riguarda l’Italia, la ricerca – alla sua ottava edizione – rivela che nel 2018 sono stati 11 milioni i nuovi utenti online, per un totale di 54.8 milioni di persone che accedono a Internet, quasi la totalità della popolazione. Uno sguardo alle principali evidenze italiane:

• le persone trascorrono in media sui social network un tempo di poco inferiore alle 2 ore ogni giorno; • la piattaforma social più attiva si conferma YouTube, seguita da WhatsApp e Facebook; Mobile • quasi tutti gli abitanti del nostro Paby Marco Bertollini ese possiedono un telefono cellulare (97%). Il 76% ha uno smartphone; • l’87% degli italiani utilizza device mobili per attività di messaggistica, mentre lato intrattenimento la fruizione di contenuti video da mobile interessa 4 italiani su 5 e il gaming un italiano su due; E-commerce • la crescita nell’utilizzo di Internet sta trascinando anche l’e-commerce: i tre quarti di tutti gli utenti di Internet ha dichiarato di aver acquistato nell’ultimo mese prodotti o servizi online, il 42% grazie a un dispositivo mobile; • la spesa totale online per i beni di consumo durante il 2018 è stata di 15,63 miliardi di dollari, con un incremento del 13% rispetto all’anno precedente;

Internet • gli utenti Internet sono quasi 55 milioni, vale a dire oltre 9 italiani su 10; • il 92% delle persone guarda video online, a conferma di una tendenza che vede già dall’anno scorso la crescita continua di questo formato; • la tecnologia voice sta iniziando a diffondersi, come dimostra il 30% degli utenti Internet che utilizza almeno un servizio controllato tramite la voce; • anche il mondo gaming non è da sottovalutare: un italiano su 6 gioca in modalità streaming live, mentre l’11% guarda altri gamers giocare online, il 5,4% in relazione a campionati di e-sports;

“Sebbene nel 2018 i social media siano stati sotto la lente di ingrandimento e si sia registrata una diminuzione della fiducia da parte delle persone, vediamo che queste ultime continuano a trascorrere sempre più tempo sulle piattaforme – la media giornaliera nel mondo è di 2 ore e 16 minuti, circa un settimo delle ore di veglia”, afferma Penny Wilson, CMO di Hootsuite. “Ma per stimolare l’attenzione dei consumatori, i brand hanno bisogno di ripensare le modalità con cui interagiscono sui canali social. Devono fare attenzione alla privacy dei propri clienti e, allo stesso tempo, creare connessioni dirette grazie a contenuti interessanti e al passo con le loro esigenze mantenendo un approccio autentico in grado di riflettere i valori del brand”.

Social media • sono 35 milioni le persone attive sulle piattaforme, di cui 31 milioni quelli che accedono da mobile, canale che conferma il suo ruolo fondamentale; | 30 |

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LA MIA AVVENTURA IN COCA-COLA La parola a Giuliana Mantovano, nominata di recente Direttore Marketing Coca-Cola Italia e Albania. L’abbiamo incontrata per capire i nuovi scenari con cui si confronta il colosso statunitense. Giuliana Mantovano è stata di recente nominata Direttore Marketing Coca-Cola Italia e Albania, al fine di coordinare il team che gestisce le strategie di marketing e comunicazione dei brand di The Coca-Cola Company nei due Paesi. La sua pluriennale e solida esperienza nel marketing per il settore del Food&Beverage la rende pronta e adatta ad affrontare le sfide di sviluppo del brand. Infatti, oggi Giuliana Mantovano ci racconta il suo nuovo ruolo all’interno del Gruppo Coca-Cola, sottolineando valori, strategie, novità e un percorso di evoluzione in continuo divenire.

da casi di successo internazionali; sarà molto stimolante e proficuo. Infine, sono davvero felice di far parte di un’azienda così attenta al valore della “diversity” e con una percentuale di donne in ruoli di leadership superiore alla media nel nostro Paese.

Quali saranno le principali sfide da affrontare in questo nuovo percorso? La sfida più importante sarà intercettare le esigenze e le necessità dei consumatori italiani e garantire la declinazione delle strategie globali di Coca-Cola nel nostro Paese, per continuare a costruire la brand equity e Cosa significa approdare in Coca-Cola, dopo un’econfermare Coca-Cola come uno dei marchi più amati in sperienza di oltre sedici anni nel settore del food&Italia, oltre che nel resto del mondo. In questo senso sarà beverage? fondamentale trovare un equilibrio per creare, all’interEntrare in Coca-Cola Italia è per me una bellissima sfida, no di una grande multinazionale, strategie di portfolio, “prendermi cura” di uno dei primi brand al mondo è per di brand e di comunicazione specifiche per il mercato me motivo di grande orgoglio, italiano. ma anche di grande responsaQuello del beverage, inoltre, “Entrare in Coca-Cola Italia è per me bilità; mi offre l’opportunità è un mercato molto dinamidi lavorare per un marchio una bellissima sfida, “prendermi cura” di uno co e in continua evoluzione: globale, ma “localizzandolo” dei primi brand al mondo è per me motivo di un’altra sfida sarà trasferire per rispondere al meglio alle l’approccio innovativo – che grande orgoglio, e di grande responsabilità” da sempre è nel DNA di esigenze del mercato italiano, Giuliana Mantovano potendo così mettere a frutto Coca-Cola – in nuove moDirettore Marketing Coca-Cola Italia e Albania oltre 16 anni di esperienza in dalità di comunicazione, grandi multinazionali dove mi soprattutto verso i teenager, i sono occupata principalmente di grandi brand italianostri consumatori più difficili da intercettare, coinvolni, come ad esempio Fonzies, Caffè Hag, Simmenthal, gere e conquistare. Non dimentichiamo, infine, che ogni Sottilette e Plasmon. In un’azienda così grande come consumatore ha esigenze e gusti propri: andare incontro Coca-Cola, inoltre, non mancano, sia qui in Italia che e soddisfare queste necessità, continuando a differenziare negli altri Paesi, le occasioni di confronto con persone di il portfolio offrendo prodotti adatti alle differenti prefegrandissima esperienza e la possibilità di imparare molto renze di consumo sarà un altro banco di prova. | 33 |


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e messaggi innovativi che colgano l’attualità e i valori I valori del marchio costituiscono il suo tesoro: della società. quali sono le strategie e gli strumenti più adatti O, ancora, ascoltando i nostri target e coinvolgendoli per promuoverli e rafforzarli? in prima persona nella comunicazione della marca Coca-Cola è un brand universalmente conosciuto, come stiamo facendo ad esempio con il nuovo piano possiamo dire “ha fatto la storia” del mercato deldi Coca-Cola in cui chiediamo ai le bevande e rappresenta per i teenager di aiutarci a scoprire i consumatori molto di più di una “Il 2019 sarà un anno di novità talenti della musica di domani. semplice bevanda; noi abbiamo e conferme per Coca-Cola, Accanto a questi marchi “storici” la responsabilità di continuare a ci sono poi alcuni brand emermantenerlo tale, rendendo marchi soprattutto nell’ottica di rafforzare genti: penso ad esempio a Adez come Coca-Cola, Fanta e Sprite il legame con i nostri consumatori” (la linea di bevande vegetali al passo con i tempi e coerenti Giuliana Mantovano dedicata a quanti sono intollecon le esigenze dei consumatori Direttore Marketing Coca-Cola Italia e Albania ranti al lattosio o semplicemente in termini non solo di prodotto, più attenti alla nutrizione e a una ma anche di comunicazione e di dieta bilanciata), o a FuzeTea (la gamma di tè freddi connessione, per creare una vera relazione emozioche sta rivoluzionando il settore). nale. Fondamentale quindi far evolvere il prodotto, Due brand giovani, nati per rispondere ai nuovi stili di ad esempio con le versioni zero zuccheri, oppure vita dei consumatori offrendo loro la bevanda giusta al comunicare in modo innovativo affiancando alla TV il momento giusto. digital, ma anche creando contenuti di comunicazione

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Cosa ci sarà nel 2019 di Coca-Cola? Il 2019 sarà un anno di novità e conferme per Coca-Cola, soprattutto nell’ottica di rafforzare il legame con i nostri consumatori: mi riferisco ad esempio alla campagna Coca-Cola De Gustibus, pensata e prodotta interamente nel nostro Paese, che proseguirà anche quest’anno con un nuovo spot e tante attività sul territorio. Grande attenzione anche per i più giovani, con campagne e attività dedicate: da Fanta che rinnova la partnership con Double Tap a Sprite che sarà anche sulle spiagge italiane con un tour “rinfrescante”. La novità più grande è Future Legend, la prima Music Battle in lattina ideata per scoprire, con il contributo diretto dei teenager, i nuovi talenti della musica nei generi pop, rap, soul e trap. Parlando invece di novità di prodotto, dopo il lancio di Adez, che lo scorso anno ha segnato l’ingresso di Coca-Cola nel settore delle bevande vegetali, e il rilancio del segmento tè ready-to-drink con FuzeTea, il 2019 vedrà il lancio di nuove varianti a ridotto contenuto calorico, per andare sempre più incontro ai gusti dei nostri consumatori e rispondere alla loro esigenza di ridurre le quantità di zuccheri. Elisabetta Pasca

Il consumatore resta al centro: come occorre evolvere per riuscire a soddisfare al meglio ogni sua possibile esigenza? Dobbiamo tenere presente tre elementi. Il primo è il prodotto, che deve piacere al consumatore non solo in termini di gusto ma deve poter soddisfare specifiche esigenze e momenti di consumo nella vita quotidiana. C’è poi la comunicazione e l’interazione con il target, che deve evolversi perché sono cambiati le attitudini, le abitudini, gli interessi. Ad esempio, i nostri target guardano la televisione in un modo diverso dal passato, c’è l’on demand, il multiscreen, è fondamentale intercettare queste evoluzioni per garantire un approccio moderno e in grado di coinvolgerli. Infine, l’aspetto più importante: sempre più spesso, ormai, i consumatori scelgono marche che li rappresentano dal punto di vista valoriale. La marca non è più solo una etichetta su un prodotto ma è molto di più, è la manifestazione di un’idea, di un trend, di uno status, di un messaggio.

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GIORGIA FAVARO NUOVA CHIEF MARKETING OFFICER DI MCDONALD’S ITALIA

CAMBIO AI VERTICI DI PHILIPS IN ITALIA: SIMONA COMANDÈ È IL NUOVO CEO

In azienda da due anni come Head of Retail & Core Marketing, Favaro entra a far parte del Board direttivo con il compito strategico di rafforzare la leadership di McDonald’s nel mercato della ristorazione in Italia dando continuità e sostenibilità alla forte crescita che il brand sta vivendo nel nostro Paese.

Simona Comandè raccoglie il testimone da Stefano Folli che ha guidato l’azienda per gli ultimi sei anni e che sta iniziando una nuova sfida professionale in Philips North America.

by Margherita Pituano

Il nuovo CEO di Philips IIG (Italia, Israele e Grecia) avrà il compito di portare a compimento il processo di trasformazione di un’azienda che sta ridefinendo i confini del settore della salute, favorendo l’adozione di modelli sempre più connessi, efficienti e sostenibili. Parole d’ordine di questo cambiamento: innovazione -di processo e di prodotto- e customer first. Entrata in Philips due anni fa come Sales & Operations Leader nell’ambito Health Systems per i mercati Italia, Israele e Grecia, Simona Comandè ha guidato con successo la divisione nel raggiungimento degli obiettivi di crescita, contribuendo significativamente alla performance complessiva dell’azienda. “Accolgo con grande entusiasmo questa nuova importante sfida e sono fiera di poter guidare un’organizzazione che ha l’ambizioso obiettivo di migliorare concretamente la vita delle persone, facendo leva sull’innovazione tecnologica, colonna portante del nostro modo di fare business – commenta Simona Comandè – Eredito un team solido e fortemente competente che sta affrontando con determinazione il processo di trasformazione di Philips, supportando gli obiettivi di crescita dell’azienda in maniera trasversale e contribuendo a traghettare il nostro sistema verso la sanità del futuro, sempre più digitale e in grado di connettere davvero persone, dati e tecnologia, senza barriere”. Genovese, nata in Finlandia da madre finlandese e padre siciliano, Simona Comandè ricopre il nuovo importante ruolo di CEO di Philips IIG a soli 44 anni, dopo una laurea in ingegneria chimica e un percorso professionale di oltre 20 anni all’interno di aziende multinazionali leader nell’healthcare come J&J Medical e Cardinal Health.

Nel nuovo ruolo, che la vede alla guida di un team di 20 persone e in cui riporta direttamente all’Amministratore Delegato Mario Federico, ha la responsabilità delle politiche di prodotto – innovazione food/ offerta menu core – della comunicazione retail, della pianificazione media e dell’universo digital. Classe 1974, Giorgia Favaro ha una solida esperienza nel marketing maturata nel settore Fast Moving Consumer Goods in contesti multinazionali, sia in Italia sia all’estero. Dopo la laurea in Business Administration conseguita presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia inizia infatti la sua carriera in Procter & Gamble prima a Bruxelles e poi a Roma, dove ricopre il ruolo di Brand Manager fino al 2003. In seguito si sposta a Milano in qualità di Category Marketing Manager di Reckitt Benckiser Italia gestendo un team con la responsabilità di più categorie di prodotto. Successivamente, entra nel Gruppo Danone dove per 10 anni ricopre diversi ruoli manageriali di crescente responsabilità nelle aree marketing e vendite del Gruppo, in Italia e all’estero, prima di diventare nel 2015 Head of Marketing Mass Market di Vodafone Italia. Giorgia Favaro Chief Marketing Officer di McDonald’s Italia | 36 |

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UNA GRANDE AGENZIA “SMALL” Luca Lorenzini e Luca Pannese, i Golden Boys della pubblicità, hanno lanciato a New York SMALL, una sigla indipendente che punta su un modello di agenzia piccola, flessibile e snella

Cosa vi ha spinto a intraprendere una via da La scommessa della coppia di creativi italiani “indipendenti”? Luca Lorenzini e Luca Pannese, pluripremiati a Noi abbiamo sempre lavorato per grandi agenzie Cannes e di stanza a New York dal 2014, dopo un appartenenti a grandi network. Questo ci ha dato la percorso professionale che li ha portati presso i possibilità di avere facile accesso a progetti importanpiù importanti network internazionali dell’adti, spesso di carattere internazionale, e di lavorare al vertising, da Saatchi & Saatchi a Publicis, è quella fianco di alcuni tra i migliodi uscire dalle maglie stringenri professionisti al mondo. ti delle grandi realtà per poter Col tempo, però, ci siamo agire con maggiore libertà, Nasce a New York una nuova agenzia resi conto che queste grandi a beneficio della creatività e dall’animo italiano. Si chiama SMALL strutture non facevano più della soddisfazione del cliente. e rappresenta la nuova sfida professionale per noi. Era come vivere in In questa intervista, ci handi due fra i più fulgidi talenti creativi una gabbia, e non è in una no raccontato la genesi, le del nostro Paese. A fondarla, infatti, gabbia che la creatività può aspirazioni e le prospettive di prosperare. questa nuova “piccola” grande sono Luca Lorenzini e Luca Pannese I gruppi obbligano le grandi avventura. agenzie a lottare ogni giorno per rispettare obiettivi Dopo 19 anni di sodalizio finanziari sempre meno raggiungibili. avete fondato la vostra agenzia: come descriLe grandi agenzie sono quindi troppo spesso guidate vereste il percorso che vi ha condotto a questo dal profitto, e questo comporta una certa avversione importante obiettivo? al rischio. Una piccola agenzia può invece fare scelte Il percorso è iniziato il giorno in cui abbiamo comindiverse, a volte anche dettate dal cuore. ciato a lavorare insieme. Abbiamo questo sogno da E qualcosa ci dice che i clienti non possano che trarne sempre, dovevamo solo trovare il momento giusto e il benefici. coraggio per farlo diventare realtà. | 38 |


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SMALL punta sul modello di agenzia piccola e La cosa più importante è essere onesti. Bisogna flessibile: che tipo di visione intende rispecchiare avere il coraggio di dire al cliente ciò che veramente il progetto? si pensa del loro prodotto, Vogliamo muoverci un po’ del loro approccio alla co“Lavoreremo a progetto, e, ogni volta, come una casa di produzione. municazione, delle idee che Una volta ottenuto un progetto, vengono discusse. creeremo una squadra ad hoc formiamo un team di collaNoi non siamo mai riusciti per raggiungere il miglior risultato possibile. boratori ideale per il progetto ad andare da un cliente e Perché quella è la nostra ossessione: stesso. Il cliente, così, non solo dire che un’idea era merafare cose belle che facciano parlare” ” avrà un team perfetto per il vigliosa se non lo stavamo Luca Lorenzini - Creativo loro brand, ma inoltre non sarà pensando veramente. costretto a pagare per spese Un brand lavora con un’afisse che niente hanno a che vedere con il lavoro fatto genzia creativa perché ha bisogno di un punto di per loro. A New York ci sono già alcune strutture che sevista sincero. guono questa formula e stanno avendo molto successo. Se non si ha il coraggio di dire la verità è difficile che si riesca ad aiutare un brand a crescere. Siamo In base alla vostra esperienza, quali sono i punti sempre stati molto onesti, e da oggi, essendo indicardinali da non perdere mai di vista per soddisfapendenti, lo saremo ancora di più, perché dovremo re pienamente le esigenze di un cliente? rispondere solo ai nostri clienti.

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Il logo dell’agenzia riflette la grandezza di essere SMALL: sarete i Davide contro i Golia? Non saremo necessariamente contro. Anzi, spesso saremo complementari. Le grandi agenzie hanno risorse globali e possono fornire al cliente praticamente tutti i servizi possibili. Le piccole agenzie sono invece spesso specializzate in qualcosa. Nel nostro caso pensiamo di essere bravi a creare idee che facciano parlare. Negli anni i nostri lavori sono stati citati dal New York Times, dalla CNN, da Fox News, dal Washington Post, dal Daily Mail e così via. Pensiamo che i clienti possano aver bisogno, a volte, aldilà del lavoro quotidiano, di grandi idee che rendano famoso il loro brand. E lì potremmo arrivare noi. Detto questo, noi, essendo indipendenti, possiamo anche collaborare con le grandi agenzie e portare quel qualcosa in più che a volte manca internamente. Al momento, per esempio, stiamo lavorando ad una campagna assieme ad una grande agenzia e la co-firmeremo. È qualcosa di unico, se vogliamo, ma nessuno ci vieta di farlo: le regole nel mondo dell’advertising stanno cambiando e solo adattandosi si potrà avere successo.

Avete deciso di restare negli Stati Uniti: quanto è strategica la vostra risoluzione? Vivere a New York è la cosa migliore che possa succedere a chi lavora in pubblicità. È qui che la pubblicità come la conosciamo noi è nata; è qui che vivono i più grandi creativi al mondo; è qui che le tecnologie passano dall’essere sperimentali ad essere applicate alla vita quotidiana. È una città piena di stimoli e noi cerchiamo di essere spugne che assorbono il più possibile, per poter poi offrire ai clienti un approccio sempre fresco e all’avanguardia. Come dialogano Italia e America all’interno del vostro universo creativo e professionale? Crediamo che il fatto di essere italiani a New York ci posizioni in modo unico. Pensiamo di poter essere un’opzione interessante per i brand italiani che sono interessati a comunicare negli Stati Uniti. Dopo aver lavorato tanti anni in agenzie italiane, sappiamo che i creativi italiani non sono sempre in grado di parlare agli americani. La pubblicità qui ha uno stile molto particolare, diretto, molto diverso dallo stile italiano. Allo stesso tempo, sappiamo che gli americani non riescono a rispettare il DNA dei marchi italiani, perché non li hanno respirati fin da piccoli. Tendono a snaturarli, come negli anni hanno fatto con la pasta e la pizza.

Elisabetta Pasca | 41 |


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40 ANNI DI SMEMO “Ironia, coerenza e impegno” e un’anima social: la formula magica di Smemoranda raccontata dal direttore Nico Colonna

Smemoranda, ovvero quarant’anni e non sentirli: un libro un po’ agenda un po’ diario, assolutamente la mitica agenda, antesignana dei social network e rivoluzionaria per quei tempi. Il tutto senza il supporto compagna fedele di generazioni di studenti italiadi uffici marketing e soprattutto senza capitali, attraverso ni, festeggia nel 2019 un anniversario importante, una cooperativa di ragazzi con la ferrea volontà di reaconfermandosi un oggetto cult e un catalizzatore lizzare qualcosa di alternativo a quanto offriva il mercato di idee irrinunciabile, in grado di interpretare e all’inizio degli anni Ottanta. sintetizzare al meglio le aspirazioni, gli interessi e Un diario di 16 mesi, con le pagine a quadretti, i racconti le tendenze della contemporaneità. Il direttore Nico e le vignette che si alternano allo scorrere delle pagine Colonna ci ha accompagnato “dietro le quinte” di un dell’anno. Questo è stato il mix di ingredienti di quella progetto editoriale di successo, piccola rivoluzione che per raccontarci passato, presente sconvolse un mercato trope prospettive future di un mezzo po miope e conservatore, “Quando alla fine degli anni Settanta di comunicazione intramontabile. siamo nati, nessuno poteva prevedere lontano dai giovani e dalle loro grandi aspettative di che la Smemo sarebbe stata Quarant’anni di Smemoranda: cambiare la società. ancora oggi il diario più amato cosa rappresenta questo anniL’universo giovanile apdagli studenti italiani. ” versario? prezzò il nostro progetto Sicuramente è un grande traguareditoriale, forse perché sulle Nico Colonna - Direttore Smemoranda do. Quando alla fine degli anni quelle pagine prendevano Settanta siamo nati, nessuno povita i valori di cambiamento teva prevedere che la Smemo sarebbe stata ancora oggi il e di trasformazione di costume che i ragazzi sognano. diario più amato dagli studenti italiani. Quasi un milione di giovani ogni anno ha dialogato con la Smemo grazie Smemoranda ha dedicato il 2019, l’anno del quaad un progetto editoriale sempre e comunque in continua rantennale, al “ciao”: che valore attribuite a questa innovazione. Ben sette generazioni di ragazzi e ragazze parola? hanno fatto di Smemoranda una compagna insostituibile. Il tema nasce in redazione, ma anche dall’interazione con le centinaia di migliaia di ragazzi che partecipano ai Quale racconto emerge dal lungo viaggio insieme social, il nostro grande ufficio marketing. CIAO è l’inagli studenti italiani? contro, l’accoglienza, la conoscenza, l’innamoramento, Smemoranda l’ha creata proprio un gruppo di giovani l’amicizia, il saper abbattere una barriera per aprirsi al del movimento studentesco milanese, con l’idea di fare mondo. | 43 |


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Smemoranda può essere considerata una sorta di antesignano su carta dei social network: qual è il segreto per restare sempre al passo? La Smemo è stato il primo social network su carta, e continua a esserlo nonostante l’evoluzione delle tecnologie. Certo si confronta con lo smartphone, ma tra i ragazzi la voglia di scrivere, pasticciare, incollare ricordi, per fortuna c’è ancora. Noi, inevitabilmente, ci siamo evoluti insieme alla società e, col tempo, abbiamo cambiato contenuti, formati e collaborazioni per interagire con internet e non solo.

gi del mondo dello spettacolo, della cultura, dello sport, del fumetto. Una comunità creativa che condivide legami culturali forti, voglia di vivere e di contare, capace di far riflettere e pensare i nostri giovani “consumatori” col sorriso sulle labbra, anche nei momenti bui di questo paese. Al centro c’è sempre un inguaribile ottimismo e tanti valori positivi: la pace, la solidarietà, l’amore, l’amicizia per contribuire nel nostro piccolo a far sì che i giovani non siano spettatori passivi ma i soggetti del cambiamento. Smemoranda 2020: cosa ci riserverà? Non possiamo svelare ancora nulla, ma siamo all’opera come ogni anno per far sì che la prossima sia sempre l’edizione migliore.

Qual è lo spazio del diario nell’orizzonte della comunicazione di oggi? Come interagisce Smemoranda con gli altri canali di comunicazione, dai social a Whatsapp? Il WEB è il mezzo preferito dai ragazzi ed è la seconda casa di Smemoranda. Per questo esiste in Smemoranda una redazione web che lavora quotidianamente di pari passo con la redazione cartacea, in una continua contaminazione tra le due realtà, capace di cogliere l’attimo, la tendenza, la critica, le emozioni e trasformate il “target” nel più grande e credibile ufficio marketing. Il diario continua online con video, curiosità e approfondimenti sia sul portale www. smemoranda.it sia su WhatsApp che sui canali social del brand, dove la community di ragazzi che segue la Smemo cresce sempre di più.

Che significato ha avuto per voi la collaborazione con New! e quindi come l’agenzia è riuscita a tradurre in concept i valori di Smemoranda? Con New! abbiamo realizzato il restyling del portale Smemoranda.it e lo sviluppo della piattaforma del concorso interattivo “Crea la tua Smemo”, che ha permesso agli utenti più affezionati di disegnare la copertina dell’edizione 2020 del diario. New! è stata fondamentale per valorizzare – soprattutto in ottica SEO – i contenuti che Smemoranda produce online. Gli fa eco Stefano Ferranti, fondatore di New! “Il nuovo concept del sito si basa sulla volontà di allineare la fruizione in rete con quella analogica dell’agenda, facendolo così assomigliare a una Smemoranda usata e vissuta dagli utenti, che vanno a confluire in una community dai forti tratti identitari. Sono stati riproposti elementi grafici nei quali gli utilizzatori dell’agenda cartacea si possono riconoscere. Tutte le novità, dalle funzioni all’estetica, si muovono nella medesima direzione, ovvero rinforzare il senso di appartenenza di chi ha amato e ama la mitica Smemo, accorciando le distanze tra dimensione digitale e analogica e permettendo di contribuire in prima persona al processo di restyling attraverso diversi livelli di interazione.” Elisabetta Pasca

L’aggressività verbale è oggi uno dei tratti dominanti nelle interazioni di giovani e meno giovani: in che modo si può invertire la tendenza? Smemoranda cerca di fare la sua parte dando il buon esempio con quel mix di ironia, coerenza e impegno che da sempre la contraddistingue, sulla carta e sul web. Nel corso delle edizioni sulle pagine della Smemo più di 25 milioni di studenti si sono incontrati con oltre 300 personag| 44 |



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UNA POESIA POSSIBILE Roma ha salutato l’edizione numero tredici del tradizionale appuntamento “Ritratti di Poesia”, la manifestazione promossa e organizzata dalla Fondazione Cultura e Arte, emanazione della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, con la collaborazione di InventaEventi e a cura di Vincenzo Mascolo

Ai giovani sono infatti dedicate alcune speciali iniziative Una giornata dedicata all’arte più pura, anche se e la consegna del premio nazionale e del premio europeo spesso la meno celebrata. Dieci ore, dalla mattina di “Ritratti di Poesia.280”, concorso nato nell’edizione del alla sera, tra incontri, confronti, letture, idee, versi e 2014 per riconoscere la capacità di comporre versi anche voci, con la partecipazione di importanti autori, itanel tempo di Twitter, entro il limite dei suoi 280 caratteliani e stranieri, e di giovani promesse. Il tutto nel ri. Non sono mancati i momenti di contaminazione fra segno della poesia e del suo rapporto con le altre poesia e altre espressioni artistiche, come l’incontro con espressioni del genio umano. la visual-artist e regista irlandese Clare Langan, che nei Il 15 febbraio scorso la rassegna “Ritratti di Poesia” nata suoi lavori cinematografici combina poesia, estetica ed nel 2006 per volontà del Prof. Avv. Emmanuele Francesco indagine sulla condizione Maria Emanuele, Presidente della umana, e gli appuntamenti Fondazione Terzo Pilastro, che con i due compositori italiane è anche l’ideatore, ha portato Un evento che da anni contribuisce ni Silvia Colasanti e Michele all’attenzione del pubblico riunito a dare risonanza nel territorio Sganga, che hanno illustrato nella Sala del Tempio di Adriaitaliano ai più importanti autori le musiche composte per la no, in Piazza di Pietra a Roma, stranieri in attività e a una sempre poesia con la partecipazione significative iniziative di valore del Quartetto Guadagnini e culturale e sociale legate al monpiù ampia diffusione della cultura del baritono Riccardo Primido della poesia. della poesia, anche attraverso tivo Fiorucci. Protagonisti, Un appuntamento imperdibile il coinvolgimento delle scuole. invece, dei focus dedicati per tutti coloro che amano il gealla poesia internazionale nere letterario poetico. Un evento Sudafrica, Cile, Galles ed che da anni contribuisce a dare Inghilterra attraverso i prestigiosi nomi degli autori che li risonanza nel territorio italiano ai più importanti autori rappresentano: Tania Haberland, Violeta Medina, Patrick stranieri in attività e a una sempre più ampia diffusione McGuinnes, Gwyneth Lewis e Kate Tempest. In prodella cultura della poesia, anche attraverso il coinvolgigramma anche la performance dell’attore e compositore mento delle scuole. Luca Mauceri “L’infinito infinito”, dedicata al bicentenaNella Sala del Tempio di Adriano in Piazza di Pietra a Roma, rio della stesura della celebre poesia di Giacomo Leola rassegna “Ritratti di Poesia” promossa ed organizzata pardi, e la presentazione del volume “Piccolo dizionario dalla Fondazione Cultura e Arte, emanazione della Fondadella cura”, composto da poesie e saggi brevi sul tema zione Terzo Pilastro – Internazionale con la collaborazione della cura e realizzato dalla Fondazione Sanità e Ricerca. di InventaEventi e a cura di Vincenzo Mascolo. | 47 |


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«L’idea di dar vita a “Ritratti di poesia” – che si conferma un appuntamento unico nel suo genere all’interno dell’offerta culturale della Capitale – è scaturita, nel lontano 2006, dal mio personale convincimento che in Italia la poesia dovesse avere la medesima visibilità e fruibilità delle altre forme artistiche (le arti visive, il cinema, il teatro, la musica, la danza), attraverso un appuntamento a cadenza almeno annuale in grado di colmare una grave lacuna nel panorama culturale della città e del Paese. La mia idea si è realizzata grazie all’incontro con Vincenzo Mascolo, che si è assunto il compito di realizzare questo progetto, con competenza, sensibilità e professionalità. Nata come momento d’incontro per una ristretta élite di addetti ai lavori ed appassionati del genere, “Ritratti di poesia” è cresciuta edizione dopo edizione diventando una manifestazione conosciuta e attesa dal grande pubblico romano e non solo; l’apertura da me voluta, poi, alla presenza ed alla produzione dei più affermati poeti provenienti da tutto il mondo ne ha fatto, nel corso degli anni, un evento di richiamo internazionale». Prof. Emmanuele F. M. Emanuele

Il Premio Fondazione Terzo Pilastro – Ritratti di Poesia, quest’anno, per l’ambito nazionale è stato consegnato dal Prof. Emmanuele F. M. Emanuele al giurista, scrittore e poeta italiano Corrado Calabrò. Per quanto concerne il contesto internazionale, il Premio Fondazione Terzo Pilastro è andato alla poetessa sudafricana Ingrid de Kok, una delle voci più importanti del suo Paese.

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MARGARETHE VON TROTTA: IL CINEMA È DONNA Una regista simbolo del cinema politicamente impegnato e il suo film-omaggio alla donna che ebbe il coraggio di sfidare il sistema: Rosa Luxemburg

regista tedesco, il grande Rainer Werner Fassbinder, Se è vero che il cinema è donna è altrettanto che però morì prima di poterlo realizzare. Fu così che sicuro che Margarethe von Trotta è una delle il copione finì nelle mani di quest’ultima (amica di sue incarnazioni, una pura incarnazione di esso Fassbinder) che lo riscrisse completamente e lo adate di quella new wave tedesca che ha fatto scuola tò al suo stile poiché, come ci tiene a sottolineare, nella storia del cinema. Bisogna però tenere a “Fassbinder avrebbe fatto tutta un’altra cosa”. mente che questa regista prima di essere un’artista è Il film narra le incredibili vicende della Luxemburg, soprattutto un essere umano e questa stupenda verità fedele sostenitrice e teorica è lampante in ogni centidel socialismo rivoluziometro delle sue pellicole: “Ci sono due tipi di film per me: quelli che nario, ma figura dibattuta vere, intense, personalissiperfino nelle file del suo me e intrise di sangue, quel vengono dall’interno e sono un viaggio partito. Nata in Polonia nel sangue che segna le vicisnell’inconscio, e quelli che guardano al 1871 fu da subito un’anima situdini dei personaggi di mondo, come è il caso di Rosa Luxemburg dedita a risolvere i problemi cui Margarethe ama tanto che era una rivoluzionaria radicale” del mondo come ci mostra raccontare all’interno delle chiaramente la pellicola, sue opere. Ed è proprio per Margarethe von Trotta Regista, sceneggiatrice e attrice tedesca con le strepitose sequenze il centenario della morte di di una piccola Rosa intenta Rosa Luxemburg (esponente a insegnare la grammatica a una vecchia domestica di spicco agli inizi del ‘900 del Partito Socialdemoanalfabeta. Ed è così che i ricordi si mescolano al cratico di Germania) che la Casa del Cinema di Villa presente in un film che viaggia sapientemente su più Borghese a Roma ha deciso di rendere contempolivelli e si incastra fra presente e passato per spieraneamente omaggio a queste due grandi donne, proiettando “Rosa L.” la bellissima autobiografia della Luxemburg che la von Trotta filmò nel 1986. Il pluripremiato film di Margarethe von Trotta è un ritratto Il progetto, come ci ha raccontato la stessa cineasta, della coraggiosa rivoluzionaria, attivista politica, filosofa, doveva essere originariamente girato da un altro esempio tuttora di un socialismo dal volto umano e icona del movimento operaio internazionale e antimilitarista.

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Rosa L. è stato presentato in concorso al 39º Festival di Cannes, dove Barbara Sukowa, per la sua intensa interpretazione, ha vinto il premio per la miglior interpretazione femminile.

gare le cause e gli effetti di un’intera esistenza, poiché è questo che sta a cuore alla regista, far percepire la Luxemburg prima di tutto come essere umano, come donna che soffre, ride, ama e, soprattutto, vive la vita intensamente cogliendola in ogni sua sfumatura. Lettura personalissima di una figura realmente esistita che è stata essenziale nella storia della politica tedesca e mondiale. Una vita intensa e combattuta fino all’ultimo che la pellicola narra in maniera potente e viscerale come viscerale è anche la strepitosa interpretazione di Barbara Sukowa (si guadagnò il Prix d’interprétation féminine al Festival di Cannes 1986) che cammina dall’inizio alla fine della storia sul filo del rasoio, pur rimanendo sempre credibile. Perfetta è nelle scene in cui il suo personaggio si schiera violentemente contro il coinvolgimento della Germania nel primo conflitto mondiale e commovente è nella sua rassegnazione quando capisce che verrà massacrata dai militari al potere nel 1919. E difatti il film si chiude proprio così, bruscamente, con il cadavere della protagonista gettato dai suoi aguzzini in uno squallido canale che viene filmato appositamente per rappresentare, come dice Margarethe, “il sangue versato che come il flusso di un fiume cancella e porta via la memoria”. La stessa realizzazione del film è stata assai ardua perché come ci racconta la regista - che definisce la sua protagonista una “rivoluzionaria radicale” - “il copione si basa sulle lettere inviate ai suoi collaboratori, amici, familiari, amanti, perché biograficamente parlando su questa donna è stato scritto davvero poco! Ogni giorno dovevo recarmi all’Istituto Marxista-Leninista di Berlino est dove queste lettere erano conservate e attraversare una frontiera difficile da valicare”. È stato impressionante osservare come il film ancora oggi divida dopo una sua visione, ma è proprio questo lo scopo del cinema: essere soggettivo. E i film della von Trotta di certo non sono realizzati per essere concilianti, basti solo pensare allo stupendo e crudo “Anni di piombo” che nel 1981 vinse un meritato Leone d’oro al Festival del cinema di Venezia, allo struggente “Paura e Amore” del 1988 (originale modernizzazione del celebre testo cechoviano “Le tre sorelle”) o, ancora una volta, al contestatissimo “Il lungo silenzio” del 1993. Ci si accorgerà di come il cinema di quest’artista rappresenti l’eccezione alla regola perché i film che questa, a mio avviso, fantastica donna ha creato sono la sua più grande dichiarazione d’amore al cinema e alla vita! Alberto de Carolis Villars | 52 |



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John Turturro, Julianne Moore e il regista Sebastian Lelio

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JULIANNE MOORE E LA LEGGEREZZA DELLA MEZZA ETÀ La Moore, diretta da Sebastian Lelio, torna sul grande schermo con “Gloria Bell”, nelle sale italiane dal 7 marzo

Quante sono negli ultimi vent’anni le commedie, per lo più statunitensi, che hanno cercato di rivolgersi al pubblico di donne di mezz’età - o più adulte - ritraendo modi consapevoli e alternativi rispetto alla tradizione benpensante di vivere il tempo che passa? Sono molti, tutti legati a come il superamento dei 50 anni non sia la china inevitabile verso il declino ma un trampolino per scoprire o riscoprire il proprio corpo e i propri sentimenti partendo dall’esperienza come bagaglio, non come fardello. Di questi film, uno dei più importanti però non è statunitense, e non è nemmeno una commedia a ben vedere: si tratta di Gloria, film cileno del 2013 che portò il regista Sebastian Lelio all’attenzione internazionale (facendo vincere alla protagonista Paulina Garcìa il premio per la miglior interpretazione al Festival di Berlino), tanto da permettere allo stesso regista, 5 anni dopo di realizzarne una versione americana, che al titolo aggiunge il cognome, Gloria Bell, interpretata da Julianne Moore e in uscita il 7 marzo nelle sale italiane. Moore è appunto la donna del titolo, una signora amante del ballo, libera e indipendente ma anche fragile per le sue esperienze passate. Proprio su una pista da ballo incontra Arnold (John Turturro), un uomo di cui innamorarsi, ma anch’egli fragile, con un vissuto impossibile da rimuovere e contro cui fare i conti. Narrativamente il film di Lelio è tutto qui: quello che conta in Gloria Bell è il lavoro sui caratteri, sui personaggi, sulla descrizione delle loro relazioni e dei loro ambienti. Lelio è infatti un grande osservatore di contesti, potremmo dire: in Gloria e in Gloria Bell c’è il modo in cui la protagonista si rapporta alla sala da ballo e al ballo in funzione sociale ma | 55 |


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L’AUTORE: EMANUELE RAUCO Critico e giornalista cinematografico multimediale, attivo dal 2006 sul web per poi passare alla carta stampata, alla radio, alla tv e al video su YouTube. Scrive per La rivista del Cinematografo, Il mucchio selvaggio, Il sussidiario e collabora con varie testate. Selezionatore dal 2016 per la Mostra del Cinema di Venezia e curatore dei festival di Catania e Formia, ha una passione per l’uso critico dei social network e la convinzione che possano generare contenuti e non solo rumore.

soprattutto liberatoria, per poter essere se stessa, per poter sentire il proprio corpo muoversi al ritmo. E il corpo di Moore in Gloria Bell riempie la sala da ballo e l’inquadratura come non riesce mai nel resto del film, in ambienti diversi. Anche negli altri suoi film, il regista è molto interessato al modo in cui i personaggi agiscono e reagiscono ai contesti e ai luoghi in cui si muovono: in “Una donna fantastica” (premio Oscar per il film straniero e Orso d’argento alla sceneggiatura) inquadra lo spazio di una transessuale che lotta con gli sguardi altrui per essere considerata donna, una persona integra e non una figura ibrida da rifiutare e lo fa attraverso i mondi che frequenta, gli spazi che ha costruito a sua misura e quelli in cui sta stretta e indesiderata; ancora più esplicito è in questo senso “Disobedience” che racconta della storia d’amore repressa tra due ragazze nella comunità ebraica ortodossa, per cui il rapporto tra luoghi pubblici e privati, convenzioni sociali e religiose e libertà è più che mai il centro del film e Lelio osserva i comportamenti proprio attraverso il filtro dei luoghi sociali in cui si svolgono. Il cileno però, come si può dedurre da queste righe, è anche un abilissimo ritrattista di figure femminili, di cui vuole mettere in scena soprattutto la libertà, la necessità di un’identità personale che cozza contro le imposizioni sociali, soprattutto contro gli sguardi e i giudizi altrui, prevalentemente maschili; è un cinema femminile che diventa anche a suo modo femminista, che descrive le lotte delle protagoniste contro i dettami del mondo in cui vivono. Quella di Gloria Bell è la lotta più sottile, perché non può appoggiarsi a diritti civili negati, ma ha a che fare solo con la personalità, con l’intimità del personaggio, con la sua età che non è un peso né una risorsa, ma semplicemente un dato che non deve influire sul modo in cui si vive. Proprio per questa sua finezza di scrittura e di sguardo, per questo modo di mettere in scena che si basa proprio sugli sguardi degli altri, la prova delle attrici nei suoi film è fondamentale e spesso impressionante: la citata Garcìa di “Gloria”, Daniela Vega in “Una donna fantastica”, Rachel Weisz e Rachel McAdams in “Disobedience”. E buon’ultima Julianne Moore: l’attrice premio Oscar mette in “Gloria Bell” tutta la sua forza interpretativa, il suo carisma, il suo fascino e anche le imperfezioni, mostrando in primo piano i segni dell’età e facendone un elemento attrattivo. Attraverso gli elementi esteriori del personaggio e quelli fisici del suo corpo, Moore descrive una donna vitale eppure sottilmente disperata, che sta cercando una strada a una solitudine forse scelta ma che alla lunga diventa un punizione: l’amore, le delusioni, le persone, l’alcool, le sigarette e la disco-music sfrenata (Gloria, appunto, nella versione di Laura Branigan già apparsa di recente in “The Wolf of Wall Street”). Moore sa condensare ciò che la circonda, ciò che Lelio scrive e mette in scena per renderli parte del personaggio e poter raccontare una donna comune che cerca la via per diventare speciale, almeno dentro di sé. Una donna che potrebbe essere la stessa Moore, se non fosse la grande attrice che è. Una donna di quelle di cui Sebastian Lelio è diventato esperto e finissimo cantore. | 56 |


OPERA

B

GIUSEPPE VERDI

RIGOLETTO GIACOMO PUCCINI

TOSCA

GIUSEPPE VERDI

LA TRAVIATA GAETANO DONIZETTI

ANNA BOLENA

CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK

STAGIONE 2018-19

ORFEO ED EURIDICE FRANZ LEHÁR

LA VEDOVA ALLEGRA

Ettore Festa, HaunagDesign - Illustrazioni di Gianluigi Toccafondo

Roma Opera aperta

SERGEJ PROKOF’EV

L’ANGELO DI FUOCO GIOACHINO ROSSINI

LA CENERENTOLA WOLFGANG AMADEUS MOZART

DON GIOVANNI

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Un’Opera al passo con i tempi

IDOMENEO, RE DI CRETA

VITTORIO MONTALTI

UN ROMANO A MARTE BALLETTO

D

PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ

IL LAGO DEI CIGNI GEORGES BIZET

CARMEN

SERATA PHILIP GLASS GUSTAV MAHLER

BLANCHE NEIGE LUDWIG MINKUS

DON CHISCIOTTE ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

operaroma.it SOCI FONDATORI

SOCI PRIVATI

S

MECENATI

M


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CATERINA DE’ MEDICI: LE OMBRE E LA LUCE DI UNA REGINA MADRE Nel 2019 si celebreranno i 500 anni della nascita di Caterina de’ Medici: una figura che ha inciso profondamente nello sviluppo culturale e artistico dell’Europa

d’Oltralpe. È stata proprio lei a introdurre alla Quando un personaggio lascia nella Storia corte francese la gustosa salsa besciamella fiorenla sua impronta non è raro che trasmetta tina, distinguendo le portate salate da quelle dolci in eredità ai posteri anche uno strascico di e avviando la gloriosa tradizione di una cucina sfumature, per cui il quadro generale della francese più raffinata. Il suo contributo all’evolusua figura diventa un insieme eterogeneo, zione della cultura in Francia riguarda anche abiche spiazza e invita a non smettere mai di tudini oggi imprescindibili come l’utilizzo della interrogarsi. Di questa complessità ammaliante forchetta a tavola e l’introduzione delle mutande è pervasa la storia personale e la leggenda di una nel guardaroba: la regina estranea aveva reso delle donne più importanti e controverse della noto ai francesi quanto quell’indumento sconostoria europea: Caterina de’ Medici, fiorentina, sciuto fosse indispensabile per una cavalcata più regina e madre, protagonista nel bene e nel male comoda e agevole. della storia della Francia e del Rinascimento. Figlia unica del Lorenzo Le pennellate più decise e de Medici duca d’Urbino, violente della sua biografia Insieme alle forchette, orfana e ostaggio a otto ci restituiscono una donna Caterina de’ Medici portò con sé anni dei suoi concittadini spietata e assetata di potere, a Parigi quelli che sarebbero fiorentini, a quattordici, per una sovrana nera mai pienavolere del potente cugino, il mente accettata dai francesi, diventati i macarons, le omelette, papa Clemente VII, Caterina una straniera che, in realtà, le crepes, la “francesina”, sposa Enrico, secondogenito a ben guardare, avrebbe la soupe d’oignons e i bigné di Francesco I re di Francia. invece donato alla sua patria acquisita e ingrata una serie Le circostanze la vogliono regina: trasferitasi alla corte parigina, tracagnotdi innovazioni artistiche e culturali straordinata, non avvenente, pallida, con gli occhi sporgenti rie. Caterina de’ Medici, infatti, non si è distinta caratteristici della famiglia Medici, viene sdegnosemplicemente come animale politico di scuola samente definita “grassa bottegaia fiorentina”, machiavellica, ma è stata soprattutto un baluardo risultando del tutto indifferente al suo sposo, ma, di cultura e ha determinato una svolta significanel 1547, dopo la morte improvvisa di Francesco tiva nello sviluppo dei saperi e dei modi di essere | 59 |


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di Valois, erede del regno, viene incoronata nella chiesa di Saint-Denis. “Era lei che faceva tutto, e il re non muoveva paglia senza che lei lo sapesse”, scrive a proposito della sua influenza Pierre de l’Estoile: dopo dieci anni di matrimonio senza riuscire a concepire, Caterina evita di essere ripudiata e mette alla luce ben nove eredi, di cui tre futuri re di Francia e una regina di Spagna. In seguito alla morte del marito, avvenuta nel 1559 a causa di un torneo cavalleresco, la regina, profondamente addolorata per la perdita, decide di vestire per il resto della vita in nero, cambiando il suo emblema in una lancia spezzata, con sopra il motto latino “Lacrymae hinc, hinc dolor”, ovvero “Da qui le mie lacrime, da qui il mio dolore”. All’epoca, il colore del lutto dei reali era il bianco e probabilmente la sua decisione contribuisce a consolidarne l’immagine di donna severa e senza scrupoli: lo scrittore Dumas padre, nel romanzo “La Regina Margot”, le fa avvelenare addirittura il figlio Carlo e anche i pittori la immortalano sempre con un’aura profondamente negativa. Nelle pieghe della storia emerge però una realtà più sfaccettata: Caterina, ritenuta una sorta di Lucrezia Borgia della corte francese, è stata vittima di un giudizio infamante, anche perché in realtà, quando nel 1574 sale al potere suo figlio Enrico III, lei gli lascia lo scettro e lo

Vestiva sempre di nero, adorava i gioielli, i carciofi, gli oroscopi e gli “antenati” dei macarons. Ha lasciato le sue impronte ovunque: nella cucina, nella moda, nell’arte, nella cultura appoggia come diplomatica e consigliera e tutto il suo precedente lavoro come reggente può essere considerato più che equilibrato. Nel clima velenoso delle guerre di religione tra cattolici e protestanti, che agitarono la Francia del XVI secolo, la regina si fa portavoce di una politica di conciliazione, sostenendo tenacemente la tolleranza civile, per evitare ulteriori spargimenti di sangue. Il suo coinvolgimento, mai del tutto dimostrato, nel terribile massacro della notte di San Bartolomeo, determina però per sempre lo stigma della sua leggenda nera. | 48 |

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Nel 1572 migliaia di ugonotti, protestanti francesi di tendenza calvinista, giungono a Parigi per le nozze pacificatrici tra Margherita, figlia di Caterina, ed Enrico III di Navarra, un nobile protestante, e qui trovano la morte per mano della fazione cattolica. Il ruolo di Caterina de’ Medici in quella terribile strage rimane un mistero irrisolto e la causa delle ombre più oscure sulla sua immagine, ma oggi sembra essere iniziata una riabilitazione che ne riconosce il ruolo di sovrana illuminata e di figura femminile esemplare. Il 13 aprile 2019 ricorrono i 500 anni dalla nascita di Caterina: è questa l’opportunità migliore per celebrare attraverso le diverse arti gli aspetti più luminosi e geniali della regina di Francia nata in Italia. La Madre regina, con la sua genialità, continua a proiettare ancora adesso una luce di bellezza e di modernità, che non si spegne nelle ugge del presente, ma anzi risveglia e invita alla rinascita gli italiani, i francesi, gli europei, i cittadini del mondo. Elisabetta Pasca

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LA RICETTA DI FONDAZIONE GOLINELLI Due novità presentate a Bologna confermano l’animo filantropico di questa realtà sempre più impegnata nell’accompagnare i giovani verso un futuro migliore, come ci ha raccontato il Direttore Generale della Fondazione Antonio Danieli

realizzato, nel 2015, l’Opificio Golinelli. Fondazione Golinelli non si ferma e continua «Nel 2018, l’Italia ha visto una crescita significativa la sua crescita per favorire lo sviluppo e la di startup e di investimenti per esse che dimostra formazione dei più giovani: 30 anni dopo la come ci sia finalmente una considerazione più sua creazione da parte del filantropo Marino ampia nel nostro Paese – ci ha raccontato AntoGolinelli, questa realtà fa un ulteriore passo nio Danieli, Direttore Generale della Fondazione verso il futuro per la costruzione di una vera e Golinelli – Esistono circa 124 incubatori certificati propria città della conoscenza, dell’innovazione che possono essere raggruppati in macro-categorie: e della cultura. gli incubatori universitari; gli incubatori d’impresa; Due le novità in questo senso: l’inaugurazione il gli operatori di tipo finanziario, più acceleratori che 25 febbraio a Bologna, presso l’Opificio Golinelli, incubatori; gli incubatori dello spazio G-Factor e la pubblici. C’è abbondanza di presentazione (nella stessa “Nel 2018, l’Italia ha visto una crescita di attori e risorse in aumento, occasione) dei vincitori ma non è così per quanto del bando Call for Ideas & startup e di investimenti che dimostra Start-up First Edition 2018 come ci sia finalmente una considerazione riguarda il campo delle biotecnologie, ossia il setLife Science Innovation. più ampia nel nostro Paese” tore a cui si rivolge questa G-Factor è un vero e Antonio Danieli nostra prima call. In tutto proprio Incubatore-AcceDirettore Generale della Fondazione Golinelli questo contesto si inserisce leratore rivolto a realtà G-Factor, creato e gestito da imprenditoriali emergenti Fondazione Golinelli». che nasce nell’ambito del piano di sviluppo plurienG-Factor è dunque un misto tra incubatore e accelenale di Fondazione Golinelli, Opus 2065, ideato per ratore che, insieme al Centro Arti e supportare le giovani e giovanissime generazioni nel Scienze Golinelli, fa raggiungere all’Opificio una loro percorso di crescita. Si tratta di un nuovo padisuperficie totale di 14.000 mq. Uno spazio mutevole, glione di 5.000 mq complessivi progettato dal team che può modificare la propria dimensione interdi architetti diverserighestudio, gli stessi che hanno | 64 |


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na – sia in orizzontale che in verticale – assorbendo il percorso di crescita e di presa di autonomia delle aziende che via via si insedieranno. Uno spazio ad alta adattabilità, capace di essere ripensato di volta in volta per dare spazio a nuove, altre attività imprenditoriali. L’obiettivo è, di nuovo, la formazione, stavolta rivolta verso la cultura d’impresa in tutti i settori anche attraverso la progettazione e l’erogazione di servizi volti a creare una nuova imprenditorialità ad alto contenuto innovativo, scientifico e tecnologico. «Vogliamo puntare sulla velocità e sulla flessibilità delle risposte da dare a queste startup per superare alcune debolezze presenti nei macro-modelli prima citati – ha aggiunto Antonio Danieli – G-Factor contribuisce, inoltre, a completare l’offerta della piattaforma dell’Opificio Golinelli, che diventa ora vero e proprio eco-sistema di formazione, ricerca, innovazione e tecnologia. L’idea di base è che G-Factor deve creare valore economico per sostenere l’operazione filantropica di lungo periodo della Fondazione, ma, allo stesso tempo, deve valorizzare le nuove generazioni nel promuovere le loro idee. Posso affermare con tranquillità che non esiste un luogo del genere in tutta Europa, un posto che aiuta i giovani nella loro crescita accompagnandoli fino al mondo del lavoro». Una filiera, quella dell’Opificio, che con questa nuova realtà si rafforza e risulta fondamentale non solo a livello locale ma anche a livello internazionale grazie a tutte le relazioni, le reti, le collaborazioni e le contaminazioni virtuose già attivate dalla Fondazione Golinelli. Ma G-Factor non è stata l’unica novità presentata all’evento del 25 febbraio. Protagonista è stata infatti anche la Call for Ideas & Start-up First Edition 2018 Life Science Innovation, il primo bando della Fondazione dedicato a chi pensa di avere un’idea vincente nei settori pharma e biotech, medtech, nutraceutica, bioinformatica e bioingegneria. Come ci ha spiegato Danieli: «La Fondazione Golinelli, nell’ambito di Opus 2065, ha creato G-Factor, il quale, per conto della Fondazione stessa, investirà soldi nelle startup vincitrici di questo bando che poi accompagnerà come partner in un percorso di sviluppo comune. Ci sono giunte 124 candidature da tutta Italia e anche da 9 Paesi esteri. Tra queste, sono state scelte 10 startup in cui investiremo 1 milione di euro. Dall’11 Fondazione Golinelli continua la sua crescita per favorire lo sviluppo e la formazione dei più giovani: 30 anni dopo la sua creazione questa realtà fa un ulteriore passo verso il futuro per la costruzione di una vera e propria città della conoscenza

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marzo inizieremo questo percorso insieme, partendo dal lavoro di formazione». Dunque una risposta concreta di Fondazione Golinelli alla necessità del nostro Paese di favorire l’integrazione tra ricerca, industria e mercato, mettendo al centro i giovani, le loro idee di impresa e la ricerca scientifica e tecnologica. Al bando hanno partecipato sia ricercatori professionisti, dottorandi e dottorati, ma anche studenti e giovanissimi: all’interno delle aree di interesse sono state infatti individuate due linee prioritarie che corrispondono a due macro-target, uno senior e uno junior, caratterizzate ognuna da criteri di selezione specifici, da differenti tipologie di finanziamento e investimento, da programmi di formazione e sviluppo peculiari e da servizi sperimentali. «Siamo davvero soddisfatti di aver ricevuto così tante candidature a questo nostro primo bando

“Ci sono giunte 124 candidature da tutta Italia e anche da 9 Paesi esteri. Tra queste, sono state scelte 10 startup in cui investiremo 1 milione di euro.” Antonio Danieli Direttore Generale della Fondazione Golinelli

– ha continuato Antonio Danieli – Abbiamo capito che dall’esterno la nostra realtà è percepita come affidabile, con una certa reputazione che, oggi, ci fa esprimere una leadership culturale. Ci stiamo impegnando per contribuire al disegno di un’agenda di sviluppo a livello nazionale e non solo, e lo diciamo con un gran senso di responsabilità». «Fino a oggi – ha concluso il direttore Danieli – abbiamo avuto 300 mila presenze presso l’Opificio Golinelli da quando è nato, ma lo spazio non basta. Ci stiamo spostando noi per l’Italia, per poter raggiungere più persone possibili. Occorre dare risposte veloci ai giovani, oggi, per dare loro fiducia e contribuire al loro sviluppo, non solo a livello locale ma anche internazionale». Lucia Mancini | 67 |


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LA MIA SQUADRA SUONA IL ROCK Daniel Pablo Osvaldo, passaporto italiano ma animo argentino, all’età di 30 anni e con oltre 100 gol realizzati in carriera ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo per dedicarsi alla sua grande passione: la musica. Lo abbiamo intervistato In occasione del tour italiano della sua band.

Daniel, sei un attaccante da oltre 100 gol. Hai Mai banale, come sul campo da calcio così sul vinto uno scudetto e hai giocato in Nazionale. palco musicale. Daniel Osvaldo, ex “calciatore In molti hanno invidiato la tua carriera, ma maledetto”, non poteva concludere la sua carriera tu hai sorpreso tutti lasciando il calcio ancora da futbolista in modo convenzionale ma ha vogiovane. Cosa aveva smesso di darti il calcio e luto distinguersi così come faceva sul rettangolo perché la decisione di diventare frontman? verde, teatro dei suoi gol spettacolari, molti dei Il calcio è diventato un business dove non c’è spazio quali in sforbiciata. Un’altra rovesciata, l’ennesima, per i sentimenti e ormai mi sentivo in gabbia, non Osvaldo l’ha realizzata pochi anni fa per uscire fuori più libero. Il calcio mi ha dato tanto ed è uno sport dal mondo del calcio. Ha rovesciato la sua vita, rinunche continuo ad amare ma tutto l’ambiente intorno ciando alla fama (e ai soldi) da calciatore per dedicarsi non faceva più per me. a ciò che lo appassiona più Amo la musica da sempre di ogni altra cosa. Niente più “È molto faticoso anche andare in tour, ed ho incominciato a scrioscarpini da calcio, ritiri prevere canzoni e testi già nei partita ed esultanze dopo un viaggiare e suonare tutte le sere, miei anni da calciatore, dugol; spazio al microfono, alla ma almeno fino ad ora me la godo rante i ritiri con le squadre chitarra e a un pubblico di e sono molto contento” e nei lunghi viaggi verso gli fronte al quale cantare storie Daniel Pablo Osvaldo stadi di tutto il mondo. di vita. Un taglio rock alla Cantante e compositore, ex calciatore sua carriera, una rivoluzioEra un’idea che avevi da ne totale per chi ha calcato molto o l’hai maturata solamente nell’ultima campi leggendari come la Bombonera a Buenos Aires, parte della tua carriera? San Siro a Milano o il Camp Nou di Barcellona per Ci pensavo da un po’, ma la decisione è stata rependiventare protagonista sui palchi di piccoli pub e club tina. Ho deciso di smettere e allo stesso tempo di in giro per il mondo. Osvaldo ha capovolto così la formare una band, ci sono voluti pochi attimi. sua carriera e, a margine del tour italiano dei “Barrio Come è nata la tua attuale band, Barrio Viejo? Viejo”, ci ha aperto le porte della sua nuova vita. | 68 |


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Conoscevo Agustin e Taisen dai tempi in cui giocavo nell’Espanyol di Barcellona. Li andavo a veder suonare in club e pub della città e col tempo siamo diventati amici. Quando ho deciso di fondare una band mi sono presentato a casa di Agustin e gli ho detto: “Suoniamo insieme, formiamo un gruppo”. Un mese dopo avevamo registrato il nostro primo album. Per completare la band ho chiamato un altro amico di vecchia data, il batterista argentino Sergio Vall che in patria ha suonato in molte famose band. Cosa ti sta dando la musica che non ti ha dato, o che non hai trovato, nel calcio? La libertà e la felicità che cercavo da tempo. L’atmosfera è più rilassata, certo è molto faticoso anche andare in tour, viaggiare e suonare tutte le sere, ma almeno fino ad ora me la godo e sono molto contento.

“Al momento sono concentrato sulla musica e sui Barrio Viejo. Spero di riuscire a far apprezzare la nostra band e di avere una seconda carriera lunga e duratura.” Daniel Pablo Osvaldo Cantante e compositore, ex calciatore

Nel corso della carriera da calciatore, in molti ti hanno chiamato “pazzo”. Ti rivedi in questa definizione? Ora la tua vita come e in cosa è cambiata? Spesso ti vengono date etichette che rispecchiano o meno la verità. Certo per il mondo del calcio posso essere visto come un pazzo mentre in quello della musica sono uno come gli altri. Molti mi criticano e mi danno del folle anche perché ho rinunciato a molti soldi per inseguire una passione, un sogno, ma io sono contento della mia scelta. La cosa più preziosa che abbiamo è il tempo e quello fisiologicamente è limitato, dunque voglio passarlo facendo qualcosa che amo e soprattutto con gente che mi piace.

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Con il tour dei Barrio Viejo hai toccato varie città italiane. Com’è stato tornare in Italia e guardarla dal palco anziché dal campo? Eri emozionato per il tuo ritorno a Roma, ma da rockstar? Sul palco sono molto più teso di quando entravo in uno stadio. Per scelta suoniamo in posti piccoli e la gente è molto vicina, ti buca con gli occhi. Tornare a Roma, dove ho giocato 2 anni, è sempre molto emozionante perché è una città che amo e dove ho molti amici. Il concerto ha registrato il tutto esaurito e questo ci ha spinto a replicare una data nella Capitale a inizio febbraio. Sei anche autore di testi, ti ispiri a qualcuno nella scrittura o hai uno stile tutto tuo? I testi sono opera mia mentre la musica la scrive Agustin Blesa, il chitarrista, nonostante in qualche brano gli abbia dato una mano. Scrivo di storie di vita, storie d’amore (ma non come nei film di Hollywood, sempre a lieto fine), problemi sociali. La vita di tutti i giorni è la mia ispirazione. Avrai sicuramente avuto dei compagni di squadra con un animo più rock degli altri. In una ipotetica band, chi sceglieresti per farti affiancare sul palco? Il giocatore più rock che con cui ho condiviso lo spogliatoio è Cristian Álvarez, il portiere dell’Espanyol di Barcellona, altri sinceramente non me vengono in mente. In effetti è un po’ poco per formare una band (ride, ndr). Progetti personali e di carriera per il tuo futuro? Al momento sono concentrato sulla musica e sui Barrio Viejo. Spero di riuscire a far apprezzare la nostra band e di avere sul palco una seconda carriera lunga e duratura. Alessandro Creta

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AMERICAN GODS 2: È RESA DEI CONTI TRA DEI ANTICHI E NUOVI Dall’11 marzo disponibile su Prime Video la seconda stagione della visionaria serie tratta dal romanzo pluripremiato di Neil Gaiman

linea con l’intenzione di Gaiman. La guerra, però, non Lo sappiamo fin dai tempi della scuola: se si parla di finisce qui. Perché una cospicua rappresentanza del cast a dei, antichi o nuovi che siano, mettere in preventivo quel punto sceglie di appoggiare Fuller e Green, opponenpiù di una turbolenza è quasi naturale. dosi in maniera piuttosto decisa ad Alexander. Per forE, in effetti, la visionaria serie “American Gods”, tratta tuna, alla fine le nubi di tempesta si sono dissipate nel dall’omonimo romanzo di Neil Gaiman, scritto nel cielo di American Gods e finalmente la serie è pronta 2001 e vincitore di premi prestigiosi come lo Hugo, il per rimettere in scena, senza esclusione di colpi, la premio Nebula e il premio Bram Stoker per il miglior battaglia inveterata per la supremazia celeste. Prodotta romanzo, di momenti controversi e burrascosi ha doda Fremantle, la tanto agognata seconda stagione vuto attraversarne non pochi. La conflittualità divina torna su Prime Video, a partire dall’11 marzo, in qualche modo si è riverberata all’interno della per otto episodi al fumicotone che promettoproduzione, rallentandone i tempi e creando no emozioni forti. una miriade di problemi. Dove eravamo rimasti? Gli Al termine di una prima dei della mitologia classica, stagione strepitosa, che con “Quando scrissi American Gods misi ormai è acclarato, hanno le sue atmosfere cupe aveva in pausa la mia vita e dissi diversi no. perso potere, a beneficio di un ammaliato migliaia di aficioPer iniziare e finire un romanzo: nuovo pantheon che mitizza nados, i produttori esecutivi sono scomparso dalla faccia della terra. ” i temi della società moderna, della serie si erano divisi in come tecnologia, mass-media, due correnti rivali: il conflitto Neil Gaiman, autore del romanzo e supervisore della serie tv fama e tossicodipendenza. A verteva proprio sulla dicotocontrastare questa caduta della mia irriducibile tra la coppia vecchia guardia ritroviamo il tormentato Shadow Moon di showrunner Bryan Fuller e Michael Green e lo scrittore (Ricky Whittle), l’ex galeotto assoldato come guardia del Neil Gaiman. L’autore del romanzo non trovava il progetcorpo e braccio destro dal misterioso signor Wednesday, to della nuova stagione coerente con la sua opera originaun superbo Ian McShane. I due erano pronti a lanciare il ria. Il primo round dello scontro se lo aggiudica proprio guanto di sfida agli idoli moderni. La seconda stagione Gaiman, grazie al licenziamento di Fuller e Green e alla riprende i fili della prima: Crispin Glover sarà nuovamendiscesa in campo di Jesse Alexander, il cui operato era in | 73 |


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te Mr. World, intenzionato a vendicarsi per l’attacco inflittogli, mentre Sakina Jaffrey si unirà al cast interpretando una divinità indu e Dean Winters sarà Mr. Town. L’incontro nella House of the Rock sarà la causa scatenante di un rocambolesco pellegrinaggio attraverso l’America, con una resa dei conti finale a Cairo in Illinois: Shadow vedrà messa alla prova la sua natura di fedele, nell’orizzonte di un mondo abitato concretamente dalle manifestazioni del divino, un mondo pericoloso, avvelenato da inganni e manipolazioni, costellato di sacrifici e dolore. Per questa sontuosa serie vale l’adagio “cast ricco mi ci ficco”: per citare alcuni interpreti, rivediamo Emily Browning (Sucker Punch, The Affair) nei panni di Laura Moon, Pablo Schreiber (First Man, Orange is the New Black) nel ruolo di Mad Sweeney, Orlando Jones (Madiba, Sleepy Hollow) in quelli di Mr. Nancy, Yetide Badaki (Aquarius, This Is Us) nei panni

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di Bilquis, Bruce Langley (Deadly Waters) nel ruolo di Tech Boy, Mousa Kraish (Superbad, Transparent) nei panni di The Jinn, Omid Abtahi (Damien, Legends) nei panni di Salim e Demore Barnes (12 Monkeys, Waco) nei panni di Mr. Ibis. Tra le guest star della seconda stagione, invece, si annoverano Cloris Leachman (Malcom in The Middle, Raising Hope) nel ruolo di Zorya Vechernyaya, e Peter Stormare (Fargo, Prison Break) nei panni di Czernobog. Insomma, nonostante le vicissitudini per la messa in onda, questa seconda stagione dovrebbe possedere tutti i crismi per proseguire un racconto epico, profondo e non scontato sul rapporto della società moderna con il trascendente. Che siate credenti, atei o agnostici poco importa: American Gods porta il travaglio degli dei sotto i nostri occhi ed è quasi impossibile non lasciarsene travolgere. Elisabetta Pasca

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BMT: A NAPOLI C’È LA ‘PIAZZA AFFARI’ DEL TURISMO Torna l’annuale appuntamento con la Borsa Mediterranea del Turismo. Operatori ed agenzie di viaggio si confrontano sulla stagione estiva 2019. Quattro workshop di prodotto per mettere l’Italia in vetrina

Airlines, la compagnia aerea che collegherà Napoli A Napoli marzo è sinonimo di BMT, il principale e New York. Fra gli enti stranieri del turismo, grande appuntamento B2B per i protagonisti del turismo spazio all’Asia con India, Giappone e Thailandia. del Centro Sud d’Italia che catalizza le attenzioni e Questi e molti altri gli operatori presenti, con le presenze dei maggiori operatori del settore, una forte partecipazione anche delle destinadai tour operator agli enti turistici, passando zioni italiane tra regioni, enti e consorzi. Per per le compagnie crocieristiche e di trasporto capire meglio cosa ci riserva la prossima aereo e marittimo, le catene alberghiere e le edizione della kermesse abbiamo parlato aziende che stanno portando l’innovazione con Angelo de Negri, amministratore di tecnologica nel settore. Insomma, un grande Progecta e creatore della marketplace dove le agenzie BMT – Borsa Mediterranea di viaggio hanno la possibilidel Turismo. tà di confrontarsi con il tour “Vogliamo dare un segnale all’Italia, operating nell’area espositiinvitare le regioni a fare rete per far Manca poco al nuovo apva ed i buyers esteri inconcrescere l’incoming turistico. Le idee puntamento con la BMT: trano il mercato dell’offerta quali le novità e i moItalia nel corso dei workshop giuste ci sono, bisogna trovare il sistema menti salienti di questa di prodotto. per tradurle in azione concrete. ” 23esima edizione? Da venerdì 22 a domenica 24 Angelo de Negri, amministratore di Progecta e creatore Vogliamo dare un segnale marzo alla Mostra d’Oltredella BMT – Borsa Mediterranea del Turismo. all’Italia, invitare le regioni mare si parleranno tutte le a fare rete per far crescere lingue, si abbracceranno l’incoming turistico. Le idee giuste ci sono, bisogna culture lontane e vicine e si conosceranno le novità trovare il sistema per tradurle in azione concrete. È del settore per il 2019. con questa mission che ci apprestiamo a vivere BMT Si viaggerà per mare e per cielo: saranno infatti pre2019. Con la nostra borsa in questi anni abbiamo senti i principali attori turistici come MSC Crociere, favorito e visto crescere il turismo italiano ed oggi abGrimaldi Lines, Turkish Airlines o la novità United | 76 |


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biamo l’ambizione di fare ancora di più con Il Gran Tour del Sud, ossia l’idea di favorire l’integrazione fra i diversi prodotti locali per agevolare la creazione di percorsi interregionali che toccando le varie realtà del Sud, possano contribuire alla crescita comune del movimento in entrata dall’estero. Un progetto in cui si stanno coinvolgendo le regioni meridionali presenti a BMT 2019 e che sarà illustrato al ministro del Turismo, Gian Marco Centinaio, che è stato già invitato a visitare la manifestazione napoletana insieme a tutti gli assessori regionali al turismo. D’altra parte lo stesso ministro, e la nuova ENIT, fin dalle prime dichiarazioni hanno evidenziato la necessità di evitare frammentazioni presentando ai mercati esteri un prodotto con il marchio Italia. Quale miglior occasione per mettere insieme una larga fetta di Italia

Ai tavoli dei workshop Incoming, la presenza della domanda estera sarà assicurata da circa 120 buyers di diverse provenienze, sia da mercati tradizionali che nuovi, come Olanda, Israele e Svizzera che saranno a Napoli per la prima volta. Saranno invece in aumento i rappresentanti dei mercati dei Paesi Scandinavi e degli Stati Uniti che alla BMT ormai sono di casa. Il workshop Incentive e Congressi vedrà protagonisti 25 meeting planner organizzatori di eventi nazionali ed internazionali già in procinto di programmare eventi per il prossimo biennio, mentre il workshop Turismo associato e Cral ospiterà i rappresentanti di un mercato che muove grossi gruppi anche fuori stagione e quindi utili per la tanto auspicata destagionalizzazione dei flussi turistici.

da proporre in un programma unico. Fra i protagonisti storici non mancherà MSC Crociere che quest’anno porterà in fiera grandi novità. “Sarà una Bellissima BMT” dice Leonardo Massa, Country Manager Italia di MSC Crociere che tiene a sottolineare la maiuscola per Bellissima. “La partecipazione sarà infatti il preludio per dare il benvenuto a MSC Bellissima che arriverà a Napoli il 18 marzo”. Non mancherà ovviamente anche Matera 2019 Capitale Europea della Cultura, evento clou per il turismo dell’Italia meridionale.

Quali sono i motivi per cui un professionista del settore non deve perdersi questo evento? Fin dalla sua prima edizione che si è svolta nel 1997, la BMT è stata definita la borsa più adeguata alle esigenze legate al business dei professionisti del turismo. Si svolge in una location a misura d’uomo, spazi adeguati, ben collegati, destinati esclusivamente agli incontri fra operatori e senza particolari momenti ludici che possono essere di disturbo al lavoro di chi viene a Napoli esclusivamente per incontrare il mercato. Altro elemento fondamentale di BMT è quello di essere fra le poche fiere, sicuramente l’unica di primavera, dove gli agenti di viaggio trovano la presenza fisica dei tour operator che scelgono Napoli per incontrare un mercato dinamico e in parte ancora da scoprire come quello del Centro Sud. www.bmtnapoli.com

Cosa prevede invece il programma di workshop di quest’anno? I workshop sono elemento centrale e catalizzante della BMT in quanto rappresentano la maggiore opportunità per mettere in vetrina l’offerta turistica italiana e della Campania in particolare.

Sveva Riva | 78 |


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IL QATAR CHE NON TI ASPETTI Lo skyline di Doha è in continua evoluzione: nuovi musei, complessi residenziali, business tower, moderne infrastrutture trovano la giusta collocazione in questa dinamica città, la più ricca del Qatar, definendone l’orizzonte

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Gli appassionati di architettura, e non solo, saranno affascinati dai tanti edifici della capitale del Qatar che, con forme tradizionali, unite a elementi di design innovativo, creano un paesaggio urbano armonioso, accattivante e moderno. Pur mantenendo un buon equilibrio tra innovazione e tradizione, la città si sta trasformando in maniera rapidissima, e anche la sua architettura e i suoi edifici stanno regalando a Doha un “profilo” degno delle varie New York, Londra, e altre grandi città del mondo. Lo stile, il lusso e l’eleganza sono sicuramente tra i tratti distintivi di questa città, aspetti che si ritrovano anche nella costruzione di grattacieli, musei, impianti sportivi ed edifici vari che negli ultimi decenni stanno sorgendo a Doha con grande velocità. Proprio dell’aspetto architettonico, ed estetico, della città, andremo a parlare nelle prossime righe. In una delle capitali del lusso e del mare, ecco alcune opere firmate da architetti di fama internazionale che hanno lasciato il personale autografo su uno

Architettura ed edifici stanno regalando a Doha un “profilo” degno delle varie New York, Londra ed altre grandi città del mondo

dei centri più moderni al mondo. Tra una passeggiata nel Katara Cultural Village dunque, una visita al The Pearl Qatar e lo shopping nel caratteristico suq, ecco gli edifici che disegnano lo skyline di Doha e che non potrete non notare. SHERATON GRAND DOHA RESORT & CONVENTION HOTEL (1982) Realizzato da William L. Pereira Associates, l’hotel è uno dei punti di riferimento della città. La sua forma a piramide lo rende unico, tanto da esser diventato la prima icona moderna di Doha, segnando l’inizio della rapida crescita turistica del Qatar. Il progetto architettonico dell’edificio si basa su una struttura in acciaio e su unità prefabbricate sospese collegate al nucleo principale. Conosciuto come la “Piramide del Golfo” per la sua architettura unica, questo hotel occupa una posizione privilegiata nella zona West Bay di Doha. Lo Sheraton Grand Doha è stata una pietra miliare nella storia del Qatar e un punto di riferimento popolare sin dai primi anni ‘80. | 82 |


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THE ASPIRE TOWER (2007) Di Hadi Simaan, la torre è stata realizzata per ospitare la simbolica fiamma dei Giochi Asiatici del 2006. Con i suoi 300 metri di altezza è la struttura più alta del Qatar, dominando incontrastata lo skyline della città. Situata presso l’Aspire Zone – un complesso polifunzionale dedicato a sport, intrattenimento e shopping – la torre ospita The Torch Doha, un hotel a cinque stelle che dispone di una piscina esterna al 19° piano affacciata sullo skyline, il Torch Tea Garden al 21° piano con vista su Aspire Park, e al 47° piano un ristorante girevole a 360 gradi con un’incredibile terrazza panoramica sulla città.

QATAR NATIONAL CONVENTION CENTRE (2011) Di Arata Isozaki, il Qatar National Convention Centre (QNCC) si ispira all’albero del sidro. Linee morbide, forme ondulate, effetto dinamico: il centro è un perfetto risultato del mix di natura e design contemporaneo. Il tetto del centro congressi, infatti, è sorretto da gigantesche colonne d’acciaio a forma di ramo che creano l’illusione di due alberi adiacenti alla grande facciata rettangolare in vetro. Il QNCC è uno dei centri espositivi più sofisticati al mondo e dispone di spazi per meeting, una sala conferenze polivalente da 4.000 posti, un teatro da 2.300 posti e 3 auditorium. | 84 |

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BURJ QATAR TOWER (2012) La sua forma cilindrica distintiva è elegante e inconfondibile. Questa torre di 46 piani, realizzata da Jean Nuovel, situata in uno dei più importanti quartieri degli affari di Doha, si affaccia sul Golfo e offre spazi per uffici, un ristorante con vista panoramica e una residenza. L’edificio può essere facilmente individuato tra le altre strutture di Doha, grazie alla posizione sul lungomare e alla forma unica della torre. La Burj Qatar Tower, vincitrice di numerosi premi, aggiunge una presenza al tempo stesso importante, autoritaria e sottile al paesaggio urbano di Doha.

MUSEUM OF ISLAMIC ART (2008) Negli anni ’80, I. M. Pei fu dissuaso dall’andare in pensione per intraprendere il progetto di realizzazione del Museo d’Arte Islamica (MIA), uno dei più affascinanti musei della città. Il risultato è uno splendido edificio influenzato dall’antica architettura islamica con un design unico e moderno, che risalta con il suo bianco nell’azzurro del mare e del cielo che gli fanno da cornice. Sede di una collezione che comprende 14 secoli di arte islamica, il museo sorge su un’isola collegata alla terraferma, e offre ai visitatori effetti cromatici spettacolari dati dal gioco della luce del sole e dal riflesso dell’acqua sulle sue facciate. Sul lato nord, la parete di vetro offre una vista panoramica del Golfo e della zona di West Bay.

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QATAR NATIONAL LIBRARY (2018) La biblioteca nazionale del Qatar, progettata da Rem Koolhaas, presenta una tipica forma di diamante ed è costituita da un unico open space per ospitare comodamente persone ed oltre un milione di libri. I carrelli dell’edificio, sollevati da terra, sono progettati per creare tre corridoi di scaffali di libri. Con una lunghezza di 138m, l’edificio si estende su una superficie di 42.000 metri quadrati e funge da biblioteca accademica pubblica e nazionale. Oltre a migliaia di libri, la struttura ospita un bar, un ristorante, un centro multimediale, un’area relax, una biblioteca per bambini, un museo e un ponte lungo 120 metri che, attraversando tutto l’edificio, collega simbolicamente il patrimonio storico del Qatar con il suo futuro. Giorgio Migliore

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Celebrare Venezia

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Sculture e dipinti dominano i lussuosi spazi di questo 5 stelle luxury. L’ingresso è una “passeggiata” nella storia dell’arte veneziana con lo scalone monumentale del Tirali e gli affreschi di Pietro Longhi. È già visitando le sale del primo piano che ci si accorge di esser dentro un edificio che definire hotel è riduttivo: qui si viene immediatamente colpiti dalla bellezza e dalla magnificenza di affreschi e opere in marmo.

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Affacciato sul Canal Grande, in posizione privilegiata tra la Ca’ d’Oro e il Ponte di Rialto, il palazzo che ospita l’hotel, risalente al XV secolo, è stato riconosciuto Monumento Nazionale e conserva ancora intatta, dopo 5 secoli di storia, la bellezza di un’antica dimora nobiliare. Un assaggio di storia e arte nelle 42 camere della struttura, molte delle quali ospitano affreschi e dipinti di importanti pittori veneziani del XVII e XVIII secolo.

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L’Hotel Ca’ Sagredo è un vero e proprio museo adibito all’accoglienza di turisti provenienti da tutto il mondo. La struttura salvaguarda l’arte antica mantenendo in perfetto stato un magnifico palazzo gotico con rifacimenti settecenteschi di altissima qualità, come lo scalone monumentale del Tirali. Nel palazzo aleggia ancora lo spirito di Galileo Galilei che fu a lungo ospite dell’amico Giovanni Francesco Sagredo, scienziato e nobile veneziano dal quale l’hotel prende il nome.

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Stagionalità e genuinità. Queste le parole chiave sulle quali poggia il rinomato ristorante L’Alcova, dalle cui cucine escono piatti tipici della cucina veneziana realizzati con i prodotti offerti dal vicino mercato di Rialto. Il ristorante permette anche di mangiare sulla splendida terrazza panoramica che affaccia sul Canal Grande e dalla quale si può capire perché Venezia, con la sua storia e le sue architetture, sia la laguna più invidiata al mondo.

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| FUGA D’AUTORE

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Il Ca’ Sagredo ospita anche eventi, meeting e incontri aziendali. Le lussuose sale sono il luogo ideale per festeggiare non solo matrimoni, compleanni o cene di gala, ma anche sfilate, riunioni lavorative e shooting fotografici. Raffinatezza, gusto e cura del dettaglio sono i tratti distintivi delle sale dell’hotel. Campo Santa Sofia, 4198/99 - Venezia www.casagredohotel.com

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IL NUOVO CHE AVANZA Giovane, ma con molta esperienza alle spalle, campano, ma cittadino del mondo: Salvatore Avallone è uno degli chef emergenti più interessanti del panorama italiano. Ci ha raccontato la sua storia, fatta di viaggi, ricette e piatti della tradizione campana ispirati da … sua nonna

Salvatore, da cosa è nata questa passione culinaria Come più di una volta ci è capitato di raccontare e quando hai capito che sarebbe potuta diventare in queste pagine, anche in questo caso l’ “illumiun lavoro? nazione” culinaria è arrivata nel bel mezzo di un Sembrerà scontato ma tutto è iniziato nella cucina di altro percorso professionale. Chef Salvatore Avallomia nonna materna. Poi durante il periodo estivo, libero ne, come altri suoi colleghi, è stato accolto dall’epifania dagli impegni scolastici, ho iniziato a frequentare le gastronomica quando sembrava che la sua vita dovesse cucine dei ristoranti salernitani e successivamente, una prendere un’altra direzione. volta all’università, quelli napoCampano, precisamente di letani. Da passione diventò Cetara, classe 1983, Salvatore esigenza, visto che mi manteancora ragazzo studia Giuri“La mia è una cucina semplice, neva gli studi in giurisprudenza sprudenza a Napoli e si trova ed ero fuori casa. Lì iniziai a coinvolto anche nel mondo sana, profumata e colorata; capire che era diventata il mio giornalistico. Il tutto portansegue la stagionalità ed è fatta lavoro. do avanti la sua passione tra di grande materia prima. ” fornelli e pentole, con piatti e Salvatore Avallone - Chef Vari tuoi colleghi, intersperimentazioni culinarie che vistati nei mesi scorsi, ci si alternano a prove di arrinhanno confessato di aver ghe e articoli di cronaca locale. trovato l’ispirazione culinaria nel bel mezzo di un Con il passare del tempo però la cucina si afferma come altro percorso, sia di studi che professionale. Per primo amore e Salvatore, rimanendole fedele, decide di te è stato lo stesso? approfondire tecniche e nozioni girando l’Europa e faHo sempre studiato tutt’altro. Nonostancendo esperienze tra Francia, Svizzera ed Inghilterra. La te la mia vena artistica e letteraria, ho frepropria storia Salvatore ha deciso di scriverla però nella sua Campania, aprendo il Ristorante Cetaria a Baronissi L’avventura di Salvatore Avallone affonda le radici nel suo (Salerno): un omaggio al suo paese d’origine e a quelle amore per la cucina che coltiva sin da quando inizia a lavotradizioni tramandate dalla nonna, la prima maestra. rare nel campo per mantenersi agli studi. | 94 |


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quentato l’istituto tecnico per ragionieri programmatori, poi sono stato quasi obbligato a iscrivermi a Giurisprudenza a Napoli. Per mantenere studi e affitto ho avuto l’esigenza di iniziare a lavorare seriamente nelle cucine. Il resto è storia: oggi qui, domani lì mi sono ritrovato a girare l’Europa. Non ho mai avuto un vero maestro, perciò ho colmato le mie carenze con molto studio, libri, cene e pranzi in ristoranti importanti e soprattutto ore e ore di cucina. Parlaci della tua cucina. A chi, e a cosa, ti ispiri? La mia è una cucina semplice, sana, profumata e colorata; segue la stagionalità ed è fatta di grande materia prima. Non sono un cuoco “fissato” per il chilometro zero ma scelgo

personalmente il miglior prodotto sul mercato per realizzare il miglior abbinamento. Non sono estremista ma mi piace rivisitare i piatti della tradizione, alleggerendoli e cercando di dare una interpretazione differente alle ricette classiche. L’ispirazione viene sempre dalla nonna, dai prodotti stessi e dai miei viaggi. Secondo te ultimamente c’è una tendenza in Italia, da parte dei clienti, a propendere più per cucine esotiche? Credi che queste contaminazioni possano “danneggiare” la tradizione italiana? Sopra: sgombro affumicato, spinaci, mandorle e riduzione di porto. Al centro: linguine con carciofi alla griglia, ricciola e lemongrass

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Se la propensione dei clienti verso le cucine esotiche è l’”all you can eat” cinese a 10 euro allora siamo decisamente fuori strada. Se invece ci si riferisce alla sacralità dei gesti e al rispetto dei prodotti della cucina esotica, che ben vengano attività in grado di replicarne le gesta. La stessa cucina italiana è fatta di millenarie contaminazioni. Pensiamo al pomodoro, alle melanzane e al latte di bufala, tutti elementi importati più o meno recentemente da altri mondi e senza i quali non potremmo replicare il mio piatto preferito: la parmigiana. Curioso è anche il tuo trascorso da cronista. Come mai questa scelta? Durante il periodo universitario la mia naturale vocazione

per la scrittura mi ha portato a frequentare l’ambito giornalistico. È iniziato per gioco e alla fine tale è rimasto. Non ho mai pensato che scrivere potesse diventare realmente il mio mestiere. La scelta di fare il cuoco è stata sì dettata dalle esigenze ma è sicuramente viscerale, lo sentivo e basta. Tu hai anche esperienze televisive. I numerosi programmi di cucina che popolano il palinsesto hanno avvicinato anche i “profani” al settore, ma in molti pensano che in un ristorante si replichino le scene viste in tv. Quanto è lontano quello che vediamo sul Sopra: spaghettoni ai datterini confit e alici di Cetara

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piccolo schermo dall’effettiva realtà? Lontanissimo. In TV si recita un copione più o meno veritiero. C’è chi scrive una parte e chi la recita. Punto. L’eccessiva mediaticità del cuoco oggi ha iniziato a stancare gli addetti al settore ma anche i clienti. Spenti i riflettori si accendono i fornelli, e caspita quanto è dura! Altro che telecamere e fard…

AMBASCIATORI DEL GUSTO è un’associazione di cuochi, pizzaioli, sommelier, manager di ristoranti e professionisti che portano alta la cucina italiana di qualità nel mondo e rappresentano il concetto di gusto italiano. Tra gli associati anche Massimo Bottura, Antonino Cannavacciuolo, Davide Oldani e Carlo Cracco.

Credi che un concorrente di un talent di cucina, una volta conclusa la trasmissione, sia in qualche modo “facilitato” nell’entrare in questo mondo? Il primo mese. Ci sarà sempre uno pseudo imprenditore disposto ad assoldare il personaggio del momento per farsi pubblicità e basta. Una volta ultimato il copione poi si deve cucinare, il cliente si aspetta un piatto buono, bello e veloce. Non si scherza in cucina né si recita. Se sbagli il piatto non hai possibilità di tagliare la scena e rifarla. La cucina è one shot!

www.ambasciatoridelgusto.it

sacrifici, il fatto di essere qui a raccontare queste cose è già un’immensa soddisfazione.

Rispetto a 20 o 30 anni fa ora è più semplice o complicato farsi largo in questo mondo? Difficile, soprattutto in Campania o nelle regioni con una vocazione ristorativa importante. Lo vivo sulla mia pelle. Ormai la concorrenza è tanta, conosco giovani cuochi che hanno idee davvero innovative eppure non sfondano e vecchi cuochi che campano di rendita. È brutto da dire, non mi sento migliore di nessuno ma nemmeno peggiore di tanti altri. Ho il mio ristorante costruito da zero e con enormi

Fino a qualche anno fa la maggior parte dei bambini, parlando delle proprie aspirazioni, ambiva a diventare calciatore. Ora in molti sognano di entrare nel mondo della cucina. Secondo te come si è riusciti a dare un’immagine “rock” agli chef? La maggior parte di questi bambini non immagina nemmeno cosa sia stare in cucina. Caldo asfissiante, ore ed ore in piedi, pasti irregolari, vita privata ridotta ai minimi termini, stress, pressione… Superato questo però c’è la soddisfazione di presentare un piatto perfetto e prenderti i complimenti, la visibilità, il successo anche per il singolo cliente. I meriti sono dei grandi maestri che hanno iniziato a far capire che la cucina è fatta di tanti sacrifici ma enormi soddisfazioni. Poi è arrivata la TV ed il gioco è fatto.

Linguine al gambero rosso con zucca, limone e liquirizia

Cosa ti ha spinto ad unirti all’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto? A quali progetti state lavorando? Ho visto in ADG uno spirito diverso, una squadra di grandi professionisti che lavorano uniti per portare alti i valori della cucina italiana nel mondo. Tutti gli associati sono cuochi che hanno fatto e faranno la storia della nostra cucina. Con l’associazione stiamo lavorando al progetto ‘Ricette golose per giovani chef’, promosso da Helpcode e realizzato in collaborazione con l’Università di Genova, l’ospedale Gaslini e la cooperativa OcchiAperti di Scampia. L’idea è quella di creare menù gustosi, attraenti e correttamente bilanciati dal punto di vista nutrizionale rivolti a ragazzi tra i 13 e i 19 anni. Piatti di grandi firme che speriamo aiutino a sensibilizzare i ragazzi ad adottare sane abitudini alimentari. Alessandro Creta | 98 |



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Just Cavalli si conferma un brand attento alle tendenze di moda d’ispirazione urban, con un afflato giovane e moderno che non rinuncia a un’espressione audace e frizzante. Abbinamenti di colori sfrontati, come il blu profondo del bomber stile college con paillettes celesti e oro sopra il rosso brillante della maxi maglia da basket, si coniugano inaspettatamente a scelte più istituzionali come il classico trouser nero skinny con piega frontale. Mixare sapientemente capi sportivi ed eleganti regala così un risultato disincantato e di impatto. Osare diviene un imperativo categorico, per un giovane uomo desideroso di imporsi sulla scena con effetti speciali e colpi di scena.

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La collezione Just Cavalli oscilla tra pop e rock con soluzioni singolari e coraggiose: la mise color tabacco si compone di un coat a metà tra il cappotto classico e l’impermeabile e di un pantalone strutturato con inserti in pelle nera sopra a scarponcini con suola rinforzata. Il risultato è smaliziato e ammaliante: una composizione nuovamente in grado di sintetizzare al meglio gli echi del passato, soprattutto dei mitici Anni Settanta, per arrivare alle inquietudini e all’estro artistico di oggi. Non bisogna rinunciare ai sogni, ma affrontare con decisione la realtà camminando per le strade con sicurezza e disinvoltura.

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Il jeans è protagonista di un outfit in scala di blu che richiama lo street style americano e londinese degli anni Ottanta e Novanta. Il total look con giubbetto e pantaloni a due tinte, blu scuro e celeste, riprese anche nel maglione, è un trionfo di forme che giocano con i nostri occhi per creare un movimento inedito e accattivante. Il tessuto diviene uno spartito su cui suona la musica dell’uomo Just Cavalli: una partitura che attinge al passato per comunicare in maniera eccentrica il proprio tempo, senza mai annoiare. L’abito è compagno di personalità e il rigore è bandito: bisogna saper giocare con la composizione della propria immagine.

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Nel perfetto guardaroba orientato all’urban style non può mancare il pezzo forte per eccellenza: il chiodo in pelle nera che in questo caso Just Cavalli reinterpreta a modo suo. Il modello a revers in pelle lucida richiama l’impostazione delle celebri giubbe da aviatore, ma con una rilettura del tutto dark rock che graffia a dovere. Arte e musica riverberano sull’intero outfit, dalla camicia bianca con stampa fantasia ai jeans ampi con disegno astratto in vernice colorata. La strada è il palcoscenico e l’uomo Just Cavalli ha la sicurezza di un front man consumato che sa conquistare il suo pubblico.

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Gli Anni Novanta ritornano sul palcoscenico della moda come quel refrain che entra in testa e non si riesce più a smettere di canticchiare. Così il maglione rosso a righe nere, citazione dell’universo grunge, si sposa a jeans dal taglio morbido impreziositi da una doppia striscia laterale con fantasie animalier. Un look apparentemente semplice estrinseca un bisogno di espressione esplosivo, che non si accontenta delle soluzioni consuete ma cerca sempre nuove vie di contatto con il mondo circostante. L’attenzione al dettaglio, al particolare che rende unica una creazione, è il marchio di fabbrica di Just Cavalli, che veste uno stato d’animo e non semplicemente un corpo.

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È TEMPO DI BASELWORLD Il tempo è prezioso e in Svizzera lo sanno bene. Torna dunque puntualissimo dal 21 al 26 marzo il Salone Mondiale dell’Orologeria e della Gioielleria, là dove arte e impresa si incontrano È ormai risaputo che la moda da polso si fa a Basilea divenuta, grazie alla fiera Baselworld, la capitale indiscussa dell’orologio, un intramontabile accessorio per lui e per lei. Il World Watch and Jewellery Show si è affermato negli anni come il più importante salone internazionale dell’orologeria, durante il quale si possono scoprire le tendenze emergenti e le novità di un settore che sembra essere più dinamico che mai. In questa luccicante vetrina saranno per l’appunto esposti i nuovi modelli Tudor, non mancherà l’attenzione per gli artigiani indipendenti, ma non mancano i rumor sull’assenza del gruppo Swatch. Baselworld è una grande piattaforma, in grado di connettere i marchi leader nella creazione di prodotti di lusso (Rolex, Chopard, Tag Heuer) con i media e gli acquirenti di tutto il

Come sempre la fiera di Basilea richiamerà tutti i maggiori operatori: dagli orologiai ai gioiellieri, dai commercianti di diamanti e gemme ai produttori di macchinari e altri fornitori. mondo. Una vera sfida volta a fondere orologeria e gioielleria, pietre preziose e innovazione digitale, design d’avanguardia e linee tradizionali. Il tutto senza perdere di vista da un lato le strategie ricercate dai CEO delle più importanti aziende e le tecniche di sviluppo, dall’altro la qualità e lo stile. Parlando di numeri, tuttavia, dopo una fase di crescita degli spazi espositivi, di aumento delle partnership, di incremento del numero dei visitatori e degli stand, l’edizione del 2018 ha | 107 |


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subìto una battuta d’arresto che ha fatto sì che la kermesse di quest’anno venisse rilanciata con ancora più vigore. A tal proposito Max Büsser, fondatore del brand svizzero MB&F, ha previsto che Baselworld 2019 sarà il migliore di sempre. Attorno al salone gravita infatti un intero mondo di collaborazioni, dal settore degli albergatori a quello dei ristoratori, dalla comunicazione al packaging, e vista la possente carica che è stata data agli ingranaggi dell’evento le premesse perché si realizzi quanto affermato da Büsser ci sono tutte. Nella nuova Central Plaza gli ospiti della manifestazione troveranno ristoranti, bar e spazi a sedere dove scambiare idee e rigenerarsi a seguito dei live show alla Show Plaza, progettata come location per presentare le ultime collezioni di designer e produttori di gioielli accuratamente selezionate. In questo stesso spazio il 20 marzo si terrà anche la conferenza stampa e la cerimonia d’apertura. Per muoversi senza difficoltà tra gli stand è stata inoltre creata un’app, attraverso la quale consultare le mappe e il programma degli eventi, cercare marchi e prodotti, oltre che restare aggiornati grazie agli articoli del Baselworld Daily News, fruibile in forma cartacea anche negli hotel partner dell’evento. I biglietti possono essere acquistati in loco oppure online usufruendo di sconti e particolari benefici. Non c’è tempo da perdere allora, sincronizzate gli orologi: Baselworld è tornato! 21-26 marzo 2019 www.baselworld.com Beatrice Vecchiarelli

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IL CUORE ITALIANO DELL’ IRISHMAN Poco prima del battesimo dell’edizione 2019 del Sei Nazioni abbiamo intervistato la guida dell’Italrugby Conor O’Shea, ct dal passaporto irlandese ma dal cuore azzurro dopo quasi 3 anni alla guida di Parisse e compagni

Mister, siamo nell’anno del Mondiale. Quale bilanLa sfida è di quelle difficili, stimolanti, ma allo stescio a pochi mesi dall’appuntamento giapponese? so tempo ambiziose. Quale reputa l’obiettivo minimo del torneo? L’obiettivo, è lui stesso a definirlo, è quello di conIl Sei Nazioni 2019 sarà uno dei più competitivi di semsegnare al suo successore il gruppo azzurro della pre, tutte le squadre sono di altissimo livello. Abbiamo palla ovale più forte di sempre. giocato e battuto compagini come Fiji, Giappone e Conor O’Shea, irlandese che si è fatto “adottare” Georgia negli ultimi 18 mesi, ma non siamo riusciti dall’Italia, non è un uomo banale, e in quanto tale non a ottenere vittorie contro le squadre di vertice, poteva avere un obiettivo convenzionale. che saranno davvero utili a far comprendere Qualcosa di più di un commissario tecnico, Conor appieno il percorso che stiamo compiendo rappresenta quasi un mentore per i suoi ragaznel rugby italiano e a dare maggior fiducia zi, un secondo padre severo ma saggio, che sa all’ambiente per muovere un quello che vuole e che farà nuovo passo avanti. Stiamo tutto il possibile (sportiva“Il nostro pubblico è straordinario, lavorando e continueremo a mente parlando) per raggiunfarlo e a giocare con l’ambigerlo. Un uomo dall’aspetto ha grande passione e siamo consapevoli freddo, come fredda è la sua della responsabilità di continuare a crescere zione di raggiungere tutti gli obiettivi che ci siamo prefisIrlanda, ma mosso da una per i nostri fan e per tutto il rugby italiano. ” sati passione quasi mediterranea. Conor Michael Patrick O’Shea In Italia Conor ha trovato la CT dell’Italrugby Ha lanciato anche molti sua seconda casa e, alla vigilia giovani e molti volti nuovi, dell’edizione 2019 del Sei dando nuova linfa al movimento azzurro. Il moviNazioni, ci ha parlato degli obiettivi che si è prefissato mento stesso quindi è fertile, e continua a crescere. con un gruppo di ragazzi che nel corso di questi anni ha Qual è il suo giudizio a riguardo e qual è, ad oggi, la reso uomini, pronti a scendere in battaglia per lui e con sua soddisfazione maggiore? lui, senza paura di sporcarsi di terra e di sangue quella Daniele Pacini, Stephen Aboud, Franco Ascione sono le maglia azzurra tanto desiderata. figure chiave per continuare a sviluppare il rugby ed il It’s rugby after all... | 111 |


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percorso tecnico identificato con la Federazione. Abbiamo tanti giovani di qualità che stanno emergendo nelle franchigie ed in TOP12, segno che il processo di sviluppo funziona e produce atleti. Lei viene da un paese con una forte e consolidata tradizione rugbistica. Cosa è riuscito a portare dal mondo irlandese a quello italiano, e a che punto giudica il nostro processo di crescita? L’Italia è stata, deve e può tornare ad essere una grande nazione di rugby. Negli anni passati è stato fatto molto lavoro, ma non sempre sono state fatte le scelte giuste che adesso, tutti assieme, stiamo indirizzando. Il sistema del movimento è quello corretto, noi vogliamo vincere ed essere competitivi in ogni partita, ma dobbiamo anche essere consapevoli che i risultati non arrivano dall’oggi al domani e che è necessario continuare a lavorare sulla strada che abbiamo intrapreso. Parisse è sicuramente il giocatore più rappresentativo della nostra nazionale. Che rapporto ha con lui? Sergio è un giocatore ed un uomo straordinario, condividiamo la visione del lavoro e gli obiettivi del gruppo, la passione per il rugby e il desiderio di regalare grandi momenti al rugby italiano e di farlo in tempi che permettano a Sergio,

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Probabilmente il Sei Nazioni non ha mai visto così tante squadre così competitive come quelle di quest’anno. Conosciamo la sfida che ci attende, dobbiamo essere più agguerriti e lavorare ancora più duramente per fare in modo che i momenti chiave di queste partite vadano sulla strada che vogliamo.

ed agli altri veterani del gruppo, di portare con sé dei ricordi indimenticabili. Quali erano gli obiettivi che si era prefissato al momento della sua nomina da Ct? Gli stessi che continuano ad animare il mio lavoro e quello della squadra: portare questo gruppo ad essere la migliore Italia di tutti i tempi.

Lei arrivò nel 2016 ereditando da Jacques “Il Sei Nazioni 2019 sarà uno dei più Brunel una squadra in Un giudizio sul pubblico italiacompetitivi di sempre: abbiamo giocato e crescita. Che gruppo no che, nonostante i risultati battuto compagini come Fiji, Giappone e spera di lasciare, a sua non sempre positivi, contivolta, quando se ne nua a riempire l’Olimpico e a Georgia, ma non siamo riusciti a ottenere andrà? seguire con partecipazione la vittorie contro le squadre di vertice” Se tra dieci o venti anni ci Nazionale? Conor Michael Patrick O’Shea ritroveremo con Jacques, Il nostro pubblico è straordiCT dell’Italrugby Sergio (Parisse, ndr) e le nario, ha grande passione tante altre persone che e siamo consapevoli della hanno contribuito alla crescita della Nazionale e del responsabilità di continuare a crescere per i rugby italiano per bere una birra insieme e per comnostri fan e per tutto il rugby italiano. mentare una grande vittoria dell’Italia nel Sei Nazioni, quello sarà il riconoscimento migliore al lavoro di Disputare un bel Sei Nazioni può essequesti anni. re un buon viatico per approcciarsi al Alessandro Creta meglio al Mondiale?

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PERSONAGGIO Conor O’Shea, classe 1970, è un ex giocatore e ora allenatore di rugby. Un incidente di gioco in campionato novembre 2000 contro il Gloucester provocò a O’Shea problemi a una caviglia che non si risolsero mai definitivamente e non gli permisero più di tornare in campo, tanto che a un anno dall’incidente dovette dichiarare il ritiro definitivo dall’attività. Come allenatore, con la maglia dei London Irish ha vinto l’edizione 2001/02 della Coppa Anglo-Gallese. Successo bissato alla guida degli Harlequins, squadra con la quale ha ottenuto anche una Premiership e una Challenge Cup. Con la nazionale irlandese ha raccolto 35 presenze in carriera.

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Volkswagen rivisita un mito anni 70: ritorna la Dune Buggy

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L’AUTO DEL FUTURO, IL FUTURO DELL’AUTO Il mondo dei motori è in festa per la più grande kermesse dedicata all’auto. Il Salone di Ginevra apre i battenti per 11 giorni di innovazione, da giovedì 7 a domenica 17 marzo

Torna l’appuntamento annuale nella città svizzera. L’attesa per la fiera è incrementata anche quest’anno dall’assegnazione del prestigioso premio “Car of the year”, destinato alla vincitrice che verrà annunciata già il 4 marzo, nella giornata che precede l’accesso al Salone riservato alla stampa. La superficie espositiva del Palexpo per questa edizione è di 106.000 metri quadrati, occupati da importanti marchi che porteranno sotto i riflettori interessanti novità, soprattutto per quanto concerne le motorizzazioni ibride ed elettriche. In pole position le case asiatiche sempre attraenti e all’avanguardia in fatto di innovazioni tecnologiche. Honda svelerà a Ginevra la versione molto vicina al modello definitivo della Urban EV, la piccola elettrica presentata nel 2017 a Francoforte come prototipo. Del nuovo veicolo si sa che “è 100 mm più corto della Jazz, dotato di un design caratteristico e di performance che sapranno offrire divertimento alla guida” - come svelato da Makoto Iwaki, capo del design di Honda. Il brand nipponico ha dichiarato che come obiettivo ha quello di convertire, entro il

2025, i 2/3 della sua produzione destinata all’Europa in auto elettriche, motivo che porterà 5.000 unità all’anno di Urban EV sul mercato del Vecchio Continente. L’attesa per i nuovi modelli della Mazda non è da meno, al Salone verrà svelato, in prima mondiale, il Suv di segmento C che affiancherà Mazda3 per soluzioni tecniche. Entrambi i modelli con motore SkyActiv-X e tecnologia SPCCI (accensione in camera di combustione parzialmente per compressione e parzialmente comandata dalla candela), in grado di ridurre i costi e dare più brio nella guida. Dalle prime immagini si intuiscono le linee dell’inedito crossover, con i fari posteriori a sviluppo orizzontale, che richiamano molto quelli della “nostra” Giulietta.  Il nuovo modello avrà in comune con la Mazda3, non solo il motore e la tecnologia, ma anche il design: molto vicino esteticamente, ma con dimensioni maggiori o uguali alla CX-3 e con un aspetto più aggressivo. Nuovo lancio anche per la coreana Ssangyong, che in occasione della kermesse elvetica esporrà Korando, il nuovo SUV che si posizionerà tra la Tivoli e la Rexton. Da quest’ultima riprende molto la forma, ma appare più sportiva e slanciata rispetto alla sorella maggiore. Dalle immagini catturate durante i vari teaser, risulta evidente la somiglianza nei tagli, specie per i passaruota bombati; i montanti

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posteriori, la cromatura presente nel frontale tra i gruppi ottici - riproposta anche per le luci posteriori - la rendono decisamente più accattivante. L’infotainment è ben presente grazie alla strumentazione digitale e al grande display. Infine, le motorizzazioni: per il diesel è atteso un nuovo 1.6 che verrà affiancato al 1.5 benzina e a un probabile futuro 3 cilindri mild hybrid. Passando alle novità dei brand europei, è necessario un accenno alla “neonata” nella sede di Wolfsburg, un modello che desta una certa curiosità. Parliamo della Volkswagen Dune Buggy. Un mito degli anni 60 e 70 che viene rivisitato con uno sguardo al futuro: verrà infatti costruita sulla piattaforma modulare elettrica MEB, ovvero quella dalla quale nasceranno le future I.D. di Volkswagen e le elettriche degli altri brand del gruppo. La powertrain elettrica non tradirà le linee del passato: sin dai primi schizzi disegnati dai designer tedeschi, si notano i classici fari rotondi, le ruote scoperte dotate di pneumatici offroad e le forme sinuose, rigorosamente prive di portiere. Rimanendo in Europa, scopriamo anche il secondo modello sviluppato dalla svedese Polestar, il marchio indipendente di casa Volvo. La Polestar2 è la berlina elettrica che verrà presentata a Ginevra e che andrà ad affiancare la Polestar1: il coupé sportivo ibrido, noto per la più estesa autonomia in solo elettrico (150 km). Il secondo modello Polestar punta a

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un’autonomia rilevante: si ipotizza fino a 500 km, numeri che la porterebbero a battagliare sul mercato con la Tesla Model 3. Infine verrà presentato al Salone un vero gioiello elettrico da 1900 CV. Battista, questo il nome del nuovo modello concepito e sviluppato in casa Pininfarina, che omaggia proprio il fondatore della Carrozzeria Pininfarina, nata a Torino nel 1930. Il bolide monterà un motore a zero emissioni, capace di superare i 400 km/h e di ottenere un’accelerazione da 0 a 100 km/h in appena 2 secondi. Il prezzo? Oscillerà tra i 2 e 2,5 milioni di euro e ne verranno prodotti solo 150 esemplari. Anche Mercedes sarà una delle protagoniste principali della kermesse svizzera. I marchi Mercedes-Benz, EQ, Mercedes-AMG e Smart esporranno concept, modelli inediti e nuove versioni delle vetture già presenti in gamma. Verrà svelata la nuova CLA Shooting Brake, sorella compatta della CLS che a Ginevra si presenterà con varie motorizzazioni: i modelli infatti sono dotati di quattro cilindri turbo benzina o diesel con potenze che, in attesa dell’arrivo delle versioni AMG, spazieranno dai 116 ai 225 cv. Non solo modelli di vetture di prossima uscita al Salone di Ginevra, Mercedes infatti presenterà anche dei concept di auto di nuova generazione. Tra i più attesi quelli riguardanti la EQV, un modello che la Casa Sotto: Korando Ssangyong. A destra, dall'alto: Citroën C4 Cactus, Mercedes SL Grand Edition, nuova Toyota Corolla GR Sport, Nuova Peugeot 208

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descrive come “il primo Suv nel segmento premium a batteria”. Tra le serie speciali citiamo la presenza al Salone delle nuove SL Grand Edition e SLC Final Edition, entrambe caratterizzate da dettagli esclusivi e finiture inedite. Accanto alle auto più “tradizionali”, il marchio tedesco esporrà in anteprima a Ginevra anche la prossima monoposto elettrica che prenderà parte al campionato a emissioni zero di Formula E. C’è attesa anche per conoscere la nuova Peugeot 208, il modello della casa del Leone che vedrà ufficialmente la luce nei padiglioni di Ginevra. 208 avrà in dotazione il classico i-Cockpit, in una versione più evoluta rispetto agli altri modelli, e per quanto riguarda le motorizzazioni l’offerta si articola su benzina, diesel ed elettrico. Insieme alle già note varianti a tre cilindri di 1.200 cc Puretech da 75, 100 e 130 cv è previsto un motore turbodiesel di 1.500 cc da 100 cv, ma esordisce anche l’inedita e-208 con il powertrain da 136 cv e 260 Nm. La nuova Peugeot sarà disponibile con ogni probabilità dal prossimo autunno, ma le prenotazioni verranno aperte subito dopo l’ufficialità dei listini di prezzo (forse già nei giorni successivi al Salone). In Svizzera sarà presente anche Toyota, che approfitterà del Salone per svelare i nuovi allestimenti della Corolla: la GR Sport e la Trek. Per la prima bisognerà aspettare ancora un po’ di tempo prima di vederla sulle nostre strade. GR Sport infatti è attesa non prima del 2020, ma la pazienza verrà ripagata dagli allestimenti e dalle caratteristiche di questa nuova Corolla. Parliamo di un’auto che avrà in dotazione, tra le altre cose, la griglia anteriore con inserti cromati, le minigonne, le modanature laterali, il diffusore posteriore, finestrini oscurati e sedili in tessuto con rivestimenti in pelle. La Corolla Trek invece sarà dotata internamente di un display da 7’’, del sistema di infotainment e sedili in tessuto bicolore. Questo modello precederà nell’uscita la “sorella” GR Sport: è atteso infatti nei concessionari per la fine del 2019. Tempo di compleanni nei padiglioni di Ginevra. Il 2019 infatti è l’anno di Citroën che in Svizzera apre le celebrazioni del centenario della nascita del brand. La casa francese riparte da questi 100 anni e guarda al futuro, presentando al Salone modelli elettrici e di nuova generazione. Verrà ufficialmente svelata la compatta due posti 100% elettrica Ami One Concept che circolerà nello stand su un circuito realizzato appositamente per mostrarne tutte le peculiarità. Oltre alle nuove versioni delle immancabili citycar come C1 e C3, Citroën esporrà le edizioni rinnovate anche del compatto C3 Aircross e della berlina C4 Cactus. Il C5 Aircross è invece il primo modello del brand francese a proporre un’offerta del tipo Plug-In Hybrid Phev. Questo e ovviamente molto altro attenderà appassionati, curiosi e addetti ai lavori negli oltre mille metri quadrati dello stand dedicato a Citroën. Stefano Valentini | 117 |


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UNO SGUARDO AL (PASSATO) FUTURO SX88, questo il nome della punta di diamante del cantiere Sanlorenzo, che, a quasi due anni dall’anteprima mondiale, riesce ancora a far sgranare gli occhi ad appassionati e intenditori

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Sanlorenzo ha il merito di aver intrapreso negli ultimi anni un percorso nuovo, diverso dalle produzioni classiche. Una scelta coraggiosa, premiata con il successo dell’SX88, yacht presentato in prima mondiale allo Yachting Festival di Cannes 2017. Questa sorta di rivoluzionario crossover del mare è un modello innovativo, per soluzioni stilistiche e tecnologiche, al punto da obbligare la giuria internazionale del World Yacht Trophies ad istituire un premio specifico dedicato all’innovazione: il premio Most Avant-gard Yacht, ovvero lo “yacht più innovativo dell’anno”. La scena è indubbiamente conquistata nel 2017, ma ad oggi? Basti pensare che l’SX88 è stato scelto per

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rappresentare lo stile Sanlorenzo in occasione della 50° edizione del Boot Düsseldorf, tenutasi a gennaio 2019. Il cantiere genovese si è presentato inoltre con uno stand completamente rinnovato e firmato dal già collaudato art director Piero Lissoni. Il perché di tale scelta viene spiegato dalla stessa Salorenzo, che ha rivelato come i futuri modelli - piccoli e grandi - seguiranno la scia dell’SX88. Andiamo ora a scoprire nel dettaglio le streganti innovazioni di questo modello che misura 27 metri. Il progetto per il crossover Sanlorenzo SX88, nasce da una semplice idea: progettare l’interno come uno spazio aperto. La filosofia alla base è visibile e apprezzabile nelle caratteristiche funzionali ed estetiche, specie nelle

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disponibilità di grandi spazi aperti e di grandi superfici vetrate che garantiscono un’efficace e ottimale comunicazione interno/esterno. SX88 rappresenta dunque una felice e intelligente sintesi tra il classico motoryacht con flying bridge, di cui Sanlorenzo è stato e continua a essere uno dei primi protagonisti a livello mondiale, e la recente e crescente tipologia explorer. La linea slanciata e snella richiama uno stile di barca tipico degli anni ’60, ma la tecnologia e la capacità di abbattere ogni tipo di barriera non la collocano in nessuna epoca temporale passata. Tutt’altro, con molte “prime volte” sperimentate a bordo di questo gioiello della nautica italiana, viene da pensare ad una certa prospettiva di lunga durata.

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La linea slanciata e snella richiama uno stile di barca tipico degli anni ’60, ma la tecnologia e la capacità di abbattere ogni tipo di barriera non la collocano in nessuna epoca temporale passata.

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Tra le novità spiccano il nuovo processo costruttivo, caratterizzato dall’assemblaggio a scafo aperto, l’impiego del carbonio in aggiunta alla vetroresina e la carena semidislocante testata nella vasca navale di Wageningen (Olanda), in grado di alternare navigazioni tranquille a velocità più sostenute che raggiungono agevolmente i 23 nodi. Il layout è flessibile: la poppa aperta ha funzione di garage, beach club o sport activity area. L’ampia beach area a poppa offre lo spazio per poter anche ospitare grandi toys per esplorare il mare. Doppia possibilità per il main deck: open space o con owner cabin. Squisitezza apprezzabile durante la navigazione è l’innovativa timoneria, posizionata esclusivamente sul flybridge. Il tempo è rigido? Nessun problema, tutto il ponte può essere totalmente chiuso e climatizzato azionando elettricamente i vetri laterali. Questa soluzione permette di lasciare il main deck interamente libero, senza soluzione di continuità da poppa a prua, ovvero senza soluzioni rigide tra le parti interne, consentendo agli ospiti di godere al massimo i 27 metri di lunghezza. La cucina (aperta) si colloca accanto alla sala da pranzo e vicino alle finestre che vanno dal pavimento al soffitto e che si affacciano direttamente sul mare. La capacità di customizzare la SX88 è impressionante, sia per il layout sia per i mobili che rendono confortevoli le aree: divani e tavoli portano le firme dei grandi maestri e sono tutti indipendenti e riorganizzabili a piacimento. Gli arredi, realizzati in collaborazione con alcuni tra i più importanti brand italiani di design, sono pensati per adattarsi al meglio al modello ed esaltarne le caratteristiche durante i periodi di navigazione, come accade con la preziosa boiserie in listelli di tanganica tinto scuro, che riveste tutte le pareti interne dello yacht e scandisce il passaggio da un ambiente all’altro, conferendo calore ed estrema eleganza. www.sanlorenzoyacht.com Stefano Valentini | 122 |



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LA MOBILITÀ DEL DOMANI La formula è semplice: un solo canone fisso che dà la possibilità di avere un’auto nuova con assicurazioni, tasse automobilistiche, manutenzione ordinaria e straordinaria, più il soccorso stradale h24 tutto incluso nel prezzo del noleggio

esperienza e qualità dei servizi maturata in oltre 50 anni Riscoprire la guida grazie al noleggio a lungo di attività. A fronte del pagamento di un canone mensile termine significa potersi concentrare sulla propria fisso, è possibile avere un’auto nuova o un veicolo comquotidianità mentre esperti qualificati si prenmerciale per un periodo di tempo e un chilometraggio dono cura dell’auto. Così Automotive Service Group prestabiliti, su misura delle reali esigenze del cliente. È decide d’investire sulla qualità, forte della partnership previsto il pagamento di un canone mensile come coperstrategica con ALD Automotive, gruppo leader nel tura delle spese dalla tassa di proprietà, bollo, manutensettore. Oggi il NLT si può considerare uno strumento zione ordinaria e straordinaria alla gestione dei sinistri, di grande importanza per le aziende, per fidelizzare il assicurazione, cambio pneumatici e gestione delle dipendente e sottrarlo alle sirene della concorrenza, un multe. L’attività di Automotive Service Group è rivolta aspetto quanto mai importante in un periodo in cui sulle a professionisti, PMI, ma anche a privati che intendono risorse umane vengono investiti ingenti sforzi finanavvalersi dei vantaggi derivati ziari e notevoli aspettative. Il dai servizi di noleggio a lungo fleet management consiste Il “fleet management” consiste nel termine che la società è in nel beneficiare dei servizi di beneficiare dei servizi di noleggio, grado di offrire, grazie alla partnoleggio, lasciando alle aziende la proprietà dell’auto, una lasciando alle aziende la proprietà dell’auto, nership di ALD Automotive. Chi prende a noleggio il veicolo formula vincente utilizzata da una formula vincente utilizzata deve badare al solo carburante imprese di ogni dimensione da sempre più imprese e seguire le istruzioni per una che hanno veicoli in proprietà corretta manutenzione dell’auo in noleggio e che scelgono to, con controlli periodici nelle di demandare in outsourcing solo una parte dei servizi. Il Noleggio a Lungo Termine autofficine convenzionate. Il canone varia a seconda del tipo di veicolo noleggiato, della durata del contratto, è una soluzione pensata per il lavoro dei professionidel chilometraggio previsto, e in base al tipo di servizi sti. In questo quadro si inserisce Automotive Service supplementari che vengono scelti: auto sostitutiva, struGroup che svolge attività di mediazione e consulenza menti di gestione della car policy, rapporti informativi nel settore del noleggio di autoveicoli a lungo termine in sull’utilizzazione dell’autoveicolo e la carta di credito partnership con ALD Automotive, gruppo leader monper l’acquisto del carburante. diale nel settore del Noleggio a Lungo Termine e della Margherita Pituano gestione delle flotte aziendali, grazie alla consolidata | 125 |


| ALLA GUIDA CON ASG |

I VANTAGGI DEL NOLEGGIO A LUNGO TERMINE • Finanziari: nessuna anticipazione e immobilizzo di capitali per l’acquisto del veicolo, il pagamento della tassa di proprietà e i servizi legati alla gestione del veicolo;

• Economici: il potere d’acquisto di un grande operatore consente di accedere a costi estremamente competitivi per i veicoli, l’assicurazione, la manutenzione ed il finanziamento.

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ABOUT THE LIGHT by “STEVE MASON”

by Riccardo Cavrioli

(Double Six Records - 2019)

HALF WAY THERE

by “BUSTED” (East West - 2019)

Le premesse sono doverose. Steve Mason (conosciuto per essere stato il fulcro degli storici e indimenticabili Beta Band, scioltisi ormai nel lontano 2004) aveva detto di voler cercare un suono più “live” rispetto alle sue precedenti uscite, più energico e ricco di quel “soul” che spesso emergeva dal vivo ma non molto in studio. Se a produrre il disco chiami un certo Stephen Street (Smiths e Blur, tanto per dire, nel suo passato artistico) beh, allora ci pare proprio che la strada battuta sia chiara e definita: oltre al suono live anche le melodie e il lato accattivante ne saranno beneficiati. Ed è proprio così. Si riduce il lato sperimentale (retaggio dei Beta Band) ed emergono delizie pop che guardano, a tratti, a una personale idea di folk o a un rock che potrebbe rimandare ai Primal Scream nella fase “devozione Stones”, seppur in una veste meno esuberante e pimpante. Il disco è coinvolgente e brillante, verrebbe da dire quasi solare a tratti, con questi fiati che spesso fanno capolino ad impreziosire i brani, per non parlare di un ottimo uso delle voci e dei cori, insieme a una maturità e una consapevolezza che il nostro Steve sembra aver raggiunto. Non mancano certo i suoni più tranquilli e morbidi, che non infondono malinconia, ma trasmettono una sensazione molto accogliente.

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Bentornati Busted. È proprio il caso di dirlo dopo quella delusione di “Night Driver”, il disco che aveva segnato la loro reunion nel 2016, incapace di brillare, sia per un songwriting poco ispirato, sia per arrangiamenti che allontanavano la band dal suo sound classico. “Half Way There”, invece, è pieno di “tutto quello che si vorrebbe sempre sentire” dai Busted. Avanti tutta con pop punk, chitarre, ballate e quel rock di facile presa che abbiamo sempre apprezzato nel terzetto inglese. Francamente non potevamo accettare che Simpson avesse mollato i Fightstar per buttarsi su canzonette dal sapore dance. Se ritorno ai Busted doveva essere, beh, almeno che fosse con il sound con cui li abbiamo conosciuti e apprezzati, anche se il tuffo nel passato presenta comunque un’attitudine un po’ più matura e lo sforzo va apprezzato. Charlie, dal punto di vista vocale, resta il valore aggiunto, capace sempre di conferire brio e varietà a differenza dei suoi compagni di viaggio che si caratterizzano per voci che, nel genere, risultano banali e fin troppo ovvie. Accostatevi a “Half Way There” senza paura e lasciatevi avvolgere da questo manto di nostalgia che i ragazzi, anche nei testi, hanno volutamente richiamato, proprio per mettere maggiormente a loro agio i vecchi fan dei primi album.


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