Progress ottobre 2017

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MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE

Damien Hirst

NUMERO 117 - ANNO 2017

Il “Bad boy” dell’arte e la sua ultima mostra da 50 milioni di sterline: Treasures from the Wreck of the Unbelievable

GOLF

ARTE

VIAGGI

AUTO

NAUTICA

HOTELLERIE

Intervista a Franco Chimenti La nuova elettrica di Mercedes

EURO 5,00

Il Festival del Cinema di Roma Il nuovo Azimut Grande 35

Le isole di Guadalupa Santa Caterina ad Amalfi




EDITORIALE

SI STA COME D’AUTUNNO... E invece no. Progress trova nuova linfa dalla più “caduca” delle stagioni e riparte. Riparte e ripensa i contenuti, la grafica, il formato, per raccontare storie nuove ma con lo stile di sempre, perchè dal suo lungo passato ha capito che tutto può cambiare, che bisogna assecondare le trasformazioni del tempo per vivere pienamente il presente. Del resto, quella che all’inizio sembrava una scommessa, oggi è una certezza. Una certezza che cresce con sempre maggiore curiosità e attenzione. Un magazine che da più di vent’anni tiene fede alla sua missione, quella di fornire un’informazione chiara sugli scenari contemporanei, approfondimenti dettagliati sul panorama nazionale e internazionale che arricchiscano le nostre pagine e le nostre riflessioni. Progress riparte. Ripensa. Ritorna. Come l’immaginario concreto di Damien Hirst, il “ragazzaccio” dell’arte contemporanea che torna in pompa magna con un progetto ambizioso e megalomane che investe la Laguna. Come Roma,“città sacra” del cinema italiano, che torna a stendere il suo tappeto rosso per ospitare grandi attori, stupire e regalare forti emozioni, o Milano che torna ad essere capitale di innovazione e digital per le imprese e i professionisti italiani con Smau. E riscopre. Un’Italia che con il suo ecosistema umano e digitale è sempre più nei radar di investitori internazionali pronti a puntare su talenti e su nuove idee. E avanti così, di scoperta in scoperta.

Franco Del Panta



MENSILE DI APPROFONDIMENTO DI ATTUALITÀ, ECONOMIA, CULTURA E LIFESTYLE

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APPUNTAMENTO CON LA STORIA

FONDA ZIONE GOLINELLI

IL CENTENARIO SILENZIOSO

LA CITTÀ DELLA DELLA CULTURA CHE SI PREPARA AL FUTURO

NUMERO 117 ANNO 2017

EURO 5,00

28 S T R AT E G I E D I M A R K E T I N G

L’IMPORTANZA DEL CUSTOMER JOURNEY

72 SERIE TV

STRANGER THINGS 2: SOTTOSOPRA, DI NUOVO

30 S AV E T H E D AT E

DOVE L’INNOVAZIONE PARLA INTERNAZIONALE

56 FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA

A ROMA SFILANO PASSATO E PRESENTE DELLA SETTIMA ARTE

76 LO STILE, LE IC ONE

GIVENCHY, UN AUTUNNO DA COLLEZIONE

60 SULLO SCAFFA LE

NON SOLO RICETTE

34 CECI N’EST PAS UNE PIPE

I TESORI IMPOSSIBILI DI DAMIEN HIRST

46 I V O LT I D E L L ’ I N D U S T R I A

COLAZIONE ALL’ITALIANA, DA TIFFANY

64 UN PAESE DA VIVERE

A OGNUNO LA SUA ITALIA

68 R I T R AT T I M U S I C A L I

LA SCONOSCIUTA DI X FACTOR CHE TUTTI CONOSCONO

80 ELEGANTEMENTE URBAN

L’UOMO CONTEMPORANEO FIRMATO VALENTINO


Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione. Testi e fotografie non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Progress è una pubblicazione curata da La6 Group s.r.l. Largo della Primavera, 40 00171 Roma Rivista mensile registrata presso il Tribunale di Roma 17/09/2010 N° 356/2010

86 PIÙ GOLF PER TUTTI

LO SPORT “DI NICCHIA” CHE SPOPOLA I N T E R V I S T A A I P R OT A G O N I S T I : F R A N C O

Progress n°117/Ottobre 2017

CHIMENTI E FRANCESCO MOLINARI

92 VITE DA CHEF

“NON CHIAMATEMI PIZZAIOLO”

114 U N S O G N O A Q U AT T R O R U OT E

A PADOVA UN TUFFO NEL PASSATO

118 ON THE ROAD

UNA QUOTIDIANITÀ DA RISCOPRIRE

96 SÌ, VIAGGIARE!

ISOLE DI GUADALUPA, ISOLE DA SCOPRIRE

120 ON THE ROAD

LA NUOVA ERA DELLA MOBILITÀ

Uffici Commerciali Roma, Viale Liegi, 14 - 00198 Roma Editor in Chief Leonardo Garcia de Vincentiis Direttore Editoriale Franco Del Panta direzione@edizionisei.com Direttore Pubblicità Paolo Del Panta advertising@edizionisei.com Redazione e Collaboratori Editoriali redazione@la6group.com E. Pasca, M. Morelli, E. Rodi, L. Mancini, Y. Leone, S. Valentini, M. Baffigi, F. Bruni, R. Bernardo, M. Pituano, S. Riva, M. Bertollini, M. Pituano, J. Daporto, E. Zucca, D. Battaglia Ricerca Iconografica e Servizi A cura della redazione Art Direction Francesco Sciarrone www.francescosciarrone.it

102 U N A P AU S A A 5 S T E L L E

SANTA CATERINA HOTEL: REAL ITALIAN LIFESTYLE

Stampa, Allestimento e Distribuzione La6 Group s.r.l.

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Informazioni e Abbonamenti info@la6group.com www.progressonline.it

T U T T O U N A LT R O C O N C E P T

L’ELETTRICA HA UNA NUOVA STELLA

122 OBIE TTIVO ORIZZONTE

AZIMUT. GRANDE, NON SOLO NEL NOME

N.B. Massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati. Spedizione in abbonamento postale. 70% Filiale di Roma.


Diminish and Ascend: la scala verso l’infinito La spiaggia australiana più famosa del mondo ha la sua Stairway to Heaven. Siamo a Bondi Beach, Sidney, dove in occasione dell’evento «Sculpture by the Sea» l’artista neozelandese David McCracken ha realizzato una scultura interamente costruita in alluminio, a metà tra eco design e illusione ottica. “L’idea alla base di Diminish and Ascend è nata diversi anni fa, come conversazione su un’installazione raffigurante una scala, o qualcosa di simile, che richiedesse al protagonista di farsi sempre più piccolo per poter salire... un po’ come gli espedienti di Lewis Carroll”

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UN TOUR DI SAPORI

ALL YOU NEED IS CIOCCOLATO

Per il nono anno consecutivo ottobre è il mese del London Restaurant Festival, evento culinario a cui partecipano i migliori ristoranti della città

Willy Wonka arriva a Londra con il Chocolate Week, l’evento, in programma dal 9 al 15 ottobre, rivolto non solo ai professionisti ma anche a chi semplicemente ama il cioccolato

Con “Restaurant Experiences” il festival propone tavole con gli chef, menu di degustazione e tour gastroDurante questa golosa settimana sarà nomici accuratamente selezionati: possibile prendere parte a tutta una by Maria Baffigi un’occasione unica per assaporare le serie di eventi dedicati alla cioccolata: nuove tendenze della cucina londinese. Sono più di 350 i hotel, bar e ristoranti celebreranno questo alimento, ci “Festival Menus” e spendendo da10 a un massimo di 60 saranno degustazioni e lanci di novità esclusive e oltre sterline ristoranti stellati e locali di quartiere sono alla opportunità di visitare il mercato del cioccolato artigianale, rilassarsi con della musica dal vivo e provare diversi cocktail al cioccolato sarà possibile partecipare a workshop e dimostrazioni guidate da rinomati pasticcieri professionisti. Per gli ultimi tre giorni è previsto l’evento The Chocolate Show - il più grande del Regno Unito - con lo scopo di promuovere la cioccolata e il suo sapore e di far conoscere le aziende e gli artigiani cioccolatieri che lavorano direttamente con i produttori di cacao. Evento imperdibile per tutti i maniaci del cioccolato.

pronti a deliziare ogni palato e accontentare ogni portafoglio. Anche solo per la vista sull’omonima piazza le “Trafalgar Dining Rooms” regalano una cena indimenticabile celebrando piatti classici rivisitati in chiave moderna. Si viaggia con i sapori al ristorante Miyako, a Liverpool Street, ideale per vivere un’autentica esperienza in stile tipicamente giapponese. Ha quel tocco di glamour e opulenza in più lo STK London, regno della bistecca di primissima qualità. Vanta una stella Michelin l’elegante Galvin La Chapelle, rinomato per la scelta pregiata di vini. Mentre cene a tema accompagneranno la proiezione di film dedicati al cibo, Tampopo, Delicatessen, Chef e Jiro dreams of Sushi, per l’iniziativa “Eat film”. www.londonrestaurantfestival.com | 8 |



DENTRO IL GENIO. GAUGUIN AL GRAND PALAIS

RUBENS. L’ARTE DI RACCONTARE IL POTERE

Dall’11 ottobre al 22 gennaio 2018 a Parigi è di scena Gauguin l’alchimiste, una mostra che vuole ricostruire il percorso dell’artista parigino e la sua capacità di esplorare le diverse arti: pittura, disegno, incisione, scultura, ceramica…

Altra mostra parigina di rilievo è Rubens. Portraits Princiers in apertura dal 4 ottobre al 14 gennaio al Musée du Luxembourg

Il nome di Pieter Paul Rubens di certo non poteva sfuggire all’ampio stuolo by Martina Morelli di reali francesi, a quell’aristocrazia vanitosa e ben disposta a investire i Forte di una collezione di più di 200 opere dell’artista, propri capitali nelle opere di uno dei maggiori maeGauguin l’alchimista è la prima mostra del suo genere a stri del ritratto di corte. Genio complesso, inizialmente studiare in profondità la notevole complementarità delle pittore dei grandi soggetti storici e mano eccellente nel creazioni dell’artista nel campo delle arti decorative e campo della ritrattistica, Rubens visitò le più prestigiose grafiche. Un viaggio nell’affascinante processo creativo corti d’Europa e fu molto apprezzato per la sua istruziodi questo grande artista. Un viaggio che svela la moderne, ricoprendo anche un importante ruolo diplomatico e nità di Gauguin (1848-1903) e la sua capacità di spingegodendo di una posizione sociale senza pari tra gli arre costantemente i limiti intrinseci dell’Impressionismo tisti del suo tempo. Per questo il Musée du Luxembourg con le novità pittoriche che lo distinguono ancora oggi. mette in esposizione una serie di meravigliosi dipinti del Così Gauguin diventa l’alchimista che indaga la materia pittore che ribadiscono la sua straordinaria attitudine al e il suo processo creativo, che costruisce e trasforma ritratto di corte, testimoniata dalle raffigurazioni di Filipcostantemente la sua arte respingendo continuamente i po V, Luigi XIII e Maria de’ Medici. La mostra conduce il limiti di ogni mezzo espressivo, in una ricerca ossessiva visitatore nel cuore degli intrighi diplomatici rivelando del primitivo. La mostra sarà anche una delle ultime i giochi politici e di potere di quel periodo. Affiancati ai preziose occasioni per visitare il Grand Palais che si ritratti di Rubens sono esposti anche analoghi dipinti di prepara ad affrontare una ristrutturazione da 400 milioni artisti contemporanei del XVII secolo come Pourbus, di euro e 2 anni di stop fra il 2021 e il 2023. Champaigne, Velazquez e Van Dyck.

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LA METROPOLI A COLORI

COSPLAYER DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!

Come mettere in luce gli oltre 50 musei e attrazioni a Berlino? Semplice, illuminandoli

Per gli appassionati di manga si svolge dal 27 al 29 ottobre il Mega Manga Convention Berlino, che in aggiunta agli aspetti tradizionali del Festival propone quest’anno anche elementi di cultura pop giapponese

Berlino, dal 6 al 15 ottobre, si presenta in veste luminosa grazie al Festival of Lights, che prevede la decorazione scenografica di oltre 50 musei e attrazioni tra i quali la porta di Brandeburgo, la Cattedrale e la torre

by Stefano Valentini

Al MMC oltre a famosi disegnatori, saranno presenti anche nuovi artisti, pronti a districarsi tra panel e stand individuali per presentare le loro novità ai visitatori. In questa 3 giorni sarà, inoltre, possibile incontrare numerosi ospiti europei che sono divenuti celebri grazie ai loro costumi che riproducono i personaggi dei fumetti giapponesi. Largo al cosplay, insomma, l’arte di interpretare gli atteggiamenti di un personaggio indossandone il costume, ma tenendo fede a quelle che sono le regole da seguire in questo genere di convention: è necessario essere e fare, essere visivamente il personaggio interpretato, attraverso il costume, il trucco, l’acconciatura, e gli accessori, e fare, cioè agire come se si fosse realmente il personaggio, recitare. Non vi sentite pronti ad una simile full immersion nel mondo dei manga? Per questa edizione potrete limitarvi ad osservare alcuni tra i maggiori cosplayer al mondo: Angela Wiederhut, Le Partyvengers e Arweniacosplay saranno a Berlino con le loro mise mozzafiato.

della TV con illuminazioni, proiezioni, giochi di luce e fuochi d’artificio. La città si trasforma così in una gigantesca installazione a cielo aperto, con artisti e lighting designer da tutto il mondo che presentano le loro opere migliori, alzando di anno in anno l’asticella. All’autore della scenografia più bella e suggestiva, infatti, viene consegnato il Festival delle luci Award, riconoscimento che ha sempre più valore nel panorama internazionale. Durante queste giornate è possibile visitare le attrazioni scegliendo uno dei tour speciali chiamati lightseeing tours dedicati al tema della luce; per i residenti e i turisti è possibile godere, da una prospettiva diversa, la vista degli edifici illuminati grazie ai divertenti servizi offerti dagli organizzatori. www.mmc-berlin.com | 12 |



BENVENUTO AUTUNNO!

LA FESTA PIÙ AMATA

Autunno a New York. Uguale foliage a Central Park.

L’evento pubblico più creativo degli Stati Uniti d’America è senza dubbio il Village Halloween Parade, giunto alla sua 44esima edizione

Sì, è proprio quando le giornate si fanno più fresche e diminuiscono i turisti che i colori dell’autunno accendono di arancione, giallo e rosso il polmone verde della Grande Mela. Si contano circa 2.500 tipologie di arbusti, dai grandi ginkgo agli storaby Maria Baffigi ce americani dalle foglie a forma di stella allungata, che offrono uno spettacolo che nessun fotografo si lascia sfuggire. Altro parco, altra magia. Gli aceri da zucchero di Prospect Park, a Brooklyn, regalano al paesaggio tonalità varie, dal bordeaux intenso all’arancio brillante. Ci si diverte a indovinare il nome di ogni singola pianta grazie a una comoda Tree Trail a Fort Greene Park, il paradiso di oltre 40 specie diverse, prime fra tutte il ginkgo, il frassino verde e il platano. Esemplari ultra-centerari e poi pini bianchi, aceri, faggi e querce fanno di Clove Lakes Park un’imperdibile meta per chi ama respirare l’aria autunnale. E se ancora avete voglia di foliage ecco un altro indirizzo: il Riverside Park, lungo le rive del fiume Hudson, dove grazie all’acqua l’effetto ottico raddoppia.

Si terrà - per i pochi che non lo sanno - nella stessa data di tutti gli anni: il 31 ottobre. Zucche intagliate, pipistrelli, streghe, ragnatele e altre oscure presenze decorano negozi, locali, gli ingressi delle case creando un’atmosfera davvero elettrizzante di cui è impossibile non accorgersi. New York si sta preparando alla notte più spaventosa dell’anno e il Village Halloween Parade è l’evento clou della festa che prende appuntamento la sera tra la 6th Avenue e Canal Street. L’evento oltre a mettere ogni anno in mostra gli originali costumi artigianali creati dagli oltre 50.000 ‘zombie’ newyorkesi regalerà sensazioni uniche con la partecipazione di 50 band pronte a suonare e a rappresentare la musica da ogni parte del mondo, nonché gruppi di danzatori e artisti pronti a far festa. Unica regola per marciare nella parata: essere in costume! www.halloween-nyc.com

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PER APPLE SCATTA L’ORA X

iPhone X è il primo smartphone al mondo a poter registrare filmati con risoluzione 4K a 60 fps, mentre gli slow motion riescono a raggiungere Finalmente è nato… si chiama i 240 fps anche a risoluzione 1080p iPhone X ed è il decimo modello FullHD. dello smartphone più famoso al Altra novità unica e di rilievo è mondo l’aggiunta del sistema FaceID che atIl nuovo melafonino è caratterizzatraverso la nuova True Depth Camera to da una rivoluzione che comincia sfrutta 30.000 punti per creare un moproprio dal design. Un grande display dello e riconoscere il viso dell’utente by Stefano Valentini anche al buio. Questo sistema perHDR Multi‑Touch OLED all‑screen mette di effettuare anche pagamenti da 5.8” Super Retina occupa la quasi in totale sicurezza: come lo stesso Tim Cook ha rivelato totalità della superficie frontale mentre il bordo curvo il rischio di essere ingannato è uno su un milione, perè stato sostituito da un tradizionale pannello flat con ché la fotocamera - da 12 megapixel a doppia lente - è cornici estremamente ridotte e risoluzione 2436x1125 in grado di calcolare la profondità dei tratti del viso. da 458 ppi. Sotto la scocca di iPhone X batte il cuore più Dettaglio da non sottovalutare è la durata della batteria potente mai realizzato da Apple, in grado di rivaleggiare che si allunga di due ore rispetto all’iPhone 7, suppore battere anche i nuovi iPad Pro. Si tratta di Apple A11 tando anche la ricarica wireless. Bionic, un SoC dotato di un’inedita CPU esacore, con 4 iPhone X Edition è equipaggiato di serie con iOS 11, core Mistral a basso consumo e 2 core Monsoon ad alte a partire da 1.189 euro per la versione da 64GB, con prestazioni, assistita da 3GB di memoria RAM. preordini che cominceranno il 27 ottobre e disponibilità Introdotte importanti novità anche sul versante dei video: grazie proprio alla potenza offerta da A11 Bionic dal 3 novembre.

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taglia. Statue, armi, stele commemorative ed evocazioni dell’antico Egitto ricostruiscono la vita del faraone e della sua corte mostrando attraverso L’irresistibile fascino della civiloggetti apparentemente insignifità faraonica si veste di una luce canti, legati alla moda e alla cura del tutta nuova e conquista Milano corpo, il livello tecnologico e sociale raggiunto all’epoca, visibile ancor più Della sfarzosa età imperiale ormai nella sezione dedicata al tema delle pensiamo di sapere tutto. Eppure concezioni funerarie. erano in pochi a conoscere, prima Una precisa ricostruzione in scala dell’inaugurazione della mostra al by Maria Baffigi 1:1 della sala a pilastri della tomba Mudec di Milano, il nome di Amenofi di Amenofi II permette di rivivere la II, un faraone unico nella lunga e ricca sensazionale scoperta archeologica di questa sepoltura storia egizia. Contrariamente a quanto all’epoca ci si della Valle dei Re a opera dell’archeologo Victor Loret poteva aspettare da un sovrano, Amenofi II era dotato di (1898), i cui documenti originali, sconosciuti fino a solo una notevole prestanza fisica e particolarmente incline una quindicina di anni fa, sono oggi di proprietà dell’Ualle attività atletiche. Figlio di un grande faraone conquiniversità Statale di Milano e vengono qui per la prima statore, poteva domare destrieri di razza, distinguersi volta presentati al pubblico. Fra i tesori conservati come timoniere insuperabile in battelli con decinelle stanze annesse alla camera funeraria ne di vogatori, non aveva rivali nella corsa e sono state trovate inaspettatamente le sfidava i suoi stessi cortigiani a misurarsi mummie di celebri sovrani del Nuovo con lui nella destrezza del maneggio Regno, nascoste per sottrarle alle offese dell’arco. Attorno a questa valorosa e dei profanatori di tombe. rivoluzionaria figura che il Mudec ha Egitto. La straordinaria scoperta pensato l’affascinante mostra Egitto. del Faraone Amenofi II La straordinaria scoperta del Faraone Fino al 7 gennaio 2018 Amenofi II, a cura degli egittologi PatriMilano - Museo delle Culture zia Piacentini e Christian Orsenigo e sotto www.mudec.it il coordinamento di Massimiliana Pozzi Bat-

AMENOFI II E L’EGITTO CHE NON TI ASPETTI



QUELLO SHOW CHIAMATO MODA

Evgeni Plushenko a Shizuka Arakawa e Stéphane Lambiel insieme ai più grandi talenti internazionali della Il 6 e 7 ottobre torna all’Arena di lirica e del pop e la partecipazione Verona Intimissimi On Ice con straordinaria di Andrea Bocelli. A Legend of Beauty, due serate A Chiara Ferragni, fashion influencer dal vivo all’insegna della moda e e giovanissima imprenditrice, è stato dello stile italiano affidato l’importante compito di coUn mare in tempesta, da cui emerge stume designer, un incarico accettato la dea Afrodite su una conchiglia, con grande entusiasmo. L’hairstyling by Maria Baffigi pronta a intraprendere un viaggio in sarà seguito dal marchio Cotril e dal mondi fantastici, tra ninfee e costelteam di Giuseppe Iovino, mentre del lazioni luminose, battaglie ardenti e videogames. Una make-up si occuperà Kiko Milano, il più grande brand mitologia classica, declinata in versione moderna, con italiano di cosmetica nel mondo che quest’anno festegle donne più note dei miti greci, protagoniste degli gia i vent’anni sul mercato e che da sempre si avvale amori e delle tragedie che ancora oggi colorano la di collaborazioni di altissimo livello: da architetti di vita contemporanea. Venere ed Elena di Troia, Circe fama internazionale a icone del mondo dell’arte e della moda, insieme anche a stilisti e designer emergenti e Medusa: attraverso le loro storie e i migliori talenti della musica e dello sport mondiale, A legend of che proprio quest’anno sono stati selezionati da Vogue Beauty celebrerà la femminilità in pieno stile italiano. Italia per realizzare le esclusive collezioni in limited Novità un palco completamente rinnovato per offrire al edition. pubblico un’esperienza a 360 gradi, pronto a ospitare i Lo spettacolo vede alla regia Damiano Michieletto con la direzione creativa di Marco Balich. nomi dei più celebri pattinatori del mondo, da “lo Zar”

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Campbell di warholiana memoria con etichette personalizzate, soprannominate le fantastiche 4: Costardi’s Condensed Tomato Rice, Carbonara Uno è lo chef “salato”, l’altro Rice, Taglio Sartoriale Rice e In Abito quello “dolce”. Due fratelli, Da Sera Rice. Christian e Manuel, e un risto“Il riso per noi è il seme da cui siamo rante da una stella Michelin partiti. Abbiamo seminato un chicco all’interno dell’Hotel Cinzia, di riso e da lì sono nati i COSTARDIa Vercelli, aperto nel 1967 dai nonni Nino e Sandra BROS, questo è il nostro claim, siamo nati e cresciuti a Vercelli che è la culla by Maria Baffigi Il loro locale? Lo descrivono così: del miglior riso da risotto, quindi per ”È il luogo dove l’evoluzione è uno noi l’amore per il riso e per il risotto è sguardo al passato proiettato verso il futuro. Lo abbiamo stata la cosa più naturale possibile.” rivoluzionato nel 2007 con la nostra cucina e con l’inDue fratelli uniti da un chicco, due diverse personalità, novazione dei nostri piatti. La casa dove chi entra deve un confronto continuo. Ma c’è spazio anche per la pasta, sentirsi un ospite e non un cliente”. che diventa golosità e gioco, dagli Spaghetti Western, Quattro i menu degustazione, Emozione, Territorio, pasta fritta da consumare come patatine, ai noodles al Passione, Evoluzione, accanto ai Classici, un percorso cioccolato, un dolce salato dalle note orientali.Un menù culinario che privilegia un piatto in particolare, il riso, che prende vita da un profumo, da un ricordo, da un specialità locale, proposto in ben 20 varianti. Il risotto ingrediente: l’importante è che ogni piatto rappresenti il è un Carnaroli saporito e profumato, dall’anima intevero stile Costardi. grale dentro e raffinata fuori. La firma www.christianemanuel.it dei Costardi è servirlo in lattine ispirate alla minestra in scatola

COSTARDI BROS. IL POP È SERVITO!

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IL CANTAUTORE SENZA RISVOLTINI

dicato il premio per il miglior testo, quello come miglior interprete (di una canzone di Pino Daniele, tema del Mirko Mancini, in arte Mirkoeconcorso) e si è classificato al seconilcane, cantautore e chitarrista do posto nella categoria “inediti”; il romano, racconta con ironia e suo album di esordio figura tra le 50 disincanto le contraddizioni della opere prime candidate al Premio Tengenerazione Y, confermandosi co ed è anche autore della colonna una delle leve più interessanti del sonora de “I peggiori”, la commedia nuovo cantautorato italiano di Vincenzo Alfieri, uscita a maggio by Elisabetta Pasca Mirko Mancini, in arte Mirkoeilcane, 2017 nelle sale. cantautore e chitarrista romano, non Franco Califano, Ivano Fossati, Stefano rivelerebbe nemmeno sotto tortura l’origine del suo Rosso: questi i mostri sacri che hanno ispirato Mirko, curioso nome d’arte. Per quanto è dato sapere il cane il quale si discosta dalla figura del giovane cantautore in realtà non c’è, ma invece le parole, le storie e le note glam tanto di moda negli ultimi anni, bersaglio anzi delsì, fioccano in abbondanza dalla testa e dalle mani di la sua più feroce irrisione. Alle copertine patinate e all’iquesto ragazzo di poco più di trent’anni nato a Garbatelpocrisia dei social network, Mirkoeilcane risponde con la, quartiere popolare e frizzantissimo un’iniezione di sano realismo, confedella capitale, impegnato per anni zionando canzoni come piccoli gioielli nella scrittura di testi e musica per di artigianato, mettendo a nudo, senza altri artisti. Un’attività intensa dietro le banalità o semplificazioni manichee, i quinte o in posizione defilata sul palco difetti e le contraddizioni di quella gela sua, almeno fino al 2016, quando nerazione Y che, come lui stesso canta decide di intraprendere una carriera nei singoli “Profili (a)sociali” o “Per musicale da solista, lanciando il suo fortuna”, va in massa “al Pigneto col primo disco omonimo, insieme agli risvolto ai pantaloni” e perde la testa amici di sempre, Alessandro “Duccio” dietro all’ultimo dispositivo tecnologiLuccioli alla batteria, Domenico “Satoco, accantonando le cose importanti mi” Labanca alle tastiere e Francesco dicendosi semplicemente “Per fortuna “L’Intaggabile” Luzzio al basso: il ho un iPhone, un iWatch, un iMac...”. disco rappresenta il naturale compleLe canzoni del primo album, come tamento del suo romanzo “Whisky spiega lui stesso, “trattano la banalità per favore”, che rivela anche il talento e la superficialità della società di oggi letterario del cantautore. partendo dal mondo della musica [La È l’inizio di un’ascesa inarrestabile, Giuria]. Si passa per la leggerezza dei col riconoscimento di critica e pubrapporti affettivi [Scomodo], la scarsa blico e concerti sempre più affollati: individualità di ciascuno di noi [Profili prima del trionfo a Musicultura 2017 e (a)sociali], fino a paragonare la situala firma del contratto con l’innovativa zione della nostra nazione ad una baretichetta discografica Fenix Enterca che affonda mentre il capitano “se tainment, nell’ultimo anno il buon Mirko ha conquistato ne lava le mani” [A picco]”. Se queste sono le premesse il Premio Bindi e il Premio Incanto, è stato finalista a iniziali, non resta che rimanere senz’altro a orecchie Botteghe d’autore, a Musica Controcorrente si è aggiuaperte in attesa del bis. | 24 |



| APPUNTAMENTO CON LA STORIA |

IL CENTENARIO SILENZIOSO 1917 – 2017. 100 anni dalla Rivoluzione d’ottobre, la sommossa che spodestò la famiglia Romanov e con essa l’ultimo imperatore della Russia

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| APPUNTAMENTO CON LA STORIA |

Il 1917 non è stato solo uno degli anni più duri della Prima Guerra Mondiale, ma anche il momento storico in cui la rivoluzione in Russia ha fatto cadere il regime zarista instaurando uno stato comunista ispirato alle teorie di Karl Marx. All’inizio del 1917, nonostante la legalizzazione di alcuni partiti politici, il sistema zarista rimaneva rigorosamente assolutistico e i primi mesi, a causa del disastroso andamento della Prima Guerra Mondiale, erano stati contraddistinti dalle continue sommosse perlopiù motivate dalla carestia che aveva ormai assunto le dimensioni di una calamità. La crisi colpì anche altri settori e intanto le spese della guerra venivano finanziate attraverso i prestiti e l’aumento della circolazione di moneta, fattori che avevano da tempo fatto crollare l’economia del Paese. Il malcontento era in crescita e generalizzato nelle città così come nelle campagne, dove i contadini auspicavano una ridistribuzione delle terre. Il ‘17 fu l’anno che mise fine a un impero secolare,

Il 1917 fu l’anno che mise fine a un impero secolare, generò due rivoluzioni e inaugurò l’era del comunismo. generò due rivoluzioni e inaugurò l’era del comunismo, cambiando irrevocabilmente il corso della storia della Russia e del mondo intero: la prima fu la Rivoluzione di Febbraio, innescata dalle azioni violente ordinate dallo Zar Nicola II, che pose fine alla dinastia dei Romanov dopo quasi trecento anni di dominio. Venne quindi costituito il Governo provvisorio russo, guidato da Aleksandr Fëdorovič Kerenskij, che divenne quindi Primo Ministro della Russia dopo la caduta dell’ultimo zar. Kerenskij riuscì a sopprimere il tentato colpo di stato di Kornilov, il generale che voleva ripristinare il vecchio regime, ma non riuscì a fermare la volontà del popolo… Nei mesi successivi i temi di pace, terra e controllo operaio ottennero un crescente richiamo, si moltiplicarono gli scioperi e i bolscevichi ampliarono il sostegno alle proprie idee. Erano le basi per la seconda rivoluzione, che vide | 27 |

come protagonisti Lenin - più volte esiliato dalla Madre Patria - e Trockij, i quali ritenevano indispensabile non perdere l’occasione rivoluzionaria che si era venuta a creare e insistettero per la sollevazione armata. Il 24 ottobre (data del calendario giuliano), mentre a Pietrogrado arrivavano i delegati del II Congresso dei Soviet, si attivarono i soldati ma anche gli operai che, diversamente dalla Rivoluzione di Febbraio, erano armati e rappresentavano le cosiddette “guardie rosse”. Tra la notte seguente e il mattino del giorno 25 i bolscevichi occuparono i punti chiave della città; alle ore 10 Lenin, che con Trockij aveva avuto il ruolo principale nella direzione degli eventi, annunciò il rovesciamento del Governo e il passaggio del potere al Comitato militare-rivoluzionario. La sera gli insorti occuparono il Palazzo d’Inverno e arrestarono i ministri. Tra ripetuti e scroscianti applausi fu decretato il passaggio del potere ai soviet e proclamata la Repubblica, appunto, dei Soviet. Lenin salì sul palco e con il suo discorso sancì la vittoria della rivoluzione ed espresse la speranza di una rivoluzione socialista mondiale, che si poteva delineare anche in altri paesi europei. La conquista del potere da parte dei bolscevichi passò alla storia come la Rivoluzione d’Ottobre, ma oggi, a distanza di 100 anni, nessuno si aspetta festeggiamenti. Anche il Cremlino fatica a formulare una risposta univoca su come trattare il centenario: «Le lezioni della storia sono necessarie innanzitutto per riconciliare, rafforzare l’armonia politica, sociale e civile» aveva detto il presidente russo Vladimir Putin, sollecitando «un’analisi profonda, onesta e oggettiva del 1917», e riuscendo così a schivare il colpo. Putin d’altronde non ha mai nascosto il suo livore per ciò che, secondo lui, le azioni di Lenin hanno causato alla Russia e non a caso proprio accanto a un busto di Lenin nel Museo della Rivoluzione sorge un pannello: «A Mosca la presa del potere da parte dei bolscevichi portò a violente battaglie e a centinaia di vittime». Motivo per cui nella capitale russa sono mancate celebrazioni in pompa magna, concedendosi eventi di basso profilo, perlopiù privati. Nessuna fanfara. Unica mostra di rilievo quella al Museo di Storia Contemporanea cittadino, intitolata “1917-2017. Codice di una Rivoluzione”. E niente più. Stefano Valentini


| STRATEGIE DI MARKETING |

L’IMPORTANZA DEL CUSTOMER JOURNEY Perché acquistare online è una pratica che ha avuto così tanto successo, al di là degli ovvi benefici legati alla comodità e al risparmio? Per rispondere a questa domanda è sicuramente di aiuto pensare al processo che, più o meno consciamente, seguiamo durante i nostri acquisti.

E’ oramai abitudine consolidata per una altissima percentuale di consumatori acquistare prodotti o servizi online. A pensarci bene non sono trascorsi poi così tanti anni da quando l’introduzione del web ci ha suggerito che, comodamente e con un netto risparmio di tempo e spesso di denaro, potevamo fare degli acquisti online. Perché acquistare online è una pratica che ha avuto così tanto successo? Per rispondere a questa domanda è sicuramente di aiuto pensare al processo che, più o meno consciamente, seguiamo durante i nostri acquisti. A meno di casi particolari infatti, l’acquisto parte da una necessità: un problema da risolvere, una condizione estetica da raggiungere, una necessità professionale, formativa o sociale. La necessità costituisce il fattore motivazionale che ci spinge all’acquisto. Non è il semplice gusto di comprare che ci spinge ad acquistare, ma la ricerca di una soluzione ad un problema, o la necessità di soddisfare un bisogno. Una volta consolidata la presa di coscienza sul “bisogno”, il passo successivo è quello di acquisire informazioni, scoprire le possibili soluzioni, valutare. La fase di “valutazione” è una fase importantissima nel processo di acquisto: non si tratta tanto di scegliere quale articolo acquistare, quanto di valutare quale tipologia di soluzione è più adatta a soddisfare il bisogno originario. Come? Acquisendo informazioni, studiando, ascoltando il feedback di altre persone, chiedendo opinioni e ponendo quesiti. La

fase di valutazione ci guida nella “scrematura” delle possibilità, restringendo il ventaglio di scelta dei prodotti: arriviamo quindi alla fase di “decisione” finale, momento nel quale, sulla base di alcuni criteri che abbiamo stabilito (prezzo, modalità di acquisto, tempi etc..), effettuiamo la nostra scelta. I 3 stadi del viaggio del cliente, o “customer journey”, sono sempre esistiti: ancor prima che esistesse internet abbiamo sempre avuto la necessità di prendere coscienza di un problema da risolvere, valutare le possibili soluzioni e prendere una decisione finale. Perché allora se ne parla come fattore di successo nel contesto degli acquisti online? Il web ci ha restituito un buon livello di controllo di questo processo: cerchiamo informazioni, ci pensiamo su, facciamo le nostre valutazioni, acquisiamo feedback da altre persone, completiamo o rimandiamo gli acquisti. Il web ci aiuta ad evitare il fiato sul collo di un venditore che, utilizzando di persona le classiche tecniche di persuasione come “Senso di urgenza” o “Principio di scarsità” prova, spesso riuscendoci, a “rifilarci” un prodotto del quale forse non avevamo bisogno. Come deve comportarsi allora chi si occupa di strategie di marketing per tenere in considerazione il “customer journey”, ed effettivamente aiutare i potenziali clienti negli acquisti? “Accompagnando” il potenziale cliente attraverso tutte le fasi. Come? Intercettando i bisogni, fornendo risorse informative utili all’individuo nella presa di coscienza, e fornendo elementi di valutazione in grado di guidare il poten| 28 |


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ziale cliente attraverso il migliore percorso di acquisto. Ma soprattutto dispensando gli elementi appropriati per ogni fase. Dare prima di ricevere, fornire informazioni, consigli, guide, video-tutorial, elementi contestualizzati alla fase nella quale si trova il potenziale cliente. Spiegare quali sono le possibili soluzioni, come funzionano, guadagnando così autorevolezza nella percezione che l’individuo ha per il fornitore. Quando si è alla ricerca di informazioni non è piacevole sentire il fiato sul collo di un venditore, ma è molto più gradito ricevere spiegazioni e guida. Quanto detto è valido sia nel contesto degli acquisti online che in quello tradizionale. Accompagnando quindi il cliente attraverso il “Customer Journey” infatti si avrà come effetto finale l’avvicinarsi del cliente al fornitore senza necessità di pubblicità tradizionali. E soprattutto clienti disposti a fare da “ambasciatori” del brand.

L’AUTORE: EMILIO ZUCCA Elabora strategie di marketing digitale per aziende e professionisti che vogliono aumentare il proprio volume di affari attraverso un uso ragionato del web. Consulente da 20 anni, dopo una lunga esperienza in ambito multinazionale ha deciso di mettere a disposizione le sue competenze ed esperienze ad aziende e professionisti italiani che vogliono crescere. Il suo motto è “Prima la strategia, poi la tecnologia”. www.emiliozucca.com

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DOVE L’INNOVAZIONE PARLA INTERNAZIONALE Ritorna anche quest’anno Smau Milano, l’evento che da oltre 50 anni è punto di riferimento nei settori di innovazione e digitale per le imprese e professionisti italiani

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Giunto alla sua 54ma edizione Smau punterà a far incontrare l’ecosistema italiano dell’innovazione con investitori e imprese nazionali e internazionali al fine di facilitare lo scambio e la cooperazione. Secondo i dati elaborati dal PriceWaterhouseCoopers e il Centre for European Economic Research (ZEW) l’Italia e il suo ecosistema digitale occupano il secondo posto nella classifica europea come attrattività fiscale, il che, tradotto in altri termini, indica come il nostro Paese sia sempre più nei radar di investitori internazionali pronti a puntare sui talenti e sulle nuove idee da sviluppare. La conferma di questi dati viene direttamente da Pierantonio Macola, Presidente di Smau, che rivela come anche nella recente edizione di Smau Berlino (giugno 2017) le “imprese e investitori tedeschi tra cui Amazon Germania, SoundCloud, Zalando, Atlantic Food Labs, Cube, etventure, Startup Hub, Deutsche Börse Venture Network, Redstone Digital, The Creative Plot e poi ancora, Charlottensburg Innovation Center - CHIC, Factory Berlin, Deutsche Bank, Cisco Open Berlin Innovation Center e Bayer hanno potuto incontrare i nuovi volti dell’innovazione apprezzandone la qualità e il

SMAU rappresenta da più di 50 anni l’appuntamento di riferimento per imprese e Pubbliche Amministrazioni locali in tema di innovazione talento” continua affermando che “ la sfida è quella di fare dell’Open Innovation un modello di collaborazione non solo interregionale, ma anche internazionale offrendo alle nostre startup e imprese del digital la possibilità di relazionarsi e integrarsi con le realtà estere presenti”. L’internazionalizzazione diventa quindi uno dei temi centrali che concorre all’espansione aziendale poiché l’interazione con i mercati esteri è ormai una scelta obbligata per le nostre imprese, piccole medie o grandi che siano. Non esiste realtà che non si trovi a dover fronteggiare il mondo esterno. Per questo, grazie all’esperienza maturata ascoltando le esigenze di oltre 50.000 imprenditori e manager incontrati durante il roadshow, Smau ha ampliato la sua offerta introducendo nei tre giorni un programma di workshop, della durata di 50 minuti l’uno, rivolti a chi vuole muoversi verso una strategia di internazionalizzazione e capire quali sono i partner più idonei. A Smau Milano l’Arena Internazionalizzazione dedica attenzione anche ai nuovi progetti, a questa viene affiancata un’area espressamente dedicata a visitatori internazionali, investitori e imprenditori esteri dove le startup e aziende | 31 |


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interessate possono presentarsi ed esporre i loro prodotti e servizi. Il calendario formativo Smau, che prevede oltre 300 appuntamenti gratuiti curati da docenti, analisti ed esperti si concentrerà sulle tematiche di attualità: programmatic advertising, chatbot, blockchain, IoT, lean production e industry 4.0, internazionalizzazione, innovazione nell’agrifood, startup e open innovation, cloud e big data, cyber security, FinTech, oltre a tutte le tematiche legate al marketing digitale e ai social media per le imprese. Un processo che va sotto il nome di Digital Transformation che permette alle imprese di ampliare e consolidare il proprio business grazie all’adozione del Digitale. Tra i progetti dell’evento spicca quindi Smau ICT, definito dagli stessi organizzatori come un “vero e proprio evento nell’evento” visto il suo programma che comprende un’area espositiva dedicata all’offerta di soluzioni e servizi rivolti al mondo dei professionisti ICT e dalle ultime realtà hi-tech presenti sul mercato italiano. Quest’anno Smau propone anche alcune delle esperienze più avanzate di cambiamento che mostrano – in modo concreto – quali siano oggi le potenzialità che vengono dall’economia green e dall’economia

THE PLACE TO BE TIM partecipa a Smau Milano 2017 presentando la piattaforma TIM OPEN, che permette a developer e startup di sviluppare le proprie applicazioni e di renderle disponibili attraverso il marketplace Digital Store e il canale commerciale TIM, e innovative soluzioni cloud per promuovere il business delle imprese. Allíappuntamento tecnologico partecipano anche Olivetti e líacceleratore di startup TIM #Wcap. www.tim.it

Tra i progetti presentati spicca Smau ICT, definito dagli organizzatori come un “vero e proprio evento nell’evento” circolare. Questa decisione giunge dopo la pubblicazione del settimo rapporto GreenItaly, elaborato da Unioncamere e Fondazione Symbola, che rivela come la green economy stia diventando sempre più conveniente: le 385mila aziende dell’industria e dei servizi che fra il 2010 e il 2016 hanno investito in tecnologie green (26% del totale) hanno performance di fatturato migliori della media, sono più attive dal punto di vista dell’esportazione e maggiormente propense all’innovazione. Fra le realtà presenti a Smau Milano la startup bolognese Green Idea Technologies, prima azienda europea di consulenza ambientale informatica certificata, nata dalla scommessa di proporre prodotti informatici “rigenerati” e ricondizionati (con certificato internazionale): al momento della fornitura dei prodotti presenta anche un calcolo del risparmio in termini di CO2. A Smau protagonista anche GSD, realtà tedesca leader nella commercializzazione di prodotti informatici rigenerati e proposti sul mercato dopo essere stati sottoposti a un rigida verifica. Stefano Valentini | 32 |



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I TESORI IMPOSSIBILI DI DAMIEN HIRST “Treasures from the Wreck of the Unbelievable”, la grande personale di Damien Hirst in Italia, è in mostra fino a dicembre a Palazzo Grassi e Punta della Dogana

Damien Hirst, il “ragazzaccio” dell’arte contemporanea torna in pompa magna alla ribalta con un progetto ambizioso e megalomane, “Treasures from the Wreck of the Unbelievable”, che costituisce la prima grande personale dedicata al genio creativo britannico in Italia – dopo la retrospettiva realizzata presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli del 2004 (“The Agony and the Ecstasy”) – sotto la curatela di Elena Geuna, già curatrice delle monografiche di Rudolf Stingel (2013) e Sigmar Polke (2016) presentate a Palazzo Grassi. La mostra si preannuncia sontuosa fin dall’estensione spaziale dell’area espositiva, ossia i 5.000 metri quadrati di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, le due sedi veneziane della Pinault Collection, dedicate per la prima volta entrambe a un singolo artista. “Treasures from the Wreck of the Unbelievable” si articola come un progetto complesso, sfaccettato e dai molteplici livelli di senso, la cui realizzazione si è protratta per moltissimi anni, in un percorso di poiesi dettagliato e preciso, finalizzato a definire i contorni di un gigantesco gioco di finzione confezionata ad arte per essere percepita come reale: un inganno più autentico del vero. Straordinaria nelle dimensioni e nelle intenzioni, la mostra racconta

infatti la storia dell’antico naufragio della grande nave “Unbelievable” (Apistos il nome originale in greco antico) e ne espone il prezioso carico riscoperto: l’imponente collezione appartenuta al liberto Aulus Calidius Amotan, conosciuto come Cif Amotan II, destinata a un leggendario tempio dedicato al Dio Sole in oriente.

“Sicuramente questa mostra non lascerà incerte le persone, c’è chi se ne innamorerà e ci sarà qualcuno che non la capirà, l’importante è che permetterà ai visitatori di porsi delle domande” Elena Geuna,Curatrice della mostra

La storia ha inizio nel 2008, quando, al largo della costa orientale dell’Africa, fu scoperto un vasto sito con il relitto di una nave naufragata. Il ritrovamento ha avallato la leggenda di Cif Amotan II, un liberto di Antiochia (città della Turchia nordoccidentale), vissuto tra la metà del I secolo e l’inizio del II secolo d.C. Nell’Impero romano, un ex schiavo aveva ampie possibilità di avanzamento socio-economico mediante il coinvolgimento negli affari finanziari dei suoi mecenati e padroni di un tempo. La storia di Amotan, talvolta citato come Aulus Calidius Amotan, racconta che, dopo l’affrancazione, lo schiavo accumulò | 35 |


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un’immensa fortuna. Orgoglioso delle sue ricchezze creò una magnifica collezione di oggetti provenienti da ogni angolo del mondo antico. I leggendari cento tesori del liberto – oggetti commissionati, copie, falsi, acquisti e bottini – furono caricati tutti insieme sulla gigantesca nave Apistos (nome che nell’antica koinè greca significava Incredibile) per essere trasportati in un tempio appositamente edificato dal collezionista. Ma l’imbarcazione affondò, consegnando il proprio tesoro alla sfera del mito e generando così infinite varianti di questa storia d’ambizione, avarizia, splendore e ubris. La collezione rimase sul fondo dell’Oceano Indiano per circa duemila anni, prima che il sito fosse scoperto appunto nel 2008, vicino agli antichi porti commerciali dell’Azania (costa dell’Africa sudorientale). Quasi un decennio dopo l’inizio degli scavi, la mostra di Hirst raccoglie insieme tutte le opere recuperate in quello straordinario ritrovamento. “Alcune delle sculture sono esposte prima di aver

Tra legenda, finzione storica e invenzione archeologica marina Hirst offre al pubblico il divertissement di individuare che cosa è “vero” (copia di un originale) e che cosa è sua creazione. subito qualsiasi intervento di restauro, coperte da pesanti incrostazioni di corallo e altre concrezioni marine che talvolta ne rendono la forma praticamente irriconoscibile. In mostra sono esposte anche serie di copie museali contemporanee degli oggetti ritrovati che immaginano le opere così com’erano nel loro stato originario”. Così recita la presentazione dell’esposizione: la mostra, dunque, promette di esporre i 189 oggetti recuperati da questo vascello, a cui Hirst si è interessato in prima persona finanziando le delicate e costosissime operazioni di recupero e di restauro. UN CONCRETO IMMAGINARIO Le cose in realtà non sono proprio come sembrano, in un ideale gioco di specchi tra artista e spettatore, Hirst richiede implicitamente al visitatore di immergersi dentro l’impossibile, sospendendo ogni incredulità e abbracciando la suggestione, come nell’orizzonte finzionale ma catartico del cinema e del teatro. Tutti gli oggetti esposti sono stati evidentemente realizzati da Hirst e dai suoi collaboratori, perché sono il risultato | 36 |


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di una commistione tra materiali antichi e contemporanei, come il bronzo e l’oro con l’acciaio e i LED, e infatti lungo il percorso incontriamo busti di divinità egizie, greche e induiste inframezzate a statue di Topolino e Pippo, per non tacer dei modellini dei Transformers, di Mowgli intento a giocare con l’orso Baloo, fino ai due ritratti di Cif Amotan, il proprietario della favolosa nave affondata, che si rivelano essere due autoritratti dello stesso Hirst. La mostra si sviluppa a partire da questa ambivalenza tra realtà e finzione, tra concreto e immaginario: il recupero dei tesori è documentato attraverso fotografie, video e da un filmato proiettato a Palazzo Grassi, a completamento delle didascalie di descrizione degli oggetti esposti. Le opere sono di fattura contemporanea e con incrostazioni marine fasulle, tanto che risulta legittimo pensare che i filmati siano stati girati con riduzioni in scala all’interno di un acquario, anche perché l’unica testimonianza dell’operazione di recupero è quella della giornalista Catherine Mayer. Prima dell’inaugurazione dell’esposizione veneziana, infatti, sul Financial Times Magazine è stato pubblicato un lungo reportage di approfondimento della Mayer, unica cronista ammessa a seguire i lavori preparatori della mostra. Si è trattato, racconta, di una immersione nelle acque profonde al largo della costa orientale dell’Africa (alla Mayer è stato chiesto di non rivelare l’esatta localizzazione), cha ha consentito ad una squadra di sub di recuperare dei tesori di varie forme e dimensioni dal fondo del mare in un’operazione costata alcuni milioni di euro. “Questa è una possibile versione”, scrive ancora la Mayer, “nel primo o secondo secolo dopo Cristo, una grossa nave chiamata l’Apistos affondò in queste acque disseminando sul fondo del mare il suo carico di opere d’arte appartenenti al collezionista Cif Amotan II anche conosciuto come Aulus Cladius Amotan, destinate a un tempio dedicato al sole. Qualche volta il racconto di Hirst si espande e arricchisce di altri particolari: il relitto è stato scoperto per caso nove anni fa… Hirst è entrato nella partita come principale finanziatore del progetto di recupero archeologico e la mostra rappresenta la prima occasione per il pubblico di scoprire i risultati del ritrovamento”. Il New York Times si domanda se e quanti siano gli oggetti che Hirst ha effettivamente fatto affondare e poi recuperato, e quanti invece provengano direttamente dal suo laboratorio. Soprattutto, ci si continua ad arrovellare su quale sia l’ipotesi più interessante e avvincente, oltre che plausibile: che sia tutta una gigantesca finzione ben architettata, anche i filmati e il racconto della Meyer, oppure che il genio folle che anima l’artista abbia effettivamente spinto Hirst a realizzare l’affondamento di un vero vascello e il conseguente recupero | 37 |


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dei suoi tesori. L’esposizione è totale e totalizzante: macchina morbida), in cui narra di un uomo che nel visitarla significa immergersi in un catalogo completo corpo di un ragazzo messicano viaggia a ritroso nel ed esaustivo di ogni tipo di espressione artistica del tempo fino all’epoca maya. mondo antico. Sembra quasi che il tentativo pantagrueNei frammenti ricomposti del testo, Burroughs utilizzò lico di Hirst sia stato quello di recuperare, reinterpreil tema del viaggio nello spazio e nel tempo per alludetare e così riscrivere i dogmi di tutta l’arte antica, in un re alla natura costruita della realtà. Il punto di partenza sincretismo esplosivo con alcuni elementi fondanti di riassume dunque in sé tutti i significati del percorso e opere pop dirompenti e contemporanee, in una rivoludel viaggio che l’artista chiama a compiere: l’esperienzione incredibile del tempo e degli za di un tempo malleabile che stili delle varie epoche coinvolte. si avvita su se stesso creando Con “Treasures from the Wreck of Si parte da “Calendar Stone”, un una sorta di brodo universale di the Unbelievable”, una leggenda costruita storie che raccontano moltiscalendario bronzeo che ricorda la Piedra del Sol, conservata al simo circa l’evoluzione delle abilmente “ad arte”, si apre un nuovo Museo Nacional de Antropologia capitolo nella storia mai scontata formule e delle dinamiche di di Città del Messico, uno dei calen- e sempre eccessiva di Damien Hirst rappresentazione del mondo dari di pietra aztechi utilizzati per sensibile. Così proseguendo il cammino, ci si imbatte nella indicare in maniera ferrea le date delle cerimonie religiose ai fedeli e per predire eventi di scultura monumentale bronzea di una donna su un portata cosmica, come l’Apocalisse. I calendari mesoaorso: questa scultura è legata all’antica arkteia greca, mericani e aztechi, infatti, sono la chiara testimonianza un rito della maturazione durante il quale gruppi di di una concezione cosmologica del mondo altamente fanciulle ateniesi imitavano i gesti di un’orsa mentre ballavano e compievano sacrifici. Tale approvata sfrecomplessa: fu questa funzione di meccanismo di controllo ad attrarre William Burroughs quando concepì natezza serviva a placare Artemide, dea della caccia, il suo romanzo cut-up del 1961, The Soft Machine (La irata per l’uccisione di un orso da parte degli Ateniesi.

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Se la pratica dell’arkteia mirava a espellere i tratti animaleschi della natura femminile in preparazione della vita domestica, questa figura sovverte la tradizione celebrando la ferocia insita nella divinità. Gli straordinari dettagli della scultura – parzialmente nascosti dalla proliferazione del finto corallo – sono stati ottenuti con il metodo della fusione a cera persa, il cui procedimento è quasi immutato da oltre cinquemila anni. Andando avanti, ecco una teoria di torsi nudi greci in marmo rosa, i quali, stando alla didascalia, arrivarono in maniera misteriosa ai Surrealisti che li esposero a Londra negli anni Trenta, poi una parte di un piede colossale di Apollo con un topo collocato sopra, moltissime copie di teste di Medusa e una statua dell’Idra greca, il serpente dalle molte teste, che combatte con la dea indù Kali. L’opera “Metamorphosis” raffigura Aracne: le Metamorfosi di Ovidio presentano infatti la straordinaria cornucopia di miti greco-romani basati sul concetto di trasformazione. La giustapposizione in questa figura della forma femminile classica, avvolta nel chitone, e della testa e zampe smisuratamente grandi di una mosca ricorda storie metamorfiche come quella di Aracne, una fanciulla lidia famosa per la sua abilità di tessitrice. La superba Aracne sfidò Atena in una gara di tessitura per la quale creò un sublime arazzo che ritraeva con grande maestria le trasgressioni degli dei. La dea, adirata, reagì trasformando Aracne in un ragno condannato a tessere in eterno. La storia può essere letta come una parabola sul potere dell’arte e sul perenne antagonismo fra creatività e autorità. Il tema della trasformazione, sia fisica sia metaforica, si estendeva oltre il regno del mito: nella danza greca del morphasmos, l’interprete imitava una serie di animali, dai quali, a turno, veniva spiritualmente posseduto. Aracne è qui trasfigurata in una mosca, un animale che ritorna spesso nell’iconografia di Hirst, ossessionato dall’idea e dalla rappresentazione della morte: la statua può essere considerata come la ideale evoluzione del celebre teschio e una interpretazione originale della bellezza classica, che finisce inesorabilmente nella decomposizione e nella morte. L’inventario degli oggetti è estremamente variegato: lingotti con iscrizioni greche, cinesi, maya e romane, elmetti, spade | 40 |


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e vasi dai materiali più diversi, dal bronzo al vetro, all’alluminio, silicone, acciaio. Una statua raffigura Hirst e Topolino, ma la didascalia li descrive come Cif Amotan insieme a un suo amico. Le opere esposte a Palazzo Grassi, location elegante e istituzionale per eccellenza, sono realizzate ad hoc con materiali preziosi, oro, marmo, giada, argento, malachite, smeraldi e lapislazzuli, e accompagnate da esemplari ripuliti dai coralli o da copie museali ricostruite sulla base degli originali, immaginati prima dell’affondamento. Questa parte della mostra è quella maggiormente votata al citazionismo più spinto e quasi ludico: incontriamo una statua egizia con le fattezze di Kate Moss, un’altra con un tatuaggio che ricorda Rihanna, un’altra ancora con un piercing al capezzolo e l’aspetto di Pharrell Williams, una statua corrosa e incrostata di coralli che ricorda uno dei famosi cani di Jeff Koons, tra i modelli di Hirst. Il Centro di Archeologia Marittima dell’Università di Southampton propone una ricostruzione del vascello Apistos, immaginando anche cla disposizione delle opere all’interno dello scafo. Il pezzo forte, che lascia senza fiato già solo per le proporzioni, è la gigantesca statua bronzea decapitata alta 18 metri, posta all’ingresso, nel cortile interno di Palazzo Grassi. Rappresenta forse l’antica divinità babilonese Pazuzu, il re dei demoni e del vento, o forse, come suggerisce Jan Dalley sul Financial Times, l’ego dell’artista. La mostra è infatti votata all’eccesso e all’opulenza e rischia di assomigliare ad un grido di autoaffermazione leggermente stonato, quasi che l’artista volesse a tutti i costi enfatizzare la propria grandezza. Forse per questo sempre Dalley scrive di una “visione follemente enfatica e sovrastante, un’accozzaglia quasi casuale di tesori che un tempo si sarebbe vista solo nelle collezioni principesche (ma che ora può essere realizzata da un artista miliardario)”. Jonathan Jones del Guardian invece ravvede un intento poetico pienamente riuscito proprio in virtù di cotanta sovrabbondanza:così, questo “museo immaginario non è soltanto impressionante, ma è commovente. Hirst condivide con noi la sua passione. Ovviamen| 41 |


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INFORMAZIONI: Damien Hirst: The Wreck Of The Unbelievable Palazzo Grassi, Punta Della Dogana, Venezia Dal 09/04 al 03/12/2017 Aperto Dalle 10 Alle 19 Chiuso Il Martedì

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te ama l’arte, ama l’arte e il suo mistero inspiegabile. Traspare anche un amore per la storia o piuttosto un amore per il tempo. L’arte è modificata dal tempo come i vascelli sono modificati dal mare. Il cucchiaio di oggi è la reliquia meravigliosa di domani”. Tempo che scorre, caducità, morte e dissoluzione da una parte e, dall’altra, l’arte come strumento per tentare di combattere tutto questo: ecco i poli attraverso cui si muove la creatività di Hirst, il quale ha reso immortali alcuni animali immergendoli però nella formaldeide, un elemento tossico, di morte, che, secondo lui, “è pericoloso e ti brucia la pelle. Se lo respiri ti soffoca, ma sembra acqua. Io la associo alla memoria”. Per realizzare questa mostra ha affondato idealmente il suo sogno più ambizioso, trasponendosi a duemila anni di distanza, per poi recuperarlo, lucidarlo e presentarlo più forte e imbattibile che mai nella cornice di una storia straordinaria. I collezionisti sarebbero già pronti a sborsare tra i 500 mila e i cinque milioni di dollari per una singola opera: la verità è che Damien Hirst, piaccia o non piaccia, è in grado comunque di trasmettere con successo un messaggio complesso e articolato, che arriva diretto ed efficace sia ai critici sia alle persone comuni che visiteranno la mostra. Treasures from the Wreck of the Unbelievable si chiude con due mani in malachite che pregano: l’arte è quasi una religione, o almeno qualcosa che funziona se si crede in essa. La mostra di Hirst chiede al pubblico proprio questo grande atto di fede, per regalare a tutti una storia nuova, uno spiraglio di creazione fantastica dentro il grigiore della quotidianità, l’attestato della vittoria della fantasia sulla cementizia distruzione del tempo che passa inesorabile. IL GIOCO GENIALE DI DAMIEN HIRST Damien Hirst nasce nel 1965 a Bristol, cresce a Leeds e dal 1986 al 1989 studia belle arti al Goldsmith College di Londra. Durante il suo secondo anno, Hirst lavora all’organizzazione e alla curatela di “Freeze”, una mostra collettiva nota per essere stata il trampolino di lancio non solo per Hirst stesso, ma per un’intera generazione di giovani artisti britannici. A 16 anni Hirst fu portato da un suo amico, che studiava biologia, a visitare l’obitorio di Leeds, e rimase particolarmente affascinato dai corpi che si ritrovò davanti. Altrettanto importante per la sua formazione fu l’aver lavorato, come centralinista, per la M.A.S. Research, una ditta di ricerche di mercato. Li imparò che con una telefonata si può comprare qualsiasi cosa, anche uno squalo in Australia. Mente | 43 |


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poliedrica e manageriale, nel 1997 uno squalo tigre di oltre 4 metri si è concesso lo sfizio di girare un posto in formaldeide dentro una video per i Blur. Insieme a Matthew vetrina. Quell’opera divenne Freud ed altri, all’inizio del 1998, il simbolo dell’arte britannica aprì Pharmacy, un bar-ristorante: degli anni novanta. La vendita una volta chiuso il locale, gli arredi, dell’opera nel 2004 ha reso Hirst progettati da Hirst stesso, furono tutti l’artista vivente più costoso battuti all’asta. A tal proposito, non dopo Jasper Johns. Intimamente bisogna dimenticare che le case d’asta legato non solo all’informale, ma maggiori, Christie’s e Sotheby’s in anche all’action painting e alla particolare, si sono prestate al gioco pop art, è noto pure per le sue di alzarne le quotazioni in modo tecniche definite spin paintings, anche artificiale, con il risultato di realizzate dipingendo su una alimentare il fuoco della spettacolarisuperficie circolare in rotazione tà e l’aura del personaggio. come un vinile sul giradischi, Attualmente l’artista vive e lavora tra e spot paintings, consistenti in Londra e Gloucester. Noto principalrighe di cerchi colorati, spesso mente per una serie di opere contradimitate dalla grafica pubblicitaditorie e provocatorie, tra cui corpi ria degli ultimi anni. Nel 1995 di animali (come squali tigre, pecore Hirst vinse il premio Turner, e mucche) imbalsamati e immersi avendo la meglio sugli altri tre in formaldeide, vetrine con pillole finalisti: Mona Hatoum, Callum “È incredibile dove si possa arrivare o strumenti chirurgici o “mandala” Innes e Mark Wallinger, dopo con un 4 in arte, un’immaginazione costituiti di farfalle multicolori, o il essere già stato candidato nel bacata e una sega elettrica. ” celebre teschio ricoperto di diamanti, 1992. Rivoluzionario è anche Damien Hirst, al ritiro il Turner Prize l’artista pone il tema della morte quail suo approccio alla clientela, alla Tate Gallery di Londra le perno centrale di tutte le sue opere. che lo vede spesso bypassare i Con i suoi lavori – tra cui l’iconico canali tradizionali delle gallerie, squalo in formaldeide The Physical Impossibility of Devendendo direttamente al pubblico attraverso aste ath in the Mind of Someone Living (1991) e For the Love milionarie o art-shop dedicati, per cui la prolifica of God (2007), calco in platino di un teschio tempestato di produzione seriale degli spot-paintings o degli 8.601 purissimi diamanti – Hirst sfida i capisaldi del monspin-painting ed i lavori di più modeste dimensiodo contemporaneo, esaminando tutte le incertezze insite ni permettono a molti galleristi, ma soprattutto a nella natura dell’uomo. Dal 1987 sono state organizzate privati, di possedere un pezzo “prêt-à-porter” di in tutto il mondo oltre 90 mostre personali sull’artista; Damien Hirst. Collaborazioni di Hirst con maison Damien Hirst ha partecipato, inoltre, a più di 300 mostre di moda si incanalano all’interno di una tendenza collettive. Nel 2012 la Tate Modern di Londra, in contemdi commistione sempre più frequente tra il mondo poranea con le Olimpiadi Culturali, ha presentato una artistico e quello dello stile, talvolta confondendo e i grande retrospettiva sul lavoro dell’artista. Hirst domina confini (il motivo del “teschio” o degli spot coloincontrastato la scena artistica britannica durante gli rati saranno mainstream nell’abbigliamento e nel anni novanta, portandola alla ribalta internazionale: la design). Oggi, con “Treasures from the Wreck of the sua veloce ascesa è strettamente legata alla vicinanza Unbelievable”, la megalomane personale esposta a e promozione da parte del collezionista e pubblicitario Venezia, tra Palazzo Grassi e Punta della Dogana, anglo-iracheno Charles Saatchi, anche se le continue fino al 3 dicembre, omaggio sontuoso all’incredifrizioni tra i due portano nel 2003 alla fine della profibile, racconto di una leggenda costruita abilmente cua collaborazione. Manifesto della sua poetica è il già “ad arte”, si apre un nuovo capitolo nella storia mai citato The Physical Impossibility Of Death In the Mind scontata di questo artista fuori dagli schemi. Of Someone Living del 1991 (ovvero, L’impossibilità fisica della morte nella mente di un vivo), consistente in Elisabetta Pasca | 44 12 |


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COLAZIONE ALL’ITALIANA, DA TIFFANY L’italiano Alessandro Bogliolo, dal 2 ottobre nuovo Ceo di Tiffany, è pronto a rilanciare il colosso americano dei gioielli

«Alessandro ha una stimata reputazione per creatività e performance, avendo in precedenza lavorato per marchi internazionali. La sua visione e il suo approccio team-oriented abbracciano i valori di Tiffany» con queste parole Michael Kowalski, chairman e interim Ceo, ha commentato la nomina, avvenuta il 13 luglio, di Alessandro Bogliolo che dal 2 ottobre ha preso in mano le redini del marchio americano Tiffany & Co.

Il nuovo Ceo di Tiffany ha sicuramente convinto la società americana per la sua lunga esperienza nel settore della moda, ma è probabilmente una particolare esperienza che deve essere spiccata allo sguardo attento di Tiffany, quella di Sephora. Una realtà che conta oltre 750 punti vendita in 17 paesi del mondo e che come Tiffany ha la maggiore forza nel network di negozi sparsi nel mondo, ma concentrati in particolar modo negli Usa.

CHI È ALESSANDRO BOGLIOLO? Un manager italiano di 52 anni che vanta nel suo curriculum esperienze dirigenziali notevoli in diversi brand internazionali; laureatosi all’Università Commerciale Luigi Bocconi nel 1991 inizia la scalata lavorando per 5 anni in Piaggio Group come vice presidente del reparto vendite e marketing. Nel 1996 inizia un’esperienza davvero rilevante ricoprendo per 16 anni il ruolo di COO (Chief Operating Officer, ovvero direttore operativo) e vice presidente in Bulgari. Durante questa esperienza Bogliolo ha modo di consolidare un rapporto professionale con Francesco Trapani (il manager italiano Ceo del brand) che traghettò il marchio italiano verso l’acquisizione da parte di Lvmh, leader mondiale dei prodotti di alta qualità di cui Bernard Arnault è presidente e Ceo. Successivamente Bogliolo viene nominato Chief Operating Officer per il Nord America di Sephora e nel 2013 diviene finalmente Ceo Diesel. Fino a quando Francesco Trapani, che a febbraio scorso è entrato nel Cda di Tiffany, ha presentato la candidatura di Bogliolo al colosso dei gioielli.

LA FEBBRE DI TIFFANY Le lusinghe preliminari, post nomina, non sono mancate dalle due parti: il colosso mondiale ha definito Bogliolo come «un veterano dell’industria del lusso che ha lavorato per 16 anni a Bulgari in qualità di direttore operativo e vice presidente esecutivo. Di recente è stato l’amministratore delegato di Diesel». Di tutta risposta il nuovo Ceo ha dichiarato «sono onorato ed entusiasta dell’opportunità di guidare questa azienda così importante. Tiffany, con la sua storia leggendaria, ha sempre rappresentato il lusso, lo stile e uno straordinario standard di qualità ed eccellenza. Mi impegnerò a rafforzare la posizione della compagnia come uno dei più importanti marchi del lusso e diffondere il suo valore a tutti i suoi consumatori». Lavoro non facile in realtà. Tiffany è reduce da un periodo opaco, segnato da risultati finanziari deludenti negli ultimi trimestri che hanno pesato sul titolo in Borsa, motivo che ha portato al licenziamento con effetto immediato dell’Ad Frederic Cumenal, e alla successiva nomina estiva di Bogliolo. Il crollo delle vendite arriva proprio dalla terra di nascita del marchio ed è dovuto principalmente | 47 |


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al disinteresse degli acquirenti più giovani che si sono orientati verso preziosi più economici. «Dopo le dimissioni a febbraio di Fredreric Cumenal, si capiva che la ricerca del nuovo Ceo avrebbe preso un’altra direzione. Bogliolo, portato da Trapani, è ben qualificato; la prima sfida per Tiffany è conquistare i giovani consumatori senza abbandonare i clienti core, come dire la strada ideale che porta a Lady Gaga, la new testimonial del brand, da Audrey Hepburn», commentano gli analisti di Citie. I negozi di Tiffany sono rimasti vuoti a lungo: cambiano le mode, non ci si sposa più, l’e-commerce avanza, sono tanti i motivi che spiegano la parziale crisi del brand. E negli ultimi mesi anche l’elezione di Donald Trump, che ha il suo bunker di sicurezza proprio accanto al famoso negozio sulla 5° Avenue di New York, ha tenuto lontani i consumatori con un crollo delle vendite del 14% sotto il periodo di Natale 2016. Fattore poi da non sottovalutare è la rinnovata ricercatezza di quell’aurea di esclusività che oggi è tornata a contraddistinguere non più solo i consumatori di alta

“Mi impegnerò a rafforzare la posizione della compagnia come uno dei più importanti marchi del lusso e diffondere il suo valore a tutti i suoi consumatori”

Alessandro Bogliolo

gamma, sempre più esigenti, ma anche chi punta a un lusso più accessibile. Come restare esclusivi vendendo a milioni di persone? Questo è il nodo da sciogliere per tutto il mondo del lusso. Bulgari, ad esempio, sotto la guida di Jean-Christophe Babin ha cercato una soluzione ottenendo un buon feedback: riduci i carati, ritocca i diamanti, elimina le pietre ma mantieni i colori accesi, sposa l’oro con l’acciaio e otterrai un prodotto di qualità con una manodopera e con materiali più economici. Un lavoro raffinato che ha permesso di creare linee accessibili senza stemperare l’aura di esclusività. Una reazione dunque necessaria per Tiffany, che da parte di Wall Street riceve un’approvazione alla nomina di Alessandro Bogliolo a Ceo di Tiffany - gruppo che vale 4 miliardi di dollari - con un incremento del 2,15%, attestandosi oltre quota 94 dollari per azione. I mercati reagiscono bene alla notizia anche in considerazione delle ultime manovre messe in atto dal gruppo: la nomina di Bogliolo arriva insieme all’apertura della terza boutique di Tiffany a Milano, 1000 metri quadrati, con le vetrine rigorosamente in blu come nel film, che | 48 |


| I VOLTI DELL’INDUSTRIA |

occasioni per rinnovarsi sono su diversi settori, come sostiene Luca Solca, head of luxury goods di Exane BnpParibas: «Tiffany ha parecchie sfide di fronte a sé, ma anche molte opportunità, come utilizzare internet per vendere il cosiddetto silver, separare quanto possibile silver e gioielleria nel retail, rifare i negozi negli States e sviluppare il design sia degli orologi che dei gioielli». C’è molto da fare, e invece Tiffany è rimasta quasi ferma negli ultimi due anni. Ora, con l’arrivo di Bogliolo la ‘squadra Trapani’ si appresta all’affondo finale anche grazie al supporto di Reed Krakoff che ricopre da inizio anno una qualifica mai esistita prima, quella di Chief Artistic Officer, un importante passo in avanti che permette una delega sui prodotti. E ora tutto il mondo del lusso (e non) si sta chiedendo quale sarà la fantasiosa e innovativa ricetta “italiana” per Tiffany. Quale mix di ingredienti farà ritrovare al colosso nordamericano quella lucentezza parzialmente perduta? Stefano Valentini

Bogliolo, 52 anni, prima di guidare il marchio di sportswear ha lavorato nel settore del lusso in senso stretto: vanta un’esperienza di 16 anni in Bulgari, uno dei diretti concorrenti di Tiffany, insieme, a livello globale, a Cartier.

si affacciano sul Duomo e con arredi di opere d’arte. Un doppio colpo italiano. D’altronde, come spiega il vice presidente di Altagamma Armando Branchini, «gli italiani sono particolarmente bravi nel “brand positioning management”, ricercati per rimettere in sesto griffe che hanno perso l’identità, come prova Marco Gobetti, chiamato a risanare Burberry’s ». Bogliolo si aggiunge così alla lista dei numerosi altri italiani in posizioni apicali in Tiffany: a capo di Italia e Spagna c’è Raffaella Banchero, mentre general manager della divisione orologi è Nicola Andreatta. «Bogliolo sarà sicuramente chiamato a un’accurata revisione del network dei negozi, considerata la sua forte presenza nei department store», commenta Jalena Sokolova, cfa analyst di Morningstar, e le | 49 |


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LA CITTÀ DELLA CULTURA CHE SI PREPARA AL FUTURO Antonio Danieli è il Direttore Generale della Fondazione Golinelli, realtà filantropica fondata da Marino Golinelli e costantemente rivolta in avanti, tesa a promuovere educazione, formazione e cultura per favorire la crescita intellettuale dei giovani di oggi. Un impegno che si rinnova ancora con l’inaugurazione del Centro Arti e Scienze.

esempio unico in Italia di fondazione privata totalIn una scena del film di Paolo Sorrentino “Youth mente operativa e ispirata al modello delle fonda- La giovinezza”, Harvey Keitel è impegnato zioni filantropiche americane. Una vera e propria a spiegare a una giovane sceneggiatrice come cittadella della cultura aperta ai giovani che ha visto cambia la visione delle cose in gioventù e in un ampliamento nel 2015, quando è stato battezzato vecchiaia. Per farlo utilizza la metafora di un l’Opificio Golinelli, aperto in quella che un tempo binocolo, mostrando come in gioventù lo si utiera la Fonderia Sabiem. Ma i cambiamenti non lizzi correttamente vedendo molto vicino ciò che finiscono qui: l’11 ottobre 2017, giorno del 97esiinquadriamo – il futuro, mentre in vecchiaia lo si mo compleanno di questo imprenditore mecenate, usi al contrario, vedendo lontanissimo il passato. aprirà un’altra ala della fondazione, il Centro Arti e Un ragionamento che non fa una grinza se si pensa al Scienze Golinelli. Questa struttucaso di Marino Golinelli, imprenra, progettata da Mario Cucinelditore emiliano 96enne dall’animo “I contenuti cambiano rapidamente, la, sorgerà sull’area antistante giovane, molto più di quello che l’essere umano invece, con le sue l’Opificio, a completare, con una si riscontra in colleghi di genepeculiarità e la sua immaginazione, no”. forte caratura artistica e simborazioni successive: la sua, infatti, Antonio Danieli lica, la cittadella che si occupa in è una visione della vita costanteDirettore Generale della Fondazione Golinelli maniera integrata di educazione, mente rivolta in avanti, proiettata formazione e cultura per favorire verso un futuro che sa essere la crescita intellettuale ed etica dei giovani e della imminente e che per questo dev’essere interpretato e società e con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo compreso. Perché anche se di strada ne è stata fatta sostenibile del nostro Paese. Un obiettivo che sposa tanta, questo self-made man non sembra intenzionato appieno Antonio Danieli, dal 2011 Direttore Genea riposarsi. Proveniente da una famiglia povera della rale della Fondazione. Un impegno che porta avanti bassa modenese, Golinelli ha fondato da solo, dopo in maniera sentita e appassionata, forte delle sue la laurea in farmacia, la sua prima azienda, inizio di esperienze in ambito di imprese sociali, no profit e un percorso che l’ha portato a creare quella che oggi filantropiche. Con lui abbiamo fatto il punto della è l’Alfa-Sigma, colosso farmaceutico da 900 milioni situazione per capire cosa aspettarci dalle novità in di euro di fatturato. Appassionato d’arte e di cultura, programma della Fondazione. nel 1988 dà vita a Bologna alla Fondazione Golinelli, | 51 |


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Quali saranno le attività in programma nella nuova ala dell’Opificio Golinelli, il Centro Arti e Scienze? Il tema dell’arte e della scienza è uno dei cardini della Fondazione Golinelli. Ci siamo sempre posti il problema del futuro che avanza, cercando di indagarlo attraverso le connessioni tra arti e scienze. Nell’ambito del piano di sviluppo previsto dal nostro ultimo progetto, l’Opus 2065, era fondamentale trovare un luogo che andasse a completare l’Opificio Golinelli, che dialogasse con tutte le altre aree. Il Centro nasce come contenitore progettuale di iniziative come mostre, laboratori ed esposizioni, ma sarà anche un luogo di ricerca. Quindi da un lato c’è l’attività culturale, che avrà l’obiettivo di coinvolgere personalità a livello internazionale per riflettere sul futuro dell’essere umano (stimolandone anche la creatività), dall’altro lato ci sono sempre l’attività educativa e formativa. Lo scopo che ci prefiggiamo è quello di tracciare in questo

Realtà virtuale immersiva del nuovo Centro Arti e Scienze Golinelli realizzata da Vitruvio Virtual Museum per il visore HTC Vive

“Sogniamo che nell’Opificio Golinelli ci sia sempre più un humus culturale che si contamini e che crei un ambiente abilitante per accelerare lo sviluppo”. Antonio Danieli Direttore Generale della Fondazione Golinelli

Centro i percorsi umani su cui ci stiamo muovendo per stimolare poi le attività formative e i contesti imprenditoriali che svilupperemo nell’Opificio. Un obiettivo dunque evocativo ma anche concreto: cultura di alto livello, istruzione e formazione e stimolo all’imprenditorialità. La vostra attività è molto focalizzata sul futuro appunto, tesa a immaginarlo e a interpretarlo. In che modo la Fondazione può preparare i giovani che frequentano i suoi spazi ad affrontarlo al meglio? Ci sono due dimensioni: quella della ricerca e quella della formazione. Per noi sono strettamente interconnesse. La Fondazione ha una serie di attività che riguardano dai più piccoli ai giovani universitari. Cerchiamo di accompagnare la crescita di questi ragazzi. L’attività di ricerca che facciamo ha per noi quasi l’obiettivo di codificare una nuo| 52 |


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“L’arte e la scienza hanno in comune una radice fondamentale: la curiosità intelligente nei confronti del mondo. “ Marino Golinelli, imprenditore e filantropo italiano,

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va disciplina. Nel campo dell’arte e scienza stavamo aspettando il tempo giusto per creare un dottorato di ricerca in questo settore: non c’è una disciplina oggi che ci permetta di creare una scuola di questo tipo, ed è per questo che stiamo impostando un percorso di approfondimento con alcune personalità che un domani possa portarci alla fondazione di un’accademia di pensiero, qualcosa che possa essere simile a un centro di ricerca di stampo culturale. Tutto ciò si lega al lavoro di educazione che portiamo avanti, che unisce le esperienze teoriche a quelle di laboratorio, più concrete. Questa nostra visione è abbastanza nuova in Italia, nuova e necessaria. Secondo lei c’è una lacuna da parte dell’istituzione scolastica nella formazione dei nostri giovani? Fondazione Golinelli ha 30 anni di vita. Per tanto tempo, fino al 2015, la Fondazione ha avuto un approccio che si può dire sussidiario, tipico delle realtà filantropiche italiane. Dalla creazione dell’Opificio, però, la Fondazione ha deciso di non essere più sussidiaria, quindi di non dare più risposte alle lacune presenti nel sistema scolastico ma di sedersi a un tavolo con le istituzioni e di condividere con loro protocolli di lavoro per costruire percorsi concreti nel rispetto dei reciproci ruoli. Per noi ciò è fondamentale perché riteniamo di poter agire positivamente nel rispetto della dialettica pubblico-privato per lo sviluppo del nostro Paese. Inoltre, come Golinelli dice da 30 anni, ci si è resi conto che era necessario far evolvere il modo di insegnare che viene portato avanti da decenni. Entro nel merito dei contenuti più che altro: penso ad esempio all’importanza di divulgare la cultura digitale. Anche gli insegnanti devono evolvere, sebbene ce ne siano tanti meritevoli, che devono essere supportati e aiutati. Forse direi che l’approccio scolastico tradizionale è un po’ troppo teorico: bisogna unire il saper fare al fare. I contenuti cambiano rapidamente, l’essere umano invece, con le sue peculiarità e la sua immaginazione, no: dobbiamo lavorare molto su questi aspetti.

Fondazione. Il luogo da ideare doveva essere flessibile e adatto alle più diverse funzioni. La metafora di un cuore interno contenuto in una struttura reticolare esterna è sicuramente molto forte ed è la cifra simbolica della nostra Fondazione: un continuo work in progress perché la nostra missione è quella di una perenne tensione verso un rinnovamento e verso la ricerca. Siamo davvero soddisfatti del concept proposto da Mario. Tra le ultime novità c’è anche la nascita del Fondo Utopia. Di cosa si tratta? Questo Fondo nasce con un obiettivo specifico: quello di sostenere le nuove attività imprenditoriali nell’ambito di salute e benessere, con alcune particolarità che speriamo possano aprire nuove strade rispetto a quelle percorse finora. Da un lato quindi è uno strumento finanziario, ma dall’altro una dimensione formativa di queste startup, startup che non sono solo di ambito digitale, ma che parlino anche di ricerca scientifica. Inoltre vorremo cercare non solo di trattenere in Italia i nostri “cervelli”, ma anche di attrarne altri dai vari Paesi, costituendo una sorta di Silicon Valley Made in Italy. Abbiamo trovato in Principia Sgr un partner ideale e molto attento a questo tipo di visione. Sogniamo che nell’Opificio Golinelli ci sia sempre più un humus culturale che si contamini e che crei un ambiente abilitante per accelerare lo sviluppo. Lucia Mancini

Cosa possiamo aspettarci dalla struttura del Centro Arti e Scienze ideata dall’architetto Mario Cucinella? Mario ha capito sin da subito quali erano i nostri obiettivi. La sua cifra stilistica si combina da sempre alla sostenibilità sociale, ambientale ed economica. Quando parliamo di futuro, pensiamo a un futuro sostenibile, e quindi culturalmente parlando ci siamo rivolti a lui in automatico. Il centro doveva unire una semplicità strutturale con una potenza evocativa dell’intera realtà della | 55 |


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A ROMA SFILANO PASSATO E PRESENTE DELLA SETTIMA ARTE Antonio Monda dirige anche quest’anno l’evento della Capitale dedicato al cinema: tra incontri con il pubblico, retrospettive e selezioni ufficiali, il 26 ottobre prenderà il via la XII edizione che porterà ancora un po’ di magia in città Roma si prepara a srotolare il tappeto rosso per la dodicesima volta: torna infatti, da giovedì 26 ottobre a domenica 5 novembre, la Festa del Cinema, anche quest’anno sotto la direzione artistica di Antonio Monda, che sta tentando di dare un carattere distintivo alla giovane manifestazione. Il poster ufficiale della kermesse vede una raggiante Audrey Hepburn, con un elegante vestitino scuro, reggere dei palloncini, l’unico elemento di colore presente nella foto d’epoca in bianco e nero. Un’immagine simbolo dell’anima di questo evento, in bilico tra lo sguardo ammirato verso il cinema che fu – di cui Roma è stata protagonista – e la tensione verso la modernità della settima arte. Sono tanti e importanti i protagonisti di questo mondo che quest’anno verranno omaggiati presso l’Auditorium Parco della Musica. Gli Incontri Ravvicinati con il pubblico prevedono infatti la presenza di un gigante come David Lynch, regista che ultimamente sta facendo di nuovo parlare molto di sé grazie alla serie Tv “Twin Peaks 3” e che, nel corso della Festa, riceverà poi il Premio alla carriera. Confermata anche la presenza di Ian McKellen, uno dei più grandi attori inglesi e sublime interprete, tra le altre cose, di Shakespeare – oltre che protagonista di film come “Il Signore degli Anelli”, “Lo Hobbit” e “X-Men”. Sarà poi presente Xavier Dolan, l’enfant prodige del cinema canadese regista di pellicole come “Mommy” ed “È solo la fine del mondo”. Altro

Incontro Ravvicinato sarà quello con lo scrittore cult Chuck Palahniuk, che si è fatto conoscere dalla platea internazionale con il suo primo romanzo, “Fight Club”, divenuto un successo planetario in seguito alla straordinaria trasposizione cinematografica firmata da David Fincher. Lo scrittore parlerà al pubblico dei film dell’orrore che lo hanno maggiormente entusiasmato e inquietato. C’è molta attesa anche per l’incontro con l’attrice Vanessa Redgrave, oltre cinquant’anni di carriera alle spalle. Dopo aver recitato

La Festa del Cinema 2017 celebra David Lynch assegnandogli il Premio alla carriera. Il cineasta statunitense ha ridefinito il cinema contemporaneo con il suo stile onirico e visionario per alcuni grandi autori come Michelangelo Antonioni (“Blow-Up” le ha dato fama internazionale), Fred Zinnemann (il suo “Giulia” le è valso un Oscar come miglior attrice non protagonista), Sidney Lumet, James Ivory e Brian de Palma, all’ultimo Festival del Cinema di Cannes ha presentato “Sea Sorrow”, opera dedicata ai migranti che la vede invece in veste di regista. Protagonisti assoluti, però, sono sempre loro: i film proiettati al festival. La Selezione Ufficiale comprende circa 35 lungometraggi. Fra questi troviamo titoli | 56 |


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David Lynch ha sviluppato ha reso i suoi film riconoscibili al pubblico internazionale per la loro forte componente surrealista, le loro sequenze angosciose e oniriche, le immagini crude e strane e il sonoro estremamente suggestivo.

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come “Logan Lucky” di Steven Soderbergh, opera corale che rievoca circostanze e temi della trilogia di “Ocean”. Il cast di star è composto da Channing Tatum, Adam Driver, Riley Keough, Daniel Craig, Seth MacFarlane, Katie Holmes, Hilary Swank, Katherine Waterston e Sebastian Stan (e chissà chi di loro sfilerà sul red carpet). Altra pellicola molto attesa sarà “Detroit”, film della regista premio Oscar Kathryn Bigelow che ripercorre gli eventi tragici avvenuti tra il 23 e il 24 Luglio 1967 negli Stati Uniti, a causa dei violenti scontri tra polizia e comunità afroamericana. Il 3 novembre invece, in anteprima mondiale, sarà proiettato “Wonder”, il nuovo film con Julia Roberts, Owen Wilson e Jacob Tremblay diretto da Stephen Chboski. La pellicola sarà ospite della sezione Alice nella Città, che da sempre sceglie film con tematiche legate al mondo giovanile e all’adolescenza. “Wonder” racconta infatti la storia di Auggie, un bambino di 10 anni nato con un’anomalia facciale che lo ha costretto a sottoporsi a una serie di complicate operazioni chirurgiche, impegnato, tra mille difficoltà, a frequentare la scuola. Altra prima mondiale sarà quella di “Mazinga Z Infinity”, diretto da Junji Shimizu che sarà presentato il prossimo 28 ottobre sempre nella sezione Alice nella Città. L’attesissimo film sarà accompagnato dal celebre mangaka Gō Nagai, l’autore che quarantacinque anni fa, nel 1972, ha creato “Mazinga Z”, il primo anime giapponese che vede protagonista un robot controllato dall’interno da un essere umano. Il fascino futurista e i valori di pace e giustizia per cui lotta hanno reso “Mazinga Z” un fenomeno planetario, un eroe senza tempo fra i più amati di sempre, che sicuramente riscuoterà molto successo durante la kermesse. Nell’ottica dello sguardo di ammirazione rivolto al passato, anche tre capolavori del nostro cinema verranno proiettati al festival: si tratta di “Dillinger è morto” di Marco Ferreri, “Miseria e nobiltà” di Mario Mattoli (entrambi restaurati in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia) e “Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo (con il contributo di Istituto Luce Cinecittà). Evento speciale, inoltre, sarà una proiezione che unirà cinema e musica: quella del film “NYsferatu” di Andrea Mastrovito, accompagnata dal vivo dall’Orchestra “Luigi Boccherini” di Lucca. L’artista italiano, che vive e lavora a New York, ha ridisegnato a mano uno dei capolavori del cinema muto, “Nosferatu”, realizzato nel 1922 da Friedrich Wilhelm Murnau. Il risultato finale – che ha richiesto un enorme sforzo produttivo, tre anni di lavoro e circa trentamila tavole – è quello di un film d’animazione ambientato in una cupa e misteriosa New York dei nostri Come ogni anno, la Festa del Cinema dedicherà ampio spazio agli Incontri Ravvicinati con registi, attori e grandi personalità del mondo della cultura. Tra loro: Chuck Palahniuk (Scrittore di culto), Xavier Dolan (Premio della Giuria al Festival di Cannes 2014), Vanessa Redgrave (una delle massime interpreti viventi) e Ian McKellen (vincitore di un Golden Globe e di due Tony Award).

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| FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA |

Tra le anteprime previste “Una questione privata” di Paolo e Vittorio Taviani, tratto l’omonimo capolavoro di Beppe Fenoglio, e “Logan Lucky” di Steven Soderbergh

dente e al Consiglio di Amministrazione l’assegnazione dell’Acting Award, premi alla Carriera ed eventuali altri riconoscimenti. Da quando è nata, quando ancora era Festival e non Festa, la manifestazione ha sempre cercato di abbracciare tutta la città, cercando di uscire dalle prestigiose mura dell’Auditorium progettato da Renzo Piano e invitando tutta la cittadinanza a partecipare. Tra alti e bassi, la presenza del pubblico all’evento si è però sempre fatta sentire con calore. Sul piano della programmazione, la “giovinezza” della kermesse si è invece fatta notare più volte facendo un po’ storcere il naso: tranne qualche titolo significativo, nel corso di 11 anni di edizioni è mancato un vero e proprio filo conduttore che portasse alla luce pellicole di carattere e degne di essere ricordate, considerando anche che spesso i film presentati non sono delle vere anteprime. Ma la strada è ancora lunga e il desiderio di rendere indimenticabile questo evento è palpabile. Roma ci invita alla sua Festa: non serve l’abito elegante, ma solo la voglia di lasciarsi trasportare. Lucia Mancini

giorni, segnata da tensioni razziali nei confronti degli immigrati. La sezione “Retrospettive”, curata da Mario Sesti, quest’anno sarà dedicata a “La scuola italiana”, per esaltare le eccellenze del cinema del nostro Paese con un occhio speciale per le maestranze che diffondono in tutto il mondo l’eccellenza del Made in Italy. Come anche gli scorsi anni, al termine di ogni proiezione ogni spettatore potrà votare per un film in Selezione Ufficiale che concorrerà per l’assegnazione del Premio del Pubblico BNL, che verrà assegnato al film che riceverà il maggior numero di preferenze. Il premio sarà inoltre dotato di un riconoscimento in denaro di 10.000 euro che andrà al distributore italiano del film. Se entro 6 mesi dalla proiezione ufficiale alla Festa il film non troverà un distributore italiano, il premio verrà assegnato al venditore internazionale. Sarà invece il direttore artistico a proporre al Presi| 59 |


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Antonino Cannavacciuolo, nato a Vico Equense nel 1975, ha lavorato in grandi ristoranti italiani ed esteri. Dal 1999 gestisce Villa Crespi sul lago d’Orta con cui si è guadaganto due stelle Michelin

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| SULLO SCAFFALE |

NON SOLO RICETTE Alla riscoperta delle ricchezze della cucina regionale italiana con Cannavacciuolo e Roversi. Due libri di cucina che non parlano solo di cibo... Per gli italiani è fondamentale e si pone alla base di molte attività quotidiane e non, è una materia che connette e integra il tessuto sociale, in occasioni felici come matrimoni, feste religiose, compleanni e cene romantiche, ma anche in eventi tristi come le veglie funebri. Le sue origini sono antichissime. Si, stiamo parlando della cucina italiana che - come ormai tutti sanno - è la più apprezzata a livello mondiale e ha saputo negli anni modificarsi fino a divenire la più salutare in assoluto, merito attribuibile perlopiù alla qualità dei prodotti e alla semplicità delle ricette che sono, nei secoli, state create dalle nostre nonne e non certamente dagli chef. Da qualche anno, del resto, l’attenzione sui prodotti tipici regionali è tornata in auge, con diversi esperti del settore pronti a rispolverare e riproporre le antiche ricette delle nonne. Un tesoro che è stato fortunatamente recuperato e che ha mostrato un certo vigore sul mercato. Numerosissimi i testi che popolano le librerie dove è ormai d’obbligo che una rifornita sezione ‘cucina’ e dove è sempre possibile negli ultimi anni trovare testi che raccolgono e lucidano il ‘vecchio’ come testimonianza di un passato ricco di tradizioni. La passione per le tradizioni nostrane ci ha spinto a suggerire due imperdibili letture, unite da un filo comune: sono, infatti, entrambe scritte da autori che, grazie anche ai loro programmi televisivi, sono entrati di diritto nelle cucine degli italiani grazie ai loro consigli. “Mettici il cuore. 50

ricette per la cucina di tutti i giorni” è l’ultimo libro di Antonino Cannavacciuolo, uno degli chef più amati d’Italia, che non ha certo bisogno di presentazioni. Oltre alla sua bravura in cucina, si è fatto apprezzare dal pubblico italiano per i suoi programmi TV e per la sua partecipazione alle ultime due edizioni di Masterchef Italia in qualità di giudice. “I cibi poveri non esistono perché sono ricchi di tradizione. Il bello della cucina è raccontarla”. È così che lo chef dedica il suo libro alla cucina tradizionale decidendo di rivelarci i suoi segreti per rendere perfetti anche quei piatti che compaiono quotidianamente sulle nostre tavole. Le ricette selezionate da Cannavacciuolo non richiedono troppo tempo di preparazione, il giusto per ottenere un buon risultato senza togliere spazio ad altre attività, sono perlopiù veloci e semplici come l’amatriciana, la pasta al pesto, la cotoletta alla milanese, il baccalà in umido e il tiramisù. Lo chef ci ripropone quindi gustose ricette della tradizione di cui abbiamo un’idea ben precisa perché magari legati a ricordi di pranzi e cene preparate dalla nonna: ci sono piatti, sapori, che rimangono per sempre nella memoria, ma nonostante quei piatti preparati dalle nostre nonne fossero i più buoni al mondo c’è sempre il modo di migliorarli. Con la sua esperienza di chef stellato, Antonino Cannavacciuolo ci guida in un interessante percorso che parte dai piatti tradizionali, ma che si arricchisce di un pizzico di novità e creatività . | 61 |


| SULLO SCAFFALE |

Altro giro, altra corsa. La riscoperta delle ricette della tradizione italiana continua anche in “Gustologia”, edito da Rai Eri, di Patrizio Roversi e Martino Ragusa. Il primo è il noto giornalista, scrittore e conduttore radio-televisivo che conduce Linea Verde sulla Rai, il secondo è il consulente gastronomico dello stesso programma. “Gustologia” è il prodotto della volontà di due autori che hanno deciso di andare alla ricerca delle tradizioni gastronomiche del nostro Paese rivelando in questo un gustoso itinerario tra i fornelli d’Italia. Dalla fonduta valdostana alla caponata siciliana passando per la coda alla vaccinara, il libro offre uno sguardo originale sulla ricchezza della cucina regionale, illustrando piatti e menù tipici, e raccontando le caratteristiche che li legano al suolo, all’aria, all’acqua, alla storia della zona in cui sono nati. Gli autori vogliono così smontare la famosa frase Patrizio Roversi è un conduttore televisivo italiano. Bolognese di adozione, è noto per aver lavorato molti anni in RAI e in passato sulle reti televisive private.

“con la cultura non si mangia” e dimostrare che non solo con la cultura si mangia, ma che la cultura si mangia. Come? Non con il solito libro di ricette, ma come un testo studiato, che parte dalle ricette per risalire alla materia prima del prodotto e poi, ancora, al territorio da cui proviene e, infine, ancora più su, fino alla storia che ha dato vita alla ricetta tradizionale. Il libro di Roversi e Ragusa non è quindi solo una guida completa e semplice da utilizzare, che permetterà anche al meno abile ai fornelli di stupire gli ospiti con preparazioni della gastronomia regionale. Gustologia è anche una lettura ricca di curiosità e informazioni che aiuta a orientarsi fra tradizioni, eccellenze locali, prodotti di stagione, restituendoci il sapore più autentico di ogni regione. Un manuale che aiuta a disegnare un’ideale geografia della buona tavola e a comprendere la nostra biodiversità, invitando il lettore a viaggiare e a imparare a cucinare esplorando il Paese perché è questo il modo migliore per ritrovare la consistenza e la semplicità che costituiscono la bandiera del gusto italiano. Stefano Valentini

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| UN PAESE DA VIVERE |

A OGNUNO LA SUA ITALIA La lingua di Dante, Verdi e Puccini, Leonardo da Vinci e Michelangelo, ma anche la lingua dell’alta moda, dei grandi vini e della migliore cucina al mondo: l’italiano è un asso nella manica, una risorsa indispensabile per vivere e apprezzare pienamente il “Belpaese”

Fin dalla sua prima comparsa sulla faccia della terra, l’essere umano ha dovuto fare i conti con l’ineliminabile necessità di comunicare con i propri simili e di comunicare se stesso al meglio, per poter garantire una base comune su cui costruire meglio la sopravvivenza della sua specie. Così, accanto al bisogno primario di procacciarsi del cibo e di difendersi dal freddo e dagli attacchi dei predatori, l’uomo ha sviluppato fin dagli albori la capacità di comunicare, tramite i gesti, i segni grafici, il linguaggio vocale. La storia della Torre di Babele sintetizza però perfettamente la

difficoltà dolorosa del non potersi comprendere mai appieno gli uni con gli altri, ma la confusione delle lingue è allo stesso tempo fonte di differenziazione e di nuovi stimoli che portano arricchimento e crescita, purché si trovi un equilibrio, una traduzione che non tradisca le intenzioni e i valori originari. Ancora oggi, soprattutto oggi, in un orizzonte globalizzato che vede ridursi drasticamente le distanze geografiche, la capacità di comprendere e mettere in connessione lingue e culture diverse appare come la sfida più appassionante e cruciale per la società civile. In questa grande avventura socio-culturale si inserisce il

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| UN PAESE DA VIVERE |

lavoro certosino effettuato dall’ASILS, l’Associazione Scuole di Italiano come lingua seconda che raggruppa la maggior parte delle scuole d’italiano che operano in varie parti d’Italia ed ha lo scopo di garantire la serietà e la competenza professionale delle scuole nell’insegnamento e nei servizi rivolti agli studenti. A raccontarci questa interessante e vivace realtà è Francesca Romana Memoli, Presidente ASILS.

no delle aziende straniere che hanno contatti commerciali con il nostro Paese e che investono i loro budget in corsi di lingua italiana per il loro personale. Secondo le statistiche recentemente pubblicate dalla nostra associazione, gli studenti che si rivolgono alle nostre scuole, lo fanno per motivi turistico-culturali (oltre il 33%), per motivi accademici (quasi il 24%) e per motivi professionali (40%). Quasi 1000 studenti l’anno scorso hanno confermato l’esigenza di studiare la lingua italiana per finalità accademiche sostenendo esami di certificazione linguistica come i CILS dell’Università per stranieri di Siena (63%) gli esami Firenze dell’AIL (22%) e gli esami CELI dell’Università per Stranieri di Perugia (14%).

Qual è il motivo che spinge sempre più stranieri ad avvicinarsi l’italiano, tanto da risultare – per alcuni sorprendentemente - la quarta lingua più “Gli studenti che frequentano studiata al mondo? C’è una vera e propria passione le nostre scuole raggiungono buoni per l’Italia ed i prodotti italiani risultati e lo dimostra l’ampio nel mondo. L’Italia è amata come superamento degli esami patria del bello, dell’eleganza, della Da Presidente dell’associazioche vengono svolti nei nostri centri”. cucina, della musica, di uno stile ne ASILS può dirci qual è la Francesca Romana Memoli di vita raffinato e gioioso. Così tendenza nello studio della linPresidente Asils gli stranieri vogliono conoscere gua italiana e in che modo gli la nostra lingua per poter viaggiare nel nostro Paestudenti stranieri si pongono di fronte al primo se ed apprezzarne la cultura da ogni punto di vista. approccio con la lingua? Interessante è il fenomeno dei discendenti di italiani È sicuramente un trend in crescita. Nel 2016 si è che studiano la lingua per riscoprire le origini della registrato un incremento del 3% rispetto all’anno propria famiglia. Molto rilevante è anche il fenomeprecedente. Si è registrato un sensibile aumento di

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studenti olandesi (35%), russi (24%), francesi (18%) e brasiliani (12%). Grazie all’attivazione dei Progetti Marco Polo e Turandot presso alcune scuole ASILS anche il mercato cinese ha assunto grande rilevanza grazie, totalizzando il 3% degli studenti complessivi all’interno delle nostre scuole. Il modo di porsi degli studenti rispetto alla lingua italiana varia molto perché dipende dal loro livello di conoscenza al momento dell’arrivo, dalla loro età e dalla motivazione che li spinge allo studio. Anche le cifre contano. Quali sono i numeri di ASILS? Fanno parte dell’ASILS 45 scuole con sedi su tutto il territorio italiano. Si rivolgono ai nostri centri oltre 28.000 studenti all’anno (una media di 671 a scuola). Nel corso 2016 sono state erogate complessivamente 393.400 ore di insegnamento (in media 9.600 ore ad istituto) coinvolgendo 520 docenti e 46 direttori didattici. Le scuole ASILS, con oltre 850 collaboratori (il 45% dei quali assunto a tempo indeterminato), si confermano come fonti sane ed attive di occupazione, che ottengono buoni risultati soprattutto grazie alle strategie di marketing singolarmente messe in campo. Cosa offre di diverso l’associazione ASILS rispetto alle altre scuole? La nostra associazione vigila sulla serietà degli istituti aderenti che devono rispettare le norme del codice deontologico della nostra associazione. Per entrare a far parte dell’ASILS, infatti, le

scuole devono superare un’ispezione e gli standard di qualità vengono periodicamente verificati. Ciò che contraddistingue i centri ASILS è prima di tutto l’eccellenza dell’insegnamento, garantita dal fatto che i nostri docenti sono tutti laureati e in possesso di certificazioni e specializzazioni nell’ambito della didattica dell’italiano come lingua straniera, nonché assunti secondo le norme di uno specifico contratto nazionale. Altri elementi che ci distinguono dalle altre scuole sono la cura nell’organizzazione delle attività culturali e ricreative, l’accurata selezione degli alloggi e delle famiglie ospitanti nonché il rispetto della legalità nell’ambito dei visti di studio. Quali sono i vantaggi che gli stranieri possono avere dallo studio della lingua italiana? L’Italia è un paese che ha fortissime relazioni commerciali nel mondo e la conoscenza della nostra lingua può offrire sbocchi professionali presso aziende che in queste relazioni commerciali sono coinvolte. Quali sono i risultati e i feedback degli alunni stranieri che hanno finito il periodo di studio in una scuola ASILS? Gli studenti che frequentano le nostre scuole raggiungono buoni risultati e lo dimostra l’ampio superamento degli esami che vengono svolti nei nostri centri. La cura che mettiamo nell’organizzazione di tutte le nostre attività fa sì che i nostri clienti siano soddisfatti e che raramente ci siano reclami. Sicuramente nel nostro lavoro siamo grandi ambasciatori e promotori del nostro Paese. Margherita Pituano

ASILS Associazione scuole di italiano come lingua seconda Segreteria Nazionale presso Club Italiano Dante Alighieri Piazza Bologna, 1, 00162 Roma RM Tel: +39 (06) 4423 1490 E-mail: info@asils.it Segretario Nazionale: Dott. Fabrizio Fucile

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LA SCONOSCIUTA DI X FACTOR CHE TUTTI CONOSCONO La cantautrice Levante è il giudice più chiacchierato del talent di Sky. E se a molti può sembrare un volto nuovo, in realtà la sua carriera dice proprio il contrario, costellata com’è di successi e di conferme del suo talento in continua ascesa.

A partire da settembre 2017, Claudia Lagona, in arte Levante, siede al tavolo dei giudici dell’11esima edizione di X Factor Italia. Con lei ritroviamo Manuel Agnelli, Fedez e Mara Maionchi. In molti si sono chiesti, dopo l’annuncio di questa novità, chi fosse questa giovane ragazza, fisico longilineo e lunghi capelli corvini, e con che titolo potesse ricoprire un tale ruolo. In realtà, Levante non è prettamente una sconosciuta. O meglio, lo è a livello di cultura musicale mainstream, ma nelle pieghe di quella che viene catalogata come “musica indie” è in realtà un nome molto noto. Siciliana, nata a Caltagirone il 23 maggio 1987, dopo la morte del padre, lei e la madre si trasferiscono a Torino. Si appassiona da subito alla musica e passa le giornate ascoltando le canzoni di Meg, Cristina Donà, Bianco, Carmen Consoli, Mina, Janis Joplin, Tori Amos e Alanis Morissette. Firma dapprima un contratto con l’A&A Recordings Publishing e l’Atollo Records, ma successivamente lascia Torino per recarsi a Leeds, nel Regno Unito. Nel 2013, con l’etichetta INRI, fa il suo esordio con il brano “Alfonso” (che inizia subito a passare di bocca in bocca grazie anche al ritornello in cui canta “Che vita di merda”). Viene notata anche da Max Gazzè, che la sceglie per

aprire i concerti del suo “Sotto casa Tour”. Sempre nel 2013, Fiorello la invita in una delle puntate del suo programma “Edicola Fiore”, dove rilascia delle dichiarazioni contro l’universo dei talent che vengono ora citate da chi la vuole tacciare di incoerenza: “X Factor? Mi avevano chiamato come concorrente ma non me la sono sentita, non faceva per me. Quel sistema mi toglierebbe un respiro di cui ho bisogno, crea artisti catodici in mano a case discografiche che decidono tutto. L’idea di sentirmi costretta “Un uomo solo è un uomo finito. È lecito a cantare cose rischiare nel rispetto di se stessi e degli che non vorrei altri. Il prezzo della felicità ha un limite.” cantare non Levante riesco a immaginarla. Non ho neanche la TV”. Il suo primo album vede la luce nel marzo 2014: “Manuale distruzione” debutta alla posizione numero 8 della classifica FIMI. Il disco viene poi premiato come “Migliore opera prima” dall’Academy Medimex e le vale una nomination sia fra i finalisti del premio Tenco che agli Mtv European Music Awards di Glasgow come “Best Italian Act”. Inoltre viene invitata a suonare sul palco del Concerto del Primo Maggio a Roma e, durante il “Manuale Distruzione tour”, alterna le sue date con le aperture dei concerti dei Negramaro. | 68 |


| RITRATTI MUSICALI |

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“Resto assolutamente la stessa persona di sempre, ma con una maturità in più, sicuramente. L’unica cosa che è cambiata è che riesco a pagare l’affitto con la musica”. Levante

Il suo primo disco “Manuale Distruzione” le è valso una nomination fra i finalisti del premio Tenco e degli Mtv European Music Awards come Best Italian Act.

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Dopo pochi giorni l’aver nuovamente partecipato al Concerto del Primo Maggio nel 2015, esce il suo secondo album, “Abbi cura di te”, per la Carosello Records. Nel corso dell’anno vengono pubblicati quattro singoli estratti da questo lavoro: “Ciao per sempre”, “Finché morte non ci separi”, “Abbi Cura di Te” e “Le lacrime non macchiano”. Anche questo disco è candidato al Premio Tenco, e conferma la vena malinconica e graffiante della cantante, che sembra sfuggire a qualsiasi tipo di etichetta e di classificazione. Il 6 giugno 2015 parte dal Miami Festival di Milano l’”Abbi Cura Di Te Tour”, che la porta ad esibirsi dal vivo in 28 città italiane. Dopo una pausa estiva, dove apre alcuni concerti del tour di Paolo Nutini, il 24 ottobre 2015 riparte da Roma e va a esibirsi nei teatri e nei club delle principali città italiane. La tappa della sua carriera che inizia a farla conoscere al grande pubblico è la partecipazione nel 2016, insieme a Stash dei The Kolors, alla canzone di J-Ax e Fedez “Assenzio”, di cui esce il videoclip dove appaiono tutti e quattro i cantanti. Il 1º febbraio 2017 pubblica “Non me ne frega niente”, brano che anticipa il nuovo disco di inediti “Nel caos di stanze stupefacenti”, uscito ad aprile. L’album, interamente scritto dalla cantante, diviene la sua consacrazione nell’Olimpo musicale italiano. “Le dodici canzoni di questo album sono dodici stanze, dodici storie - ha detto la stessa Levante - Storie che raccontano l’amore in tutte le sue forme: distanza, intimità, incomunicabilità, gelosia, complicità, solitudine, delusione e aspettative”. Uno dei brani più cantati del suo ultimo lavoro è il duetto con Max Gazzè “Sei un pezzo di me”, che ha avuto un discreto successo facendosi sentire molto nell’estate appena passata. Non solo musica però: infatti a gennaio 2017 Levante pubblica il suo primo libro, “Se non ti vedo non esisti”, che è riuscito in breve tempo ad entrare nella classifica dei libri di narrativa più

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L’album è stato interamente ideato e concepito da Levante e prodotto con Antonio Filippelli. Gli arrangiamenti sono a cura dello stesso Filippelli insieme a Daniel Bestonzo e Dario Faini.

venduti in Italia. Una carriera non proprio tipica di una sconosciuta dunque. Vedremo quale sarà l’eredità di Levante dopo la sua partecipazione a X Factor. Magari la vedremo sul palco dell’Ariston, visto che tra i suoi sogni c’è quello di gareggiare a Sanremo. Ma non diamo nulla per scontato: del resto, questa giovane cantautrice in continua ascesa ci ha ampiamente dimostrato che con lei non è il caso di farlo. Lucia Marini


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STRANGER THINGS 2: SOTTOSOPRA, DI NUOVO Netflix anticipa l’uscita della seconda stagione della serie in cui il piccolo Will, fresco reduce del Sottosopra, e i suoi amici affronteranno nuove inquietanti avventure

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Con un annuncio in grande stile allo scorso Comostro Demagorgone, è infatti alle stelle. Le antimic-Con di San Diego, Netflix ha cambiato la data cipazioni sulla trama trapelate negli ultimi mesi e d’uscita di Stranger Things 2, anticipandola. il primo trailer diffuso dal network suggeriscono Il 31 ottobre, giorno di Halloween, sembrava la data piuttosto chiaramente la focalizzazione su Will perfetta per lanciare la seconda stagione della fortunaByers: ad un anno dalla sua incredibile avventura, ta serie dalle atmosfere inquietanti dunque, ora verranno raccontate e paranormali, che vede protagole conseguenze e i cambiamenti nisti un gruppo di ragazzini nerd e “Will Byers è stato salvato dal interiori del ragazzino, esploranomaggia costantemente i miti e le Sottosopra ma un’entità più grande do gli sviluppi e le inevitabile tensuggestioni della cultura cinemasioni nel rapporto con gli amici e sinistra minaccia i sopravvissuti“. tografica e pop degli anni Ottanta, del cuore Mike, Dustin e Lucas. Shawn Levy, produttore della serie invece la piattaforma streaming La nuova stagione dedicherà un ha deciso di spostare tutto al 27 certo spazio anche ad uno dei ottobre, forse per contentere in qualche modo l’hype personaggi più amati, il Capo della Polizia della sfrenata del pubblico di appassionati della serie. La cittadina di Hawkins, Hopper, interpretato dalla curiosità in merito a ciò che potrebbe accadere nella rivelazione David Harbour. All’inizio della storia, cittadina di Hawkins dopo il ritorno di Will dal terriHopper è tormentato dal dolore per la perdita ficante Sottosopra, dimensione distopica e pericolosa della figlia, dolore che affoga nell’alcool. A quanto che, come abbiamo potuto osservare nella puntata pare la figlia morta di Hopper avrà un ruolo più finale della prima stagione, pare aver mantenuto un importante questa volta e lo stesso David Harbour legame con il ragazzo, rimasto a lungo prigioniero del ha dichiarato in proposito: “La figlia di Hopper

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ha sottolineato che i filoni narrativi principali saranno estremamente realistici e inquietanti al tempo stesso: da una parte assisteremo al ritorno di Will ma dall’altra all’origine e allo sviluppo della nuova entità malvagia, a cui verrà data grandissima attenzione. “La nostra storia principale si concentrerà su Will e sulle ripercussioni che il giovane Byers subirà dopo essere tornato dal Sottosopra. – affermano i Duffer – Solo perché Will è uscito sano e salvo dal Sottosopra non significa che sarà al sicuro”. Per accendere ancora di più la febbre dei follower, i fratelli Duffer hanno persino rilasciato alcune pagine dello script del primo episodio della seconda stagione, dal titolo intrigante “Madmax”. Siamo nel 1984: le prime pagine dello script, pubblicate da Entertainment Weekly, vedono Will (Noah Schnapp), Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo) e Lucas (Caleb McLaughlin) alle prese con un videogioco arcade coin-op degli anni ‘80, mentre scoprono che un misterioso giocatore, chiamato Madmax, ha superato il punteggio di Dustin. Sconvolti, chiedono spiegazioni a Keith, il responsabile della sala

sarà il focus primario della seconda stagione di Stranger Things, ma in un modo molto diverso da quello che state immaginando. La comprensione di Hopper di questa relazione e il suo modo di essere genitore saranno al centro dei nuovi episodi, e avremo molto tempo per esplorare questo aspetto. Non voglio anticipare altro per non rovinare la sorpresa.” Nella prima serie, d’altronde, Hopper si era legato con affetto e preoccupazione quasi paterne ad un altro personaggio amatissimo, la misteriosa Undici, che scompare nell’episodio finale, lasciando però indizi di un possibile ritorno. E infatti, Millie Bobby Brown, la piccola interprete di Undici, è stata riconfermata ufficialmente nel cast, e, insieme a Winona Ryder, mirabile nella sua interpretazione della madre di Will, ritroverà i compagni di avventura Finn Wolfhard, Gaten Matarazzo e Caleb McLaughlin. Nessuna notizia specifica invece sul “cattivone” di questa stagione, la cui presenza inquietante viene però accennata nel trailer di Stranger Things 2. Ross Duffer, co-ideatore della serie insieme al fratello Matt,

Il 31 ottobre, giorno di Halloween, sembrava la data perfetta per lanciare la seconda stagione della fortunata serie targata Netflix giochi, il quale pretende un appuntamento con la sorella di Mike in cambio dell’informazione. Tutto ciò accade mentre Will, guardando verso la porta d’uscita della sala giochi, vede nevicare. Neve a ottobre? Molto strano. Si gira allora per cercare l’attenzione degli amici, ma questi ultimi sono svaniti e la sala giochi è vuota. Queste pagine dello script non sono altro che un’estensione del trailer della seconda stagione di Stranger Things presentato al Comic-Con di San Diego. In esse vengono introdotti due nuovi personaggi: Keith, appunto, interpretato da Matty Cardarople, e Max, interpretata dall’attrice quindicenne Sadie Sink, vista in American Odyssey, la quale si rivelerà essere il misterioso giocatore MadMax e che si mescolerà senza dubbio agli adolescenti del quartetto di D&D dello show, insieme al fratello Billy, interpretato da Dacre Montgomery, un ragazzo dallo sguardo irresistibile che però nasconde un lato oscuro, violento e instabile. Non ci resta che aspettare il 27 ottobre per preparare i popcorn, metterci comodi e rituffarci a capofitto nell’avventura. Elisabetta Pasca

Il Telefilm è stato il trampolino di lancio dell’attrice Millie Bobby Brown che solo nei primi mesi del 2017 è stata testimonial prima per Calvin Klein e poi per Converse

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GIVENCHY UN AUTUNNO DA COLLEZIONE

Stile senza tempo nelle linee dell’ultima collezione firmata da Riccardo Tisci. La fine della storia d’amore tra il designer 43enne cresciuto sul lago di Como e la maison parigina arriva dopo dodici anni di impetuosa passione e ci lascia pensare a cosa ancora avrebbe potuto raccontare un genio che sembra inesauribile.

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| LO STILE, LE ICONE |

Una nuova prospettiva da cui guardare i capi basici del guardaroba maschile. All’elenganza inglese del classico cappotto con alamari e cappuccio, del collo alto e dell’immancabile nero corvino, Tisci ha accostato il magistrale gioco della definizione dei volumi, con un senso drammatico che eleva i capi ai piÚ alti standard delle produzioni del brand.

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Pezzi classici ed eleganti per l’uomo, come il pantalone reinterpretato in una versione ampia con doppie pinces, outerwear migliorato con materiali sempre più resistenti e ideali per il contesto urbano. Riccardo Tisci ha elaborato una linea che unisce efficacemente sapienza sartoriale e voglia di stupire, tra pantaloni svasati, pellicce e borchiette, là dove sportswear e couture s’incontrano.

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| LO STILE, LE ICONE |

L’ispirazione per l’ultimo racconto della saga Tisci è arrivata dalle architetture futuristiche di tre iconiche location danesi che accompagnano ogni sezione del guardaroba autunnale del marchio, recuperate anche nelle note di colore giallo, chiaro riferimento al calore dei legni scandinavi. Una collezione che si muove sinuosamente tra classic, fashion e urban, lasciando che ognuna di queste dimensioni si racconti al meglio in un quadro dominato da un perfetto equilibrio.

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CONTEMPORANEO

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VALENTINO

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Un uomo metropolitano che viaggia nella contemporaneità e che utilizza simboli e segni per creare appartenenze, che mescola culture differenti per rinforzare la sua identità, un uomo nuovo e inaspettato ma che non rinuncia comunque alla propria classicità. È lui l’icona che ha ispirato Pierpaolo Piccioli nella sua collezione di questo fine autunno, la prima nel ruolo di direttore creativo della Maison Valentino. Lo stilista propone il tema Tattoo come uno dei principali elementi, curando un design che prende ispirazione dai tatuaggi “Old School”, reinterpretati con una visione contemporanea.

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I disegni, piccole opere d’arte, sono ricamati a mano sia su base camouflage, monocolore, sia su base tartan, e impreziosiscono ciascun capo su fronte, retro, sulle maniche e addirittura su borse e scarpe. Proprio come nella corrente “Old School” i motivi sono caratterizzati da colori accesi, tra cui il rosso, il giallo, il verde e il blu con il dettaglio dei contorni neri marcati, il tutto curato con estrema eleganza. Uno dei key accessories della collezione è lo zaino con base in canvas camouflage army, impreziosito dai tatuaggi che rappresentano simboli del mare. Un mondo, quello dell’uomo Valentino, dove i capi diventano il mezzo con il quale, oggi ancora più di prima, si può comunicare uno o più messaggi.

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Grande novità della collezione presentata da Pierpaolo Piccioli è poi la nuova sneaker Valentino Garavani Flycrew. La scarpa, in pelle scamosciata con banda bianca in pelle a contrasto e suola in gomma bianca con dettaglio micro borchie sul retro, è la sintesi tra un linguaggio street e lo stile senza tempo tipico della Maison.

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LO SPORT “DI NICCHIA” CHE SPOPOLA In crescita il numero dei golfisti italiani: + 50% dal 2000. Il progressivo aumento è avvenuto negli ultimi 50 anni e sta ridefinendo il concetto stesso di golf, sempre meno considerato uno sport di nicchia, con prospettive positive che fanno pensare a un’ulteriore crescita di golfisti. Statistiche alla mano, l’interesse degli italiani verso il golf è in crescita: i tesserati, secondo i dati ufficiali della Federazione Italiana Golf (FIG), sono nel 2016 oltre 90.000. Riprendendo qualche dato si può vedere chiaramente il considerevole aumento del golf in Italia: nel 1954 i tesserati erano 1.220, passati a 7.000 nel 1970 e a poco meno di 60.000 nel 2000, fino a raggiungere il picco di 101.817 nel 2011. Negli ultimi anni anche il costante aumento di utenti sulle pagine social della FIG: Facebook, Twitter, YouTube e Instagram dimostra un certo appeal del golf sugli italiani. Fascino che trova riscontro anche negli ascolti televisivi in crescita, a partire dalle Olimpiadi di Rio 2016 trasmesse dalla RAI che ha segnato uno share dell’8,55 %, proseguendo con il trionfo di Francesco Molinari all’Open d’Italia, arrivando infine alla Ryder Cup in Minnesota. Superano poi il milione le persone rimaste a guardare la sfida fra Stati Uniti ed Europa, andata in onda su Sky Sport, durante i tre giorni di gara; triplicati infine gli ascolti della precedente Ryder Cup, con l’edizione del 2022 che si terrà proprio nel Bel Paese.Insieme al numero di tesserati cresce anche il mercato italiano del settore, come confermato dall’International Golf Travel Market (IGTM - ovvero l’evento numero uno al mondo per l’industria del turismo golfistico) tenutosi nel 2016 a Palma di Maiorca (Spagna), che ha trovato una testimonianza di 26 espositori conterranei e la rappresentanza di 125 circoli italiani. Grazie infine all’edizione 2014 di IGTM che si è tenuta in Italia (Villa Erba, Como) e all’assegnazione della Ryder Cup 2022 l’Italia ha trovato finalmente una meritata e precisa collocazione sui campi da golf.

I MAJORS, LA RYDER CUP E L’OPEN D’ITALIA Gli appuntamenti più importanti da segnare sul calendario sono quattro e sono definiti con il nome di Major: consistono in incontri prestigiosi del golf professionistico internazionale e coinvolgono ogni anno sempre più spettatori appassionati, pronti a sostenere i loro campioni. The Master è il primo di questi incontri e si svolge ad aprile in Georgia, negli Stati Uniti. Il torneo ha la caratteristica di essere l’unico tra i major a disputarsi sullo stesso campo – l’Augusta National Golf Club -, fin dalla sua prima edizione. Fra i plurivincitori di questo torneo ci sono Jack Nicklaus, che l’ha vinto per 6 volte (l’ultima nel 1986, all’età di 46 anni), e Tiger Woods, che l’ha vinto 4 volte - la prima nel 1997, a 21 anni e 3 mesi, risultando così il primo giocatore di colore e il più giovane a vincere nella storia del torneo. Il Master conserva lacune curiosi tradizioni, tra queste il Par 3 Contest, ovvero un mini torneo su 9 buche par 3 in cui i giocatori sono accompagnati da parenti, amici e famigliari in veste di caddie. Il vincitore che raggiunge il punteggio più basso è il vincitore del Par 3 Contest, che - curiosamente - non è mai coinciso con chi ha vinto il Master. Dal 1952, il martedì della settimana del torneo, si tiene la Champions’ Dinner organizzata dal campione uscente e tipicamente a base di specialità regionali del Paese del campione; altra tradizione che si ripete dal 1963 è quella del “primo colpo” assegnato ogni anno ai grandi del golf. U.S. Open viene giocato verso la metà di giugno ed è organizzato dalla United States Golf Association. Il torneo si disputa su campi diversi e con la distanza inva| 86 |


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riata di 72 buche, su classici campi della tradizione golfistica americana, che per l’occasione sono resi ancora più impegnativi. Al torneo partecipano 156 giocatori e il dato curioso è che dal 1926 al 1964 il titolo è stato vinto solo da giocatori dagli statunitensi e tutt’oggi solo 6 altre nazioni hanno conquistato il trofeo, tra queste il Sudafrica, per 5 volte dal 1965. Per la prima volta dal 1910, quattro non-americani si sono guadagnati consecutivamente il gradino privilegiato del podio nel periodo 2004-2007: il sudafricano Retief Goosen (2004), il neozelandese Michael Campbell (2005), l’australiano Geoff Ogilvy (2006) e l’argentino Ángel Cabrera (2007). Il primo europeo a riconquistare il titolo dopo l’inglese Tony Jacklin (1970) fu il nordirlandese Graeme McDowell nel 2010. The Open Championship. Oltre a essere il Major più antico è anche l’unico a non disputarsi negli Stati Uniti: l’Open si è sempre giocato dal 1860 su campi inglesi o scozzesi. Le uniche edizioni in cui non si è disputato sono state tra il 1915 e il 1919 a causa della Prima guerra mondiale e tra il 1939 e il 1946 a causa della Seconda guerra mondiale; conta, al 2016 ben 145 edizioni. PGA Championship è organizzato dalla Professional Golfers’ Association of America ed è l’ultimo Major dell’anno. Svolgendosi verso la metà di agosto, di regola 4 settimane dopo il British Open, viene soprannominato L’ultima occasione per la gloria . Il percorso di gara non è fisso e ogni anno la sede si sposta in varie località statunitensi mantenendo dal 1958 il formato stroke play con 72 buche giocate in 4 giorni di gara. C’è poi la Ryder Cup, considerata la più importante manifestazione internazionale di golf che si gioca ogni due anni alternativamente in una città europea o americana. La Ryder Cup mette dunque di fronte Stati Uniti ed Europa ed è l’unica manifestazione sportiva nella quale il Vecchio Continente gareggia come squadra. L’edizione del 2022 si svolgerà a Roma, appuntamento che può traformarsi in una vetrina importante per il mercato del golf italiano. L’Open d’Italia è il principale torneo golfistico italiano, fondato nel 1925 e dal 1972 parte dell’European Tour. Considerata una delle manifestazioni più prestigiose d’Europa viene quest’anno disputata al Golf Club Milano a Monza dal 12 al 15 ottobre su un tracciato immerso in 685 ettari di bosco contenente circa 100.000 piante di essenze diverse; le caratteristiche del campo richiedono quindi una particolare precisione, il percorso si incunea tra gli alberi che delimitano i bordi delle buche. Il campione in uscita è Francesco Molinari, unico italiano ad aver vinto due edizioni (nel 2006 e nel 2016) del torneo di casa. Stefano Valentini A destra: la Ryder Cup. Sotto il trofeo dell’ Open Championship

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APPUNTAMENTO CON IL CAMPIONE Francesco Molinari ha vinto l’Open d’Italia nel 2006 - primo italiano dai tempi di Massimo Mannelli (1980)- e nel 2016, mentre nel 2009 ha conquistato, assieme al fratello Edoardo, la Coppa del Mondo. Ci racconta, in poche battute, com’è il mondo visto dal podio. È il primo italiano ad aver bissato la vittoria dell’Open di casa, che emozione ha provato? È stata una gioia grandissima, ovviamente trionfare in casa è sempre speciale. Venivo da una stagione con buoni piazzamenti, ma vincere a Monza ha dato un altro spessore alla mia annata. Quale dei suoi successi ricorda con più gioia? Sono tutti speciali, ma forse quello in Spagna ha un sapore unico perché avvenuto in rimonta. Anche la vittoria della Coppa del Mondo con mio fratello Edoardo, perchè è stata una sorpresa per tutti, anche se noi abbiamo sempre creduto di potercela fare. Nonostante i numeri in leggero aumento, in Italia il golf è ancora poco seguito. È ancora considerato uno sport per pochi? Vivendo fuori dall’Italia per me non è facile giudicare. Quello che posso dire è che, purtroppo, il golf non fa parte della cultura sportiva italiana, per cui il lavoro di promozione della Federazione non è facile. Penso, però, che stiano facendo il possibile e che figure come Montali possano solo aiutare questo sport. Da sportivo professionista può dire che il golf è cambiato negli ultimi anni? In che modo? Il golf sta cambiando molto, sta diventando più globale, sia dal punto di vista dei tornei che dal punto di vista dei giocatori di alto livello, che arrivano sempre da più Paesi. Ci sono anche cambiamenti più tecnici, che riguardano l’attrezzatura e il fisico dei giocatori e che purtroppo rendono alcuni campi tradizionali un po’ obsoleti. Rispetto a quando ho iniziato io, inoltre, i giocatori in media sono molto più professionali e curano tutti gli aspetti che possono influenzare la prestazione. Quali sono i suoi obiettivi per il 2018? L’obiettivo principale è quello di migliorare. Ho uno staff di persone che mi segue in cui ripongo molta fiducia e con cui scelgo sempre obiettivi ambiziosi. Mi concentrerò, come negli ultimi anni, soprattutto sul PGA Tour in America, cercando di migliorare i risultati ottenuti in questa stagione.

Il golfista Francesco Molinari. Nel 2006 ha vinto l’Open d’Italia, primo italiano dai tempi di Massimo Mannelli nel 1980. Nel 2009 vince, assieme al fratello Edoardo, la coppa del mondo di golf.

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IL GOLF ITALIANO VERSO LA RYDER CUP E’ iniziato il conto alla rovescia per la più importante manifestazione golfistica a livello globale, che vedrà sfidarsi a Roma, sul percorso del Marco Simone Golf & Country Club, i 12 migliori giocatori europei e i 12 migliori giocatori americani. Abbiamo fatto il punto con Franco Chimenti, Presidente della Federazione Italiana Golf . Professor Chimenti, è stato eletto Presidente della Federazione Italiana per la quinta volta. Ci può dare un bilancio complessivo degli ultimi anni? In Italia come è mutato il mondo del golf? “Il bilancio degli ultimi anni è assolutamente positivo. L’aggiudicazione della Ryder Cup 2022 ha rappresentato la svolta per tutto il movimento e aprirà scenari inimmaginabili per il golf italiano. Poter ospitare il terzo evento sportivo al mondo (dopo aver superato le candidature autorevoli di Germania, Spagna e Austria) ha dato grande prestigio a tutto lo sport italiano. In termini di attività agonistica, i nostri amateur ogni anno conquistano numerosi trofei internazionali. Negli ultimi Campionati Europei a Squadre i due team femminili e i due team maschili sono saliti sul podio, rispettivamente con due secondi posti e due terzi posti: un risultato senza precedenti. Fra i nostri professionisti, Francesco Molinari è ormai stabilmente nei piani alti del world ranking. Inoltre, le recenti vittorie sull’European Tour di Edoardo Molinari e del giovane Renato Paratore hanno confermato la nostra competitività e il ricambio generazionale in atto”. In veste di Presidente ha dovuto prendere decisioni che oggi ritiene essere state delle mosse vincenti? Le è mai capitato di avere qualche ripensamento? “Nessun ripensamento. Ho sempre agito nell’interesse della crescita del movimento golfistico e in quest’ottica ritengo l’introduzione del tesseramento libero una delle mosse vincenti. Avere l’opportunità di giocare anche senza essere soci di un circolo ha dato infatti nuovo impulso al numero dei praticanti. In ambito di politica federale, la costituzione degli Organi Periferici con i | 90 |


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Comitati e le Delegazioni Regionali ha dato libertà d’azione nei singoli territori e ha portato il golf capillarmente in tutta Italia. La nascita del Progetto “Impegnati nel Verde” ha poi testimoniato la nostra vicinanza a tematiche come difesa dell’ambiente ed eco-sostenibilità”. Secondo molti esperti negli ultimi anni il livello qualitativo della competitività del golf italiano si è innalzato; in un futuro prossimo ritiene possibile un’ulteriore tendenza positiva in riferimento all’incremento di iscritti nei club? “L’aumento dei tesserati è uno dei nostri principali obiettivi nell’ambito del Progetto Ryder Cup 2022. Sicuramente, avere dei modelli vincenti fra i nostri giocatori di punta ci aiuterà a rendere ancora più affascinante uno sport di per sé molto coinvolgente, che vanta il più alto numero di praticanti al mondo fra le discipline individuali”.

La Ryder Cup all’inizio è stata una mia pazzia. E vedevo intorno solo gente che mi sconsigliava di tentare. Poi a poco a poco ho trovato gli alleati...” Franco Chimenti Presidente Federazione Italiana Golf Vice Presidente Vicario del CONI

Nel 2022 l’Italia ospiterà la Ryder Cup, quali sono gli aspetti positivi che apporterà l’evento? Ritiene sia possibile un giovamento per la visibilità del golf in Italia? “Il board della Ryder Cup Europe ha puntato sull’Italia, attratto dalla sua straordinaria vocazione turistica. Con l’aggiudicazione della Ryder Cup 2022 la nostra nazione è diventata una delle principali mete del turismo golfistico e ciò porterà beneficio in termini di indotto economico per tutto il Paese. La nostra forza attrattiva non ha eguali e i prossimi Open d’Italia, che fino al 2027 avranno un montepremi da 7 milioni di dollari, porteranno ancora più in risalto il nostro appeal internazionale. Il nostro torneo è ormai nel gotha dei grandi eventi golfistici mondiali e farà da traino per tutto il movimento.”.

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| VITE DA CHEF |

“NON CHIAMATEMI PIZZAIOLO” Se dovesse scegliere, Pier Daniele Seu preferirebbe più il termine “pizza chef”, che meglio si adatta al suo approccio intelligente e creativo. Intervista a uno dei migliori talenti emergenti dell’arte della pizza che sta ammaliando Roma con il gusto della qualità.

Il presente lavorativo di Pier Daniele Seu sembra essere frenetico come quello di chi fa il suo mestiere da molti più anni di lui. Originario di Ostia, classe 1987, Pier Daniele è uno dei pizzaioli – o meglio, pizza chef – romani di cui più si sta parlando nel settore, e non solo. Data la sua esperienza temporale è definito “emergente”, ma sembrano ben pochi gli elementi che possono limitarlo a una tale categoria. La sua pizza è diventata quasi un tormentone nell’estate capitolina del 2017. Vincitore del premio “Miglior Pizza Chef

all’interno dello stabilimento balneare “Plinius” nella sua Ostia con esiti, inutile dirlo, più che positivi. Nonostante i numerosi impegni, questo “giovane esperto” non sembra intenzionato a fermarsi, deciso più che mai a dimostrare al mondo intero come la pizza possa essere un vero e proprio capolavoro che necessita, come tutti i capolavori, di arte e creatività. Pier Daniele, com’è iniziata questa tua passione? È iniziato tutto quasi per sfida in realtà: lavoravo nello studio di amministrazione condominiale di mio padre ma, non essendo interessato, ho lasciato perdere dopo alcune discussioni. Ho iniziato questo percorso e mi sono messo a studiare da autodidatta per entrare in questo mondo. Ho cominciato così a fare alcune esperienze in giro partendo da Ostia, dove sono nato.

“Una pizza da consigliare? La classica margherita, ma con pomodoro giallo, provola affumicata e menta”. Pier Daniele Seu

Emergente 2016”, organizzato da Luigi Cremona e Witaly, e del premio “MangiaeBevi - Le eccellenze di Roma e del Lazio 2017”, Pier Daniele, lo scorso febbraio, ha aperto la sua pizzeria al Mercato Centrale presso la stazione Termini di Roma, diventata ben presto oggetto di apprezzamenti e lodi. Oltre a ciò, appena può raggiunge anche Firenze per lavorare “Ai Banchi del Mercato Centrale” all’interno del centro commerciale I Gigli. E ancora, come se non bastasse, ha aperto per il periodo estivo una pizzeria pop up

E da lì hai iniziato il tuo percorso che ti ha portato a fare esperienze accanto ad alcuni grandi nomi della pizza a Roma. Quali sono state le tappe di questa tua formazione per te più importanti? Sicuramente Mastro Titta, in cui sono andato a lavorare a 22 anni, è stata una tappa fondamentale: si tratta di un locale di Roma aperto fino alle 5 del mattino, quindi un locale molto | 92 |


| VITE DA CHEF |

frequentato dai ristoratori dopo che hanno finito il loro turno. In questo modo ho conosciuto chef e maestri della pizza come Stefano Callegari, Gabriele Bonci e Giancarlo Casa. Ho avuto modo di aumentare il mio bagaglio di conoscenze avendo a che fare con i più famosi ristoratori del panorama romano ma non solo. E tra questi alcuni di loro sono diventati proprio dei tuoi mentori. Esatto. Stefano Callegari è stato colui che per primo ha creduto in me, che ha insistito per farmi partecipare ai concorsi per emergenti. Poi Gabriele Bonci, la persona che mi ha dato gli strumenti per arrivare qui al Mercato Centrale. E quale tra gli insegnamenti ricevuti è quello per te più significativo? Quando ero a lavorare al Gazometro 38 ho avuto a che fare con Dino De Bellis, uno degli chef più affermati che lavora ora nella Capitale. La sua è una cucina classica romana con molti elementi rivisitati. Lui mi ha fatto capire che, oggi, un bravo pizzaiolo deve avere una conoscenza approfondita di tutta la cucina, compresi, ad esempio, gli abbinamenti dei diversi ingredienti e i vari tempi di cottura. Mi ha fatto cambiare approccio al mestiere del pizzaiolo e all’arte della pizza, che non è solo una massa di impasto con sopra del condimento. Con lui ho studiato tanti topping differenti che magari non avrei conosciuto. Nonostante la tua giovanissima età, sei riuscito a ottenere diversi riconoscimenti professionali notevoli e importanti. Qual è la caratteristica della tua pizza che secondo te ha contribuito al tuo successo? La caratteristica più importante della mia pizza è sicuramente l’approccio intelligente, che ho ereditato, come detto, dalle conoscenze instaurate con gli importanti chef incontrati nel mio percorso: una mentalità più aperta che si acquisisce parlando tanto di cucina con chi ne sa più di te, tra chef, panettieri, pasticceri e così via. Ho cercato di essere il più possibile una spugna per apprendere, apprendere tanto. Oltre a ciò, non posso far altro che ringraziare il mio team: senza di loro, senza il loro fondamentale contributo, non avrei potuto essere dove sono ora, e credo che per questo vadano valorizzati davvero | 93 |


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tanto. Ovviamente devo ringraziare anche la mia compagna, che mi dà una mano sulla gestione del locale e in futuro penso lascerà il suo lavoro per proseguire questa avventura insieme. In che modo concepisci la tua pizza? Appartieni anche tu alla scuola di pensiero che vede la pizza napoletana come l’unica vera pizza? Credo, come quasi tutti del resto, che in effetti la pizza per antonomasia sia quella partenopea. Però credo anche che ogni regione, ogni città italiana debba guardare alle proprie tradizioni: ad esempio a Napoli la pizza croccante romana sarebbe considerata quasi un errore, ma così non è da noi. Quindi ho cercato di strizzare l’occhio alla tradizione napoletana ma rapportando il tutto alla cultura gastronomica romana: bordo alto ma senza rinunciare a uno spunto di croccantezza. Lavorando al Mercato Centrale hai modo di avere una clientela internazionale, composta dai turisti che transitano qui presso la stazione Termini. Hai notato una differenza di approccio alla tua cucina da parte dei clienti italiani e di quelli stranieri? Lo straniero è più aperto, anche rispetto al prezzo più alto. Gli italiani, che sono classicamente abituati alla pizza, non si fermano a pensare al fatto che magari usiamo un pomodoro di qualità e che quindi questo fa crescere un pochino il prezzo. Credo che spesso si ignori quello che c’è dietro un lavoro del genere. Anche nella concezione che si ha di questo mestiere c’è differenza tra Italia ed estero: qui sei un “pizzaiolo”, in altri Paesi sei un “pizza-chef”. C’è chi dice che cuochi e chef oggi siano le nuove rockstar. Cosa pensi di questa fama che, da quasi venti anni ormai, ha investito chi lavora nel settore food? L’attenzione dei media verso il nostro settore ha sicuramente degli aspetti positivi perché ha fatto riconsiderare alcuni mestieri, come il pizzaiolo ad esempio. Però, d’altro canto, c’è una grande dose di ignoranza da parte soprattutto degli spettatori, ossia dei potenziali clienti, che non viene sanata in alcun modo. Guardando MasterChef tutti pensano di poter fare Con l’arrivo al Mercato Centrale, dove sforna squisite pizze tonde cotte a legna, il giovane chef si è definitivamente affermato tra i migliori nomi della pizza capitolina, e non solo.

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i giudici. Per certi aspetti, poi, TripAdvisor è il male supremo: una persona, pur non sapendo quello che c’è dietro e senza avere la benché minima conoscenza della materia, si permette di criticare aspramente in modo assolutamente non costruttivo. Oggi poi sono tutti food blogger, quando i giornalisti che capiscono davvero di cucina sono molto pochi. Qual è il tuo prossimo obiettivo lavorativo? Vorrei aprire una pizzeria entro quest’inverno da solo, un bel locale con una carta dei vini di classe per dare un po’ di lustro alla classica concezione di pizzeria. Sto già vagliando diversi luoghi qui a Roma. Pensi di esportare fuori Italia la tua attività? Sì, assolutamente, anche perché in Italia la pressione fiscale ha raggiunto dei livelli invivibili. Molti grandi

“Spesso si ignora quello che c’è dietro un lavoro del genere. C’è differenza tra Italia ed estero nella concezione di questo mestiere: qui sei un Pizzaiolo, in altri Paesi sei un Pizza-Chef”. Pier Daniele Seu

chef ora hanno preso di punta Ibiza, la capitale del divertimento dove però si vuole anche mangiare bene. Poi ovviamente sogno l’America. Si tratterebbe di aprire attività con un’offerta differenziata a seconda del Paese in cui ci si trasferisce. Anche se porti avanti l’idea di un approccio aperto nei confronti dell’arte della pizza, da italiano inorridisci anche tu quando vedi la pizza con sopra l’ananas? Ti dirò: si tratta di una sfida che voglio affrontare. Ovviamente buttare tre fette di ananas a caso su una pizza non ha alcun senso, però voglio riuscire a ideare una ricetta che preveda l’uso di questo frutto in maniera gustosa, magari virando verso la cucina asiatica e giocando con i sapori agrodolci. Consigliaci una delle tue pizze. Vi consiglierei una rivisitazione della classica margherita con pomodoro giallo, la provola affumicata e la menta. Una pizza che gioca molto sui contrasti. Lucia Mancini | 95 |


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ISOLE DI GUADALUPA, ISOLE DA SCOPRIRE La gastronomia, la cultura, la storia...ma sapete che la Francia può essere anche il calore luminoso dei Caraibi, l’esotismo fiorito del Sud del Pacifico o il verde esuberante dell’Oceano Indiano? Scoprite questa “altra Francia” così diversa eppure così familiare, la Francia dei 3 Oceani

Nel cuore delle Piccole Antille, fra il mar dei Caraibi e l’Oceano Atlantico, l’arcipelago della Guadalupa è costituito da 7 isole principali e una moltitudine di isolotti tutti da scoprire, per una superficie totale di 1780 kmq. Dalle maestose Cascate del Carbet alle spiagge di sabbia bianca, dorata, nera, dalle acque turchesi ai giardini di corallo. Mare e montagna, un’’idea affascinante. Salire alla Soufrière in mezzo alla foresta tropicale, con una vista da favola sul mare dei Caraibi. E poco dopo tuffarsi nelle acque trasparenti, fra pesci colorati. Davvero le isole della Guadalupa sono le isole di tutte le scoperte. La Guadalupa è formata da due isole maggiori, Grande-Terre e Basse-Terre, che si aprono con ali di farfalla nel blu del Caribe, e da una serie di isolette minori: Marie Galante, Les Saintes, Petite Terre, la Désirade. Il paesaggio si presenta vario e contrastante: Basse-Terre, dominata dalla massa del vulcano Soufriére, offre foreste pluviali, bananeti e cascate, Grande-Terre propone un microclima più secco e palmeti ma anche isolotti avvolti dalle mangrovie e grandi rocce protese verso l’azzurro dell’oceano. L’immenso potere della natura tropicale domina incontrastato, condiziona ogni attività, plasma caratteri ed abitudini. Le stagioni sono sostanzialmente due: la “Careme”, da gennaio ad aprile, caratterizzata da

cieli tersi e clima asciutto, e l’hivernage, da luglio a novembre, con caldo umido e piovaschi quotidiani. La temperatura, costantemente mitigata dagli alisei, resta stabile per tutto l’anno: 28° gradi per l’aria, 27° gradi per l’acqua. Potrebbe essere un piccolo paradiso, ma i Tropici sono il regno del provvisorio e dell’imprevedibile e la natura equatoriale incanta, soggioga, e colpisce ad ogni sguardo. Un lembo di Francia immerso nelle Antille

L’anima caraibica è qualcosa di profondo ed esclusivo, è nel cuore, nella pelle e nel sorriso di un’etnia bellissima, figlia d’incroci sorprendenti L’anima caraibica è qualcosa di profondo ed esclusivo, si legge nel cuore, nella pelle e nel sorriso di un’etnia bellissima, figlia d’incroci spesso sorprendenti tra indiani antillani e precolombiani, bucanieri e pirati di ogni parte del mondo, asiatici, coloni francesi, neri africani. Tutti conoscono il francese ma amano parlare il creolo: una lingua che mescola Africa e Francia con forme verbali che richiamano anche inglese, olandese e spagnolo. | 96 |


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A Guadalupa il colore della pelle propone una serie infinita di tonalità, le varie sfumature di questo melange la dicono lunga sulla secolare avventura umana degli abitanti. Quando Cristoforo Colombo scoprì l’arcipelago, nel 1493, lo trovò presidiato dai bellicosi indiani dei Caraibi, una popolazione dedita all’antropofagia che, giungendo dal Venezuela, aveva completamente soppiantato la preesistente civiltà precolombiana degli Arawak. Gli spagnoli non riuscirono mai ad avere completamente ragione della resistenza indiana e la loro occupazione fu poco più che sporadica. Tra il 1635 e il 1639 la Guadalupa fu conquistata dai francesi guidati da Liénard de l’Olive e da Duplessis d’Ossonville; l’operazione si concluse con il completo sterminio dei feroci indigeni. Nel 1664 venne introdotta la coltivazione della canna da zucchero ed il fabbisogno di manodopera diede origine alla tratta degli schiavi provenienti dall’Africa. Seguirono anni in cui fiorì il mercato delle spezie, del rhum e del tabacco; un’epoca in cui l’arcipelago fu a lungo conteso da inglesi e francesi, questi ultimi se ne assicurarono il definitivo dominio a partire dal 1816. La schiavitù fu ufficialmente abolita nel 1794 ma scomparve definitivamente solo nel 1848. Rhum, sapori di mare e ritmi africani Quando, a due passi dalla spiaggia di St. Anne, Charly Abraham inizia a far rullare il suo tamburo, spiegando una voce che sa di Africa e di mare, ha inizio un rito, prende corpo una magia. E’ il Gwo-ka, una miscela di ritmi e suoni che affonda le radici nella più profonda anima africana dell’arcipelago.

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La cucina locale è tra le più interessanti e gustose dei Caraibi: mescola ai classici sapori delle Antille influenze indiane, africane e francesi. Il piatto nazionale è il Colombo, si tratta di uno stufato al curry che può essere realizzato con carne di pollo, maiale o agnello. L’accras, una frittellina a base di cipolle, spezie ed erbette, è indubbiamente l’antipasto più diffuso. Sono ottimi anche i “boudin créole”: piccoli sanguinacci speziatissimi e decisamente piccanti. Naturalmente è ricca l’offerta di pesce e molluschi e in questo caso la cucina creola presenta cotture semplici, spesso alla griglia e condimenti speziati. Da non perdere i lambis, grandi conchiglie, e le celebri aragoste dell’arcipelago. Nelle zone dove impera la foresta pluviale si possono provare gli ouassous, gustosissimi gamberoni d’acqua dolce. In tutto l’arcipelago è quasi impossibile non notare la presenza dei numerosissimi granchi che, naturalmente, costituiscono un piatto forte della gastronomia locale. Sono particolarmente appetitosi quelli di terra, notevoli nelle dimensioni e dalla polpa prelibata. Un discorso a parte merita la frutta, deliziosa come in ogni terra baciata dai Tropici: avocado, ananas, mango, goyave, pomme-cannelle e, naturalmente, le imperdibili banane di piccolo formato possono arricchire, o addirittura sostituire, ogni pasto. Partire da Guadalupa senza aver conosciuto lo strepitoso rhum locale è un peccato che non merita remissione. Il prezioso frutto della fermentazione della canna da zucchero era originariamente la bevanda degli schiavi africani e si chiamava guildive o tafia. Oggetto di commercio con i principali stati europei, il rhum

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vanta una storia che è quella della Guadalupa stessa; amato da corsari e bucanieri, bevanda nazionale per generazioni di creoli, è ancora oggi il prodotto simbolo di tutte le Antille. Ne esistono due varianti: il rhum industriale, ottenuto dal succo della canna dopo l’estrazione dello zucchero, che è il più diffuso al mondo pur essendo considerato dai locali un prodotto di seconda scelta, ed il celeberrimo rhum agricolo. Quest’ultimo si ottiene direttamente dalla distillazione del succo di canna fermentato e si trova in commercio “bianco” oppure invecchiato. Il rhum bianco si può bere liscio, ma con tutti i suoi 55° è tutt’altro che uno scherzo, meglio utilizzarlo per un’infinita serie di cocktail. Con l’aggiunta di sciroppo di canna, succo di frutta o una scorza di limone, serve per realizzare il Ti-Punch, l’aperitivo più amato dell’arcipelago. La natura incombente, con tutti i suoi prodotti, ha finito per condizionare gli abitanti delle isole nella

Rhum, un’aggiunta di sciroppo di canna, succo di frutta o una scorza di limone ed ecco il Ti-Punch, l’aperitivo più amato dell’arcipelago. realizzazione delle proprie case. Se escludiamo i centri maggiori, e quelli con una più densa concentrazione turistica, non abbiamo difficoltà ad individuare numerose abitazioni in legno circondate dai tradizionali “jardin créole”. Si tratta di semplici dimore aperte sui lati, per consentire alle famiglie di godere della frescura degli alisei, e circondate da piante, fiori e alberi che costituiscono un sistema ecologico perfetto. In questo piccolo universo, popolato anche da granchi ed animali da cortile, troviamo piante commestibili ed officinali, talune coltivate altre assolutamente autoctone. Il “jardin créole” assicura alla famiglia l’autosufficienza, costante contatto con la natura, ed un’alimentazione adeguatamente variata. La Guadalupa vanta anche una tradizione musicale di prim’ordine. I Gwo-ka rappresentano le più ancestrali radici africane, la quadrille, con violini e fisarmoniche, richiama l’epopea dei filibustieri baschi, e la Biguine, con le sue danze ondeggianti, rimanda agli anni sessanta. Ma oggi i ritmi alla moda, spruzzati di disco e ragamuffin, impongono lo zouk. E’ il fascino dell’incrocio e della contaminazione; nella musica, come nella storia, la carta vincente di queste isole. Margherita Pituano || 100 13 ||


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| UNA PAUSA A 5 STELLE |

SANTA CATERINA HOTEL REAL ITALIAN LIFESTYLE

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| UNA PAUSA A 5 STELLE |

All’interno di un’antica villa di mare in stile Liberty che domina dall’alto una vasta proprietà con viste mozzafiato sull’intera Costiera, snodandosi fino al mare attraverso una serie di terrazze panoramiche naturali, l’Hotel Santa Caterina è un’oasi di pace e benessere a pochi minuti dalla pittoresca Amalfi.

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| UNA PAUSA A 5 STELLE |

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| UNA PAUSA A 5 STELLE |

Qui lo sguardo può correre libero fino all’orizzonte e perdersi in un panorama tra i più belli del mondo, nel blu intenso del mare, nel verde brillante della collina e nelle vivaci sfumature di lussureggianti bouganville. Tutto è vita, come il brulicare di gente nelle viuzze e nelle piazzette del centro. Tutto è serenità, come in questo rifugio speciale.

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| UNA PAUSA A 5 STELLE |

L’Hotel Santa Caterina è un concentrato puro di bellezza, forme e colori, odori e sapori di incomparabile intensitĂ . In aggiunta offre a chi vi soggiorna comfort moderni e funzionali per poter apprezzare e godere pienamente di tutta la passione che solo questa terra sa donare.

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| UNA PAUSA A 5 STELLE |

HOTEL SANTA CATERINA S.S. Amalfitana, 9 - 84011 Amalfi (Salerno) - ITALY Tel. +39 089 871012 Fax +39 089 871351 info@hotelsantacaterina.it

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| TUTTO UN ALTRO CONCEPT |

L’ELETTRICA HA UNA NUOVA STELLA Nasce la gamma di vetture Plug-in Hybrid con EQ Power, la tecnologia a vantaggio del risparmio energetico

Dieter Zetsche, presidente del gruppo Daimler AG

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| TUTTO UN ALTRO CONCEPT |

C.A.S.E.: con queste 4 lettere Mercedes presenta il L’acceleratore fornisce due informazioni al conducennuovo concetto di trasporto che prende vita con la te: viaggiando in modalità E-Mode può avvertire una gamma di vetture Plug-in Hybrid con EQ Power. resistenza sul pedale dell’acceleratore così da sapere di Il concept C.A.S.E. apre integralmente la porta a una essere arrivato al limite massimo di potenza elettrica mobilità Connessa, Autonoma, Shared (condivisa) ed erogabile e, andando oltre, un doppio impulso il sistema Elettrica a iniziare dalle motorizzazioni: la ‘E’ indica di assistenza ECO segnala che, ad esempio a causa di un proprio la progressiva ibridizveicolo che precede, è opportuzazione dei propulsori tradiziono togliere il piede dall’acceleConnettività, guida autonoma, nali – strategia condivisa anche ratore per spegnere il motore a condivisione ed elettricità. nelle scelte dei fleet manager. Al combustione interna e disacmomento la tecnologia Plug-in La mobilità del domani si chiama C.A.S.E. coppiarlo dalla catena cinemaHybrid vede coinvolti 7 modelli: tica. Tra le vetture di spicco C 350 e Berlina, 350 e Station della gamma troviamo la C Wagon, E 350 e Berlina, GLC 350 e 4MATIC, GLC 350 350 e Berlina e la C 350 e Station Wagon; le vetture più e 4MATIC Coupé, GLE 500 e 4MATIC, S 500 e Lunga, moderate tra i vari modelli Classe C, ma non per questo con consumi standard che si aggirano intorno ai 42 meno prestanti: la C 350 e Berlina (211+82CV) accelera da 0 a 100 km/h in meno di 6,0 secondi, grazie al motore km/l. L’attività dei motori (elettrico e a combustione) nei dia combustione interna che eroga 155 kW e 350 Nm e al versi modelli può essere influenzata da quattro diverse motore elettrico con 60 kW e 340 Nm. In questo modo modalità di funzione: con la modalità Hybrid tutte le garantisce ancora più accelerazione, oppure permette di funzioni ibride della vettura sono disponibili e vengono viaggiare in modalità full electric fino a 31 km. Ricaricare la batteria da una sorgente esterna è un’operazione utilizzate automaticamente, in base alla situazione di marcia e al percorso, al fine di ridurre il più possibile i consumi; con E-Mode è possibile viaggiare ad alimentazione elettrica pura, per esempio nei centri storici o quando la batteria è sufficientemente carica per coprire il percorso rimanente; con E-Save il livello di carica della batteria viene mantenuto costante, per consentire la marcia ad alimentazione elettrica pura in un secondo momento; e infine Charge, utile a ricaricare la batteria durante la marcia, grazie al motore a combustione interna. L’uso dell’energia della gamma Plug-in Hybrid può essere gestito anche automaticamente dall’auto in funzione del percorso che si sceglie e che viene impostato sul sistema di navigazione del COMAND Online, così da poter godere a pieno il viaggio senza doversi preoccupare di impostare le diverse modalità: una volta inserita la destinazione le fasi di carica e scarica della batteria sono regolate automaticamente per assicurare a chi guida uno sfruttamento ideale dell’energia lungo l’intero percorso. Questo sistema ha lo scopo di condurre l’auto con la batteria completamente carica, o affrontare il traffico stop-and-go utilizzando intelligentemente l’alimentazione elettrica. Fuori città, invece, regola il livello di carica della batteria in base ai tratti stradali ancora da percorrere. Tra le altre incredibili novità della tecnologia Mercedes spicca anche l’acceleratore aptico che riduce il consumo di carburante e le emissioni di gas di scarico. | 109 |


| TUTTO UN ALTRO CONCEPT |

un modello che fissa nuovi parametri di riferimento nel tanto rapida quanto semplice: circa 90 min da wallbox/ suo segmento con una potenza complessiva di 155 kW + stazione di ricarica oppure circa 180 min da una presa di 85 kW e una coppia complessiva di 350 Nm + 340 Nm. In corrente domestica. Infine la C 350 e Berlina convince modalità elettrica raggiunge una velocità massima di 140 anche per gli spostamenti quotidiani, grazie al volume km/h. Migliora la disponidel bagagliaio di 335 litri. bilità dell’energia, che basta La E 350 e è la prima della clasanche per la coppia supse E a disporre della tecnologia EQ sta per “Electric Intelligence”, il futuplementare fornita dalla funibrida plug-in; il motore da 211 ro ecosistema elettromobile costituito da zione boost, per effettuare CV garantisce performance prodotti, servizi, tecnologie e innovazioni elevate ed è integrato da un che ruotano intorno al mondo della mobilità sorpassi rapidi e sicuri a velocità più sostenute. Inoltre, motore elettrico da 88 CV con elettrica e al programma C.A.S.E. il GLC 350 e 4MATIC adotta coppia massima di 440 Nm. il noto cambio automatico a Quest’auto può viaggiare in 7 marce 7G-TRONIC PLUS. modalità elettrica pura per 33 La batteria ha una capacità km, a una velocità massima di di 8,7 kWh (22 Ah) e si ricarica in massimo 2 ore alle 130 km/h e la velocità di ricarica si aggira sui 90 min da stazioni di ricarica e in poco più di 4 ore alle prese di wallbox/stazione con possibilità di autoricarica anche corrente domestiche, oltre che per rigenerazione durante durante la marcia in Charge Mode o per rigenerazione. la marcia. Non può mancare un accenno al GLC 350 e 4MATIC,

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LA PIÙ AMATA IN CITTÀ Anche la piccola e intelligente della casa tedesca si presenta in formato elettrico: è, infatti, arrivata la nuova Smart Electric Drive. A due, quattro posti o Cabrio, la Smart diventa sempre più smart grazie al connubio agilità e guida a zero emissioni locali. Il propulsore elettrico da 81 CV rende l’auto molto scattante e permette un’autonomia massima di 160 km con la ricarica completa che può avvenire anche attraverso la presa elettrica di casa a una velocità doppia rispetto al modello precedente. In modalità ECO si ottiene anche qui un importante recupero dell’energia, regolato in funzione del traffico. I nuovi modelli della Smart presentano un’elevata connettività attraverso l’app «smart control», grazie alla quale è possibile controllare le informazioni importanti su electric drive tramite smartphone, tab o PC. Le nuove Smart vantano anche una dotazione di serie davvero notevole, sono provviste, ad esempio, di uno strumento supplementare con indicazione della potenza e del livello di carica della batteria, posto nella plancia portastrumenti, e del pacchetto Cool & Audio con smart Audio-System, interfaccia AUX/USB/Bluetooth e climatizzatore automatico. Inoltre, per raggiungere il massimo comfort climatico, è disponibile a richiesta anche il Winter Package con volante e sedili riscaldabili.

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| TUTTO UN ALTRO CONCEPT |

MADE FOR BUSINESS Dall’incontro tra eleganza e funzionalità è nato Business Solutions, il brand di Mercedes-Benz dedicato alle imprese e ai professionisti. Con un parco auto di altissimo livello e la più ampia offerta di motorizzazioni alternative del segmento premium, Mercedes ha portato sul mercato soluzioni concrete con un valore aggiunto. A raccontarcelo è Christian Catini, Responsabile Flotte Mercedes-Benz Italia, con cui abbiamo analizzato anche le dinamiche attuali del settore flotte e i benefici del noleggio a lungo termine.

tagonisti di quest’anno. Una grande famiglia che ha visto anche il debutto della versione 4MATIC All-Terrain, che coniuga un inedito design in stile SUV con la funzionalità e l’abitabilità tipiche di una Station Wagon. Un modello che ha riscosso da subito un grande interesse da parte dei nostri clienti business. Anche le scelte da parte della clientela di questo segmento avranno subito un’evoluzione... A cosa si presta più attenzione? La mobilità del futuro sarà sempre più connessa, autonoma, condivisa ed integrata attraverso servizi intelligenti e, soprattutto, vedrà crescere la quota di vetture ibride ed elettriche. Nell’ambito di questa strategia, già oggi le auto dialogano con un sistema, con il Cliente e sempre più tra di loro, grazie ad innovativi protocolli e applicazioni che preludono alla guida autonoma. La connettività è entrata persino nel modo delle offerte finanziarie con il Dynamic Lease, un rivoluzionario noleggio a lungo termine che affianca ad un basso canone fisso il costo chilometrico, definito precisamente ed in tempo reale. Un vero pay per use. Sostenibilità ambientale e risparmio sono due fattori che le imprese hanno particolarmente a cuore. Mercedes-Benz come li interpreta? Il Gruppo Daimler investe ogni anno 7,6 miliardi di Euro in ricerca e sviluppo, di cui il 50% destinati alle Green Technologies. Un impegno che risponde alle esigenze di un mercato sempre più sensibile a valori quali efficienza ed eco-sostenibilità, con un peso sempre crescente anche nel canale business, soprattutto all’interno di grandi multinazionali. Uno scenario in cui giocheranno un ruolo sempre maggiore le motorizzazioni ibride ed elettriche e che oggi vede protagonisti i nuovissimi propulsori Diesel di ultima generazione come il quattro cilindri che ha debuttato sull’ultima generazione di Classe E. Nonostante la cilindrata ridotta a poco meno di due litri, il nuovo motore diesel eroga 143 kW (194 CV) e, sulla E 220 d, può arrivare a percorrere fino a 25 chilometri con un litro, con emissioni di CO2 di 102 grammi per chilometro.

Mercedes-Benz continua a registrare un trend positivo nel settore business, merito anche dell’ingresso della nuova Classe E SW. Com’è cambiata la gamma negli ultimi anni? Oggi le nostre automobili sono molto più giovani e sportive rispetto al passato, un grande rinnovamento che ha avuto inizio con il lancio della nuova generazione di Classe A e che ha contaminato tutti i segmenti, ampliando valori come la connettività, che oggi riveste un ruolo molto importante nelle scelte dei fleet manager. A tutto questo si aggiunge la possibilità di offrire su quasi tutti i modelli una versione BUSINESS realizzata su misura sulle esigenze del mondo professionale. La rinnovata gamma di Classe E è stata sicuramente tra i pro-

Con la nuova Classe S la Stella alza l’asticella dell’Intelligent Drive. La guida autonoma è sempre più vicina? | 112 |


| TUTTO UN ALTRO CONCEPT |

La Classe S è da sempre protagonista di innovazione, introducendo dispositivi come l’Airbag o l’ABS, che nel corso degli anni sono entrati nelle dotazioni di serie di una comune utilitaria. La nuova generazione compie un nuovo,

“La mobilità del futuro sarà sempre più connessa, autonoma, condivisa ed integrata attraverso servizi intelligenti e, soprattutto, vedrà crescere la quota di vetture ibride ed elettriche” Christian Catini, Responsabile Flotte Mercedes - Benz

ulteriore balzo in avanti in termini di guida assistita con dispositivi nuovi o ampliati che rendono ancora più sicura e confortevole la vita a bordo della nostra ammiraglia. La guida autonoma non è l’obiettivo, ma il mezzo per rendere possibile un futuro senza più incidenti. Stefano Valentini

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| UN SOGNO A QUATTRO RUOTE |

A PADOVA UN TUFFO NEL PASSATO Al via la 34° edizione di Auto e Moto D’Epoca che, con il progetto Fuori Salone, valica i confini della fiera e coinvolge l’intera città

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| UN SOGNO A QUATTRO RUOTE |

90.000 metri quadrati espositivi, 11 padiglioni, 1.600 espositori, 4.500 auto esposte… sono solo alcuni dei dati che segnano il successo del Salone di Padova, in programma quest’anno dal 26 al 29 ottobre con la sua 34° edizione che prevede 250 mila visitatori e 20 marchi internazionali espositori. Sulla scia del successo del 2016, con più di 100.000 visitatori nell’area fieristica e la presenza di 16 case automobilistiche internazionali, Padova apre l’edizione 2017 con novità che rendono l’evento ancora più grande: il Salone infatti non si concentra solo nella sede esposi-

do il “profumo del passato” con le oltre 4.500 auto e moto storiche esposte e in vendita. Come rivela Mario Baccaglini, l’organizzatore di Auto e Moto d’Epoca, le “Piazze e strade della città saranno dedicate alle singole Case automobilistiche e ai contenuti del Salone, trasferendo la bellezza, la cultura e il richiamo turistico dell’auto e dell’auto d’epoca in tutta Padova. Ci prefiggiamo l’obiettivo di coinvolgere gli appassionati e i “curiosi” grazie a due differenti offerte di intrattenimento. Per gli appassionati e i collezionisti il Salone in fiera rimarrà un punto fermo mentre il Salone Off permetterà la diffusione dei valori dell’auto e dei brand anche a chi la passione ancora non sa di averla. Uscendo dai muri dell’edificio fieristico siamo in grado di valorizzare ancora di più il nostro territorio.” Il 2017 è per il Salone un’occasione per coinvolgere decine di migliaia di appassionati e per ribadire come sia sempre più importante l’attenzione all’evento, vista la sempre più diffusa consapevolezza che la forza dei nuovi modelli dipende dalla ricchezza e tradizione che portano con sé. La storia e i valori dei brand d’auto sono un patrimo-

La 34° edizione presenta molte novità che rendono l’evento ancora più grande: il Salone invade tutta Padova tiva, ma contamina l’intera città che diventa per 4 giorni la capitale internazionale dei motori d’epoca e moderni. Nelle piazze e nelle vie di Padova gli appassionati possono godere della presenza dei nuovi modelli delle auto di oggi e provare su strada le auto con i test drive coordinati da piloti professionisti, in più hanno la possibilità di partecipare ai raduni delle auto e moto d’epoca respiran-

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nio: per chiunque guidi o abbia guidato un’automobile o una moto scoprire che dietro un nuovo modello ci sono decine d’anni di ricerca, innovazione, successo è un’esperienza affascinante. Padova permette di immergersi nel passato e di toccare con mano il presente e il futuro dei motori, divenendo, tramite la Fiera, un evento intergenerazionale in grado di emozionare chiunque: uomini, donne, giovani, appassionati o semplici curiosi. Altra novità di quest’anno è la galleria 78, un settore interamente inedito: l’Automotive, ovvero, il paradiso del collezionista. In questo “magico” settore tutto può essere prodotto per la propria auto dalle migliori aziende del settore: dai rimorchi personalizzati per spostare le auto d’epoca a marmitte, frizioni da gara, tecniche di rettifica del motore, cuscinetti in poliuretano per proteggere gli pneumatici dall’ovalizzazione fino ad arrivare al restauro a nuovo delle parabole dei fari e delle agognate capote per le Alfa Giulia Spider. Il Salone di Padova ospita il più grande mercato d’auto storiche in Europa ed è riuscita a esaltare negli anni la tradizione dei grandi Brand del passato; Auto e Moto d’Epoca si conferma dunque come il più importante Salone dell’auto in Italia e un appuntamento ormai fisso del calendario internazionale. www.autoemotodepoca.com BONHAMS: SCEGLIE IL SALONE AUTO E MOTO D’EPOCA PER IL SUO RITORNO IN ITALIA La risonanza internazionale di Auto e Moto d’Epoca di Padova convincono Bonhams, la prestigiosa casa d’asta inglese, a tornare in Italia dopo circa 40 anni dall’ultima asta, tenutasi negli anni ‘80. Con sedi in tutto il Mondo, 60 dipartimenti specializzati e oltre 400 aste all’anno, la casa inglese si pone ai vertici nel settore, presente per la prima volta alla fiera di Padova, Bonhams porta una collezione di 60 auto storiche rare: tra queste Lancia Flaminia Zagato e Touring Convertibile, oltre a diverse Porsche e Mercedes-Benz. Bonhams, attore di assoluta eccellenza sul mercato mondiale, vanta una tradizione che si estende fino al 1793, anno della fondazione. I suoi dati garantiscono competenza e qualità ai massimi livelli; le collezioni battute a Londra, New York, San Francisco, Los Angeles e Hong Kong spaziano dall’arte orientale alle armature originali, dai gioielli alle auto classiche. In quest’ultimo settore Bonhams ha registrato diversi record mondiali e, nel solo 2016, venduto auto eccezionali come una Mercedes-Benz SLR McLaren ‘Stirling Moss’ del 2009, una Jaguar C-Type del 1953 e una Mercedes-Benz 500 K Roadster del 1935. La “prima” di Auto e Moto d’Epoca sottolinea il crescente valore della fiera di Padova nel calendario internazionale dei motori e finalmente l’ingresso di un Salone italiano nel circuito delle aste di livello mondiale. Stefano Valentini | 116 |

Piazze e strade della città saranno dedicate ai contenuti del Salone, portando la bellezza e la cultura dell’auto d’epoca in tutta Padova Mario Baccaglini Organizzatore di Auto e Moto d’ Epoca



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UNA QUOTIDIANITÀ DA RISCOPRIRE Il noleggio a lungo termine resta in cima ai desideri di quadri e dirigenti delle imprese del nostro Paese quale bene tangibile e soluzione ideale per concentrarsi sul proprio lavoro, mentre esperti qualificati si prendono cura dell’auto

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Oggi il NLT si può considerare uno strumento di grande importanza per le aziende, per fidelizzare il dipendente e sottrarlo alle sirene della concorrenza, un aspetto quanto mai importante in un periodo in cui sulle risorse umane vengono investiti ingenti sforzi finanziari e notevoli aspettative. Il fleet management consiste nel beneficiare dei servizi di noleggio, lasciando alle aziende la proprietà dell’auto, una formula vincente utilizzata da imprese di ogni dimensione che hanno veicoli in proprietà o in noleggio e che scelgono di demandare in outsourcing solo una parte dei servizi. In questo quadro si inserisce Automotive Service Group che svolge attività di mediazione e consulenza nel settore del Noleggio di autoveicoli a lungo termine in partnership con ALD Automotive, gruppo leader mondiale nel settore del noleggio a lungo termine e della gestione delle flotte aziendali, grazie alla consolidata esperienza e qualità dei servizi maturata in oltre 50 anni di attività. L’attività di Automotive Service Group è rivolta principalmente a professionisti e PMI che intendono avvalersi dei vantaggi derivati dai servizi di Noleggio a Lungo Termine che la società è in grado di offrire, grazie alla partnership di ALD Automotive. Scegliere il Noleggio a Lungo termine significa potersi concentrare sul proprio lavoro, mentre esperti qualificati si prendono cura dell’auto. La formula può variare da uno a tre anni, e meno frequentemente si può estendere fino a 48-60 mesi. E’ previsto il pagamento di un canone mensile come copertura delle spese dalla tassa di proprietà, bollo, manutenzione ordinaria e straordinaria alla gestione dei sinistri, assicurazione, cambio pneumatici e gestione delle multe. L’azienda che prende a noleggio il veicolo deve badare al solo carburante e seguire le istruzioni per una corretta manutenzione dell’auto, con controlli periodici nelle autofficine convenzionate. Il canone varia a seconda del tipo di veicolo noleggiato, della durata del contratto, del chilometraggio previsto, e in base al tipo di servizi supplementari che vengono scelti: auto sostitutiva, strumenti di gestione della car policy, rapporti informativi sull’utilizzazione dell’autoveicolo e la carta di credito per l’acquisto del carburante.

AL VOLANTE CON ASG – PARTNER OF ALD Si rinnova la collaborazione tra Automotive Service Group – Partner of ALD e gli eventi territoriali legati ai commercialisti. Anche nell’incontro in programma il 13 ottobre a Salerno, ASG - Partner of ALD sarà presente per informare i partecipanti dei vantaggi e delle novità sul noleggio a lungo termine, riservando ai professionisti un’offerta speciale. Convegno Salerno 13 ottobre 2017 Associazione Nazionale Commercialisti Salone dei Marmi del Comune di Salerno Via Roma – Palazzo di Città 84121 Salerno www.automotivesg.com Sveva Riva I VANTAGGI • Finanziari: nessuna anticipazione e immobilizzo di capitali per l’acquisto del veicolo, il pagamento della tassa di proprietà e i servizi legati alla gestione del veicolo; • Gestionali: la possibilità di prevedere un pacchetto di servizi “all inclusive” ed un canone fisso mensile, eliminano il rischio di dover sostenere spese non programmate, facilitando la pianificazione dei costi legati alla gestione del veicolo; • Amministrativi: tutte le attività, sia in ufficio che su strada, sono terziarizzate; • Economici: il potere d’acquisto di un grande operatore consente di accedere a costi estremamente competitivi per i veicoli, l’assicurazione, la manutenzione ed il finanziamento. Automotive Service Group - partner of ALD Sede Operativa: Viale dell’Esperanto, 71 – Zona Eur Roma Tel. 06.87752179 – email: segreteria@automotivesg.com Showroom SICCA: Via Leone XII snc angolo Viale Gregorio VII, Roma Web: www.automotivesg.com

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LA NUOVA ERA DELLA MOBILITÀ Le soluzioni al volante sono sempre più accessibili e vicine alle specifiche esigenze dei singoli guidatori. Il merito va anche al noleggio a lungo termine che continua a trainare il mercato dell’auto, con numeri da record e prodotti sempre più diversificati

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Lo scorso anno, più di un’auto ogni cinque immatricolate in Italia era ad uso noleggio, con il noleggio a lungo termine, in particolare, che ha incrementato il proprio giro d’affari di oltre mezzo milione di euro, toccando quota 6,5 miliardi. Del resto, negli ultimi tempi il noleggio a lungo termine in Italia, come in Europa, è riuscito ad allontanarsi dal luogo comune di un servizio riservato alle grandi aziende, grazie a un’offerta sempre più ampia e diversificata rispetto agli operatori tradizionali, alle case automobilistiche e alle imprese specializzate. Lo confermano i dati diffusi di recente dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’analisi condotta da Aniasa (Associazione Nazionale Industria Autonoleggio e Servizi Automobilistici): LA GUIDA A ZERO PENSIERI Con ALD Easy 12 e Easy 24, due formule della durata rispettiva di 1 e 2 anni, si può usufruire di un pacchetto completo di servizi pensati per ogni singola esigenza di mobilità, dall’assicurazione al bollo, fino al soccorso stradale, passando per My ALD, l’area web per gestire il proprio veicolo, in modo semplice e veloce. ALD Full Rent è la soluzione dedicata alle aziende, ai professionisti e ai privati che consente una gestione della mobilità a 360° attraverso una formula all inclusive. ALD ha inoltre introdotto ALD Permuta, il prodotto dedicato a tutti i clienti che vogliono scoprire le nuove soluzioni di mobilità liberandosi dagli oneri legati alla vecchia auto. Con Permuta, ALD acquista l’auto usata alla valutazione riconosciuta dal periodico Quattroruote lasciando, poi, la possibilità di scegliere se utilizzare l’importo stimato come anticipo sul prossimo veicolo o se riceverlo via bonifico. Inoltre, qualora il valore della permuta dovesse essere superiore alla quota d’anticipo, l’importo residuo può essere destinato alla riduzione dei canoni mensili di noleggio, rendendoli maggiormente vantaggiosi e accessibili.

nella sua totalità, il noleggio ha prodotto, nel 2016, un giro d’affari di 7,7 miliardi di euro, in espansione del 10% rispetto al 2015, con una flotta che tra macchine e veicoli commerciali leggeri ha sfiorato le 800mila unità, anche queste in crescita di 100mila pezzi sull’anno precedente. Il trend interessa tutti i principali canali di vendita (dalle grandi realtà corporate alle piccole e medie imprese, dalla distribuzione diretta a quella indiretta) e ricopre un ruolo ormai strategico. Una crescita vivace, in cui ALD Automotive – divisione di Société Générale specializzata nei servizi di mobilità e noleggio a lungo termine– si posiziona come leader europeo del settore, e tra i primi tre player a livello mondiale del mercato del noleggio a lungo termine, fleet management e servizi di mobilità. Presente in 41 Paesi con più di 5.000 dipendenti, oltre 100 mila clienti e una flotta gestita globalmente di oltre 1,3 milioni di veicoli, ALD Automotive in Italia gestisce la mobilità di oltre 41000 clienti, tra aziende corporate, Pmi, professionisti, partite Iva e privati, con un parco circolante di circa 150 mila veicoli, tra auto, mezzi commerciali e moto. Il gruppo costituisce un riferimento per il mercato italiano, sia in termini di innovazione che di tecnologia, per molteplici ragioni. In primo luogo perchè il NLT consente di prevedere costi certi e pianificabili, che includono l’assicurazione e tutti quei servizi che garantiscono la mobilità quotidiana, contrariamente a quanto accade per il possesso di un’automobile, che porta con sé una serie di spese variabili, come i costi per la benzina o per le riparazioni di eventuali rotture del mezzo. Inoltre, non è previsto nessun immobilizzo di capitale, poiché il canone mensile comprende anche l’intero finanziamento del veicolo, si può giovare di una consulenza su tutti i processi di gestione e ottimizzazione della mobilità o della flotta e dei suoi costi, nonché di risposte certe ad ogni necessità, grazie a un customer service dedicato. Praticamente si azzerano il tempo e le risorse per la gestione del veicolo e delle pratiche amministrative e, al termine del noleggio, si può acquistare il veicolo a un prezzo vantaggioso.

www.aldautomotive.it Marco Bertollini | 121 |


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AZIMUT. GRANDE, NON SOLO NEL NOME L’Azimut Grande 35 METRI è il panfilo della linea più esclusiva di Azimut Yachts curata da Stefano Righini che ne ha disegnato le linee esterne e realizzato il concept

Uno yacht in grado di centrare la vendita di 5 unità già prima della sua presentazione avvenuta nella primavera di quest’anno. Premessa che lascia ben intendere il successo dell’ imbarcazione battezzata come la nuova flagship della Collezione Grande, la linea più esclusiva di Azimut Yachts. L’ennesimo successo del Gruppo fondato da Paolo Vitelli che vede come protagoniste tre grandi firme che hanno completato il progetto del panfilo: l’architetto Stefano Righini per le linee esterne, il designer Achille Salvagni per gli interni, e Pierluigi Ausonio per lo sviluppo delle linee di carena.

Tecnologia costruttiva superiore con sovrastruttura in fibra di carbonio, carena D2P con wave piercer, riduzione della rumorosità e vibrazioni GRANDE FUORI Il Grande 35 METRI è un’imbarcazione imponente e dalle linee potenti. Una Wide Body RPH (raised pilot house) realizzata in carbonio e resina epossidica, resina più nobile per eccellenza e dalle caratteristiche meccaniche superiori rispetto a quelle normalmente utilizzate, che la grande esperienza di Righini ha saputo alleggerire allo sguardo grazie alle alternanze tra le parti chiare dell’opera morta | 122 |


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e le enormi finestrature scure che servono gli ambienti interni. Gli spazi esterni del Grande 35 METRI, non hanno fine: lo yacht misura 35,17 metri di lunghezza e 7,5 metri di larghezza massima. Osservando lateralmente l’imbarcazione si può notare come la linea dello scafo sia interrotta da grandi finestre rettangolari, che illuminano il ponte inferiore e che si alternano con dimensioni diverse, e dai piccoli oblò disposti asimmetricamente verso prua. Accorgimento estetico dell’architetto che ha voluto spezzare la continuità di un bordo libero altrimenti troppo importante. Sul ponte principale accade la seconda scaltrezza: una lunga banda scura si raccorda da prua a poppa comprendendo le finestrature del salone e della cabina armatoriale. La precisa raccordatura con la struttura a goccia del ponte superiore richiama le caratteristiche di un filante fly di venti / venticinque metri, ma sono le proporzioni ad ingannare: le finestrature del salone e della suite armatoriale si estendono infatti per l’intera altezza delle pareti, e basta avvicinarsi all’imbarcazione per coglierne le reali dimensioni. Le zone prendisole attrezzate sono due: una è a estrema poppa, mentre l’altra è posizionata in coperta, a prua. La prima sfrutta il fatto che il garage, che accoglie un tender di 5 metri e il jet-ski, è posizionato lateralmente, così la poppa rimane completamente libera e, grazie ad una piattaforma pivotante, si può creare un’area a pelo d’acqua di oltre 12 metri quadrati. Unica

Azimut Grande 35m è Superyacht Wide-Body, RPH (raised pilot house), con possibilità di integrare un ulteriore sundeck su un terzo livello nel suo genere l’opzione di aggiungere un ulteriore sundeck di quasi 30 metri quadri, eventualmente posto su un terzo livello accessibile da poppa dell’upper deck e trovandosi così al cospetto dell’area più riservata tra gli spazi esterni dell’Azimut Grande 35: “Una soluzione – ha spiegato Righini - che riesce ad integrarsi perfettamente nel profilo, mantenendo inalterato l’equilibrio di vuoti e di pieni e preservando così la dinamicità complessiva del modello”. Ulteriore ricercatezza è la comoda discesa sulla destra che trasforma il mare nella propria piscina privata, mentre il mobile bar a parete completa il confort di questa zona. La seconda area esterna è posizionata a prua, dove trova posto un grande divano a “C”, che si estende fino ai camminamenti laterali e che fronteggia un ampio tavolo e due coppie di lettini prendisole. Scendendo un singolo gradino si può poi fruire della grande vasca idromassaggio. Tutto in un’area rialzata, e quindi protetta, rispetto agli spazi di manovra dedicati all’equipaggio: anche questi decisamente ampi, grazie ad uno dei tratti distintivi di Stefano Righini: la prua trapezoidale. Tutta la sovrastruttura e l’hard-top sono realizzati in pura fibra di carbonio, utilizzata da Azimut con successo per realizzare strutture, e quindi offrire maggiori spazi e comfort.

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Una seconda sorprendente zona lounge o beach club si trova a prua (30 m2 esclusi i camminamenti laterali), composta da divani, poltrone e una vasca idromassaggio.

GRANDE DENTRO Gli interni portano l’inconfondibile firma di Achille Salvagni, uno dei 100 designer contemporanei più influenti secondo AD Collector. Il designer ha scelto per questo splendido yacht uno stile che esprime, grazie all’alternanza di stoffe ed altri elementi opachi e chiari con altri particolari di arredamento lucidi e scuri - per i quali sono stati utilizzati materiali esclusivi come l’ottone trattato, il bronzo, o l’acciaio -, un’architettura fluida e pensata con geometrie morbide e avvolgenti che reinterpreta alcuni stilemi classici in una chiave assolutamente contemporanea e caratterizzante. Il risultato regala un’esperienza più sensoriale che estetica: il lusso diviene sobrio, e gli ambienti infondono calma e benessere. Il main deck ospita il grande salone, con il divano semi-

circolare a due elementi, e la zona pranzo, luoghi dove le finestrature perdono il senso stretto di questa definizione perché diventando anch’esse “pareti” sviluppandosi sull’intera altezza dell’ambiente e offrendo una panoramica dell’esterno senza uguali. Verso prua è collocata la suite armatoriale, mentre il letto occupa il centro dello spazio della suite, che si sviluppa sull’intero baglio. Ma il lusso che offre Azimut Grande 35 non finisce di certo qui: grazie ad un sofisticato meccanismo, la porzione della finestratura a tutta altezza, realizzata con telaio in fibra di carbonio, del lato di sinistra si abbassa perpendicolare alla falchetta, men| 125 |


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tre da sotto il pavimento della cabina fuoriesce il piano di un terrazzo protetto da candelieri, che si dispongono in posizione automaticamente. Il fortunato armatore si trova così al cospetto dell’Istant Balcony, una struttura sospesa sul mare priva di montanti, e senza alcun ostacolo visivo rispetto al panorama circostante. La scala elicoidale, con gradini in pietra di onice sospesi e retroilluminati, porta al lower deck che ospita 4 cabine: due Vip, con ampi spazi e letti matrimoniali, e due a letti gemelli. La zona prodiera, separata dall’area ospiti, è dedicata ai 6 membri dell’equipaggio ed è composta da crew mess, 4 cabine e 4 bagni. Altro fiore all’occhiello è la grande attenzione che è stata dedicata al confort di bordo attraverso gli accorgimenti e i materiali utilizzati per la riduzione della trasmissione del rumore, ma è l’introduzione in fase progettuale dell’analisi modale a fare la differenza: questa tecnica, derivata dal settore aereonautico, è in grado di prevedere quali saranno le superfici maggiormente soggette a vibrazioni, consentendo di intervenire preventivamente sulla struttura per ridurle e abbattere così anche la rumorosità. Ultima doverosa nota di merito al lavoro svolto da Pierluigi Ausonio con il Centro Ricerche e Sviluppo Azimut Benetti, che ha progettato la carena D2P accoppiata al bulbo prodiero wave piercer, sistema che permette di unire le caratteristiche di comfort tipiche alle prestazioni di una imbarcazione planante di un dislocante. Il risultato è uno yacht altamente performante sia a velocità sostenute che in regime di dislocamento. Con i due motori MTU 16V2000 M93 da 2.400 Cv ciascuno, a 12 nodi si raggiunge la non banale autonomia di 1.500 miglia e la velocità di crociera si attesta intorno ai 21 nodi, mentre con le leve a fondo corsa si può spingere il Grande 35 METRI fino a quasi 25,5 nodi. Stefano Valentini

Lunghezza fuori tutto

35 m

Larghezza max

7,5 m

Immersione a pieno carico

1,91 m

Dislocamento (a pieno carico)

154 t*

Gross Tonnage

< 300 GT

Motorizzazione/ Trasmissione

2 x 2.400 mHP (1630 kW) MTU 16V2000 M93

Velocità massima

Serbatoi acqua dolce

3.000 lt

Serbatoi acque grigie

2.500 lt

Cabine

5 + 4 equipaggio

Posti letto

10 + 6 equipaggio

Servizi

Equipaggio

Materiale di costruzione

VTR + Carbon Fiber

Costruttore

Azimut Yachts

25,5* nodi

Design esterni & concept

Stefano Righini

Velocità crociera

21* nodi

Design interni

Achille Salvagni

Autonomia a 12 nodi

1.500 mn

Design carena

Serbatoi carburante

18.000 lt

Pierluigi Ausonio Naval Architecture

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ALFABETO FALSO

by I Bassifondi Ensemble

by Franco Bruni

Dopo l’esordio solistico col CD “Dans la nuit” del 2013, cui ha fatto seguito l’antologia dedicata a Zamboni, l’uscita di “Alfabeto Falso” (A 435, 1 CD, www.outhere-music.com) non fa che confermare le aspettative su questo straordinario tiorbista romano, Simone Vallerotonda, che oltre a prestarsi come continuista in numerose formazioni strumentali, ci regala con quest’ultimo album momenti di grande intensità, dedicandosi alla letteratura per liuto, tiorba o chitarra battente accompagnato dal gruppo I Bassifondi, di cui è direttore, composto dal colascione basso di Josep Maria Marti Duran e dalle percussioni di Gabriele Miracle. Il repertorio si rivolge essenzialmente al barocco seicentesco romano e spagnolo in cui la tiorba, e i suoi parenti più stretti, avevano raggiunto la dignità di strumenti solistici. I brani sono di Kapsberger, Alessandro Piccinini, Giovanni Paolo Foscarini, Santiago da Murcia, Antonio Carbonchi e altri, che allietano l’ascolto con splendidi e vorticosi brani alternati ad altri più pacati, in un continuo mutare di atmosfere che vanno da quelle più popolaresche ad altre più meditative. Il tocco di Vallerotonda, ancora una volta, riesce ad evocare, con grazia e col giusto piglio, tutto un mondo dove il pensiero musicale, ricco di inventiva e di geniali trasgressioni armoniche, si svela in tutta la sua esuberante e raffinata bellezza.

SO MANY THINGS

by Anne Sofie Von Otter

Mettete insieme una grande voce della lirica, un quartetto d’archi, e brani della migliore tradizione rock e pop, ed ecco realizzato un piccolo capolavoro dove la maestria degli interpreti danno voce ad arrangiamenti davvero accattivanti. È quello che ci propone l’album “So many things” (V5436, 1 CD, www.naive.fr/) dove il mezzosoprano Anne Sophie Von Otter offre interpretazioni di brani riarrangiati per quartetto d’archi e voce di K. Bush, Björk, E. Costello, Sting per citarne alcuni. Splendide le atmosfere evocate dalla voce della Von Otter che ha dato prova, durante la sua carriera, di pregevoli performances che vanno dalla musica barocca, alla liederistica, all’opera otto- e novecentesca, mostrando una versatilità e una intelligenza interpretativa eccezionali. Pregevoli anche i solisti del giovane quartetto d’archi Brooklyn Rider che si muovono a loro agio tra linguaggi moderni con un approccio classico, rievocando anche reminiscenze medievali come nel toccante brano “Cant voi l’aube” di Caroline Shaw. L’antologia, che prende il nome dal brano omonimo di Nico Muhly, è un ottimo quanto raffinato esempio di come elementi di tradizione musicale di disparata provenienza possano con il giusto approccio, ed una geniale rivisitazione, creare un risultato artistico di grande bellezza e fruibilità.

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