Sommario Editoriale
3 Il tuo giornale
Settembre 2010 Mensile di informazione e di cultura della Pro Loco di Romano d’Ezzelino Per la Pro Loco di Romano: Maurizio Carlesso Direttore Responsabile: Dario Bernardi Segreteria: Stefania Mocellin In redazione: Sara Bertacco, Cinzia Bonetto, Maurizio Carlesso, Gianni Dalla Zuanna, Duilio Fadda, Franco Latifondi, Stefania Moccellin, Valeria Orso, Erika Piccolotto, Christian Rinaldo, Silvia Rossi, Maurizio Scotton, Serenella Zen, Giuseppe Bontorin. Via G. Giardino, 77 Romano d’Ezzelino (VI) Tel. 0424 36427 proromano@libero.it Poste Italiane Spa - Sped. A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza
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Resoconti 5 Al Centro Studi Ezzelino lo “Scudetto” dei Medievalisti 7 Voci nuove in Valbrenta 8 Siriola da sballo! 9 Feste del Cristo 16 Su cuncordiu Sinniesu a Bassano inCanto
Appuntamenti 6 Viva gli alpini
Ricordi
4 La penna di Tino si è fermata per sempre 10 - 11 Emigranti in Francia 15 Anniversari… ormai, purtroppo, inconsueti 17 Memoria di Padre Emidio Demeneghi, una vita spesa per Dio e per l’Angola
Racconti
12 Il contastorie 14 Tirar su sassi
Riflessioni
13 Umorismo al lavoro: quando ridere è una cosa seria.
Notizie in breve 19 Defunti
14 - 18
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ccp. n. 9337772 Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975 Tranne gli originali d’epoca, non si restituiscono le foto.
FILIALE DI ROMANO D'EZZELINO Via Roma, 62 36060 Romano d'Ezzelino (VI) Tel. e Fax 0424 514112
Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010
EDITORIALE - PAG. 3
Il tuo giornale Correva l’anno 1975 quando la firma del Direttore Responsabile apriva il nr. 1 Maurizio Carlesso dell’anno nr. 1 del nostro Nuovo Ezzelino. Tino Scremin firmava il pezzo che vi riproponiamo nella sua versione integrale quale omaggio al nostro grande amico della Pro Loco. Come tutti saprete il nostro “Direttore” nelle scorse settimane è mancato e, con l’affetto e l’abbraccio di tutto il Consiglio direttivo della Pro Loco, abbiamo portato una parola di sostegno e conforto alla sua cara Jole. In punta di piedi, con grande dignità, ha affrontato la sua malattia ed il suo calvario, sempre con il sorriso sulle labbra ed una parola di conforto per tutti. Sabato 11 settembre, quando mi sono recato a far visita di buon mattino alla moglie, sono stato accolto con un sorriso. La moglie nel ricordare la figura del suo compagno con aneddoti ed episodi curiosi, mi ha concesso il privilegio di visitare lo studio del nostro Tino. La scrivania, la sua poltrona, ma soprattutto tutto il materiale preziosismo del nostro territorio, perfettamente catalogato, etichettato ed ordinato. Tipologia di argomenti, diapositive, foto, scorci di storia Romanese sono ben custoditi e sarà nostra cura, in futuro, chiedere di poter attingere a tali preziosi materiali. Nella ricerca della prima copia del Nuovo Ezzelino ci siamo imbattuti in una serie di argomenti ed articoli ancora attuali e portati avanti con lo stesso impegno e passione a distanza di anni, è il tipico segnale che indica che la nostra comunità è sempre propositiva e disponibile verso gli altri dedicandosi e dedicando al volontariato molte energie. Abbiamo stravolto il palinsesto del giornale all’ultimo momento per dare risalto alla figura di un “Direttore” che ha tracciato un percorso importante. Avremo, nel prossimo numero, una rivisitazione della figura di Tino Scremin completa, scoprendo anche le poesie scritte durante la sua malattia che, lette con attenzione scoprono e trasmettono importanti messaggi per tutti. Lascio alla sua cara Jole l’abbraccio mio e di tutta la Pro Loco.
Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010
RICORDI - PAG. 4
La penna di Tino si è fermata per sempre Roberto Frison
Venerdì 10 settembre s’è spento il direttore responsabile che scrisse il primo editoriale di questo mensile nonchè la mente che fondò il Nuovo Ezzelino e la Pro Romano: Tino Scremin. Persona molto schiva e riservata, dalla personalità molto forte, Antonio Valentino Scremin è stato un personaggio romanese che si è sempre distinto per l’enorme impegno sociale e per il suo operato giornalistico. L’ha fatto con tanto credo al punto da farne quasi una malattia ogni volta che qualcosa non andava per il verso giusto, tant’era la sua pignoleria nell’operare e nello scrivere.
Una meticolosità che traspare anche nel modo di redigere i verbali della Pro Romano nel 1966, tutti scritti rigorosamente in penna stilografica con l’estetica della bella grafia appartenente alle scuole degli anni ’30. Col senno di poi, la sua caratteristica personalità dalla scorza dura probabilmente era un mezzo per difendersi dalle critiche quando affondava la penna su argomenti delicati e spinosi di Romano. Ed è per questo che tutti ci ricordiamo di Tino, per il suo modo ingombrante di saper stare con la schiena dritta ovunque e comunque, senza compromessi, senza se e senza ma. Raccontare della sua vita lo faccio attraverso “la penna” di una giornalista che a lungo ha collaborato per l’N.E. sua nipote Silvia Rossi che così scrive nelle colonne del Gazzettino: Chi non lo conosceva poteva apprezzare i suoi scritti. Chi lo conosceva ne apprezzava l’umanità, nascosta (ma non troppo) da quel fare un po’ burbero che lo contraddistingueva, la generosità, l’impegno con cui affrontava ogni più piccolo compito, la dedizione alla famiglia. Fino alla fine il giornalista-scrittore Antonio Tino Scremin, 74 anni, ha seguito il suo stile: il suo ultimo passo nel mondo, dopo una lunga malattia, lo ha voluto fare a casa sua, aspettando il giorno del suo 50° anniversario di matrimonio, stringendo la mano della moglie Jole. Amante della cultura e del territorio, ha collaborato nelle vesti di impiegato comunale con le amministrazioni dei vari sindaci, Bontorin, Zarpellon, Toni Zen, curandone l’aspetto culturale. É stato: uno dei più longevi corrispondenti de “Il Gazzettino” (corrispondente per Romano d’Ezzelino per più di 30 anni )lavorando per vari periodi anche in redazione, corrispondente della Rai; dal 1971 per un decennio corrispondente per l’Ansa per il territorio bassanese. Ha ideato e fondato la Pro Romano d’Ezzelino nel 1966, ha fon-
dato e diretto dal 1975 al 1987 il “Nuovo Ezzelino”, ha ideato e diretto dal 1976 al 1992 il Notiziario amministrativo. Sua è la serie monografica sulla storia di Romano, sfociata nel 1989 nel convegno inter nazionale “I Da Romano e la marca gioiosa”. Ha pubblicato due guide su Romano d’Ezzelino e numerosi libri sulla storia, l’attualità, la civiltà di Romano; ha pubblicato libri di poesie, lasciando esprimere alla penna ciò che a parole non riusciva a dire. Suoi sono “Il Grappa attende ancora”, “San Giacomo di Torre”, “Schegge di giornata”. Tino, a prescindere dalle simpatie o meno, era una persona che godeva della stima di chiunque, mia compresa e dell’ex direttore Simone Cavallin cui spesso gli dedicammo articoli di riconoscenza, come queste parole di ricordo, che ho chiesto al presidente Maurizio Carlesso di poter scrivere nel giornale che Scremin ha sempre ritenuto suo “figlio”. A tal proposito racconto un aneddoto di quando divenni presidente della Pro Romano nel 1996. Dopo aver passato l’estate a studiare tutti i verbali della pro loco per capire la storia dell’associazione, andai a casa di Tino per chiedergli lumi sulla Pro e il Nuovo Ezzelino. Suonato il campanello e accolto da Jole (che molto abilmente gli disse “guarda che c’è una persona che ti vuole”), mi presentai dicendogli: “Salve Tino sono Roberto Frison, figlio di Carlo e della povera Maria…” “Guarda che so chi sei!- mi disse interrompendomi- e immagino anche perché sei qui”.
“Beh, appunto… – replicai - volevo chiederle se mi poteva dar delle risp...” “E ti ho anche già preparato una lettera – mi rispose interrompendomi per la seconda volta- è qui sopra il tavolo dello studio, te l’avevo preparata ma non te l’avrei spedita perché poi ci ho ripensato. Mi fa piacere che tu sia qui e ora ti posso raccontare quello che hai da sapere” Così, io e Tino passammo tutto un sabato pomeriggio assieme a casa sua, io con la curiosità di un bambino, lui col piacere di raccontare. Proprio come ha sempre fatto con la gente, coi lettori, con i paesani: raccontare la nostra storia animato dal desiderio di conoscerla e divulgarla. Di tutti gli scritti del cavalier Scremin (pochi sapevano della sua onorificenza), ritengo le righe più significative quelle scritte nella sua “Guida di Romano d’Ezzelino”, ediz. Moro, anno 1991, che pubblicò in occasione dei 25 anni della pro loco. Sono significative perché raccontano l’idea di una pro loco successivamente concretizzata il 22 luglio 1966 nella Pro Romano con Alfredo Fontanesi presidente e lui segretario. Descrivono il sogno che poi diverrà realtà, l’importante realtà che a turno i posteri prenderanno per mano e cercheranno di condurre nel migliore dei modi, ognuno in base alle proprie capacità, ognuno secondo la propria coscienza, animati dallo spirito della Pro Romano.. Grazie Tino! “Primi testimoni della nascita della Pro Loco, il sottoscritto e Italo Alessio. Luogo l’ex aula consiliare, al primo piano lato est del municipio. Scenario un seggio elettorale per il rinnovo dei delegati rappresentanti di categoria. L’uno e l’altro attendevano gli elettori nel primo pomeriggio di una qualsiasi domenica di primavera del 1966. Da poco residente, il mio interlocutore accettava di buon grado il discorrere che facevo sui problemi locali: esigenze culturali, assenza di gruppi e iniziative ad ogni livello in un Comune che allora contava quasi seimila abitanti. Il terreno della promozione era tabula rasa. Il campanilismo frustava ogni movimento. Anche in consiglio comunale l’ottica era quella del proprio campanile, pure se le eccezioni non mancavano di già…Da un anno sto rimuginando un’idea, dissi ad un certo punto; ho già preso contatti con qualcuno, ma mi servirebbero appoggi più concreti: ci vorrebbe una pro loco!”…
Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010
APPUNTAMENTI - PAG. 5
Al Centro Studi Ezzelino lo “Scudetto” dei Medievalisti Il presidente del Centro Studi Ezzelino da Romano Simone Cavallin con lo scrittore Marco Salvador, alla presentazione del Premio Letterario Ezzelino da Romano: condottiero e Leggenda.
Il Centro Studi Ezzelino da Romano vince il Premio Italia Medievale, massimo riconoscimento nazionale assegnato “a personalità, istituzioni e privati che si sono particolarmente distinti nella promozione e valorizzazione del patrimonio medievale del nostro paese”. Giunto alla sua settima edizione, il Premio passa dalle mani dell’Università di Parma – vincitrice lo scorso anno – a quello dell’associazione presieduta da Simone Cavallin. Le premiazioni avranno luogo il prossimo 27 novembre al Mondadori Center di Milano.
Il Premio Italia Medievale, che gode della Medaglia d’Argento del Presidente della Repubblica, è stato assegnato al Centro Studi Ezzelino da Romano per la categoria Multimediale (internet, web agency), grazie al numero di contatti, la qualità tecnica, della grafica e dei contenuti del sito internet www.ezzelinodaromano.it.
Cos’è il Premio Italia Medievale
Istituito nel 2004 all’Associazione Culturale Italia Medievale il Premio Italia Medievale è assegnato annualmente, come riconoscimento a personalità, istituzioni e privati che si sono particolarmente distinti nella promozione e valorizzazione del patrimonio medievale del nostro paese. L’intento è quello di sostenere l’impegno di tutti coloro che operano per la ri-scoperta e la ri-nascita di un epoca per nulla buia e barbara, come ancora troppo spesso si vorrebbe far credere. Nello stesso tempo, desideriamo ampliare il già nutrito mondo degli appassionati e offrire, anche ai meno attenti o interessati, l’incontro con un Medioevo più diretto e alla portata di tutti. Altre informazioni su www.italiamedievale.org Vincitore dell’edizione precedente nella categoria Multimediale (internet, web agency) “Itinerari Medievali” per la ricerca e la didattica dell’Università di Parma: www.itinerarimedievali.unipr.it
Il portale www.ezzelinodaromano.it ha sfiorato i 20mila contatti nei due mesi successivi alla presentazione del “Premio Letterario Nazionale Ezzelino: condottiero e leggenda”, avvenuta lo scorso 6 giugno ad Onara di Tombolo e questa è certo la certificazione della qualità del nostro lavoro, ma anche e soprattutto della grande suggestione creata dal condottiero che nacque a Romano, più di ottocento anni fa. Una suggestione che appartiene a tutto quel territorio che va dal Livenza all’Oglio, per questo la promozione della conoscenza di uno dei massimi personaggi veneti di sempre è formazione ad una maggior coscienza del nostro territorio. La promozione della storia di un luogo, è promozione di una peculiarità unica e inalienabile. Il “prodotto territorio” deve riscoprire e ri-dare valore a questa radice comune da cui si dipartono le diverse specificità dell’arte, della produzione agroalimentare, dell’innovazione tecnica che il territorio ha saputo produrre.
Nota del Presidente del Centro Studi Simone Cavallin
Il portale www.ezzelinodaromano.it nasce per chi vive il territorio pedemontano, proponendosi come piattaforma per unire risorse e forze, e creare sinergie per la sua promozione e il suo sviluppo; ma nasce anche per chi (al di fuori) voglia scoprire le terre di Ezzelino, scoprendone la ricchezza culturale, civile, intellettuale, ambientale, morale che è data dai loro cittadini, dalle eccellenze che hanno saputo creare, dalla loro laboriosità e dallo spirito infaticabile che li contraddistingue. E li caratterizza da secoli. Per queste ragioni Ezzelino non è un modello a cui ispirarsi, ma la forma di un principio e di una visione.
È a questo territorio, ai suoi cittadini e alle eccellenze che hanno saputo produrre (portandole ai vertici nazionali ed Europei) che va il mio pensiero, consapevole che, ancora una volta, è con lo stendardo di Ezzelino che il nostro Pedemonte “vince”.
Il principio di un territorio unito e compatto al suo interno, la visione di una grandezza che questo territorio raggiunse solo raramente dopo la sua morte. Ezzelino da Romano unì una terra e un popolo e ne dimostrò tutte le potenzialità. Il signore da Romano costruì un principato due secoli prima della nascita delle Signorie, tracciando la strada, di fatto, per un nuovo modello politico, giocò la sua partita su uno scacchiere internazionale e infine diventò una leggenda, che ancora concorre alla crescita di una fiorente letteratura.»
«Vincere il Premio Italia Medievale è un risultato di eccellenza che premia il lavoro di un gruppo formidabile composto da donne e uomini di enorme passione e di straordinarie professionalità, messe al servizio della promozione della storia, della leggenda e del territorio che fu di Ezzelino da Romano.
Il Centro Studi Ezzelino da Romano
Il Centro Studi Ezzelino da Romano si propone un obiettivo chiaro e lungimirante: creare un rapporto duraturo tra i territori che fecero da sfondo alla vicenda politica e leggendaria di Ezzelino da Romano affinché la storia del condottiero e la sua leggenda possano diventare elemento unificatore degli aspetti culturali, storici e turistici, per approfondire la conoscenza dei territori e delle rispettive specificità ed eccellenze.
Altre azioni e “riconoscimenti”
Il 6 giugno scorso, presso il Parco Palude di Onara (dove sorgeva il primo castello dei da Romano) è stato dato il via al “Premio Letterario Ezzelino da Romano: Condottiero e Leggenda”. Un evento straordinario proprio perché realizzato con la collaborazione di tutte le associazioni ezzeliniane (o di rievocazione del XIII secolo): il Centro Studi Ezzelino da Romano (VI), l’Academia Sodalitas Ecelinorum di San Zenone degli Ezzelini (TV), l’Associazione Castrum Soncini di Soncino (CR), L’Arme, le dame e i cavalieri di Cittadella (PD), il Colmel dei Tori di Pagnano d’Asolo (TV), i Bellatores Federiciani di Padova. Insomma un popolo, e una grande giornata di festa e di rievocazione storica, che ha visto un’enorme partecipazione di pubblico e che ha avuto il suo apice nell’incontro con il poeta di questa storia e di questo popolo: Marco Salvador, storico e scrittore di fama internazionale, finalista lo scorso anno al Premio Acqui Terme con “La Palude degli Eroi”, stupendo romanzo che raccontava l’ultima stagione della potente famiglia dei da Onara, diventati ormai da Romano. Grande risposta da parte dei protagonisti dello studio della storia medievale, ma anche degli interpreti della vita civile del territorio, dal ministro Giancarlo Galan, al governatore Luca Zaia, dal presidente del consiglio regionale Valdo Ruffato, agli assessori provinciali Marzio Favero (Provincia di Treviso) e Chiara Capelletti (provincia di Cremona), fino agli amministratori di Bassano, Romano, San Zenone e Soncino. Il presidente Ruffato, in una nota inviata al Centro Studi Ezzelino da Romano in seguito all’evento, ha voluto rimarcare le “indubbie valenze socioculturali del Premio letterario, cui va il merito di creare delle sinergie positive tra numerosi comuni veneti della pedemontana a cavallo tra le province di Padova, Vicenza e Treviso”.
Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010
APPUNTAMENTI - PAG. 6
Viva gli alpini Maurizio Scotton
L’attesa è finita, sabato 18 e domenica 19 settembre la città di Bassano ha ospitato per la prima volta il Raduno Triveneto delle penne nere in congedo. Un grande evento che si lega idealmente all’indimenticabile 81ª Adunata Nazionale degli Alpini svoltasi nel maggio 2008 che decretò Bassano del Grappa “piccola capitale degli Alpini”. Una nuova e storica occasione per rivivere le emozioni vissute due anni fa, dalla cerimonia in cima Grappa alle dodici ore ininterrotte di sfilata, di applausi, di sorrisi, di gente che gridava “Viva gli alpini”. L’Adunata Triveneta, che la Sezione ANA Montegrappa ha accuratamente organizzando da diversi mesi, ha portato ai piedi del Grappa circa 30.000 persone con la loro voglia di fare festa, di riabbracciare vecchi commilitoni, di creare coesione e fratellanza. L’intero territorio bassanese, così ricco di testimonianza storiche, è stato interessato all’evento. Anche nel nostro comune, punto di transito per quanti dal magnifico Ponte in legno degli Alpini sono saliti sul Monte Grappa per visitare l’Ossario, le trincee ed i diversi siti della Grande Guerra, abbiamo sentito la loro allegra presenza offrendo a questi ospiti un’accoglienza cordiale e signorile. La loro presenza ha reso ancora più prezioso un 2010 che celebra il 90° anniversario della nascita della nostra Sezione ANA Montegrappa che, grazie all’entusiasmo ed all’abnegazione di tutti i suoi alpini, è una delle sezioni italiane più attive per l’impegno nel volontariato, nella Protezione civile, e nelle diverse opere di solidarietà sia in Italia che all’estero. Avendo ben presente la straordinaria capacità delle penne nere di condividere e coniugare l’impegno nel sociale, il ricordo dei propri caduti e la convivialità... W gli Alpini!
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Voci nuove in Valbrenta
È diventata oramai una consuetudine l’appuntamento canoro dell’estate “Voci nuove in Valbrenta” arrivato quest’anno all’8° edizione. Nelle varie piazze coinvolte dalla kermesse vale a dire Pove del Grappa, Romano d’Ezzelino, Cusinati di Rosà, Rossano Veneto, Valstagna e Cartigliano sono scaturiti i finalisti che si sono dati appuntamento sabato 21 agosto a Pove per la finalissima. Una serata dal tutto esaurito con il pubblico che ha omaggiato le performances dei 16 cantanti in gara. La giuria era composta da personaggi molto noti che orbitano nel mondo della musica: Andrea Terzo musicista, Alice Castellan cantautrice, Matteo Dalle Fratte tenore, Don Gaetano Borgo cantautore, con all’attivo diversi cd e Paolo Badoer maestro di canto e presidente di giuria. Non è stato facile per i giurati decretare i tre vincitori di uno spettacolo emozionante e allo stesso tempo carico di adrenalina: al terzo posto Filippo Moro di Romano d’Ezzelino interprete di “Sono già solo” dei Modà colpisce la giuria per una grande padronanza di timbro vocale che non lascia indifferenti i fan accorsi ad ascoltarlo. Il secondo gradino del podio è per Monica Perdonello di Solagna voce magistrale e ben calibrata per un brano in inglese dai passaggi molto impegnativi. Il trionfatore per eccellenza è Andrea Dal Molin di Romano d’Ezzelino autore di una performance celestiale del brano “Ancora” di Mina. A premiare i vincitori il sindaco di Pove del Grappa Orio Mocellin, il presidente della Pro Loco Maurizio Andolfatto, il presidente del consiglio dei giovani Alessandro Zen e Giuseppe Cortese presidente del Consorzio Grappa Valbrenta. Il presentatore Renato Zambelli con il fonico Gianantonio Coppe hanno dato come di consuetudine un grosso contributo per l’ottima riuscita della manifestazione. Per il prossimo anno si toccherà il traguardo della 9° edizione che promette grandi sorprese.
RESOCONTI - PAG. 7
Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010
RESOCONTI - PAG. 8
Siriola da sballo! Roberto Frison Foto: Figuranti in posa sul treno celebrativo del Centenario della Ferrovia Bassano-Primolano by Stefano Lessio. Uno scorcio della partecipazione alla festa dei Veneti di Cittadella.
La professionalità nello sviluppare e proporre i mestieri di una volta c’è, i costumi da popolani curati nei dettagli pure, come quelli da signorotti che son stati confezionati nel 2008 dopo tanto studio e sacrificio. Alla fine in Siriola mancava un solo tassello: quello coreografico. Così sull’onda degli Angoli Rustici di quest’anno dove contrà Torre e Calessi-Pragalera si son proposte con dei pregevoli balli popolari veneti, grazie alla disponibilità di alcuni contradaioli l’associazione romanese ha costituito un vero e proprio corpo di ballo che al momento è già in grado di ben figurare.
Ovviamente l’intento è quello di estendere a tutti i paesani l’invito ad imparare le varie coreografie, visto che a breve riprenderanno i corsi di danza popolare veneta. E’ un invito di partecipazione non vincolante, ma per il solo piacere di conoscere le movenze venete e magari condividerle in occasione del palio delle contrade, giusto per aver un motivo in più per divertirsi in piazza alla sera. Tornando all’attività dell’instancabile Siriola, bisogna dire che è stata un’estate densa di appuntamenti e di gran lavoro, vedi stand gastronomico al Back to Africa (15-17 luglio), e ancora i 50 figuranti popolani e coppie al Centenario della Ferrovia Bassano-Primolano (24 luglio), a questi vanno aggiunte la partecipazione con contrada Carlessi-Pragalera alla Biciclettada a Tezze sul Brenta del 10 ottobre e l’impegno
alla Mostra dei Presepi di Romano d’Ezzelino con le contrade che espongono ognuna il proprio presepe nella prestigiosa mostra in chiesetta Torre di San Giacomo. Molto risalto ha avuto soprattutto la partecipazione alla festa dei Veneti di Cittadella del 5 settembre, di fronte ad un folto pubblico, con una 70ina di nostri figuranti che han dato vita a mestieri di un tempo, come lo spettacolo dei burattini proposto da contrà Cornaro agli angoli 2010, i giochi di una volta proposto da Zaghi agli angoli rustici del 2007-08 e il mestiere del marangon. Tra questi figuranti c’erano il neocomposto corpo di ballo, esibitosi nei tre balli popolari veneti tipici dei primi anni del 1900. Immancabili le plurifotografate coppie vestite dei prestigiosi costumi e, ciliegina sulla torta, sul
palco cittadellese i bambini della 4^A delle elementari Dante Alighieri di Romano d’Ezz. han dato lustro con l’emozionante canzone “Bocia panocia”. Dalla festa cittadellese la Siriola torna a casa tra applausi calorosi dei partecipanti, complimenti e ringraziamenti dagli organizzatori, riconoscimenti dai politici, richieste di partecipazione a manifestazioni importanti, riprese tv (pure sul tg3 Veneto), intenti di progetti futuri, ma soprattutto torna a casa con l’immagine di quello che è da tempo, una Siriola giovane e dinamica che parla con cognizione di causa della storia del suo paese. A proposito, non si è trovato nessuno che si fosse rivolto ai contradaioli dicendo loro: “Siete di Romano! Ah, quelli dei mussi?”. Che sia cambiata la percezione dell’offerta qualitativa romanese?
Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010
RESOCONTI - PAG. 9
Feste del Cristo Dal 3 al 13 settembre scorsi si sono svolte a Pove le “Feste Quinquennali Sara Bertacco in onore del Divin Crocefisso”, più semplicemente chiamate “Feste del Cristo”, un importante appuntamento religioso e culturale che si ripete ogni cinque anni nella cittadina ai piedi del Grappa. Fin dai primi giorni di settembre le vie del paese hanno cominciato a cambiare aspetto: fiocchi e festoni ai cancelli delle abitazioni, originali decorazioni lungo le vie, luci colorate, grandi archi innalzati al cielo, il tutto frutto del lavoro paziente e continuo di un gran numero di persone del posto.
Per le “Feste del Cristo” il paese dunque si trasforma ed è pronto a mostrare ai tanti spettatori attesi il risultato degli sforzi profusi per la buona riuscita della manifestazione. Queste feste hanno un’origine molto antica e richiamano una leggenda che racconta di un pellegrino diretto verso Roma nell’anno giubilare del 1300 che, stanco del suo viaggio, si fermò a Pove del Grappa e trovò ospitalità presso il sacerdote del paese. Per ringraziare della cordiale accoglienza ricevuta, il pellegrino scolpì su un tronco di ulivo un crocefisso che lasciò in dono alla chiesa di Pove. Da allora, a ricordo di tale evento, gli abitanti di Pove animano il paese esponendo il crocefisso ligneo, simbolo cristiano di devozione e preghiera. E così quest’anno nelle prime due domeniche di settembre (domenica 5 e domenica 12) ha avuto luogo la solenne processione storico biblica che ha preso avvio proprio dalla Chiesa di Pove del Grappa quando il Divin Crocefisso si
è fatto spazio tra la folla riunita in Piazza Europa, seguito da più di seicento figuranti in costumi storici con il compito di rappresentare le vicende dell’Antico e del Nuovo Testamento, sapientemente commentate da uno speaker d’eccezione, Don Francesco Farronato. Per tutta la durata della manifestazione si è respirata un’atmosfera senza dubbio particolare e suggestiva che ha toccato nell’animo i presenti che hanno apprezzato le scene più significative dei vari passaggi biblici, originali nella loro ricostruzione coreografica; ammirato da tanti è stato lo splendido arcobaleno vivente, segno di pace e di speranza, che accompagnava la sfilata. L’interpretazione di Cristo Gesù, sofferente nel portare la croce, è stata abilmente eseguita da un bravissimo Luca Cortese lungo tutto il percorso. Durante i dieci giorni di festa non sono mancati altri interessanti appuntamenti come concerti, mostre didattiche di vario
genere e spettacoli serali; è stato inoltre attivato dai volontari del Coordinamento di Protezione Civile “Brenta Monte Grappa” e dalle Associazioni volontari dei carabinieri di Romano d’Ezzelino e Bassano del Grappa un prezioso ed apprezzato servizio di aiuto e assistenza alla gestione traffico all’interno dell’area interessata alla manifestazione, di convogliamento dei flussi pedonali, di informazione alle persone presenti sul posto e di supporto alle forze dell’ordine e dell’organizzazione locale. Nella serata di venerdì 10 settembre, inoltre, presso il Parco delle Rose si è svolta la rappresentazione della passione, morte e resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo alla quale hanno partecipato più di cento personaggi in costume e seguita da un pubblico numeroso. Il ricordo di questa manifestazione resterà impresso nella memoria di quanti hanno potuto ammirarla, in attesa della prossima edizione prevista per 2015.
Emigranti in Francia Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010
RICORDI - PAG. 10
Ci è gradito proporvi delle foto che ci pervengono dal nostro socio francese Nicolò Simonetto. Dalle ricerche che fa e dall’interessamento che propone, trasuda un legame particolare con Romano d’Ezzelino e le famiglie storiche. Un grande famiglia, quella degli emigranti di Romano d’Ezzelino sparsi per il mondo, pronti a metterci a disposizione spezzoni della loro vita nei paesi che li ospitano. Invitiamo tutti i nostri emigranti a mandare materiale alla nostra redazione, molti di noi scoprono nelle foto volti e persone noti e riallacciano legami che pensavano spezzati dal tempo. Grazie a tutti voi, ma in particolare un grazie al nostro uomo Pro Loco Nicolò Simonetto.
Filippo Carlesso “Campanari” e Nicolò Simonetto, 1955. Preparazione del treno per arare e poi piantare alberi da frutta. Antonio Andriollo, Gino Andriollo, Nicolò Simonetto e in secondo piano Sebastiano Carlesso e Francesco Fabian, 1953.
Nicolò Simonetto a Doussard, 1955. Traino tronchi di abete. Al taglio Gino Andriollo, Franco Fabian, Nicolò Simonetto, Antonio Andriollo e seduto sul tronco Sebastiano Carlesso, 1953.
Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010
RICORDI - PAG. 11
1943 - Seduti: Carlesso Giovanni “Mariotto”, Longo Giovanni con la figlia Andrée, Parolin Iolanda, figlia di Caterina Abin, Tonin MAtteo, Tonin Elfa e suo padre Domenico. In piedi: Carlesso Veronica “Mariotta”, Chemello Maria, sposa “Mariotto”, sua madre, Carlesso Maria, sua figlia, Carlesso Giovanna “Mariotta”, Parolin “paulette”, figlia di Caterina Abin, Signora Longo, moglie di Giovanni Longo. Alle spalle: Donazzan Giovannino “Moda”, Carlesso Mario, figlio di Giovanni e Maria “Mariotta”, Ceccon Angelina, moglie di Tonin Domenico, Chemello Caterina, sposa Parolin, Donazzan Marco “Moda” e Carlesso Nino.
Nino Carlesso e Giovanni Dissegna durante l’occupazione italiana in Francia, 1943.
Foto della casara ceduta a mia nipote Andreina dicendole “ti faccio un regalo grande come il Monte Grappa”.
Autobotte 7.000 litri, 1962. Davanti al deposito di carburante Esso.
“Les Cheneviers”, Thoreus Glières, 1956. Gilbert Metral, Nicolò Simonetto, Angelo Bacega, Roland e Antonio Simonetto.
Autobotte 5.000 litri, nominato il vasetto di yogurt, ma io passavo dappertutto, l’avevo fatto fare appositamente.
Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010
RACCONTI - PAG. 12
Il contastorie Gianni Dalla Zuanna
Col tempo la figura di Mario, il contastorie, aveva finito per ammantarsi di un alone di mistero. Lui stesso contribuiva ad aumentare questa incertezza con risposte vaghe ed evasive alle domande sulla sua vita privata. Qualcuno diceva che in passato fosse stato ricco e che l’avesse rovinato la guerra. Altri erano certi che si trattasse di un girovago o di uno studioso di qualche genere particolare. Di sicuro in paese nessuno poteva affermare di conoscerlo veramente, ma era una brava persona, aveva modi gentili ed educati e questo bastava.
In paese capitava con una certa regolarità, tre o quattro volte all’anno e la sua presenza, come l’arrivo delle rondini in primavera o il cadere delle foglie in autunno, indicava il mutare delle stagioni. Come molte altre persone girava per i paesi viaggiando a piedi, percorrendo le accidentate strade bianche con qualsiasi condizione climatica. Ogni tanto un passaggio da parte di qualche compassionevole carrettiere rendeva il viaggio meno disagevole. La bicicletta restava un sogno al di là delle sue possibilità. Erano tempi duri quelli. La vittoria nella guerra contro l’Austria aveva lasciato un’eredità di miseria e distruzione, soprattutto in paesi come il nostro dove si era aspramente combattuto. La ricostruzione procedeva lentamente e i profughi, al ritorno a casa, si trovavano alle prese con molti problemi irrisolti. Alcuni, stanchi e sfiduciati, decidevano di emigrare altrove in cerca di lavoro, ma per altri, più anziani e senza mezzi, non restava che mettersi sulla strada e bussare alla porta di persone misericordiose. Il contastorie non apparteneva a questa categoria, lui, nel suo eterno girovagare, si limitava a chiedere ospitalità per la notte, si accontentava di poco, una stalla o un fienile andavano benissimo e in cambio di questo offriva le sue storie, cosa che gli era valsa il soprannome con cui tutti lo conoscevano. Nessuno gli stava alla pari come capacità narrativa, sia che si trattasse di raccontare favole per i bambini, che di declamare versi della Divina Commedia o della Gerusalemme Liberata. “Ucci, ucci, sento odor di cristianucci…”, e tutti i piccoli ascoltatori sobbalzavano all’entrata in scena dell’orco di turno. A volte qualcuno si
spaventava al punto da mettersi a piangere, ma subito Mario faceva tornare il sorriso facendo magicamente apparire una caramella che curiosamente si nascondeva dietro l’orecchio. Anche gli altri bambini si toccavano le orecchie, ma si sa che i dolcetti sono capricciosi e bisogna saperli convincere con le giuste parole… Quando c’era il contastorie era facilissimo ritrovarsi in misteriose foreste tropicali, piene di rumori e di animali esotici, salire su poderosi velieri alla ricerca di leggendari tesori nascosti o ritrovarsi al fianco di Orlando e dei Paladini impegnati a difendere la cristianità dalle orde moresche. Anche il nonno che era solito fumare assorto la pipa in un angolo si girava ad ascoltarlo e i fidanzati, tenuti a debita distanza e sotto stretta sorveglianza, ne approfittavano per rubare qualche carezza, che di più non si poteva… Quella volta arrivò che era quasi sera e già le ombre si allungavano sul terreno. Bussò sul vetro della finestrella vicino alla porta della stalla ed attese che qualcuno gli aprisse, fregandosi le mani ed alzando il bavero della giacca. La padrona di casa quando riconobbe la sagoma scura si asciugò le mani sul grembiule e corse ad aprire. Come passava in fretta il tempo, l’ultima volta era stata in primavera ed ora un altro inverno era alle porte. Entrate, signor Mario – disse con un sorriso – fuori si ghiaccia, ed è così tardi! Entrò, si tolse il cappello e la sciarpa e li appoggiò vicino alla sua borsa, quindi ripiegò la giacca dal colletto rivoltato e dai gomiti lisi. Lasciò vagare il suo sguardo per la stanza. Si immerse nei confortanti odori di bestie, fieno e corpi ammassati in un spazio ristretto. Nulla era cambiato dall’ultima volta, il nonno
Sede: Romano d'Ezzelino (VI) - Viale Europa, 25 Tel. 0424 31138 - Fax 0424 513118 Carrozzeria ed accessori: Tel. 0424 512424 - 512030
assorto nei suoi pensieri masticava un sigaro spento, i bambini giocavano con un cavallino di legno e i “morosi” erano ancora tenuti a distanza. Gli uomini e le donne, seduti in cerchio parlavano tra loro, ma appena lo videro lo salutarono calorosamente. Si prospettava una serata interessante, tale da rompere la monotonia della consuetudine. Il contastorie trovò un parola per tutti. Ad una signora chiese notizie del figlio, militare in Colonia, e si rallegrò con lei che avesse finalmente scritto. Ad un uomo domandò se il vitello che aveva visto ancora incerto sulle gambe, si fosse irrobustito e poi il discorso si allargò. Parlarono di montagna, di lavoro, di quelli che non c’erano più e di questo Mussolini che sembrava deciso a mettere ordine nella Nazione. La padrona di casa chiese al contastorie se avesse mangiato e in risposta al suo sospiro gli servì un’abbondante porzione di minestrone. Mario si tuffò a grandi cucchiaiate sul piatto, accompagnando il tutto con grandi pezzi di pane. Intanto nella stalla cresceva l’attesa, tutti aspettavano il momento in cui il contastorie avrebbe dato libero sfogo al suo talento, ma lui, dopo aver lodato apertamente la cucina di casa, era alle prese con un secondo piatto di minestrone. Alla fine toccò alla padrona di casa prendere l’iniziativa: “Allora, contastorie, - disse con un sorriso – cosa ci raccontate questa volta?” Lui si guardò attorno, sentiva l’attenzione puntata su di sé e sapeva quello che si aspettavano da lui. Aprì la bocca, ma non uscirono parole, per la prima volta si trovava in difficoltà. Gli occhi gli si chiudevano e il mucchio di fieno era un’irresistibile sirena. Si alzò e con tono di scusa disse: “Mi spiace, ma pancia piena chiama riposo!”. Si buttò sul fieno e cominciò beatamente a russare. Quella sera non ci furono storie.
CARROZZERIA di Lorenzon Roberto
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RIFLESSIONI - PAG. 13
Umorismo al lavoro: quando ridere è una cosa seria Umorismo al lavoro? Il concetto di lavoro è sempre stato associato, fin dalla notte dei tempi a qualcosa di faticoso, di pesante, di difficile. I termini usati in diverse lingue per descrivere tale attività, sono piuttosto espliciti: labor, in latino significa fatica, pena, sforzo; trabajo in spagnolo ha la stessa radice di partorire, mettere al mondo. Per molti secoli il lavoro è stato effettivamente caratterizzato da fatica, condizioni igienico-sanitarie scadenti, rischi, Qualunque sia il tuo problema soprusi, precarietà, disuguaglianze, ecc. psicologico chiama lo SPORTELLO ASCOLTO, potrai
Anche al giorno d’oggi il concetto di fatica e pena, di biblica memoria (“…con il sudore della tua fronte ti guadagnerai il pane quotidiano…”), rimane piuttosto presente nell’attività lavorativa. Che cosa ci sarà da ridere in tutto ciò? Forse poco o forse molto, dipende dai punti di vista. Il divertimento viene associato, di solito, alla festa e alla contentezza; la sua etimologia latina divertere, tuttavia, evidenzia anche un altro aspetto importante: quello del distacco, dell’allontanamento dalla preoccupazione. Una risata ci può consentire, allora, di sperimentare contemporaneamente la riflessione e il divertimento, l’osservazione di un problema e un atteggiamento di distacco, la constatazione di un errore (nostro o di altri) e una reazione indulgente e allegra. L’umorismo aiuta a prendere le distanze dai problemi e ad osservarli con maggiore obiettività, permette di chiarire e ristrutturare atteggiamenti ed idee errate senza drammatizzare e senza far sentire la persona umiliata e sconfitta. Consente, inoltre, di ridere di se stessi, di accettare i propri limiti, di giudicare sé e gli altri con maggiore indulgenza, di far tacere il desiderio di onnipotenza e di perfezione, di cogliere l’ilarità di numerose situazioni quotidiane. È possibile impiegare un approccio umoristico anche al lavoro? Diversi studiosi, ribadiscono a gran voce la necessità di far avvicinare il più possibile il lavoro al divertimento, a qualcosa di piacevole, di interessante, di stimolante. Recenti orientamenti teorici evidenziano come l’impiego di modalità umoristiche in ambito organizzativo consenta di creare un clima piacevole: le persone che lavorano in un ambiente sereno e divertente, in cui non mancano i problemi ma neanche le risate, mostrano una maggio-
esporre la tua problematica re motivazione e un tirarci su di morale”, e ricevere le prime informazioni maggior impegno. La “alleggerisce la tenpresenza di un clima sione quando siamo su cosa fare per risolverla. lavorativo positivo un po’ stressati”. Chiedi e ti sarà dato perché viene percepita anCome possiamo, aldomandare è lecito, rispondere che da coloro (fornilora, favorire il difè cortesia. tori, clienti, ecc.) che, fondersi dell’umoa vario titolo, entrano rismo nel nostro NUMERO VERDE GRATUITO in contatto con tale ambiente lavorativo? 800. 58. 92. 72. gruppo. Come in maLa condivisione di (attivo da telefoni fissi e cellulari) aneddoti, barzellette, tematica, ad esemServizio promosso dal storielle divertenti in pio, l’impostazione dott. Damiano Pellizzari occasioni di ritrovo di un’equazione a psicologo psicoterapeuta (pausa caffé, pausa due incognite richiewww.psicologo-strizzacervelli.it pranzo, ecc.) rende de due descrizioni il break piacevole e (complementari) della stessa realtà, così grazie all’umorismo è rilassante, consente, inoltre, di ricominciare possibile ricercare differenti e divertenti il lavoro con rinnovato impegno ed entumodalità per descrivere, e risolvere, una si- siasmo. Arricchire il nostro posto di lavoro tuazione problematica. Un ambiente piace- con elementi comici e stimolanti promuove vole e spiritoso, inoltre, agevola il pensiero preziosi momenti di relax e fornisce, spesdivergente, la creatività e la produzione di so, energie ed incoraggiamento per affronnuove idee. D’altra parte se i membri di un tare situazioni impegnative. Cominciare una gruppo non si sentono liberi di ridere, dif- riunione con qualche barzelletta permette ficilmente si sentiranno liberi di proporre ai partecipanti di allentare la tensione, di idee innovative. Il rapporto “motivazione- attivare pensieri positivi, di guardare con produttività” viene oggi affiancato e forse maggior disponibilità ed indulgenza alle tesuperato dal rapporto “umorismo-produt- matiche da esaminare. Durante gli incontri tività” visto che un approccio umoristico, di trattativa o negoziazione predispone le che non si limiti alle battute di spirito nelle parti ad una maggiore apertura e fiducia, pause lavorative ma che ricerchi nuove pro- stimolando la ricerca di nuove prospettive. spettive, nuove modalità creative per risol- L’umorismo in ambito lavorativo, in concluvere i problemi, per rendere più piacevole il sione, sembra agevolare la comunicazione, clima lavorativo appare una risorsa preziosa migliorare le relazioni interpersonali, allee indispensabile. Alcune recenti ricerche di- viare le tensioni e lo stress, ridurre la conmostrano un notevole apprezzamento per flittualità, favorire la flessibilità mentale e il un manager dotato del senso dell’umori- pensiero creativo, apre nuove ed interessmo: “il capo sa scherzare”, “sa controllare santi prospettive, permettendo ai coraggiosi la situazione, rendendola più facile usando che lo impiegano di individuare stimoli dil’umorismo”, “è simpatico e cerca spesso di vertenti là dove altri vedono solo problemi.
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NOTIZIE IN BREVE - PAG. 14
Un pensionamento d’eccellenza: è giunto il turno del Dott. Zonta Giuseppe
Viva la pensione!
Eh si, il 1° settembre 2010 sembrava lontanissimo invece è arrivato. Pareva che questo giorno non dovesse mai arrivare ma inevitabilmente il tempo scorre e porta con se tutte le cose belle. Con l’estate termina anche l’impegno del dott. Zonta presso la direzione didattica di Romano d’Ezzelino; è arrivato il momento dei saluti e congedarsi dal dott. Zonta non sarà impresa facile. Ha vissuto con noi 20 anni della sua carriera dedicando anima e corpo alla scuola. Prima come maestro e poi come dirigente è sempre stato fedele al suo impegno. L’orologio nella sua vita non è mai esistito: non importava se si terminava a sera inoltrata, se lo scopo era il bene dei bambini. I mille alunni della direzione li ha sempre sentiti come tutti suoi, ha voluto loro il bene che solo un buon padre sa donare. Di tutti conosceva la storia, le doti, le difficoltà e un occhio di riguardo era proprio per chi ne aveva più bisogno. sempre disponibile a presenziare agli inviti che gli venivano fatti fossero dei docenti, dei genitori, delle associazioni operanti sul territorio o dell’ente locale. ha combattuto perché le nostre scuole fossero attrezzate con laboratori all’avanguardia perché era convito che l’esperienza pratica valesse più di molte lezioni teoriche e c’è riuscito; tutti i plessi sono oggi dotati di laboratori: a San Giacomo c’è stato il primo laboratorio multimediale che pure i licei ci invidiavano. “Mai perdere il treno” era il suo motto, “da qualunque parte possa condurre qualcosa da imparare ci sarà”. Il suo ottimismo era contagioso. La sua assenza lascerà senza dubbio un vuoto incolmabile alla guida del nostro istituto. Le famiglie e gli alunni di Pove, Romano cap. San Giacomo, Fellette e S. Cuore augurano al dott. Zonta un futuro di serenià ringraziandolo di tutto ciò che ha donato alla nostre scuole e alla nostra comunità. Serberemo un ricordo indelebile di una persona davvero speciale e auguriamo alla dott.ssa Parolin Margherita, che lo succederà, il benvenuto e l’augurio di buon lavoro. Franca Meneghetti
Una volta si chiamavano bidelli adesso si chiamano collaboratori scolastici; ma per noi che l’abbiamo conosciuta resterà sempre “La bidella Nadia”. È giunto anche per lei il tempo dei saluti e non sarà facile lasciare la “sua” scuola di San Giacomo dove son passati 30 anni da quel lontano 20 novembre 1980, primo giorno di servizio. Sempre pronta ad aiutare insegnanti e alunni che le chiedessero aiuto. Il suo carattere che per qualcuno era troppo rigido e severo è servito a molti però per imparare a crescere e ad affrontare le difficoltà della vita. A chi non voleva mangiare “obbligava” almeno all’assaggio e così molti hanno imparato a mangiare anche cose diverse dalle abituali. “De chi sito fioeo ti?” diceva ai bambini “me ricordo to papà quando chel vegneva scoea qua… l’era tremendo come ti”, e così si accaparrava la simpatia dei bambini. Nadia, grazie della tua “autorità” e grazie del tuo impegno. A scuola però ti aspettiamo ancora, altrimenti le piante dell’atrio chi le curerà? Franca Meneghetti
Tirar su sassi Nell’economia della montagna la parte più preziosa erano le mucche. Tutto ruotava intorno a loro. Loro davano il latte, da cui si ricavavano il burro e il formaggio Loro davano i vitelli, dalla cui vendita si ottenevano i contanti con cui vivere. Loro provvedevano all’unico ambiente caldo della casa, la stalla, durante l’inverno. Loro, il loro numero, costituivano il tesoro della famiglia. Strettamente legato alle mucche era il prato, che dava il fieno per le mucche. Il prato costituiva, assieme al bosco, il patrimonio della famiglia. Perciò veniva tenuto e curato come un giardino. Veniva recintato con filo spinato e spesso con una siepe di alberi, perchè nessun animale estra-
neo potesse entrare a brucare l’erba, o persona a calpestarla. Concimato tutti gli anni in autunno o primavera, veniva passato in aprile a palmo a palmo per essere ripulito da tutti i sassi che si trovavano in superficie e che, non si sa come, abbondavano tutti gli anni. Questo lavoro veniva fatto per rendere più veloce lo falcio d’estate. Incappare con la falce contro un sasso significava mezz’ora di tempo perso per riaffilarla con la battitura. Questo lavoro aspettava a noi bambini.
Armati di un vecchio secchio o comunque di un contenitore ci disponevamo in riga ad una distanza di tre metri l’uno dall’altro, e passavamo a rastrello tutto il prato. Si raccoglievano tutti i sassi, fino a quelli grossi come una noce, e ogni anno ci si meravigliava della quantità raccolta. Pareva che durante l’inverno crescessero come d’estate l’erba. Questo lavoro durava mediamente una settimana. Era un compito che non ci faceva particolarmente felici, ma che comunque ci permetteva di scoprire e conoscere tutti i germogli che cominciavano a spuntare a primavera sul prato. Mocellin Sergio G.
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RICORDI - PAG. 15
Anniversari… ormai, purtroppo, inconsueti Domenica 8 agosto, decidiamo, io e mia moglie Graziella, di andare a messa Sergio Carlesso nella chiesetta di “Costalunga” anche perché avevo un motivo quasi professionale per esserci e cioè una prova del sistema di amplificazione che mi era stato commissionato dal Sig. Cuman uno dei responsabili della chiesetta. Seduta tra i banchi, in attesa dell’inizio della messa, una Signora non più giovanissima ma dal bel aspetto mi saluta e mi fa un cenno con le cinque dita della mano. Io subito non riesco a mettere a fuoco l’identità della signora ma, questione di frazioni di secondo la riconosco e con il tipico gesto della mano sulla fronte, gesto che sta a significare: ah ora mi ricordo, la saluto chiamandola per nome. “Ciao Mery, non ti avevo riconosciuta, scusa, come stai, sono molti anni che non ti vedo”. Maria Tonin, “Mery”, classe 1938 è una signora che da ragazza abitava a confine di casa mia in via Marchi, ma essendo di alcuni anni più grande di me, si è sposata quando io ero ancora un bambino esattamente di 8 anni. Praticamente da quando si è sposata ci saremo fugacemente visti una o due volte ma prima del suo matrimonio ci vedevamo spesso ed evidentemente, c’era simpatia reciproca al punto che ho fatto da paggetto al suo matrimonio avvenuto con Giacomo Favero di Pove del Grappa, il 3 settembre 1960. Il gesto che Mery mi fece in chiesa a Costalunga stava a significare che quest’anno ricorreva il 50° del suo matrimonio per l’appunto il 3 settembre e voleva ricordarlo pure a me che ero stato il suo paggetto. Quando abitava vicino a casa mia, lei mi aveva dato uno strano nomignolo: “Pissaroto” e, come sempre accade, i nomignoli non nascono mai per caso. Il mio nasceva da un curioso fatto: un giorno, tornado a casa con la sua bici-
cletta, lei mi aveva “beccato” a ridosso di una siepe mentre stavo facendo la pipì e mi aveva apostrofato dicendo: “guarda che bel pissaroto” e da qui il nomignolo. Per lei io ero sempre il “pissaroto” e così come lo diceva lei era una cosa che non mi dava nessun fastidio, anzi ne ero quasi orgoglioso. Sono felice dopo molti anni di poter ricordare queste cose che sono rimaste cosi fervidamente aggrappate alla mia memoria di bambino prima e da adulto poi e sono altrettanto felice di congratularmi con Mery e con suo marito Giacomino per questa importantissima meta da loro raggiunta . Cinquant’anni di matrimonio, non è più, ahimè, una ricorrenza molto consueta e chi ci arriva è da guardare, almeno dal mio punto di vista, con un po’ di invidia visto come stanno andando le cose sul terreno dei matrimoni oggi. Congratulazioni Mery e Giacomino e
grazie per avermi dato l’opportunità di emozionarmi nel ricordare fatti che, anche se mi sembra impossibile, risalgono a mezzo secolo fa. Il mio augurio è che il Signore vi dia la possibilità di continuare a vivere sereni assieme per ancora molti molti anni, finchè Lui vorrà. Nella foto di Lino Manfrotto, scattata all’interno della Parrocchiale di Romano, oltre agli sposi Mery e Giacomino ci sono due bambini che portano il cestino dei fiori. Ebbene il maschietto sono io e la bambina è Letizia Bosa una bella bambina diventata poi una bella donna che però non ho più avuto modo di incontrare, si sarà sposata e sarà andata ad abitare in qualche altro paese, magari lontano dal nostro. Spero che Mery non me ne vorrà per aver spifferato un nostro piccolo segreto quello del “Pissaroto”, penso invece che apprezzerà il mio ricordo.
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RESOCONTI - PAG. 16
Su cuncordiu Sinniesu a Bassano inCanto Per il Circolo Sardegna Nostra
Duilio Fadda
– Pronto? Maa…! Ciao mamma, come va? Ehia, qui c’è brutto tempo, però va tutto bene –. Nel momento in cui Angelo telefonava in Sardegna, erano già passati due giorni dall’arrivo del coro Su cuncordiu sinniesu di Sinnai a Bassano del Grappa, pronti per il gran giorno. Domenica 25 luglio, il coro ha cantato sul palco del cine teatro Jacopo Da Ponte, ed è stato il decimo coro ad esibirsi dopo una lunga maratona canora di cori e canzoni popolari.
La manifestazione 2010 di Bassano inCanto è entrata a far parte della ottava edizione dell’immancabile kermesse corale legata al millennio Bassanese. Quando cominciò, nel lontano 1998, diede inizio ad una inequivocabile voglia di far conoscere e apprezzare il canto corale eseguito da cori di varie regioni e soprattutto di diverse espressioni canore. Il piacere per il pubblico era quello di poter gustare canti diverse e scegliere, nella lunga maratona (canora), quale gruppo ascoltare. Fortunatamente queste possibilità sono rimaste inalterate, unica nota di rammarico può essere solo quella di aver dovuto assistere al concerto dentro il chiuso di un teatro, piuttosto che la bellezza dell’ascolto all’aria aperta. Gli altri anni, infatti, la manifestazione si svolgeva nell’ortazzo del castello Ezzelino, dove il piacere dell’ascolto è sempre stato accompagnato dalla gioia del leggero venticello, che spira di solito nell’antica corte della fortezza. Ma aldilà di queste banali note mi piace pensare che, i nostri amici di Sinnai, hanno trascorso tre giorni di indimenticabile amicizia e simpatia. Già venerdì, dopo aver consumato un pasto frugale a pranzo ed un meritato riposo pomeridiano, hanno dedicato parte del loro tempo alle prove ed ai preparativi per i concerti, che erano in programma per successivi giorni. La sera di venerdì 23, nella stupenda sala del gruppo alpini di San Vito a Bassano del Grappa, con la presenza di vari componenti del coro Bas-
sano e del Circolo Sardegna Nostra si è dato inizio ad una serie di incontri ed escursioni fino, appunto, alla notte di domenica 25. Durante la cena del 23, Su cuncordiu sinniesu ha dedicato la sua Ninna nanna al neo nonno Bruno, membro del coro Bassano, con sua comprensibile emozione e infine grande applauso al gruppo corale Sardo. Non paghi del primo brano, si sono quindi esibiti con altre due canzoni, regalando gioia e allegria ai presenti. Ultimata la cena il maestro ed il presidente hanno sollecitato il rientro ai coristi nei propri alloggi, infatti, l’indomani mattina era programmata una giornata intensa. Primo impegno: visita al Sacrario militare sul Grappa; dove su quelle tombe tanti figli di Sardegna hanno lasciato la loro vita per la Patria e dove i coristi sono andati a ricordarli cantando poi l’inno della Brigata Sassari, Dimònios. In realtà la brigata Sassari ha origini nella città di Sinnai, furono il 151º Fanteria di Sinnai (Cagliari) ed il 152º Fanteria stanziato a Tempio Pausania (SS) che diedero inizio alla famosa “Sassari” e la particolarità di questi reparti è che sono composti quasi interamente da militari sardi. Il rientro a pranzo, con menù tipico locale (Baccalà alla vicentina, preparato dalle mani esperte della sig.ra Anastasia) sempre in sede alpini a San Vito, quindi la sera a San Giacomo di Romano con “Il concerto d’estate” in compagnia del coro Bassano e del coro città di Savigliano in provincia di Cuneo. Sei brani d’indiscutibile bellezza hanno confermato le grandi capacità canore del gruppo sardo. A conferma di ciò, è stata la ulteriore richiesta del bis, da parte del pubblico presente, dopo l’esecuzione dei brani in programma, ma il maestro Emilio Capalbo ha voluto stupire i presenti
facendo eseguire il canto Nanneddu meu, con la impareggiabile interpretazione del solista Guido Frigau. L’indomani mattina, dopo una salutare passeggiata per il centro Bassanese con obbligatoria visita al ponte degli Alpini, nella chiesa convento dei frati cappuccini di San Sebastiano, Su cuncordiu, si è esibito magnificamente durante la S. Messa con canti della liturgia, alla presenza di un folto gruppo di conterranei, alcuni provenienti da Verona. Questa delegazione del circolo di Verona, era guidata dal presidente Maurizio Solinas ed è noto che, l’associazione veronese, è in grande amicizia con il gruppo di Sinnai, ormai da vecchia data. Fra i due gruppi in questione, negli ultimi anni, ci sono stati vari ed interessanti incontri a Verona e a Sinnai. La partenza per Scaldaferro nella tenuta di Gesu, Gesuino Melis per l’anagrafe, è stata immediata dopo la fine della cerimonia religiosa ed i saluti agli amici veronesi. Gesu, uno dei fondatori del Circolo Sardo a Bassano, possiede una bellissima tenuta dove gli ospiti di Sinnai, hanno potuto rifocillarsi e ritemprarsi prima della serata finale al teatro J. Da Ponte. Nel pomeriggio riposo obbligatorio e preparazione dei brani da eseguire in serata, infine cena sempre nella sede Alpini di San Vito e infine canti fra le piazze di Bassano per poi concludere la serata (erano le 23.00) al teatro Da Ponte con i dieci canti del repertorio. Gli applausi hanno accompagnato la bella esibizione de “Su Cuncordiu” ed hanno preceduto il coro Bassano, per la chiusura della serata. Infine i saluti fra commossi ed emozionati abbracci, nel piazzale antistante il portone del vecchio convento Scalabriniano, con la promessa di un arrivederci al più presto. Con alcuni sicuramente ci sarà un possibile incontro in Sardegna, ma altri attenderanno trepidamente un probabile ritorno di questo coro, che ha lasciato in noi Sardi residenti nel Bassanese un affettuoso ed emozionante ricordo.
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RICORDI - PAG. 17
Memoria di Padre Emidio Demeneghi, una vita spesa per Dio e per l’Angola Nella mattinata del 25 agosto dall’Angola arriva la notizia che Padre Emidio Demeneghi è deceduto improvvisamente appena terminata la celebrazione della Santa Messa. Il Signore aveva donato ai coniugi Antonio Demeneghi e Sonda Ernesta otto figli, di questi, ne aveva scelti quattro a diventare Cappuccini e poi, sacerdoti. In seguito Dio ne ha inviati tre in Angola per l’evangelizzazione e per promuovere la vita religiosa. Nel 1990 Dio aveva chiamato nella sua casa il primo dei missionari, Padre Fedele, dopo oltre quindici anni di vita missionaria in Angola. Il 25 agosto scorso ha chiamato a sé il secondo, Padre Emidio. La sera precedente il terzo fratello missionario, in Italia per cure, lo aveva sentito per telefono ed era stato rassicurato sul suo buono stato di salute. La mattina successiva arriva la notizia che era morto improvvisamente. Padre Emidio era uscito la mattina per un giro missionario. In un villaggio distante circa cinquanta km, durante la celebrazione della Santa Messa, si è sentito male. Ha terminato la Messa e poco dopo, a causa di un infarto, all’età di 71 anni, Dio lo ha chiamato nella sua casa in Paradiso per ricevere il premio dei servi buoni e fedeli. Padre Emidio Demeneghi nacque a Mussolente il 28 Aprile 1939. Aveva lasciato tutto per entrare nel seminario dei Cappuccini. Terminato il noviziato a Bassano, aveva proseguito gli studi e nel 1964 fu consacrato sacerdote a Venezia. Dopo alcuni anni, nel 1967, i superiori assecondarono la sua vocazione missionaria inviandolo in Angola. Dopo alcuni anni di attività missionaria nel 1971 aveva ricevuto il compito di avviare un centro di formazione di catechisti nella regione di Malange. Vi rimase fino al ’78. In questo periodo, precisamente nel ’75, al momento della proclamazione di indipendenza dell’Angola si trovò per molti giorni a vivere nell’isolamento più completo, a
rischio della sua vita, per i disordini scoppiati tra fazioni opposte armate, che gettarono l’Angola in una lunga guerra civile. Nel 1978 si offrì per riaprire la missione di Kangola. I Cappuccini l’avevano abbandonata a causa della guerra civile perché difficilmente accessibile. Arrivato a Kangola Padre Emidio si trovò in un vero fronte di guerra, conquistato ora dai governativi, ora dagli oppositori. Ma non era solo, con lui arrivò anche il fratello Padre Mariano. Insieme poterono resistere ai continui attacchi armati, e alla distruzione della loro casa, fatta saltare con il tritolo. Poi, nel 1992, ha avuto l’onore di comparire accanto a Papa Giovanni Paolo II in visita in Angola. In quel tempo si era trovato ad essere il vicario generale della Diocesi di Mbanza Kongo (dove era arrivato nel 1985) a causa della tragica morte del Vescovo. Nella sua visita in Angola il Papa ha voluto visitare quella Diocesi perché era la prima sede episcopale dell’Angola, e Padre Emidio fece gli onori di casa al Papa accompagnandolo per quel giorno. Nel 1994 ritornò a Kangola assieme al fratello Padre Mariano. Mentre la guerra civile diminuiva la sua crudeltà, si dedicò a riorganizzare le comunità cristiane della zona.
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Padre Alberto Demeneghi
Poté anche iniziare una grande attività di assistenza sanitaria, in particolare verso i malati di lebbra. Loro due dovettero essere e sacerdoti, e infermieri, e farmacisti, essendo Kangola priva di qualsiasi struttura sanitaria. I superiori provvidero a inviare in loro aiuto un terzo frate, un Cappuccino angolano, bravo infermiere, Fra Antonio Dalton. Con l’aiuto dell’Associazione Amici di Raul Follerau di Bologna e con gli aiuti governativi di una decina d’anni, ridussero la lebbra e le malattie polmonari al minimo. Furono individuati in quella zona più di mille malati di lebbra e ne furono curati con successo circa novecento. Nel 2002 finalmente ritornò la pace nella martoriata Angola e così poterono sia intensificare l’assistenza spirituale delle comunità, che promuovere lo sviluppo sociale ed economico di Kangola. Sorella Morte lo ha colto in mezzo al suo popolo, mentre spezzava il pane eucaristico. Ed il suo corpo è stato sepolto in quella terra, come l’evangelico “chicco di grano caduto in terra” che muore per produrre nuovo frutto. Il 27 Agosto ha ricevuto la sepoltura nel cimitero dei Cappuccini di Kamabatela, dove aveva iniziato la sua attività missionaria.
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NOTIZIE IN BREVE - PAG. 18
Corsi di avvicina mento al mondo della musica
Corso di pittura e disegno Corso di pittura e disegno del giovedì (20:30 - 22:30) presso il Centro Parrocchiale di San Giacomo. Grazie alla disponibilità della Parrocchia di San Giacomo e di Graziano Tessarolo anche quest’anno si attiva il corso di pittura. Le lezioni sono impostate in modo da seguire individualmente i partecipanti. Al corso possono accedere tutti coloro che desiderano dipingere o disegnare, con qualsiasi livello di preparazione. L’argomento trattato sarà la pittura basata sui toni, i chiaroscuri e il disegno …maggiori dettagli e una dimostrazione pratica li avrete la serata di presentazione.
Date
Vi aspetto numerosi!!!!!
settembre: 30 - presentazione è importante esserci è aperta a tutti ottobre: 7 - 14 - 21 - 28 novembre: 4 - 11 - 18 - 25 dicembre: 2 - 9 - 16 - 23 Vi aspetto numerosi e per qualsiasi chiarimento e richiesta contattatemi, andate nel mio sito o nei miei blog. Graziano Tessarolo 328 8274619 - 0424 33693 - studio@grazianotessarolo.com www.grazianotessarolo.com http://grazianotessarolo.blogspot.com/ http://grazianotessarolo-corsi.blogspot.com/
Anche per il Complesso Bandistico e Majorettes di Romano d’Ezzelino le vacanze stanno per finire e adesso siamo pronti a ripartire con tutte le nostre attività. A settembre riprendono infatti tutti i corsi di avvicinamento al mondo della musica: – Corso di propedeutica per bambini a partire dai 5 anni. – Corso di orientamento musicale di strumento e solfeggio a partire dai 7 anni e senza limite di età. – Corso per Majorettes e utilizzo di twirling e pon pon. Tutti i nostri corsi sono tenuti da insegnanti e maestri diplomati. Se sei interessato non esitare a contattarci ai seguenti numeri: 0424 30176 (mercoledì dalle 21 in poi) 348 4062235 oppure vieni a trovarci il mercoledì sera dalle ore 21 sotto Villa Ferrari. Domenica Bontorin
Schola Cantorum di San Giacomo
Bravi come i Carlessi no ghe n’è altri…
Come consuetudine, anche quest’anno, la Schola Cantorum di San Giacomo ha organizzato il 26 giugno scorso, a Ponte S. Lorenzo, il tradizionale pranzo comunitario. Pranzo, intrattenimenti e canti hanno fatto della giornata un incontro speciale di amicizia e condivisione. Grazie all’impegno del gruppo organizzatore che ogni anno si ripropone per questo appuntamento entrato ormai nella tradizione parrocchiale. Arrivederci all’anno prossimo.
Bravi come i Carlessi no ghe n’è altri! Son stata aea sena dea me contrà. Son sincera, son contenta de essar drio vegner vecia… me despiase soeo de essar stata rovinà par colpa dea maea sanità, ma fin qua son rivà e no gavaria mai pensà che soa me contrà ghe fusse tanta brava xente! Se ghemo trovà in sentoquaranta, soto el capanon de Momoi: ghe iera un mucio de camarieri, porcheta in quantità e cantori in erba de tute e età! Mi a finisso qua sperando de vedar n’altro anno tuta a me contrà! Un baso a tuti i me bei putei, spero che come che i xe partii i continue! Un grassie ai capi contrà che tanto i ga lavorà. Maria Rosa Boaro
Angelo Dissegna “Baldo”
Mario Bragagnolo
DEFUNTI - PAG. 19
Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010
Sabato 10 luglio, con discrezione, come ci aveva sempre abituato, Mario se n’è andato, è spirato in quella serata afosa, appena rincasato alle 23.30. Poche ore prima, alla sagra di Fellette, con gli amici aveva trascorso alcune ore a parlare del più e del meno. Luciano, l’ultimo ad aver conversato con Lui, ricorda così gli ultimi istanti, prima di lasciarsi. Da notare che l’abitazione di Luciano dista circa duecento metri dalla casa dei Bragagnolo. – Praticamente ghemo fato l’ultimo Kilometro insieme e me gà contà un mucio de robe. E se ben, che son nato anca mi ae feète, no conosso nessuni e lù, me gà contà de questo e de queo. Me gà spiegà chi che sta su quea casa o di chi che ghe gera su quealtra. Poi,
‘na volta rivài davanti casa sua, se ghemo saudà e mi so ‘ndà a casa mia e subito dopo, so ‘ndà soto ‘a docia e po’, me so butà in leto. No gò fato ora a destirarme sul leto che xe rivà ‘na teèfonata, ’a jera ‘a Ana de Mario. Luciano, a quel punto, si precipita a casa dell’amico fraterno, avvisato appunto dalla Anna, e giunto sul posto tenta un primo soccorso, Mario però non da più segni di vita. Dopo una decina di minuti, con l’arrivo degli operatori del SUEM e le immediate procedure di rianimazione, le cose non cambiano. In quel momento, ha prevalso lo sgomento e la tristezza per i famigliari e i vicini, corsi a casa dello sfortunato Mario. Mario, si può dire che è stato un esempio di
semplicità e disponibilità, i suoi amici, di lui ricordano le capacità di grande umanità e il dono di pacato consigliere nelle dispute fra amici e compagni di gioco. Nella Bocciofila Ezzelina, fino alla sua esistenza, ha svolto il ruolo di consigliere nel Comitato Direttivo e agonisticamente, nei tornei, ha sempre dato un contributo fattivo, così come, è stato sempre di grande aiuto nelle più svariate attività del gruppo bocciofilo. Alla S. Messa per i funerali, va ricordato il gran numero di presenti. Mario, era assai conosciuto e stimato negli ambienti più svariati, dallo sport al lavoro. Alessandro, suo figlio, in quell’occasione ha letto una testimonianza sulla figura paterna, dandone l’esatta immagine: “Era colui che metteva pace fra i contendenti, nello sport e nella vita”. Gli amici della Ex “Bocciofila Ezzelina” P.S.: Nella foto allegata come potete vedere con lui c’è un altro componente dell’allora Bocciofila Ezzelina, la fatalità ha voluto che i due siano deceduti a distanza di dieci giorni uno dall’altro, si tratta infatti di Tarcisio Tessari, “Tex” per gli amici.
Ci hanno lasciato
Silvana Citton (Dina) ved. Bertoncello
Ida Mocellin (Burghe) ved. Donazzan
Antonia Bertoncello ved. Ferrazzi
frà Paolo Emidio Demeneghi
Sebastiano Parolin
74 anni 24 luglio 2010
82 anni 13 agosto 2010
68 anni 23 agosto 2010
71 anni 26 agosto 2010
87 anni 25 agosto 2010
Punti rinnovo soci E’ possibile ricevere il Nuovo Ezzelino, organo ufficiale dei soci sostenitori. La quota associativa è di E 16 per i nazionali e di E 22 per gli esteri. Sede Proloco di Via G. Giardino 77, San Giacomo Uffici Postali, Centri Parrocchiali, Banca di Credito Cooperativo. Romano Edicola Pirandello, Profumeria Elisir, Tabaccheria e Cartoleria Mirò, Mario Bragagnollo (Moletta), Giovanni Bontorin (pittore), Foto Gastaldello / Arduino, Frutta e Verdura da Silvana.
San Giacomo Edicola Cartoleria Zilio Giovanni, Bar Ca’ Mauri, Bocciofila Ezzelina. Fellette Panificio Bosa, Edicola Cartoleria Brillante, Happy Bar, Trattoria Conte Chantal. Sacro Cuore Speedy Bar (Autolavaggio Scotton).
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