Nuovo Ezzelino - Luglio Agosto 2011

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Sommario Luglio Agosto 2011 Mensile di informazione e di cultura della Pro Loco di Romano d’Ezzelino Per la Pro Loco di Romano: Maurizio Carlesso Direttore Responsabile: Dario Bernardi Segreteria: Stefania Mocellin In redazione: Sara Bertacco, Cinzia Bonetto, Maurizio Carlesso, Gianni Dalla Zuanna, Duilio Fadda, Franco Latifondi, Stefania Moccellin, Valeria Orso, Erika Piccolotto, Christian Rinaldo, Silvia Rossi, Maurizio Scotton, Serenella Zen, Giuseppe Bontorin. Via G. Giardino, 77 Romano d’Ezzelino (VI) Tel. 0424 36427 proromano@libero.it Poste Italiane Spa - Sped. A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza

Editoriale

3 Camminare sui carboni ardenti

Sport 4 Rugby!

Resoconti

5 Un modo diverso di festeggiare il 2 giugno 7 33ª Rassegna di canto e folklore internazionale “Cori a Ca’Cornaro” 8 Romano in cima al podio a Città di Castello 9 Sardegna Nostra: l’annuale ritrovo in montagna 12 Il Palio delle Zattere

Attualità 6 Fukushima 15 Lettera su don Tarcisio

Riflessioni 10 Che forza? 13 Monte Grappa, Sacro alla Patria, nel 150° dell’Unità d’Italia

Cultura 11 Penultima lucertola a destra 14 Desiderata 16 / 19

Notizie in breve

Tutti i diritti riservati Quote soci: • ordinario nazionale E 10,00* • ordinario nazionale E 16,00 • estero E 22,00 • sostenitore E 52,00 *quota che non dadiritto a ricevere l’organo d’informazione della Pro Loco ccp. n. 93337772 Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975 Tranne gli originali d’epoca, non si restituiscono le foto.

FILIALE DI ROMANO D'EZZELINO Via Roma, 62 36060 Romano d'Ezzelino (VI) Tel. e Fax 0424 514112


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EDITORIALE - PAG. 3

Camminare sui carboni ardenti Gentili soci, la metafora del camminare sui carboni ardenti, non è sempre un Maurizio Carlesso modo di dire a volte si può fare veramente, magari anche perché si sente o si prova nella propria mente questa sensazione e non c’è nulla che possa frenare il desiderio di provare la propria forza mentale. Mettete che sia organizzato un corso di condivisione, ricerca e superamento dei propri limiti e che per convinzione od altro si decida di farlo, scoprendo poi al termine della giornata che l’ultima prova è effettivamente una camminata sui carboni ardenti, ma non solo, sei tu stesso che prepari la pira di legname, che accendi il fuoco ed attendi pazientemente che il fuoco dirompente lasci spazio a delle belle braci di colore rosso vivo… Un ottimo formatore ci ha guidati dalle 9 di mattina alle 20,30 e ci ha preparati a questo percorso, a cosa è servito? È servito a far si che una delle paure che un individuo ha si trasformi in un’energia importante che poi contribuisca a farti camminare sui carboni e soprattutto che ciò, non solo non crei nessun problema, ma anzi permetta di capire che se il perché è forte, il come non è un problema. Ripensando alla giornata e trasferendo la metafora nella nostra vita quotidiana a Romano d’Ezzelino, molto spesso mi capita di capire che “camminare sui carboni ardenti” è molto più frequente di quanto non possa sembrare, guidare una Pro Loco, predisporre ed organizzare una pubblicazione come il Nuovo Ezzelino, rappresenta sempre un’incognita perché troppo spesso l’interpretazione di un articolo, di un approfondimento, di una disponibilità personale che è sempre offerta ad ogni e qualsiasi attività, produce effetti contrari e contrastanti a seconda di chi la legge ed interpreta. Una sola manifestazione non ci ha visti coinvolti quest’anno e ci chiediamo: quale ombra possiamo produrre che offuschi gli organizzatori? La vostra Pro Loco dal 2006 ad oggi, non ha mai prodotto dalle colonne di questo Notiziario alcuna valutazione di carattere politico e non lo farà, poiché il 2012 ci porterà nuovamente alle urne per scegliere i nuovi amministratori. Il rispetto dei ruoli è sempre stato il nostro obiettivo. La Pro Loco è un associazione apartitica ed apolitica, ma è una

grande palestra di conoscenza del territorio e soprattutto delle sue problematiche. “Politica” nel concetto più profondo della sua parola, per gli antichi greci culla della civiltà, significava e significa gestire al meglio, unire, collaborare. Non potete immaginare, sapere quali e quante sollecitazioni siano state fatte alla redazione, affinché facesse informazione su molti temi della nostra bella Romano, dalle vicende di Palazzo, alle vicende dell’AC Romano, alle cronache dai consigli comunali, ma ritengo e riteniamo che tali informazioni siano reperibili da ognuno di noi se e quanto queste informazioni lo interessano sia dai siti che dalla stampa locale, sia dalla sua personale partecipazione attiva e non dal Nuovo Ezzelino. Mi sia permessa una sola considerazione viste le insistenti voci che danno dei componenti la Pro Loco in evidenza politica: quanti amministratori attualmente in carica sono stati componenti della Pro Loco? È forse vero che la Pro Loco sia effettivamente una buona palestra? Io sono riuscito a camminare sui carboni ardenti e voi… ci piacerebbe portare all’interno di una manifestazione organizzata dalla Pro Loco questo splendido formatore perché ritengo che molti altri possono provare a vincere le proprie paure.


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SPORT- PAG. 4

Rugby! Gianni Dalla Zuanna

Se nel lontano 1823 William Webb Ellis, alunno della Rugby School, non si fosse ribellato durante una partita di football e non avesse corso con il pallone in mano, non sarei qui a condividere queste mie impressioni. Perché parlo di uno sport così poco, apparentemente, connesso nel nostro territorio? Prima di tutto perché è quasi un amore senile e, come tale, tra i più pericolosi.

Cerco di spiegarmi: ogni bambino del nostro territorio nasce, bene o male, con il pallone inscritto nel proprio DNA. Nell’adolescenza qualcuno tradisce con il basket e la pallavolo, ma i più rimangono fedeli per tutta la vita. È difficile per noi pensare che esistano paesi in cui Babbo Natale porta ai piccoli un pallone bislungo e dispettoso, che rimbalza a proprio piacere, quasi sempre seguendo la direzione contraria a quella desiderata. Questo è il rugby, bellezza, sport di gentiluomini di qualsiasi rango, esclusi i cattivi sportivi di qualsiasi rango! Non sono parole mie, purtroppo, ma il motto dei Barbarians, una delle squadre ad inviti più famose del mondo. Il rugby è lo

sport più democratico che conosco: trovi un ruolo qualsiasi fisico tu abbia. Se sei un ciccione vai bene per la mischia, ad urtare e fare valere i tuoi chili. Se sei leggerino puoi fare l’ala, quella che in gergo è definita cavalleria leggera. Se non sei né grasso né magro hai la possibilità di diventare un estremo o un mediano. Forse parlo di cose che ai più non dicono molto, ma il rugby è prima di tutto è una disciplina di vita, molto più di altri sport, più diffusi e popolari alle nostre latitudini. È uno sport che sa di forza, ma non di violenza e cattiveria, che profuma di sudore, fatica e impegno. È impastato con il fango, odora di erba e di pomata per i muscoli. Conosce il coraggio, la disciplina, il rigore tattico, l’accettazione delle decisioni arbitrali, anche quando il direttore di gara è un ometto piccino in mezzo a dei colossi. È uno sport contadino e come tale inventore del terzo tempo, cioè di quel momento in cui, dopo la partita, le squadre si ritrovano davanti a un boccale di birra come vecchi amici. Henri Garcia, noto giornalista francese ha coniato uno slogan che trovo illuminante: “Per far rinsavire un insorto, il rugby in generale, la mischia in particolare e la prima linea prima di tutto, sono altamente consigliabili”. Ho un amico ex giocatore del Petrarca Padova che mi ha introdotto nei meandri di questo mondo affascinante,

ma credevo di essere una specie di mosca bianca, una rarità in un universo di pallonari. Poi un giorno ho scoperto che a Romano, proprio nel mio paese, c’è un gruppo di tifosi accaniti, genuini, capaci di andare a Londra a vedere il Cinque Nazioni ben prima dell’ammissione dell’Italia a questo torneo. È stata l’occasione per parlare, scambiarsi le proprie impressioni, creare delle nuove amicizie, suggellate da un boccale di birra. Ora, assieme a loro, seguo spesso le vicende della nazionale e del Treviso, e allo stadio porto anche Alberto, mio figlio, perché spero assimili quel codice di correttezza e di onore che contraddistingue il rugby. Non mi importa se quasi sempre si tratta di partite segnate in partenza e se il bilancio tra vittorie e sconfitte pende molto di più verso quest’ultime. Ho capito che la vera grandezza sta nell’accettare la sfida nonostante i propri limiti, dare sempre il massimo senza barare o risparmiarsi, aiutare i compagni, fare gruppo e non mollare mai. Basta si dice solo alla fine e non c’è uno sport di squadra in cui l’affiatamento e l’amicizia siano più importanti che nel rugby. Avanti, allora, come un pacchetto di mischia, nel diffondere la conoscenza di questo sport in un paese come il nostro che, lo dico senza piaggeria, ha in sé molte qualità, e forse anche qualche difetto, di questa disciplina. Rugby, e rugby sia!


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RESOCONTI - PAG. 5

Un modo diverso di festeggiare il 2 giugno La vostra Pro Loco ha partecipato il 2 giugno, nell’ambito dell’attività promossa dal Consorzio Grappa Valbrenta, alla manifestazione “Rossanesi tutti in piassa”. Tale evento nato lo scorso anno come manifestazione progettata e voluta dalla nuova Pro Loco di Rossano, nata ed aggiuntasi al gruppo consortile delle Pro Loco Grappa Valbrenta, ha sin da subito mostrato segni di effervescenza e operatività. Il primo anno la dislocazione logistica ha un pò penalizzato la manifestazione, mentre quest’anno lo scenario di Villa Caffo ha permesso di racchiudere tutte le attività in un unico contesto. La peculiarità di questa festa è che ci sono pochi spettatori alla sfilata mattutina, ma solo perché tutti, ma proprio tutti sono all’interno della sfilata. Tutti i Rossanesi, infatti, ordinati e rigorosamente con le proprie divise, creano una lunga fila di persone che propongono la rappresentazione del volontariato locale. Bimbi con colorati palloncini che ricostruivano i colori nazionali, rappresentanti delle varie discipline che presentano tutti i propri iscritti e condividono una splendida giornata di aggregazione e collaborazione. In occasione dello scorso 2 giugno abbiamo avuto l’onore di aprire la sfilata subito dietro i rappresentanti della Pro Loco cittadina e con i vessilli consortili e di ogni singola Pro abbiamo sfilato per testimoniare quanto accomuna le Pro del Consorzio Grappa Valbrenta. Un gruppo veramente interessante ed eterogeneo che risponde con attenzione alle sollecitazioni che vengono loro proposte. Dietro di noi la Banda apriva il corteo e tutti ci siamo recati all’interno del terreno ippico porto ad ovest di Villa Caffo. Al termine della sfilata tutti seduti nelle gradi tribune allestite per l’occasione, abbiamo assistito alla proposta dell’Inno Nazionale da parte della banda che ci ha accompagnato, a cui si sono uniti tutti i ragazzi delle scuole ed il pubblico. Molto apprezzata è stata la presentazione del lavoro che gli studenti della locale scuola media hanno proposto sull’Unità d’Italia. Non sono mancati i saluti delle autorità presenti, ma ciò che ha contraddistinto la giornata è stato il pomeriggio durante il quale le pro loco del consorzio,

sotto degli stand hanno proposto le proprie specialità offrendole al pubblico presente. Particolarmente apprezzata l’area da noi organizzata, perché offriva gratuitamente, ai nostri ospiti, tutta una serie di prelibatezze e riportava ai sapori d’un tempo. La produzione dei sigari direttamente dalle foglie del tabacco, coltivato nella Valbrenta, arrotolati e preparati da mani esperte e veloci, al carretto del gelataio d’epoca che, vista la giornata caldissima, ha rinfrescato moltissimi ospiti, grandi e piccini, offrendo anche dei meravigliosi dolci fatti dalle mani delle nonne; alla degustazione del miele sotto tutti i profili ed essenze possibili, alla nostra presentazione del Morlacco abbinato al miele, alle grappe all’essenza d’asparago ed al salame equino fresco che, appena scottato e servito con pane caldo, ha riportato alla memoria degli spezzati di vita rurale, molto belli. Nel ringraziare da parte nostra per il gradito invito la Pro Loco di Rossano, speriamo d’avervi incuriositi, affinché il prossimo anno possiate pensare di essere anche voi presenti alla bella manifestazione che ha il sapore dell’Unità.


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ATTUALITA’ - PAG. 6

Fukushima Maurizio Carlesso

A poco più di tre mesi di distanza dal rilascio radioattivo di Fukushima, a Koriyama, una città di circa 350.000 abitanti situata a 50 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi molti bambini hanno cominciato a perdere sangue dal naso, ad avere diarrea, ad accusare astenia. All’inizio si pensava che questi sintomi fossero dovuti ad allergie al polline, ma i bambini che presentano questi sintomi sono aumentati e i medici hanno iniziato a sottoporli ad esami del sangue, riscontrando perdite di globuli bianchi. È un chiaro segnale tipico dell’esposizione alle radiazioni. Come a Chernobyl.

Il Tokyo Shimbun dice che, a Koriyama, un monitor per determinare le radiazioni radioattive, piazzato vicino a un cespuglio basso, misura 2,33 microsievert per ora. La quantità di radiazioni diminuisce man mano che l’apparecchio viene alzato. Da metà maggio in poi la media delle radiazioni a Koriyama è stata costantemente di 1,3 microsievert, con una spaventosa prospettiva di accumulo e nocività per la salute. Come a Chernobyl. Circa 966 chilometri quadrati nei pressi della centrale di Fukushima - una superficie di circa 17 volte le dimensioni di Manhattan - è ormai inabitabile. La zona di esclusione umenta con il passare del tempo. Come a Chernobyl. La Tepco sta pensando di costruire un sarcofago di protezione a Fukushima. Come a Chernobyl. Il CTBTO (Comprehensive Tst Ban Treaty Organization) nato per individuare i test di armi nucleari, ha una rete di sensori, sparsa in tutto il mondo, in grado di rilevare e misurare con precisione le fonti di radioattività e la loro intensità, Fukushima compresa. Ad esempio, l’Austria era riuscita a rivelare (tramite i dati del CTBTO) che i primi quattro giorni di Fukushima valevano già mezza Chernoby. E poi basta! I dati aggiornati sono in possesso degli stati membri (182, fra cui l’Italia), ma sono secretati al pubblico. Come a Chernobyl. L’appello dei genitori dei bambini ammalati di cancro nel decennale di Chernobyl: “Ci rivolgiamo a tutta la gente di buona volontà, a tutti coloro che non sono indifferenti al destino del popolo bielorusso, a tutti coloro che apprezzano l’allegria ed il sorriso dei bambini bielorussi. Il 26 aprile abbiamo commemorato il de-

cimo anniversario della più terribile data nella storia del nostro paese. Dieci anni fa il disastro di Chernobyl ha bruciato con la fiamma nucleare le città ed i villaggi bielorussi. Le conseguenze dell’incidente sono diventate la vera tragedia del popolo bielorusso. Oggi, passati 10 anni ed il ricordo degli eventi remoti di quel terrificante giorno, una delle più visibile e reali conseguenze della tragedia di Chernobyl entra sempre più frequentemente nelle case bielorusse. Si tratta del cancro alla tiroide dei bambini. Questa terribile malattia causa uno spaventoso dolore, sofferenze e disturbi mentali ai bambini ed ai loro genitori. La necessità di lottare per la vita dei nostri figli ci ha riuniti nell’associazione dei genitori “Autograph of Chernobyl”. Il nome non è casuale. Chernobyl ha lasciato cicatrici nel cuore e sul collo dei nostri bambini: è il suo autografo per sempre. Al primo gennaio 1996, 424 bambini su un totale di 1012, che erano stati operati nel Centro per la Ghiandola Tiroidea, avevano il cancro tiroideo; i restanti: adenomi ed altre patologie. Ogni giorno il numero dei bambini ammalati aumenta. Sfortunatamente la maggior parte dei bambini arriva in ospedale con metastasi linfatiche ed ai polmoni. Dopo vari interventi chirurgici i bambini devono seguire cicli di radioterapia ogni 3 o 4 mesi. Come risultato ogni bambino riceve una dose di irradiazione decine di volte superiore all’irradiazione iniziale. Ciò significa una nuova piccola “Chernobyl” ogni 3 o 4 mesi. …Il danno causato da Chernobyl alla Bielorussia può essere calcolato in decine di budgets annuali, ma il danno causato alla salute dei nostri bambini non può essere

calcolato in grafici. Ed oggi, con il destino della nazione bielorussa sotto minaccia, perché i leader del mondo stanno zitti e perchè non fanno notizia le sofferenze delle madri bielorusse e dei lori figli rovinati dalla catastrofe di Chernobyl? Vogliamo che tutte le madri del mondo capiscano la tragedia dei nostri figli innocenti. Per favore, guardate i vostri bambini ed i vostri nipoti, guardate i bambini attorno a voi, ricordatevi di quelli bielorussi, vittime di Chernobyl, che soffrono su un tavolo operatorio, in una clinica radiologica o a casa. …Noi esprimiamo la nostra profonda gratitudine alle persone che già si sono impegnate, e a quelle che si impegneranno, alla liquidazione delle conseguenze di Chernobyl. Inoltre, con grande speranza ci rivolgiamo alle persone che in futuro non saranno indifferenti alla nostra tragedia. Viviamo tutti sullo stesso pianeta e dobbiamo fare ogni cosa per lasciare ai bambini il sorriso e la gioia delle loro vite. Noi dobbiamo proteggere il nostro pianeta da enormi sofferenze e pene. Come a Fukushima (e non solo) …tra dieci anni (se non prima)

Le radiazioni uccidono in differita. Durante le prime 10 settimane, successive al disastro di Fukushima, nelle città nord-occidentali degli Stati Uniti (San Jose, Berkeley, San Francisco, Sacramento, Santa Cruz, Portland, Seattle, e Boise), sulla base di uno studio condotto dal medico Janette Sherman e dall’ epidemiologo Giuseppe Mangano, è stato riscontrato un picco del 35 per cento della mortalità infantile riconducibile, con grande probabilità, secondo gli autori, al fall out di Fukushima. Come il fall out di Chernobyl (in Italia per Chernobyl erano stati stimati 3.000 cancri tiroidei). Ricordiamoci che il referendum ha permesso (per il momento) di non aggravare il danno nucleare, mentre l’eredità nucleare ha tempi infiniti.


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RESOCONTI - PAG. 7

33ª Rassegna di canto e folklore internazionale “Cori a Ca’Cornaro” Sabato 2 luglio il Coro Ezzelino in occasione dei festeggiamenti Christian Rinaldo per il 40° anno di fondazione ha portato in scena la 33ª Rassegna di canto e folklore internazionale “Cori a Ca’Cornaro”. Una serata ricca di musica e coreografie che si é svolta a Villa Ca’ Cornaro ed ha richiamato il pubblico delle grandi occasioni appagato delle performance dei gruppi presenti. Oltre al Coro Ezzelino del presidente Antonio Bordignon che ha fatto gli onori di casa erano presenti all’evento i “Pilgrim Mission Choir” gruppo di professionisti della Corea del Sud diretti dal maestro JeaJoon Lee che hanno proposto un repertorio misto spaziante tra vari generi. Successivamente è stata la volta di Anna Farronato (figlia di Silvio Farronato fondatore e maestro indimenticato del Coro Ezzelino) e Ivano Donazzan che hanno eseguito quattro brani in perfetto stile moderno. Ha aperto le danze il Coro Ezzelino guidato dalla maestra Barbara Baggio che tra i vari canti ha proposto l’Inno di Mameli. Presenti alla serata l’amministrazione comunale con a capo il sindaco Rossella Olivo che hanno preso parte alle premiazioni dei presenti.

Momento toccante sul palco quando il presidente Antonio Bordignon ha voluto ricordare i coristi che non c’erano più tra cui scomparso di recente Andrea Tonin “El Moro Matioi” una presenza costante fin dalla nascita del coro. Giuseppe Latifondi e Ignazio Gloder sono solo alcuni dei nomi che avevano ricoperto precedentemente il ruolo di presidente e sono stati nominati durante la serata per ringraziarli del loro operato. Ad Arduino Zonta come da copione che si rispetti é stata affidata la conduzione impeccabile dell’evento.

Foto: Antonio Bordin


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RESOCONTI - PAG. 8

Romano in cima al podio a Città di Castello

I nostri studenti ottengono premi come solisti, piccoli gruppi e orchestra Giulia, Elisa, Ludovica e Beatrice

Straordinaria vittoria della scuola secondaria di I Grado “Monte Grappa” che con un programma inedito incanta la giuria e vince la XIII edizione del Concorso Musicale “E. Zangarelli”.

Mercoledì 5 maggio, noi ragazzi di II e III F della scuola media “Monte Grappa” siamo partiti alla volta di Città di Castello, per partecipare al Concorso nazionale “E. Zangarelli”, una rassegna molto prestigiosa, probabilmente la più importante d’Italia per le scuole ad indirizzo musicale. Del resto, proprio grazie a questo concorso, la cittadina umbra è conosciuta anche come la “città della musica”, infatti, da tredici anni ospita la manifestazione a cui partecipano moltissime scuole provenienti da tutta Italia. A questa edizione hanno partecipato 46 scuole per un totale di 1800 alunni, per cui eravamo tutti molto emozionati e spaventati all’idea di dover affrontare una prova di tale spessore, perciò chi avrebbe mai detto che saremmo tornati a casa con un “passeggero” in più? Sì, abbiamo portato a casa la vittoria e ne siamo davvero fieri e orgogliosi, soprattutto perché è stato il frutto di mesi di duro e appassionato lavoro, in cui abbiamo anche dovuto fare molte rinunce e sacrifici, imparando che, quando si vogliono ottenere dei buoni risultati, bisogna impegnarsi e lavorare sodo. E noi ci siamo impegnati e, così, i risultati si sono visti: primo premio assoluto all’orchestra, formata da tutti i ragazzi delle due classi, che hanno eseguito due brani davvero molto difficili, ”Petroushka” di Stravinskij e “Danza Final” di Ginnastera. L’esecuzione dei due pezzi, infatti, è stata molto ostica, anche perché il programma, che tra l’altro non era mai stato presentato prima al Concorso, non è facile per dei ragazzi di scuola media, ma i nostri professori hanno creduto nelle nostre possibilità e ci hanno iscritto proprio con questi due difficili pezzi. Certo, dopo quattro mesi di prove lunghe e impegnative, ci sentivamo carichi di speranza e non vedevamo l’ora di partire, ma durante il viaggio e nelle ore immediatamente precedenti all’esibizione abbiamo iniziato a sentire tutto il peso della responsabilità e così molti di noi erano agitati e preoccupati. Quando,

però, siamo arrivati in Cattedrale per l’esibizione, abbiamo messo da parte tutte le nostre ansie e le nostre paure, e ci siamo concentrati solo sul brano. Appena il prof. Roncato, il nostro direttore d’orchestra, ci ha “dato il la”, il suono di ciascuno si è fuso in un’unica melodia, che sembrava quasi non ci appartenesse, per quant’era soave. Non è facile spiegare con le parole questa sensazione, bisognerebbe provarla per capire. Qualcuno tentava di scorgere, con la coda dell’occhio, lo sguardo attento della giuria che era tutta concentrata su di noi ma, man mano che le note fluivano, sembrava che i loro volti cambiassero continuamente espressione, per cui non si riusciva ad interpretarli. Allora abbiamo smesso di preoccuparci di loro e abbiamo pensato solo a dare il meglio di noi stessi. Abbiamo così suonato come non mai, per cui i giudici sono rimasti molto colpiti dalla nostra performance che, nella motivazione della vittoria, che è stata letta durante la serata finale, è stata definita brillante ed emozionante. Non dimenticheremo mai, pertanto, il meraviglioso momento della premiazione che, un po’ per l’atmosfera magica della cattedrale, un po’ per la forte emozione, si è conclusa con pianti sinceri e liberatori, non solo da parte dei partecipanti, ma anche da parte dei membri della giuria, che si sono vivamente complimentati con gli insegnanti per il livello di abilità e per l’impegno che avevamo saputo dimostrare. E’ stata, poi, una vera soddisfazione riportare il punteggio di 100/100, con cui abbiamo conseguito una borsa di studio di 700 euro, perché vuol dire che siamo stati davvero dei bravi esecutori. La scuola, però, non è stata premiata solo per l’ orchestra, ma anche per i solisti e per i piccoli gruppi, conseguendo così altri importanti riconoscimenti: un primo posto con il gruppo da dodici elementi con il brano “West side story”, diretto dal prof. Godi , due terzi posti con i solisti di clarinetto (Giacomo e Davide), un primo posto con un solista di clarinetto (Leonardo), un secondo posto con una solista di pianoforte (Eva), un primo posto con una solista di chitarra (Elisa), un secondo e un quarto posto con altri due solisti di chitarra (Diego e Sofia) ed, infine, un primo posto ottenuto dal duo di flauto e pianoforte (Giulia e Giovanna). Suonare da solisti è stato ancora più difficile che suonare nell’orchestra, ovviamente perché si sente maggiormente il peso della prova, per cui è inevitabile farsi prendere dall’emozione. Dobbiamo ammettere, però, che il merito

di questi brillanti risultati non va solo a noi ragazzi, ma anche ai nostri professori che ci hanno preparato con grande professionalità e impegno, incoraggiandoci ogni volta che incontravamo delle difficoltà e sostenendoci nei momenti di bisogno. Un grazie, quindi, al nostro mitico direttore d’orchestra, il prof. Roncato, che si è distinto anche per la sua originale direzione in scarpe da ginnastica, oltre che per la sua travolgente simpatia, ma anche al prof. Godi e alla prof.ssa Zardo, che con la loro ironia e con il loro calore ci hanno spinto verso la meta e hanno riso e pianto con noi per le nostre piccole ma grandi conquiste. Un ringraziamento speciale, però, va al nostro grande insegnante di musica e di vita, il prof. Fraschini che, pur non potendoci accompagnare quest’anno, ci ha sempre stimolati ad andare avanti e a credere in noi, trasmettendoci tutta la sua positività e insegnandoci che le cose bisogna volerle. E noi lo abbiamo voluto con tutte le nostre forze e guardate che risultati! Non potevamo, poi, non nominare anche la prof.ssa Giugliano, che quest’anno ci ha portato la sua allegria e anche un po’ di fortuna, e per ultima, ma non meno importante, la nostra preside che ci ha accompagnati e che ci è stata molto vicina, conoscendo così meglio il mondo della musica, ma soprattutto avvicinandosi di più a noi ragazzi. Nessuno di noi scorderà mai questi momenti, così carichi di emozioni nuove e meravigliose, rese ancora più preziose dal fatto di poterle condividere con tanti ragazzi, anche di altre scuole, all’incirca tutti della stessa età e tutti con un sogno e una passione comune, quella per la musica. Nel complesso, dunque, è stata un’esperienza davvero indimenticabile per tutti i partecipanti, oltre che una bellissima occasione di crescita, non soltanto sul piano musicale, ma anche personale, perché grazie allo studio della musica stiamo capendo l’importanza dell’impegno e del sacrificio, stiamo imparando ad essere più concentrati quando facciamo qualcosa, ma anche che è importante ascoltare gli altri, che bisogna dare sempre il meglio di sé e, grazie all’ esperienza dell’orchestra, stiamo comprendendo quanto sia importante il lavoro di squadra e la cooperazione. Siamo, quindi, felici di essere riusciti ad esprimere il nostro talento, a trasmettere le nostre emozioni e la nostra passione per la musica, che ci ha travolto in un vortice di gioia e felicità che non si può spiegare a parole, ma che noi sentiamo vivo ogni volta che facciamo vibrare il nostro strumento.


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RESOCONTI - PAG. 9

L’annuale ritrovo in montagna Com’è consuetudine, ormai da parecchi anni, in una domenica di luglio si Duilio Fadda svolge la classica “scampagnata” degli amici dell’associazione “Sardegna Nostra”, nel massiccio del Grappa. Quando nacquero questi incontri, furono, soprattutto, per ritrovare fra conterranei un momento di sardità, cucinando cibi della tradizione isolana o riunendosi con qualche coro polifonico proveniente dalla terra natia.

Quest’anno, per motivi organizzativi, abbiamo rimosso la tradizione della pecora in cappotto, che ha sempre rappresentato il piatto estivo per eccellenza dei pastori sardi; così, abbiamo cambiato menù, anche per ritrovarci con alcuni amici che amano più la compagnia, piuttosto che il menù particolare che possono sempre assaporare, privatamente, nei convivi sardo-veneti. La location dove è avvenuta questa cosiddetta scampagnata si trova nel Villaggio del Sole in territorio di Solagna presso la proprietà di Mauro Bernardi, componente del coro Bassano. E’ stata la disponibilità e la gentilezza di tutta la famiglia Bernardi a rendere ancora più gradevole la giornata trascorsa ad oltre 1000 metri d’altitudine, il tutto, suffragato dal bellissimo panorama che si può osservare da lassù. La giornata è trascorsa allegramente fin dal primo mattino, specialmente, quando un piccolo gruppo di volontari ha dato inizio ai preparativi per la “merenda”, a base di speck, salamino sardo, Birra Ichnusa e bibite varie per i grandi ed i più piccoli. Questa “merenda” altro non era che un antipasto in piedi, poco prima del pranzo, il quale è risultato assai gradito dagli invitati.

Tra gli ospiti erano presenti un gran numero di componenti del coro Bassano accompagnati dai familiari che si sono rivelati veri e propri protagonisti di bellissimi momenti di allegria e divertimento. I primi hanno cantato alcuni brani dell’ormai indiscusso repertorio del coro e le seconde (si trattava infatti delle signore) ci hanno deliziato con un balletto in costume (non da bagno, eh!). Durante la mattinata, però, non è passata inosservata l’assenza determinante che, in queste occasioni, faceva sentire il nostro amico Bepi Zilio. Egli era, oltre che un importante componente del coro, anche un nostro fraterno amico e la sua simpatia brillava sempre in queste occasioni; è stato proprio Mauro ad un certo punto a ricordarne la sua figura, specialmente al momento dell’accensione del fuoco; era in quei momenti che “lucifero” Bepi dava il meglio di sé. Ricordo anche, e ciò non lo dimenticherò mai, quando Bepi alla fine dell’anno scorso, propose un concerto del coro Bassano, in chiesetta Torre durante la “mostra dei presepi”, della quale io sono uno degli organizzatori. Quella volta, decidemmo e poi organizzammo in tre giorni una splendida serata di musica e solidarietà con il coro polifonico bassanese a favore dell’Associazione

progeria Sammy Basso, grazie e soprattutto al contributo di Carla Bordignon con l’UMCE di Romano d’Ezzelino e alle amiche dell’associazione la Costola che in quell’occasione donarono varie opere pittoriche, realizzate durante la mostra. In effetti fu, proprio, Bepi il perno su cui ruotò tutta la manifestazione; era il 30 dicembre del 2010. Tornando alla scampagnata, cioè al pranzo, abbiamo riscontrato l’apprezzamento che molti commensali hanno fatto per il pane che ha accompagnato il cibo; queste pagnotte che ci ha procurato il nostro amico Beppe Andriollo, vengono confezionate dall’Associazione VIA FIRENZE 21 ONLUS di Vicenza. Questa associazione si occupa, soprattutto di disagio giovanile, promovendo fra ragazze e ragazzi delle attività di carattere riabilitativo, fra le quali appunto, confezionare il pane in maniera naturale ( preparato con prodotti biologici e cotto con forno a legna). Quando siamo giunti alla fine, cioè nel tardo pomeriggio, con gli ultimi rimasti, dopo aver consumato un pasto frugale ed aver smantellato le varie strutture, ci siamo congedati con l’intento di ritrovarci anche il prossimo anno, ma nel frattempo abbiamo deciso di non perderci mai di vista. A luglio 2012.


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RIFLESSIONI - PAG. 10

Che forza? Cinzia Bonetto Psicologa-Psicoterapeuta

Un tempo c’era l’idea che il bambino doveva avere la capacità di difendersi da solo per diventare forte. Era abitudine dire: “Ripaga l’altro con la stessa moneta”! oggi non funziona proprio così… non perché siamo di fronte a fenomeni sconosciuti, ma semplicemente perché le linee socio-educative sono leggermente cambiate.

Ad esempio sappiamo che l’adulto ha il dovere di proteggere e aiutare il bambino e che la forza non si rinforza attraverso l’autarchia, ma attraverso l’affetto, la protezione e… la condivisione. Cosa s’intende per “essere forti”? quando nostro figlio è forte? Il bambino o il ragazzo è forte quando sa aggredire? O è forte quando possiede le risorse adeguate per comunicare il proprio vissuto e chiedere aiuto? Quando rispetta l’altro indipendentemente da ciò che fa? A questo proposito riporto una parte di un articolo sulla “compassione e rispetto da insegnare ai figlio”: “Spetta agli adulti insegnare ai più piccoli il significato del pudore, del disgusto e del-

la compassione. Soprattutto la compassione.. quella che dovrebbe spingere ognuno di noi ad essere sensibile di fronte alle ingiustizie, a ribellarsi davanti al dolore inutilmente inflitto, e a non fare mai agli altri quello che non vorremmo che ci fosse fatto… Come fare, però, ad a insegnare la compassione in un mondo in cui la crudeltà viene banalizzata, in cui si impara a farla franca e a restare impuniti e in cui i ragazzi, lasciati soli davanti ad Internet e ai videogiochi confondono sempre di più la realtà e la fiction? È difficile capire che i propri gesti possono avere delle conseguenze irreparabili. Che la sofferenza non si cancella come una frase scritta al computer. E che il rispetto e la civiltà sono valori fragili….”

La compassione non è innata. Se non si prende la pena di insegnarle ai nostri figli e ai nostri alunni, sensibilizzandoli alla sofferenza degli altri, spiegando loro la conseguenza di certi gesti, non si potrà fare niente contro la violenza. La vera forza è quella emotiva e psichica: congratularsi con nostro figlio perché ha ridato il pugno a chi è stato violento con lui è cosa assai banale e soprattutto pericolosa… ci si può affidare a delle reazioni più evolute e raffinate… arricchire il bagaglio non solo culturale, ma anche emotivo dei nostri figli. Siamo noi adulti, che con fatica e parsimonia accompagniamo i bambini e i ragazzi verso la crescita.


Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011

CULTURA - PAG. 11

Penultima lucertola a destra Luca Allodi, ragazzo del paesino Fossa delle Lucertole. Un padre rapi- Gianni Dalla Zuanna togli dalla montagna e una madre, da quel giorno, poco presente nella sua vita. Carriera scolastica così così, da minimo sindacale, staziona stabilmente nel penultimo banco a destra, quello ideale per farsi gli affari propri senza dare troppo nell’occhio dei professori. Luca è uno di quei ragazzi che molti insegnanti definirebbero difficili. In realtà lui non è un sacco vuoto da riempire passivamente, ma un fuoco che attende di essere acceso per bruciare e dare calore. È una lucertola che non si muove a comando, ma attende l’attimo propizio per spiccare un bellissimo balzo ed afferrare l’incauto insetto che gli passa davanti. È anche un campioncino in erba del ciclismo con una vera e propria venerazione per Danilo Di Luca, il suo idolo. Il mondo gli crolla addosso quando viene annunciata la positività al doping del suo asso e da lì inizia per lui una discesa che lo porterà anche a varcare le porte del carcere. Grazie all’aiuto di persone come Valentina, la sua ragazza, don Ernesto e Assunta, la sua insegnante, che sanno guardare al lato nascosto, più intimo, del suo animo riuscirà a risorgere. Chi sbaglia deve scontare la pena, ma ha il diritto di rialzarsi. Alla fine Luca tornerà ad essere un esempio positivo in un paese dove il partito delle farfalle avrà la meglio su quello dei dinosauri. Sì, è possibile, perché, come dice il sottotitolo del libro, la sconfitta è l’arma segreta dei vincitori. Questa è, in poche righe, la trama del libro “Penultima lucertola a destra” che don Marco Pozza ha presentato presso il Centro Parrocchiale di Fellette l’11 maggio, accompagnato dal suo amico Tom Perry, lo scalatore scalzo. Come comunità avevamo lasciato Marco in veste di chierico alcuni anni fa e oggi, dopo un percorso frizzante, a volte fuori dagli schemi, lo ritroviamo prete creativo, dalle mille iniziative: atleta, scrittore, titolare di una

parrocchia virtuale sul web, intitolata a Giovanni Paolo II. Don Teresio, nell’introdurre la serata ha citato quanto aveva scritto don Roberto nella cronistoria parrocchiale riguardo al suo lavoro nella nostra comunità. Ci piace pensare che Fellette abbia, magari anche in piccola parte, contribuito al suo percorso di formazione. La presentazione del suo libro, che è stato scritto per i ragazzi, ma proprio per questo deve essere letto dagli adulti, è stata l’occasione per riabbracciarlo. È stata una serata intensa, che ha toccato il cuore di quanti hanno partecipato, caratterizzata dalla verve dialettica di Marco, dal suo entusiasmo, ma anche dalla sua visione del mondo giovanile. Sono cambiati i linguaggi e spesso sembra ci sia un muro a separarci dai ragazzi di oggi, che non si esprimono più con le parole e i gesti dei padri. Questo non vuol dire assolutamente che non ci siano più valori, che ci troviamo di fronte ad una generazione impoverita nello spirito. Non si deve buttare quanto fatto finora, dice Marco, che rappresenta comunque una base, ma cogliere questo cambiamento e lavorare per dare un futuro al presente e al passato. La parola d’ordine è quindi accettare di cambiare il modo di porsi per non perdere la capacità di dialogare con i giovani. È quanto fa Assunta, la maestra di Luca nel libro, che arriva a confrontarsi con Facebook, blogs e forum. È quanto faceva, nel ricordo di Marco, il nostro don Antonio, prete anziano da cui andavano a confessarsi tanti giovani. Bisogna ritrovare la leggerezza delle farfalle, da contrapporre alla potenza dei dinosauri.

Penultima lucertola è un libro scritto da un prete che ama la sua Chiesa, anche se non è come lui la vorrebbe, e offre molti spunti di riflessione e di approfondimento. È un inno alla vita e alla Provvidenza, un messaggio di amore e fiducia, scritto nello stile di Marco. Pur essendo un’opera prima rivela già una grande maturità e un talento da coltivare, del resto tentare di resistere alla dialettica di Marco è come tentare di fermare un fiume in piena col solo uso delle mani. Non solo è impossibile, ma non si può evitare di ritrovarsi bagnati. Non preoccupatevi comunque: è acqua buona, acqua di vita. “E fu sera e fu mattina: altra vita”.


Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011

RESOCONTI - PAG. 12

Il Palio delle Zattere Maurizio Carlesso

Gentili soci, domenica 31 luglio la nostra bella Romano ha fatto armi e bagagli ed è andata a far visita alla ridente Valstagna in occasione della loro festa regina: Il palio delle Zattere. Sin dalle prime battute a Valstagna si respirava una bellissima sensazione di coinvolgimento e collaborazione con l’organizzazione e la popolazione del luogo.

Al seguito del Comitato Siriola rappresentato per l’occasione da tutto lo staff dirigenziale, si sono uniti gli sbandieraori delle contrade che hanno aperto la sfilata ed accompagnato i fiuguranti delle otto contrade di Valstagna al momento religioso più atteso e cioè la benedizione degli zattieri. Già gli zattieri di Valstagna così famosi in tutto il veneto ed oltre, perché hanno saputo costruire una fiorente attività sin dall’antichità dei secoli. Un duro lavoro invernale che sfruttava le rigide giornate, in cui i corsi d’acqua ghiacciavano e quindi si prestavano a far scivolare i tronchi in modo ottimale, tale periodo era utilizzato quindi per trasportare fuori dei boschi quanto era stato tagliato in autunno per far si che a primavera il legname, stoccato ai bordi del Brenta, potesse essere calato sul fiume e legato realizzando alle menate di tronchi che raggiungevano Venezia attraver-

so la via d’acqua. Molto bello è stato vedere la mostra intitolata “Un fiume di legno” che allestita presso la Biblioteca comunale di Valstagna traccia in modo particolarmente interessante e puntuale tutte le fasi delle lavorazioni, ma soprattutto pone in bella mostra, le ricostruzioni dei canali, utilizzati per favorire la discesa del legname a valle, costruiti con gli stessi tronchi che sarebbero poi stati tratti a valle insieme a tutto il materiale che l’Altopiano donava, smontando quindi ogni e qualsiasi opera dell’uomo, non lasciando cioè traccia invasiva sul territorio. Importante traccia è invece stata laciata a perenne ricordo nel costruire la Caà del Sasso che consta di 4444 scalini di pietra e di un canale che scorre a fianco utilizzato giust’appunto per questo antichissimo mestiere. Anche la Calà del Sasso merita da sola una visita, fati-

cosa ma imperggiabile per panorami e luoghi ameni che attraversa. V’invitiamo a visitare la mostra ed insieme il museo etnografico perché sarà bello riscoprire le abitazioni rurali e montane dei nostri nonni e non per ultima, tutta la filiera della coltivazione del tabacco con la riscoperta del contrabbando e delle alte vie dei contrabbandieri. Insomma una visita a Valstagna vale veramente la pena, anche noi di Romano abbiamo contribuito all’ottima riuscita della manifestazione poiché se dapprima gli Sbandieratori hanno dato sfoggio di una grande bravura ed hanno intrattenuto moltissime persone con il naso in sù, le nostre contrade, con i loro personaggi hanno invece rapito la scena sia sul fiume che nei borghi della cittadina. La bellezza che ha rappresentato l’anfratto naturale in cui le nostre “lavandare” si sono potute mettere a lavare i panni in Brenta è stao insuperabile. Un quadretto d’altri tempi fatto di massaie e bambini che lavoravano, ma nello stesso tempo cantavano ed accudivano ai loro figlioli, mentre i mariti rientravano dal lavoro dei campi. Le foto che vi offriamo di cornice vi possono solo dare qualche spunto utile a capire l’emozione che Romano ha saputo trasmettere a molti turisti ospiti della ridente sponda del Brenta. La gara ha visto vincitrice Contrà Oliero e la soddisfazione degli zattieri è stata grande, a far da contorno alla giornata uno splendido sole che ha donato la giusta luce alla splendida rievocazione. V’invitiamo senz’altro a ricordarvi l’appuntamento del prossimo anno.


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RIFLESSIONI - PAG. 13

Monte Grappa, Sacro alla Patria, nel 150° dell’Unità d’Italia Nel 150° dell’Unità dell’Italia, mi sembra doveroso ricordare il “Monte Giuseppe Bontorin Sacro alla Patria”, un titolo che non può essere dimenticato. Questo Monte che con il sacrificio di oltre 22.000 soldati caduti ha difeso la Patria favorendo la vittoria finale nel 1918, respingendo un nemico invasore che intendeva occupare parte o l’intero territorio italiano, non può essere ricordato solo superficialmente per il contributo dato a consolidamento dell’Unità d’Italia.

Purtroppo, non ho memoria di un solo politico che abbia mai preso a cuore questo Sacro Monte difeso fino all’arma bianca, al grido di “Monte Grappa tu sei la mia Patria”! Se a questa Cima è stato dato il titolo di “Monte Sacro alla Patria”, significa che ne ha avuto il merito. Allora perché non valorizzarlo e ricordarlo con il dovuto rispetto? Non dimentichiamo che il Grappa, nella fase finale della Prima Guerra Mondiale, è stato un caposaldo di determinante resistenza da parte del nostro Esercito, che valse la Vittoria finale in quanto il comando austro-ungarico, temendo lo sfondamento delle linee sul Grappa, trasferì in questo fronte truppe di rinforzo togliendole dal versante del Piave, con la conseguenza dello sfondamento delle linee austro-ungariche che consentirono all’Esercito italiano la vittoria finale nella famosa battaglia di Vittorio Veneto.

Si è parlato più volte di valorizzazione di tutto il Massiccio del Grappa, nonché della possibilità che venga considerato patrimonio dell’Unesco, ma senza sviluppi significativi, malgrado le insistenti premure del Sindaco di Crespano del Grappa, competente per territorio sulla cima: “Certamente avrebbe bisogno di un serio aiuto da tutti gli amministratori del circondario, delle Province e della Regione”. Fino a circa sessant’anni fa, i pascoli sul Grappa erano gremiti di mucche, tanto che i montanari si contendevano il territorio a denti stretti. Ora si è sviluppata l’attività agro-turistica-alberghiera, ma nulla di più. Anche la Strada Provinciale

Bassano - Monte Grappa, tolto l’asfalto, è la stessa avuta in eredità dal Gen. Cadorna, con i pericoli e i problemi di circolazione che tutti conosciamo. È un peccato che questa Sacra montagna, ricca di storia e di valori, sia del tutto dimenticata. Penso che sia nostro diritto/dovere insistere affinché il Massiccio del Grappa non sia soltanto custode di piccoli reperti di guerra, gallerie e trincee da visitare; oppure un’occasione di memorie una volta all’anno nella prima domenica di agosto, ma venga valorizzato per ciò che è e si merita. Cordiali saluti.

È un peccato che questa Sacra montagna, ricca di storia e di valori, sia del tutto dimenticata.


Desiderata Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011

CULTURA - PAG. 14

“Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell’antica chiesa di San Paolo”. L’autore è Max Ehrmann, poeta e avvocato dell’Indiana, USA, che visse dal 1872 al 1945. Pochi anni dopo la sua morte, il reverendo Frederick Kates, rettore della chiesa di San Paolo in Baltimora, Maryland, ebbe l’idea di usare la poesia in un libretto di preghiere, in testa al foglio aveva scritto l’annotazione riferita alla data di costruzione della sua chiesa, “Old St. Paul’s Church, Baltimore A.C. 1692. Quando la poesia apparve a stampa il primo tipografo riferì l’iscrizione alla poesia e non al testo aggiungendovi un gusto di antico nonostante il fatto evidente che lo stile della lingua usata non fosse affatto del tempo. Negli anni la poesia è diventata famosa, insieme al noto slogan degli anni sessanta, in occasione della guerra in Corea “Fate l’amore, non fate la guerra”. Procedi con calma tra il frastuono e la

Usa prudenza nei tuoi affari, perché il

Al di là d’una sana disciplina, sii

fretta e ricorda quale pace possa esservi

mondo è pieno d’inganno.

tollerante con te stesso.

nel silenzio.

Ma questo non ti renda cieco a quanto vi

Tu sei figlio dell’universo

è di virtù:

non meno degli alberi e delle stelle,

Per quanto puoi, senza cedimenti,

molti sono coloro che perseguono alti

ed hai pieno diritto d’esistere.

mantieniti in buoni rapporti con tutti.

ideali e dovunque la vita è colma di

Esponi la tua opinione con tranquilla

eroismo.

E, convinto o non convinto che tu ne sia,

chiarezza e ascolta gli altri:

Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli

non v’è dubbio che l’universo si stia

pur se noiosi ed incolti,

affetti.

evolvendo a dovere.

hanno anch’essi una loro storia.

Non ostentare cinismo verso l’amore,

Perciò sta in pace con Dio, qualunque

Evita le persone volgari e prepotenti:

perché, pur di fronte a qualsiasi

sia il concetto che hai di Lui.

costituiscono un tormento per lo spirito.

delusione e aridità,

E quali che siano i tuoi affanni e

esso resta perenne come il sempreverde.

aspirazioni,

Se insisti nel confrontarti con gli altri

nella chiassosa confusione dell’esistenza,

rischi di diventare borioso ed amaro,

Accetta docile la saggezza dell’età,

perché sempre esisteranno individui

lasciando con serenità le cose della

migliori e peggiori di te.

giovinezza.

Nonostante i suoi inganni, travagli e

Godi dei tuoi successi e anche dei tuoi

Coltiva la forza d’animo, per difenderti

sogni infranti,

progetti.

nelle calamità improvvise.

questo è pur sempre un mondo

Mantieni interesse per la tua professione,

Ma non tormentarti con delle fantasie:

meraviglioso.

per quanto umile: essa costituisce un vero

molte paure nascono da stanchezza e

Sii contento.

patrimonio nella mutevole fortuna del tempo.

solitudine.

Sforzati d’essere felice.

mantieniti in pace col tuo spirito.


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ATTUALITA’ - PAG. 15

Lettera su don Tarcisio Spett.le redazione, siamo rimasti stupiti nel leggere l’articolo apparso a pag. 15 del Nuovo Ez- Micaela Zonta e zelino di Giugno 2011, avente per titolo “Romano d’Ezzelino: parroco sfidu- Tiziano Carlesso ciato”. In breve, secondo l’autore dell’articolo, la lettera di una cinquantina di parrocchiani sarebbe un atto di accusa che sfiducia il parroco, una lettera di maldicenti che con cattiveria hanno costretto il parroco a cambiare parrocchia. Siamo tra i firmatari della lettera e vorremmo contribuire a mettere fine a questa inutile polemica, che è stata lanciata a maggio anche da alcuni articoli del Gazzettino. La lettera in questione è nata ben 15 mesi fa durante un periodo difficile in parrocchia, ed aveva come unico intento quello di iniziare un dialogo con il parroco e gli operatori pastorali su alcune scelte di quel periodo che secondo noi potevano essere discutibili. Abbiamo provato nel modo più onesto e chiaro a raccogliere un pensiero comune e a chiedere di aprire un confronto su alcuni temi della pastorale. Tra i firmatari ci sono anche animatori, catechisti, membri del consiglio pastorale ed altre persone impegnate in parrocchia. Sarebbe stato molto più facile parlare alle spalle e lamentarsi delle cose che non andavano. Invece abbiamo avvisato il parroco della nostra iniziativa, scrivendogli e parlandogli dei contenuti della lettera, spiegandogli con il cuore in mano il nostro tentativo di dialogo, condividendo con lui la difficoltà di vivere un periodo particolare in parrocchia. Abbiamo messo i nostri nomi in calce alla lettera e l’abbiamo inviata ufficialmente al parroco e al consiglio pastorale, chiedendo un confronto e un incontro, che purtroppo ci sono stati negati. Da alcuni la lettera è stata giudicata troppo forte nei toni, da altri addirittura troppo debole. Il parroco ci ha risposto con una lettera amareggiata, ma sui contenuti non è stato aperto un dialogo. Ci siamo detti che comunque avevamo fatto un tentativo, secondo noi positivo.

Poi, più nulla per più di un anno. Fino a quando il Gazzettino pubblica diversi articoli che, mescolando date ed estrapolando citazioni per creare titoli ad effetto, riprendono la nostra vecchia lettera e propongono la visione apocalittica di un paese spaccato a metà, indicando nei firmatari della lettera il “partito” contro don Tarcisio, i responsabili della sua partenza. Abbiamo preferito inizialmente non prestare il fianco a strumentalizzazioni di chi evidentemente non conosce la parrocchia e le sue vicende. Ma ora che la polemica invece di spegnersi viene alimentata anche da un giornale del nostro paese riteniamo che sia il caso di far sentire la nostra voce, per evitare che da una notizia non vera nasca una vera divisione nella parrocchia. Ci dispiace che qualcuno, evidentemente non ben informato sui contenuti della lettera, anche se con la buona fede di voler difendere il parroco dalle maldicenze, accusi di maldicenze e di cattiveria chi come noi ha semplicemente cercato di dialogare. Ci dispiace che una redazione a cui forse bastava poco per cercare di chiarire la fondatezza di alcune accuse abbia pubblicato una lettera che ci denigra. Ci dispiace anche che da parte del parroco e del consiglio pastorale, di fronte ad articoli che alimentano polemiche in parrocchia basandosi su notizie non vere, non ci sia stata la volontà di dare segnali di chiarimento sulla vicenda.

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Ribadiamo che la nostra lettera non è contro nessuno, non accusa né sfiducia nessuno. Esprimere un parere diverso da qualcun altro, anche se questo parere è critico nei confronti di alcune scelte, non significa attaccare, accusare, sfiduciare, costringere alla partenza le persone che possono aver condiviso queste scelte. La base di ogni dialogo è per definizione lo scambio di pensieri e opinioni, anche diverse. Se neghiamo questo, ci neghiamo qualsiasi possibilità di crescita. Ringraziamo la redazione se vorrà ospitare il nostro scritto e concludiamo augurandoci di cuore che don Tarcisio trovi nella nuova parrocchia un ambiente sereno in cui esercitare il suo ministero sacerdotale.

a Facciamo seguito all ione az lic bb pu te preceden e voce dando correttament no di go en a coloro che rit diverso esprimere un parere Tarcisio. sulla vicenda di don re a La redazione è semp ad ce vo da e disposizione ogni richiesta.


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NOTIZIE IN BREVE - PAG. 16

Contrà Pragalera Ai primi di giugno in Contrà Pragalera abbiamo inaugurato la scultura che rappresenta lo stemma della contrada. Vogliamo ringraziare lo Scultore Gnesotto Gianni (per gli amici Geso) per l’esecuzione dell’opera, i Fratelli Crestani per aver messo a disposizione la materia prima, i Contradaioli di Carlessi e Pragalera che con l’occasione si sono ritrovati per una Bicchierata, e la Famiglia Donazzan Gianni e Figli per l’ospitalità e materia prima della Bicchierata. Il Capo Contrada Camazzola Luciano

SAN GIACOMO

IN FESTA PER GRANDI ANNIVERSARI Già da alcuni mesi a San Giacomo si sta lavorando per la festa patronale di settembre che quest’anno sarà particolarmente solenne per la celebrazione di eccezionali anniversari e speciali ricorrenze.

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Il Gruppo degli Alpini festeggia il 90° di fondazione: dai documenti storici che si stanno raccogliendo risulta che il gruppo di San Giacomo è stato costituito nel 1921 con il suo primo presidente nella storica figura dell’alpino Zen Bernardo Mario; pertanto, esso è stato tra i primi gruppi a formare la Sezione ANA di Bassano. Questo fatto verrà ricordato con una mostra allestita nella Chiesetta Torre dove si potranno ammirare documenti storici di eccezionale valore che illustrano quasi cento anni di storia dei nostri alpini. La ricorrenza del 90° sarà celebrata soprattutto con l’inaugurazione della nuova sede del Gruppo, ricavata, con un paziente lavoro durato tredici anni, nella storica Taverna alla Corte dei Guagni, presso il Cantinon. Durante i lavori di restauro nella parte nord della Taverna, sono state riportate alla luce le fondamenta della famosa Torre del 1300, citata nei documenti storici dell’epoca e che ha dato il nome alla Chiesetta di San Giacomo, chiamata, appunto, Chiesetta Torre. Il Gruppo Alpini di San Giacomo, dunque, avrà finalmente una sede prestigiosa per meglio continuare la sua preziosa presenza nella nostro territorio.

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‘Na storia proprio bea Sabo disdòto giugno noaltri dei carlessi, dopo un paro de mesi de tristessa, se semo catài. Semo stati invitai da Gioele Moda; el ga voesto farne vedar el regaeo de so nonno Giani… Visto che ‘sta storia de Ezzelino a continua, el se ga dato da far e el ga catà i ossi, a manàra e a testa, e così el ga pensà de incoeàrla e fare un monumento… Na roba da andar visitàr e far ‘na bea pasegiata a pìe, visto anca che via Pragalera a xe bea! Però me raccomando da partir da Papi in centro storico (parchè no se poe rovinarlo senò no l’è pi storico) e proseguir pa i carlessi. Desso saèndo tutti bravo el scultore, me racomando Fabio de tenerlo caro! Semo stati contenti, a xe stata ‘na bea serata a pan, sopressa, pansèta, formajo e vin… …E così Gioele el compie i anni insieme col regao de so nonno! Grazie per l’ospitalità, e spero che brille presto el sol sui carlessi. M. Rosa Boaro

Un altro importante anniversario sarà quello del Gruppo Donatori di Sangue che ricorderà il 45° di fondazione, mentre la Parrocchia di San Giacomo festeggerà i 40 anni del Comitato Festeggiamenti, costituitosi ufficialmente nel 1971. Inoltre, la Parrocchia si stringerà attorno al Parroco, Don Paolo Dalla Rosa, per celebrare il suo 55° di Sacerdozio e per ringraziarlo dei 37 anni di attività pastorale svolta a San Giacomo, dove è giunto nel gennaio 1974 da Sant’Eulalia. Assieme a lui si festeggerà anche il giovane cappellano, Don Manuel Fabris, che dopo sei anni lascia la parrocchia assieme a Don Paolo per diventare il più giovane parroco della Diocesi di Padova. Per celebrare tutte queste ricorrenze si sono formati delle apposite commissioni che da parecchio tempo stanno lavorando per dare il giusto risalto ad avvenimenti e persone che hanno fatto la storia della nostra comunità di San Giacomo. Renzo Zarpellon


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NOTIZIE IN BREVE - PAG. 17

I cantori di San Giacomo in gita in Val Venosta È ormai una tradizione che la corale di San Giacomo organizzi una gita ogni due o tre anni. Quest’anno, il 12 giugno, la meta è stata la Val Venosta con le visite guidate del Castello di Coira, uno dei più antichi e più grandi dell’Alto Adige, e di Glorenza, piccola cittadella medievale con le mura e le case d’epoca ben conservate. C’è stato anche il tempo per una visita al Lago di Resia con lo storico campanile che spunta dall’acqua. Nella foto: il gruppo sul lago di Resia, davanti al famoso campanile.

La classe ‘47 in Toscana La classe ’47 del nostro comune ha festeggiato i 64 anni con una gita in Toscana di 2 giorni e precisamente il 28 e 29 maggio u.s. Accompagnati da una guida molto esperta, abbiamo potuto gustare le bellezze artistiche e paesaggistiche di città e luoghi molto famosi, come San Giminiano, Monteriggioni, Siena, l’Abbazia di Sant’Antimo, Montalcino e Montepulciano. Nella foto: il gruppo dei partecipanti davanti al Duomo di Siena.

Contra’ Castello festeggia… L’11 giugno in Contra’ Castello ci sono stati due begli eventi… Alice Bontorin si è sposata con Simone Bontorin, bellissimo matrimonio reso ancora più speciale data la presenza del loro bambino Achille, che con molta naturalezza ha consegnato le fedi nuziali a Don Tarcisio. L’omelia di Don Tarcisio è stata molto significativa ed espressiva. La semplic ità di questo sacerdote nello spiegare la vita matrimoniale con tutte le sue conseguenze, ci fa capire quanto importante sia l’amore e la pazienza.

Scrivo questo per collegarmi al secondo evento. Si è svolto nel giardino di Maurizio Camazzola, nel biglietto d’invito c’era stampato un bel “Cinquanta”, ma la verità è che voleva condividere con amici e parenti un bellissimo periodo della sua vita, con una donna speciale al suo fianco, con il suo bambino Jacopo di diciotto mesi e l’arrivo tra pochissimo di Luca. Io che spesso per espri-

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mermi ricorro ai proverbi, in questo caso direi: “La pazienza è la virtù dei forti”, ma tutti noi sappiamo, come dicevo prima, che ci vuole molto di più per costruire una famiglia. Auguro a queste due nuove famiglie tanta serenità, tanta felicità e soprattutto tanto amore. Ornella

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NOTIZIE IN BREVE - PAG. 18

Suor Caterina Andolfatto, missionaria in India Suor Caterina Andolfatto parte dall’Italia nel 1951. A vent’anni lascia genitori e fratelli per seguire la sua vocazione, che la porta lontano. Frequenta molti villaggi, dando aiuto a tanti poveri. Numerosi sono i romanensi che ogni anno le spediscono aiuti concreti per i bisognosi dell’India. La salute di Suor Caterina è un po’ precaria, ma con l’aiuto di molte persone riesce ancora a dare sollievo a tanti bambini poveri e famiglie bisognose. Vogliamo riportare qui il suo indirizzo postale, che sia un incoraggiamento per noi lettori del Nuovo Ezzelino a sostenerla nella sua missione: Sr Caterina Andolfatto Canossian Convent Mahakali Road ANDERI EAST Mumbai 400093 INDIA

Felicitazioni vivissime ad Annamaria Meneghetti e Gino Perli Il primo maggio 2011, a Fellette di Romano, Annamaria Meneghetti e Gino Perli hanno festeggiato con figli, nipoti, parenti ed amici, l’importante traguardo del 50° anniversario di matrimonio. Aspettando il prossimo traguardo ancora tanti auguri!

Nella foto: Suor Caterina, felice dei suoi 60 anni di vita religiosa in India.


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Moro Matioi

Se ne andato serenamente in punta di piedi senza disturbare nessuno com’era sua consuetudine lasciando un vuoto incolmabile in chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. Andrea Toni el “Moro Matioi” come lo chiamavano gli amici era una persona speciale e benvoluta da tutti che si faceva apprezzare per il suo buon cuore e la disponibilità verso il prossimo. Quando fu fondato il Coro Ezzelino nel 1971 assieme a Silvio Farronato fu uno dei primi a prendervi parte come corista ricoprendo il ruolo di tenore secondo. Mai una virgola fuori posto o una parola di troppo per una persona che amava il canto ed aveva trasmesso questa passione al figlio Remigio colonna portante nelle fila dei bassi. Un uomo meraviglioso che ha lottato fino all’ultimo contro un male che non perdona ma che non gli ha tolto la grande voglia di cantare infatti quando le forze glielo permettevano la sua presenza era una delle tante note felici della serata trascorsa in compagnia. È venuto a mancare un martedì mattina attorniato dai suoi cari consapevole di aver vissuto una vita intensamente votata al bene per il prossimo. Al suo funerale celebrato nella chiesa di Romano Alto non sono potuti mancare i suoi colleghi coristi che hanno voluto onorare Andrea cantandogli in chiesa il Signore delle Cime mentre in cimitero poco prima della sepoltura hanno voluto salutarlo con il canto “Amici Miei” dandogli l’arrivederci in paradiso. Lo piangono tutti a partire dai suoi tre figli che lo ricordano con immenso rimpianto consapevoli di aver avuto un papà modello che ha lasciato una traccia indelebile nel cuore di tutti. Christian Rinaldo

“Al mio Amico Moro Matioi “ “Caro Moro, in silenzio ci hai lasciato, ma non sarai dimenticato! Anche tu sei andato via, ma rimarrà, la simpatia...

Quante risate in compagnia, donando a tutti l’armonia. Il tuo viso era sorridente, e ti distingueva dall’altra gente.

NOTIZIE IN BREVE - PAG. 19

Ci hanno lasciato

Marcello Chemello

Gabriella Basso

Andrea Tonin

87 anni 14 giugno 2011

ved. Carlesso 74 anni 16 giugno 2011

“Moro Matioi” 78 anni 22 giugno 2011

Maria Zuglian

Virginio Bertacco

Luisa Gobbato

ved. Bertagnin 81 anni 23 giugno 2011

80 anni 5 luglio 2011

in Mucelli 59 anni 5 luglio 2011

Elio Cappellaro

Suor Caterina Andolfatto

Rosa Pilla

88 anni 6 luglio 2011

“canossiana” 81 anni 8 luglio 2011

ved. Guadagnini 89 anni 9 luglio 2011

Quel tuo sorriso era speciale, e fino all’ultimo è rimasto tale! C’è una parola che ti rende onore, ed è l’ONESTÁ che avevi nel cuore! E nel domani che verrà, tutti avranno questa tua eredità!” Con affetto Chiara Lerna...

Punti rinnovo soci

E’ possibile ricevere il Nuovo Ezzelino, organo ufficiale dei soci sostenitori. La quota associativa è di E 16 per i nazionali e di E 22 per gli esteri.

Sede Proloco Via G. Giardino 77, San Giacomo Uffici Postali, Centri Parrocchiali, Banca di Credito Cooperativo.

Romano Edicola Pirandello, Profumeria Elisir, Tabaccheria e Cartoleria Mirò, Mario Bragagnollo (Moletta), Giovanni Bontorin (pittore), Foto Gastaldello / Arduino, Frutta e Verdura da Silvana.

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